l'Industria Meccanica 716 - luglio-agosto 2018

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716 LUGLIO

AGOSTO 2018

NUOVI RAEE Dentro o fuori?

Da agosto cambiano le regole per il riciclo, ecco cosa significa per le tecnologie meccaniche

Blockchain nell’industria, istruzioni per l’uso Incognita Iran per le aziende europee Fare efficienza energetica con il piano 4.0

All’interno: Listino prezzi materiali di interesse per la meccanica varia n.728 - Costo medio dell’operaio n.24 - Rilevazioni statistiche prestazioni di personale gennaio 2018

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Il mese dei Raee

L’Industria Meccanica - Pubblicazione bimestrale di ANIMA/Confindustria Registrazione Tribunale di Milano N. 427 del 17.11.73 Direttore responsabile Giuseppe Bonacina - bonacina@anima.it CMYK

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Direttore editoriale Alessandro Durante - durante@anima.it

Cos’hanno in comune un frigorifero, un computer, un tostapane, un climatizzatore, la serratura elettronica di una cassaforte? Sono tutte tecnologie attivate da corrente elettrica. Una volta raggiunto il fine vita, diventano Raee – acronimo per rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Dal 15 agosto cambia il campo di applicazione della direttiva Ue Raee, con l’entrata in vigore del regime aperto (il cosiddetto open scope). Ma se per molte tecnologie elettriche o elettroniche lo smaltimento secondo direttiva è qualcosa di ormai consueto, molto diverso è il caso delle tecnologie della meccanica, che fino a ieri – in gran parte – erano escluse dal campo di applicazione della normativa. La domanda è: una valvola accoppiata a un attuatore elettrico è considerato un Raee? Se sì, chi è responsabile dello smaltimento? Il produttore della valvola? Dell’attuatore? Di chi le ha assemblate? E in che categoria ricadono, Raee domestici o professionali? Insomma, ogni tecnologia ha caratteristiche così uniche da rendere impossibile un’applicazione uniforme della normativa. Per aiutare i produttori a muoversi meglio in questo campo, abbiamo preparato in questo numero una “mappa dei Raee”, utile per capire – caso per caso – le posizioni più attuali in merito. Ma in questa rivista parliamo anche di digitalizzazione e affrontiamo il tema della blockchain in ambito industriale. Proponiamo allora soluzioni e spunti per applicare la tecnologia blockchain a favore della tracciabilità del prodotto, dell’anticontraffazione, in difesa della proprietà intellettuale e del know how aziendale. Rimanendo in ambito tecnologico torniamo a parlare di incentivi 4.0, questa volta applicati però non tanto alla produzione quanto all’efficientamento a livello energetico dello stabilimento. Parliamo poi di automazione, con i dati e le anticipazioni del forum Meccatronica organizzato da Sps a settembre. E inauguriamo una rubrica dedicata alla sicurezza e all’ergonomia di processo in collaborazione con la Fondazione Ergo. Sempre legata all’attualità e alla geopolitica, invece, la sezione dedicata a export e internazionalizzazione: la politica protezionistica del presidente Usa Donald Trump, infatti, sta rendendo l’Iran un’incognita per le aziende della meccanica, non solo italiane, ma europee. Vediamo allora quali sanzioni saranno reintrodotte, e possibili accordi per arginarle. È l’occasione, inoltre, per anticipare i dati dell’export della meccanica italiana elaborati dall’Ufficio Studi Anima, che saranno presentati durante “Anima Forum”, l’evento in programma il 17 luglio prossimo in occasione dell’assemblea generale della federazione. Approfondimenti tecnici e recensioni completano questo numero dell’Industria Meccanica.

Comitato editoriale Michele Bendotti, Giuseppe Bonacina, Sandro Bonomi, Maurizio Brancaleoni, Alberto Caprari, Alessandro Durante, Paola Ferroli, Andrea Orlando, Mario Salvi Comitato tecnico-scientifico Pierangelo Andreini, Antonio Calabrese, Roberto Camporese, Pietro Luigi Cavallotti, Alessandro Clerici, Rodolfo De Santis, Marco Fortis, Ennio Macchi, Giovanni Riva, Pietro Torretta, Giuseppe Zampini Redattore Carlo Fumagalli - fumagalli@anima.it Segretaria di redazione Cinzia Alchieri - alchieri@anima.it - Tel. 02 45418.211 Hanno collaborato a questo numero: Laura Aldorisio, Franco Canna, Francesco Castorina, Maurizio Di Paolo Emilio, Dario Formenti, Natalia Franchi, Paolo Gianoglio, Mauro Ippolito, Roberto Lorini, Matteo Mussi, Cristina Ricci, Giampaolo Sara, Rachele Sessa Impaginazione Abc Production Fabio Lunardon - lunardon@anima.it Responsabile della pubblicità Mario Salvi - salvi@anima.it Direzione e Redazione ANIMA Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia e Affine Via Scarsellini 13 - 20161 Milano | Tel. 02 45418.500 - Fax 02 45418.545 www.anima.it - anima@anima.it Online: www.industriameccanica.it | Twitter: @IndMeccanica Gestione, amministrazione, abbonamenti e pubblicità A.S.A. Azienda Servizi ANIMA S.r.l. Via Scarsellini 13 - 20161 Milano - Tel. 02 45418.200 Abbonamento annuo (6 numeri) Italia 80 euro - Estero 110 euro Si comunica ai Sigg. abbonati che, avvalendosi del contenuto dell’art. 74 lettera C del D.P.R. 26.10.1972 N. 633 e del D.M. 28.12.89, A.S.A. S.r.l. non emetterà fatture relative agli abbonamenti Progetto editoriale e grafico ANIMA - L’Industria Meccanica Stampa Bonazzi Grafica - Sondrio - www.bonazzi.it È vietata la riproduzione di articoli e illustrazioni de “L’Industria Meccanica” senza autorizzazione e senza citarne la fonte. La collaborazione alla rivista è subordinata insindacabilmente al giudizio della Redazione. Le idee espresse dagli autori non impegnano né la rivista né ANIMA e la responsabilità di quanto viene pubblicato rimane degli autori stessi.

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana ROC N. 4397

La Redazione - @IndMeccanica

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12 RUBRICA | Donne e uomini al timone 16 Sicurezza nella distribuzione del gas naturale. Certificazione o qualificazione? di Francesco Castorina

20 EFFICIENZA&ENERGIA

22 Incentivi 4.0 anche per l’efficienza energetica di Cristina Ricci

26 SICUREZZA&AMBIENTE 28 La mappa dei Raee di Carlo Fumagalli

34 La gestione del Raee? Ora entra negli argomenti di vendita

SOMMARIO N. 716

36 La sicurezza? Un fatto “personale” 40 CENTRO STUDI FONDAZIONE ERGO Indossare un robot di Rachele Sessa

Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare. (Andy Warhol)

11 | luglio agosto 2018


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82 Una “banca dell’Iran” in Germania per aggirare le sanzioni

44

di Mauro Ippolito

84 Una dogana senza carta Team di ricerca e sviluppo Easyfrontier

AUTOMAZIONE&PRODUZIONE 46 Non solo bitcoin: il ruolo della blockchain nell’industria 4.0 50

di Maurizio Di Paolo Emilio

88

BLockchain è la password del futuro: due casi aziendali

LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE

di Laura Aldorisio

52 Come tracciare i prodotti lungo la supply chain di Roberto Lorini

54 Tecnologia in soccorso delle Pmi per tutelare la proprietà intellettuale

90. Quando l’etichettatura dei pallet dialoga con il software di contabilità

92 19mila presenze a Intralogistica Italia

di Matteo Mussi

58 La blockchain come strumento strategico per la competitività delle imprese italiane di Giampaolo Sara e Paolo Gianoglio

60 Tecnologia, le novità da tenere d’occhio

94 RUBRICA | Recensioni 96 ABBONAMENTI 97 TABELLE ANIMA – BIANCHE, BLU, ARANCIO

70 SPS ITALIA HUB I benefici della meccatronica a portata di Pmi di Franco Canna

72

SOMMARIO N. 716

EXPORT&MERCATI 74 Europa, Usa, Cina: l’export della meccanica cresce 80

L’incognita Iran per le imprese europee di Natalia Franchi

La nostra sfida più grande in questo nuovo secolo è di adottare un’idea che sembra astratta – sviluppo sostenibile. (Kofi Annan) 13 | luglio agosto 2018


Luigi Rubinelli

Paolo Federici

Anima Sicurezza ha scelto come suo presidente per il prossimo biennio Luigi Rubinelli. «In questi ultimi anni, la nostra associazione ha intrapreso un sostanziale cambiamento aprendosi anche ad altri attori del mercato della sicurezza fisica per coinvolgerli nel progetto di “professionalizzazione” del settore» dichiara il neopresidente Rubinelli, «L’obiettivo strategico è quello di creare più cultura condivisa della sicurezza ed arrivare a sensibilizzare il mercato e le istituzioni. L’associazione, tra le altre iniziative, promuove la certificazione dei Tecnici di Casseforti Professionali organizzando corsi di formazione e aggiornamento per gli operatori del settore».

Paolo Federici è approdato in Ubs come responsabile dell’area wealth. Federici riporterà a Fabio Innocenzi, responsabile per l’Italia di Ubs Europe Se e Market HeadItaly and Iberia di Ubs Wm e sarà operativo a partire dal 30 aprile prossimo. In Fidelity dal 2005, Paolo Federici, è stato nella società fino a marzo di quest’anno ricoprendo una molteplicità di incarichi in oltre 12 anni di collaborazione. Nel 2003 Federici era approdato ne l Gruppo San Paolo Imi come co-direttore generale di Epta Consors per poi assumere, dal 2004, il ruolo di responsabile dello sviluppo commerciale del wealth management di Sanpaolo Imi.

Massimo Trapletti

Sabrina Canese

L’Assemblea di Confida – associazione italiana distribuzione automatica, ha eletto alla presidenza Massimo Trapletti, presidente e Ceo di Bianchi Industry SpA, per i prossimi quattro anni. «Mi sento molto onorato di rappresentare Confida – dichiara il neoeletto presidente Trapletti – la più importante associazione a livello Europeo del vending, un settore che occupa oltre 30.000 persone ed è un vero e proprio “Made in Italy” sia perché i più importanti costruttori di vending machine sono italiani sia per la professionalità delle aziende di gestione che operano nel nostro Paese che detengono la più ampia catena di distribuzione alimentare automatica d’Europa».

All’Assemblee elettive Assofermet per il triennio 2018-2020 a Milano è stata eletta per la prima volta una donna alla presidenza di Assofermet Ferramenta, Sabrina Canese, che sarà affiancata dal Presidente uscente Michele Tacchini. «Raccolgo con entusiasmo e orgoglio questa importante sfida» ci ha appena dichiarato Sabrina Canese, «Nell’era della trasformazione digitale è un momento importante anche per i grossisti e per la nostra associazione: lavoreremo per portare avanti i progetti condivisi dal comitato tecnico, a partire da quello del rinnovamento del retail».

RUBRICA | Donne e Uomini al timone

è il nuovo presidente di Anima Sicurezza

nuovo presidente di Confida

responsabile area wealth di Ubs Wm in Italia

è il nuovo presidente di Assofermet Ferramenta

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Donne e Uomini

Francesca Capaldi

nuovo country marketing manager di Eaton Eaton annuncia la nomina di Francesca Capaldi, nuovo country marketing manager di Eaton Italia con riporto diretto a Floriano Masoero, managing director di Eaton Italia, che avrà l’obiettivo di delineare una strategia di marketing innovativa e al passo con i tempi per supportare il business. «Sono davvero molto orgogliosa di ricoprire questo ruolo e confrontarmi in questa nuova esperienza» ha dichiarato Francesca Capaldi. «L’ingresso di Francesca nel team è un segnale forte che guarda alla crescita e al consolidamento di Eaton», ha dichiarato Floriano Masoero.

Yuichi Ishizuka

nuovo presidente e Ceo di Canon Europa, Medio Oriente e Africa Canon Emea, fornitore globale di servizi e tecnologie di imaging, annuncia la nomina di Yuichi Ishizuka quale nuovo presidente e Ceo di Canon Europa, Medio Oriente e Africa (Emea). Shizuka sostituirà Rokus van Iperen, che andrà in pensione, dopo sei anni di attività. Yuichi Ishizuka, già presidente e Coo di Canon Usa, ha assunto dal 1 aprile 2018 il ruolo di presidente e Ceo di Canon Emea. Ishizuka, che è anche un managing executive Officer di Canon Inc., ha il compito di rafforzare e ampliare il core business, oltre che di portare l’expertise di Canon nel campo dell’imaging in nuovi segmenti, come Nvs, soluzioni industriali e commercial printing. 15 | luglio agosto 2018


Sicurezza nella distribuzione del gas naturale. Certificazione o qualificazione? Le imprese di distribuzione del gas naturale sono tenute a progettare, costruire, collaudare e mantenere nell’idonea condizione di esercizio gli impianti per garantire la sicurezza e la continuità del servizio di Francesco Castorina, esperto tecnico Icim

L

o scorso 9 aprile, l’Uni ha pubblicato la sua trentanovesima prassi di riferimento (PdR) “Raccomandazioni per la valutazione di conformità ai requisiti definiti dalla UNI 11632:2016 ‘Attività professionali non regolamentate – Figura professionale del personale addetto alle attività di sorveglianza degli impianti di distribuzione del gas naturale – Requisiti di conoscenza, abilità e competenza”. Il documento riveste una particolare importanza per il settore della distribuzione del gas in quanto, oltre agli aspetti relativi a una migliore caratterizzazione professionale del personale cui è diretto, unisce aspetti che

riverberano nella legislazione e regolazione del settore, oltre ad avere possibili riflessi sui profili di responsabilità delle aziende. Il servizio di distribuzione del gas naturale, infatti, è soggetto a legislazione e regolazione specifica in materia di sicurezza degli impianti e delle reti e per tutto ciò che si riferisce alla sicurezza di persone, animali e beni. Le imprese di distribuzione del gas naturale sono tenute a progettare, costruire, collaudare e mantenere nell’idonea condizione di esercizio gli impianti per garantire la sicurezza e la continuità del servizio. In tale contesto, l’attività di sorveglianza (che può esse-

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L’attività di sorveglianza è fondamentale ai fini della sicurezza degli impianti re svolta sia dal personale dipendente delle aziende di distribuzione, sia da terzi che operano per loro conto) è ritenuta fondamentale ai fini della sicurezza, mentre al personale che la esercita sono richieste doti ben definite di conoscenza, abilità e competenza.

Cos’è e come si inquadra la UNI PdR 39 nel corpo normativo nazionale? Cominciamo col dire che le prassi di riferimento Uni sono una forma di documento para-normativo nazionale, che nasce principalmente per disporre di una modalità rapida di condivisione e formalizzazione di contenuti innovativi, non immediatamente riproducibili su altre tipologie di documenti Uni, quali norme, specifiche tecniche (Uni Ts), rapporti tecnici (Uni Tr). Si tratta, in pratica, di documenti di applicazione volontaria che introducono prescrizioni tecniche o modelli per l’applicazione di norme tecniche esistenti, elaborati sulla base di un rapido processo di condivisione, ristretta ai soli autori (anche se viene comunque prevista una fase di inchiesta pubblica nazionale), con lo scopo di fornire una risposta a esigenze settoriali. La UNI PdR 39 è, in sostanza, una rielaborazione delle ex Linee Guida 14 del Cig (Comitato italiano gas) e replica un’impostazione già felicemente collaudata, iniziata con la UNI PdR 11, che prevede una collaborazione tra Uni, Cig e Accredia (Ente italiano di accreditamento). Senza tanti giri di parole, anche in questo caso, il documento diviene una precisa guida, in quanto fornisce una serie di elementi comuni agli enti di certificazione, che potranno riferirsi a esso per i loro specifici schemi di certificazione. Viene, così, assicurata un’uniformità applicativa delle prescrizioni della norma di riferimento, evitando “interpretazioni” che, alla prova dei fatti, potrebbero produrre sensibili differenze tra gli schemi dei vari enti di certificazione e ingenerare, così, differenze nei criteri di valutazione dei soggetti che richiedono di certificarsi. La norma UNI 11632 – di cui la UNI PdR 39 è un documento ausiliario, è bene ricordarlo – definisce i requisiti

di conoscenza, abilità e competenza delle figure professionali addette alle attività di sorveglianza in campo sugli impianti di distribuzione del gas naturale e ha un’indiscutibile importanza in quanto consente di definire in modo oggettivo i requisiti relativi a figure professionali che hanno un ruolo fondamentale ai fini della sicurezza. L’ulteriore obiettivo della norma è favorire il mutuo riconoscimento delle qualifiche in materia di istruzione e formazione e delle relative attestazioni di conformità nell’ambito dell’Eqf – Quadro europeo delle qualifiche.

Breve disamina della UNI PdR 39 La UNI PdR 39 fornisce raccomandazioni per la valutazione di conformità di parte terza in conformità alla UNI CEI EN ISO/IEC 17024 ai requisiti delle figure professionali addette alle attività di sorveglianza in campo sugli impianti del servizio di distribuzione del gas naturale, al fine di mantenerne sicurezza ed efficienza e per assicurare la continuità del servizio, secondo quanto prescritto nella norma UNI 11632 del 2016. Fornisce raccomandazioni per la procedura di qualificazione del personale dipendente da aziende che svolgono – in proprio o per conto terzi – le attività di sorveglianza degli impianti del servizio di distribuzione dei gas combustibili (per esempio le aziende esercenti l’attività di distribuzione del gas naturale ai sensi del D.lgs. 164/2000). E per lo svolgimento dell’attività di formazione tipicamente settoriale. Particolare attenzione è da prestare alla nota “Scopo e campo di applicazione”, dove viene riportato che il rispetto delle raccomandazioni riportate nel documento “... è da considerare equivalente ai fini della qualificazione del personale prevista al punto 3.8 dell’allegato A al Dm 16/04/2008”. Non è superfluo ribadire che il decreto 16 aprile 2008 “Regola tecnica per la progettazione, costruzione, collaudo, esercizio e sorveglianza delle opere e dei sistemi di distribuzione e di linee dirette del gas naturale con densità non superiore a 0,8”, è il dispositivo legislativo più importante per il settore della distribuzione del gas insieme alla legge 1083/71 e all’articolo 2050 del codice civile.

Certificazione o qualificazione? Come abbiamo visto, la UNI PdR 39, oltre alle raccomandazioni per la valutazione di conformità di parte terza, prevede una procedura di qualificazione del per-

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sonale dipendente da aziende di distribuzione. Ciò, in parecchie delle parti interessate, ha fatto sorgere la domanda: cos’è meglio fare? Ci si scusi la semplicità con la quale siamo entrati nel merito, ma è bene specificare sin da subito come la questione non sia da inquadrare esclusivamente sulla valenza del percorso che i candidati alla certificazione devono effettuare, ma va caratterizzata anche nell’ottica di altre, differenti considerazioni. Appare ovvio che i redattori della UNI 11632 hanno mirato innanzitutto agli effetti delle sue prescrizioni in materia della crescita professionale dei soggetti cui la norma è diretta e non vi sono dubbi che, in ambedue i casi, i candidati debbano rispondere ai medesimi requisiti di conoscenza, abilità e competenza individuati dalla UNI 11632. Non va, però, dimenticato come, in generale, la certificazione sia la conseguenza quasi logica di un percorso di qualità, in quanto chi ha sottoposto dei candidati a un esame, ufficializza e garantisce che possiedano le competenze che sono state individuate dalle leggi e dalla norma tecnica specifica (in questo caso la UNI 11632, in combinato disposto con la UNI PdR 39). In genere, oltre al soddisfacimento degli obiettivi di crescita professionale delle persone, ciò si traduce spesso anche in un vantaggio competitivo, in quanto poter esibire una certificazione di parte terza – verificabile sul sito di Accredia – è un gran bel biglietto da visita per ogni tipo di azienda. Nel caso delle aziende di distribuzione di gas naturale crediamo sia, però, importante richiamare anche un aspetto legato alla responsabilità. È un fatto noto che le aziende di distribuzione del gas – anche per effetto dell’art. 2050 c.c. – conservano sempre una “responsabilità in eligendo”, sia verso l’operato dei loro dipendenti che quando affidano committenze a terzi. La differenza tra qualificazione e certificazione nel contesto sta proprio nella misura del valore di ognuno dei due percorsi, in riferimento a profili di riconoscimento oggettivo e di giudizio sulle responsabilità nei casi di sinistri. È fuor di dubbio che in casi di sinistrosità dove siano coinvolti propri addetti alla sorveglianza, un’azienda che ha qualificato gli stessi al proprio interno potrà dimostrare di aver fatto quanto possibile anche in merito alla loro formazione e avere verificato la sussistenza dei requisiti di conoscenza, abilità e competenza anche in conformità alla norma tecnica di specie e al suo documento ausiliario.

Qui però finisce l’eventuale, possibile “attenuazione di responsabilità”. Differente potrebbe essere la questione nel caso in cui tali addetti abbiano ottenuto una certificazione da parte di un ente terzo e indipendente riconosciuto da Accredia e operante secondo le specifiche, pertinenti regole nazionali e internazionali. In questo caso, l’azienda potrebbe portare a suo beneficio il riscontro di aver affidato la “valutazione” del suo personale anche a un organismo esterno e indipendente, quindi di aver fatto il massimo di ciò che era nelle sue possibilità. Appare evidente che, in rapporto al caso precedente, la situazione sia ben diversa, anche non volendo qui prodursi in approfondimenti che vanno lasciati ad altre competenze. Oltre a ciò, è opportuno dire che poter esibire una certificazione di terza parte può essere in diversi casi anche un fiore all’occhiello per un’azienda, che la potrebbe valorizzare in diversi modi, sia per l’immagine dell’azienda stessa, che per altre evenienze di carattere amministrativo. In definitiva non sembrerebbe azzardato affermare che, al giorno d’oggi, tutte le sfide, compresa quella della concorrenza, si giocano sul terreno della qualità e, certamente, il possesso di una certificazione costituisce un indubbio valore aggiunto. In ultimo, un’informazione di servizio. La UNI PdR 39 è pubblicata sul sito dell’Uni ed è liberamente scaricabile da tutti gli interessati.

La UNI PdR 39, oltre alle raccomandazioni per la valutazione di conformità di parte terza, prevede una procedura di qualificazione del personale dipendente da aziende di distribuzione

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EFFICIEN ENER l’industria meccanica 716 | 20


ZA & RGIA 21 | luglio agosto 2018


Incentivi 4.0 anche per

EFFICIENZA&ENERGIA

l’efficienza energetica

Il 50% delle imprese che hanno investito in modalità sistemica in progetti di efficientamento energetico hanno avuto accesso alle detrazioni fiscali

di Cristina Ricci, team Industria 4.0 di Icim

N

el 2017 il mercato dell’efficienza energetica è cresciuto del 10% per un totale di 6,7 miliardi di euro di investimenti. Nel comparto industriale, dove si registra una crescita del 12% rispetto all’anno precedente, l’81% delle imprese ha investito in interventi di efficienza energetica. Sono i dati dell’ultimo Energy Efficiency Report, elaborato dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, a confermare che l’efficienza energetica è un elemento di competitività per le imprese al pari delle strategie adottate per l’ottimizzazione della produzione. Contrariamente a quanto si possa pensare, non sono le imprese energivore – soggetti obbligati a un regime di efficienza energetica – a essere tra i primi investitori, bensì le grandi imprese non energivore, che fanno dell’efficienza un volano per la competitività. Il comparto industriale ha investito oltre 246 milioni di euro per interventi ad hoc sui processi produttivi e circa 100 milioni di euro per l’implementazione e il mantenimento di un sistema di gestione dell’energia. Sfruttare il piano 4.0 per un uso efficiente delle risorse A spingere gli investimenti, oltre all’obiettivo di ridurre i consumi energetici, è la necessità di sostituire macchinari e impianti obsoleti. Esigenza che si sposa con lo stimolo agli investimenti in tecnologie innovative promossi dal piano nazionale Industria 4.0 in favore della trasformazione digitale delle imprese. La quarta delle rivoluzioni industriali è un fenomeno

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ancora in divenire, che porterà a una produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa, rivoluzionando il tessuto produttivo industriale. Una fabbrica sempre più connessa, integrata, automatizzata e flessibile nei cicli produttivi ha bisogno di essere alimentata da sistemi energetici che siano altrettanto all’avanguardia, sostenibili e quindi efficienti da un punto di vista economico e ambientale. Industria 4.0 ed efficienza energetica sono quindi un binomio inscindibile per aumentare la competitività, un’unione virtuosa che punta a raggiungere tre obiettivi fondamentali: il miglioramento del time to market, una maggiore flessibilità della produzione e l’aumento dell’efficienza. Efficienza che va interpretata in senso assoluto perché l’ottimizzazione dei tempi di progettazione-realizzazione, il maggiore controllo sul processo e la diminuzione del margine d’errore conducono al miglior uso delle risorse per la produzione, sia in termini di materie prime che di consumo delle risorse energetiche necessarie. È interessante notare come dall’indagine condotta dall’Energy & Strategy Group emerga che, nel caso di interventi di efficienza mirati al processo produttivo, l’impresa implementi soluzioni in modalità sistemica, ossia con un unico investimento siano introdotte differenti tecnologie, affrontando quindi un progetto unitario di efficientamento globale. Non è un caso che il Piano Nazionale Industria 4.0 stimoli investimenti anche in tecnologie innovative che migliorino l’utilizzo delle risorse energetiche e la gestione delle emissioni nell’ambiente e permetta la combinazione delle agevolazioni fiscali previste con il sistema di incentivi esistenti per l’ambito energetico. I dati dimostrano infatti che il 50% delle imprese che hanno investito in modalità sistemica in progetti di efficientamento energetico hanno avuto accesso agli incentivi previsti dal pacchetto 4.0. La motivazione è facilmente comprensibile. Se l’impresa affronta un intervento specifico su macchinari e impianti del sistema produttivo trova conveniente abbinarli a investimenti in tecnologie che efficientino il sistema e mantengano attivi i benefici conseguiti. Ecco perché le imprese investono contestualmente in sistemi di monitoraggio dei consumi, in sistemi di combustione efficienti, nell’efficientamento degli impianti tecnici di servizio e nell’implementazione di Sistemi di Gestione dell’Energia. I benefici si traducono in termini economici, favorendo l’economia di scala, operativi, riducendo i fermi macchina dovuti alla cantierizzazione, e gestionali. Agli imprenditori è fornita, dunque, la possibilità di

rinnovare contestualmente il proprio parco macchine e controllare i propri consumi energetici usufruendo di agevolazioni Industria 4.0 e di combinare questi interventi con altri di risparmio energetico su impianti relativi al processo o ai servizi di impresa (per esempio aria compressa, illuminazione, climatizzazione, utilizzo fonti di energia rinnovabile), accedendo agli altri sistemi incentivanti in vigore. Quali bonus utilizzare Ammissibili ai pacchetti di agevolazioni fiscali 4.0 sono infatti quelle soluzioni e impianti che agiscono a livello dei sistemi di produzione qualificandoli da un punto di vista energetico. Bonus fiscale dell’iperammortamento e Sabatini “maggiorata” sono fruibili, infatti, anche da chi acquista componenti, sistemi e soluzioni intelligenti per la gestione, l’utilizzo efficiente e il monitoraggio dei consumi energetici e idrici e per la riduzione delle emissioni. Si tratta di quelle soluzioni che – secondo quanto specificato dalla circolare 4/E pubblicata da Agenzia delle Entrate e ministero dello Sviluppo economico – interagiscono a livello di macchine e componenti del sistema produttivo e che sono basate sulla combinazione di sensori, sistemi di controllo e di elaborazione/simulazione connessi e in grado di gestire il consumo della risorsa energetica, idrica e la riduzione delle emissioni in maniera intelligente, recuperando o rilasciando energia in base allo stato del processo e delle macchine, ottimizzando la distribuzione di energia elettrica e minimizzando eventuali sovraccarichi. Nelle Faq pubblicate il 19 maggio 2017, il Mise specifica che l’accesso alle agevolazioni fiscali per questi dispositivi sarà possibile se verrà rispettato il requisito di interconnessione del componente con i sistemi aziendali in cui è installato. Inoltre, si potrà accedere al beneficio fiscale solo se la soluzione eserciterà contestualmente il monitoraggio del consumo della risorsa energetica o idrica, la sua gestione e il suo utilizzo efficiente, tramite azioni automatizzate e dirette sul sistema produttivo. I componenti e le soluzioni che agiscono sulla riduzione delle emissioni dovranno, invece, oltre a essere interconnesse, intervenire direttamente sul processo produttivo in cui sono installate nel caso di derive. Nel caso in cui si parli di soluzioni o sistemi, questi dovranno essere dotati di una serie di sensori, dispositivi e di sistemi di controllo, di elaborazione e di simulazione che, secondo la visione di Industria 4.0, permettano di individuare, analizzare e attuare i possibili interventi da

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Sono invece esclusi dalle agevolazioni 4.0 gli impianti per la produzione di energia, i compressori, i sistemi di controllo e monitoraggio dei consumi energetici degli impianti di illuminazione e quegli impianti che non interagiscono a livello di impianti produttivi in senso stretto effettuare su un impianto. I componenti dovranno avere un’intelligenza locale, oppure dovranno essere parte di un sistema simile a quello sopradescritto. La circolare Mise del 23 maggio 2018 fornisce ulteriori interpretazioni che permettono di ampliare le tecnologie per l’efficienza energetica incluse nelle agevolazioni del pacchetto Industria 4.0. Sono ammissibili all’iperammortamento i sistemi di gestione dell’energia reattiva. Sono sistemi a servizio delle macchine elettriche del processo produttivo, basati sulla combinazione di sensori per la misurazione istantanea dei parametri di rete e di sistemi di controllo, elaborazione e simulazione, in grado di gestire l’energia “fasando” opportunatamente la potenza attiva e quella passiva. Ottimizzano, quindi, l’energia direttamente usufruibile dalle macchine e limitano eventuali sovraccarichi di tensione o dissipazioni energetiche. La loro installazione a servizio delle macchine e dei componenti del processo produttivo consente di ottimizzare la gestione dell’energia elettrica riducendo l’intensità della corrente, le perdite dovute alla trasmissione, il carico dei trasformatori e delle linee e la corrente assorbita dall’impianto di produzione. Ammessi al beneficio anche i sistemi di controllo intelligenti e connessi per la gestione e il monitoraggio dei consumi energetici dei sistemi di produzione dell’aria

compressa. Si tratta di soluzioni che interagiscono a livello di macchine, basate sulla combinazione di sensori, sistemi di controllo e di elaborazione/simulazione in grado di gestire i diversi componenti dell’impianto e di adeguare alla reale necessità delle macchine produttive la generazione di aria compressa, con conseguente riduzione dei consumi energetici. Sono invece esclusi dalle agevolazioni 4.0, ma ammessi agli incentivi espressamente dedicati all’efficienza energetica, gli impianti per la produzione di energia, inclusi gli accumulatori; i compressori, che non rientrano in nessuna delle categorie di beni ammissibili all’iperammortamento; i sistemi di controllo e monitoraggio dei consumi energetici degli impianti di illuminazione e di tutti quegli impianti che interagiscono a livello di impianti generali, e non produttivi, in senso stretto. In quest’ultimo caso, è opportuno notare che la discriminante risulta essere la destinazione d’uso dell’impianto; sono ammissibili i sistemi di controllo dei consumi energetici degli impianti di illuminazione utilizzati nelle serre per agevolare la crescita delle piante indoor, degli impianti di climatizzazione nei processi di essicazione e stagionatura dei prodotti, di microfiltrazione dell’aria nelle camere bianche, o degli impianti di compressione nel caso di ricarica di bombole di aria compressa. Diagnosi energetica, le agevolazioni per essere conformi alla legge La possibilità di fruire delle agevolazioni 4.0 per tutti quei sistemi di monitoraggio dei consumi delle risorse energetiche direttamente connessi ai processi produttivi assume rilievo anche in relazione alla conformità a quanto disposto dal Dlgs 102/2014, che regola l’ambito efficienza energetica. Con il Dlgs 102/14, infatti, grandi imprese e imprese energivore sono state obbligate, con prima scadenza dicembre 2015, a eseguire una diagnosi energetica nei siti produttivi localizzati sul territorio nazionale, da ripetersi ogni 4 anni con scadenza il 5 dicembre di ogni anno. È facoltà delle imprese obbligate alla esecuzione della diagnosi adottare sistemi di gestione conformi alle norme ISO 50001 o EN ISO 14001, ovviando così all’obbligo quadriennale di consegna della diagnosi energetica all’Enea, a patto che il sistema di gestione includa un audit energetico realizzato in conformità ai criteri generali definiti nell’allegato II al decreto legislativo 102/14 e nelle norme UNI 16247 1-4. Ulteriori chiarimenti forniti dal Mise in tema di diagno-

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si energetica precisano che, poiché lo scopo di un audit energetico è quello di avere un quadro completo ed esaustivo della realtà dell’impresa sotto il profilo energetico, nella conduzione degli audit si dovrà definire l’implementazione di un piano di monitoraggio permanente per tener sotto controllo continuo i dati significativi del contesto aziendale, per acquisire informazioni utili al processo gestionale e per dare il giusto peso energetico allo specifico prodotto realizzato o al servizio erogato. Nelle diagnosi successive alla prima sarà necessario dimostrare l’esistenza di una “strategia di monitoraggio” che, attraverso un’opportuna copertura di sistemi di strumentazione, controllo e gestione, faccia in modo che i parametri energetici ad esse relativi possano avere un’affidabilità crescente. In altre parole, le diagnosi successive alla prima non potranno più basarsi su dati stimati ma su dati misurati nell’anno precedente. Le misure possono essere effettuate adottando l’installazione di strumenti di misura permanenti, che ricadono a pieno titolo in quei componenti e sistemi intelligenti di monitoraggio del consumo delle risorse energetiche inclusi nei benefici fiscali del pacchetto 4.0. Le informazioni raccolte tramite i sistemi di monitoraggio costituiscono un valido strumento per indagini operative e strategiche volte all’ottimizzazione della gestione degli impianti e della produttività. Un sistema di gestione dell’energia per ottimizzare la produzione Una strategia di competitività che punti all’ottimizzazione assoluta della produzione passa attraverso la digitalizzazione dei propri sistemi produttivi e il loro efficientamento. Strumento abilitante, sotto questo profilo, può essere l’adozione di un sistema di gestione dell’energia (Sge) conforme alla ISO 50001, che consente alle organizzazioni di sviluppare e implementare politiche e obiettivi che prendano sistematicamente in esame l’aspetto del consumo di risorse energetiche. Un sistema di gestione dell’energia solleva dall’obbligo di diagnosi, innesca un ciclo di miglioramento continuo della prestazione energetica – basato su piani appropriati di monitoraggio – e consente di ottenere significativi risparmi energetici. I meccanismi di incentivazione a supporto dell’adozione di un Sge sono integrabili tra loro e fanno capo al pacchetto 4.0 per la realizzazione del sistema di monitoraggio, cuore del sistema di gestione dell’energia, e ai fondi regionali di finanziamento per la sua adozione. I risparmi conseguiti a seguito di interventi di efficienza

energetica realizzati a fronte del piano di miglioramento continuo, parte integrante del Sge, daranno infine la possibilità dall’impresa di accedere al meccanismo dei certificati bianchi senza intermediari. Come fruire di diversi strumenti incentivanti L’Italia è uno dei paesi a maggior efficienza energetica, con una intensità energetica primaria inferiore di circa il 18% rispetto alla media Ue. Gli obiettivi nazionali di efficienza energetica prevedono una riduzione di 20 milioni di Tep al 2020. Per promuovere l'efficienza energetica sono disponibili diversi strumenti di incentivazione; tuttavia la complessità del quadro normativo di riferimento si configura come uno dei principali ostacoli agli investimenti volti all’efficientamento. Ad esempio non a tutti è noto come il sistema dei Tee non sia cumulabile con altre forme di incentivi statali, ma sia combinabile con questi se riguarda parti diverse del medesimo sistema. Nel progetto globale di rinnovamento di uno stabilmente in ottica Industria 4.0, l’iperammortamento potrà essere fruito sugli investimenti riguardanti la produzione e il monitoraggio dei consumi energetici e l’accesso ai Tee sarà possibile a fronte dei risparmi energetici conseguiti a seguito, ad esempio, dell’installazione di un impianto che ricorre a fonti di energie rinnovabili. I pilastri su cui si fonda il sistema di incentivazione dell’efficienza energetica sono: le detrazioni fiscali per chi realizza interventi di riqualificazione energetica degli edifici con aliquota variabile alla luce della ultima legge di bilancio; il Conto termico 2.0, che rivolgendosi a pubblica amministrazione e privati promuove l’incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonte rinnovabile; il succitato meccanismo dei Tee, che sarà presto revisionato da un decreto correttivo ora in approvazione presso la Corte dei Conti. L’integrabilità delle agevolazioni in vigore per i due ambiti – Industria 4.0 ed efficienza energetica – consente di ammodernare i processi produttivi migliorando nel contempo l’uso delle risorse e rende raggiungibili, in maniera integrata, obiettivi differenti di potenziamento. In un momento in cui la possibilità di interconnettere e digitalizzare le fabbriche sta radicalmente trasformando i sistemi di produzione e portando, di fatto, la quarta fra le rivoluzioni industriali, si rende, dunque, necessaria una strategia unitaria di investimento, che miri all’incremento della competitività mediante l’ottimizzazione della produzione, il suo efficientamento e la gestione integrata dell’intera filiera produttiva.

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La mappa dei RAEE SICUREZZA&AMBIENTE

Il 15 agosto entra in vigore il regime aperto per la gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Ma tutte le tecnologie meccaniche rientrano nel campo di applicazione? E con quali caratteristiche? di Carlo Fumagalli

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on si può prendere una direttiva tanto vasta come la 2012/19/ UE, dedicata ai Raee – i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche – e pensare di applicarla automaticamente ad ogni prodotto. Ci sono troppe differenze fra un elettrodomestico (che sicuramente una volta arrivato a fine vita diventa un Raee a tutti gli effetti) e una valvola, una caldaia, un regolatore gas, una

cassaforte… insomma, una tecnologia meccanica. Il cosiddetto “Open scope”, che decorrerà dal prossimo 15 agosto, presenta infatti complessità variabili per ciascun settore e per ogni singola azienda, fino a richiedere valutazioni specifiche per ciascun prodotto. (È un Aee, cioè un’apparecchiatura elettrica o elettronica? Quali componenti lo sono? Ci sono delle esclusio-

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ni? È considerato Raee domestico o professionale?). Per questo i principali settori dell’industria meccanica rappresentati da Anima Confindustria si stanno organizzando per contribuire alla gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici provenienti dalle proprie apparecchiature, allo scopo di finanziarne le operazioni di recupero e smaltimento a fine vita.


Come ha lavorato Anima Le singole associazioni di categoria hanno sviluppato un lavoro di analisi e di costruzione dei modelli condivisi di approccio alle normative, spesso arrivando alla definizione di un position paper per ogni singolo caso. Spesso con l’aiuto di un Consorzio di produttori Aee, anche per evitare alle aziende eventuali sprechi da sovrafinanziamento , rischi di un involontario non rispetto delle norme, inclusioni errate dei prodotti nel campo di applicazione, errori di classificazione o nella gestione documentale. Obiettivo dell’analisi: promuovere un approccio più virtuoso di “inclusione” e favorire un’applicazione alla disciplina Raee coerente e uniforme, sia a livello nazionale che europeo, evitando, per quanto possibile, penalizzazioni o distorsioni sul mercato. Cosa cambia con il regime aperto Un’apparecchiatura Aee raggiunge il fine vita, diventa un rifiuto: secondo la direttiva Raee le aziende produttrici sono responsabili per la sua raccolta e il suo smaltimento. Ma quando un’apparecchiatura è considerata elettrica o elettronica? Per fare chiarezza sul campo di applicazione, la precedente versione della direttiva individuava 10 categorie di prodotto. Una classificazione che escludeva, però, una serie di tecnologie difficilmente inquadrabili come Aee. Con un aggiornamento della direttiva, che rimodula le categorie in un regime aperto (detto appunto open scope), una serie di prodotti finora non incluse rientrano – a partire dal 15 agosto 2018 – nel campo di applicazione del decreto. Le nuove norme open scope, insomma, costringono le aziende di diversi settori ad affrontare per la prima volta il tema della responsabilità estesa del produttore per la gestione dei rifiuti Raee.

Sistemi di Climatizzazione Ai fini della Direttiva europea e quindi dello stesso D.lgs 49/2014, i soggetti obbligati al rispetto delle prescrizioni Raee sono tutti produttori di Aee, compresi i produttori di: ventilatori, deumidificatori, condizionatori d’aria portatili, sistemi split e multisplit, sistemi Vrf/Vrv, chiller, roof top, pompe di calore, ventilconvettori, aerotermi, unità trattamento aria I sistemi progettati esclusivamente per uso non-residenziale (industriale, non per scopo di human comfort) o gli impianti di potenza nominale elettrica oltre i 375 kW sono esclusi dal campo di applicazione (in quanto installazioni fisse di grandi dimensioni) della direttiva Raee.

Sono esclusi anche i componenti o sistemi elettrici ed elettronici di tipo B2B progettati per essere integrati in macchine finite o impianti soggetti a Raee, purché privi di funzione propria e/o forniti con dichiarazione di incorporazione al costruttore della macchina finita o dell’impianto.

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(Uta). L’associazione Assoclima, che rappresenta i costruttori di sistemi di climatizzazione, anche con il supporto dei consorzi Raee Ecoped e Remedia, un documento per fare chiarezza nel settore. In generale si può dire che tutti i prodotti rappresentati in Assoclima, essendo Aee, saranno soggetti al rispetto delle prescrizioni Raee, con alcune eccezioni.

Sono escluse le apparecchiature o sistemi elettrici ed elettronici “tailor made” (su commessa) destinati a essere integrati in installazioni fisse di grandi dimensioni o in altri sistemi non rientranti o esclusi dal campo di applicazione del provvedimento Raee.

I prodotti monofase di tipo B2C o dual use sono Raee domestici mentre i prodotti monofase ma B2B per i quali si esclude con alta probabilità un loro possibile utilizzo in abitazioni private sono Raee professionali. Tutti i prodotti trifase sono Raee professionali.


Apparecchi per impianti termici Dopo i chiarimenti arrivati dal ministero, per gli impianti termici il campo di applicazione è abbastanza ben definito: la stragrande maggioranza dei prodotti ricade nel campo di applicazione della direttiva Raee. L’associazione Assotermica, però, sta lavorando insieme al consorzio Ecoped a un position paper per risolvere due questioni importanti: la possibilità che le apparecchiature siano da considerare Raee domestici oppure Raee professionali, e una discussione legata al chiarimento dei processi lungo la filiera, per creare le condizioni necessarie a favorire un corretto smaltimento dei Raee.

Elettropompe Un’elettropompa, intesa come insieme costituito da parte idraulica e motore elettrico, si configura come Aee, ciò rende chi immette sul mercato l’elettropompa un produttore di Aee. Che si tratti di elettropompe centrifughe o volumetriche, destinate a impianti industriali, Oil&Gas o civili, ci sono però dei principi generali che possono essere applicati per escludere o includere la tecnologia dal regime aperto. L’associazione Assopompe, che ha lavorato con il consorzio Raee Ecoped a un position paper, ha individuato i criteri guida.

Nel caso degli impianti termici vale la regola del cosiddetto 1 su 1: in cambio di un apparecchio nuovo viene ritirato quello vecchio. Ma chi smaltisce fisicamente gli impianti sostituiti? L’idea portata avanti dall’associazione assegnerebbe, laddove possibile, l’operazione al centro assistenza delle aziende produttrici, in altre parole dal manutentore, a cui spetta già la prima accensione dell’impianto. Per il manutentore si tratta di un servizio in più da offrire all’utente finale, che potrebbe essere gestito in sinergia con i fabbricanti, direttamente responsabili della gestione dei Raee. Più difficile attivare questa dinamica nel caso degli scaldaacqua, visto che non sono definiti tecnicamente come impianti termici. La loro gestione sarebbe demandata ai centro di raccolta comunali Domestici o professionali? L’associazione ritiene che gli impianti termici siano da considerarsi professionali, almeno nei casi sopra una certa potenza e nell’ottica di uno smaltimento gestito dai centri assistenza, infatti, coinvolgerebbe in maniera più diretta gli operatori.

Le pompe con motore endotermico assemblato e le pompe ad asse nudo non sono considerate apparecchiature elettriche o elettroniche.

La componentistica (come motori elettrici, quadri elettrici, controlli, ecc.) fornita dal costruttore di pompe insieme alla pompa, sia già assemblata che a scopo di assemblaggio da parte di un terzo, sono dichiarati ai fini Raee dal soggetto che immette sul mercato l’elettropompa.

Le elettropompe con potenza superiore ai 160 kW o con dimensioni maggiori di 15,625 m3 si possono ritenere escluse dal campo di applicazione della Raee in quanto ricadenti nelle esclusioni previste per gli utensili fissi di grandi dimensioni o per le installazioni fisse di grandi dimensioni

Le pompe con motore elettrico sia integrato che assemblato o fornite insieme al motore (a ed eventuale componentistica aggiuntiva) da assemblare, sono a tutti gli effetti delle Aee.

Le pompe che sono destinate a diventare parte di un’altra apparecchiatura finita (es. circolatori integrati in caldaia, elettropompe integrate in lavastoviglie o macchine alimentari, etc.) sono escluse dal campo di applicazione della Raee in quanto componenti. l’industria meccanica 716 | 30


Valvole e rubinetti Sono due le tecnologie coinvolte: le elettrovalvole e i rubinetti elettronici. Non ci sono dubbi nel secondo caso, i rubinetti azionati solo grazie a sensori o fotocellule: si configurano come Aee. Più complesso da definire la questione per le elettrovalvole. È difficile in effetti che queste – per esempio una valvola accoppiata ad attuatore elettrico – non siano considerate Aee, ma allo stesso tempo la direttiva prevede una serie di esclusioni per i componenti usati in altre apparecchiature o in installazioni fisse di grandi dimensioni, e per gli utensili fissi di grandi dimensioni. L’associazione Avr sta lavorando a un position paper per delineare una posizione precisa entro luglio.

Una valvola dotata di attuatore alimentato con energia elettrica, intesa come insieme costituito da componente meccanica e motore elettrico, si configura dunque come Aee; il fabbricante della valvola con attuatore è quindi un produttore di Aee. La sola parte meccanica della valvola, priva di attuatore elettrico, non costituisce un’Aee, così come una valvola manuale. Le elettrovalvole che sono destinate a diventare parte di un’altra apparecchiatura finita o progettate e per installazioni fisse di grandi dimensioni sono escluse dal campo di applicazione della Raee.

Nel caso di apparecchiature per il trattamento acqua per le quali la parte elettrica ed elettronica ha la sola funzione di automatizzare processi che possono essere svolti anche manualmente senza l’ausilio di parti elettriche (es. lavaggi filtri, rigenerazione addolcitori…), sono ritenute oggetto della direttiva (e quindi di smaltimento) esclusivamente le parti elettriche ed elettroniche. Sono escluse dal campo di applicazione della Direttiva 2012/19/UE tutte le apparecchiature per il trattamento dell’acqua per le quali sono riscontrabili le condizioni della definizione di “installazione fissa di grandi dimensioni” (ovvero grandi quanto un container di 20 piedi) e di “utensili industriali fissi di grande dimensione”, nonché tutte le apparecchiature appositamente progettate per essere incorporate in entrambe le categorie. Sono considerati Raee domestici le tecnologie con volume giornaliero di acqua trattata inferiore ai 1000 litri al giorno, o di portata istantanea massima inferiore agli 0,8 l/s, o con non più di 5 point of use. In caso contrario sono professionali. Per refrigerazione e gasatura si considera la capacità refrigerante: siamo nei Raee domestici se è inferiore ai 15 l/h. 31 | luglio agosto 2018

Sistemi di trattamento dell’acqua Filtri meccanici, filtri attivi, separazione a membrana (microfiltrazione, ultrafiltrazione, nanofiltrazione, osmosi inversa), dosaggio prodotti chimici, campi magnetici, azioni antibatteriche e disinfezione, gasatura, elettrodeionizzazione). Sono tutte tecnologie per il trattamento dell’acqua. L’associazione di riferimento, Aqua Italia, ha lavorato, col supporto di Ecoped, alla definizione dei criteri di esclusione e inclusione, oltre ai parametri per distinguere i Raee domestici dai professionali. In generale le apparecchiature per il trattamento dell’acqua, quando sono commercializzate con alimentazione elettrica, sono incluse nell’ambito di applicazione della Direttiva 2012/19/ UE a partire dal 15 agosto 2018. Con alcuni chiarimenti.


Automatismi per serramenti Che siano per cancelli a battente, scorrevoli o porte da garage, le automazioni intese come insieme costituito da azionamento elettrico e sistema di trasmissione del moto (meccanico, idraulico, pneumatico), si configurano come apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Il fabbricante dell’automazione per serramenti è un produttore di Aee. L’associazione Unac, sta lavorando insieme al consorzio Ecoped, alla definizione dei parametri per identificare le apparecchiature considerate Raee provenienti da nuclei domestici e Raee professionali.

Le infrastrutture relative a trasporto e distribuzione e trasporto di gas e i relativi impianti possono essere definiti impianti fissi (fixed installation), inoltre – anche se azionati da energia elettrica – non hanno una loro funzionalità indipendente, e non possono quindi essere considerati prodotti finiti. Motivi per cui rientrano nelle esclusioni all’applicazione della direttiva.

Regolatori di pressione gas Installati su impianti gas di vario genere, i gas pressure regulators regolano la pressione di metano, biometano, e gas in generale. L’associazione Ucrs ha elaborato un position paper sulla base dell’analisi della direttiva europea 2012/19/EU, e su una risposta della commissione europea a un quesito dell’associazione Farecogaz, di cui molte aziende Ucrs fanno parte. In sintesi: i regolatori di pressione non ricadono sotto il regime aperto.

Un’altra esclusione alla direttiva: anche se rientrano nella definizione di Aee, sono comunque escluse le apparecchiature progettate e installate specificamente come parte di impianti fissi di grandi dimensioni, come il sistema di infrastrutture del gas. Per esempio: apparecchiature specificamente progettate per essere utilizzate in piattaforme di esplorazione, o stazioni di generazione e stoccaggio, o reti di trasporto e distribuzione gas.

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Casseforti e soluzioni per la custodia di beni e valori Casseforti. Tecnicamente si parla in questo caso di “mezzi forti”, ovvero mobili o casse metalliche particolarmente pesanti e robusti progettati per resistere a tentativi di effrazione. L’elemento fondamentale è il dispositivo di chiusura, dove il meccanismo può comprendere serrature meccaniche, a chiave e a combinazione: in questo caso nulla ricade nella definizione di Aee. Ma se la serratura è elettronica, come tastiere, chiavi elettroniche, biometriche…? L’associazione Anima Sicurezza ha classificato, col supporto del consorzio Ecoped, i prodotti in base al momento dell’immissione sul mercato.

Se la cassaforte è immessa sul mercato con solo dispositivi di chiusura non elettronici, ma in seguito viene aggiunta una serratura elettronica la cassaforte non rientra nella definizione di Aee, la serratura sì. Se la cassaforte viene immessa sul mercato con dispositivi di chiusura elettronici la cassaforte rientra nella definizione di Aee, la serratura elettronica no, in quanto “componente” ai sensi della direttiva europea. Casseforti progettate e costruite per essere motorizzate (come Atm, casse continue motorizzate), o tornelli per il controllo accessi rientrano nelle Aee. Così come utilities e kit per la gestione delle casseforti Sono esclusi dal campo di applicazione della Direttiva 2012/19/UE tutti i sistemi per la custodia valori definiti come “installazione fissa di grandi dimensioni”, oltre alle apparecchiature appositamente progettate per essere incorporate in una installazione fissa di grandi dimensioni (porte corazzate, caveaux modulari, compattatori corazzati).

Misuratori fiscali di acqua, gas, calore e carburanti Il problema che la recente guida del ministero dell’Ambiente ha risolto è quello relativo alla inclusione o no dei distributori di carburanti, concludendo per la loro esclusione dalla norma. Ha certamente offerto un ulteriore contributo all’associazione Acism anche la definizione di “apparecchiature di misurazione”, che include non solo i misuratori per il gas, ma tutti i misuratori che funzionano con alimentazione elettrica. Il comitato di vigilanza e controllo aveva avuto occasione di esprimersi sui misuratori già nel recente passato, ma solo contemplando i misuratori di gas. Rimangono irrisolte tuttavia alcune perplessità, relative al fatto che questi misuratori elettrici non possono svolgere la loro funzione se non collegati ad un impianto di grandi dimensioni di cui fanno parte integrante, sono venduti con gare di appalto che prevedono capitolati tecnici dedicati al singolo cliente. Ragioni che farebbero propendere per l’esclusione, almeno della gran parte di questi prodotti, che è destinata alle utilities. È significativo che le società che operano in più di uno stato Ue non abbiano ancora raggiunto una decisione e di conseguenza non abbiano ancora collocato i loro prodotti nell’ambito applicativo della direttiva Raee. Di conseguenza, Acism ha provveduto a trasmettere le proprie considerazioni al Ministero dell’Ambiente, rimaste ancora senza una risposta puntuale, e non ha ancora raggiunto una posizione associativa. 33 | luglio agosto 2018


SICUREZZA&AMBIENTE

La gestione del Raee? Ora entra negli argomenti di vendita Quando l’apparecchiatura a fine vita è composta da materie prime come rame o alluminio, il produttore può riuscire a valorizzare i rifiuti influenzando la capacità di vendita di nuovi prodotti l’industria meccanica 716 | 34


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rendi una caldaia da rottamare, smontala, guardaci dentro. Nulla di valore? E invece sì, se si pensa che in media la quantità di metalli nobili, come rame, alluminio e ottone, supera il 20% della composizione del prodotto. E i sistemi di climatizzazione? La quantità di rame presente in questo caso va dall’8 al 14% a seconda del prodotto. Si potrebbe andare avanti: anche gli attuatori per porte e finestre automatiche, o motori per cancelli scorrevoli possono rappresentare un valore. È vero, c’è il costo per un corretto trattamento e riciclo ma in presenza di quantitativi sufficienti il valore delle materie prime può superare i costi della logistica e del corretto recupero.

Sono alcuni dei numeri che emergono da uno studio realizzato dai consorzi di produttori Raee Ecoped e Ridomus, «Abbiamo smontato quasi due tonnellate di caldaie per calcolare questo valore» racconta il direttore del consorzio Giuliano Maddalena. E si tratta di un risultato che racconta una caratteristica importante del nuovo regime aperto in ambito Raee, attivo dal 15 agosto di quest’anno: la gestione del rifiuto elettrico o elettronico, per un produttore, entra oggi a far parte degli argomenti di negoziazione e di vendita.

terie dei carrelli elevatori. Settore in cui una specifica direttiva europea impone ai produttori l’iscrizione in un apposito registro.

Importante l’ottimizzazione logistica Una leva di business per il produttore, insomma, ma gli elementi che devono combaciare per evitare che l’obbligo di smaltimento non si trasformi in un autogoal sarà un ritiro dei rifiuti ben fatto: «Significa che è necessaria qualità da parte del fornitore» continua Maddalena, «oltre ovviamente a legalità nel servizio – e quindi poter tracciare il Raee lungo la filiera, e infine un servizio capillare sul territorio» La data del 15 agosto, con l’entrata in vigore dell’open scope, ad ogni modo, non è considerata come un traguardo per le dinamiche dell’economia circolare, semmai una tappa importante, addirittura «un punto di partenza» secondo Maddalena, «Quello che stanno facendo oggi aziende, associazioni di categoria e consorzi» continua, «è soltanto il riscaldamento. L’arrivo, semmai, è la qualità del servizio di ritiro dell’esausto»; un’ottimizzazione logistica che l’operatore dovrà saper mettere in campo soprattutto con il service. c.f.

I produttori in una nuova dinamica Con l’entrata in vigore del regime aperto previsto dalla direttiva Raee, per un produttore (ad esempio un’azienda del settore metalmeccanico) cambia, al di là degli aspetti amministrativi, il rapporto con la rete distributiva: dovrà infatti occuparsi di ritirare il prodotto a fine vita. Mentre nel caso di Raee domestici il produttore ha poche incombenze, il discorso è più interessante quando si tratta di rifiuti professionali. In questo caso, infatti, dovrà essere in grado di relazionarsi con il proprio distributore professionale. E non solo nella gestione logistica del rifiuto, ma anche nella gestione economica: «quando l’apparecchiatura è composta da materie prime da poter massimizzare, infatti, non è escluso che il produttore riesca a valorizzare i rifiuti influenzando la capacità di vendita di nuovi prodotti» spiega Giuliano Maddalena. Una dinamica che ribalta la visione secondo cui la gestione del rifiuto sia unicamente un costo che grava sul venduto. Si tratta peraltro di una logica oggi già ben presente in altri settori, come ad esempio lo smaltimento delle bat-

I metalli nobili in una caldaia? Oltre il 20% secondo uno studio del consorzio Ecoped: “Abbiamo smontato due tonnellate di caldaie per calcolare questi valori”

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La sicurezza? Un fatto “personale� Le aziende italiane sono leader di mercato nella customizzazione di casseforti e sistemi di custodia di beni e valore. Ecco la storia e le innovazione dei protagonisti della personalizzazione del prodotto l’industria meccanica 716 | 36


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roduzione in crescita (+5,1 sull’anno scorso) per un valore di 64 milioni di euro. E in crescita anche l’export, che vale 22 milioni e mezzo (+6,6%). I dati dell’Ufficio studi Anima sull’intero comparto delle casseforti professionali, a uso domestico, porte corazzate e cassette di sicurezza (rappresentato da Anima Sicurezza) segnano un trend importante. In questa crescita un ruolo importante è giocato dalla personalizzazione dei mezzi forti, per adattarsi con massima flessibilità alle necessità di particolari settori o ai bisogni e ai gusti estetici di specifici clienti. Ecco come si sono organizzate le principali aziende di questo particolare segmento produttivo.

37 | luglio agosto 2018


Security Italia

Fra i brevetti anche un espositore in marmo di Carrara Nascono nel 1997, e ben presto diventano fornitori di istituti di credito come Unicredit, Bper Banca, Intesa San Paolo. Ma la storia delle casseforti personalizzate di Security Italia inizia dieci anni fa, quando partecipano, a Vicenza, alla loro prima fiera del lusso: «Da allora abbiamo sempre cercato di sviluppare soluzioni per il settore di alta gamma» spiega Adriano Geremia, titolare dell’azienda, «personalizzando il mezzo forte con lavorazioni e verniciature speciali, usando pellami pregiati per il rivestimento esterno ed interno ed attrezzando l’interno con cassetti e rotori per orologi automatici. Non ci siamo però fermati a questo, ma abbiamo anche creato dei nuovi prodotti alcuni dei quali brevettati per poter custodire ed esporre preziosi ed orologi automatici con materiali e finiture uniche e preziose, ma sempre con un occhio di riguardo alla sicurezza che rappresenta il nostro core business». Gli esempi non mancano, forse l’esempio più particolare è un espositore di sicurezza brevettato per orologi automatici realizzato a partire da un unico pezzo di marmo di Carrara. «Abbiamo cercato di rendere questi “pezzi di ferro” degli oggetti d’arredo che sposino il design dell’ambiente in cui vengono inseriti» continua Geremia. Certo, il mercato è difficile e selettivo, anche se dall’azienda confermano un trend in crescita, dove non mancano competitor stranieri di alto livello: «Essere made in Italy, però» conclude Adriano Geremia, «ha un forte impatto sulla scelta del cliente».

Conforti

Dallo stile Liberty alla fisitronica La storia di Conforti nasce ufficialmente nel 1912, con la produzione di una cassaforte in stile Liberty premiata a un concorso per artigiani. «Insomma, si inizia subito con qualcosa di unico e particolarmente bello» dice Luigi Rubinelli, consigliere delegato dell’azienda. Il resto è storia. L’azienda si è subito specializzata nella produzione industriale, introducendo – fin dagli anni ’80 – l’elettronica in un concetto esclusivo che l’azienda chiama “Sicurezza Fisitronica”. E dedicando attenzione al mercato e alle sue necessità: «In un certo senso» spiega Rubinelli, «il prodotto di sicurezza industriale nasce da esperienze di progetti personalizzati studiati per le esigenze di sicurezza particolari. Ma cosa si intende

per personalizzazione? «Per noi la personalizzazione è di due tipi: funzionale ed estetica» continua Rubinelli, «Entrambe hanno in comune il concetto di “sicurezza Conforti” ma la prima riguarda solamente un aspetto tecnologico ed è destinata laddove i valori sono gestiti da più persone e/o entità. In questo caso Conforti agevola le operazioni minimizzando i rischi di errore, di frode e, ovviamente, di rapina e furto. La seconda riguarda la bellezza dell’oggetto e il gusto del cliente: Conforti ha creato un brand di lusso, Conforti Exclusive Safes per proporre casseforti totalmente personalizzabili con finiture di lusso come rivestimenti in pelle, radica, madreperla, pietre semi-preziose e qualsiasi particolarità che il cliente desideri».

Gunnebo

Casseforti personalizzate: sono l’80% della produzione Per Gunnebo la personalizzazione delle casseforti è un punto di forza. «Abbiamo iniziato a produrre casseforti personalizzate due secoli fa con la nascita dei brand Lips Vago, Chubb Safes e Fichet Bauche per proteggere valori, denaro e documenti» spiega Marco Depaoli, amministratore delegato dell’azienda. «In questi due secoli abbiamo continuato a investire in ricerca e sviluppo per produrre casseforti sempre più innovative nel design, nella tecnologia e con diversi gradi di resistenza». Con una personalizzazione che non si ferma alla sola cassaforte, ma coinvolge anche opzioni e dispositivi a corredo. Ma quali sono le principali novità tecnologiche sviluppate in questo senso? «I maggiori investimenti sono indirizzati alla ricerca di nuovi materiali compositi che garantisco un elevato grado di resistenza all’effrazione e all’attacco della cassaforte da parte dei malviventi» spiega Depaoli, «Tutto ciò ha portato a produrre casseforti sempre più leggere e di facile trasporto, ma con elevata sicurezza». Cliente principale il segmento bancario, la media e grande distribuzione e alcuni settori di nicchia. «Il mercato richiede sempre più casseforti personalizzate» spiega Depaoli, «che ormai coprono l’80% della nostra produzione annuale». Si tratta di un settore in cui è fondamentale investire anche per valorizzare i propri punti di forza: «La solidità finanziaria ci permette di continuare a investire nella flessibilità di progettazione e produzione di casseforti con funzionalità, peso e dimensione differenti con un elevato grado di sicurezza» conclude Depaoli.

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L’Italiana Casseforti

Customizzazione: dai materiali alla finitura Mezzi forti personalizzati. «Ma non solo Casseforti», come dice Daniele Baldini, presidente dell’azienda L’Italiana Casseforti, «i nostri clienti – infatti – spaziano dal privato, al settore orafo, la Gdo, il settore bancario, vigilanza e trasporto valori e in generale tutti i soggetti che richiedono una protezione “passiva” dei propri beni». L’Italiana Casseforti inizia la sua attività nel 1960: «Fin da quell’anno la personalizzazione del prodotto è stata la vocazione dell’azienda» spiega Baldini, «La nostra personalizzazione è applicabile anche a tutta quella gamma di realizzazioni che si possono intendere come “costruzioni meccaniche di sicurezza”. Personalizzare il prodotto significa, di fatto, capire le necessità del cliente, «a partire dall’aspetto dimensionale, al grado di sicurezza da raggiungere, alle riferme, fino ad arrivare alla finitura e al trasporto/installazione effettuato in modo diretto con il proprio personale specializzato» continua Baldini. È necessario per questo mantenere la massima flessibilità nella produzione, ricercando quanto di meglio la tecnologia permetta nella costruzione della cassaforte. «Altrettanto vale per i materiali da impiegarsi a difesa del contenuto della cassaforte o del caveau, in funzione del grado di sicurezza da raggiungere» continua, «Per le riferme, oltre all’utilizzo di serrature convenzionali (chiave, combinazione), si vanno a impiegare serrature elettroniche multifunzione, lettori biometrici di impronta, transponder, fino ad applicare sistemi di controllo e consenso apertura da remoto».

Sella Casseforti

Tradizione da artigiani Un’azienda, che si definisce anche un “artigiano”, come dice il suo titolare, Massimo Sella, della Sella Casseforti, «ecco perché le nostre prerogative» spiega, «sono flessibilità, duttilità, cura, ma anche costruzione di nuovi prodotti». La tradizione della famiglia Sella inizia negli anni ’20, quando Pierino Sella inizia l’attività di serraturiere e costruttore di forzieri in metallo con anima in legno. Dal 1961 l’azienda, con sede nell’attuale stabilimento di Andorno Micca in provincia di Biella, opera nel settore delle casseforti e armadi di sicurezza ed è specializzata

nella costruzione di prodotti su misura, con la possibilità di sviluppare personalizzazioni estetiche e strutturali dei prodotti sia in piccole serie che in pezzi unici. «Le novità tecnologiche sono le medesime delle tradizionali casseforti» spiega Massimo Sella, «ovvero le serrature e gli accessori con applicazione elettroniche». Il trend di mercato, come spiega Sella, «segue in questo particolare momento l’andamento generale del comparto mezzi di custodia», mentre pensando ai principali clienti: «Le casseforti e i mezzi forti in genere, personalizzati o customizzati in base alla richiesta, sono indirizzati principalmente al cliente privato o pubblico e vanno a soddisfare particolari esigenze che il mercato industriale di mezzi forti non produce» conclude Massimo Sella.

Parma Antonio e figli

Sistemi custom da oltre 100 anni In centro Milano, vicino alla Scala, nella sede di CariploIntesa San Paolo la porta circolare del caveau cassette è un bellissimo esempio di porta corazzata “custom” risalente agli anni ’30. Il produttore è l’azienda Parma Antonio e figli, costruttore di mezzi forti fin dal 1870, «da sempre produciamo casseforti e sistemi di sicurezza personalizzati, oltre a quelli di serie standard» spiega Alberto Parma. Quando si parla di prodotti personalizzati Parma è attiva soprattutto nei mercati del lusso, produttori di preziosi-gioiellerie, aziende di logistica e fine art, privati alla ricerca di soluzioni di alta gamma. E la richiesta non manca. «Si può affermare» spiega Alberto Parma, «che il mercato dello standard è in contrazione da diversi anni; viceversa essendo ormai pochissime a livello europeo le aziende che ancora progettano e producono casseforti di alta qualità certificate, vi è parecchia richiesta di soluzioni personalizzate/speciali, soprattutto per quanto riguarda le dimensioni-misure. Ma quali sono le richieste maggiori? «Sono in particolare soluzioni che abbiano pesi ridotti rispetto a un prodotto standard di dimensioni equivalenti» continua Parma, «ma anche soluzioni componibili-modulari per consentire maggiore facilità di trasporto, inserimento e montaggio in spazi angusti; soluzioni estetiche e funzionali “custom” come colorazioni, verniciature speciali, finiture e materiali, chiusure tecnologiche (biometriche, gestibili on line da remoto)».

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RUBRICA: Centro studi Fondazione Ergo

Indossare un robot Meno fatica e piĂš sicurezza: gli esoscheletri entrano nelle fabbriche italiane.

di Rachele Sessa, responsabile Centro studi Fondazione Ergo

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CENTRO STUDI FONDAZIONE ERGO

S

i chiama Mate “Robot Amico” ed è stato lanciato recentemente al Salone della Meccatronica di Monaco, in Germania, il primo “robot” tutto made in Italy che riduce la fatica degli addetti che operano sulle linee di montaggio. È stato progettato da Comau, leader mondiale nell’automazione industriale, in collaborazione con la Scuola Sant’Anna di Pisa e imprese specializzate in ergonomia e robotica come Ossur e Iuvo, con lo scopo di migliorare la qualità del lavoro in modo efficiente e altamente ergonomico fornendo un’assistenza costante e avanzata al movimento dell’operatore durante l’esecuzione di operazioni ripetitive. Cos’è Mate? È un esoscheletro indossabile che aiuta a sollevare le braccia e quindi facilita le operazioni che coinvolgono la spalla e quelle, ad esempio, sotto scocca che prevedono delle posture cosiddette incongrue (per intendersi, le mani alzate sopra la testa, come se si dovesse cambiare una lampadina) e per le quali è richiesto un notevole sforzo da parte dell’operatore, sgravandolo quindi della fatica nelle operazioni ripetitive oppure, ancora, alleggerendo il sollevamento di carichi. Questo prodotto è il frutto di alcuni anni di sperimentazione, fatta su base volontaria, usando i suggerimenti venuti dagli operai che interessati e incuriositi si sono sentiti coinvolti e partecipi del progetto. «Alcuni ci hanno suggerito dettagli importanti, per ottenere un confort ottimale, come le modifiche da apportare al tessuto, alle dimensioni, alla vestibilità nelle diverse stagioni» dicono dall’azienda. Al termine del periodo di sperimentazione, presso lo stabilimento Fca di Melfi, gli operai coinvolti hanno chiesto ai capi e alla direzione di adottare gli esoscheletri quanto prima, per una ragione semplicissima: rientravano a casa “più freschi” che in precedenza. L’esoscheletro Mate pesa circa 3 kg, si indossa come uno zaino ed è disponibile in due misure, regolabili e adattabili e avrà un costo di circa 5.000 euro. «È in grado di replicare accuratamente qualsiasi movimento della spalla, mentre aderisce al corpo come una “seconda pelle” sottolinea l’azienda del gruppo Fca e per funzionare non ha bisogno di batterie, motori elettrici e non genera energia, ma si basa su un meccanismo passivo a molle». Con queste premesse, Mate si prepara ad essere un ulteriore tassello di quella rivoluzione tecnologica che andrà a modificare il lavoro operaio di fabbrica, sempre più costruita su misura d’uomo o meglio human centred. Molte grandi aziende, da Ford a Boeing, hanno già introdotto esoscheletri industriali come una tra le risposte al miglioramento di problemi di carico del lavoro. Da Ford, ad esempio, fanno sapere, che grazie alla progressiva introduzione di tecnologie a supporto del miglioramento

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ergonomico nei propri impianti, si è ottenuto «una diminuzione del 90% delle problematiche legate all’ergonomia, dovute a movimenti eccessivi o alle attività su componenti difficili da installare». Molte sono le aziende italiane interessate a sviluppare e sperimentare nei propri siti produttivi queste tecnologie. Si tratta di un mercato in forte espansione, spiega Pietro Ottavis, chief operating officer robotics di Comau, «si prevede un forte utilizzo e una forte richiesta da parte del mercato che crescerà anno dopo anno di circa il 25% nei primi tre anni». Mate è utilizzabile per applicazioni nei settori automotive, logistica oltre che packaging.

RUBRICA: Centro studi Fondazione Ergo

Cosa sono gli esoscheletri Gli esoscheletri sono dispositivi indossabili, strutture meccaniche esterne che supportano il corpo e/o ne aumentano forza e resistenza (se attivi). Sono stati sviluppati originariamente in ambito militare e utilizzati anche in contesti riabilitativi, ma oggi sempre più presenti in ambito industriale. Sono così classificabili: - supporti per gli arti superiori o per il tronco, atti a ridurre il carico sulla spalla e sui muscoli del tronco durante il mantenimento di posture statiche o in movimenti a bassa frequenza; - supporti per la seduta, atti a ridurre la fatica in posizioni a gambe flesse o là dove sia richiesto di rimanere in piedi per lunghi periodi di tempo; - esoscheletri di tipo attivo, atti ad aumentare la forza e la resistenza degli operatori rispetto alla movimentazione manuale di carichi, la presa e l’utilizzo di strumenti di lavoro. Perché tutta questa attenzione? Quali sono gli elementi su cui agisce un esoscheletro? Perché limita possibili situazioni di affaticamento del lavoratore, migliorandone il livello di attenzione, la qualità del lavoro e la produttività; offre la possibilità di prolungare la vita lavorativa di personale qualificato (punto particolarmente rilevante in virtù dell’invecchiamento della popolazione); riduce l’incidenza e l’insorgenza di disturbi muscolo-scheletrici. Molti i prototipi di esoscheletri, specie passivi, presentati negli ultimi anni, verso i quali l’interesse pubblico è stato stimolato anche dai numerosi articoli divulgativi apparsi sulla stampa. «Gli studi di efficacia al momento si sono concentrati soprattutto sui possibili benefici muscolari. Spesso si tratta di studi di laboratorio su soggetti volontari, utili a valutare l’efficacia biomeccanica del dispositivo meccanico, ma

che rappresentano soltanto una prima fase nella valutazione dell’applicabilità a un contesto industriale», spiega la Maria Pia Cavatorta, docente di Ergonomia dei processi produttivi al Politecnico di Torino, «Occorreranno studi in grado di valutare l’usabilità e l’accettabilità dei lavoratori anche nel lungo termine. L’introduzione in produzione può rilevare ostacoli all’usabilità e all’accettazione del lavoratore che possono non emergere in un contesto controllato di laboratorio. Risulterà poi necessario capire come valutare il carico di lavoro biomeccanico durante attività di lavoro assistite dall’esoscheletro, nonché l’impatto di tali strutture sul lavoro fisico». L’introduzione di questi dispositivi potrà avere ripercussioni importanti nella valutazione del rischio in fase di progettazione e di industrializzazione, con una crescente necessità di utilizzare metodi olistici (come il sistema Eaws - Ergonomic assessment worksheet) di valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico che consentano di definire l’effetto di tali sostegni passivi sul carico posturale e sull’uso di forza. La ricerca, intanto, si interroga anche su elementi legati all’impegno cognitivo dell’operatore e all’impatto psicologico del suo utilizzo.

Pareri contrastanti Come sempre c’è una doppia visione. Chi vede nell’innovazione tecnologica un elemento di miglioramento della condizione lavorativa e c’è chi, invece, storce il naso nella collaborazione e interazione uomo - robot. Maurizio Landini, ex segretario generale della Fiom - Cgil, ad esempio, twitta «Fca ha introdotto tre esocheletri nello stabilimento di Melfi – si tratta di capire perché e con quali finalità vengono utilizzate queste cose»; alcuni sindacati minori della fabbrica di Melfi, si sono espressi, con una nota «assolutamente contrari a questo esperimento forviante e innaturale messo in atto nello stabilimento lucano». Marco Bentivogli (segretario generale Fim-Cisl), intervenendo alla tavola rotonda di Fondazione Ergo al Festival dell’Economia di Trento, si pronuncia con toni di apertura e positività verso l’introduzione di supporti tecnologici studiati e progettati con l’obiettivo di rendere il lavoro umano più agile, leggero e facile. Nei prossimi anni vedremo sempre più mescolarsi le tecnologie come gli esoscheletri con i big data e l’intelligenza artificiale, il monitoraggio della salute e la realtà aumentata. La tecnologia può essere davvero nociva? Perché è di questo che parliamo: migliorare la salute del lavoratore.

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AUTO ZION PROD ZION l’industria meccanica 716 | 44


OMANE E DUNE 45 | luglio agosto 2018


AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

Non solo bitcoin: il ruolo della blockchain nell’Industria 4.0 Cos’è, come funziona, ma soprattutto, a cosa serve? La tecnologia blockchian avrà un impatto anche sull’industria meccanica

di Maurizio Di Paolo Emilio

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Oggi la catena di approvvigionamento prima che essi accadano e snellire quindi i tecnologia viene loro processi di produzione per ridurtra l’altro, il consumo energetico. principalmente re, Il potenziale della tecnologia utilizzata per blockchain consente alle aziende adattarsi a un nuovo modello di verificare le dibusiness più efficiente, flessibile e transazioni ottimizzato basato sulla sicurezza e fiducia reciproca. Questo rende all'interno delle sulla la blockchain una perfetta (e fedele) valute digitali, ma alleata per il completamento dell’Industria 4.0, i cui obiettivi saranno una blockchain incentrati nell'assicurare che le inforconsente di mazioni personali e finanziarie, relative alle imprese e ai suoi funzionari, digitalizzare, siano ben custodite. codificare e inserire praticamente qualsiasi documento Che cos'è la

I

ndustria 4.0 contribuisce a creare un ecosistema intelligente completamente connesso in cui l’innovazione è uno dei pilastri principali. In questo nuovo paradigma l'ambiente digitalizzato funge da forza trainante anche per un modello di business che si basa su idee nuove e, per certi versi, rivoluzionarie. Il percorso di trasformazione digitale delle imprese manifatturiere porta con sé anche una dote di nuove tecnologie. Una delle più promettenti è la blockchain.

A che cosa serve la blockchain La blockchain garantisce che i sistemi cyber-fisici, elementi essenziali delle cosiddette fabbriche intelligenti, possano ordinare in modo sicuro e autonomo un pezzo di ricambio, individuare i guasti imminenti nella

blockchain La blockchain è una tecnologia di registro distribuito utilizzata per trasferire informazioni digitalizzate da un peer (gruppo) a un altro. In parole povere, si tratta di blocchi di informazioni protette e crittografate che possono essere pubblicate su una rete pubblica o privata per facilitare il trasferimento dei dati. Questi valori sono quindi accessibili a tutti i membri approvati della rete in qualsiasi momento e in tempo reale. Una qualsiasi transazione nel mondo reale e sul web richiede una terza persona di fiducia delle parti a garanzia dello scambio: la blockchain nasce con l'obiettivo di eliminare l'intermediario, permettendo di effettuare operazione criptate completamente anonime, archiviando tutte le transazioni in un registro pubblico distribuito in rete. In questo contesto l’intermediario è il mining, un protocollo in grado di approvare ed archiviare le transazioni attraverso delle opera-

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zioni matematiche. Come compenso per questo servizio, i minatori o miner ricevono una commissione dalle transazioni. I dati di una transazione non sono memorizzati su un Pc ma su più sistemi collegati tra loro che rappresentano, di fatto, i nodi della blockchain. Quando si parla di blockchain quindi, si fa riferimento essenzialmente ad una catena di blocchi che devono essere verificati e resi sicuri mediante crittografia. Ogni blocco contiene un puntatore che funge da collegamento a quello precedente, una variabile di tempo e i dati della transazione. Attualmente, la tecnologia viene principalmente utilizzata per verificare le transazioni all'interno delle valute digitali, ma una blockchain consente di digitalizzare, codificare e inserire praticamente qualsiasi documento. Ciò crea un record indelebile che non può essere modificato; inoltre, l'autenticità del record può essere verificata dall'intera comunità utilizzando invece di un'unica autorità centralizzata. I benefici che blockchain può fornire all’industria possono essere riassunti nei seguenti punti: significativo

Fra le grandi innovazioni portate dalla blockchain nel settore industriale ci sono i contratti intelligenti, che possono essere automaticamente eseguiti in modalità peer-to-peer o machine to machine


aumento della produttività; trasferimento dati sicuro e completa manutenzione e verifica dell'integrità dei dati; rimozione della necessità di fiducia tra le parti associate a una transazione; processi semplificati tramite la rimozione di intermediari e attività di convalida. Gli Smart contracts

Gli Smart contracts A parte il suo uso come libro pubblico, una delle più grandi rivoluzioni che la blockchain potrebbe portare nel settore industriale è rappresentato dai "contratti intelligenti" (smart contracts) che possono essere automaticamente eseguiti in modalità peer-to-peer o machine to machine (M2M). Si tratta di contratti in forma di programma auto-eseguito in blockchain, che applica automaticamente i termini e le condizioni di qualsiasi accordo tra le varie parti. In pratica è un mercato digitale in cui un contratto sarà pubblicato dal proprietario o dal noleggiatore e l'altra parte negozierà il prezzo direttamente tramite la rete blockchain. Gli smart contracts, quindi, non sono nient'altro che codice computer a prova di manomissione scritto in uno dei numerosi linguaggi di programmazione che legge e scrive i dati in un libro mastro distribuito. I contratti intelligenti saranno eseguiti da una rete di computer che utilizza protocolli di consenso per determinare la sequenza delle azioni risultanti dal codice di programmazione, con l'obiettivo di automatizzare calcoli, eseguire approvazioni e altre attività di transazione. Prima dell'uso della blockchain, questo tipo di contratto intelligente era impossi-

bile da effettuare poiché le parti di un accordo gestivano database separati. Con un database condiviso che esegue un protocollo blockchain, i contratti intelligenti si auto-eseguono e tutte le parti convalidano il risultato istantaneamente, senza perdere tempo in ulteriori scambi e senza la necessità di un intermediario. I contratti intelligenti possono essere programmati inoltre per liberare fondi, comunicare informazioni, registrare e incorporare i dati, il tutto in un modo pre-programmato, autoeseguibile e autonomo.

Le barriere e le sfide della blockchain Nonostante il suo potenziale, prima di adottare tecnologie basate sulla blockchain occorre porsi alcune domande. Il punto chiave da ricordare è il concetto di "fiducia senza fiducia" e l'abbattimento delle barriere. Per i produttori, ovviamente, le grandi domande riguarderanno i costi: quanto costerebbe rimpiazzare le infrastrutture esistenti? Che tipo di risorse sono necessarie per tenere attiva e funzionante una blockchain?

La risposta è che non sono richiesti grossi investimenti o modifiche di infrastruttura per integrare questa tecnologia. Non si tratta infatti di condividere tutto del database, ma di selezionare ciò che si desidera condividere in modo che la blockchain possa quindi scrivere su un nuovo libro mastro autorizzato agli altri partecipanti. Una blockchain può essere personalizzata per soddisfare le esigenze e le specifiche relativamente al compito finale da eseguire. Naturalmente, sarà necessaria un'integrazione minima, sfruttando gli strumenti già in essere. Rfid è un primo esempio di come incorporare la blockchain in uno strumento già esistente per farne un uso migliore. Un'altra preoccupazione sarà su vasta scala: quanto può essere rapida ed economica la soluzione? La grande quantità di energia richiesta per attivare le risorse computazionali necessarie è un deterrente per molte aziende. La blockchain ha un effetto di rete: più cresce, più aumenta il valore di tale tecnologia; l'obiettivo sarà quello di raggiungere una massa critica per offrire un vantaggio competitivo. Un'ultima nota da evidenziare riguarda il fatto che la blockchain non è ancora consentita da tutte le giurisdizioni mondiali.

Il mercato della blockchain in varie regioni mondiali [Fonte: Tractica]

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ANIMA INTERNAZIONALE: SUPPORTO QUALIFICATO ALLE AZIENDE DELLA MECCANICA PER IL BUSINESS ESTERO PRESENTA

FOCUS PAESE 2018: PER TROVARE LE RISPOSTE CHE CERCHI

COSA SONO I Focus Paese sono incontri specialistici di approfondimento (non convegni) su una selezione di mercati esteri interessanti per lo sviluppo del business della filiera Meccanica. PERCHÉ PARTECIPARE L’obiettivo è fornire NUOVE CONOSCENZE e STRUMENTI CONCRETI utili allo sviluppo commerciale internazionale. L’approccio è mirato alle esigenze dei partecipanti, infatti vengono forniti dati e strategie anche in base ai codici doganali dei prodotti. TEMI TRATTATI Evoluzione del mercato - Posizionamento dei settori della meccanica - Opportunità di sviluppo business - Strumenti concreti di supporto alle imprese dai punti di vista contrattuale, legale, bancario e doganale. I RELATORI ITA/ICE Italian Trade Agency (da anni main partner dei Focus Paese ANIMA) | Consolati | Ambasciate | Esperti in tematiche doganali | Studi legali internazionali | Istituti Bancari | Professionisti per lo sviluppo del business estero. A CHI SI RIVOLGONO Export manager, imprenditori, customs specialist, business developer, amministratori e manager di aziende già inserite nei Paesi o al primo approccio. COME SI SVOLGONO Tavola rotonda di massimo 20 persone, nella quale, dopo le esposizioni introduttive dei relatori, si sviluppa il confronto con le imprese tra domande, casistiche e soluzioni concrete. LE DOMANDE CHE SERVONO: su problematiche specifiche, criticità, approfondimenti e opportunità. LE RISPOSTE CHE CONTANO: che risolvono dubbi, ampliano le strategie, grazie a nuovi elementi e suggerimenti concreti. I CONTATTI CHE AIUTANO: i relatori, autorevoli professionisti con specifiche conoscenze dei mercati, restano utili interlocutori di riferimento.

PROSSIMI APPUNTAMENTI

26 GENNAIO => CANADA 28 FEBBRAIO => IRAN 23 MARZO => CINA (Distretto Eff. Energetica - Pechino) 18 APRILE => MALESIA 11 MAGGIO => RUSSIA 27 GIUGNO => ASEAN-SINGAPORE 19 SETTEMBRE => EMIRATI ARABI-DUBAI 10 OTTOBRE => CINA 7 NOVEMBRE => USA PREPARATI AI FOCUS PAESE E POI PARTECIPA ALLE INIZIATIVE ANIMA DI PRESENZA DIRETTA SUI MERCATI ESTERI CON MISSIONI, FIERE E BUSINESS MEETING. Contattaci: internazionalizzazione@anima.it

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AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

Blockchain è la password del futuro: due casi aziendali Quali sono i fattori che possono stimolare o ostacolare la migrazione dell’industria verso i nuovi modelli di fabbriche automatizzate e interconnesse? I progetti Perform e Far-Edge suggeriscono le prime risposte con un’ampia panoramica di approcci tecnologici. di Laura Aldorisio

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i è sempre fatto così”. È una litania recitata nei luoghi di lavoro, con le dovute e rare eccezioni. Ma il 4.0 ha rivoluzionato questo “sempre” costringendo tutti, o quasi, a un veloce cambiamento. L’industria ha già conosciuto tre rivoluzioni: la meccanizzazione, la produzione di massa e l’automazione. Aver tagliato il traguardo della quarta rivoluzione globale, detta 4.0 o della digitalizzazione, non significa essere arrivati. Il primo consuntivo è stato tracciato dall’Osservatorio del Politecnico di Milano: il 97% delle aziende italiane sono consapevoli di cosa si intenda con Industria 4.0 e sono a conoscenza del Piano governativo Impresa 4.0. Il mercato dei progetti 4.0 in Italia nel 2017 vale 2,4 miliardi di euro, in crescita del +30% sul 2016. In media ogni azienda ha adottato 3,7 applicazioni con circa il 60% del mercato legato a progetti di connettività e acquisizione dati. Nonostante cloud ed edgecomputing, internet of things, blockchain e robotica offrano soluzioni per costruire sistemi produttivi altamente efficienti, flessibili e riconfigurabili, il livello di adozione di queste tecnologie da parte delle imprese è ancora molto limitato. In un workshop di Assolombarda, dedicato a blockchain e edge computing, due aziende multinazionali, come Siemens e Whirlpool, hanno condiviso testimonianze e percorsi verso fabbriche connesse e riconfigurabili.


Un’interfaccia automatizzata tra sistemi aziendali e sistemi di controllo Come si può migrare verso una nuova architettura lasciandosi alle spalle il processo produttivo tradizionale? C’è un modo e si chiama blockchain. «È un nuovo concetto di organizzazione d’impresa che contribuisce a rovesciare la struttura piramidale prevista dall’Isa95, International Society of Automation per lo sviluppo di una interfaccia automatizzata tra sistemi aziendali e sistemi di controllo», chiarisce subito Pierluigi Petrali, Manager, Manufacturing Research & Intelligence - Whirlpool Europe. Le nuove esigenze del mercato richiedono fabbriche iper-efficienti e altamente flessibili, votate a una personalizzazione del prodotto, con l'aumento minimo dei costi di produzione. Questo richiede sistemi di produzione scalabili e avanzati che implementino tecniche di automazione e risorse produttive (ad esempio workstation, robot) al minor costo possibile. L'attuale architettura di Whirlpool si basa sulla tipica piramide Isa-95 che fornisce un punto singolo di archiviazione dei dati e processo decisionale. Un’architettura rigida e, quindi, poco capace di adattarsi ai cambiamenti, programmati o imprevisti. Grazie al progetto Far-Edge, Factory Automation Edge computing operating system reference implemenation, Whirlpool ha reso quotidiana la flessibilità mediante sistemi modulari, scalabili, riconfigurabili in una fabbrica pilota del gruppo. «Tale sistema è fondamentale per rendere competitivi i paesi di produzione ad alto

costo rispetto ai paesi a basso costo, e consentire la ri-puntellazione della produzione». Grazie all'approccio Edge computing, ogni elemento fisico è in grado di comunicare il proprio status a tutti gli altri. La disponibilità di informazioni in tempo reale permette di realizzare una simulazione istantanea delle attività, che a loro volta porta all'ottimizzazione delle decisioni. «Che un collo debba essere veicolato su una certa baia può essere una decisione condivisa basata su uno smart contract di blockchain», commenta. «Così tutti gli autori del sistema sono autonomi grazie a una tecnologia di solito applicata in ambito finanziario per i bitcoin e altre valute finanziarie. Whirlpool è un’azienda in continua evoluzione. Abbiamo cominciato a implementare alcune tecnologie 4.0 come i robot collaborativi. Abbiamo poi predisposto un piano dettagliato per introdurre queste tecnologie nella varie fabbriche». Ma per poterne avere dei benefici, l’architettura non deve essere piramidale e gerarchizzata, ma deve far parlare tutti i livelli industriali.

Decentralizzare lo scambio di informazioni per un nuovo modo di produrre Anche secondo Siemens per migrare da un sistema esistente a un 4.0 «la parola chiave è decentralizzare lo scambio di informazioni: un topdown approach non è più adeguato alla nuova modalità di produrre. Per una flessibilità maggiore bisogna abilitare la comunicazione alimentando uno strato intermedio, middleware, che permetta lo scambio di informazioni tra applicazioni di diverso tipo»,

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Grazie all'approccio Edge computing implementato da Whirlpool, ogni elemento fisico è in grado di comunicare il proprio status a tutti gli altri racconta Ambra Calà, PhD Student Siemens. Ambra Calà, che lavora per Siemens in Germania da tre anni, racconta che cosa abbia voluto dire la trasformazione 4.0 all'interno di Siemens. «L'azienda diventa una fabbrica intelligente in cui si applicano sistemi cyberfisici e cloud che conferiscono l'apertura a nuove funzioni, la flessibilità e una certa modularità». L’azienda ha dato il via a nuove sperimentazioni per la produzione di compressori ad alta potenza e ad alto volume. L’architettura tradizionalmente è centralizzata e si raccolgono i dati. Per decentralizzare, traendone beneficio, «abbiamo collegato le macchine e la raccolta dati. Attraverso algoritmi abbiamo alimentato la manutenzione predittiva per prevedere i guasti alle macchine e, così, ridurre i tempi di consegna». Il progetto è chiamato Perform, che vuole fare tesoro dell'esperienza in cui le tecnologie sono state sviluppate e portarle in vita nelle realtà industriali coordinate da Siemens. Il progetto è nato nel 2015 con altri 15 partner con l’obiettivo di identificare una soluzione che potesse abilitare un'azienda a usare le tecnologie 4.0. C’è un però. «Sebbene i sistemi di produzione cerchino di risolvere una flessibilità della produzione, dall'altra ci sono delle sfide che bisogna superare: la resistenza al cambiamento da parte di chi lavora in azienda e le lacune tecnologiche».


AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

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Come tracciare i prodotti lungo la supply chain La blockchain può impattare positivamente fornendo supporto riguardo Identity Of Things, visibilità, trust e immutabilità. Un esempio concreto nel settore meccanico di Roberto Lorini, FinTech Leader PwC

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a possibilità di tracciare i prodotti è fondamentale per una gestione ottimale della supply chain. La tracciabilità impatta l’efficienza della supply chain, la sicurezza del prodotto, la gestione del rischio dei deep tier, la delivery on time, il controllo costi e la compliance. Inoltre, un ostacolo attuale è rappresentato dalla difficoltà di condivisione dei dati fra diversi sistemi informativi in modo economicamente efficiente. La blockchain, essendo un database distribuito e decentralizzato, potrebbe essere un nuovo strumento in grado di rispondere a queste esigenze. Le supply chain possono essere considerate come una serie di “nodi” transazionali abilitanti il trasferimento di prodotti dalla fabbrica al punto vendita. Grazie alla blockchain, dunque, le transazioni che intercorrono tra i diversi operatori (nodi) di una filiera, dalla produzione alla vendita, potranno essere documentate in un registro decentralizzato (Distributed Ledger) riducendo così i costi e i tempi di tutto il processo. Il maggior beneficio di una blockchain per una filiera è dato dalla neutralità del ruolo degli attori. Avere a disposizione di tutti una blockchain, unica e indipendente dalle società partecipanti alla supply chain, permette ad ogni fornitore di integrarsi direttamente con quella e di poter interagire con diversi produttori contemporaneamente, senza doversi appoggiare ad un sistema centralizzato controllato da un singolo attore della filiera. I benefici di un tale processo diventano ulteriormente evidenti estendendo lo stesso concetto a diverse filiere con diverse centinaia di migliaia di attori diversi. La blockchain può impattare positivamente sulla supply chain fornendo supporto con quattro caratteristiche specifiche. Identity Of Things: le supply chain “gestiscono cose”; la


blockchain permette di rappresentarle con una Digital ID univoca che può essere posseduta e tracciata da diversi attori. Visibilità: le supply chain includono differenti attori. Con un ledger condiviso è possibile offrire una visibilità completa o parziale della supply chain tra tutti gli attori. Trust: le supply chain possono essere trusted nei confronti del manufacturer, ma verso i consumatori c’è una mancanza di trasparenza. Una blockchain può creare il trust negli utenti finali. Immutabilità: la blockchain può notarizzare asset ed azioni fornendone evidenza in real time a tutti gli attori di cosa è stato fatto, quando e da chi.

I supplier di un produttore industriale (per esempio un produttore di automobili) inseriscono sulla blockchain, a cui viene aperta visibilità verso il produttore di automobili, tutte le componenti da loro prodotte, emettendo inoltre un Qr Code che ne permette l’identificazione univoca. Il produttore assembla le componenti ed emette una Digital ID per ciascuna auto come prodotto finale. Ogni ID è composta a sua volta dagli ID precedenti di tutti i middleman della filiera (dealer, carrier,

Alcuni dati di mercato

Fonte PwC

$2.3 bn

Dimensioni del mercato globale della blockchain entro il 2021, con un CAGR del 61%

36%

Le imprese dei financial services cha hanno implementato qualche tipo di tecnologia blockchain alla fine del 2017

$772 mln 356 1140

Un esempio di supply chain tracking - supplier dell’industria

Gli investimenti in blockchain nei soli USA alla metà del 2016 Brevetti legati alla blockchain completati solo nel mese di novembre 2016 Startup che lavorano in ambiti legati alla blockchain in diverse industrie alla fine del 2017

Crescente importanza dei consorzi

Nuovi modelli operativi

Organizzazioni stanno formando consorzi in tutto il mondo per ridurre i costi di sviluppo e il time to market di soluzioni blockchain.

Microsoft e IBM hanno lanciato dei BaaS (Blockchain as a Service). Startup e banche stanno sperimentando use case sempre nuovi per la blockchain

Crescita del VC funding

Aumento dei brevetti

I fondi di Venture Capital stanno mostrando un interesse sempre maggiore nelle startup di blockchain. Anche le banche stanno effettuando investimenti di rilievo in startup e consorzi.

Diverse grandi banche, comprese Goldman Sachs, Morgan Stanley, etc. hanno iniziato a depositare brevetti legati alla blockchain e distributed ledgers.

Industrie chiave guidano l'adozione

Aumento dell'attenzione dei regolatori

Financial Services, Communication & Technology, R&C, Media & Entertainment, Healthcare, Transport & logistics sono alcune delle industrie chiave che lavorano con la blockchain.

La US Commodity Futures Trading Commission e la Commissione Europea stanno valutando regolamentazioni per la blockchain. A febbraio 2018 è stato lanciato un Osservatorio Blockchain in EU.

ecc), che “taggano” il prodotto con un sistema tagger. Questi tag, che rappresentano un resoconto di tutte le interazioni del prodotto con i middleman, sono memorizzati sulla blockchain con visibilità granulari e permettono di sapere con certezza ogni parte dell’automobile quando è stata prodotta e da chi. Durante tutto il processo, l’amministratore della supply chain accede alla dashboard per gestire e monitorare la supply chain e verificare la presenza di prodotti contraffatti, mentre alla banca viene concessa visibilità su purchase orders e sullo stato della filiera per negoziare e valutare meglio il rischio nel financing oppure semplificare il Trade Finance. Un simile processo è stato implementato da Toyota. Un processo di questo tipo è impiegato anche nel settore food, per esempio da Carrefour, che ha implementato questo tipo di controlli sulla propria linea interna di polli (Poulet d’Auvergne Filière Qualité Carrefour) per permettere ai clienti di conoscere tutta la filiera del prodotto e di esaminare provenienza, storia ed originalità del prodotto acquistato. In vista dell’esplosione del mercato della blockchain a livello globale, PwC ha puntato sull’evoluzione di questa tecnologia, sviluppando una serie di centri di competenza all’interno del suo network. In Italia è presente dal 2016 un forte centro di competenza blockchain e fintech, nato avendo come focus primario i financial services.

Nell’ambito supply chain il network PwC ha sviluppato AirTrace, una soluzione B2B per la tracciabilità che garantisce ai brand la visibilità completa ed il controllo totale della supply chain mettendo in comunicazione produttori e consumatori.

Automotive

Airline

Pharma

Case Study: primario car manufacturer americano. Need: tracciabilità in realtime a supporto del trade finance. Solution: prodotti tracciati lungo la catena di distribuzione con timestamping di azioni per garantire visibilità.

Case Study: primaria azienda aerospaziale. Need: certificazione della supply chain in upstream per compilance. Solution: utilizzo di AirTrace per tracciare i prodotti in upstream, fornire evidenze e proof-of-authenticity dei componenti degli aerei.

Case Study: casa farmaceutica. Need: tracciatura dei prodotti per mitigare la contraffazione e il furto. Solution: utilizzo di AirTrace per la tracciatura di ogni box e l'identificazione dei prodotti rubati con segnalazione agli utenti.

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AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

Tecnologia in soccorso delle Pmi per tutelare la proprietà intellettuale Protezione del know how aziendale? Le aziende italiane depositano pochi brevetti. Ma attraverso la tecnologia blockchain si aprono nuove possibilità. Con ottimizzazione dei costi di Matteo Mussi* *Matteo Mussi, partner dello studio legale Lawtelier Avvocati Associati si occupa di proprietà intellettuale e diritto alla concorrenza

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lockchain: una parola che nel prossimo futuro sentiremo pronunciare sempre più spesso. Al grande pubblico è nota essenzialmente grazie al fenomeno Bitcoin. In realtà, si tratta di una tecnologia le cui concrete applicazioni sono potenzialmente innumerevoli e vanno ben al di là del campo delle sole criptovalute. In estrema sintesi, per blockchain si intende una piattaforma a struttura decentralizzata (nel senso che è priva di un’autorità centrale di riferimento) che consente di dare vita ad archivi di informazioni condivisi e inalterabili, che garantiscono a chiunque (nelle blockchain pubbliche) o a determinati soggetti (nelle blockchain private) la possibilità di consultare, ma soprattutto di controllare, in totale trasparenza, le informazioni “caricate” sulla piattaforma. Uno dei campi di applicazione della tecnologia blockchain più promettenti è senz’altro quello della proprietà intellettuale, in particolare per quel che concerne la gestione e la tutela di beni intangibili quali, ad esempio, il know-how aziendale e il design.


Per un’azienda può essere vantaggioso ricorrere a una blockchain per proteggere il proprio know-how sotto forma di segreti commerciali senza depositare un brevetto

Una quasialternativa ai brevetti Le imprese italiane – e quelle del settore della meccanica non fanno eccezione – presentano una propensione piuttosto modesta a tutelare le proprie innovazioni mediante il deposito di brevetti o la registrazione di modelli rispetto, ad esempio, alle imprese tedesche o francesi loro principali concorrenti, e ciò essenzialmente per ragioni collegate ai costi che le Pmi – che rappresentano la stragrande maggioranza delle imprese italiane – non sono disposte a sostenere per depositare un brevetto o registrare un modello. Pertanto, come abbiamo già scritto in precedenti occasioni (si veda, ad esempio, L’Industria Meccanica 715, “Tutelare il know how in azienda, l’Europa in aiuto delle Pmi”), ad oggi la maggior parte delle aziende italiane è depositaria di know how aziendale e di design che difficilmente può essere tutelato in caso di sottrazione o contraffazione, essenzialmente in

ragione del fatto che le aziende si trovano in difficoltà quando devono fornire prove certe circa la titolarità e la datazione delle loro innovazioni non coperte da un brevetto o da una registrazione per modello o design. La blockchain viene in soccorso di queste imprese poiché, se adeguatamente implementata, consente di precostituire una prova certa sotto il triplice profilo della data, del contenuto e della titolarità. Per un’azienda, infatti, può risultare assai vantaggioso ricorrere a una blockchain tutte quelle volte in cui, ad esempio, non intendendo depositare un brevetto, ciò nondimeno vuole proteggere il proprio knowhow sotto forma di segreti commerciali. Ciò è possibile caricando in una blockchain privata, accessibile quindi soltanto a determinati soggetti accuratamente selezionati e dotati delle relative credenziali, tutte le informazioni del caso affinché alle stesse venga attribuita una data certa grazie al marcatore temporale (c.d. “Timestamp”) di cui fa uso la blockchain. Le informazioni così “certificate” dalla blockchain possono essere efficacemente usate dall’azienda in caso di controversie come prova della titolarità del proprio know-how e della datazione dello stesso. Oppure, quell’azienda che dovesse aver sviluppato un particolare design per un proprio prodotto ma non intendesse, tuttavia, sostenere i costi di una registrazione, potrebbe caricare su di una blockchain il proprio design il quale, da quel momento in poi, sarà univocamente riconducibile a tale azienda a partire dalla data certa conferita dal marcatore temporale della blockchain. Anche in questo caso, l’azienda si precostituirebbe a costi ridottissimi una prova certa da spendere in caso di necessità di tutela del proprio design, visto che l’ordi-

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namento riconosce la proteggibilità di un design anche se non è stato registrato (sebbene limitatamente ad un periodo di soli tre anni).

Nessun intermediario grazie alla blockchain Come si può intuire dai due esempi sopra illustrati, uno degli aspetti innovativi presentato dalla blockchain, che si aggiunge a quello della certezza delle informazioni, risiede nel fatto che viene eliminato ogni intermediario poiché la patente di certezza del contenuto, della titolarità e della datazione, del know-how o del design in questione, non viene conferita da un’autorità centrale, come può essere lo Stato che concede il brevetto o la registrazione di un design, bensì dalla natura stessa della blockchain, la quale, proprio perché costituita da una catena di blocchi immodificabile, garantisce per definizione l’immutabilità dell’informazione caricata. Questa struttura decentralizzata, che prende il nome di “distributed ledger technology (Dlt)”, permette l’eliminazione dell’intermediario traducendosi così in un risparmio di costi, poiché non va remunerato alcun soggetto deputato a fornire la garanzia della certezza delle informazioni. Con ciò non si vuole di certo sostenere che la blockchain possa sostituire la brevettazione di una invenzione o la registrazione di un design, pratiche che certamente sono vantaggiose ad esempio in termini di durata della tutela. Tuttavia, preso atto del fatto che molte aziende, come detto, non ricorrono a questi strumenti di protezione, laddove l’ordinamento prevede una tutela anche in assenza


di brevettazione o registrazione, la blockchain si propone, come visto, sicuramente come un alleato formidabile per precostituirsi le prove del caso.

Uno strumento anticontraffazione a costi sostenibili Accanto all’applicazione che abbiamo appena visto, la blockchain offre un’altra opportunità alle aziende italiane, quella di certificare il made in Italy della propria produzione. Anche in questo caso, ciò che valorizza la blockchain è la sua natura di archivio immodificabile, nel quale tutti i soggetti che partecipano alla produzione di un bene possono caricare le informazioni (ad es. data e luogo) relative alla fase della lavorazione che li riguarda ovvero al componente che forniscono. Si pensi, ad esempio, a quell’azienda manifatturiera che sul mercato utilizza come strumento di competizione il made in Italy dei propri prodotti, la quale viene insidiata da concorrenti che spacciano il loro prodotto come realizzato in Italia quando invece soltanto una parte – e a volte nemmeno quella – della lavorazione viene eseguita nel nostro paese. Ebbene, la nostra azienda in questione potrebbe organizzare la propria filiera produttiva in modo che ogni fase della lavorazione e ogni componente del suo prodotto venga tracciato prevedendo che i suoi fornitori conferiscano le relative informazioni su di una blockchain, in modo tale che il prodotto finito, cui verrebbe infine attribuito un codice di riconoscimento, ad esempio un codice a barre o un “Qr Code”, potrà essere oggetto di verifica, quanto alla veridicità del made in Italy, direttamente

da parte dell’acquirente finale. Questa azienda potrebbe così offrire il prodotto non soltanto affermando che si tratta di un prodotto made in Italy – ciò che potrebbe fare qualsiasi suo concorrente – ma anche fornendo la prova di ciò, poiché il cliente finale, semplicemente attraverso un lettore ottico, come un comune smartphone, potrebbe, inquadrando il codice a barre, accedere alle informazioni caricate sulla blockchain relative alla storia del prodotto, ben sapendo che si tratterebbe di informazioni sicuramente veritiere perché non modificabili. Va detto che l’idea della tracciabilità del prodotto non è di certo nuova; tuttavia, la sua implementazione attraverso una blockchain che dialoga con un sistema di codici a barre o Qr Code, la rende di sicuro interesse per le aziende che in questo modo possono disporre di un sistema infallibile per certificare sul mercato l’italianità dei loro prodotti. Non è difficile immaginare come tutto ciò potrebbe tornare utile, ad esempio, nelle gare in cui venga richiesta la garanzia di origine del prodotto, che potrà così

L’uso combinato di blockchain ed etichette di identificazione costituisce un potente strumento di lotta alla contraffazione, per esempio certificando il made in Italy della propria produzione. l’industria meccanica 716 | 56

essere facilmente provata ricorrendo a una blockchain. L’uso combinato di blockchain ed etichette di identificazione, costituisce un potente strumento di lotta alla contraffazione. E tutto ciò, ancora una volta, con un risparmio di costi, poiché anche in questo caso la necessità di ricorrere a un intermediario – ad esempio un ente certificatore – verrebbe eliminata. Ma la blockchain può offrire molto altro alle aziende in tema di tutela della loro proprietà intellettuale.

Contratti smart per ridurre possibili contenziosi Un’altra applicazione che è in corso di sperimentazione è l’abbinamento della blockchain ai cosiddetti “smart contracts”, vale a dire quei contratti che “si eseguono da soli” come un algoritmo di transazione informatizzato che esegue i termini del contratto. Uno Smart Contract, infatti, è basato su un codice che “legge” sia le clausole che sono state concordate sia la condizioni operative alle quali devono verificarsi le condizioni concordate e si autoesegue automaticamente nel momento in cui i dati riferiti alle situazioni reali corrispondono ai dati riferiti alle condizioni e alle clausole concordate. È dunque possibile caricare su di una blockchain dei contratti, come ad esempio quelli di licenza di un brevetto oppure di un marchio, i quali si autoeseguono, quanto alle clausole che riguardano il calcolo delle royalty dovute al licenziante, nel momento in cui vengono inseriti nella blockchain anche i dati delle vendite dei prodotti licenziati. Anche in questo caso non si tratta di una vera e propria novità, ma il


fatto che uno smart contract venga eseguito in un ambiente blockchain garantisce alle parti – il licenziatario e il licenziante – un grado di certezza elevatissimo in termini di corretta esecuzione delle disposizioni contrattuali, che può contribuire a ridurre (ahimè per gli avvocati!) significativamente il contenzioso contrattuale, con conseguenti ricadute positive in tema di contenimento dei costi.

Alcune criticità a cui fare attenzione Ovviamente, la blockchain è una tecnologia che non presenta soltanto

aspetti positivi. Si pensi, ad esempio, al fatto che l’immutabilità dei dati conferiti in una blockchain potrebbe, in teoria, rappresentare, oltre che un enorme vantaggio, anche un limite con cui dover fare i conti, poiché può pur sempre verificarsi un errore all’atto dell’inserimento dei dati a cui dover in seguito rimediare. La tecnologia deve dunque prevedere un modo per correggere l’errore senza che ciò debba comportare una rinuncia alla caratteristica della inalterabilità delle informazioni. A ciò si aggiunga anche il fatto che la blockchian potrà esprimere al meglio le proprie potenzialità soltanto quando gli ordinamenti giuridici (al-

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cuni vi stanno già provvedendo) riconosceranno a tale tecnologia quel livello di affidabilità che le è proprio. Ciò che pare certo, tuttavia, è il fatto che si tratti di una tecnologia dalle elevate potenzialità per le aziende. Non è dunque un caso che numerose siano le iniziative sorte al riguardo. Vale dunque veramente la pena cominciare a prendere confidenza fin da ora con questo strumento che promette di migliorare significativamente e vantaggiosamente la produttività e la competitività delle imprese, in questo caso con costi che sembrano essere per davvero alla portata anche di quelle piccole e medie e non solo di quelle di grandi dimensioni.


AUTOMAZIONE&PRODUZIONE

La blockchain come strumento strategico per la competitività delle imprese italiane In un mondo di transazioni sempre più complesse, con filiere produttive globali, interconnesse e digitali, anche la certificazione deve ridisegnare il proprio modello utilizzando lo strumento della blockchain di Gianpaolo Sara, managing partner Euranet e Paolo Gianoglio, direttore relazioni esterne Icim

Alla fine del 2014 il ministero tedesco della educazione e ricerca ha assegnato a 12 istituti del Fraunhofer, il compito di sviluppare un nuovo progetto chiamato "Industrial data space", a integrazione e completamento del progetto Industry 4.0. L’Industrial data space è uno spazio virtuale nel quale le imprese scambiano dati in modo sicuro e controllato. È articolato in cinque livelli: system, information, process, functional, business. Questa struttura consente di stabilire degli standard per tre perspective: security, governance, certification. Il modello Industrial Data Space può essere utilizzato come framework di riferimento per l’implementazione di una blockchain. Perché c'è bisogno di una blockchain? Le tecnologie della blockchain rap-

presentano uno strumento strategico che consente alle imprese di scambiare e combinare i propri dati in modo sicuro, veloce e certo. Questo è un requisito fondamentale per l'innovazione come base per lo sviluppo di nuovi modelli di business. L’utilizzo della blockchain fornisce un vantaggio competitivo, migliora la trasparenza della supply chain, aumenta l’efficienza e riduce gli sprechi, permette di conoscere meglio i propri clienti e fornitori e, infine, migliora l’immagine dell’azienda. Implementare una blockchain La tecnologia blockchain, permette di governare le regole all’interno della filiera produttiva tramite i cosiddetti smart contract; inoltre, consente lo scambio di dati utilizzando linguaggi standard, salvaguardando

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la proprietà e la sicurezza dei dati. In altre parole ogni soggetto della blockchain può decidere quali dati rendere disponibili e a quali interlocutori e collabora a un ecosistema di dati dai quali trae una propria utilità in logica win-win. Blockchain e certificazione: smart technology per garantire qualità, tracciabilità e filiere Il ruolo tradizionale della certificazione è quello di fornire garanzie all'acquirente di un bene o di un servizio sulla conformità di quanto acquista. In un mondo di transazioni sempre più complesse, con filiere produttive globali, interconnesse e digitali, anche la certificazione deve ridisegnare il proprio modello utilizzando lo strumento della blockchain. L'obiettivo è fornire alle imprese una tecnologia smart per garantire in modo sicuro e veloce la conformità dei materiali e dei componenti utilizzati in tutti i passaggi della filiera produttiva, permettendo l’attivazione di smart contract condizionati alla verifica automatica della conformità, che a loro volta sono condizioni abilitanti per la conformità del successivo livello della filiera. Icim, ente di certificazione a maggioranza Anima Confindustria, ha dunque sviluppato una partnership con Euranet, società leader nella consulenza in ambito di compliance management, per identificare proposte operative indirizzate alle diverse filiere produttive. L’integrazione di big data (per esempio elaborazioni dai dati di prestazione dei prodotti), certificazione e blockchain permetterà in un futuro molto prossimo di cambiare sensibilmente i modelli di business, con sensibili vantaggi competitivi per le imprese che sapranno correttamente interpretare questa rivoluzione digitale.


Tecnologie per un mondo che cambia


selezione delle Tecnologia, Una soluzioni più interessanti novità per il manufacturing. da tenere d’occhio In collaborazione con la redazione di Tecn’è. Approfondimenti su www.industriameccanica.it

RUBRICA

AUTOMAZIONE Un Pc compatto Nonostante le dimensioni ridotte, l’Automation Pc 2200 di B&R è un sistema Pc completo. Fruibile con processori dual o quad-core, questo Pc industriale compatto offre una potenza d’elaborazione completamente scalabile. Grazie all’Hypervisor B&R, il sistema operativo realtime Automation Runtime può essere eseguito in contemporanea a Windows 10 IoT Enterprise o a Linux. L’Automation PC 2200 è inoltre perfetto come gateway IoT, come Edge controller o Edge device. www.br-automation.com

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In alto AUTOMAZIONE Monitorata la temperatura Grazie alla serie di sensori Pyro Usb, con uscita da 4-20 mA, programmabili tramite cavo Usb via software gratuito, disponibili con diversi parametri impostabili, dimensioni compatte e performance elevate, Masautomazione assicura il monitoraggio della temperatura di rulli, calandre o parti metalliche molto riflettenti che, fino a oggi, richiedevano sensori ingombranti e costosi. Sono così possibili applicazioni su macchine per lavorare carta, tessuti, plastica, cartone, stampi. www.masautomazione.it

A sinistra ELETTROIDRAULICA ED ELETTROMECCANICA Mix di tecnologie L’Epu, Unità Motore-Pompa Elettroidrostatica di Moog è un sistema ibrido che unisce i vantaggi della tecnologia elettroidraulica ed elettromeccanica coniugando i ridotti consumi di un sistema elettrico con l’alta affidabilità di quelli idraulici e la facilità d’accumulo d’energia per il movimento failsafe. È disponibile come prodotto singolo o soluzione integrata – sistema di attuazione elettroidrostatica – che combina l’unità motore-pompa con qualsiasi componente aggiuntivo di cui necessiti il cliente. www.moog.com

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In alto AMBIENTE Schede rigenerate E-Repair ha messo a punto un processo aziendale di rigenerazione, certificata da appositi standard di qualità, che le permettono di recuperare schede elettroniche industriali obsolete, fuori produzione o difficilmente reperibili sul mercato. L’azienda propone inoltre un nuovo processo di manutenzione preventiva, elaborando soluzioni personalizzate e altri servizi a valore aggiunto, quali il lavaggio tecnologico e il backup dei dati, che permettono di ridurre le possibilità di guasti sulle linee. www.e-repair.it

A destra AUTOMAZIONE Il senso della misura Tra le proposte di wenglor sensoric, la famiglia di dispositivi weCat, composta da 81 modelli, rappresenta per ora la più estesa gamma di sensori per rilevamento in tempo reale di profili 2D e 3D. Utilizzando tecnologia laser, i modelli weCat possono essere impiegati per misurazione di oggetti a 360°, controllo della posizione, ad esempio in applicazioni a bordo macchina, ispezione superficiale ad alta precisione e in svariate altre applicazioni di controllo qualità e rilevamento profili. www.wenglor.com

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ROBOTICA Sottile e sinuoso Fedele al motto “Alla ricerca del buon design e dell’innovazione”, una giuria composta da circa 40 membri ha assegnato il noto marchio di qualità “Red Dot Design Award” al robot Motoman GP8 proposto da Yaskawa. Introdotto come il robot industriale più veloce della sua classe, è caratterizzato da elevata resistenza alla polvere e ai liquidi, comprovata dal grado di protezione IP67: può dunque essere utilizzato senza ulteriori modifiche per manipolazione e altre attività d’automazione anche in ambienti difficili. Dotato di 6 assi, Motoman GP8 è stato sviluppato per applicazioni d’assemblaggio, asservimento, imballaggio e movimentazione particolarmente veloci. Il design sottile e sinuoso gli consente di muoversi in profondità nello spazio di lavoro, mentre le sue superfici lisce ne facilitano la pulizia. www.yaskawa.it

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In alto METROLOGIA Calibrazione multiasse Il sistema di calibrazione multiasse Xm-60 di Renishaw è in grado di misurare sei gradi di libertà con un’unica impostazione e qualsiasi orientamento degli assi lineari, assicurando vantaggi in termini di semplicità e rapidità rispetto alle convenzionali tecniche di misurazione laser. Sviluppato per l’impiego su macchine utensili è il perfetto complemento dei dispositivi di calibrazione laser Xl-80 e Xr20-W per assi rotanti, o del ballbar wireless Qc20-W. www.renishaw.it

A destra AUTOMAZIONE Codici identificativi Innovativo e già disponibile per il mercato italiano, il lettore di codici a barre fisso DataMan 470 è il più veloce e potente mai prodotto da Cognex. Sviluppato per linee manifatturiere e logistiche ad alta velocità e produttività, DataMan 470 applica la nuova tecnologia di imaging HDR+, High Dynamic Range Plus che permette di gestire applicazioni complesse quali la tracciabilità di componenti d’automobili, l’identificazione di pneumatici o la gestione di bagagli all’aeroporto. www.cognex.com

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AUTOMAZIONE Fotocellule intelligenti Le due famiglie di fotocellule W16 e W26 di Sick sono equipaggiate di serie con numerose funzioni intelligenti. Il sistema di allineamento guidato sensore/riflettore o emettitore/ ricevitore, a Led blu, di cui sono dotate, le rende uniche sul mercato nella capacità di fornire l’indicazione dell’effettiva regolazione del sensore. I modelli sono equipaggiati con un particolare tasto TeachTurn che unisce, in un unico comando, l’immediatezza della regolazione automatica, tramite pulsante, con la possibilità di effettuare un fine tuning manuale attraverso il potenziometro. Così come ogni smart sensor che si rispetti, anche i modelli di queste serie sono connessi in rete tramite interfaccia IO-Link per una continua trasmissioni dei dati di rilevamento e servizio, oltre che delle informazioni di controllo del processo ai Plc. www.sick.it

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In alto ROBOTICA Il collega di lavoro ideale Alla sua seconda uscita pubblica, Kmr iiwa ha messo in campo a Sps Ipc Drives Italia la propria maneggevolezza, sicurezza e flessibilità, grazie alla capacità di muoversi autonomamente nello spazio. Costituito da una piattaforma mobile, equipaggiata con ruote Mecanum, con a bordo il robot collaborativo ultraleggero più sensibile sul mercato, il collaborativo di Kuka è il “collega di lavoro” ideale e uno strumento indispensabile per rafforzare in azienda il paradigma di Industria 4.0. www.kuka.com A destra AUTOMAZIONE Pannelli Cloud I pannelli operatore Cloud e Smart di Vipa si abbinano perfettamente ai Plc delle famiglie Slio e Micro. I primi, in particolare, garantiscono elevate prestazioni e sono ottimizzati per applicazioni web, hanno un elevato rapporto qualità/prezzo, non richiedono nessuna licenza per editor o runtime e si programmano con qualsiasi versione di Speed7 Studio, tramite WebVisu, supportano le più recenti tecnologie web, inclusi Html5 e grafica Svg, e dispongono del sistema operativo Linux. www.vipaitalia.it

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ATTREZZATURE Pressacavi igienici Tra i prodotti Lapp per il food & beverage spiccano i pressacavi Skyntop Hygienic, realizzati in acciaio inox Aisi 316L V4A e con guarnizione in Fkm, concepiti per essere utilizzati nei processi di produzione alimentare, anche a contatto diretto con il cibo. Nell’ampia gamma di soluzioni offerta vanno citati anche i cavi di controllo e comando Olflex Robust e quelli di rete Etherline Robust, ideali per applicazioni Profinet. Spiccano anche i cavi per trasmissione dati Unitronic Robust, che offrono massima affidabilità di cablaggio e collegamento, per impieghi Profibus in ambienti industriali gravosi e in condizioni ambientali critiche. Infine, per altre necessità sono previste guaine a tenuta stagna, per una maggiore protezione da liquidi, umidità e agenti aggressivi, come la Sylvin Fg Nm, certificata Ecolab. www.lappitalia.com

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In alto ROBOTICA Piccolo ma veloce Uno dei protagonisti di Sps Ipc Drives Italia è stato Racer3, uno dei recenti robot di piccola taglia realizzati da Comau, ma il più veloce della propria categoria. Tra le soluzioni per lo smart manufacturing sviluppate per rispondere alle nuove opportunità operative dell’Industria 4.0, Racer3 è stato impegnato in diverse applicazioni per mostrare al pubblico le possibilità di automazione industriale più innovative nate dall’impegno di Comau in collaborazione con i propri partner. www.comau.com A destra AUTOMAZIONE Trasduttori robotici In ambito robotica, Heidenhain Italiana presenta il trasduttore rotativo induttivo assoluto Eci 4000, anche in versione per alberi cavi, di diametro 180 mm. Robusto e flessibile nel montaggio grazie alla struttura modulare e alle ampie tolleranze, risponde ai requisiti per utilizzi safety-oriented fino a Sil 2, categoria 3 Pl d. Oltre alla funzione di motor feedback, viene montato come encoder secondario su qualsiasi asse del robot, a valle del riduttore, consentendo compiti di estrema precisione.. www.heidenhain.it

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ATTREZZATURE Luce naturale e zero manutenzione Le lampade Modlight Illumix proposte da Murrelektronik illuminano macchinari e impianti con luce di qualità naturale, grazie a Led a lunga durata che non necessitano di manutenzione. La linea è disponibile in tre varianti: Slim, con forma compatta per impiego su macchine e impianti; Classic, per ambienti industriali difficili dove si opera con refrigeranti e lubrificanti o in presenza di trucioli e scintille di saldatura; Xtreme Line, con grado di protezione IP69K per impiego in zone di lavoro a costante contatto con refrigeranti e lubrificanti, funzionante in modo affidabile persino con temperature fino a 55 °C. La tecnologia Led assicura economicità rispetto ai tubi alogeni perché, con un’efficienza luminosa di 105 lm/W e un assorbimento di potenza inferiore, eroga lo stesso numero di lumen. www.murrelektronik.it

69 | luglio agosto 2018


I benefici della meccatronica a portata di PMI

RUBRICA: SPS Italia Hub

Il 26 settembre al Cnh Industrial Village di Torino la prossima edizione del Forum Meccatronica, fornitori di tecnologia, Oem ed end user si confrontano su progettazione, produzione e prestazioni dei sistemi

L

di Franco Canna

e piccole e medie imprese italiane stanno dimostrando di avere piena consapevolezza del ruolo che le tecnologie meccatroniche possono avere per aiutarle a migliorare le proprie performance sul mercato. E oltre ad aver maturato una buona conoscenza delle tecnologie abilitanti, stanno anche dimostrando di saper pensare e implementare nuovi prodotti e servizi. È questa la summa che il professor Giambattista Gruosso trae dall'analisi complessiva delle tre edizioni del lavoro di mappatura delle competenze meccatroniche, un lavoro che ha passato in rassegna negli scorsi anni le aziende del Veneto, dell'Emilia Romagna e delle Marche e che quest'anno si sposterà al Nord Ovest per osservare le imprese piemontesi. L'edizione 2018 dell'osservatorio sarà presentato in anteprima il prossimo 26 settembre a Torino, in occasione del Forum Meccatronica organizzato da Anie Automazione in collaborazione con Messe Frankfurt Italia. «L’indagine si è sempre rivolta agli utilizzatori di tecnologia, guardando a come la meccatronica si sta trasformando nel modo di essere percepita e impiegata. I territori sono molto diversi e non permettono una omogeneizzazione dei dati e dei risultati ottenuti, ma ci sono sicuramente dei fattori accomunanti. Il primo riguarda l’incremento delle spese di ricerca e sviluppo per la meccatronica, che negli anni sono aumentate in modo significativo (guardando alla finestra 2007-2017). Segno questo che le aziende hanno lavorato per sviluppare nuovi prodotti e introdurre nuove tecnologie per rimanere competitivi e appetibili sul

l’industria meccanica 716 | 70


mercato. Questo ha fatto sì che anche i fatturati e la redditività è aumentata negli ultimi anni». Il secondo fattore accomunante è che «le richieste degli utilizzatori sono molto più avanti rispetto all’offerta dei fornitori di soluzioni e componenti meccatronici. Non solo componentistica, ma molta più integrazione con intelligenza artificiale, analisi dei dati e sistemi di controllo distribuiti, e anche software di modellazione e virtual commissioning. Fino ad arrivare a una tendenza che abbiamo rilevato negli ultimi due anni: l’aumento delle società di servizi e startup nel mondo della meccatronica con soluzioni innovative volte a servizi di progettazione e di implementazione». Dall’analisi del territorio piemontese, che come dicevamo sarà oggetto dell'analisi di quest'anno, «ci aspettiamo di trovare un territorio ricco di distretti industriali differenti, dove la meccatronica trova sbocco, ma anche un territorio ricco di imprese del settore meccatronico come integratori o come fornitori di soluzioni. Nello stesso tempo ci aspettiamo un feedback sugli effetti del piano nazionale Industria 4.0», conclude Gruosso.

Progettazione, produzione e prestazioni La quinta edizione del Forum Meccatronica, dal titolo “L’esperienza manifatturiera italiana nel passaggio al 4.0: tecnologie e competenze”, si svolgerà il 26 settembre presso il Cnh Industrial Village di Torino. L’evento si propone come un momento di confronto tra gli attori della filiera dell’automazione industriale: i fornitori di soluzioni e prodotti incontrano i costruttori di macchine, gli integratori di sistemi e gli utilizzatori finali per discutere delle più innovative soluzioni tecnologiche presenti sul mercato. «Sul palco si alterneranno fornitori di tecnologie, ma anche Oem ed end user che vorranno condividere la propria esperienza", spiega Sabina Cristini, presidente del gruppo Meccatronica di Anie Automazione. Le sessioni convegnistiche seguiranno, come ormai da tradizione, tre filoni paralleli dedicati rispettivamente a progettazione, produzione e prestazioni dei sistemi meccatronici.

I vantaggi della digitalizzazione Per quanto riguarda la progettazione di macchine e di linee «saranno messi in risalto i vantaggi offerti dall'adozione di tecnologie digitali come la virtualizzazione, il prototipo digitale, il gemello virtuale», sottolinea Cristini. «Si tratta di tecnologie che consentono di gestire la progettazione in modo sinergico da più referenti e su più livelli, che vengono portati avanti contemporaneamente e di adattare e ottimizzare il progetto secondo un approccio concorrente e multidisciplinare». Un secondo vantaggio

consiste nell'avere «risultati più certi in fase realizzativa: progettando un prototipo virtuale la prima macchina reale prodotta non risulterà più un costoso primo modello, ma una macchina reale nella quale sono già state testate e simulate le performance, verificate le cinematiche e generati in parallelo anche i relativi supporti documentali, manuali e istruzioni per gli operatori. In questo modo si accorcia significativamente il time-to-market». I vantaggi dell'adozione di queste tecnologie digitali non si limitano però alla sola fase progettuale. «Una volta che la macchina è in funzione – aggiunge Cristini – è possibile effettuare ulteriori verifiche in campo o modifiche al progetto, acquisendo i dati provenienti dal campo, dalla produzione reale, per ottimizzare il modello digitale, evitando così anche eccessivi e costosi successivi sovradimensionamenti. Inoltre è possibile utilizzare il gemello digitale della macchina anche per il training degli operatori e come supporto alle vendite».

Modularità al servizio della customizzazione La sessione sulla produzione metterà in risalto gli aspetti che consentono di ottenere sistemi che siano allo stesso tempo flessibili e performanti. «In luogo delle tradizionali linee di produzione ben ottimizzate ma più rigide per produzioni di grandi lotti omogenei, vedremo affermarsi sempre di più strutture produttive modulari, basate sul concetto di isole e stazioni di produzione connesse da sistemi di asservimento intelligente», spiega Cristini. «In queste isole il prodotto, che risulta sempre più customizzato, viene creato e possiamo anche dire che si “autocrea”, parlando con le macchine per dettar loro le caratteristiche e gli step della propria customizzazione. Il tutto senza rinunce né alla qualità né alle performance». Un risultato che, dal punto di vista tecnologico, era già possibile, ma che «oggi può essere raggiunto in maniera economicamente conveniente».

Dalla robotica all'intelligenza artificiale Si parlerà poi delle tecnologie di comunicazione che consentono di integrare e interconnettere le linee, ma anche di intelligenza artificiale e di robotica (anche collaborativa e mobile), con particolare riferimento alle tematiche di sicurezza dell'operatore. Nella sessione dedicata alle prestazioni sarà al centro delle presentazioni anche il tema della cyber security, del cloud e della gestione dei dati, dalla loro raccolta tramite sensoristica sempre più smart, compresi i sistemi di visione, al condition monitoring. «Metteremo in risalto – conclude Cristini – anche il crescente ruolo dei servizi connessi alla manifattura».

71 | luglio agosto 2018


EXPO & ME CATI l’industria meccanica 716 | 72


ORT ERI 73 | luglio agosto 2018


Un mercato perplesso dalla Brexit Rallentano per la prima volta gli scambi commerciali con il Regno Unito. Nel 2017 l’export della meccanica italiana registra un calo (-2,6%) che, anche se lieve, è indice di un cambiamento. Il valore export era in costante crescita dal 2011. La Brexit con la conseguente necessità di rinegoziare tutti i trattati inizia a destabilizzare il mercato.

EXPORT&MERCATI

Usa prima destinazione per la meccanica

Europa, Usa, Cina: l’export della meccanica cresce

L’export verso gli Stati Uniti non si smentisce (+6,7%). Gli Usa sono il primo mercato di destinazione della meccanica italiana con una crescita costante dal 2011. Sono in calo le grandi commesse legate al settore petrolchimico a causa di un ridimensionamento del mercato. Lo scenario cambia completamente per le tecnologie dirette allo sviluppo industriale manifatturiero.

Il drago cinese sta correndo L’export verso la Cina guadagna nuove quote: se nel 2012 era di 680 milioni di euro, il 2017 si è chiuso con un valore delle esportazioni pari a 980 milioni di euro. Il drago cinese sta correndo (+19,4% nel 2017). È la sesta destinazione per l’export delle aziende della meccanica. Numeri importanti per le innovazioni italiane, soprattutto per quelle legate alla riduzione delle emissioni di Co2.

Russia in risalita La Russia ha domandato in modo crescente le tecnologie italiane dal 2011 fino al 2014, anno in cui l’export italiano verso questo mercato segna un valore pari a 1,1 miliardi di euro. Nel 2015 la cifra scende a 858 milioni di euro con un nuovo tonfo nel 2016 (717 milioni di euro). Nel 2017 si risale a 895 milioni di euro con un +24,8%. È il settimo mercato di destinazione per la meccanica Anima.

Si riprende anche l’Arabia Saudita

I dati dell’export della meccanica italiana di consuntivo 2017 sono stati elaborati dall’Ufficio Studi Anima. Molte le sorprese.

L’Arabia Saudita ha subito una battuta d’arresto nel 2015. Le esportazioni italiane sono calate nel 2016 fino a riprendersi bene nel 2017 (+19,6%). Registrano una grande crescita le valvole (+21,3%) così come la caldareria, le pompe e le turbine a gas. È l’ottava meta dell’export della meccanica. Il petrolio sale e, come era immaginabile, l’economia saudita è la prima a beneficiarne.

Balzo dell’export in Polonia Anche l’export verso la Polonia fa una balzo in avanti nel 2017 (+23,7%) fino a toccare i 715 milioni di euro. Ancora bene pompe e macchinari per il sollevamento così come gli impianti termici. Male le valvole che registrano un calo a doppia cifra (-21%). Il Paese occupa la decima posizione export della meccanica italiana Anima.

l’industria meccanica 716 | 74


75 | luglio agosto 2018


export e import per p i primi 10 paesi Export export per la meccanica italiana

i primi 10

(valori in milioni di euro)

(valori in milio

2.676,7 1.

stati uniti

2.857,2 2.520,9

2.

Germania

Francia

2.444,4 1.289,1

4.

Regno Unito

Spagna

Cina

Fed. Russa

Arabia Saudita

Turchia

10.

Polonia

2.

3.

4.

5.

6.

7.

8.

-4,1%

9.

749,5 595,9

6,3%

1.

19,6%

836,5 781,3

9.

24,8%

895,1 699,6

8.

19,6%

1.009,5 717,3

7.

7,5%

1.081,9 845,3

6.

-2,6%

1.255,3 1.006,9

5.

5,4%

2.656,8 2.299,5

3.

6,7%

23,7%

737,2

l’industria meccanica 716 | 76

10.


t e import per paese i primi primi 10 10 paesi import IMport (valori in milioni di euro)

6,7%

5,4%

%

2016

2.485,7 1.

Germania

Cina

Stati Uniti

Francia

Regno Unito

Austria

Polonia

Paesi Bassi

Belgio

Rep. Ceca

-6,5%

322,8 325,9

10.

-13,6%

333,4 345,2

9.

13,9%

346,9 386,1

8.

17,5%

479,0 304,5

7.

4,3%

482,0 407,5

6.

-5,5%

1.001,0 462,3

5.

9,4%

1.119,8 1.059,3

4.

-2,8%

1.529,0 1.023,5

3.

3,9%

2.581,9 1.573,7

2.

2017

-1,8%

320,1 Fonte: Elaborazione cio studi Anima Fonte: Elaborazione Ufficio studiUfďŹ Anima 77 | luglio agosto 2018


10% paesi europei non ue (2017: 2.987,84 •

9%)

44% UE 28 (2017: 12.680,96 •

22% asia

7%)

(2017: 6.472,06 •

6%)

11%

TOTALE EXPORT

america settentrionale (2017: 3.178,76 • 5%)

28.832

mln € (2016: 27.582 •

4,5%)

4% centro e sud america (2017: 1.292,26 • 1%)

6% africa

2% oceania e altri territori (2017: 449,54 •

(2017: 1.770,46 •

-3%) l’industria meccanica 716 | 78

-17%)


5% paesi europei

21% asia

non ue (2017: 534,40 20%) •

TOTALE import

11.569

mln € (2017: 11.569 •

(2017: 2.403,35 • -2%)

11% america

3%)

settentrionale (2017: 1.276,14 13%) •

63% UE 28 (2017: 7.245,46 •

1% ALTRi

2%) (2017: 109,9 •

11%)

Fonte: Elaborazione Ufficio studi Anima 79 | luglio agosto 2018


EXPORT&MERCATI

L’incognita Iran per le imprese europee Dal 6 agosto e poi dal 5 novembre saranno chiuse le operazioni in essere con l’Iran e reintrodotte le sanzioni sospese nel 2015 di Natalia Franchi

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L

o scorso 8 maggio il presidente Usa Donald Trump ha avviato le procedure necessarie a reintrodurre le sanzioni verso l’Iran, che gli Stati Uniti avevano precedentemente sospeso in applicazione dell’accordo firmato nel 2015 tra Cina, Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti e Unione europea: l’Iran si era impegnato a limitare il proprio programma nucleare in cambio dell’alleggerimento progressivo delle sanzioni internazionali. A quale futuro scenario, allora, i Paesi saranno chiamati a rispondere? Sono due le finestre temporali (winddown period) previste per la chiusura delle operazioni in essere con l’Iran, al termine delle quali saranno reintrodotte determinate sanzioni. Il 5 novembre, termine in cui sarà reintrodotto il secondo gruppo di sanzioni, coincide anche con la reintroduzione di due misure passibili d’interesse per gli operatori a prescindere dal settore e dal tipo di attività. Verrà infatti revocata la General License emessa dal dipartimento del Tesoro Usa il 16 gennaio 2016, che autorizzava le entità straniere di proprietà, o controllate da soggetti Usa, a operare con l’Iran. Il decadere di questa licenza si applicherebbe anche nei confronti di imprese italiane di proprietà, o sotto il controllo maggioritario Usa, nonché di quelle il cui management è americano (ad esempio i possessori di green card). Ancora, si verrà ad ampliare il novero


dei soggetti con i quali non è consentito intrattenere relazioni economiche e commerciali. Infatti, entro il 4 novembre gli Usa ripristineranno le sanzioni nei confronti delle persone fisiche e giuridiche iraniane che erano state rimosse dalla lista Sdn (List of Specially Designated Nationalsand Blocked Persons) nel gennaio 2016, tra cui le principali banche e i maggiori gruppi industriali, compresi quelli facenti capo alla compagine governativa iraniana, attualmente inserite nella Non Sdn. Le operazioni con questi ultimi soggetti diventeranno motivo di sanzioni secondarie solo per le attività realizzate dal 5 novembre in poi, ossia da quando avrà luogo il re-listing di queste entità. Il pericolo per le aziende dell’Unione europea è quello di incorrere in “sanzioni secondarie” qualora intendessero continuare a vendere sia in Iran, sia in Usa. Siamo infatti di fronte a un chiaro contrasto tra l’applicazione del principio di extraterritorialità delle leggi americane e le leggi europee, che non contemplano tali effetti. Secondo tale principio, gli Usa ritengono di poter sanzionare le imprese anche non americane che fanno affari con paesi sotto embargo, se poi hanno anche rapporti con gli Stati Uniti o se usano dollari per le transazioni (che poi è la “moneta” delle transazioni internazionali). Uno scoglio politicoeconomico che si trascina dagli anni ’90, quando, nel 1996 un Regolamento Ue – il 2271/1996, detto anche Regolamento di “blocco” – permise agli Stati Uniti di prendere misure di protezione, vietando alle aziende di pagare per sentenze comminate dagli Usa. Allora si trattava delle sanzioni americane contro Iran, Cuba, Libia, Birmania e Sudan. Uno strumento, quello del regolamento citato, che debitamente esteso – per ricomprendere le attuali sanzioni nel suo campo di applicazione – e denominato Blocking Statute, pare essere la prima delle soluzioni adottabili dalla Ue per scongiurare l’eventualità di sanzioni secondarie per le imprese Ue. Una contromisura debole, a detta di molti, in quanto la sua applicazione è rimasta quasi lettera morta e, secondo la dottrina specializzata, data l’assenza di un precedente non è possibile certificarne l’efficacia. Nei fatti, tale disposto non evita le sanzioni secondarie, ma si limita a delegare gli Stati membri a definire misure per perseguirne gli effetti. Oltre all’attivazione del Blocking Statute le linee di azione europee prevedono in secondo luogo la rimozione degli ostacoli che impediscono alla Bei di sostenere gli investimenti della Ue in Iran. Con una configurazione meno chiara, almeno al momento, quanto dichiarato lo scorso 18 maggio dall’alto rappresentante Ue Federica Mogherini, secondo cui le prossime mosse dovrebbero prevedere: una assistenza finanziaria da compiersi sotto l’egida della Cooperazione allo Sviluppo e/o del partenariato che la Ue può stabilire con i

Paesi terzi; l’incoraggiamento rivolto agli Stati membri a “valutare la possibilità di effettuare trasferimenti bancari una tantum alla Banca centrale dell’Iran”, che attiene verosimilmente ai pagamenti relativi all’import di petrolio. Una situazione, dunque, a dir poco in divenire e dalle numerose incognite, sulla quale Anima Confindustria intenderà fare chiarezza il prossimo 4 ottobre, in occasione di un workshop dedicato in collaborazione con i giuristi di Lawtelier e rappresentanti del ministero dello Sviluppo economico.

Quali sanzioni saranno reintrodotte? Dal termine del 6 agosto, saranno reintrodotte le sanzioni legate all’acquisto, da parte del Governo iraniano, di banconote americane; al commercio con l’Iran di oro e metalli preziosi; vendita diretta o indiretta, fornitura e trasferimento da o verso l’Iran di grafite, metalli grezzi o semi-lavorati (es. acciaio e alluminio), carbone e software per l’integrazione di processi industriali; transazioni significative connesse all’acquisto o alla vendita e mantenimento di fondi o conti significativi al di fuori del territorio dell’Iran denominati in valuta locale (rial); acquisto sulla sottoscrizione o sulla facilitazione dell’emissione del debito sovrano iraniano; settore automotive iraniano. Dopo il 6 agosto, gli Usa revocheranno anche le licenze agli importatori per alcuni prodotti, come tappeti e beni alimentari. Dal termine del 5 novembre, invece, saranno reintrodotte le sanzioni che hanno in oggetto: operatori portuali iraniani e settori della navigazione e della costruzione navale; transazioni petrolifere con operatori nel settore Oil&Gas (Nioc, Nico, Nitc) incluso l’acquisto di petrolio, prodotti petroliferi o petrolchimici dall’Iran; transazioni da parte di istituzioni finanziarie straniere con la Banca centrale iraniana e le istituzioni finanziarie blacklistate; fornitura di servizi di messaggistica finanziaria specializzata alla Banca centrale iraniana e a certe istituzioni finanziarie iraniane; fornitura di servizi di sottoscrizione, assicurazione o riassicurazione; settore energetico iraniano.

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EXPORT&MERCATI

Una “banca dell’Iran” in Germania per aggirare le sanzioni Donald Trump esce dall’accordo con l’Iran. Per l’Italia e l’Europa il conto è salato di Mauro Ippolito, Wings Partners

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n questi ultimi mesi il principale tema sotto osservazione non ha riguardato le politiche delle banche centrali o gli effetti delle votazioni per la scelta dei propri governanti in Europa (Turchia compresa), piuttosto le decisioni della politica protezionistica del presidente degli Usa Donald Trump. Dopo i dazi doganali sull’importazione di alluminio ed acciaio (confermati anche per l’Europa, Canada e Messico), e dopo le sanzioni nei confronti degli oligarchi russi, Trump ha deciso di tirare una riga rossa sull’accordo sul nucleare sull’Iran (Jcpoa) formulato dal suo predecessore Barack Obama e accolto dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti più la Germania), e l'Unione europea. Un dietrofront che preoccupa non solo per le riaccese tensioni geopolitiche nell’area ma anche (e soprattutto) per la reintroduzione di sanzioni sospese nel 2016 nonché dalla possibile introduzione di nuove misure restrittive. Lo scopo della nuova politica dell’amministrazione Usa è quella di isolare l’Iran costringendolo ad accettare condizioni ancora più stringenti soprattutto a livello geopolitico, vista l’importanza dell’Iran nell’area Medio Orientale. Il contraccolpo, tuttavia, si è riflesso sull’economia europea e soprattutto sull’Italia.


Il Bel Paese, infatti, dopo la conclusione delle sanzioni ha ricoperto un ruolo sempre più importante per l’economia iraniana con numerosi accordi per un valore di oltre i 20 miliardi di euro. Accordi che potrebbero sfumare; a partire dal 6 agosto 2018, infatti, torneranno ad essere in vigore alcune sanzioni tra le quali quelle relative all’acquisto di dollari da parte del governo iraniano nonché il commercio di metalli preziosi, metalli grezzi e semilavorati come l’alluminio o l’acciaio. Dal 4 novembre 2018, invece, ad essere colpito e l’export di petrolio. Tornando all’Italia, però, il paese è stato lo scorso anno il primo partner commerciale dell’Iran con un interscambio per circa 5 miliardi di euro, seguito da Francia e Germania. Proprio il fatto che le prime tre economie europee hanno ingenti interessi in Iran, ha portato l’Unione europea a continuare a lavorare al fine di trovare una soluzione. In particolare, la Commissione europea ha avviato il processo di attivazione del Regolamento di Blocco del 1996 funzionando da ombrello per le sanzioni secondarie statunitensi oltre ad attivare la Banca Europea per gli Investimenti al fine di fornire garanzie per le attività finanziare con il paese islamico. Non è detto, tuttavia che queste protezioni servano ad evitare le sanzioni e soprattutto non è detto che l’Europa (e l’Italia) non risentano delle nuove tensioni nell’area. Il rischio che molti accordi possano venire meno è molto alto, per questo si guarda a soluzioni alternative che pos-

Servirà un accordo politico in Europa. Per il momento, le società che hanno siglato memorandum di intesa sperano nelle protezioni della Commissione europea sano aggirare le sanzioni. Tra queste la più interessante è l’idea di creare in Germania una “banca dell’Iran”. Questa non avendo interessi in Usa (le banche europee che dovessero avere relazioni con l’Iran rischiano di essere bandite dall’operare in Usa) non sarebbe soggetta alle sanzioni del Tesoro Usa e potrebbe quindi essere da volano per gli investimenti in Iran. Naturalmente potrebbe essere utilizzata anche per convogliare l’export di petrolio iraniano verso l’Europa sottraendolo dalla morsa della Cina e della Russia. Tuttavia, servirebbe un accordo politico in Europa affinché ciò possa essere realizzato. Per il momento, le società che hanno siglato memorandum di intesa (in Italia il valore di questi accordi è pari a 20 miliardi) sperano che le protezioni messe in atto dalla Commissione Europea possano effettivamente proteggere gli investimenti e i rapporti commerciali. Diversamente il conto che l’Italia, e l’Europa, si troverà a pagare sarà molto salato consentendo agli Usa di stringere la propria morsa sempre di più anche in Europa.

83 | luglio agosto 2018


EXPORT&MERCATI

Una dogana senza carta La trasformazione digitale: da timbri e firme al paperless. Ma il passaggio non sarĂ immediato a cura del Team ricerca e sviluppo di Easyfrontier

l’industria meccanica 716 | 84


Tra le novità per le imprese la transizione dall’attuale sistema automatizzato di esportazione all’Automated Export System

L

a normativa doganale è stata rivoluzionata nel 2016. Ma non sempre le imprese se ne sono accorte. La maggior parte delle innovazioni previste con l’entrata in vigore del Codice doganale dell’Unione (Cdu), infatti, andrà a manifestarsi, operativamente, nel momento in cui avverrà lo “switch” tra i sistemi tradizionali (che il Cdu definisce, molto politicamente, “mezzi diversi dai procedimenti informatici”) e il sistema totalmente paperless disegnato per l’intero insieme delle procedure doganali. Lo switch non potrà, però, essere immediato, con il passaggio integrale e istantaneo ai sistemi informatici unionali: si tratta di un work in progress, molte cose sono state modificate ma tante altre lo saranno nel corso dei prossimi anni. Il termine ultimo per il completamento dei sistemi informatici doganali era stato fissato al 31 dicembre 2020. A livello unionale, però, è iniziata una discussione circa la possibilità di estendere il periodo transitorio durante il quale si potranno continuare ad utilizzare i documenti cartacei. Il 30 novembre 2017, Taxud (la direzione generale dell’Unione europea che si occupa delle tematiche doganali dogane NdR) ha pubblicato una revisione del “Multi-Annual Strategic Plan” relativo all’informatizzazione dei sistemi doganali, all’interno del quale si dà evidenza del fatto che alcuni sistemi informatici non riusciranno ad essere operativi entro il 2020. Per tale ragione Taxud ha proposto una proroga del termine del periodo transitorio dal 31 dicembre 2020 al 31 dicembre 2025.

Verso una dogana paperless L’obiettivo di una dogana paperless ha visto una sua prima importante realizzazione pratica nell’implementazione del Customs Decision System - Cds, sistema delle decisioni doganali. A partire dal 2 ottobre 2017, seppur con alcuni problemi operativi, larga parte del colloquio tra operatori economici e autorità doganali italiani avviene per via elettronica: molte delle istanze, che prima venivano presentate con mezzi cartacei, adesso devono essere presentate alle autorità doganali telematicamente. Tra le decisioni gestite tramite il Cds, vi sono la domanda per ottenere una garanzia globale, la domanda per il perfezionamento attivo e per il perfezionamento passivo, la domanda per l’autorizzazione alla gestione di un deposito doganale. Le decisioni relative, per esempio, alle Itv (Informazioni Tariffarie Vincolanti) e all’autorizzazione Aeo non sono ancora state incluse nel Cds. Il Customs Decision System si suddivide in due distinti database: il Trader Portal, utilizzato dagli operatori economici, e il Customs Decision Management System, utilizzato dalle autorità doganali. Taxud ha proposto, poi, la creazione e l’implementazione di un Generic Trader Portal, che fungerà da connessione tra i diversi Trader Portal previsti nelle diverse normative nazionali. La Commissione europea ha stabilito, con la decisione di esecuzione n. 578 dell’11 aprile 2016, un program-

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ma di lavoro relativo allo sviluppo e all’utilizzazione dei sistemi elettronici per lo scambio di informazioni tra le autorità doganali e la Commissione e per l’archiviazione di tali informazioni. Nello specifico, il programma di lavoro contiene un elenco dei sistemi elettronici sviluppati – e da sviluppare – dagli Stati membri o dagli stessi in collaborazione con la Commissione, le tappe del progresso e le eventuali date per avviare le operazioni.

Per creare una dogana completamente elettronica non è sufficiente informatizzare i soli scambi tra operatori economici e autorità doganali, ma serve una collaborazione tra diverse autorità Le novità per le imprese Tra le novità che possono interessare più di vicino le aziende della meccanica, vi sono quelle relative alla transizione dall’attuale sistema automatizzato di esportazione, Export Control System Fase 2, all’Automated Export System. La dichiarazione doganale di esportazione è già ad oggi completamente elettronica e non è più necessario stampare il documento


di accompagnamento all’esportazione, poiché è sufficiente riportare il Master Reference Number, attraverso cui le autorità doganali possono recuperare in qualsiasi momento la dichiarazione doganale (Dau - documento amministrativo unico) elettronica. Ma con l’ Automated Export System il sistema finirà per essere integrato completamente a livello unionale e consentirà agli operatori un accesso molto più agevole ai documenti doganali di esportazione in qualunque paese dell’Unione europea. Alcune problematiche restano, però, aperte, soprattutto in ordine ai cambiamenti previsti per alcune modalità operative, oggi comunemente utilizzate dalle nostre aziende: su di esse, considerando che l’implementazione dell’Automated Export System comincerà nel secondo trimestre del 2020 e sarà completata entro metà del 2023, torneremo nei prossimi numeri. Anche per l’importazione il regolamento di esecuzione prevede l’utilizzo di un sistema informatico: l’Automated Import System. Ad oggi, è implementato l’Import Control System Fase I: per qualsiasi tipologia di merce introdotta nel territorio doganale dell’Unione europea viene presentata una Entry Summary Declaration nel primo ufficio doganale di entrata, a prescindere dalla destinazione finale che avranno i prodotti. La transizione da Import Control System Fase I a Import Control System Fase II dovrebbe avvenire entro il 2020. L’obiettivo è quello di rafforzare la sicurezza della supply chain per tutti i mezzi di trasporto, migliorando la qualità dei dati richiesti nell’Entry Summary Declaration, la loro conservazione e condivisibilità, nonché garantendo una più facile collaborazione tra gli Stati membri nello svolgimento dell’analisi dei rischi.

Una semplificazione riservata agli Aeo Tra le novità introdotte del Codice doganale dell’Unione, vi è anche lo sdoganamento centralizzato. Sulla base di questo istituto, le autorità doganali possono autorizzare una persona a presentare, presso l’ufficio doganale competente ove l’interessato è stabilito, una dichiarazione in dogana per le merci presentate presso un altro ufficio doganale. Tale semplificazione è, però, limitata, esclusivamente agli Operatori Economici Autorizzati per le semplificazioni doganali. Ad oggi, lo sdoganamento centralizzato può operare utilizzando mezzi diversi dai procedimenti informatici, perlomeno all’export. All’import, invece, sarà indispensabile attendere l’implementazione di un robusto sistema informatico in relazione alle problematiche connesse all’accertamento e alla riscossione dell’imposta sul valore aggiunto. Sulla base del Masp 2017 di Taxud, lo sdoganamento centralizzato all’importazione non sarà operativo prima della fine del 2025. Tuttavia, per creare una dogana che sia realmente e completamente elettronica, non è sufficiente che vengano informatizzati i soli scambi di informazioni tra operatori economici e autorità doganali e/o tra autorità doganali e autorità doganali. Infatti, la movimentazione dei beni da e verso l’estero spesso richiede una collaborazione tra diverse autorità (autorità di vigilanza, autorità sanitarie, autorità di pubblica sicurezza, difesa, ecc.). In Italia, il problema è stato già affrontato e parzialmente risolto con il

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Sud - Sportello unico doganale, ma a livello unionale si sta disegnando un quadro legale che possa consentire la costruzione di un sistema elettronico unico (European Single Window) che permetta un completo riuso dei dati introdotti in esso da tutti gli attori della catena logistica (importatore, esportatore, vettore, spedizioniere, agente doganale…). Easyfrontier, partner tecnico di Anima Confindustria, sta seguendo molto da vicino l’evoluzione del sistema e partecipa in rappresentanza di BusinessEurope ai lavori per la creazione di un quadro giuridico per una Single Window doganale unionale.


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Quando l’etichettatura dei pallet dialoga con il software di contabilità Una case history nel settore dell’imballaggio, l’esperienza di Datalogic e Spr Packaging l’industria meccanica 716 | 90


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pr Packaging, Llc è un fornitore americano di soluzioni per l’imballaggio, tra cui film stampati e sacchetti in plastica. Con sede a Rockwall, in Texas, è stata fondata nel 2006 da un team di manager con esperienza nel packaging flessibile, intenzionati a soddisfare una nicchia di mercato del manufacturing e servizi rivolti al cliente. Spr Packaging fa parte dell’Armando Alvarez Group ed è un importante player nell’estrusione di un’ampia gamma di imballaggi e prodotti in plastica. Dalla necessità di trovare una soluzione per l’etichettatura automatica dei pallet, è nata una collaborazione con Datalogic, azienda bolognese specializzata in tecnologie per l’acquisizione automatica dei dati e di automazione dei processi. Obiettivo: una soluzione di etichettatura completamente automatica che si interfacciasse con il software di contabilità di Spr Packaging. Datalogic ha presentato come soluzione lo scanner industriale Matrix 410N. L’unità è stata impostata per la lettura di un codice 2D sul pallet in arrivo alla macchina avvolgitrice. Dopo l’installazione, l’unità Matrix 120 è stata utilizzata per leggere le etichette applicate sul pallet già imballato. Il sistema è stato configurato in questo modo: quando il pallet viene inserito nell’involucro potrebbe avere due pallet su ciascun bancale. L’operatore si attiva se il carico è un pallet singolo o in pila. Usando due Matrix 410N il sistema legge i codici a barre e crea un record identificativo per tracciare il pallet. Se il codice a barre non viene letto all’ingresso, il pallet viene contrassegnato come tale. Non viene confezionato o etichettato in modo tale che l’addetto possa controllare il pallet, assegnare un’etichetta di produzione adeguata e quindi riprovare. Se i codici a barre vengono letti, il sistema scrive la tipologia di avvolgimento sul Plc e la invia all’etichettatrice

automatica. Hanno selezionato un integratore di sistemi con oltre quindici anni di esperienza nelle soluzioni avanzate di un sistema per la tracciabilità completa. Se è presente un secondo pallet in pila, il sistema stampa e applica due etichette al pallet superiore. Le etichette includono dati e formati specifici per cliente/ordine, un serial number univoco e il peso del pallet. Dopo che il pallet è stato verificato, i dati vengono esportati per finalizzare l’inventario. Dopo il suo confezionamento, il pallet si ferma alla bilancia in linea e il sistema legge il peso dal Plc, attivando il primo applicatore di stampa. La prima etichetta viene applicata allo stack inferiore/singolo, quindi il sistema segnala al Plc di procedere. Quando viene applicata la seconda etichetta, un lettore di codici a barre Matrix 120 di Datalogic la verifica. In caso di mancata lettura, l’etichetta viene stampata automaticamente da una stampante manuale in modo che l’addetto possa confermare che l’etichetta del codice a barre sia leggibile. Se l’applicatore della stampante si guasta, il sistema utilizza automaticamente la stampante manuale fino a quando il problema non viene risolto, quindi stamperà con l’applicatore. La reportistica mostra i pallet in coda, i report di pallettizzazione per data e prodotto, i report sul peso, i report sulle transazioni e sullo stato del dispositivo. Il Roi di questo sistema è previsto in meno di dodici mesi grazie ai pesi più accurati sui pallet per i controlli di spedizione, l’accuratezza dell’inventario, una produzione più veloce, meno lavoro manuale e contabilità.

Per questo sistema è previsto un Roi in meno di dodici mesi, grazie a pesi più accurati sui pallet per i controlli di spedizione, accuratezza dell’inventario, produzione più veloce, meno lavoro manuale e contabilità

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LOGISTICA&MOVIMENTAZIONE

19mila presenze a Intralogistica Italia Anche Aisem presente alla fiera dedicata a soluzioni e sistemi integrati di movimentazione industriale, gestione del magazzino, stoccaggio dei materiali e picking Il convegno dedicato alla trasformazione della logistica in chiave 4.0

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ltre 19mila presenze alla seconda edizione di Intralogistica Italia, la manifestazione – unica sul territorio nazionale – dedicata a soluzioni e sistemi integrati di movimentazione industriale, gestione del magazzino, stoccaggio dei materiali e picking. La fiera, dal 29 maggio al 1 giugno scorso, è parte dell’Innovation Alliance, network che ha riunito 5 manifestazioni: Plast, riferimento per l’industria delle materie plastiche e gomma, Ipack-Ima, tecnologie per processing e packaging, Meat-Tech, specializzata nell’industria della carne, Print4all, dedicata alla stampa commerciale e industriale, e Intralogistica Italia. Un totale di 3500 espositori, e 150.110 presenze, di cui 105.770 buyer dei diversi comparti dell’industria manifatturiera. Significative le presenze internazionali, pari al 27% del totale, provenienti in gran parte dall’Europa. Nello Spazio Galileo, dedicato a convegni e momenti di incontro, i tre workshop organizzati da Aisem, l’associazione sollevamento, elevazione e movimentazione. “La trasformazione della logistica in chiave 4.0: un’esigenza per le Fabbriche Intelligenti” ha avuto luogo il primo giorno, con la presenza della federazione europea del materials handling, la Fem. A seguire il convegno “Come cambia la logistica con l’avvento dell’e-commerce. Tecnologie, magazzini e distribuzione interconnessi nella produzione e nel b2b” e “Sempre più efficienza energetica anche per la logistica”.

Un settore votato all’export «I numeri dicono che la meccanica è il primo settore dell’export italiano nel mondo» ha detto il presidente dell’Ice Michele Scannavini all’apertura della manifestazione, «con un valore di 80 miliardi rappresenta il 17% del totale delle esportazioni». Tassi di crescita che non si vedevano dal 2011, con crescite maggiori registrate in Russia e Cina. «I cinque settori che oggi partecipano in fiera (all’Innovation Alliance NdR) rappresentano circa 16 miliardi di export: il 20% delle esportazioni della meccanica», ha detto Scannavini. I consuntivi 2017 dei settori coinvolti, tutti in positivo, confermano l’importanza del comparto. Il valore di produzione delle macchine per la lavorazione della gomma e della plastica si attesta a 4,67 miliardi. Il packaging e il processing registra un valore totale di 10,8 miliardi. 3,2 miliardi per il settore delle macchine per la stampa industriale e il converting, e 5,2 miliardi di euro per la logistica interna.

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(disponibili anche in inglese) Listino prezzi materiale di interesse della meccanica varia | Tabella arancio ultimo aggiornamento n. 728 2018 - pubblicata su questo numero 721 - 1^ Quindicina di giugno novembre 2017 - pubblicata su questo numero Computo costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale | Tabella azzurra ultimo aggiornamento n. 24 23 - 31 gennaio 2018 2017 - pubblicata su questo numero Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe prestazioni di personale Italia/estero || Tabella Tabella bianca bianca 1° gennaio 2018 “Settore industria meccanica varia ed affine” e “Settore impianti e componenti di grande dimensione per per la la produzione produzione di di energia” energia” -- pubblicata pubblicata su su questo questo numero numero


TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

IN ITALIA

SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2018

Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services in Italy Sector mechanical and engineering industries

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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia


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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale in Italia


TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

ALL’ESTERO

SETTORE INDUSTRIA MECCANICA VARIA ED AFFINE January 2018

Statistical survey on average tariff quotation for staff ’s services abroad Sector mechanical and engineering industries

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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale all’estero


TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni di personale

nei Paesi europei ed extra europei

SETTORE IMPIANTI E COMPONENTI DI GRANDE DIMENSIONE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA January 2018 Statistical survey on average tariff quotation for staff services in Europe and outside Europe Sector energy generation plants and large components

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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei


TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei

Janvier 2018

Enero 2018

Relevés statistiques des cotations moyennes des tarifs pour les prestations du personnel en europe et en dehors de l’europe Secteur installations et composants de grandes dimensions pour la production d’energie Estudio estadìstico de las cotizaciones medias de las tarifas por prestaciones del personal en europa y fuera de europa Sector instalacionesy grandes componentes para la producción de energía

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TABELLA GENNAIO 2018 | Rilevazioni statistiche delle quotazioni medie delle tariffe per prestazioni personale nei Paesi europei ed extra europei

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TABELLA N. 24 - 31 GENNAIO Costo| orario di un operaio del settore della meccanica generale TABELLA N. 23 - 2018 GENNAIO| 2017 Costo medio orario medio di un operaio del settore della meccanica generale


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TABELLA N. 23 - GENNAIO 2017 | Costo orario medio di un operaio del settore della meccanica generale


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