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Il lucchese volante. Vincenzo Lunardi
Così recita un passaggio in cui lo stesso aeronauta lucchese riporta una lettera contenuta nel Primo viaggio aereo in Inghilterra edito nel 1784 a Londra.
Poche parole preludono al racconto di una vita romanzesca: dalle origini lucchesi fino a un percorso che, passando per le Indie, vide Lunardi diventare ambasciatore del Reame di Napoli in Inghilterra e poi celebrato pioniere dell’aria.
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Al 1784, solo pochi mesi dalla prima memorabile impresa dei fratelli Montgolfier, risale il suo primo volo, quando alla presenza della Corte reale il suo pallone si staccò dal suolo a Chelsea per atterrare dopo circa due ore a Ware, nell’Hertfordshire.
La famiglia
La ‘casa natale’ di Vincenzo l’ha individuata pochi anni fa Angelo Frati, in via dei Borghi (o via Michele Rosi, se più vi piace) all’angolo con via dei Fossi. Di lui non è certa un’ascendenza nobiliare anche perché all’interno della Repubblica di Lucca i titoli erano banditi, mentre all’estero potevano essere liberamente esibiti e vantati. Gli studi più recenti lo collocano nell’albero genealogico della famiglia Marchi Lunardi proveniente da San Pellegrino in Alpe e ancor prima addirittura da Modena, le cui vicende e spostamenti nei secoli precedenti furono legati alla corte estense. Con la morte del padre, nel 1763, il cugino Gherardo Francesco Compagni sostiene e ‘adotta’ di fatto la famiglia e soprattutto porta con sé Vincenzo nelle Indie Orientali da dove inizia un lungo girovagare che lo vede avviarsi alla una carriera militare: già attorno ai 25 anni è ufficiale del genio dell’esercito del Regno di Napoli e dal 1779 è ammesso alla corte di Ferdinando IV. Di lì a poco diventa segretario del principe Maria Venenzio Aquino di Caramanico, che lo conduce con sé in Inghilterra dove è ambasciatore del Regno e diventa definitamente cittadino del mondo.
È qui che si materializzano i sogni da aviatore, che cullava sin dai suoi soggiorni parigini, in cui aveva assisitito alle esibizioni dei Montgolfier. Determinante il suo sodalizio con lo scienziato napoletano Tiberio Cavallo (1749-1809) che all’epoca era docente alla Royal Society di Londra e conduceva interessanti studi sull’idro- geno. Fu Lunardi ad intuire l’efficienza di questo gas in funzione aerostatica, le cui proprietà garantivano maggiore autonomia e sicurezza. Altra figura che si staglia sulle quinte di questa vita avventurosa è quella dell’aeronauta bolognese Francesco Zambeccari, con cui si realizza ben presto un rapporto ancor oggi non ben definito, fatto di collaborazione e rivalità. Obiettivo comune – ma individualmente perseguito – era diventare il primo uomo a volare nei cieli inglesi. È in nome di questo sogno che Lunardi, nel 1784, decide di non seguire il Principe di Caramanico a Parigi, rinunciando di fatto ad una più che promettente carriera diplomatica. Parte dunque una ricerca di risorse che in poco tempo Lunardi riuscì a raccogliere anche grazie all’ala protettiva di Tiberio Cavallo, di fatto suo garante nell’impresa. Tutto è programmato per il 12 agosto 1784, per poi procrastinare al 15 settembre. Nel frattempo un certo De Moret (o Moret) aveva programmato un’analoga ascensione per il giorno 11, precedendo dunque Lunardi. Ma l’esperimento del francese naufraga miseramente e nella data programmata Lunardi ascende da Chelsea atterrando nell’Hertfordshire. Un successo celebrato con un trionfale rientro a Londra.
E di lì la Scozia e poi l’Italia: Roma, Palermo e altre imprese ancora tra delusioni e successi. Tutti minuziosamente ricostruiti in una preziosa pubblicazione dal titolo Vincenzo Lunardi aeronauta curata da Marco Majrani, in cui si ripercorrono le cadute e le ascese – letteralmente – di questo lucchese che riempì la propria vita di avventura e ricerca del limite.


Andrea Salani