rivista della fondazione cassa di risparmio di lucca
IMT DESTINAZIONE FUTURO – MONDO FONDAZIONE – DAL TERRITORIO – CULTURA ANCORA CULTURA – SOCIALE
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3 Editoriale
4 Scuola IMT. Destinazione futuro
18 Mondo Fondazione
19 Un anno sospeso tra passato e futuro
21 Sant’Anna: la memoria e il presente, mattonella su mattonella
24 Notizie dal territorio – Piccolo è bello
25 Nel segno del Maestro: Celle di Puccini
36 Cultura ancora cultura
36 Prometeo e Atalanta. Batoni torna a Lucca
44 Levi e Ragghianti. Un’amicizia fra pittura, politica e letteratura
50 A Viareggio la cultura in tre ‘mosse’: Mitoraj, Fiore, Tolomeo
56 «Tempus edax rerum»: la natura riconquista i suoi spazi
60 I Pittori della Luce. Da Caravaggio a Paolini
67 Giro giro tondo gioca il mondo
70 Promozione del territorio nel nome del Maestro
72 Ripartenza in fiore
74 Anche la Pasqua è tornata in San Francesco
76 Storie di attese e ritorni: San Gennaro rinnovata accoglie l’Angelo
83 Teatro in Val di Serchio una stagione eccezionale
87 Prove di… futuro
90 Progetto Migranti: con Acri a sostegno della mobilità umana
94 Formazione, ricerca … futuro
94 Alloro, olivo e ligustro: ecco le piante che ‘puliscono’ la nostra aria
99 Sullo scaffale – Novità editoriali
Maria Teresa Perelli direttore
Andrea Salani direttore responsabile
Comitato di redazione
Maria Teresa Perelli
Andrea Salani
hanno collaborato a questo numero Veronica Bernardini, Paolo Bolpagni, Luciano Gallo, Barbara Ghiselli, Brunella Menchini, Michele Morabito, Valeria Nanni, Eva Nuti, Maria Teresa Perelli, Valentina Picchi, Giulia Prete, Andrea Salani, Nubia Salani, Francesca Sargenti consulenza editoriale: Publied – Editore in Lucca progetto grafico e impaginazione: Marco Riccucci
© 2022, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
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in copertina: Veduta di Celle Puccini, Pescaglia – © foto Irene Taddei
Iscrizione al registro stampa del Tribunale di Lucca n. 1/20 del 17 gennaio 2020
La primavera e l’estate corrispondono, per una fondazione come la nostra, a un tempo sempre sospeso tra passato e futuro. È infatti momento di bilanci ma anche di programmazione.
Il Bilancio 2021 della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, approvato nell’aprile 2022, ha certificato come l’anno passato possa definirsi positivo per l’Ente, che ha registrato un avanzo d’esercizio di € 37,5/milioni. Risorse quanto mai preziose, in questi tempi incerti e mutevoli, per dar vita ad una solida programmazione per il domani, portata avanti con i consueti incontri col territorio attraverso i quali si definiscono e monitorano le reali esigenze su cui poter intervenire.
Il presente è intanto racchiuso in due numeri: 26, come i milioni di euro che la Fondazione ha potuto erogare sul territorio, e 807, come il numero totale – decisamente elevato – di interventi sostenuti.
Numeri, appunto, che, seppure notevoli, non riescono a raccontare la sostanza e l’importanza dell’impatto che possono avere a beneficio delle tante comunità della provincia di Lucca. Anche per questo esiste questo periodico: per tradurre in narrazione ed immagine quanto è possibile realizzare attraverso le risorse generate grazie al patrimonio della Fondazione. Abbiamo voluto, in questo caso, dare spazio alla realtà, in costante crescita, della Scuola IMT, proponendo la visione del suo nuovo Rettore e una panoramica delle attività di questa eccellenza dell’alta formazione a livello internazionale che rimane pur sempre radicata a Lucca e dialogante con il territorio.
Poi spazio alla Cultura, come sempre, ma anche al mondo del Sociale, sempre più al centro delle programmazioni e delle coprogettazioni dell’Ente, per dar vita a realtà solide in grado di portare benefici alla collettività duraturi e ‘ancorati’ alle effettive esigenze degli individui, delle persone.
E ancora altro, in attesa di alcune novità che sono allo studio anche per migliorare questo strumento di comunicazione, questo Magazine, in modo da essere ancora più vicini al lettore attraverso linguaggi e formati accessibili, inclusivi e sempre più godibili.
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Maria Teresa Perelli
destina z ione fut uro SCUOLA IMT
a cura di Eva Nuti
A tu per tu con Rocco De Nicola, nuovo Rettore della Scuola IMT Alti Studi
dal novembre 2021
Dal 1° novembre 2021 il professor Rocco De Nicola è il nuovo Rettore della Scuola IMT. Ordinario di informatica, esperto di sistemi distribuiti e cybersecurity, De Nicola è il primo Rettore della Scuola IMT ad essere eletto secondo il nuovo statuto, che prevede che ad esprimersi sulla nomina del Rettore sia tutta la community della Scuola: docenti, ricercatori e ricercatrici, allievi e allieve, personale tecnico-amministrativo.
Rettore, la Scuola IMT Alti Studi Lucca è relativamente giovane nel panorama delle attuali sette scuole a ordinamento speciale in Italia, una Scuola che lei dirige dal novembre 2021 ma che conosce e che ha vissuto fin dal 2011. Cosa vede nel futuro della Scuola IMT?
La Scuola, dalla sua istituzione nel 2005, ha fatto moltissima strada, passando attraverso varie vicissitudini. Oggi siamo a un momento cruciale: proseguire sulla strada intrapresa, ed egregiamente portata avanti fino ad ora, non basta.
Le originarie ambizioni che hanno caratterizzato la Scuola dalla sua nascita e che ci hanno portato a essere quello che siamo non sono più sufficienti. graeme Wood, un imprenditore australiano esperto di comunicazione, ha efficacemente definito così la cifra fondamentale del nostro tempo «Il cambiamento non è mai stato così veloce e non sarà mai più così lento». Noi dobbiamo essere in grado di dominare il cambiamento, anziché subirlo, per questo dobbiamo far leva, tutti insieme, sul molto che abbiamo costruito e svilupparlo ulteriormente.
Fare leva sulla tradizione, per una forte spinta al rinnovamento: le novità riguardano anche l’offerta formativa e la ricerca. La riorganizzazione dell’offerta formativa è stata profonda e su diversi piani: le nostre unità di ricerca da sette sono passate a otto. ad esse fanno capo i nostri programmi di dottorato, dove, seppur senza perdere il carattere distintivo della scuola, cioè l’interdisciplinarietà, abbiamo operato un profondo cambiamento riorganizzando i programmi dottorali e introducendo nuovi percorsi. Inoltre, anche grazie alle opportunità offerte dal PNRR, stiamo facendo un grande lavoro, in collaborazione con altre università, per nuovi dottorati nazionali su temi di frontiera e di interesse per il Paese. Oltre all’offerta dottorale, abbiamo in corso la programmazione anche di altre iniziative didattiche, come i master executive. Questo ci consentirà di erogare una formazione trasversale davvero innovativa rispetto all’offerta italiana e internazionale, potendo formare giovani competitivi a livello globale in ambito accademico, imprenditoriale, istituzionale e aziendale.
Quali sono le parole chiave per una sfida così grande?
Talenti, risorse, sinergia. Questo è il nostro prezioso patrimonio. La Scuola, seppur piccola nei numeri, ha una forte vocazione internazionale: più di 170 allievi e allieve provenienti per circa il 40% da 30 diversi paesi del
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Rocco De Nicola, Rettore della Scuola IMT Alti Studi di Lucca
mondo. Fino ad oggi abbiamo ricevuto più di 25mila domande di accesso e abbiamo rilasciato 371 titoli di dottorato. Sono numeri che testimoniano quanto la nostra Scuola sia attrattiva tra i giovani che cercano un’alta formazione e specializzazione post universitaria. La ricerca che sviluppiamo all’interno della Scuola è innovativa, multidisciplinare e interdisciplinare, in grado di affrontare l’analisi di sistemi complessi sui temi dell’innovazione sociale, culturale, istituzionale, economica e tecnologica. grazie ai nostri professori e ricercatori, la Scuola IMT è oggi un’eccellenza in questo; lo conferma l’indagine annuale ufficiale della commissione europea u-Multirank, che confronta la performance degli atenei su didattica, ricerca, trasferimento della conoscenza, internazionalizzazione, e contributo allo sviluppo del territorio: su un campione di 1948 università appartenenti a 97 paesi del mondo la Scuola IMT si conferma tra i primi cinque atenei in Italia. Ottimi sono stati anche i risultati dell’ultima VQR, Valutazione della Qualità della Ricerca, dalla quale dipende la quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario, siamo ora in attesa dei risultati della nuova valutazione che speriamo siano altrettanto positivi. a talenti e risorse aggiungo la parola sinergia: in un periodo storico in cui i talenti e le loro competenze sono chiamati a raccolta, la parola chiave non può che essere collaborazione non solo verso l’esterno, ma anche a partire dall’interno della Scuola, dove la gestione della vita accademica dovrà essere ancora più corale rispetto al passato, arrivando a coinvolgere l’intera community attraverso gruppi di lavoro costituiti ad hoc.
Tra gli obiettivi del suo mandato anche quello di rafforzare la sinergia fra Atenei e le collaborazioni con enti e con imprese del territorio.
Il dialogo e i rapporti con altre istituzioni universitarie in Italia e all’estero e con le altre sei Scuole a Ordinamento Speciale italiane (la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore Sant’anna a Pisa, la SISSa a Trieste, lo
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IuSS a Pavia, e il gSSI all’aquila e la neonata Scuola Superiore Meridionale) è costante. anche grazie a finanziamenti specifici del Ministero università e Ricerca, stiamo definendo una serie di progetti congiunti che ci permetteranno di mettere in atto iniziative più ambiziose che puntino a ribadire la diversità ed il ruolo ‘speciale’ delle sette Scuole nel panorama della formazione avanzata nel nostro Paese. accanto a questo, lavoreremo per il potenziamento delle politiche di trasferimento tecnologico e metodologico, nonché per il consolidamento dei rapporti con istituzioni, enti pubblici e privati in Italia e all’estero, ma anche nella città di Lucca, con la quale il rapporto in futuro dovrà diventare sempre più intenso.
L’attenzione verso la città è stata fin da subito un elemento cruciale del suo mandato. La sinergia e la compattezza fra la città e la Scuola sono un patrimonio preziosissimo: per la Scuola, la città non è soltanto il luogo nel quale sono collocate le sedi di San Francesco, San Ponziano, il futuro complesso in via Brunero Paoli e altri spazi cittadini di cui sicuramente avremo necessità. È auspicabile che Lucca percepisca sempre più chiaramente la Scuola come un proprio valore, in termini di visibilità nel mondo, come superficie porosa di scambio bidirezionale fra il mondo e la città e come luogo nel quale si sperimentano idee, innovazioni e soluzioni di frontiera su temi cruciali per la società contemporanea.
La comunità della Scuola, con le sue caratteristiche di internazionalità e vivacità, è una comunità che di anno in anno, attraverso i suoi nuovi membri, diviene comunità lucchese e porta questa appartenenza nel mondo.
In quest’ottica vogliamo veder crescere il senso di affezione e di orgoglio della citta di Lucca per la Scuola, anche coinvolgendo di piu i membri della sua comunita nelle nostre attivita di ricerca, di divulgazione e di impegno istituzionale, sociale, culturale ed economico. Il futuro è insieme e ognuno può dare il proprio apporto in un percorso di crescita comune.
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TRa CoNFeRme e NoviTà, L’oFFeRTa didaTTiCa deLLa SCuoLa imT Si apRe aNChe ai pRoFeSSioNiSTi
La Scuola IMT cresce e con lei cresce la tipologia e la varietà dell’offerta didattica: da un’articolazione in due programmi dottorali, ciascuno suddiviso in due percorsi, all’introduzione di un nuovo track di Museum Studies all’interno del programma di cognitive and cultural Systems, che continuerà a mantenere analysis and Management of cultural Heritage e cognitive, computational and Social Neurosciences. La riorganizzazione ha coinvolto anche il programma in Systems Science, in cui economics, analytics, and Decision Sciences acquisirà una sua propria autono-
mia, mentre Systems Science si articolerà in quattro percorsi: Learning and control, complex Systems and Networks, computational Mechanics, Software Quality. grazie alle possibilità offerte dal PNRR, la Scuola IMT potrà offrire dottorati nazionali in artificial Intelligence, Blockchain and Distributed Ledger, cybersecurity, cultural Heritage Science, Sustainability and green economy. Per la prima volta poi, ci saranno due corsi executive per professionisti di aziende: «Innovare e competere grazie alle neuroscienze» e «Ricambio generazionale e innovazione digitale nell’azienda familiare», oltre a un Master in Diritto Sportivo in collaborazione con l’associazione Italiana av vocati dello Sport. L’offerta conta inoltre
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una laurea magistrale in Bionics engineering e un Master di II livello in Data Science and Statistical Learning in collaborazione rispettivamente con Scuola Superiore Sant’anna e università di Pisa e università di Firenze.
La RiCeRCa aCCademiCa aLLa poRTaTa dei più giovaNi: i pRogeTTi CoN Le SCuoLe Negli ultimi anni, un’importante azione della Scuola è stata rivolta alla promozione di progetti di ricerca e formazione in ambito sociale per i giovani delle scuole, dalle elementari fino alle superiori, anche nell’ottica di arricchire la formazione delle ragazze e dei ragazzi per entrare nel mondo del lavoro o accedere all’università. Insieme all’ufficio Scolastico Territoriale di Lucca e Massa carrara, infatti, la Scuola IMT promuove incontri di formazione anche per docenti sui diversi temi oggetto della sperimentazione di ricercatori e ricercatrici, come ad esempio i pericoli della rete, cyberbullismo, fake news, le basi neurali della dipendenza, sport e funzionamento del cervello, ma anche sul tema del patrimonio culturale e delle nuove tecnologie e sugli effetti benefici delle pratiche meditative per la gestione di ansia e stress. un’attività che non si è fermata durante la pandemia: Il cervello a fumetti e le Lezioni disegnate, sono le rassegne video ideate e realizzate insieme al corpo docente e ricercatore della Scuola, sia per ovviare alla mancanza dei tradizionali appuntamenti con le scuole del territorio, dovuta all’emergenza sanitaria da covid-19, sia per sperimentare nuovi formati da diffondere online anche in futuro.
pRomuoveRe La CuLTuRa, CoNdivideRe La CoNoSCeNza
La Scuola è da sempre impegnata nel proporre conferenze, corsi di formazione, concerti ed eventi di vario genere rivolti a tutto il pubblico al di fuori della comunità accademica. È la cosiddetta «Terza Missione» delle università: promuovere la cultura e condividere la conoscenza ed è anche il modo in cui la
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Scuola si impegna per dare a tutti una «cittadinanza scientifica», ovvero offrire opportunità di comprendere e partecipare con consapevolezza al dibattito pubblico sui temi di carattere scientifico e tecnologico, anche insieme ad associazioni locali. L’ultima iniziativa è Voci di Biblioteca, una rassegna di incontri tra ricercatori della Scuola e autori di libri che trattano in forma divulgativa e adatta al grande pubblico temi e argomenti studiati anche alla Scuola IMT, dal sonno alla cybersicurezza, dalla filosofia medioevale all’archeologia. altre iniziative, come La Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori o la Settimana Mondiale del Cervello, sono ormai diventate occasioni di intrattenimento e di ‘festa’ cittadina, che vedono ogni anno una sempre maggiore
affluenza di pubblico e che prevedono laboratori e attività disegnate per bambini e bambine. Il contributo della Scuola IMT inoltre è stato fondamentale per il riconoscimento della città di Lucca come Learning city unesco, che ha portato la Scuola a sottoscrivere il ‘Patto per l’apprendimento permanente’ e più recentemente al ‘Patto per la Lettura della città di Lucca’.
SiNeRgie peR La vaLoRizzazioNe deL paTRimoNio CuLTuRaLe
La valorizzazione del patrimonio culturale di Lucca e della provincia è una delle attività che vede coinvolta la Scuola grazie ad alcuni importanti progetti in collaborazione con altri enti del territorio. I Musei nazionali di Lucca, Villa
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guinigi e Villa Mansi sono oggetto di un grande progetto inquadrato in un finanziamento regionale per la cultura. Secondo una prospettiva multidisciplinare e interdisciplinare propria della Scuola IMT, ricercatrici e ricercatori in archeologia, storia dell’arte, informatica, economia e diritto del patrimonio culturale, creeranno un database per un nuovo catalogo on line e svolgeranno un’analisi dei dati quantitativi e qualitativi per il miglioramento della gestione dei due musei. SOOcult – Soluzioni organizzative e nuove Offerte culturali per il Sistema museale lucchese, è realizzato dalla Scuola in stretta collaborazione con il Sistema museale territoriale della provincia di Lucca e la Fondazione cassa di Risparmio di Lucca per consolidare e migliorare il Sistema museale, sviluppare offerte culturali sfruttando l’IcT e integrando i prodotti culturali esistenti. Il progetto Hug – arcHivi lucca fotografia, si rivolge invece agli archivi degli enti istituzionali e ha come partner l’archivio fotografico lucchese del comune di Lucca, Photolux, la Fondazione cassa di Risparmio di Lucca e la società Hyperborea. L’obiettivo è la valorizzazione del patrimonio fotografico con l’intento di organizzare i vari fondi in un unico database e sviluppare percorsi volti alla riscoperta del patrimonio e della memoria del territorio attraverso le fotografie.
iNFRaSTRuTTuRe, SoSTeNibiLiTà, quaLiTà deLLa viTa e SviLuppo: dai boRghi deLLe aRee iNTeRNe aL CeNTRo SToRiCo di LuCCa
La Scuola IMT svolge la propria ricerca non solo a livello internazionale e nazionale, ma anche sulla città di Lucca e sul territorio lucchese: la gar fagnana ad esempio, con il progetto Pro3 promosso dalle Scuole Superiori ad Ordinamento Speciale, che ha lo scopo di migliorare il livello di connettività ed accessibilità nelle aree interne. Il progetto, svolto dalla Scuola IMT in cooperazione con il gSSI de L’aquila anche sull’area Subequana in abruzzo, si propone di analizzare e approfondire quattro tematiche: il livello di digitalizza-
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zione e banda larga delle aziende e dei comuni, la struttura economica, la coesione sociale ed infine le connessioni turistiche e culturali, grazie alla rilevazione dell’integrazione del sistema d’offerta turistica e culturale e le principali attrazioni dal lato della domanda. Lo scopo di questa prima fase del progetto è stato quello di fornire una metodologia di analisi e di valutazione, per permettere una comparazione tra territori simili attraverso metriche validate a livello nazionale. Sempre in tema di sviluppo e valorizzazione territoriale, grazie all’istituzione da parte del Ministero dell’economia e delle Finanze dell’Osservatorio per lo sviluppo dei territori, è in corso con eurispes un’analisi puntuale della provincia di Lucca,
con un’attenzione particolare alla garfagnana, per identificare le migliori pratiche di sviluppo digitale delle aree interne. L’analisi è finalizzata alla redazione di progetti di ripresa e resilienza utili alle amministrazioni locali per concorrere all’assegnazione dei fondi PNRR. Sulla città di Lucca invece, la Scuola IMT sta lavorando a uno studio scientifico sulle dinamiche del centro storico, esaminando in maniera approfondita e in ottica interdisciplinare i dati che riguardano le attività economiche presenti nel centro, gli esercizi commerciali, ma anche i vincoli e le opportunità relative alla tutela e alla corretta valorizzazione del patrimonio archeologico, artistico, architettonico e culturale.
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SiNeRgie CoN iL TeRRiToRio: i RiSuLTaTi deLLa RiCeRCa
iN CoLLaboRazioNe CoN impReSe e FoNdazioNi
Le collaborazioni della Scuola IMT con le imprese si articolano su diversi ambiti e livelli, dallo sviluppo della filiera dell’idrogeno, alle collaborazioni con il Neuroscience Lab di Intesa Sanpaolo Innovation center che vede la Scuola IMT partner scientifico, fino a studi con la Società Internazionale per lo Studio del Medioevo latino sul pensiero e l’opera di Dante. con la Fondazione Toscana gabriele Monasterio è in corso il progetto ‘ReMIND’ per la Ricerca Medica e di Sanità Pubblica, con la Fondazione gio.i.a e la Fondazione Iris sono invece allo studio i meccanismi della felicità e della rappresentazione delle emozioni negli adulti e negli adolescenti. Sul territorio lucchese, la Scuola in passato ha collaborato con cromology, Sofidel, Kedrion, a celli. attualmente ha in corso progetti destinati al settore cartario con Lucense e sui metodi innovativi per il miglioramento del rendimento psicofisico in atleti professionisti assieme a Formula Medicine a Viareggio. Importante la collaborazione nell’industria nautica con Na.vi.go, anche grazie al sostegno della Fondazione cassa di Risparmio di Lucca.continua e si amplia alle manifestazioni culturali l’importante attività condotta dal game Science Research centre insieme a Lucca crea sulla scienza e la gestione dei giochi.
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La nuova residenza per studenti di Via Brunero Paoli
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Procedono speditamente i lavori alla nuova parte del campus IMT che sorgerà tra via Brunero Paoli e via del Bastardo. La residenza, fondamentale per la crescita della Scuola, sarà ultimata entro il febbraio 2023.
mondo
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Un anno sospeso tra passato e futuro
Itempi che stiamo vivendo, purtroppo è evidente, sono segnati dalla costante sensazione di precarietà.PreiiiiPrecarietà della nostra salute, precarietà dell’equilibrio mondiale, precarietà del lavoro, della possibilità di accedere a servizi basilari.
Una sensazione talmente diffusa da intaccare le certezze di chi conduce una vita agiata, per non parlare di chi vive quotidiane difficoltà e situazioni di disagio adesso, come forse mai in precedenza, la situazione mondiale si riverbera in maniera invasiva e potente nelle vite delle singole comunità, come se il famoso processo di globalizzazione stesse implodendo ponendo l’accento su tutti gli aspetti negativi del fenomeno
È in questo panorama incerto e mutevole che si inserisce l’attività della fondazione, sia nei termini della necessità di tutelare e incrementare il patrimonio a favore della comunità, sia nelle strategie di intervento che proprio nel corso del 2021 hanno indicato in maniera netta e inequivocabile le strade da intraprendere
il 2021. Un anno in un certo senso ‘sospeso’ tra passato e futuro. il rinnovo, sostanzialmente contestuale, degli organi della fondazione ha infatti imposto la necessità di valutare il percorso compiuto, attraverso una riflessione ben tradotta nel Bilancio di mandato pubblicato nell’aprile 2021. non si intendeva, in quella sede, fare una sorta di ‘bilancio dei bilanci’, bensì gestire in maniera analitica e con la dovuta sensibilità le tappe di un cammino per immaginare quelle successive, su una strada che in certi ambiti si annuncia ripida, tortuosa e ricca di sfide ma alla fondazione le sfide non dispiacciono. infatti tutte queste valutazioni si sono integrate con le suggestioni emerse dal tour di incontri effettuato il 2 giugno 2021 nelle aree della provincia: momenti puntuali e cruciali per una politica di ascolto del territorio, che è comunque costante e si è rivelata funzionale, in questo caso, a dar vita al documento Program-
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matico Pluriennale in cui sono stati fissati obiettivi ambiziosi ma necessari È il territorio stesso infatti che ha chiesto soluzioni alle problematiche delle aree interne e di qui è nato un percorso di analisi per dare risposte sul piano dell’assistenza socio-sanitaria con il progetto Proximity care, avviato proprio nel 2021 grazie ad una collaborazione con la Scuola Sant’anna di Pisa
È la condizione in cui versa il nostro Pianeta che invoca la necessità di supportare lo sviluppo sostenibile e le istanze della transizione ecologica
Sono le richieste che raccogliamo tramite i bandi a testimoniare quanto ancora si debba fare per la cura del patrimonio artistico, per il sostegno alle fragilità, per il supporto al tessuto sociale ed economico della provincia dal futuro al passato. il Bilancio testimonia intanto quanto il 2021 sia stato decisamente focalizzato anche sulle problematiche del presente, in una congiuntura storica singolare in cui si è vissuta una stagione ‘ibrida’, composta da molte ‘ripartenze’ e altrettanti momenti di stasi nelle spire della pandemia
«nessuno deve rimanere indietro» è stato di fatto il mantra che ha informato l’operato degli ultimi due anni. Questo è lo spirito che ha dato vita alla seconda edizione del Bando «Lavoro+Bene Comune» con cui si è proseguito un intervento che ha fornito agli enti del Terzo Settore le risorse necessarie a limitare le conseguenze dell’emergenza occupazionale, già da anni preoccupante ma fortemente inasprita dalla pandemia e dal lockdown ma non solo emergenza comunque. il mondo del volontariato, dell’assistenza, del Sociale, in un momento ancora drammatico, ha potuto contare come sempre su contributi che hanno consentito le attività ordinarie, ma anche promosso progetti innovativi che potranno cambiare con gli anni il volto e i termini del concetto di assistenza, soprattutto in rapporto alle problematiche della disabilità. in tal senso proseguono i lavori alla Casa del dopo di noi di Via elisa, dove questi propositi troveranno concreta applicazione creando Comunità
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Il Bilancio 2021 della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, una ‘foto’ del presente con ‘vista’ sul domani
alloggio Protette (CaP) in cui disabili di differente natura avranno la possibilità di sperimentare l’autonomia
il Bilancio 2021 registra inoltre il proseguimento dei lavori in numerosi cantieri aperti grazie alle risorse, assegnate in esercizi precedenti, a valere sui bandi per l’edilizia scolastica e gli impianti sportivi. altro cantiere che ci sta molto a cuore è quello che consentirà alla fondazione di consegnare nel 2023 alla Scuola imT nuovi alloggi per gli studenti in via Brunero Paoli, avviando un processo di ulteriore crescita fondamentale per l’evoluzione della Scuola, importante per il territorio, ormai obbligata e non più rimandabile.
il Bilancio di missione, come ogni anno, coglie un’istantanea di un flusso costante. Una fotografia dinamica però, in cui è possibile cogliere il prima e il dopo, dove inevitabilmente si riportano dati e racconti di una situazione solo apparentemente cristallizzata, ma che, appunto, viene da una lunga strada e intravede ancora molte curve guardando in avanti.
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Sempre senza lasciare indietro nessuno
2011-2021: la Fondazione CRL ha erogato per l’ediliza scolastica oltre 42 milioni in 10 anni
Michele Morabito
Sant’Anna: la memoria e il presente, mattonella su mattonella
Ricordare attraverso piccoli manufatti. Un progetto della Croce Verde di Pietrasanta per i bambini di Sant’Anna di Stazzema trucidati nella strage nazista, con un pensiero ai piccoli di Kiev… Ricordare non è solo un’azione di memoria. Ricordare nel suo significato etimologico significa richiamare nel presente del cuore e del sentimento qualcosa che non è più qui o non è più adesso. I latini erano convinti che la memoria risiedesse nel cuore e che lì si perpetuasse. Ricordare è qualcosa di più del non dimenticare: è un’azione positiva del partecipare, uno stringere legami con un evento che nel bene o nel male si sente proprio, far vivere dentro di te le esperienze passate, tornando a farle impattare sulla tua essenza e la tua vita (il tuo cuore) e fuggire le malattie del secolo che sono l’indifferenza, l’apatia, l’abitudine ad accettare tutto, a sopportare cose inaccettabili come il dolore dei bambini, la fame. Il progetto «Bambini nelle stelle» della Croce Verde di Pietrasanta è il tentativo di trasformare la memoria nel ‘ricordare’ davvero le vittime della strage di Sant’Anna di Stazzema che ancora non avevano compiuto i sedici anni, i cui nomi saranno riportati nelle formelle artistiche realizzate dagli studenti del Liceo Artistico «Stagio Stagi»: formeranno tre composizioni che saranno allestite presso la Casa di Riposo della Villa Ciocchetti di Pietrasanta di proprietà e gestita dalla più antica pubblica assistenza in Italia. Tutte insieme le ceramiche andranno a formare una immagine che si potrà vedere lungo via Sant’Agostino, sulla parete esterna della Casa di Riposo, che prova a fare quel salto temporale e di luogo, che può trasformare il dolore delle giovani vittime della strage del 12 agosto 1944 a Sant’Anna di Stazzema nel dolore che oggi dobbiamo provare nel vedere immagini che dal bianco e nero si trasformano in immagini a colori, che alle povere borgate di Sant’Anna sostituiscono i palazzi in fiamme di Kiev o di Kabul, ma che trasmettono la medesima insopportabile pena. I ‘bambini nelle stelle’ sono bambini e bambine che per colpa della guerra non hanno potuto giocare, crescere, studiare, fare tutte le piccole, grandi cose di cui sono capaci. Sono ragazzi e ragazze che non hanno potuto amare, farsi una famiglia, lavorare, diventare uomini e donne. A due passi da noi, Sant’Anna si erge come un monito, un invito a ricordare, un grido silente di vittime innocenti che chiedono che la guerra esca dalla storia.
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Non ci sono guerre giuste: i bambini nelle stelle ci guardano dall’alto e ce lo ripetono, ci chiedono di scriverlo nei nostri cuori. La Croce Verde ci mette quei centotrenta nomi perché non escano più dal cuore e dalla mente. Ogni vittima è una storia che non si è compiuta, ma i bambini sono qualcosa che ci segna di più, che colpisce di più la nostra coscienza. «Cosa c’entrava Sant’Anna con la guerra?» ripeteva sempre il compianto Enrico Pieri quando incontrava i ragazzi della scuola e narrava la sua vicenda di superstite della strage.
Nelle scorse settimane sono stati presentati i progetti vincitori realizzati sotto la supervisione del prof. Roberto Giansanti del Liceo Artistico «Stagio Stagi» di Pietrasanta Eva Federigi, Daniel Battistini, Elisa Mosti. La presentazione del progetto ha visto la partecipazione dei vertici della Croce Verde, del Presidente Gabriele Dalle Luche; del Vice Presidente della Provincia di Lucca Nicola Conti; dell’assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Pietrasanta Francesca Bresciani; dell’on Carlo Carli; del Procuratore Generale Militare Marco De Paolis che ha il merito di aver
portato a compimento fino alla condanna del 2005 il processo contro i 10 sottoufficiali che hanno condotto la strage del 12 agosto 1944; del segretario dell’Associazione Martiri di Sant’Anna di Stazzema Graziano Lazzeri; messaggi sono giunti dal presidente del Parco Nazionale della Pace Maurizio Verona, dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, dal presidente della delegazione del Cesvot Franco Severi, dal vicedirettore del «Sole 24 ore»
Roberto Bernabò, dal presidente di ANPAS Toscana Dimitri Bettini che fanno parte del Comitato d’Onore.
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Il progetto diventa RICORDO nel significato di partecipazione, perché ciascuna vittima non sia solo un numero e una data di morte, ma sia un qualcosa che improvvisamente ci appartiene, che fa parte della nostra coscienza, un angioletto che dalle stelle ci spinga verso la pace, un monumento, che in latino significa appunto memoria. «Di memoria c’è sempre bisogno» ci dicono sempre i superstiti di Sant’Anna, soprattutto in un mondo in cui le immagini si rincorrono, si sostituiscono, si accavallano, in cui la guerra ci appare uguale ad un’altra guerra e alla fine le vittime sono numeri, orribili, ma sempre e solo numeri.
Maria Franca il 12 agosto 1944 aveva due anni e di lei ci rimane una bambola trafitta da un proiettile all’altezza della bocca. Anna aveva venti giorni e nell’unica foto che abbiamo ha gli occhi chiusi, perché fatta quando ormai la vita era spirata dal suo piccolo corpicino. Alice ne aveva dodici e il fratello Enrico l’ha vista uccidere dal suo nascondiglio nel sottoscala. Oggi i ‘bambini nelle stelle’ si chiamano Alisa, nove anni, di cui rimane un piumino blu adagiato su una strada di Kiev; Kirill, diciotto mesi, avvolto in un sudario bianco a Mariupol, che potrebbe essere il panno in cui mettere il pane appena sfornato, tanto è piccolo. Aylan, tre anni, è rimasto adagiato su una spiaggia di Bodrum con la sua maglina rossa fuggendo da un’altra guerra, in un altro posto. Il fratello Galip è seppellito in fondo al mare, di lui, neanche una foto. I bambini nelle stelle di Sant’Anna li hanno accolti simbolicamente accanto a loro. «Non dimenticateci», ci ripetono, «metteteci al riparo nei vostri cuori», fino a quando l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento malvagio delle guerre si poserà.
23 SANT’ANNA: LA MEMORIA E IL PRESENTE, MATTONELLA SU MATTONELLA
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notiz ie da l territorio
Giulia Prete
nel segno del Maestro: Celle di Puccini
Viaggio tra selve e muretti a secco fino a un borgo ‘cristallizzato’, dove un piccolo museo racconta la storia del compositore più amato al mondo
Tra i fitti boschi di castagno, sui dolci e verdi pendii della Val Pedogna, vi è Celle di Puccini, un piccolo e grazioso borgo del Cinquecento che per lungo tempo è stato luogo di vacanze del grande e famosissimo compositore lucchese, Giacomo Puccini. Qui, come si legge in vecchi e preziosi documenti d’archivio, la sua famiglia aveva vissuto e villeggiato fin dai primi
anni della nascita del borgo. È in questo luogo che è nato il nonno del grande compositore: si chiamava anche lui Giacomo e, rimasto orfano di padre, nel 1719 si trasferì nella vicina città di Lucca con la madre e il fratello, dove pose le sue radici. a Celle di Puccini sono però rimaste le proprietà e i tanti ricordi familiari, rimasti sempre nel cuore del maestro. il nome del paese, come si può immaginare, è stato dato proprio in onore del grande maestro, oggi conosciuto e amato in ogni angolo del mondo. Fino al 1971, infatti, questo bel paesino del Comune di Pescaglia era semplicemente chiamato Celle. Quell’anno, grazie all’amministrazione comunale dell’epoca, con una delibera si decise di aggiungere anche il cognome della famiglia.
Forse, non tutti sanno che Giacomo Puccini è in realtà l’ultimo e il più celebre di una lunga dinastia di grandi musicisti: chissà se, ispirati dagli scorci mozzafiato del luogo, anche qualche suo avo già secoli fa non avesse composto proprio a Celle magnifiche note, andate poi perse nel tempo.
nel 1976, grazie all’associazione Lucchesi nel mondo e alle nipoti del celebre compositore, la dimora storica appartenuta alla famiglia Puccini è oggi uno splendido museo che vanta una fama internazionale. Se si è appassionati delle grandi opere del maestro, questa è decisamente una meta da non perdere. Celle è un luogo che offre tante emozioni, magico e commovente anche per coloro che amano meno la musica.
IL boRgo
n questo borgo da fiaba e sempre illuminato dal sole, si vive ancora oggi in semplicità. il tempo è scandito secondo natura, dal passo dell’uomo, con naturale lentezza. nelle stradine strette del paese non passa nessuna auto, si cammina fra scorci da cartolina e il cinguettio degli uccelli.
Qui il tempo sembra davvero essersi fermato: casolari e scale in pietra serena, vecchie fontane, immagini e versi sacri in ogni angolo del
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paese e, pensate, persino i segni rimasti indelebili di un tifo un po’ datato: scalfiti sulla pietra, proprio alle spalle di una madonnina in ceramica, insieme alle ‘glorie’ si notano anche i nomi di storiche ‘maglie rosa’, forse le più amate nel mondo del ciclismo italiano degli anni Venti.
Lungo la strada si vedono ancora le antiche mulattiere che un tempo collegavano un borgo all’altro e dove le persone del luogo, in sella ai muli, trasportavano pane, legna, latte e anche tanta frutta.
ai tempi di guerra, come si legge nei racconti degli anziani rimasti in paese, Celle era infatti definita il «paradiso dei ragazzi»: i numerosi alberi da frutto che coloravano il paese in ogni stagione dell’anno, erano sempre presi d’assalto dai giovani che, agili e minuti, vi si arrampicavano per placare i morsi della fame. dopo la guerra, quegli alberi sono rimasti comunque meta di merende furtive e ragazzate. Una spiritosa ‘leggenda’ del passato narra che tutti i ragazzi passati da Celle abbiano preso almeno una volta un frutto da quegli alberi.
Questa, però, non è l’unica stravaganza del luogo: prima di lasciare Celle, quasi come porta fortuna, da generazioni si tramanda che è opportuno lavarsi le mani con l’acqua fresca che sgorga dalla fontanella che fu edificata addirittura dal cognato del maestro Puccini, tale raffaello Franceschini.
Prima della costruzione di queste fontanelle, le donne del paese lavavano abiti e biancheria nei lavatoi, oggi non più accessibili ma adornati da piante e fiori. amata dai residenti del luogo, oltre alla bellissima dimora della famiglia Puccini, anche la parrocchiale di Santa e lisabetta: uno storico edificio con splendide porte incorniciate da decorazioni in pietra serena.
Un borgo intriso di storia e di tradizioni. Poche case molto curate, ma anche ristoranti gourmet e antiche norcinerie dove poter scoprire tutti i sapori della media Valle del Serchio e della vicina Garfagnana.
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L’amoRe dI PuCCInI
PeR La sua CeLLe a molti, e forse è proprio così, piace pensare che Celle per il maestro fosse il posto del cuore, quello che i giovani di oggi definirebbero ‘safe place’, luogo sicuro. il posto in cui fin da bambino era sempre stato felice e dove, anche da adulto, desiderava sempre fare ritorno, soprattutto quando la malinconia prendeva il sopravvento.
Qui, Puccini trascorse per lo più molti autunni della sua infanzia: insieme alla famiglia, si trasferiva sulle colline della Val Pedogna dopo la festa di Santa Croce. Un periodo, per lui, di grande gioia e spensieratezza. in alcune sue lettere, conservate con cura ancora oggi, il nome del paese dal maestro veniva ricordato spesso e con molta nostalgia: purtroppo ne-
gli ultimi anni di vita non poté tornare spesso nella sua amata Celle, e questo per lui fu motivo di grande rammarico. dopo la mor te del padre michele (nel 1864) la madre albina fu costretta a vendere una dopo l’altra tutte le proprietà. La famiglia numerosa, i ragazzi da crescere e da mantenere agli studi. Fu una scelta dolorosa per tutti, ma albina non poteva fare altrimenti.
Così Giacomo all’età di soli sedici anni non ebbe più l’opportunità di frequentare il borgo, smise per un lungo periodo di suonare l’organo nella piccola e adorata chiesa e di frequentare gli amici di una vita intera. il for te legame con questa terra si sarebbe perso se non fosse stato per ramelde, la più amata tra le sorelle: suo marito nel 1897 acquistò infatti una nuova proprietà, dove le loro figlie, so-
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prattutto alba e nelda continueranno a trascorrere le vacanze fino all’inizio degli anni Settanta del novecento.
il ‘posto sicuro’ era finalmente salvo: grazie alla sorella, Puccini poté anche riprendere, sia pur indirettamente, i contatti con gli amici più cari di un tempo e informarsi costantemente della loro vita. nelle lettere il maestro era sempre molto affettuoso con le sorelle, le sue «care bambore», e si rivolgeva a loro sempre con toni scherzosi. nella fitta corrispondenza, Puccini manifestò più volte il desiderio di fare ritorno al borgo. nell’ottobre del 1909 da Bruxelles scriveva con ironia «Quando ritorno a casa verrò verso Pedogna, mi venga anche la rogna se questo non farò».
Le testimonianze di affetto che il maestro nutrì per il piccolo borgo sono rinvenibili anche
nei molteplici aneddoti che si raccontano e si tramandano ancora oggi fra gli abitanti del paese.
nonostante le tante promesse alla sorella ramelde ed al cognato, Puccini, però, fece ritorno a Celle solo il 26 ottobre del 1924. riuscì a tornare grazie ad un invito del Comune di Pescaglia che, proprio in quella data, organizzò per lui una cerimonia in suo onore, nel corso della quale fu apposta una lapide sulla facciata della casa degli avi, quella casa che nel 1973 è tornata ad essere «la casa dei Puccini».
Fu una grande festa con tutti i paesani stretti attorno a quel cittadino ormai tanto famoso e celebrato nel mondo, ma che, scambiando amichevoli battute con ciascuno di loro, dimostrò come niente e nessuno nella sua
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memoria e nei suoi sentimenti fosse stato dimenticato. morì poco più di un mese dopo a Bruxelles, lontano da famiglia e luoghi cari, a causa di un brutto male.
La targa, oggi divenuta quasi sacra per i ‘fan’ del maestro che grazie alla sua musica resterà per sempre immortale, recita così:
a ricordare che in questa casa retaggio dei suoi padri frequentemente dimorò
Giacomo Puccini
celebrato artefice
di musica immortale
il Comune fascista di Pescaglia per desiderio del popolo decretò e pose
XXVi ottobre mCmXXiV
Quell’ultimo giorno a Celle, sotto l’elegante abito scuro, l’immancabile Borsalino e la sciarpa avvolta attorno al collo, il pallore del suo volto era stato notato da tanti. Pur conservando tutto intero il suo fascino da uomo di altri tempi, l’aspetto fisico del maestro mostrava i segni della grave malattia. Quella visita a Celle, tanto attesa e sofferta negli anni trascorsi lontano da casa, fu un triste e amaro addio non solo agli amici, ai luoghi tanto amati e mai dimenticati, ma anche al mondo della musica.
Lo stesso Puccini, quel giorno, sembrava sentisse arrivare la sua fine. in qualche modo, sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta che vedeva Celle. Come raccontano i paesani, infatti, alla festa si congedò dicendo: «mi pento di non esser venuto più spesso».
IL museo
Grazie alla generosità delle nipoti del maestro Puccini che negli anni hanno donato molti e preziosi cimeli e alla sensibilità dell’associazione Lucchesi nel mondo che negli anni Settanta ne acquisì la proprietà, l’antica dimora dei Puccini è oggi un prezioso museo. Una vera e propria casa-museo costituita da sette sale, situate su due piani, al cui interno
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sono esposte fotografie, dediche, lettere e manoscritti musicali ma anche preziosi oggetti appartenuti al maestro attraverso i quali è possibile ripercorrere la sua vicenda umana ed artistica.
Per motivi logistici, il museo può essere visitato solo su appuntamento. nel corso degli anni la struttura si è arricchita e migliorata fino all’ultimo completo riallestimento avvenuto nel 2008, in occasione delle celebrazioni per il 150esimo anniversario della nascita del maestro. risalgono infatti rispettivamente al 2009 e al 2010 le donazioni, da parte delle pronipoti del maestro, di 13 lettere e di 13 manoscritti musicali autografi contenenti abbozzi per la stesura di Le Villi e di Edgar nel museo anche le affettuose lettere alla sorella alla quale confidava sempre le sue gioie per i grandi successi ma anche i suoi timori e la sua amarezza per la cattiva fama che pubblico e critica riservarono alla prima di Madama Butterfly. notizia che oggi, dopo averla vista salire sui palchi dei teatri più prestigiosi del mondo, ci strappa quasi un sorriso. ogni sala possiede cimeli dal valore inestimabile. appena entrati nell’ampio salone che funge da ingresso, si avverte immediatamente la sensazione di calarsi nella storia. Tutto è rimasto quasi intatto. La prima sala è dedicata alla famiglia di Giacomo: vi sono esposti i ritratti dei genitori, e quelli delle sorelle e del fratello michele, ma anche quelli dello zio materno, Fortunato magi, anch’egli valente compositore, e del cugino di michele, nicolao Cerù, che contribuì a sostenere economicamente gli studi di Giacomo a milano. Tante anche le foto delle nipotine che portava sempre a Viareggio, altra città amata da Puccini, in occasione del celebre carnevale. Un luogo, questo, che ha fatto commuovere tanti: nella sala, infatti, si trova anche un bellissimo pianoforte nero, quello sul quale Puccini compose parte della sua Butterfly e dove si possono ancora notare i segni lasciati dalle candele. nel salone, insieme ad altri preziosi cimeli, è esposta anche la poltrona preferita
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dal maestro e il grammofono che gli fu donato da Thomas alva edison, già famoso per le sue invenzioni e scoperte.
nel museo troviamo anche il letto in cui nacque il maestro nel freddo inverno del 1858, la veste con la quale fu battezzato e la culla nella quale dormì i primi sonni della sua spensierata infanzia. di notevole interesse anche la cucina, la stessa di due secoli fa, dove tutto, dal grande camino agli oggetti di arredamento, fanno compiere al visitatore un inaspettato salto indietro nel tempo: il focolare, la madia dove veniva impastato il pane, i secchi per portare l’acqua in casa e l’immanca-
bile contenitore per la preziosissima farina di castagne.
Preziosa e commovente anche la presenza della scrivania alla quale lavorava il padre, la macchina da cucire e la scatola in legno per i lavori di cucito della madre.
nella bacheca sono esposti il cosiddetto Codice di Celle (un manoscritto del XViii secolo che faceva parte della biblioteca di famiglia), una serie di tre manoscritti di Giuseppe Carretti, maestro di Giacomo Senior e del figlio antonio a Bologna, un trattato di michele Puccini, alcuni manoscritti autografi del fratello, uno dei quali contenente la Gavotta riversata
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da Giacomo nel secondo atto di Tosca, e poi ancora la riduzione per pianoforte a quattro mani dell’ultimo tempo del Quartetto in re e quella per pianoforte solo del minuetto in la maggiore.
Una sala è stata dedicata all’affettuoso rapporto che si instaurò fra Giacomo e la sorella ramelde, il cognato raffaello Franceschini e le loro tre figlie, ma anche all’amore che il musicista serbò sempre per il piccolo borgo di Pescaglia che aveva dato i natali alla sua grande famiglia. Sono esposti i ritratti di ramelde, di suo marito raffaello Franceschini e delle loro figlie, alcune foto di Giacomo con dedica, una sua scherzosa lettera al cognato e altre alla sorella in alcune delle quali vi sono riferimenti al proprio lavoro e alla rappresentazione di sue opere.
nella lettera inviata il 13 luglio 1887 da Caprino Bergamasco parla della composizione di Edgar mentre le altre si riferiscono a La bohème, Madama Butterfly e La fanciulla del West, opere delle quali si possono ammirare gli spartiti con le dediche autografe del maestro. Un viaggio anche tra le passioni poco conosciute del maestro: la caccia e il suo grande interrese per la modernità, con quella particolare predilezione che egli ebbe per i mezzi di trasporto, la bicicletta, suo primo amore, ma che poi lasciò per la passione per le quattro ruote.
Un luogo di storia, Celle, dove ancora oggi possiamo ammirare il tramontar delle stelle.
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Prometeo e Atalanta. BATONI TORNA A LUCCA
Una mostra in San Franceschetto per le tele recentemente acquisite dalla Fondazione
Andrea Salani
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Minerva infonde l’anima alla figura umana modellata in creta da Prometeo
Storia – a lieto fine – di un atteso ritorno. già, perché le due tele di Pompeo Batoni non aspettavano altro se non di essere ricondotte in ‘patria’ dopo un soggiorno, a dir la verità neppure troppo prolungato, a milano. Prometeo e Atalanta, così come recita il titolo della mostra che la Fondazione ha dedicato loro nella chiesa di San Franceschetto non appena giunte sul suolo lucchese, furono realizzati dall’artista per la famiglia Sardini tra il 1740 e il 1743. Due opere della prima maturità di Batoni, che scelse autonomamente i soggetti tra i temi classici desunti da Ovidio (Metamorfosi, 1, 76-88; 8, 260-546), legati alla dignità e nobiltà classica del genere eroico (Prometeo) e a una toccante ed espressiva dimostrazione di sentimenti (Atalanta): nel primo troviamo la genesi della vita stessa, nel secondo il dramma della morte
Due dipinti dai colori luminosi e dalle forme nitide, che la Fondazione ha ricondotto a lucca adempiendo alla propria mission di incrementare una raccolta d’arte che è sì privata, ma riunita per conservare un corpus di opere in grado di rappresentare attraverso i secoli le vicende ar tistiche, e non solo, di una comunità e del suo territorio. ma veniamo alla storia nel novembre del 1743 Batoni inviò al marchese lodovico Sardini i dipinti dopo tre anni di lavorazione ampiamente testimoniata da un car teggio fitto e ‘gustoso’ tra pittore e committente una corrispondenza ricca, di cui in realtà non ci sarebbe bisogno ai fini dell’attribuzione, dato che la mano del maestro è inconfondibile nell’uso del colore, nella delicatezza dei passaggi cromatici, nella sapiente gestione delle forme che presentano tutta la naturalezza e la velocità d’ingegno di un autore spesso – e a torto – ricordato solo come grande ritrattista della roma del Settecento.
Minerva infonde l’anima alla figura umana modellata in creta da Prometeo e Atalanta piange Meleagro morente, questi i soggetti individuati da Batoni che poté attingere a piene
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mani al proprio bagaglio di studi compiuti a roma tra prove tecniche, disegni classicheggianti e tante imitazioni di antichità romane
«Fo Prometeo che è una figura ben muscolata il quale sta formando l’uomo, ed accanto c’è minerva la quale vi infonde l’anima figurata da una far falla…», scrive al Sardini descrivendo, con orgoglio, la propria intenzione di affrontare un soggetto mai trattato in pittura Fonti di ispirazione furono l’iconografia classica dei sarcofagi con il mito di Prometeo di Palazzo Vitelleschi al corso, poi albani a roma (oggi al louvre), studiato dall’ar tista intorno al 1730 in un disegno per richard topham (oggi a W indsor, eton college), o da un sarcofago di simile soggetto conser vato in campidoglio. Particolare rivelatore di questo legame è la figura di minerva che in piedi regge delicatamente una far falla, simbolo dell’anima, assieme alla posizione del titano Prometeo, che sta seduto di fronte alla sua statua. una miner va, quella di Batoni, in cui rivivono in maniera palese la maestà e compostezza della Minerva Giustiniani declinata attraverso il ‘filtro’ della grazia, firma stilistica sempre ric onos ci b ile d el p itto re , c o me rile v a l ilia n a B arro ero, ma ss ima s tu d i os a d ell ’ ar ti s ta e curatrice del catalogo che accompagna la mostra in un tela si condensano dunque due istanze: solennità ed eroismo. Prometeo incarna questa seconda vir tù: caratterizzato da una testa realizzata con cura e dettaglio maniacale, esprime una sorta di epica grandezza, posto di fronte alla sua creazione che sta modellando con la spatola da scultore, esempio della bellezza ideale giovanile, che probabilmente Batoni delineò sull’esempio dell’Antinoo del Belvedere, ammiratissima statua antica molto celebre all’epoca.
anche nell’Atalanta è immediatamente riconoscibile un riferimento all’iconografia classica: il celebre Sarcofago di Meleagro che allora appar teneva alla collezione Borghese e che oggi si trova al louvre chiaro e limpido,
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Atalanta piange Meleagro morente
infatti, il ‘contatto’ tra le due opere nella figura del giovane esanime e in quella sedente e piangente di atalanta, con il cane ai piedi, fino al gesto della madre altea, combattuta tra l’impeto dell’ira mentre fa bruciare il tizzone al quale era legata la vita del figlio e l’immediato orrore per l’atto compiuto. rispetto al riferimento antico Batoni traduce il dramma in un’atmosfera più ‘serena’, eliminando il par ticolare delle moire assetate di vendetta e le figure devastate dal dolore intorno al letto di morte, che conferiscono alla rappresentazione sul sarcofago un’intensità e un pathos che chiaramente l’artista intende mitigare nel quadro, proponendo una versione più consona alla propria cifra stilistica così sarebbe stata l’opera nei suoi intenti: «…io stimerei fare nel quadro tre sole figure, dove si rappresentasse meleagro moribondo in un letto fatto alla guisa delli antichi ed accanto del quale vi fosse la sua spada lo scudo e la lancia, e dopo assisa vi farei atalanta in atto mesto e piangente vestita in abito di cacciatrice come figurasi Diana…».
Due opere sorelle, inscindibili per il messaggio universale di cui sono por tatrici, nella descrizione, trasfigurata dal mito, dell’alba della vita e del dramma della morte Due istantanee della poliedrica produzione di Pompeo Batoni che raccontano di un artista immerso nello studio dell’antico, ma in grado di tradurlo secondo una personale visione di delicatezza che non toglie il pathos, ma lo declina in una forma elegante e persuasiva, in grado di coinvolgerci e ammaliarci attraverso la credibilità dei personaggi che prendono vita grazie ad un’abilità tecnica che rimane firma indiscutibile del suo talento.
Bentornati a lucca dunque, Prometeo e Atalanta, adesso siete parte della collezione della Fondazione cassa di risparmio di lucca, quindi patrimonio di un’intera comunità.
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i miti
Prometeo è un titano amico dell’umanità, celebre per aver donato agli uomini il fuoco rubato agli Dei, e per aver subito per questo la terribile punizione di zeus, che lo incatena a una rupe ai confini del mondo per poi farlo sprofondare nel tartaro. Precedentemente, nell’ambito delle lotte tra titani, si era schierato con lo stesso zeus. Questi, per riconoscenza, gli diede l’incarico di forgiare l’uomo, che lui modellò dal fango e animò grazie all’aiuto di minerva il mito della morte di Meleagro è invece legato alla famosa caccia al cinghiale calidonio. a seguito dell’uccisione per mano di meleagro dell’animale che devastava le terre e uccideva le genti, questi ne donò la testa ad atalanta suscitando le ire degli zii, con cui combatté uccidendoli. ad altea, madre di meleagro, era stato predetto dalle moire (le divinità che tessevano il telo della vita per poi reciderlo) che il figlio sarebbe vissuto fino a quando il ciocco di legno che stava bruciando nel focolare alla sua nascita non si fosse consumato, motivo per cui rimase per anni custodito in una cassa. inorridita per l’uccisione dei fratelli altea gettò il tizzone, che aveva protetto per anni, nel fuoco ponendo fine alla vita di meleagro e sprofondando atalanta nello sconforto.
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Paolo Bolpagni
Nell’autunno del 1981 si inaugurava a lucca, nel complesso di San micheletto, il centro Studi sull’arte licia e carlo ludovico ragghianti intervennero, fra gli altri, due personaggi politico-istituzionali di caratura nazionale: maria eletta mar tini, vicepresidente della camera dei deputati, e amintore Fanfani, all’epoca seconda carica dello Stato, sedendo sullo scranno più alto del Senato della repubblica.
trascorsi quarant’anni, nel dicembre del 2021, negli stessi luoghi di allora, si è aper ta una mostra fortemente identitaria, che, durata fino al 20 marzo 2022, è stata voluta proprio per ricordare quest’anniversario. carlo levi (torino, 1902 – roma, 1975) fu uno degli artisti contemporanei cui carlo ludovico ragghianti e la moglie licia collobi furono maggiormente legati, dal punto di vista professionale, politico e umano: le innumerevoli tracce del cammino che li accomunò sono state ripercorse nella mostra e nel catalogo, che ho curato insieme con Daniela Fonti e antonella lavorgna
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levi e ragghianti. un’amicizia fra pittura, politica e letteratura
L’ultima importante mostra della Fondazione Ragghianti
1. carlo levi Autoritratto [1945], olio su tela 42,5 x 34 cm roma Fondazione carlo levi
2. carlo levi I fratelli (Riccardo, Luisa e Lelle) [1938], olio su tela 45,5 x 76 cm roma Fondazione carlo levi
3. carlo levi, La madre e la sorella, 1926, olio su tavola, 119 x 98 cm roma Fondazione carlo levi
4. carlo levi, Booz, 1950, olio su tela, 100 x 120 cm, roma, Fondazione carlo levi
in effetti, fra levi (personalità dalla duplice vocazione: pittorica e letteraria) e ragghianti si instaurò un rapporto che fu privilegiato e importante per entrambi, e che racconta una pagina di storia significativa del nostro Paese. abbiamo quindi voluto testimoniare, nel quarantennale della Fondazione, l’amicizia tra questi due grandi protagonisti del novecento, legati anche dalle comuni battaglie culturali e politiche, uniti dalla lotta nella resistenza nelle file del Par tito d’azione l’interesse di ragghianti nei riguardi di levi risale al 1936, ma il momento più forte della loro frequentazione avvenne durante il periodo del comitato toscano di liberazione nazionale a Firenze l’intensificarsi del sodalizio politico si riflesse anche nella condivisione del discorso ar tistico, tanto che fu ragghianti a proporre la prima storicizzazione della figura di carlo levi nel 1948, attraverso la pubblicazione di un ‘catalogo’ della produzione dell’amico, nel quale sono datati e reper toriati i suoi dipinti realizzati dal 1923 al 1947. Documenti d’archivio, fotografie, disegni e un nucleo di quasi cento opere, allestiti negli spazi espositivi del complesso di San micheletto, hanno consentito di ricostruire non soltanto la struttura del libro pubblicato da ragghianti nel 1948 e delle mostre del 1967 e del 1977 da lui curate (la sezione di Arte moderna in Italia 1915-1935 dedicata all’amico pittore e Levi si ferma a Firenze), ma anche la cerchia cui i due appar tenevano, costituita da personalità come quelle di eugenio montale, giovanni colacicchi, Paola Olivetti, aldo garosci, Bobi Bazlen, manlio cancogni, Sebastiano timpanaro, mario Spinella, carlo emilio gadda e molti altri
l’incipit della mostra è stato dedicato all’iniziale percorso artistico di carlo levi, orientato precocemente in senso europeo, contro le chiusure del nazionalismo di regime, grazie all’ambiente familiare e agli incontri con Piero gobetti, Felice casorati ed edoardo Persico. Questa prima fase fissa alcuni aspetti tematici aper ti alla quotidianità. ecco delineato il suo
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mondo ‘sentimentale’: torino, Parigi e alassio come paesaggi dell’anima, gli affetti familiari, la ritrattistica degli amici nel caso delle vedute urbane e naturali si avverte il passaggio da una lucida impaginazione del racconto a una precoce drammatizzazione dei piani e degli spazi, che fa presagire la vibrante pittura ‘politica’ del periodo lucano. i paesaggi parigini sono caratterizzati dallo schiarimento della tavolozza e da un nitido alleggerirsi delle linee l’approdo al ritratto parte dai personaggi familiari: La madre e la sorella, Il padre a passeggio e l’inedito I fratelli (Riccardo, Luisa e Lelle). Seguono le opere aventi per soggetto gli amici: edoardo Persico, carlo e nello rosselli, leone ginzburg, nicola chiaromonte, aldo garosci la pennellata larga, materica e vibrante fuoriesce dai primi piani invadendo lo spazio retrostante, reso partecipe di un’inesausta tensione nel frattempo si fa strada via via, in levi, un’idea della pittura come luogo di autonomia critica e impegno etico. la tesa espressività diventa testimonianza di un attivo dissenso e il punto di avvio di una militanza condivisa con i gruppi di oppositori al regime fascista, clandestinamente operanti a torino o esuli a Parigi Dal programma di ‘giustizia e libertà’, redatto con leone ginzburg, all’arresto, alla condanna al confino, al provvedimento di clemenza, alle leggi razziste, alla fuga in Francia, al ritorno in italia, a Firenze, con Paola Olivetti e la loro figlia anna, alla vita trascorsa nascosto nelle varie abitazioni di amici (fra cui eugenio montale e anna maria ichino), alla guerra e alla militanza nelle file del Par tito d’azione: sono tutte tappe di una maturazione dolorosa che vede convergere pittura, scrittura e impegno politico. ecco i nudi, le nature morte di funghi dedicate ai coniugi ragghianti, i ritratti di giovanni colacicchi, Bobi Bazlen, linuccia Saba, Paola Olivetti, eugenio montale, manlio cancogni, di cesare e giusta Fasola, del giornalista mario Spinella, per arrivare alla tensione espressa dall’Autoritratto del 1945 e ai temi della guerra par tigiana; opere contrassegnate da
una larga e densa pennellata il gabinetto Vieusseux di Firenze ha prestato per l’occasione disegni donati dall’ar tista giovanni colacicchi. tali car te includevano anche il ritratto di carlo emilio gadda e i bozzetti per l’emblema del Par tito d’azione e per il logo della casa editrice la nuova italia
la vicenda vissuta da carlo levi durante il confino in lucania nel 1935-1936 fu fondamentale sia la sua produzione pittorica sia per quella letteraria: da qui scaturirà il celeberrimo romanzo Cristo si è fermato a Eboli, scritto a Firenze, negli ultimi anni della Seconda guerra mondiale, mentre era ospite di anna maria ichino. le opere realizzate in quel biennio sono ritratti o paesaggi i personaggi si riflettono nell’aspra natura della Basilicata e viceversa a molti anni di distanza, nel 1974, l’artista realizzerà una serie di litografie che illustrano il ro-
manzo: rappresentano una sorta di sottotitolo di quella «terra della fatica e della misericordia contadina».
un capitolo ulteriore e riscoperto dalla mostra è stato documentato in una specifica sala: carlo levi, intellettuale multiforme, legato da amicizia a molti personaggi del mondo del cinema, non poteva non accogliere l’esperienza di questo mezzo di espressione, avendone avver tito precocemente – come lo stesso carlo ludovico ragghianti – le potenzialità di potente strumento di comunicazione. Sarà l’incontro con mario Soldati a procurargli, ventinovenne, un primo contatto con la cines, poi con la lux Film il presidente della società, guido Pedrazzoni, gli offrì un contratto come scenografo per Patatrac, una commedia brillante con regìa di gennaro righetti, uscita nel 1931, mentre di Ricordo d’infanzia, non an-
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dato in porto, resta soltanto la sceneggiatura nell’estate del 1937 levi partecipò al Pietro Micca, diretto da aldo Vergano, collaborando ai costumi. il film è da considerarsi perduto, salvo un rullo di meno di cinque minuti conservato al museo nazionale del cinema di torino e una serie di bozzetti ora di proprietà del magi ’900 di P ieve di cento: tutti materiali che sono stati presentati in mostra a lucca Sarà con il film Il grido della terra (1949), sull’esodo dei profughi ebrei verso israele, che si definirà meglio il contributo di levi al cinema a soggetto. Poi, dagli anni cinquanta, egli diventerà a roma un ritrattista di riferimento per
molti personaggi del mondo di cinecittà, da anna magnani a Silvana mangano, da P ier Paolo Pasolini e Franco citti. l a s ez i on e s i c h iu d e v a c on q uattro op ere databili al 1965, in cui l’ar tista inter venne su pagine di rotocalchi con il suo segno indagatore e vibrante, secondo una tecnica apparentabile alle contemporanee ricerche verbo-visuali
ragghianti e levi scelsero in varie occasioni (per il libro del 1948 e poi per ulteriori progetti espositivi) un ar ticolato gruppo di dipinti, di cui è stata presentata in mostra una
5. carlo levi, Ritratto di Anna Magnani, 1954, olio su tela, 92 x 72,5 cm, roma, Fondazione carlo levi
6-7. Sale della mostra Levi e Ragghianti. Un’amicizia fra pittura, politica e letteratura, a cura d Pao o Bo pagni, Daniela Fonti e antonella lavorgna, con allestimento di arrigon architetti (lucca, Fondazione ragghianti, 17 dicembre 2021 – 20 marzo 2022)
significativa selezione, a memoria di un’antica intesa, finalizzata a circoscrivere esemplari testimonianze di un percorso che inizia ancor prima della frequentazione da par te dell’ar tista dello studio di Felice casorati. troviamo ritratti e autoritratti, lavori degli anni parigini, nature morte, nudi, riferimenti alla passione letteraria, fino ai pieni anni Quaranta, quando ragghianti firmerà, nel 1948, la prima monografia dedicata al levi pittore la solidità della forma e il modellato duro degli oggetti cedono il passo a opere come L’eroe cinese, dove la lezione post-impressionista dissolve nitidezze e volumetrie in segni spessi, ondulati e avvolgenti. il passaggio a uno stile libero e lirico comincia a manifestarsi con la frequentazione di ar tisti ebrei a montparnasse (Soutine, chagall, Pascin). gli anni fra il 1933 e il 1935 sono quelli in cui carlo levi elabora una nuova iconografia legata alle figure dormienti Sospensione nel sogno e fisicità della realtà rappresentano così gli estremi convergenti di un’evoluzione del ritratto. Passiamo agli anni Quaranta, e gli ‘oggetti’ effigiati diventano reinterpretazioni dell’angoscia di quegli anni le opere cronologicamente successive, a par tire da Booz, in cui levi interpreta la vicenda biblica di ruth, sono testimonianze dei successivi sviluppi della sua pittura, che annovera vari temi, dai carrubi di alassio alla ritrattistica come scriverà ragghianti all’amico artista nel 1971, «ormai qualche anno fa, abbiamo disegnato due imprese simultanee: una tua grande mostra dei ritratti degli uomini del tuo tempo, e un libro di biografie e piuttosto di ricordi e di giudizi». il progetto si compirà, nella sua par te espositiva, purtroppo in forma postuma, nella grande retrospettiva Levi si ferma a Firenze, curata da ragghianti nel 1977.
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il ricordo di romano silva
il 13 dicembre 2021 si è svolta, nella Sala conferenze «Vincenzo Da massa carrara» del complesso di San micheletto a lucca, la tavola rotonda In ricordo di Romano Silva a dieci anni dalla scomparsa, organizzata congiuntamente dalla Fondazione cassa di risparmio e dalla Fondazione centro Studi licia e carlo ludovico ragghianti «un’iniziativa doverosa e necessaria», ha affermato marcello Bertocchini, finalizzata a ricordare un grande studioso che fu socio dell’accademia lucchese di Scienze lettere ed arti, membro del consiglio d’amministrazione della Fondazione cassa di risparmio e presidente della Fondazione ragghianti dall’aprile del 2011 fino all’improvvisa scomparsa nell’ottobre dello stesso anno, che lasciò tutti costernati medievista, storico dell’ar te e musicologo, formatosi all’università di Pisa, Silva concentrò la propria attività scientifica principalmente sullo studio dell’architettura, della musicologia e dell’iconografia, pubblicando contributi di grande spessore, ancora di riferimento.
hanno par tecipato alla tavola rotonda, coordinata da Paolo Bolpagni, la storica dell’ar te Patrizia giusti maccari, antonio romiti, presidente dell’istituto Storico lucchese, il professor umber to Sereni e giorgio tori, già direttore dell’archivio di Stato di lucca ed ex presidente della Fondazione ragghianti a introdurre l’iniziativa sono stati marcello Ber tocchini e alberto Fontana
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Viareggio punto di riferimento per gli ar tisti nazionali e internazionali: dalla galleria d’arte moderna e contemporanea Viani, agli spazi aper ti vista mare, tre esposizioni per altrettanti artisti, hanno arricchito la stagione invernale della città. un progetto che ha visto l’importante collaborazione della galleria d’arte contini di Venezia e dell’atelier mitoraj. Si tratta di igor mitoraj con il tempo degli eroi, enzo Fiore con l’apparente verità e manual de zoología Fantastica di carla tolomei
la soddisfazione nelle parole del sindaco giorgio Del ghingaro. «mitoraj sulla spiaggia è stata un’intuizione di grande impatto. Per quasi due mesi le sculture sono state protagoniste nelle foto di mezza toscana: turisti e appassionati hanno voluto immor talare e poi condividere sui social gli imponenti colossi circondati da tutta la bellezza del mare e degli incredibili tramonti invernali che solo Viareggio sa regalare». «Sul lato opposto della piazza, il palazzo delle muse accoglie i visitatori con l’eccellenza indiscussa della galleria d’arte moderna e contemporanea Viani, unica nel suo genere, scrigno di tesori e di collezioni permanenti frutto della grande generosità dei viareggini e di quanti Viareggio hanno vissuto e amato.
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a Viareggio la cultura in tre ‘mosse’: mitoraj, Fiore, tolomeo
Brunella Menchini
Sul Belvedere delle maschere i colossi di Mitoraj al tramonto.
Alla GAMC due mostre imperdibili
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Durante i mesi invernali la gamc ha ospitato enzo Fiore e poi carla tolomei: due nomi importanti, che lavorano fuori dagli schemi per risultati sempre sorprendenti». «Viareggio sta diventando punto di riferimento per gli ar tisti nazionali ed internazionali – sempre Del ghingaro – abbiamo a disposizione location uniche, dalla Passeggiata al Porto alla terrazza della repubblica interamente restaurata. la stagione turistica alle porte aprirà ad ulteriori novità: sempre nel segno dell’ar te e della bellezza».
IGOR MItORAJ – IL tEMpO dEGLI EROI dicembre 2021 – febbraio 2022 Spiaggia del Belvedere delle Maschere, Piazza Mazzini – Viareggio
mitoraj è stato uno dei grandi maestri che con la sua ricerca artistica ha saputo riportare l’attenzione sul valore dell’antichità; la sua poetica fa rivivere il fascino dell’arte classica seppur rinnovata da uno sguardo contemporaneo capace di creare un’empatia unica con lo spettatore Dopo il successo delle esposizioni alla Valle dei templi di agrigento, ai mercati di traiano di roma, presso l’area archeologica di Pompei e più recentemente a noto, la nuova installazione trova spazio sulla spiaggia del Belvedere delle maschere Due meravigliose sculture monumentali dello scultore di origini polacche che dell’italia aveva fatto la sua terra d’elezione: Ikaro blu e Ikaria grande, por tatrici di un significato che va ben oltre la loro presenza fisica, così profondo
da superare il tempo e rimandare all’eternità. il delicato equilibrio dei volumi e lo studio delle forme del passato sono resi attuali nella sua produzione da una rivisitazione intima di quella tradizione che appar tiene alla storia personale e collettiva dell’intera cultura occidentale riferimenti alla mitologia e a tutta la classicità sono i temi centrali della produzione dell’artista, da lui rivisitati proponendo corpi e volti frammentati in pose cristallizzate nel tempo facendo quindi eco ad un surrealismo visionario e creativo assolutamente originale.
ENZO FIORE – L’AppARENtE VERItà dicembre 2021 – marzo 2022 Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani la galleria lorenzo Viani ha aper to le porte alle suggestive e par ticolari opere di Fiore in un percorso espositivo che si snoda tra pittura e scultura portando il visitatore a cogliere il profondo legame tra arte, uomo e natura È proprio dalla natura, infatti, che enzo Fiore attinge per dare forma al suo estro creativo: radici, muschio, ramoscelli, foglie, terra, pietre e persino insetti sono gli elementi dominanti e imprescindibili delle sue composizioni la natura diventa così lo strumento principe per la realizzazione delle sue opere, ciò che al primo sguardo può sembrare un agglomerato materico di pigmenti si rivela, sotto un esame più attento e ravvicinato, un micromondo di organici dettagli che raccontano e ricordano il mondo naturale che ci circonda e da cui inevitabilmente dipendiamo.
nelle sue opere soggetto e materia si fondono, le tele si tingono di tonalità terrose e avvolgenti, i colori essenziali e pungenti tratteggiano volti di miti dello spettacolo, da marilyn monroe a Paul newman, e di personaggi storici, come gandhi o J.F. Kennedy. alla ritrattistica l’ar tista affianca la produzione di vedute di città note, spaziando da roma a Parigi fino a new York, e anch’esse vengono definite e per vase da radici e insetti, tutti elementi ormai inanimati e cristallizzati all’interno della composizione che però ritrovano vita e forza espressiva sotto forma di creazione artistica. ma se all’interno di queste opere le entità animali e vegetali, ad uno sguardo distratto, possono confondersi e celarsi all’interno del disegno è nelle serie Inclusioni che la natura diventa l’argomento principale, le eleganti e silenziose far falle ne sono, infatti, il soggetto inconfondibile avvolte da uno spesso strato di resina accennano ad un moto ascensionale che guida l’occhio dell’osservatore lungo la super ficie pittorica, levandosi dal fondo ricco di par ticolari vegetali verso il cielo, fino a raggiungere una dimensione quasi onirica che estrania dalla realtà. nelle sue sculture, invece, linea guida diventa l’elemento vegetale come la radice che sinuosamente si doma e modella seguendo le forme del corpo che l’ar tista vuole creare, si innerva diventando quasi espressione anatomica ne sono un esempio l’Ecce Homo o L’ira dove ramoscelli e radici sembrano simulare a tratti il sistema nervoso e a tratti quello muscolare, creando l’illusione dello scorrere ininterrotto della linfa vitale che pervade sia il mondo vegetale che animale usando la natura come materia prima, la sua arte diventa emblema del moto continuo dell’esistenza, della perenne dialettica tra la vita e la morte una mostra volta a sottolineare la potenza espressiva dell’ar te contemporanea, la sua frizzante propensione e tensione verso la continua ricerca di nuovi materiali, nuove espressioni, nuovi dialoghi
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1. igor mitoraj, Ikaro blu
2. igor mitoraj, Ikaria grande
3. allestimento della mostra Enzo Fiore – L’Apparente Verità
4. enzo F ore
5-7. allestimento della mostra Carla Tolomeo – Manual de Zoología Fantástica
CARLA tOLOMEO –
MANuAL dE ZOOLOGíA FANtÁstICA
marzo 2022 – giugno 2022
Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Lorenzo Viani
il titolo e il tema della mostra Manual de Zoología Fantástica, ne racconta e rivela la ricerca: di come gli animali sono diventati un ponte tra terra e cielo e di come le leggende e le allegorie in essi contenuti abbiano por tato l’uomo ad interrogarsi sull’origine delle cose e dell’intero creato. come Borges nel suo Manual, carla tolomeo ci mette in contatto con la nostra parte più primitiva, fatta di storie tramandate, di tradizioni, di sogni che collegano tutti noi come unico essere in un’unica tribù. il mondo di carla tolomeo è un immaginario eclettico e colto, di creazioni sospese in un affascinante territorio in bilico tra arte e il design d’autore, ricorrendo ad echi letterari di libri ricchi di visioni: coloratissime ed estrose opere che creano un ensemble che fa viag-
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giare in un mondo parallelo di fantasia e cosmogonie. la tradizione della scrittura dei bestiari, da cui carla tolomeo ha tratto le sue ricerche, nasce dall’idea dell’uomo di voler unire umano e divino. gli ar tisti e gli scrittori che si sono susseguiti nelle varie epoche, hanno utilizzato gli animali nei loro scritti o dipinti come simboli allegorici nascosti proprio a testimoniare uno studio attento e minuzioso sulla simbologia che quel determinato animale possa riproporre una caratteristica divina o umana con il passare del tempo la funzione moralizzatrice del bestiario passa in secondo piano, per poi diventare un compendio della più vasta immaginazione della mente umana, come il grande esempio riportatoci dal Manual de Zoología Fantástica di Jorge luis Borges, del 1957, che narra delle strane entità che la fantasia degli uomini ha generato nel corso del tempo e dello spazio. niente è casuale su questa terra, soprattutto l’incontro tra uomo e animale, e da qui appunto carla tolomeo prende spunto nel realizzare le opere per questa straordinaria esposizione carla tolomeo incontra Borges alla fine degli
anni Settanta e rimane così colpita dalle sue parole da definirlo un «Omero argentino». ne è molto influenzata e ogni volta che può cerca, anche solo con la fantasia delle sue opere, di tornare a Buenos aires, la città di Borges. tutto questo, unito allo stile giapponese e metafisico della sua prima formazione e l’ammirazione per il modernismo catalano di gaudi, trova terreno fertile nei ricordi d’infanzia dell’ar tista rendendola una fantasista dell’allegoria, proprio come Dante a suo tempo. il risultato è una forma d’ar te che si serve del disegno unito alla ricercatezza dei tessuti delle sue famose sedie, vere e proprie opere d’arte che uniscono natura e uomo alla ricerca di una spiritualità totemica in mezzo ad animali e simboli. il procedimento creativo inizia con il recupero di una sedia antica, o con la creazione di una forma inedita sulla cui struttura, la ‘tela bianca’, si sviluppa la fase di ricerca e scelta di moduli e di tessuti, come una selezione di colori di un dipinto. i moduli sono disegnati, ritagliati e assemblati al fine di creare le forme scultoree che connotano la sua creatività. arricchite e personalizzate da velluti dai disegni esclusivi,
da broccati, passamanerie e lampassi, le sedie della tolomeo non sono oggetti di arredo, ma veri e propri inni alla vita la collezione, esibita per l’evento, si afferma come un unicum sul panorama dell’arte contemporanea, le cui opere dalle infinite variazioni cromatiche riportano alla mente una possibile zoologia fiabesca testimoniando la forza creatrice del suo inarrestabile eclettismo.
BIOGRAFIE
Igor Mitoraj nasce il 26 marzo 1944 a Oederan, da madre polacca e padre francese, conosciutesi in circostanze tragiche durante la seconda guerra mondiale È a cracovia che mitoraj trascorre la sua adolescenza, con le immagini del rinascimento che vede stampate su vecchi libri a suscitare in lui l’interesse per le belle ar ti Durante gli anni Sessanta, mitoraj si consacra esclusivamente alla pittura nel 1967, par tecipa insieme ad altri artisti dell’accademia di cracovia ad una esposizione collettiva presso la galleria Krzysztofor y. Parigi, dove si trasferisce nel 1968, esercita su di lui un gran fascino e influenza molto il suo sviluppo ar tistico. Si iscrive all’École nationale Supérieure des Beaux-arts di Parigi, pagandosi gli studi con dei lavori occasionali a par tire dagli anni Settanta, mitoraj matura diversi interessi verso le antiche culture sudamericane e la grecia classica e gli vengono assegnati diversi riconoscimenti importanti, tra cui il Prix de la Sculpture de montrouge nel 1979, è per la prima volta a Pietrasanta in toscana Dove scopre il marmo, un materiale fondamentale per la scultura e mezzo ideale di espressione, e gli ar tigiani e la loro tecnica millenaria, da cui l’ar tista apprende il mestiere.
Vi torna sempre più spesso, fino ad aprire un proprio studio nel 1983, senza però abbandonare quello di Parigi, dividendo così il suo tempo tra queste due città. nel 1986, accetta l’invito speciale a par tecipare alla Xlii Biennale di Venezia e realizza delle esposizioni personali in numerosi Paesi
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il successo ottenuto permette a mitoraj di acquistare a Pietrasanta un grande atelier in cui realizzare le opere monumentali che ha sempre sognato. già stimato in europa dal pubblico e dai critici, nel 1989 presenta per la prima volta le sue opere a new York presso la new York accademy Of art, ottenendo un riconoscimento anche negli Stati uniti a questo successo seguono importanti esposizioni personali nei più grandi musei di tutto il mondo. mitoraj riceve importanti commissioni per la realizzazione di sculture monumentali, sia per spazi pubblici sia per quelli privati metropoli internazionali come milano, roma, Parigi, londra, atlanta, tokyo, gli richiedono nuove opere per i loro spazi pubblici, per i nuovi quar tieri residenziali o per i più importanti luoghi d’affari. È così che nasce a milano la Fontana del centauro e alla Scala la scultura in marmo di carrara Hommage á De Sabata (celebre direttore d’orchestra). roma gli commissiona due sculture, una per piazza mignanelli e una monumentale fontana in traver tino imperiale per piazza monte grappa il British museum di londra installa nel 1995, davanti la sua entrata principale, la Thsuki-NoHikari in bronzo, e numerose opere al canar y Whar f. a Parigi, la Défense aggiunge i monumentali Tindaro, Ikaro e Ikaria che culminano a dodici metri di altezza a roma ancora, realizza nel 2006 le grandiose porte in bronzo della basilica Santa maria degli angeli e dei mar tiri, una chiesa realizzata da michelangelo sui resti antichi delle terme di Diocleziano. la
lista delle opere di mitoraj può continuare a lungo, comprendendo le porte di bronzo della chiesa matzi Bozej laskawej a Varsavia, le statue del musée Olympique de lausanne, fino alla più recente realizzazione della porta della piccola cappella romana dedicata alla
Vergine maria, al castello di confoux, Bouches du rhone nel 2014 hanno luogo due eventi importanti per l’ar tista: una mostra personale per inaugurare il complesso monumentale di Piazza dei miracoli a Pisa il 16 maggio e l’inaugurazione, con una sua personale, della prima mostra negli spazi espositivi della galleria contini art uK a londra, il 22 maggio. l’ar tista ha diviso la sua attività lavorativa tra l’italia e la Francia, fino alla sua morte avvenuta a Parigi il 6 ottobre del 2014.
Enzo Fiore nasce a milano il 13 luglio 1968. Dopo aver frequentato il liceo ar tistico di milano, nel 1991 si diploma in pittura all’accademia di Belle arti di Brera, sotto la guida del maestro luciano Fabro. negli anni successivi si dedica al restauro di dipinti antichi e alla realizzazione di allestimenti scenografici nel 2006 conosce il gallerista Stefano contini e inizia una collaborazione con le gallerie d’arte contini a Venezia e a cortina d’ampezzo. attualmente l’ar tista vive e lavora a milano.
Carla tolomeo nasce a Pinerolo (torino) nel 1941, ma cresce e studia a roma dove si fo rma c o me p ittrice in c o raggiata , a n c o ra bambina, da giorgio de chirico e in seguito
da guttuso, gentilini e attardi, nel 1971 inizia ad esporre a lugano, trovando fonte d’ispirazione soprattutto nella pittura giapponese. a milano, dove verrà presentata da giovanni testori nel mondo dell’ar te meneghina dunque, carla comincerà una nuova fer vida stagione ar tistica, mettendo a frutto gli studi fatti s ull ’op era d ei gra nd i arti s ti cla ss ici , Vitto re carpaccio, albrecht Dürer e leonardo. Dopo un’esperienza in Paraguay, l’artista troverà il suo centro, ancora una volta, a milano, dove, al lavoro creativo, si accompagna l’insegnamento dell’incisione all’accademia di Brera e di Venezia nel 1997 inizia ad esporre le S e d ie , c h e s eg n a no u n a svo lta n ella sua produzione ar tistica con queste creazioni, vero pretesto di divertimento colto che è stato subito recepito dal mondo intero, la tolomeo sorprende i suoi collezionisti. Forte della sua esperienza di vita, dei suoi studi, della ricchezza delle sue ricerche su Borges, della sua bravura, del suo studio sulla pittura gia ppon e s e e d egli i ns eg n ame n ti d el s u o antico maestro, giorgio de chirico, carla tolomeo riesce a trasformare le sedie in totem, in un guizzo di pesci, in un fiore dalle dimensioni smisurate etc le sue Sedie-Scultura diventano per tanto qualcosa di magico che rima nd a a d u n’ i nf a n zia q ua s i ritrov ata , c on un pizzico di malizia di chi la vita l’ha intensamente vissuta
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Andrea salani
«Tempus edax rerum»: la natura riconquista i suoi spazi
Una mostra fotografica di Dantès per raccontare luoghi dimenticati della provincia di Lucca
Ovidio, nel III secolo d.C., parlava del Tempo come di una sorta di creatura vorace che, con incedere spietato e inesorabile, «divora le cose».
Proprio per questo lo scorrere del Tempo è da considerare probabilmente come il più efficace alleato della Natura. L’uomo passa la Natura resta.
Riflessioni che sono alla base del progetto artistico di Dante Luci, fotografo conosciuto col nome d’arte Dantès, che ha tradotto questo concetto attraverso una serie di scatti, frutto di una campagna di ricerca e studio, nonché di tanti chilometri macinati nei luoghi più impervi e dimenticati della provincia di Lucca.
L’occhio del tempo è infatti il titolo di un’esposizione che ha proposto nel mese di marzo 2022 una panoramica delle migliori istantanee sul tema della natura che si riappropria di spazi prima ‘invasi’ e poi abbandonati dall’uomo. Cornice di questa mostra la rinnovata Sala dell’Affresco del Complesso di San Micheletto, ambiente che la Fondazione CRL ha recentemente adattato alle esigenze di musealizzazione.
Una ‘tempesta’ di verde e marrone, fatta di tronchi, rami, foglie, erba, pietre, che negli anni ha investito, talvolta con inaspettata violenza, vecchi edifici dismessi, piccole chiese, fabbriche, ma non solo. Molti sono anche i casi in cui l’incontro della mano dell’uomo con il paesaggio crea accostamenti suggestivi, casuali e inaspettati. Come dei tableau vivant cui magari siamo passati di fronte per anni, senza mai renderci conto di quello che avevamo di fronte.
Tra gli scatti di Dantès si parte dunque per un viaggio attraverso angoli della provincia di Lucca ormai nascosti, inediti o dimenticati, in cui lo sguardo del fotografo ha saputo cogliere un filo conduttore potente e carico di significati, molti dei quali connessi alle grandi tematiche, decisamente attuali, del rapporto tra uomo e ambiente.
Una natura antropizzata ripresa da prospettive inedite, esempi ignoti ai più di archeologia industriale e sempre questa ‘ondata verde’, che avvolge i manufatti in un abbraccio inesorabile.
Su tutto domina l’unica costante, quella del tempo ‘vorace’ che è amico e ‘complice’ della natura: «Mi interessa – dice Dantès –rendere eterno ciò che resta di quei luoghi colmi di storia, tradizione e cultura, ma soprattutto cogliere il tratto artistico e poetico dell’accettazione della transitorietà e dell’imperfezione che li vede ancora colmi di significato e maestosità, ma inesorabilmente erosi dallo scorrere del tempo».
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1. L’occhio del tempo – Parole d’Oro
2. L’occhio del tempo – Torre degli Spada
3. L’occhio del tempo – La trave di Cristo
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L’intenzione è quella di restituire a Pietro Paolini, lucchese, la reputazione e la estrema centralità, nel novero dei caravaggisti, che gli era stata riconosciuta dalle fonti storiche, dai collezionisti e dagli antiquari, con una debole reazione degli storici e degli studiosi, fino alla prima, sonora, avvisaglia della monografia di Patrizia giusti maccari (1987), per molti versi meritoria ma a questa non è seguita una rinnovata prospettiva storica, come è toccata, nella stessa stagione degli studi, a personalità come Serodine, tanzio da Varallo, guercino, guido cagnacci, mattia Preti, Battistello caracciolo. Forse anche per ragioni geografiche l’intensità di attenzioni per la pittura lombarda, dopo l’ouver ture caravaggesca di longhi, con l’assidua attenzione di giovanni testori ai maestri dei Sacri monti; per la pittura emiliana, con le grandi mostre di arte antica, e il rilancio di guercino e cagnacci (attraverso la morbosa passione monogamica di Sir Denis mahon per guercino, e il coinvolgimento erotico di arcangeli e Pasini per cagnacci); e per la pittura napoletana, con l’impegno ‘mostruoso’ di raffaello causa e di nicola Spinosa, ha lasciato ai margini la toscana, annuvolata nella immaginazione visionaria di Furini, cecco Bravo e P ignoni. e toscana, con la variante senese, innescata dalle fruttuose ricerche di giovanni Pratesi, vuol dire Firenze, con le imprese critiche di P iero Bigongiari, mina gregori, luigi Baldacci, carlo del Bravo, e il valoroso seguito di giuseppe cantelli, Francesca Baldassari, Sandro Bellesi così, fra gli altri, è toccata gloria (da Brandi a Bagnoli) a rutilio manetti e a Bernardino mei. mentre defilata è sempre rimasta, con i suoi ar tisti, lucca. nella risonanza verso i profeti, i primi maestri delle ricerche di così attrezzate e agguerrite schiere di critici, il nome di Pietro Paolini non è mai evocato, per esempio, dal Berenson, dal longhi e dal Voss, che non gli riconobbero la statura che gli era dovuta, dedican-
dogli attenzione e considerazione e questo nonostante che alla Mostra della pittura italiana del Sei e Settecento, nel 1922 a Palazzo Pitti, proprio longhi avesse giustamente attribuito a Paolini il ritratto virile già in collezione marchesi, ritenuto del caravaggio; e Voss alitato il suo parere (soltanto orale) sul notevole Ritratto di uomo con frontespizio di Dürer del memorial art galler y di rochester, capisaldi della poetica di Paolini Dopo la monografia della maccari, principia un intermittente ma non decisivo interesse critico sul maestro, che aveva episodicamente attratto l’attenzione di studiosi come alessandro marabottini marabotti, anna Ottani cavina, rober to contini, e, in tempi più recenti, gianni Papi e nikita de Vernejoul che, d’altra parte, Paolini, nel variegato arcipelago caravaggesco, fosse destinato alla marginalità è dimostrato da una circostanza paradossale: negli anni delle cacce di mercanti e conoscitori come maurizio marini, mario Bigetti, luciano maranzi e Federico zeri, uno dei suoi più bei dipinti, il concer to a cinque figure, ora in collezione micheli, sostò a lungo negli ambienti di un locale notturno romano molto frequentato negli anni Ottanta, l’Open gate la sacralità del capolavoro non aveva avuto lusinghieri riconoscimenti e non meno singolare è che a me sia toccato intercettare la pala d’altare per la cappella di una delle famiglie più importanti di lucca, i mazzarosa, sostituita da una copia invece di essere immobile per destinazione Possiamo dunque dire che, in tempi moderni, la sua fortuna sia stata carsica, benché stabile, e sostenuta più dal collezionismo che dagli studi e da occasioni pubbliche Questa è la prima volta che ne sono chiamati a raccolta tanti ho voluto preparare l’esposizione partendo dalla rivoluzione di caravaggio, indiziaria, con la presenza di un’opera assai notevole come il Cavadenti, sulla quale, per taglio e genere, sicuramente Paolini dovette riflettere, testimoniando la più integrale coerenza tra i pittori di luce Sono molto pochi i riferimenti cronologici e documentari sulla lunga vicenda umana e
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i P ittori della luce.
Da caravaggio a Paolini
a cura di Contempla zioni Partita alla grande, prosegue la mostra della Cavallerizza che annovera ben quindici opere dalla Collezione della Fondazione
artistica di Paolini, che pure per Filippo Baldinucci fu «pittore di gran bizzarria, e di nobile invenzione». le notizie raccolte dall’erudito lucchese giacomo Sardini (1750-1811) furono pubblicate postume da tommaso trenta (1822).
Secondo Baldinucci Paolini fu a roma, nel fervore caravaggesco, per sette anni tornò a lucca dopo la morte del padre ed era ancora a lucca quando iniziò il «contagio» in cui morì la madre notizie confermate dai pochi dati disponibili: della permanenza a roma è traccia in un documento del 1628, quando Paolini è registrato negli Stati delle anime di san Biagio della Fossa. il padre morì verosimilmente nel 1626, e Paolini è menzionato con i fratelli in un atto di sequestro del 1628. è poi documentato a lucca nel 1632 e nel 1633. È probabile dunque che il ritorno sia avvenuto gradualmente, e che Paolini abbia alternato rientri in patria, richiamato dalle urgenze familiari, a fruttuosi soggiorni a roma per aggiornarsi sui fatti ar tistici fino al 16291630, quando scoppiò l’epidemia di peste. cos’era avvenuto in quei trent’anni, a partire dall’arrivo di caravaggio a roma nel 1595 circa, e poi per due, e anche tre, decenni dopo la sua morte? la mostra tenta di spiegarlo non come una rappresentazione dei tanti e variegati volti del caravaggismo a roma, ma attraverso l’elemento più innovativo, più discontinuo, rispetto all’età del manierismo che è il tema della luce Dal cavalier d’arpino al caravaggio, soprattutto quello drammatico degli ultimi quattro anni, la sostanziale discontinuità è rappresentata dall’ambientazione e dagli interni illuminati artificialmente Si passa dal giorno alla notte; ed è come se la situazione notturna presupponesse una sfida, attraverso l’introduzione di nuove fonti luminose, attraverso la luce artificiale una par te cospicua della produzione caravaggesca sembra annunciare, con modi intuitivi e allusivi, l’era dell’elettricità. l’ambientazione notturna si era manifestata in alcuni tentativi suggestivi e sperimentali nel nord italia negli anni della formazione di caravaggio,
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Orazio Riminaldi, Amore vincitore, 1620, collezione privata
in Savoldo, Bassano, antonio e Vincenzo campi, cambiaso. tutti fenomeni guardati con sicuro interesse da caravaggio giovane nella produzione matura di caravaggio queste ambientazioni annunciate, primamente nella Vocazione di san Matteo, sono lo scenario obbligato, a par tire dalla Morte della Vergine, e soprattutto dalla Cena in Emmaus del 1606, alla quale si legano una recente acquisizione come l’Ecce Homo di madrid e, di conseguenza, i capolavori napoletani, in particolare le Sette opere di misericordia con la luce di una sola fiaccola, nel buio di una convulsa strada di napoli. e sarà così in tutte le opere successive, dalla Decollazione del Battista de la Valletta al cupo e terribile Seppellimento di santa Lucia di Siracusa, alla Natività e alla Resurrezione di messina, alla Negazione di Pietro, al Davide e Golia della Borghese l’ultimo caravaggio è tutto a luce artificiale la prima risposta a queste ambientazioni notturne viene da rubens a roma, quando, nel 1609, dipinge la sua Notte per la chiesa dei Filippini di Fermo. una prova vir tuosistica di effetti speciali, dove il bambino è come un bozzolo di luce al neon che irradia sui personaggi circostanti Dopo la morte di caravaggio, nel 1610, lo spagnolo Jusepe de ribera e il francese Valentin de Boulogne sono i due più importanti protagonisti della pittura naturalista a roma. a differenza di ribera, che nel 1616 si stabilisce a napoli – all’epoca sotto la dominazione spagnola –, l’intera carriera di Valentin si svolge a roma a lui tocca un posto da grande protagonista, muovendosi con agilità in tutti i soggetti affrontati dal maestro, con risultati sorprendenti e innovativi, soprattutto per l’invenzione di una luce strisciante e uniforme, dai riflessi perlacei, che si vede anche nel San Giuseppe e l’angelo recentemente apparso a londra il pittore italiano che mostrerà più vivo interesse in questa direzione è proprio P ietro Paolini ma, prima di arrivare a lui, nel tempo del suo soggiorno a roma nel terzo decen-
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nio del Seicento, la sperimentazione ‘elettrica’ passa per numerosi maestri, a par tire da quelli che avevano vissuto l’esperienza napoletana, in primis Battistello caracciolo così come lo vediamo nella Liberazione di san Pietro al P io monte della misericordia in dialogo con il maestro, nella Immacolata concezione per la chiesa di santa maria della Stella, nella Salomè degli uffizi e infine nella declinazione tragica della Santa Caterina da Siena della Fondazione cavallini Sgarbi tutta la produzione di Battistello è tentazione di effetti luminosi in termini radicali, che raggiungono il loro apice nella ricerca della personalità denominata per tinentemente «maestro del lume di candela», più o meno coincidente con la figura storica di trophime Bigot, spericolato sperimentatore di mirabili effetti di controluce, cer tamente stupefacenti ed è sulla sua scia che va registrata l’esperienza di gherardo delle notti la così intensiva concentrazione su questa pittura di luce è attestata, in diverso modo, da ar tisti come Bartolomeo manfredi, giovanni Francesco guerrieri, mattia Preti, rutilio manetti, in una lunga escursione che include anche, con radicale convincimento, P ietro Paolini una notevole prova di rutilio manetti, una inconsueta Cattura di Pietro, attestata ab antiquo nella villa maidalchina di Olimpia Pamphilij presso Viterbo, mostra un’emergente fiaccola sul fondo che irradia luce sull’episodio di teatrale complessità. ma non sarà difficile riscontrare analoghi effetti in Ercole e Onfale di giovanni Francesco guerrieri, nelle Tentazioni di san Francesco di Simon Vouet in San lorenzo in lucina o nel seducente Amore vincitore di Orazio riminaldi la complessa esperienza di P ietro Paolini, che presuppone una fuga dalla realtà in favore di una rappresentazione di carattere teatrale, è condivisa anche con effetti più scenografici, da mattia Preti giustamente per Paolini nikita di Vernejuol parla di «commedia dell’ar te». il pittore non dipinge la realtà, ma mette in scena episodi di interpretazione attoriale de I bari e della Buona fortuna Puro
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Pietro Paolini, Cantore, 1625, Roma, Fondazione Boris Christoff
teatro è anche il Ritratto di famiglia, inscenato nella bottega dell’artista, con l’autoritratto del pittore che esibisce un suo dipinto indicato dalla madre perché l’artista che lo fronteggia (il fratello?) ne derivi un’incisione. ed è in questa chiave, condivisa con mattia Preti, che si misura la peculiarità di Paolini, e si determinerà una scuola o un atteggiamento locale, se si ritrova nei dipinti intenzionalmente arcaizzanti, nei soggetti di genere, di giovanni Domenico lombardi un interessante caso di revival «ravvicinato», nel tentativo di conservazione di un’aura seicentesca fuori tempo massimo, anche per lo stesso pittore, se si confronta con la sua produzione religiosa in pale d’altare come il Martirio dei santi Giovanni e Paolo e il Martirio di san Romano le sperimentazioni luministiche consumate dai caravaggeschi a roma entro il secondo decennio con le prove di ribera, cecco del caravaggio, gentileschi, Borgianni, Saraceni, hanno il loro approdo nella manfrediana methodus che vede il suo interprete più autorevole in Valentin de Boulogne, seguito da altri maestri francesi, nei soggetti di vita di strada che moltiplicano le opere del primo tempo di caravaggio tra i Bari e la Buona ventura Paolini nel suo soggiorno romano si muove in questo ambito e ne trasferisce l’atmosfera e le capricciose invenzioni, già entro lo scadere del secondo decennio, a lucca. lo ha stabilito in modo impeccabile la de Vernejuol, scrivendo: «Valentin de Boulogne è l’ar tista a cui Paolini si avvicina di più, stilisticamente e concettualmente Si saranno incrociati per strada, in botteghe di pittori o in case di mercanti d’ar te Paolini adotta l’inquadratura serrata che concentra l’attenzione sull’essenziale, i volumi pieni delle figure ritagliate, la pennellata grassa e l’illuminazione laterale che stacca i volti dallo sfondo». lo misuriamo anche nell’inedito Pitagora, or ora apparso in un’asta a londra nella sua lettura delle opere dell’artista, soffermandosi sul personaggio inquietante all’estrema sinistra del dipinto I bari con cinque personaggi, la studiosa aggiunge osser va-
l’allestimento
zioni interessanti che spiegano l’insistente riferimento di Paolini a caroselli: «Fin dall’inizio Paolini introduce delle bizzarrie nei suoi dipinti gli errori nelle proporzioni dei personaggi, le distorsioni delle prospettive e gli oggetti in bilico, non possono essere ascritti solo alla giovinezza del pittore, ma testimoniano anche un desiderio consapevole di introdurre dubbio e turbamento».
Questa idea di una pittura che non è una presa diretta sulla realtà ma la ripresa di una rappresentazione teatrale, di una recita, è molto convincente lo indicano i gesti delle dita, alla bocca del perplesso innamorato, allo specchio del giovane e diver tito complice, nella Buona fortuna anche per il Concerto bacchico, capolavoro del pittore conservato a Dallas, siamo evidentemente davanti a una rappresentazione la de Vernejuol parla appropriatamente di tableau vivant il concer to in costume contemporaneo è guidato da un giovane Bacco, una donna suona il liuto, gli altri cantano, e intanto la giovane donna di spalle con un liuto a tracollo si allontana dal gruppo, leggendo o cantando, fuori scena le composizioni di Paolini sembrano nascondere un rebus. anche la cosiddetta Età della vita declina il caravaggismo in una chiave nuova, con la citazione esplicita del vaso di fiori che viene dal caravaggio del primo tempo. l’atmosfera, come d’abitudine, è notturna, con una luce strisciante che dà volume alla figura del vecchio e della ragazza vanitosa escluderei che il soggetto corrisponda al titolo convenzionale Paolini non è mai allegorico o didascalico. non si può escludere che, per arrivare a risultati così sofisticati, sotto il dominio di luci radenti, Paolini abbia valutato l’esperienza di un altro provinciale a roma, documentato presso marcantonio Borghese, cugino di Scipione, tra 1615 e 1618: giovanni Francesco guerrieri, detto il Fossombrone Per composizioni e combinazioni sono evidenti le affinità tra opere come le allegorie di Paolini, l’Ercole e Onfale di guerrieri, il Giovane uomo al bivio tra virtù e vizio di angelo caroselli Su queste conver-
le sculture di cesare inzerillo e marilena manzella emergono dal buio delle pareti, in stretto dialogo con i dipinti dei quali ne ricordano dettagli ingigantiti una Pera, oltremodo matura, confusa fra le nature morte dei trionfali banchetti seicenteschi un Sudario, consumato di dolore, a ricordare la passione dei martiri una Viola che, da un punto remoto del tempo, suona le note del concer to di Paolini. e infine un candelabro, che sta per cadere sul passante il quale, forse, potrà, incuriosito, distogliere lo sguardo dai lampi di luce di Pietro ricchi Presenze, oltre la scultura e al di là della materia, in per fetto equilibrio tra dramma e ironia, morte e vita la musica, pensata e composta da lello analfino, accompagna il visitatore in questo viaggio, in maniera rispettosamente velata, accomunando quell’area di poesia che può convivere con l’elettronica. Fra tante voci distinguiamo il violoncello, accompagnato da tappeti sintetizzati di violini, di organi, di pianoforti apparentemente stonati, forse consunti dal tempo, la cui storia ne esalta il suono fino a farne sentire per fino l’odore e noi ci muoviamo dentro questa melodia malinconica, mai monotona, ricca di luce e di rumori, di buio e di silenzi
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genze e equivoci si sono misurati marta rossetti e, specificamente, giovanni Papi nel saggio dal titolo eloquente: Un dipinto di Giovanni Francesco Guerrieri e uno di Caroselli scambiato per Guerrieri allo stesso modo, in bilico tra caroselli e Paolini, è il Ritratto di giovane con una maschera in mano. al rientro a lucca le scene di genere lasceranno spazio a soggetti sacri di ascendenza neocaravaggesca con espliciti riferimenti a van Baburen e a carlo Saraceni al 1630 vanno riferiti i martìri di san Bar tolomeo e di san Ponziano, e il potente San rocco della chiesa dell’addolorata di lupinaia, con il pensoso cane
È questo il momento di rimeditare su gherardo delle notti e trophime Bigot, in dipinti come il Ritratto d’uomo che scrive al lume di una lucerna, ora a new York, e il Ritratto virile già in collezione marchesi e se si avverte una trasformazione dei soggetti di genere verso una pittura più morbida nel Ritratto allegorico di donna della collezione Koelliker e nell’Allegoria della vista e del tatto degli anni trenta, capolavori di durevole invenzione appaiono La lezione di astronomia, l’Allegoria della vita e della morte di Palazzo mansi e l’Allegoria della morte di Palazzo cerralbo di madrid. al culmine di questo percorso vanno la Ma-
donna del Rosario con san Domenico e santa Caterina, il Martirio di sant’Andrea in San michele in Foro a lucca e l’Eccidio degli ufficiali del generale Wallenstein in Palazzo Orsetti a lucca, commissionato insieme a una perduta Uccisione del generale Wallenstein dai Diodati, precedenti proprietari di palazzo Orsetti, a ridosso del complotto che il 5 febbraio 1634 portò all’uccisione di albrecht von Wallenstein in cui era coinvolto anche giulio Diodati Si tratta del più straordinario telero, scenografico e rembrandtiano, quasi una ‘ronda di notte’ a lucca un tumulto, un temporale, una storia di violenza. l’aveva bene
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Pietro Paolini, Cupido dormiente, 1650-1660, Lucca, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
info mostra
I Pittori della Luce. Da Caravaggio a Paolini, a cura di Vittorio Sgarbi è un progetto di contemplazioni, visitabile tutti i giorni fino al 2 ottobre 2022 presso la cavallerizza di lucca la rassegna, che ha già accolto più di 40mila visitatori nei primi tre mesi di apertura, propone un percorso di oltre 90 opere d’ar te, capace di raccontare attraverso i capolavori del Seicento il ruolo della luce nella pittura da caravaggio, il primo regista della storia dell’ar te, fino a Pietro Paolini, protagonista lucchese della nuova scuola naturalistica
Giorni e orari di apertura: da lunedì a domenica dalle ore 10:00 alle ore 20:00 (ultimo ingresso ore 18:45). NON occorre prenotare
Per ulteriori informazioni: 389 2346010
lucca@contemplazioni.it
www.contemplazioni.it inteso il Baldinucci dicendo: «Diede gran forza alle sue figure valendosi di scuri profondi». il pittore da stanza, con molte variazioni su temi musicali, come nel Concerto a cinque figure della collezione micheli o nel Mondone che suona il liuto con Cupido in attesa, lascia spazio a un ar tista diverso, ma ancora riconoscibile, che si afferma nei soggetti devozionali, in capolavori intensi e drammatici come i Santi Carlo Borromeo e Felice da cantalice e l’Adorazione del Santissimo Sacramento nella chiesa di sant’andrea a gattaiola Difficile poi capire, nella produzione della maturità, come Paolini, già intorno alla metà del secolo, possa trasformarsi in un pittore di gusto neoveneto (se non neomelodico!), dipingendo la pala d’altare già mazzarosa, ora in Fondazione cavallini Sgarbi caravaggio è dimenticato per Paolo Veronese, proiettandosi Paolini verso Pietro da cortona, nell’ampio panneggiare della veste di santa caterina e nel rilievo antico sullo sfondo, e aprendo la strada alle contrite opere devozionali di giro-
lamo Scaglia e alle scenografie luminose di giovanni coli e Filippo gherardi un fenomeno curioso di approfondimento teatrale e vir tuosistico dei dipinti di genere di Paolini, cer tamente tenuto come modello, con l’insistente riferimento al lume ar tificiale come unica fonte di luce, in cupi notturni, è nell’opera di P ietro ricchi. la leggenda è quella di un ar tista che «non meno sapea maneggiar la spada che i pennelli». anche nel caso di ricchi la lezione di Paolini, virata in effetti speciali, deriva da uno spunto caravaggesco riconosciuto dal Baldinucci, tutto giocato sulla luce di candele, a par tire dalla fiaccola delle Sette Opere di Misericordia di caravaggio, attraverso il modello di trophime Bigot e appoggiandosi, infine, al maestro lucchese, come si vede nella Giuditta con la testa di Oloferne del castello del Buonconsiglio di trento. con ricchi, già verso il 1660, la pittura di luce si spegne, e la lunga notte densa, intensa e misteriosa – vera – di Paolini finisce nei fuochi d’ar tificio.
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Uno scorcio della ‘Cavallerizza’ dove si svolge la mostra
Un salto nel passato alla riscoper ta dei giocattoli di un tempo per gli adulti; una scoper ta… quasi ex novo per i più piccoli i quali, abituati oggi con diver timenti supertecnologici, hanno spalancato gli occhi di fronte a cavallini a dondolo e oggetti ludici in legno, modellini di aerei, bambole di pezza e altri balocchi più semplici
È stato un percorso parallelo sviluppatosi tra fantasia e ricordi, emozioni e desideri, sogni e nostalgia, quello della mostra Giro giro tondo, gioca il mondo allestita nella sala tobino di Palazzo Ducale dal 5 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022: un appuntamento culturale promosso dalla Provincia di lucca e dalla Fondazione Paolo cresci per la storia dell’emigrazione italiana l’evento espositivo ha catalizzato l’attenzione di quasi 4.000 visitatori che, in poco più di un mese, hanno potuto ammirare l’allestimento del progetto curato da P ietro luigi Biagioni per i contenuti e da alessandro Sesti per la par te scenica l’iniziativa aderiva al Sistema museale territoriale della provincia di lucca e ha avuto, oltre
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giro giro tondo gioca il mondo
Luciano Gallo
Grande successo per la mostra di giocattoli antichi della Fondazione Cresci
al patrocinio del comune di lucca, il contributo della regione toscana e delle Fondazioni cassa di risparmio di lucca e Banca del monte di lucca la mostra è riuscita a scavare idealmente nel rapporto che c’è tra il dono e il natale, tra il senso dell’attesa e il desiderio di ricevere un regalo inaspettato o tanto agognato, tra l’effetto sorpresa e la curiosità che è un istinto umano tipico dei bambini ma ascrivibile anche ai comportamenti adulti ad impreziosire la rassegna, non solo visivamente, la presentazione di numerose fotografie d’epoca dell’archivio cresci che hanno contribuito a rappresentare l’importanza dei giochi per i più piccoli in un’epoca dove i bambini per diver tirsi si accontentavano veramente di pochissimo.
Giro giro tondo, gioca il mondo tra luci soffuse, giochi di specchi e piccole vetrinette illuminate, ha rappresentato un percorso emozionante tra immagini di bambini, foto di giocattoli d’epoca, oggetti ludici di un tempo tra monopattini rudimentali, trenini, bambole, aerei, cavallini in legno, marionette, tricicli, soldatini e quant’altro.
Ogni balocco, al di là dei valori estetici, dei materiali e della cura costruttiva, ha un profondo significato: rappresenta un oggetto prezioso perché nasce da un gesto di amore, un dono offer to ad un bambino. ad accrescere l’atmosfera magica ricreata ad arte nella sala tobino di Palazzo Ducale sospesa tra sogno e realtà ha contribuito indubbiamente la colonna sonora del compositore lucchese gianmarco caselli il quale ha composto appositamente Ambarabà, un brano allegro, con suoni di trombe, tamburi e grida di bambini che s’ispira all’atmosfera delle feste popolari paesane, ai diver timenti semplici di una volta che riempivano le strade e le piazze coinvolgendo intere comunità.
I GIOCAttOLI
molti dei ‘pezzi’ sono stati esposti a Palazzo Ducale grazie alla generosa disponibilità di alcuni collezionisti, in particolare della famiglia
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iardella di Pietrasanta che conserva la raccolta di giocattoli antichi messa insieme con grande passione dal defunto antiquario carlo iardella, una rara testimonianza ricca di manufatti preziosi. «l’esposizione in Provincia – ha raccontato la presidente della Fondazione cresci ave marchi – ci ha indotto, almeno a noi adulti, a riaprire i cassetti della memoria e quindi a rinnovare ricordi di momenti e persone care avvicinarsi alle fotografie d’epoca di bambini che giocano coi balocchi di una volta suscita un senso di nostalgia perché ci fa tornare alla mente l’infanzia. ma suscita anche rammarico perché sappiamo che questi giocattoli parlano di un mondo lontano anni luci da quello attuale le immagini di questi bambini coi loro trenini e le bambole hanno suscitato la diver tita curiosità delle nuove generazioni orientate verso giochi dalle tecnologie sempre più sofisticate rispetto ai giocattoli d’oggi, quelli di un tempo, poveri per i materiali costruttivi ma ricchi di ingegnosità e fantasia, possono raccontarci molte cose sull’evoluzione del gusto e della cultura della nostra società. Per questo motivo riproporre attraverso i giochi e le immagini d’epoca un aspetto così importante dell’infanzia, significa tramandarne il ricordo e costituisce un invito per i giovani a comprendere il mondo dei loro coetanei di un tempo, nella consapevolezza che il progresso della scienza e della tecnica sia figlio del passato e giunga fino a noi anche attraverso balocchi sgangherati e vecchie fotografie dai colori sbiaditi, ma illuminate dal sorriso dei bambini».
LE FOtO
la documentazione dedicata al gioco dei bambini dell’archivio cresci, oltre che dai giocattoli, era costituita da foto, lettere, documenti, ar ticoli di giornale, manifesti, cataloghi e molto altro. la raccolta fotografica (oltre 200 scatti antichi) è originale e rara sia per il tema che per i luoghi di provenienza l’arco temporale del materiale raccolto va dalla metà del secolo XiX alla Seconda guerra mondiale e
corrisponde al periodo italiano dei grandi flussi migratori. Quanto messo insieme da Paolo cresci s’integra con molti documenti dell’archivio sull’emigrazione, tema primario delle sue ricerche, perché spesso i due percorsi si incontrano: molte delle immagini mandate dall’estero ai parenti in italia ritraggono bambini
coi giocattoli, nei carteggi familiari e, in occasione del natale, dei doni desiderati. il materiale collezionato da Paolo cresci sui giochi è stato incrementato in questi ultimi anni con l’acquisto in librerie antiquarie, di fotografie d’epoca provenienti sia dall’italia, sia da vari paesi europei e dall’america
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The lands of Giacomo Puccini dal 2015 è il brand, promosso dalla camera di commercio di lucca in collaborazione con lucca Promos srlu con il sostegno della Fondazione cassa di risparmio di lucca, per identificare lucca e tutto il suo territorio per un viaggio dentro le sue bellezze, dai monti della gar fagnana, scendendo per la Valle del Serchio fino alla P iana di lucca per arrivare al mare della Versilia nel 2015, l’anno dell’expo di milano, un anno in cui il nostro paese era al centro dell’interesse mondiale, ma erano venute meno le aPt – aziende di Promozione turistica, per non perdere questo importante momento storico per la promozione territoriale, la camera di commercio di lucca, grazie al volere del Presidente, giorgio Bartoli, dette vita a The lands of Giacomo Puccini Fin dal suo esordio non è stato solo un brand, ma un progetto di marketing territoriale su lucca e su tutto il suo territorio, dai monti della gar fagnana, scendendo per la Valle del Serchio fino alla Piana di lucca per arrivare al mare della Versilia, con le sue peculiarità, le sue caratteristiche, le sue esperienze, le sue tradizioni e le sue bellezze un progetto rivolto a tutti coloro che amano i viaggi, le tradizioni, la cultura, il buon cibo, ma anche rilassarsi e ammirare i monumenti, i borghi, i paesaggi, in una parola tutti coloro che amano il turismo lento, ma non solo.
The lands of Giacomo Puccini è un’operazione di sistema, e proprio per questo è stata, fin dall’inizio, sostenuta dalla Fondazione cassa di risparmio di lucca, da sempre impegnata nella promozione sociale, culturale ed economica del territorio lucchese, che fin da subito ha colto nel progetto un’opportunità concreta per supportare ed essere vicina anche a realtà che non può sostenere direttamente, ma che grazie a questo intervento, possono trarre in maniera indotta un beneficio
economico positivo. Perché giacomo Puccini? il maestro è stato individuato come testimonial, perché era colui che, come persona poteva essere la sintesi delle molteplici qualità e caratteristiche del territorio, un personaggio che nato a lucca, ma di origine nella mediavalle, vissuto a torre del lago e a Viareggio, ma amante anche della gar fagnana, era altresì un personaggio internazionale conosciuto da tutti, non solo dagli appassionati della lirica. Scelto il brand, è stato breve individuare il claim It’s great to be here e, sono, così nate le prime immagini della campagna promozionale che raccontavano il territorio e contemporaneamente volevano emozionare i destinatari accanto alle immagini sono stati prodotti dei video, che in un minuto descrivono e sintetizzano, attraverso la potenza delle immagini la bellezza del territorio, in una logica non tanto di osserva
zione, ma di vissuto, cogliendo momenti di vita, quali le passeggiate in riva al mare, gli artigiani al lavoro o la preparazione del cibo nei locali
nel 2016 le immagini sono state rinnovate e il territorio di lucca è diventato un palcoscenico con una quinta teatrale, una scenografia in cui sono stati inseriti oggetti, che attraverso un mix di finzione e realtà diventano essi stessi gli elementi del coinvolgimento del visitatore a farsi protagonista e vivere in prima persona le emozioni, le esperienze piacevoli e indimenticabili di The lands of Giacomo
Puccini
Dal 2020 è on line anche il sito puccinilands.it, restyling del sito luccaterre it, uno strumento per vivere quotidianamente le esperienze del territorio, grazie all’aggiornamento costante del calendario degli eventi che si svolgono sul territorio, con schede informative, date ed i riferimenti degli organizzatori, oltre a tantissimi altri contenuti culturali il piano di comunicazione marketing, avviato dall’ente camerale, iniziato nel 2015, ha visto in poco più di sei anni, l’acquisizione di quasi 300 pagine pubblicitarie su testate nazionali ed internazionali di settimanali e mensili di grande diffusione, specializzati in turismo e non solo, la pubblicazione di oltre 30 banner del brand con reindirizzamento sul sito da par te di altrettanti siti, la promozione presso l’aeroporto galileo galilei di Pisa degli eventi con pannelli pubblicitari aggiornati ogni quattro mesi, la distribuzione di oltre 41.000 cartoline con le immagini della campagna, il patrocinio e sostegno di oltre 50 eventi del territorio. un progetto che è cresciuto e si è affermato di anno in anno, tanto da riuscire a far parlare di lucca, ovvero del suo territorio e dei suoi eventi, su oltre ottanta articoli realizzati da giornalisti nazionali e internazionali, ed è riuscito a tenere alto il nome di lucca e della sua provincia anche in momenti difficili, quali quelli che abbiamo vissuto negli ultimi anni. un progetto in continua evoluzione che per il 2022 riserva ancora novità e ci auguriamo ancora grandi soddisfazioni per tutto il nostro territorio.
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Promozione del territorio nel nome del maestro
Francesca sargenti
Prosegue la campagna
The lands of Giacomo Puccini ideata dalla Camera di Commercio di Lucca
71 PrOmOziOne Del territOriO nel nOme Del maeStrO FCRLmaga zine 20 | 2022
Dopo due anni è tornata a pieno regime la mostra delle antiche camelie della lucchesia si è nuovamente tenuta con la sua 33a edizione. un’attesa lunga, con la quale possiamo misurare lo scorrere di quel tempo sospeso in cui le nostre esistenze si sono svolte sotto la spada di Damocle della pandemia ma lo sguardo è al presente e a un’edizione che ha registrato numeri importanti, segnale inequivocabile di un bisogno diffuso di cultura, natura e aria aperta in cui vivere gli splendidi panorami della nostra provincia. come sempre il compitese è stato protagonista dell’edizione riassumibile in pochi numeri: tre fine settimana, sei giorni con oltre cinquanta eventi e più di dodicimila presenze per la soddisfazione del centro culturale compitese e del comune di capannori, che grazie al contributo della Fondazione cassa di risparmio di lucca hanno organizzato la manifestazione.
Fondamentali anche la collaborazione della Società italiana della camelia e dell’internatio-
nal camellia Society e il patrocinio della regione toscana e del comune di lucca Decisamente par tecipate le visite guidate gratuite all’interno del camelieto e le escursioni negli abitati di Pieve e Sant’andrea di compito. ma grande afflusso anche sui sentieri del territorio, con escursioni realizzate grazie alla
collaborazione di legambiente capannori e Piana lucchese e Wwf alta toscana Sold-out i tre percorsi del gusto, che hanno proposto tappe enogastronomiche a cura di SlowFood lucca, compitese e orti lucchesi e delle comunità del cibo dell’amiata e della gar fagnana. tanta gente, molti sorrisi numerose persone dalle lingue e i dialetti diversi: sono addirittura tremila infatti gli arrivi da altre regioni italiane (dalla Puglia al Piemonte) e dall’estero (tra cui Spagna, germania, austria, lussemburgo e Svizzera). ma le soddisfazioni continuano. il camellietum compitese – che con oltre 1.000 piante di camelia di centinaia di varietà estese su 20mila metri quadrati è il più grande camelieto d’europa, insignito per fino del titolo di international camellia garden of excellence – a ottobre ospiterà la sesta edizione della mostra della camelia sasanqua a fioritura autunnale (nei fine settimana 8 e 9, 15 e 16, 22 e 23 ottobre 2022). una gioia del presente con vista sul futuro.
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As
ripartenza in fiore
Record di presenze per la mostra delle camelie del Compitese.
E la manifestazione continuerà a crescere
Quando la tradizione significa ‘futuro’. già perché il ritorno di un evento abituale come il concer to di Pasqua dopo gli stop imposti dalla pandemia è di per sé un segnale che spinge a guardare con ottimismo al domani. Protagonista impeccabile, come sempre, la Filarmonica «gaetano luporini» di San gennaro diretta dal maestro giampaolo lazzeri, a proporre sul palcoscenico del San Francesco un programma articolato e di grande livello, in cui all’occasione di spettacolo si è aggiunta una nota, sempre presente, di profonda spiritualità: musiche che vanno da James Swearingen a Franz Schuber t, da Jan De haan a Pietro morlacchi e ancora James l. hosay, Jan Van der roost, luciano Feliciani, michele mangani e alfred reed. una scaletta nella quale tanto gli esper ti quanto gli ‘amatori’, hanno riconosciuto l’attento studio e l’accurata preparazione con cui la compagine ha preparato il concerto, grazie anche alla dedizione del maestro lazzari che da sempre propone una chiave di lettura mai banale e ripetitiva dei brani prescelti. grande era anche l’interesse per la presenza di due importanti solisti, come tutto lo spettacolo anche loro ‘made in San gennaro’ al flauto rossana Pansani, sangennarese DOc, diplomata all’istituto musicale «luigi Boccherini» di lucca, che svolge un’intensa attività concer tistica in diverse realtà cameristiche e orchestrali e, in particolare, fa parte del Quintetto lucensis di lucca ed è fra le fondatrici del settimino di ocarine gaggle. alla tromba il gradito ‘ritorno’ di luca Betti di nuovo in San Francesco dopo il successo a fianco di Beatrice Venezi del novembre 2021. il giovanissimo luca, dopo l’esordio proprio con la Filarmonica ha affrontato un triennio di formazione con riccardo muti all’Orchestra giovanile «luigi cherubini» a seguito del quale è arrivato a ricoprire il ruolo di Prima tromba all’Orchestra della toscana, oltre a collezionare varie collaborazioni con la Fenice di Venezia, il teatro dell’Opera di roma, il carlo Felice di genova e l’accademia nazionale di Santa cecilia tanti elementi che in un bel pomeriggio di sole hanno regalato al pubblico un’interpretazione solenne, un bellissimo concer to e alcune note di speranza da lungo tempo attese
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anche la Pasqua è tornata in San Francesco
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Rossana Pansani al flauto
Luca Betti alla tromba
Storie di attese e ritorni: San Gennaro rinnovata accoglie l’Angelo
Concluso il restauro della Fondazione sulla Pieve, anche l’Angelo annunciante può far ritorno alla sua originaria collocazione
Un’antica pieve che si rinnova, una chiesa oggetto di un restauro conservativo e un tesoro che ritorna a casa; si parla dell’antica Pieve di San Gennaro in Lucchesia, un interessante esempio di edificio di culto romanico risalente al X secolo, che, grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, è stato recuperato mediante un intervento di restauro esterno ed interno.
La pieve è un gioiello di architettura che recentemente ha attirato l’attenzione su di sé perché custode secolare fra le sue mura dell’Angelo annunciante, la statua in terracotta dipinta divenuta famosa in tempi recenti per una discussa attribuzione a Leonardo da Vinci. La preziosa statua dell’Arcangelo Gabriele, al termine del restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è stata esposta anche presso una mostra temporanea organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, ma finalmente è di ritorno al suo luogo di origine.
Nubia Salani
Al fine di accogliere un tale gioiello in modo onorevole e rendere l’edificio un luogo sicuro e confortevole, è stata intrapresa una profonda campagna di consolidamento dei paramenti esterni della chiesa, realizzata in parallelo ad interventi di risanamento dei locali interni.
Si tratta di uno degli edifici più complessi e suggestivi del territorio lucchese. Se di una pieve si ha indizio sin dal 980, l’edificio attuale è stato con ogni probabilità costruito intorno all’XI secolo: in sostanza si tratta di uno dei manufatti più antichi del territorio lucchese. San Gennaro si contraddistingue per la sua facciata principale decorata con una elegante scansione di lesene, che denuncia un’aula interna divisa in tre navate; una distribuzione confermata e sottoli-
neata da un sistema di coperture a doppio spiovente che ricalca la triplice suddivisione dell’ambiente interno. Un archivolto elegante, una loggetta sorretta da colonne e paraste, un timpano su archetti e cornicioni sporgenti decorati con palmette arricchiscono la liscia facciata romanica.
Un sistema decorativo ad archetti pensili su mensole decorate vivacizza le rimanenti facciate esterne lungo i fianchi laterali e nella zona absidale. È interessante ammirare da vicino i conci sagomati che sorreggono gli archetti alla ricerca di un repertorio decorativo misto che alterna motivi fitomorfi a motivi decorativi classici a ovoli e dentelli.
L’opera di restauro ha riguardato principalmente la struttura muraria dei para-
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1-2. Particolari della facciata dopo i restauro
1-3. Veduta dell’abs de della pieve
menti esterni in pietra locale di arenaria, screziati da sporadici inserti laterizi; lo stato di conservazione dimostrava un diffuso processo di alterazione della superficie imputabile a naturali fenomeni di degrado della pietra. Agenti atmosferici e chimico-fisici avevano causato un esteso fenomeno di esfoliazione superficiale dei conci, la caduta di porzioni di paramento, quali cornici e decori, e la presenza di macchie dovute a depositi di origine lichenica e alla presenza di inserti di ferro, che ossidando avevano pigmentato le superfici.
Le operazioni preliminari hanno riguardato la rimozione di elementi aggiunti in occasione di interventi di manutenzione precedenti, che ormai avevano perso la funzione conservativa, e la pulizia delle superfici da corpi estranei mediante una disinfestazione con trattamenti biocidi, spazzolatura e lavaggio. Il restauro si è poi occupato del consolidamento lapideo preoccupandosi della riadesione delle scaglie di pietra distaccate e delle porzioni di conci, cornici o decori che sono stati rifissati al supporto con malte idonee e imperniature in acciaio e vetroresina. Una stuccatura delle lesioni e dei giunti generalizzata ha completato il consolidamento e la sigillatura dei commenti lapidei al fine di isolare e preservare il paramento dagli agenti degradanti.
Un’ultima opera esterna è stata la revisione del manto di copertura dell’edificio, abbinata ad interventi interni finalizzati al miglioramento del confort termo igrometrico mediante l’installazione di dispositivi di deumidificazione e di controllo umidità degli ambienti. Ora tutto è pronto per il ritorno dell’Angelo annunciante nella Pieve di San Gennaro: un tesoro artistico che torna a impreziosire ulteriormente un gioiello architettonico di indubbio valore storico e affettivo per tutta la Lucchesia.
79 STORIE DI ATTESE E RITORNI: SAN GENNARO RINNOVATA ACCOGLIE L’ANGELO
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IL ROMANICO, OVVERO L’IDENTITÀ ITALIANA
Il Romanico è probabilmente lo stile più identitario per la storia dell’architettura italiana. Quando l’Europa veniva ‘invasa’ dalle spumeggianti e ‘verticalissime’ cattedrali gotiche in Italia l’impatto fu lieve. Avevamo infatti già costruito tra XI e XIII secolo buona parte delle nostre chiese più importanti e, in una penisola che al centro-nord era per lo più suddivisa in tante piccole autorità comunali, il duomo era un elemento di distinzione in cui spirito civile e religioso si erano indissolubilmente fusi nel giro di pochi decenni. Era già l’immagine della città. Un’immagine insostituibile, al massimo integrabile.
Se il Romanico è allora stile distintivo per l’Italia, all’interno delle varie declinazioni del genere quello Toscano è una delle versioni più iconiche. La matrice è quella ‘pisana’ della Cattedrale del Campo dei Miracoli, dalla quale si è originata una diffusione rapida e capillare giunta a Lucca e di lì alle moltissime pievi del territorio.
CAPANNORI
TERRA DI PIEVI
Di sicuro gli edifici romanici del Capannorese rappresentano un elemento di grande identità e riconoscibilità per tutte le comunità della zona. La loro è una storia che affonda radici in un tempo più che millenario, che nel XIII secolo vedeva la presenza di oltre settanta enti ecclesiastici, per lo più controllati dalle otto pievi del territorio, ma anche direttamente dipendenti da importanti istituti del centro storico di Lucca. Storia millenaria perché questi istituti nascono a partire dal VII secolo proponendo edifici di cui oggi rimangono poche e sparse vestigia. La fama di antichità delle chiese della zona è testimoniata dal fatto che per lungo tempo la Chiesa di San Giusto di Marlia sia stato ritenuto il più antico edificio religioso della Toscana, anche se poi la sua data di fondazione è stata di recente spostata al X secolo.
A questa fase fondativa altomedievale segue nell’XI secolo un importante momento creativo in cui si vengono a creare i pre-
supposti di un linguaggio originale e ricco; una sorta di ‘dialetto protoromanico’, riconoscibile proprio a San Gennaro, favorito dall’attività del Vescovo Anselmo da Baggio, poi divenuto papa col nome di Alessandro II, che anticipa la fase delle grandi edificazioni del XII secolo, quando questo linguaggio verrà assorbito dalla novità del Romanico pisano, ma rimarrà pur sempre elemento distintivo delle costruzioni del territorio capannorese e lucchese in senso più ampio.
Una stratificazione complessa che riconosciamo in molti esempi, come nel San Quirico e Giuditta, attuale parrocchiale di Capannori: fondata nel 786, caduta in rovina nel 940, riedificata nel 970 e nuovamente ricostruita nel nuovo stile durante il XII secolo. E poi ancora Pieve San Paolo, San Lorenzo a Segromigno e San Cristoforo a Lammari per citarne solo tre.
La lista è lunga e costituisce la più bella testimonianza del cosiddetto patrimonio diffuso, vero e autentico elemento caratterizzante della bellezza di queste terre.
81 STORIE DI ATTESE E RITORNI: SAN GENNARO RINNOVATA ACCOGLIE L’ANGELO
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Lammari, pieve di San Cristoforo, abside
Lucca, chiesa di San Michele, particolare della facciata
L’ANGELO
Protagonista di una lunga e appassionate diatriba sulla sua paternità, l’Angelo annunciante della Pieve di San Gennaro è prima di tutto l’eccezionale testimonianza di una sensibilità artistica tardo-quattrocentesca che dalla Firenze di Verrocchio e Leonardo si è propagata in tutta la Toscana. L’opera fa tappa nella Chiesa di San Franceschetto in un percorso che la riporterà nella sua collocazione originale, la chiesa del piccolo borgo ristrutturata grazie all’intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. Un’occasione per ammirare uno dei manufatti artistici più raffinati del territorio lucchese, una scultura policroma in terracotta alta 131 cm attribuita nel 1958 alla scuola del Verrocchio da Carlo Ludovico Ragghianti, poi indicata nel 1999 da Carlo Pedretti come opera giovanile di Leonardo da Vinci e assegnata in seguito a Benedetto Buglioni da Maria Teresa Filieri, come già in precedenza ipotizzato da Giancarlo Gentilini.
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Veronica Bernardini
TEATRO IN VAL DI SERCHIO
UNA STAGIONE ECCEZIONALE
Eduardo De Filippo
Riprende con coraggio e determinazione la proposta teatrale di Lucca e della sua provincia riportando in platea l’entusiasmo del pubblico: proviamo insieme a ripercorrere e a scoprire le emozioni che i teatri del nostro territorio ci hanno regalato e quelle che ancora hanno in serbo per noi. La stagione di prosa del Teatro dei Differenti di Barga non poteva iniziare meglio con la presenza di Drusilla Foer che ha al contempo divertito e commosso i presenti con lo spettacolo Eleganzissima. Com’è noto, l’ormai celebre nobildonna senese, alter ego dell’attore Gianluca Gori, ha partecipato in veste di co-conduttrice in occasione dell’ultima edizione del Festival di Sanremo.
Il teatro dunque torna ad essere luogo di emozioni ma anche di profonde riflessioni sul presente:
«Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita».
il cartellone barghigiano ha messo in scena due spettacoli particolarmente significativi in questa direzione come Alfabeto delle emozioni di e con Stefano Massini, e lo spettacolo Sani! teatro tra parentesi monologo di Marco Paolini, dal forte respiro ambientalista tra amarcord autobiografico e sensibilità socio-culturale. Il 7 aprile 2022 Simone Cristicchi con Paradiso ha concluso infine la stagione di prosa.
Uno spiccato senso del presente con lo sguardo rivolto al passato, connota invece lo spettacolo Artemisia Caterina Ipazia e le altre in scena il 19 marzo 2022 nella bellissima cornice del Teatro Alfieri a Castelnuovo di Garfagnana: qui teatro ed arte si intrecciano in un bel connubio interdisciplinare condotto da una narrazione declinata al femminile, su progetto registico di Consuelo Barilari.
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Artemisia Caterina Ipazia e le altre
Preghiera per Cernobyl
Sono cinque i titoli che animano la stagione di prosa del Teatro Accademico di Bagni di Lucca il cui sipario si è alzato il 30 gennaio 2022 con Smanie per la villeggiatura di Carlo Goldoni, per calare definitivamente con Preghiera per Cernobyl testo che prende ispirazione dall’opera letteraria della giornalista bielorussa Svetlana Aleksievič e adattato per la scena teatrale da Massimo Luconi e Mascia Musy: una narrazione capace di
grande intensità emotiva in cui amore e morte dramma umano e contenuto socio politico si incontrano su uno stesso disperato rettilineo, capace di parlare ancora un linguaggio tristemente attuale.
La novità assoluta è però rappresentata dal Teatro Umberto Bambi di Coreglia Antelminelli che per la prima volta ha la sua stagione teatrale.
85 TEATRO IN VAL DI SERCHIO UNA STAGIONE ECCEZIONALE
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L’esordio è avvenuto lo scorso 24 ottobre 2021 con Barba Fantasy Show uno spettacolo interamente dedicato al mondo dell’infanzia, per poi proseguire con il grande classico I promessi sposi e con Articolo femminile un interessante excursus per raccontare l’universo femminile attraverso la carta stampata: sul palco il sassofonista Stefano Cantini e la nota attrice Daniela Morozzi, già volto noto del panorama televisivo italiano, protagonista tra le altre della serie Distretto di polizia
La neonata stagione teatrale coreglina si dimostra così sin da subito attenta e sensibile nel portare sulla scena seppur con grande lievità, temi di indubbio interesse sia sul piano tematico che sociologico e culturale.
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Barbara Ghiselli
Prove di… futuro
Una risposta all’emergenza occupazione in pandemia. Le testimonianze dirette di chi ha beneficiato del Bando «LAVORO+BENE COMUNE»
Dietro ai numeri spesso ci sono storie che raccontano cambiamenti significativi nella vita degli individui: uno di questi è duecento, come le persone che, grazie al Bando «Lavoro+Bene Comune: Nuove assunzioni», ideato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, hanno trovato una nuova opportunità lavorativa in 68 enti senza fini di lucro nel nostro territorio. La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca ha stanziato oltre 1,5 milioni di euro per il 2021-2022 dopo avere già impiegato 2,3 milioni nel 2020-2021.
Si tratta, infatti, del secondo bando nato come risposta della Fondazione per sostenere le persone più fragili maggiormente colpite dalla pandemia da Covid-19 e per creare le basi per una ripartenza reale, solida e duratura. Infatti, grazie a questo bando, sono state possibili nuove assunzioni a tempo determinato in un periodo
così complesso come appunto quello pandemico e post pandemico, ascoltando le esigenze delle comunità della provincia di Lucca che, in questa fase di transizione, hanno visto emergere in maniera urgente il problema dell’occupazione.
La prima edizione del Bando «Lavoro+Bene Comune: Nuove Assunzioni» e del Bando «Tirocini» nel 2020 hanno concesso importanti occasioni lavorative a oltre trecento persone che hanno migliorato così la loro condizione sia dal punto di vista lavorativo che interpersonale. Sostenere l’occupazione, dunque, ma soprattutto dare una nuova speranza, una nuova luce a chi vive situazioni di particolari difficoltà.
Il meccanismo del bando è sempre il medesimo: enti e associazioni beneficiari dei contributi impiegano risorse per provvedere all’assunzione a tempo determinato di persone che vivono situazioni dramma-
tiche di estrema precarietà o completa disoccupazione. Si tratta di persone da supportare e molto spesso di intere famiglie da aiutare.
L’obiettivo è ben chiaro e duplice: sostenere l’occupazione, ma non solo. In tal modo, alla possibilità di supportare coloro che si trovano in situazioni di grande difficoltà, si affianca l’opportunità di coinvolgere queste persone in ambiti di pubblica utilità, dal mondo del sociale a quello culturale, dall’assistenza alle piccole manutenzioni, fino ad arrivare a progetti di ammodernamento e digitalizzazione. Il tutto anche con una ricaduta positiva per la società nella sua interezza: individualmente per le persone coinvolte e, a cascata, per tutti coloro che vi interagiscono.
Prendiamo ad esempio due realtà che hanno partecipato al Bando «Lavoro+Bene Comune: Nuove assunzioni 2021-2022» e che hanno ottenuto dei finanziamenti: La Pecora Nera Impresa sociale Srl e Terra di Tutti Impresa sociale Srl.
La Pecora Nera: un’occasione per tutti La Pecora Nera ha ottenuto un contributo di 40mila euro per l’assunzione di quattro persone per 12 mesi nell’ambito del progetto «La Pecora Nera Socialmente Bar»; l’attività che annovera tra i suoi dipendenti anche persone con differenti forme di disabilità.
Il progetto riguarda appunto l’inserimento delle nuove risorse nel bar, che si trova all’interno del complesso di San Francesco, nel Giardino degli Osservanti.
A tal proposito Manuel Graziani, amministratore con Adolfo Ragghianti e Maria Teresa Baldassari de La Pecora Nera, dichiara: «Il progetto è nato per avvicinare e mettere in relazione chi si trova in difficoltà economica con persone provenienti dal mondo della disabilità per un’esperienza che arricchisca entrambe le parti. Grazie a quest’ultimo bando della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca è stato
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possibile individuare quattro giovani che rispecchiano in pieno i nostri obiettivi e che sono riusciti a migliorare e ad integrarsi nell’ambiente di lavoro: si tratta di Chiara, Carima, Guido e Nevila. Questa ricerca è stata quindi fruttuosa; infatti, grazie alla continuazione di questa esperienza abbiamo potuto unire due mondi che hanno raggiunto un maggiore livello di autonomia, autostima, responsabilità e soddisfazione».
Incontrare i ragazzi per un’intervista sul luogo di lavoro è stato illuminante: i loro sorrisi, la loro gioia di vivere e serenità sono la chiara prova dell’importanza di aver potuto usufruire di questo bando per un’esperienza gratificante non solo professionalmente ma soprattutto a livello umano.
Guido è l’anima della sala e sa portare subito una ventata di allegria e voglia di sorridere, aiutato dalla sua innata simpatia. Chiara invece afferma: «Dopo un periodo molto difficile da un punto di vista lavorativo, a causa della pandemia, ho avuto l’opportunità e la forza di guardare al futuro proprio grazie a questo progetto che mi permette di crescere ogni giorno». Carima, come Chiara, rappresenta un appoggio per i ragazzi che devono apprendere un lavoro e anche lei dichiara: «Imparo sempre qualcosa di nuovo grazie alla presenza di questi colleghi speciali: per me loro sono una seconda famiglia».
Nevila, infine, proprio grazie all’aiuto del bando può dire ora di poter fare affidamento su un progetto di vita più che soddisfacente che le ha permesso di misurarsi in tante nuove attività all’interno del bar e di migliorare così la sua autostima.
Terra di Tutti: lavorare con l’economia circolare
Terra di Tutti ha ottenuto invece un contributo di 20mila euro per l’assunzione di due persone per 12 mesi nell’ambito del progetto «Tessitori di Comunità».
Il progetto riguarda la costruzione di un percorso di reinserimento lavorativo per soggetti in difficoltà economica, privilegiando la ricerca di profili che abbiano maturato esperienze artigianali, come lavori di taglio, cucitura, rilegatura, stampa e restauro del legno. I laboratori si tengono nella sede di Segromigno in Monte. La vicepresidente Silvia Barsi spiega: «Per noi il progetto finanziato dalla Fondazione è di grande aiuto: ci ha permesso di assumere due persone part-time, offrendo una risposta quindi a chi era in cerca di un’occupazione. Si tratta di un supporto anche per Terra di Tutti che ha iniziato l’attività pochi mesi prima dello scoppio della pandemia; infatti ci ha dato l’occasione di creare e sviluppare nuovi progetti nell’ambito dell’economia circolare che è alla base della nostra idea di impresa e che speriamo si possano concretizzare nel
prossimo futuro, riuscendo anche a proporre una stabilità di lungo termine». Continua Tonja Pierallini, coordinatrice dei laboratori: «L’incontro e la relazione rendono straordinario e prezioso il nostro lavoro quotidiano. Ci occupiamo di design e artigianato con una forte componente ambientale; avere a disposizione tanti sguardi culturali e competenze diversificate ci permette di avere una visione poliedrica sulla progettazione». Infine, Ekaterina, dipendente assunta grazie al bando della Fondazione CRL, sottolinea: «15 ore di lavoro per me hanno un significato enorme: in primo luogo perché si tratta di un’opportunità per diventare parte di un ambiente socialmente utile all’interno di una squadra straordinaria piena di idee e altamente creativa, in secondo luogo per l’aspetto economico inteso come valido aiuto per la mia famiglia».
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Progetto Migranti: con Acri a sostegno della mobilità umana
Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri. don Lorenzo Milani, L’obbedienza non è più una virtù, 1965
Nanni
Valeria
Con un impegno concreto a sostegno della vita, la Commissione per la Cooperazione internazionale di ACRI (l’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di Risparmio) ha deciso per il quarto anno consecutivo di agire con il ‘Progetto Migranti’ sul versante emergenziale dell’immigrazione. Un’iniziativa di sistema questa, alla quale anche Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca ha deciso di aderire per il secondo anno consecutivo, finalizzata al coordinamento dell’azione delle Fondazioni associate, nel tentativo di fornire una risposta concreta alle criticità connesse ai flussi migratori che interessano il territorio italiano.
Con un budget di oltre 1,2 milioni, messo a disposizione da 15 Fondazioni associate, i fondi verranno erogati, nel corso del 2022, a favore di organizzazioni del Terzo settore che realizzano iniziative su tre diverse linee d’intervento: consolidamento del meccanismo dei corridoi umanitari; sostegno ad attività di assistenza sanitaria e giuridica a migranti giunti da poco o in fase di passaggio; supporto alle attività di soccorso in mare.
A partire dal 2016, sono state realizzate tre edizioni di tale progetto che hanno potuto contare su una dotazione finanziaria complessiva di circa 3,2 milioni di euro. In particolare, nella sua ultima edizione, il ‘Progetto Migranti’ ha visto impegnate 14 Fondazioni bancarie in un partenariato con 12 tra ONG e organizzazioni del Terzo settore per il sostegno a otto interventi. A loro volta, per realizzare i diversi progetti, le or-
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ganizzazioni partecipanti hanno attivato una fitta rete di quasi 50 altri, partner pubblici e privati, sui territori di accoglienza. Come dichiarato ufficialmente anche da Giorgio Righetti, Direttore Generale di ACRI, il ‘Progetto Migranti’ non ha la pretesa di risolvere il problema connesso al fenomeno migratorio ma, come sempre accadde nell’attività delle Fondazioni, ha l’ambizione di sperimentare e consolidare alcune buone pratiche realizzate dal privato sociale, che possano indicare al pubblico possibili strade da percorrere, replicare ed estendere su scala più ampia. Un progetto ambizioso, quindi, il ‘Progetto Migranti’. Un progetto che vuole affrontare un fenomeno, quello migratorio, tra i più dibattuti a livello politico, sociale e mediatico negli ultimi anni. Un progetto che vuole occuparsi di una realtà dalle mille sfaccettature, delle storie di molti esseri umani, perché dietro ai numeri e ai profili sempre collettivi dei migranti, ci sono persone, ognuna con il proprio vissuto, la propria cultura e la propria voce. Ed è proprio nel sostegno a tali vissuti e a tali esperienze, che emerge una comunità, particolarmente attenta ad un fenomeno, da molti erroneamente definito emergenziale, sempre più strutturale nella nostra società, una comunità capace di conoscere, convivere e contaminarsi con le diversità. Una comunità che raramente emerge dal racconto mediatico, ma che c’è e vive nella convinzione che lavorare per la tutela dei diritti dei migranti significa lavorare per costruire un futuro più giusto, non per noi, ma per tutti.
93 PROGETTO MIGRANTI: CON ACRI A SOSTEGNO DELLA MOBILITÀ UMANA FCRLmaga zine 20 | 2022
FORMAZIONE, RICERCA … FUTURO
I primi risultati concreti del progetto di ricerca dell’Università di Firenze per individuare i rimedi all’inquinamento della Piana di Lucca
Alloro, olivo e ligustro: ecco le piante che ‘puliscono’ la nostra aria
Una semplice domanda. Quali sono le specie arboree più efficaci per migliorare la qualità della nostra aria? Di qui nasce il percorso, ambizioso ma concretissimo, denominato con una sigla un po’ complessa, ‘da scienziati’ appunto, Veg-Pm10, ma che di fatto pone per l’appunto un quesito banale ma in grado di generare politiche e strategie che possono realmente migliorare la qualità dell’aria che respiriamo.
Un progetto, di cui si era già parlato anche in precedenza, che nasce da un’esigenza fortemente sentita in particolare dalle comunità della Piana di Lucca e, nello specifico, nei territori dei comuni di Lucca, Capannori, Altopascio e Porcari.
96 FCRL formazione, ricerca … futuro FCRLmaga zine 20 | 2022 2
1. Laurus nobilis, alloro
2. Olea europaea u ivo
3. Ligustrum lucidum, ligustro
4. La campagna ucchese
L’iniziativa ha poi in realtà un titolo più ampio, cioè «Veg-Pm10 – azioni multidisciplinari ed integrate per il monitoraggio e la riduzione del par ticolato atmosferico nella piana lucchese», ed ha incontrato il sostegno della fondazione cassa di risparmio di Lucca grazie al Bando «ricerca» 2019-2021, nell’ambito del quale si è aggiudicata il finanziamento più importante un lavoro di rete, un coordinamento scientifico composto da università di firenze (capofila del progetto), dipartimenti di biologia e di scienze e tecnologie agrarie, alimentari, ambientali e forestali, che stanno conducendo
analisi sulla vegetazione; cnr-consiglio nazionale delle ricerche di Pisa, che ha fornito centraline di monitoraggio della qualità dell’aria e sta eseguendo studi sulla vegetazione e sulla qualità dell’aria in prossimità delle abitazioni nei quattro comuni coinvolti, in collaborazione con arpat. i risultati? alloro, ligustrum lucidum e olivo: ecco le specie vegetali diffuse in Lucchesia che potrebbero costituire la migliore barriera naturale ‘verde’ al diffondersi del Pm10. ma il progetto non si è fermato qui, andando a sviscerare cause e incidenze della presen-
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aLLoro, Ligustro e oLiVo: ecco Le Piante che ‘PuLiscono’ La nostra aria
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za del particolato nell’aria che in questi comuni si respira. Per lo studio di questo ultimo aspetto, i dati ambientali rilevati vengono messi in relazione con quelli sanitari dal dipar timento di ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia dell’università di Pisa
Le finalità? i risultati sono preziosi per la progettazione urbanistica e viaria di tutti i territori coinvolti e costituiscono una banca dati fondamentale per progettare politiche di intervento ‘green’ e che tengano conto in modo ade-
guato delle esigenze di salute dei cittadini, soprattutto delle aree a maggior intensità di fonti di Pm10. anche perché proprio gli studi condotti hanno evidenziato che la diretta vicinanza alle ar terie più trafficate non è sinonimo di un inquinamento più robusto e che il particolato, in maniera inattesa e purtroppo regolare, giunge anche molto lontano da questi ambiti, configurando sempre più la questione come un problema che riguarda tutti. nessuno escluso
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SULLO SCAFFALE
a cura di Valentina Picchi
Cronache dal campo di prigionia
massaciuccoli, 10 agosto 1944, mattino presto: il giovane moreno Corti, allora diciassettenne, sta ancora dormendo nella casa in cui la sua famiglia, originaria di Pontasserchio, ha deciso di rifugiarsi per sfuggire ai raid aerei e alle violenze nazifasciste, quando i tedeschi irrompono nell’abitazione. moreno viene svegliato bruscamente, fatto vestire in fretta e furia e arrestato assieme al padre giuseppe.
due uomini della famiglia Cor ti non lo sanno, ma gli uomini che li stanno arrestando sono membri della 16. Panzer-grenadier-Division ReichsführerSS, il reparto in assoluto più violento che abbia combattuto in italia, autore di 63 stragi che mieteranno 2.136 vittime. gli stessi uomini che solo due giorni dopo saliranno al borgo versiliese di Sant’anna di Stazzema e, in pochissime ore, rastrelleranno e trucideranno circa 560 persone.
nizia così, in un mattino d’agosto, l’esperienza della deportazione di moreno e giuseppe, che li por terà a lavorare nella fabbrica Bopp di Frei-Weinheim fino al marzo 1945.
È proprio il giovane moreno che, con il suo diario scritto a lapis, ci lascia testimonianza di questo destino drammatico e violento, condiviso tuttavia con moltissimi altri schiavi del lavoro internati negli Arbeitslager nazisti. Un racconto di memoria, fresco e toccante proprio perché redatto da un autore adolescente; moreno osserva e annota quanto gli accade quotidianamente con uno sguardo ingenuo e rabbioso al tempo stesso: la noia angosciosa delle attese che segnano il viaggio verso la germania, la nostalgia per la madre, i fratelli più piccoli e la fidanzata Rina, l’odio smisurato per «quei vili e disumani deutsch che hanno rovinato un mondo intero». e poi la fame, indicatore assoluto e onnipresente della sofferenza fisica e psicologica.
moreno e giuseppe, liberati il 20 marzo 1945, faranno ritorno a casa solo il 15 luglio, dopo un rocambolesco viaggio che ricorda La tregua di Primo Levi.
Finalmente, dopo decenni, questa racconto, per anni intimo e privato, viene consegnato a tutti noi lettori, cui spetta, ormai, il dovere imprescindibile della memoria.
Moreno Corti, Tutto ti dirò a casa. Diario di una deportazione, a cura di Daniela Bernardini e Luigi Piccini, Edizioni ETS, Pisa 2021
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Un restauro atteso
Una monografia per celebrare la conclusione dei lavori di restauro presso la Chiesa di San michele arcangelo ad antraccoli. l monumento, la cui esistenza viene citata per la prima volta in una pergamena dell’viii secolo, è stato oggetto di un intervento resosi necessario in seguito a cadute dell’intonaco dalla volta e dalle pareti. i lavori, realizzati con il contributo delle amministrazioni locali, delle Fondazioni bancarie e dell’arcidiocesi di Lucca, sono iniziati nel 2017, sotto la direzione di ovidio Belli e la supervisione della Soprintendenza per le province di Lucca e massa Carrara.
Le opere di restauro hanno permesso la messa in sicurezza e il ripristino delle pitture e degli affreschi che adornano le pareti e le volte della navata e del transetto, della zona absidale e dell’arco trionfale, la pulizia e il restauro dei quattro altari e il restauro degli arredi sacri. Contestualmente, sono stati effettuati lavori di rifacimento e di messa a norma degli impianti elettrico, di riscaldamento e di sonorizzazione.
Un progetto ambizioso e complesso che ha permesso, il 2 luglio 2021, di restituire alla comunità una Chiesa splendidamente rinnovata, all’interno della quale è di nuovo possibile ammirare le decorazioni barocche degli altari, la pregevole tela della natività realizzata nel 1559 dal pittore faentino alessandro ardenti e il bellissimo organo, fornito di più di 1200 canne, realizzato dai fratelli Paoli nel 1856.
Una curiosità: nella Chiesa di San michele arcangelo esisteva anche un’opera pittorica di matteo Civitali, un trittico su tavola che rappresenta la madonna col Bambino tra i santi michele arcangelo e giovanni evangelista a sinistra, e i santi Biagio e Pietro a destra. L’opera, uno dei pochissimi dipinti dello scultore lucchese, è oggi conservata a greenville (South Carolina) presso il Bob Jones University museum.
100 FCRL SULLo SCaFFaLe novità eDitoRiaLi FCRLmaga zine 20 | 2022
La Chiesa di san Michele Arcangelo in Antraccoli. Storia e restauro, PubliEd, Lucca 2021
Per Lucca a caccia di stemmi
Un volume illustrato ricchissimo e interessante che ripercorre e ricostruisce in maniera inconsueta la storia della nostra città e delle famiglie nobiliari che hanno contribuito a plasmarne l’immagine urbana che ancora oggi possiamo ammirare.
L’opera, edita da maria Pacini Fazzi con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, nasce da un lavoro di censimento lungo e minuzioso condotto all’interno della cerchia muraria lucchese da Lorenzo Citti e angela Dati che, negli anni 2012-2014, concentrano la loro attenzione su una categoria di oggetti frequentemente ignorata, quando non apertamente oltraggiata: gli stemmi e gli emblemi lapidei che decorano i portali e le facciate di palazzi ed edifici.
nel corso del censimento – pensato anche per documentare le condizioni conservative di un segmento importante del nostro patrimonio storico-artistico – i due studiosi fotografarono e schedarono circa 130 stemmi, e da questo lavoro appassionato e ‘civile’, sottoposto all’attenzione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e massa Carrara, nacque anche l’idea di una mostra, ospitata presso il museo nazionale di villa guinigi dal 27 marzo al 13 giugno 2015.
l volume vuole, in qualche modo, riproporre l’organizzazione e la struttura della mostra: la città è suddivisa in terzieri, l’antica organizzazione amministrativa risalente al 1369, e, in ciascun terziere – San Salvatore, San martino e San Paolino – gli stemmi sono presentati con un’immagine fotografica, una descrizione e un’agile scheda della famiglia di appartenenza e dell’edificio civile o religioso su cui è collocato lo stemma.
La pubblicazione assume quindi i tratti di una guida, originale e suggestiva, che conduce il lettore alla scoperta della città attraverso questi segni di pietra troppo spesso dimenticati.
a corredo del volume, i saggi di antonia d’aniello, Claudio Casini e Patrizia giusti maccari.
Marmi blasonati. Conoscere Lucca attraverso stemmi ed emblemi, a cura di Antonia d’Aniello, Claudio Casini, Patrizia Giusti Maccari, Angela Dati, fotografie di Lorenzo Citti, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 2020
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modì per ragazzi... e non solo
aLt come ar te Libera tutti!: è questo il nome della nuova collana illustrata ideata da maria Pacini Fazzi editore e Fondazione Ragghianti per avvicinare i bambini e le bambine all’arte e ai grandi maestri del novecento.
Dopo Jackson Pollock. Dripping Dance, il volume che ha inaugurato la collana, arriva in libreria Amedeo Modigliani. Joli comme un cœur, con i testi di Federica Chezzi e angela Partenza e le illustrazioni di Francesco Pavignano.
l volume racconta l’avventura artistica di modigliani, iniziata nel 1906 con un viaggio in treno, da Livorno a Parigi, e guida i piccoli lettori alla scoperta di una delle vicende umane e intellettuali più affascinanti del secolo scorso: l’atmosfera vibrante di montparnasse, i caffè letterari, le amicizie e le discussioni artistiche, le mostre e le gallerie, fino all’incontro con la pittura di Cézanne e con l’arte primitiva africana, che influenzerà così profondamente l’arte di modì.
ed ecco quindi i grandi volti allungati ed enigmatici, dallo sguardo misterioso e sognante, «come se fosse una finestra aperta, attraverso la quale modigliani riesce a vedere l’anima nascosta».
Un racconto giocoso e leggero, che offre ai bambini tante curiosità e li invita a guardare ‘da vicino’ i celebri ritratti dell’artista livornese, per coglierne ed esplorarne tutti i segreti.
oltre alle illustrazioni di Francesco Pavignano, il volume è arricchito da nove riproduzioni di opere di modigliani, oltre a un tutorial che invita i bambini a fare arte in prima persona realizzando un ritratto in stile modì. Le due pagini conclusive dell’albo, inoltre, invitano i lettori a compiere un viaggio con l’artista, presentando le immagini iconiche delle città nei cui musei sono esposte le opere del pittore livornese.
Amedeo Modigliani. Joli comme un cœur, testi di Federica Chezzi e Angela Partenza, illustrazioni di Francesco Pavignano, Maria Pacini Fazzi editore e Fondazione Ragghianti, Lucca 2021
102 FCRL SULLo SCaFFaLe novità eDitoRiaLi FCRLmaga zine 20 | 2022
Una lezione di umanità
Paolo milone, classe 1954, è uno psichiatra e per quarant’anni, fino al pensionamento, ha lavorato in Psichiatria d’urgenza a genova. ed è in questo reparto, il Reparto 77, che è ambientato il suo esordio letterario. milone, infatti, ci racconta proprio questo: che cos’è la malattia mentale? Qual è la quotidianità, umanissima e concreta, di chi vive – paziente o medico che sia – in continuo e strettissimo rapporto con la follia?
n questo testo ibrido – un po’ narrazione in versi, un po’ memoir, un po’ zibaldone di pensieri – milone smantella una certa narrazione romantica della malattia mentale, dicendoci, fuor di retorica, che il disagio psichico esiste (anche se i manicomi non ci sono più) e che esso non ha nulla di lirico o poetico. È molto più simile a una lotta nel fango, a un corpo a corpo in cui ci si sporca le mani tentando di riportare a riva un disperso, lanciando una corda a chi sta precipitando. ed ecco quindi scorrere davanti a noi una carrellata di personaggi, pazienti, medici, infermieri, familiari, le cui storie riecheggiano le une nelle altre, tutti diversi ma tutti accomunati dalla medesima condizione, perché «i matti sono nostri fratelli. La differenza tra noi e loro è un tiro di dadi riuscito bene –l’ultimo dopo un milione di uguali – per questo noi stiamo dall’altra parte della scrivania».
milone si pone quindi in posizione di ascolto, non vuole essere né eroe né giudice: delinea i limiti della disciplina, i suoi e quelli dei colleghi, accettando di farsi carico di questo dolore che non è terapeutico né saggio, ma «monotono, lento, insaziabile, sequestratore. inutile».
alla fine, l’unica azione che il medico deve compiere è quella di cercare di raccogliere e rimettere insieme i pezzi, rinsaldare ciò che è andato infranto, quasi fosse un artigiano più che uno scienziato.
e, in fondo, legare le persone – come suggerisce il titolo polisemico dell’opera – significa proprio questo: «legare le persone a te, legarle alla realtà, legarle a sé stesse. Far di pezzi, uno».
Un testo intenso, che ricorda il tobino de Le libere donne di Magliano, sincero e doloroso, ma capace anche di aperture leggere e ironiche, e scritto con una lingua bellissima, concreta e appuntita, molto ‘genovese’ verrebbe da dire, che ricorda montale, Caproni, ma anche De andré.
Da leggere, per entrare pian piano in un mondo tanto vicino da sembrarci spesso inesplorabile.
103 FCRLmaga zine 20 | 2022
Paolo Milone, L’arte di legare le persone, Einaudi, Torino 2021
Periodico della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
Finito di stampare nel mese di giugno 2022 da tipografia tommasi
Referenze fotografiche (con riferimento alle pagine della rivista)
Irene Taddei 4-13, 24-35, 53 (fig. 5), 54-55, 72-73, 76-81 adobe Stock: 92-93 (foto ajdin Kamber), 87 (illustrazione Jorm S), 97 - archivio Fondazione Carlo Levi, Roma: 44 (foto Riccardo Lodovici), 46 (foto Corrado De grazia, fig. 3), 47-48 - archivio fotografico ‘Contemplazioni’ (foto niccolò Brunelli): 60-63, 66 - archivio fotografico Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca: 65 (foto Lucio ghilardi) - archivio fotografico Fondazione Cresci: 68-69 - archivio fotografico Fondazione Ragghianti: 49 (foto Lucio ghilardi) - archivio fotografico gamC viareggio: 50, 52, 53 (figg. 3-4) - archivio fotografico imt: 14-18 - archivio fotografico Publied editore: 97 (foto Luca Lupi) - archivio Lucca Promos – the lands of giacomo Puccini: 71 - Filarmonica gaetano Luporini San gennaro: 75 (foto guido Sodini) - Freepik: 94-95 (foto Dudaieva), 96 (foto Frederiksen1020) - Lucio ghilardi: 81 (San michele) - Hemis / alamy Stock Photo: 90-91 - Dante Luci (Dantès): 56-59 - g. & L. malcangi: 2, 36-43 - Ufficio tecnico FCRL: 17
La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, scusandosi anticipatamente per l’involontaria omissione di referenze fotografiche, è disponibile ad assolvere eventuali diritti.
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