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FATTO & DIRITTO La Cronaca Giudiziaria Secondo gli Esperti

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In questo numero...

Anno 2012, Aprile, Numero 9

Delitto via Poma: Raniero Busco assolto in appello dopo 22 anni

Belsito, il Trota - La liberazione dei beagle dal lager di Green Hill - Il caso Morosini

Sfoglialo, e scopri all'interno tanti altri articoli interessanti...


Marzo 2012 - In questo numero... Calcioscommesse Cosa rischia ogni società e cosa c'è davvero dietro Scandalo Lega Renzo Bossi si dimette dal Consiglio Regionale Sanità Pugliese Il presidente della regione, Nichi Vendola rivela: 'Sono indagato' Bufera-Lega Calderoli e la versione per coprire l'ex tesoriere Belsito E' morto Morosini Crollato in campo durante Pescara-Livorno

Calcioscommesse I Rischi delle società

Strage di Piazza della Loggia Nessun colpevole in Appello Bufera Lega La Finanza a caccia di lingotti d'oro e diamanti Strage di Piazza della Loggia Nessun colpevole in Appello Lega: Besito e i dossier Yulia Timoshenko 'Spiato' anche il Ministro Maroni Mostra i lividi dal carcere, l'europa si indigna I Funerali di Morosini In diecimila con lacrime e sciarpe Occhi puntati sul gene cbx7 Il nuovo marker per i tumori polmonari Scienziato dimostra l'illusione ottica del vigile e non paga la multa Ricorso motivato con un teorema Processo Ruby, arriva Berlusconi Travestimenti delle ragazze solo gare di burlesque. Le mantengo tutte. Riscio alcol Secondo l' Istat 8 milioni di giovani sedotti dal bicchiere Bergamini morì disanguato dopo essere stato evirato I Funerali di Morosini In diecimila tra lacrime e sciarpe Aperta nuova inchiesta Genoa Siena, le maglie e gli speudotifosi Scritta un'altra pagina nera del calcio italiano. Sull'Etna la festa con coppole e pizzini. Il 'Baciamano Party' che indigna Evasione: la vendita dei rotoli degli scontrini si impenna. Boom di tutti i 'prodotti fiscali' Dramma in Brasile Attore 27enne interpreta giuda e Muore strangolato per sbaglio Italiano morto in un carcere francese nel 2010 Tre sanitari incriminati per omicidio involontario Rischio Alcol Inchiesta sulle tangenti di Finmeccanica Indagato Orsi, interrogato Lavitola Delitto via Poma Raniero Busco assolto in appello dopo 22 anni Stati Uniti vs Nutella Class action dei consumatori americani contro la Ferrero Beagle liberati a Green Hill Gli animalisti irrompono nell'allevamento lager I dossier di Belsito portano in Svizzera Caccia al conto cifrato e ai rapporti con la Mafia Yulia Timoshenko mostra i lividi dal carcere Italiano morto in un carcere francese nel 2010 Europa indignata minaccia di boicottare gli Europei di calcio


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Calcioscommesse Cosa rischia ogni società e cosa c'è davvero dietro BARI, 6 APRILE 2012– L’altro ieri l’interrogatorio di Andrea Masiello, ex capitano del Bari, e le sue sostanziali ammissioni. ieri la notizia che la Procura di Bari sta continuando ad indagare, e sembra che siano spuntato altre cinque partite di serie A sospette. Masiello, durante l’interrogatorio di garanzia che è stato secretato, sembra abbia indicato altre partite “aggiustate” e oggetto di scommesse: si tratterebbe di Palermo-Bari, Udinese Bari e Genoa-Bari, mentre altri sospetti coinvolgerebbero poi Novara e Siena. Negli scorsi giorni già erano emersi i tentativi di Andrea Masiello di metter le mani sui risultati delle partite Palermo- Bari e BariSampdoria, e poi anche Milan-Bari, Bari-Chievo e Bari-Roma. Mentre la giustizia ordinaria, dunque, cerca di consegnare agli atti quante più prove possibile per inchiodare e smantellare questo sistema vergognoso, la Procura della Figc -dopo i deferimenti già effettuati riguardo la prima tranche dell’inchiesta della Procura di Cremona (le penalizzazioni del campionato in corso)- si è già attivata sulla seconda tranche dell’inchiesta di Cremona, partita a dicembre. Si punta a chiudere i conti della giustizia sommaria sportiva- che come sappiamo si basa sulle prove raccolte in sede penale, ma ha carattere di sommarietà, prescindendo da un accertamento definitivo sul merito dei fatti- entro

l’inizio dell’estate, di modo da irrogare le possibiloi penalizzazioni (punti e retrocessioni) alle Società coinvolte come responsabilità oggettiva, prima della stesura dei campionati professionistici. La Procura Federale ha nel mirino almeno 18 incontri, di cui cinque di serie B e uno di serie A. I club di serie A sotto osservazione sono Atalanta,Bologna, Chievo, Genoa, Lazio e Lecce. Finora, per tutte, si parlerebbe soltanto di responsabilità oggettiva (cioè, per culpa in vigilando rispetto alle condotte dei propri tesserati) e non di responsabilità diretta. Cerchiamo in dettaglio di analizzare la posizione di ogni Società. Atalanta. La squadra orobica ha già subito 6 punti di penalizzazione (confermati gli scorsi giorni dal TNAS) per la prima tranche dell’inchiesta di Cremona, per la partita Atalanta-Piacenza. L’Atalanta è, curiosamente, la squadra in cui militano sia Cristiano Doni sia, da quest’anno, Andrea Masiello (i cui illeciti, allo stato, sarebbero stati commessi soltanto quando era in forza al Bari). Ora sotto osservazione della procura federale ci sarebbero le partite Ascoli-Atalanta e Padova-Atalanta, del campionato di serie B 20102011. Bologna. Nell’inchiesta di Bari è indagato il calciatore Daniele Portanova, in forza alla compagine felsinea. Le attenzioni della Procura si condenserebbero sulla partita Bologna-Bari del 22 maggio 2011,

conclusasi con un roboante 4 a 0 dei galletti pugliesi. Cesena. Il club bianconero del presidente Igor Campedelli è attenzionato per una partita con il Bari del 17 aprile 2011, vinta 1-0 . A Bari è indagato anche il calciatore Marco Rossi, ex del Bari e attualmente in forza al Cesena. La società Cesena rischia assai poco in termini di penalizzazioni. Chievo. Più complicata la posizione del club clivense da sempre immagine del bel calcio acqua e sapone. L’attaccante Sergio Pellissier, una delle bandiere della squadra, è fra gli indagati nell’inchiesta «Last Bet» di Cremona con l’accusa di aver alterato i risultati di alcune partite del Chievo della stagione precedente. In particolare, Brescia-Chievo del 30 gennaio 2011 e Inter-Chievo del 9 aprile 2011. Genoa. Il club del focoso presidente Preziosi è coinvolto nell’inchiesta della Procura di Cremona, “Last Bet”, in particolare per la partita Lazio-Genoa del 14 maggio 2011. Lazio. Sono nell’occhio della Procura federale i calciatori biancocelesti Brocchi e Mauri, i cui nomi sono emersi (allo stato però non sono indagati) nell’inchiesta di Cremona e che nei prossimi giorni saranno sentiti dalla Procura federale. Sotto l’occhio degli inquirenti ci sono le partite LazioGenoa e Lecce-Lazio, del 22 maggio 2011. Il Club rischia una penalizzazione in questo campionato.


Lecce. Bari-Lecce, con l’autogol confessato da Masiello, è l’emblema del filone barese del nuovo scandalo Calcioscommesse. Si parla inoltre del coinvolgimento di un dirigente della Società leccese che, attraverso il suo Presidente Semeraro, smentisce categoricamente tutto. Masiello avrebbe raccontato di un emissario del club che, prima della partita col Bari del 15 maggio 2011, gli avrebbe promesso 300000 euro per garantire la permanenza in A dei salentini e, sembra, durante l’interrogatorio di garanzia lo avrebbe riconosciuto in fotografia. Se quest’ipotesi trovasse conferma il Lecce avrebbe una responsabilità diretta e rischierebbe la retrocessione. Questo il quadro delle indagini, complesse perché vedono intersecarsi il lavoro di tre procure della Repubblica: Cremona, Bari e

Napoli, dove indaga la DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) per il rpesunto coinvolgimento di clan camorristici negli affari legati al riciclaggio e al pallone. Già, perchè questo, forse, è il punto meno enfatizzato ma più grave dell’affare Calcioscommesse. Si parla tanto di frode sportiva, associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, ma in realtà il vero punto focale è un altro. I risultati calcistici sono del tutto indifferenti allo spirito delinquenziale che sta dietro a tutta questa impalcatura su cui le indagini hanno messo gli occhio. Dietro le scommesse c’è un enorme giro di denaro proveniente da associazioni a delinquere che, nel calcio, trovano un facile e sicuro canale di reinvestimento del flusso finanziario proveniente da altri reati (droga in primis). Parliamo di riciclaggio, dunque, non tanto di valigette piene

di soldi per aggiustare le partite e salvarsi da una retrocessione. Quello, forse, era il Calcio “taroccato” più maccheronico che forse ancora un minimo di comprensione poteva suscitare. L’immagine che emerge ora, invece, è quella di un calcio che diventa scenario e canale per le attività di importanti gruppi delinquenziali di cui i calciatori, longa manus sul campo in grado di “tener d’occhio” l’andamento dell’attività, diventanto una sorta di “braccio armato”. Per loro, privilegiati in un mondo dorato che semrba galleggiare in una bolla di sapone e benessere, si sono aperte le porte del carcere ma, soprattutto, si deve aprire il sipario della vergogna. TOMMASO ROSSI

Scandalo Lega Renzo Bossi si dimette dal Consiglio Regionale ROMA, 9 APRILE ’12 – L’inchiesta della magistratura sul partito della Lega nord, che ha portato alle dimissioni da segretario di Umberto Bossi è un terremoto che travolge anche Bossi jr., che oggi si è dimesso da consigliere della Regione Lombardia. In un’intervista a Tgcom24, Renzo Bossi ha dichiarato di non essere indagato e di aver scelto serenamente di lasciare il Consiglio Regionale e dimettesi. “Senza che nessuno me l’abbia chiesto – ha detto – faccio un passo indietro in questo momento di difficoltà, do l’esempio. Sono sereno, ho fiducia nella magistratura

anche se non sono indagato. Spero che la magistratura possa dare delle risposte alle domande che oggi ci si pone…”. La decisione del giovane Bossi trova condivisione nella spalla del padre, che ammette “ha fatto bene a dimettersi. Erano due mesi che mi diceva che era stufo di stare in Regione”. Intanto, mentre la famiglia Bossi fa un passo indietro dopo lo scandalo che ha travolto la Lega, Roberto Calderoli chiede che se ne vada anche Rosy Mauro dalla vicepresidenza del Senato. “Le dimissioni di Rosy Mauro? – dice Calderoli – vale lo stesso

ragionamento che ha fatto Renzo Bossi. E’ un gesto di responsabilità, difficile, ma che aiuta il movimento a superare una fase del genere”. Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, commenta con un semplice “bene così” le (tempestive) dimissioni del giovane Bossi, aggiungendo – sempre ai microfoni di Tgcom24 – che la Lega dovrà avere un forte rinnovamento dopo questa gravissima situazione. Intanto, per domattina è fissato un incontro al gruppo tra Renzo Bossi e il capogruppo della Lega Nord al Consiglio regionale della Lombardia Stefano Galli. “Renzo ha chiesto di


vedermi domattina al gruppo e mi dirà cosa intende fare”, ha detto Galli dopo aver appreso delle dimissioni del consigliere, commentandole con un “forse significa che qualcosa di vero c’è”. Mentre la magistratura continua a far luce sulla situazione della Lega nord, l’ex autista e bodyguard di Renzo Bossi fa outing e racconta alla stampa il suo ‘rammarico’ per aver fatto da ‘bancomat personale’ alle esigenze del giovane consigliere,

attingendo alle casse del partito anche per pagare cene e benzina, senza doverne dare troppo conto alla Lega. “Non ce la faccio più – ha detto Alessandro Marmello alla stampa – non voglio continuare a passare soldi al figlio di Umberto Bossi in questo modo: è denaro contante che ritiro dalle casse della Lega a mio nome, sotto la mia responsabilità. Lui incassa e non fa una piega, se lo mette in tasca come fosse la cosa più naturale del mondo.

Adesso basta, sono una persona onesta, a questo gioco non ci voglio più stare”. L’ex autista parla di cifre come 1.000 euro per ogni ritiro, anche più volte al mese per rimborsi e spese personali di Renzo Bossi. Dichiarazioni fiume che campeggiano sui maggiori quotidiani, in questa Pasquetta dalle sorprese amare per la Lega nord. Dichiarazioni-choc. Giunte proprio ora, chissà perchè. TALITA FREZZI

Sanità Pugliese Il presidente della regione, Nichi Vendola rivela: 'Sono indagato' BARI, 12 APRILE 12 – E’ lo stesso Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, a rivelare nel corso di una conferenza stampa di essere indagato per abuso d’ufficio dalla magistratura. L’accusa nei confronti del governatore è quella di aver favorito la nomina del dottor Paolo Sardelli nel concorso per primario di chirurgia toracica all’ospedale San Paolo di Bari. Un’accusa che, secondo Vendola, nasce “soltanto dalle dichiarazioni di Lea Cosentino che asserisce che all’origine di questa mia interferenza ci sarebbe la mia amicizia con Sardelli, elemento già da questi smentito mesi fa”. Lea Cosentino è l’ex direttore generale della Asl di Bari, già coinvolta in altre inchieste sulla sanità pugliese. Secondo il governatore sarebbe spinta da forte risentimento nei suoi confronti: “Mi accusa la dottoressa Cosentino – ha detto Vendola ieri nel corso di una conferenza stampa – mi accusa sulla base di sue dichiarazioni

rese tre mesi fa, non suffragate da nessun altra prova, nessun altra documentazione, mi accusa una persona che è animata da forte risentimento nei miei confronti, avendola io licenziata al momento del suo coinvolgimento nelle inchieste sulla malasanità”. Secondo Vendola il rancore serbato dalla Cosentino si spiega anche con la causa fatta di recente alla Regione Puglia in cui chiede un risarcimento di tre milioni di euro. E sul concorso in questione il governatore spiega di essersi interessato “nella misura di chiedere che fossero concorsi veri, che avessero una platea credibile di partecipanti e che potesse vincere il migliore. Chiunque, qualunque direttore generale sa che i miei unici interventi rari, relativamente ai concorsi, sono stati sempre mirati alla raccomandazione che potesse vincere il migliore”. Vendola conclude che nell’ambito di questa indagine si appura la qualità

professionale del primario di chirurgia toracica dell’ospedale S. Paolo di Bari, il prof. Paolo Sardelli. ELEONORA DOTTORI D: Cosa prevede il reato di abuso d’ufficio? R: L’abuso d’ufficio che punisce con la reclusione da 6 mesi a 3 anni, salvo che i fatto non costituisca più grave reato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che nello svolgimento delle funzioni o del servizio che in violazione di norme di legge o di regolamento ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggi patrimoniale o arreca ad altri un danno ingiusto. Qualora poi il danno sia di rilevante gravità la pena è aumentata. AVV.TOMMASO ROSSI


Bufera-Lega Calderoli e la versione per coprire l'ex tesoriere Belsito ROMA, 13 APRILE ’12 – Lo ‘stato maggiore’ della Lega si era mobilitato per coprire l’ex tesoriere Francesco Belsito nelle sue operazioni e attività illecite. Lo svelano le intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura, dalle quali emerge un quadro allarmante per i padani: firme false, versioni concordate, frasi confezionate ad hoc per evitare che la magistratura avviasse indagini sull’attività del tesoriere e quindi scoprisse l’uso privato dei fondi provenienti dai rimborsi elettorali. In prima linea nella trincea dalla parte di Belsito per quelli che a volte, dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni degli investigatori, appaiono come veri “depistaggi” ci sono l’onorevole Roberto Calderoli (fresco di nomina come ‘reggente’ nel triumvirato del partito insieme a Roberto Maroni e Manuela Dal Lago) e Piergiorgio Stiffoni (membro del Comitato amministrativo insieme a Roberto Castelli). Ma anche Giancarlo Giorgetti. Una sorta di triumvirato alla rovescia interno alla Lega. Secondo la ricostruzione della Procura, uno si faceva dettare dall’avvocato di Belsito la linea pubblica da tenere, l’altro accettava di siglare un documento retrodatato per dimostrare la regolarità degli investimenti e il terzo è indicato tra i partecipanti agli incontri con l’imprenditore Stefano Bonet (ora indagato per riciclaggio per la faccenda delle distrazioni in Tanzania), che ha messo a

disposizione i propri conti esteri. E sulla questione scabrosa delle ‘coperture’ stanno lavorando i magistrati di Milano, Napoli e Reggio Calabria, intenti a scandagliare la presenza di ulteriori responsabilità penali. Era stato proprio l’ex tesoriere Belsito – parlando di soldi con Rosy Mauro – a chiedere: “come li giustifico quelli di Calderoli?”. La versione di Calderoli. Dopo lo scandalo dei finanziamenti investiti in Tanzania, Cipro e Norvegia, tra le fila del Carroccio si cerca una soluzione. Dalle intercettazioni telefoniche, gli investigatori della Dia catturano “una conversazione tra l’avvocato Scovazzi e l’onorevole Calderoli, il quale dovendo rilasciare una intervista concorda con il legale di Belsito gli argomenti per difendere lo stesso ex tesoriere dagli attacchi della stampa”. Da quanto emerso nelle trascrizioni del colloquio, “in un primo momento l’addetto stampa di Calderoli aveva cercato di mediare, dicendo che sono due mesi che non rilascia dichiarazioni a nessun quotidiano nazionale, ma poi sempre Calderoli dice di aver riflettuto perché non usare l’intervista cercando di vendere le nostre buone ragioni. Scovazzi dice che secondo lui questa intervista che gli vogliono fare non la vogliono realizzare per sentire le loro buone ragioni, ma lo fanno solo per attaccarli, anzi gli chiederanno come mai la Lega non prende delle posizioni forti contro questo tale

(Belsito). L’avvocato aggiunge che l’unica cosa che lui gli può dire su tutte le vicende che riguardano Francesco (Belsito) hanno fatto dei processi dopo che i processi erano già stati fatti, perché relativamente ai fatti dei giorni scorsi, si tratta di due indagini archiviate”. In realtà Calderoli sa perfettamente che Stefano Bonet, l’imprenditore che ha gestito il trasferimento dei fondi, sta chiedendo una percentuale proprio alla Lega. Nei giorni della bufera e dello scandalo, i contatti tra l’onorevole Calderoli e il tesoriere erano frequenti, come sarebbe emerso dalle intercettazioni. È proprio Calderoli a cercarlo quando Umberto Bossi vuole vederlo. Il 6 febbraio viene intercettata una telefonata tra Belsito e Romolo Girardelli (il procacciatore d’affari legato alla cosca De Stefano della ‘ndrangheta). “Belsito dice che sono 9 giorni, anche il capo voleva incontrarlo oggi e lo ha cercato anche Calderoli per dirglielo ma che lui non ci è andato perché non sa cosa deve dire. Calderoli gli ha detto che il capo vuol sapere quando è tutto a posto. Castelli gli ha scritto una raccomandata nella quale ha scritto che di tutto quello che gli chiede ogni volta non gli dà mai niente, Belsito dice che Castelli vuol fare il Giustiziere. Belsito dice che domani dovrà andare a Roma a parlare col Capo e che gli dirà che è ancora tutto fermo”. Tra gennaio e febbraio i veritici della Lega si attivano per cercare una soluzione che salvi Belsito e dunque


l’intero partito. Il 7 febbraio il tesoriere chiama Rosy Mauro. Come riportato nell’informativa “Belsito le riferiva che la sera precedente si era visto a cena con l’onorevole Piergiorgio Stiffoni…il quale esternava il timore che la vicenda avrebbe potuto scatenare un terremoto all’interno del Movimento pregiudizievole alla leadership di Bossi. Il timore appalesato dallo Stiffoni, a dire di Belsito, poteva essere evitato qualora i membri del comitato amministrativo (Stiffoni e Castelli) avessero firmato il documento mandatogli da Belsito inerente l’istituzione dei fondi. È evidente che il documento a cui faceva riferimento Belsito era l’autorizzazione affinché Belsito avesse potuto disporre l’operazione in essere. Rosy Mauro lo consigliava di parlare del comportamento tenuto dai suddetti parlamentari direttamente con Bossi”. L’8 febbraio “Belsito comunicava che era sua intenzione scrivere una lettera ai due parlamentari invitandoli a sottoscrivere ‘l’autentica delle firme’ … Due giorni Rosi Mauro contattava nuovamente Belsito per avere

informazioni circa l’avvenuta firma di Stiffoni e Castelli di un atto verosimilmente da identificare nell’autentica delle firme. Belsito affermava che ciò era stato fatto da Stiffoni mentre non aveva riscontro dell’operato di Castelli”. Il Vaticano e il dossier di Bonet. Belsito, sempre da quanto emerso nelle informative della Dia, ravvisa che i contrasti interni al Carroccio stavano causando problemi a tutti. Il 25 gennaio l’imprenditore Bonet si lamenta con un amico per le conseguenze che può avere sui propri affari. E cita in particolare la Santa Sede spiegando che “gli sta facendo recapitare il dossier che stanno preparando per il Vaticano, nel quale, tra l’altro, inseriranno delle controdeduzioni alle accuse ‘infamanti’ di questi ultimi giorni, in modo che esprima un suo parere, soprattutto su ‘una posizione politica’ che deve decidere come metterla. Bonet spiega il motivo di tale memoriale dicendo che lo sta preparando per evitare problemi in futuro (con il Vaticano) considerato l’incarico che gli stanno per dare e per il quale è possibile che gli venga richiesta qualche spiegazione circa il

coinvolgimento di Bonet nella vicenda con Belsito e i fondi della Lega”. La figura dell’avvocato calabrese con studio a Milano Bruno Mafrici. Secondo alcuni atti già dati alle stampe dal Corriere della Calabria l’avvocato Manfrici (indagato per riciclaggio in questa inchiesta) “ha rapporti con i big della politica calabrese come il governatore Giuseppe Scopelliti e l’assessore regionale Mario Caligiuri. Nel suo studio nel capoluogo lombardo, gli inquirenti identificano la base operativa dove la politica incontrava gli ambasciatori finanziari della ‘ndrangheta e con loro stendeva accordi e faceva affari”. Sarebbe stato proprio Mafrici, secondo gli inquirenti e da quanto emerso in un’intercettazione con Belsito e Bonet, a valutare la possibilità di spostare i soldi già trasferiti a Cipro e in Tanzania su un conto della banca Arner, l’istituto di credito diventato famoso perché il conto numero 1 è intestato a Silvio Berlusconi. TALITA FREZZI

E' morto Morosini Crollato in campo durante Pescara-Livorno PESCARA, 14 APRILE ’12 – Dopo lunghi minuti di paura, fiato sospeso allo stadio Adriatico di Pescara e poi speranza, è arrivata la tragica notizia. Alla mezz’ora del primo tempo, sul risultato parziale di 2 a 0 per il Livorno, Piermario Morosini in forza alla squadra amaranto è crollato in campo a palla lontana. Subito i soccorsi con massaggio cardiaco e

defibrillatore. Compagni ed avversari in lacrime, abbracciati al centro del capo. Il pubblico ha gran voce ha chiesto e ottenuto la sospensione definitiva della partita. Perfino un tifoso tra il pubblico è stato colto da malore, e subito soccorso. L’allenatore del Pescara Zeman è rimasto in campo, anche dopo il ritorno negli spogliatoi dei

giocatori. Piermario Morosini è stato immediatamente portato in ambulanza all’ospedale di Pescara. Il ragazzo, ex nazionale under 21, ha perso di recente la madre e il padre, e avrebbe peraltro una situazione familiare molto drammatica con una sorella gravemente malata. Dalle prime voci raccolte tra medici e massaggiatori delle squadre,


sembra che si sia trattato di un arresto cardiaco. Morosini avrebbe ripreso conoscenza prima del trasporto in ambulanza, ma le condizioni sarebbero poi rimaste

gravissime. E’ stato diramato un provvisorio. E ora, alle 17,00 la primo bollettino non ufficiale in cui tragica notizia della morte. risultava che il giocatore fosse in T.R. coma farmacologico e che gli fosse stato applicato un pacemaker

Strage di Piazza della Loggia Nessun colpevole in Appello BRESCIA, 14 APRILE ’12 – La Corte d’assise d’appello di Brescia ha assolto tutti gli imputati del quarto processo sulla strage di Piazza della Loggia: Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte e il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Gli otto morti e oltre cento feriti di quel tragico 28 maggio 1974 restano senza un colpevole. Già in primo grado, nel 2010, i quattro imputati erano stati assolti con formula dubitativa. In primo grado era imputato anche Pino Rauti, nei confronti del quale la procura non aveva proposto appello (solo le parti civili Camera del Lavoro di Brescia e di Elvezio Natali, un famigliare di una delle vittime, avevano appellato, ma l’impugnazione è stata dichiarata inammissibile). Secondo i due procuratori Roberto Di Martino e i Francesco Piantoni, titolari dell’inchiesta, “ormai è una vicenda che va affidata alla storia, ancor più che alla giustizia”, ma in ogni caso attenderanno il deposito delle motivazioni tra 90 giorni per decidere se ricorrere in Cassazione o meno. L’attentato e le vittime. La strage di Brescia, attentato terroristico operato in piazza della Loggia il 28 maggio 1974, provocò otto morti e 102 feriti. Gli attentatori fecero esplodere una bomba piazzata sotto un cestino dei

rifiuti. La deflagrazione avvenne proprio in concomitanza di una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista. Otto le vittime: Giulietta Banzi Bazoli insegnante; Livia Bottardi Milani insegnante; Euplo Natali pensionato; Luigi Pinto insegnante; Bartolomeo Talenti operaio; Alberto Trebeschi insegnante; Clementina Calzari Trebeschi insegnante e Vittorio Zambarda operaio. Altri 102 innocenti rimasero gravemente feriti. Le fasi dell’istruttoria. Nel 1979 la prima istruttoria della magistratura portò alla condanna di esponenti dell’estrema destra bresciana, tra cui Ermanno Buzzi che in carcere in attesa dell’appello fu strangolato da Pierluigi Concutelli e Mario Tuti (13 aprile 1981). Nel giudizio di secondo grado le condanne vennero commutate in assoluzioni, confermate poi dalla Corte di Cassazione (1985). Un secondo filone d’indagine, scaturito a seguito delle dichiarazioni di alcuni pentiti, si protrasse fino alla fine degli anni ’80. Gli imputati furono assolti in primo grado (1987) per insufficienza di prove e prosciolti con formula piena (1989). Esito confermato in Cassazione. Ma nel corso dei processi si è avanzata l’inquietante ipotesi del coinvolgimento dei servizi segreti e apparati dello Stato,

per via di strane circostanze: l’ordine ai pompieri di ripulire con autopompe la piazza, a due ore dall’esplosione, tanto da cancellare indizi, reperti e tracce di esplosivo ancora prima che magistrati e periti potessero fare sopralluoghi o repertare; la scomparsa anomala dei reperti prelevati dai corpi delle vittime e dei feriti; infine la recente perizia antropologica ordinata dalla Procura di Brescia su una foto di quel giorno in cui sarebbe impressa l’immagine di Maurizio Tramonte militante di Ordine nuovo e collaboratore del Sid. Durante il processo emerse anche un documento del Sismi (datato 20 febbraio 1989) indirizzato al Comando generale dell’Arma dei carabinieri e al capo della polizia, su intercettazioni telefoniche della cosegretaria dell’associazione ItaliaCiba di Brescia Margherita Ragnoli nelle quali la donna afferma di aver sentito parlare della strage “fin dalla sera precedente” dell’attentato. Ma di questo non furono informate autorità esterne al Sid. La terza istruttoria, il 19 maggio 2005, la Cassazione conferma la richiesta di arresto per Delfo Zorzi. Il 15 maggio 2008 sono rinviati a giudizio Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino, Giovanni Maifredi. Chi sono gli imputati? Delfo Zorzi


esponente di Ordine nuovo che da molti anni vive in Giappone e si fa chiamare Roy Hagen, Francesco Delfino ex generale dei Carabinieri, Pino Rauti ex segretario dell’Msi e fondatore di Ordine nuovo, Carlo Maria Maggi medico ed esponente di Ordine nuovo, Maurizio Tramonte la ‘fonte Tritone’ del Sid. La prima udienza si svolge il 25 novembre

2008. Il 21 ottobre 2010 tutti gli imputati vengono accusati di concorso in strage, ad eccezione di Pino Rauti per cui viene chiesta l’assoluzione per insufficienza di prove. Il 16 novembre 2010 la Corte d’Assise emette la sentenza di primo grado della terza istruttoria: tutti gli imputati vengono assolti con la formula dubitativa della

“insufficienza di prove”. Viene anche disposto il “non luogo a procedere” per Maurizio Tramonte per intervenuta prescrizione per il reato di calunnia. Viene anche revocata la misura cautelare per Delfo Zorzi. TALITA FREZZI

Bufera Lega La Finanza a caccia di lingotti d'oro e diamanti MILANO, 17 APRILE ’12 – E’ ancora bufera Lega. La Guardia di Finanza di Milano è alla ricerca di lingotti d’oro e diamanti, per un valore di circa 600.000 euro che secondo le indagini della Procura sarebbero stati acquistati con il denaro della Lega Nord e poi spartiti tra il vicepresidente del Senato Rosy Mauro, l’allora tesoriere Francesco Belsito e il senatore Piergiorgio Stiffoni (uno dei componenti del comitato amministrativo del Carroccio). Gli investigatori li stanno cercando. Al momento risulterebbero spariti. Continuano su questa pista le indagini coordinate dalla Procura sulle distrazioni di denaro dalle casse del Carroccio, parte di fondi che sarebbero stati utilizzati per le spese personali di Umberto Bossi, dei suoi familiari e della stessa senatrice e fondatrice del sindacato padano. L’inchiesta è ora in mano al Procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e ai pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini. Nel fascicolo sono confluiti ad oggi anche i bilanci del Carroccio degli

ultimi 4 anni, più documenti sulle spese del partito. Il nuovo tesoriere della Lega Stefano Stefani, in accordo con i pm e dopo l’ordine di esibizione della Procura, ha messo a disposizione tutta la documentazione agli agenti delle Fiamme gialle che si sono presentati ieri nella sede di via Bellerio. Gli accertamenti della Corte dei Conti. Oltre alle indagini della Procura che avranno risvolti penali, sono stati avviati anche degli accertamenti della Procura della Corte dei Conti della Lombardia nell’ambito di un procedimento per un eventuale danno erariale sulla presunta truffa – contestata a Francesco Belsito – sui rimborsi elettorali. L’analisi di documenti bancari, acquisiti dal nucleo di polizia tributaria della Gdf alla Banca Aletti e alla Banca Popolare di Novara, ha permesso di accertare che “mancano 400.000 euro in diamanti e 200.000 euro in lingotti d’oro: tutti preziosi che sarebbero stati comprati nel dicembre scorso con il denaro del partito, anche se nel caso dei diamanti sarebbe stato utilizzato

un conto personale di Belsito (conto che però per effettuare la compravendita sarebbe stato ‘foraggiato’ con bonifici partiti dai fondi del Carroccio)”. I diamanti scomparsi. Dai documenti degli investigatori risulterebbe che i diamanti sarebbero stati consegnati in parti uguali nella disponibilità di Rosy Mauro, Stiffoni e Belsito. Mentre a quest’ultimo soltanto sarebbero andati i lingotti d’oro. Ma Rosy Mauro smentisce e annuncia querele. “Smentisco categoricamente il presunto acquisto di diamanti e oro con i soldi della Lega e mi vedo costretta ad adire le vie legali per tutelare la mia rispettabilità, onestà e onorabilità”, ha spiegato la Mauro. “E’ un’accusa che mi fa ridere”, dice invece il senatore Stiffoni. “Andrò dai magistrati a spiegare tutto”. Gli inquirenti stanno cercando di capire se si sia trattato o meno di investimenti effettuati per conto della Lega, nel cui statuto è esclusa la possibilità di portare avanti questo genere di operazioni. TALITA FREZZI


Strage di Piazza della Loggia Nessun colpevole in Appello ROMA, 16 APRILE - L’ aveva annunciato nei giorni scorsi e così è stato, Walter Lavitola, Il direttore dell’Avanti, è rientrato in Italia dopo una latitanza di otto mesi (http://www.fattodiritto.it/buenosaires-lavitola-rientra-in-italia-percostituirsi/), dichiarando che pur avendo timore di finire in carcere, non ce la faceva più a sostenere la situazione e di essere tornato per raccontare la verità sui fatti per cui è accusato, per dimostrare la sua innocenza.Un’ordinanza di arresto è stata emessa dal Gip di Bari all’interno del procedimento per presunta estorsione nei confronti di Silvio Berlusconi: Lavitola è accusato di avere indotto Gianpaolo Tarantini a rilasciare false

dichiarazioni ai magistrati che indagavano su un presunto giro di escort a Palazzo Grazioli, residenza dell’ex premier (http://www.fattodiritto.it/lavitolaconfermata-lordinanza-dicustodia-cautelare/ ). Vi è poi un’altra ordinanza emessa dalla Procura di Napoli per una vicenda legata a finanziamenti all’editoria, che il quotidiano l’Avanti avrebbe ricevuto illecitamente attraverso una serie di fatturazioni false. Lavitola, dovrà anche essere interrogato sulle vicende giudiziarie legate agli appalti di Finmeccanica ed ora si è aggiunto un nuovo provvedimento che i magistrati di Napoli hanno notificato al faccendiere al suo rientro in patria: l’accusa è quella di

corruzione internazionale nei confronti del Governo di Panama in merito ad alcuni appalti per la costruzione delle carceri. Walter Lavitola è sbarcato questa mattina alle 6 e 41 all’aereoporto di Fiumicino con un volo da Buenos Aires. Ad attenderlo, oltre a numerosi giornalisti, ha trovato anche gli agenti della Polizia e della Guardia di Finanza che, dopo gli accertamenti di rito, lo hanno condotto nel carcere napoletano di Poggioreale. Nei prossimi giorni, per il direttore dell’Avanti!, comincerà una lunga serie di interrogatori. ANDREA DATTILO

Lega: Besito e i dossier 'Spiato' anche il Ministro Maroni MILANO, 19 APRILE ’12 – Dossier sui componenti della Lega Nord. Lo rivela oggi il settimanale “Panorama” che scopre un vaso di Pandora di inquietanti segreti su un partito travolto dallo scandalo. Da quanto si legge nelle pagine di “Panorama” sarebbe stato proprio l’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito a ordinare un dossier anche sull’ex Ministro Roberto Maroni. Ma non è escluso che i dossier siano stati fatti anche su altri esponenti del partito come i deputati Gianluca Pini, Giovanni Fava e Fabio Rainieri. E’ lo stesso Belsito che in un’intervista a “Panorama” spiega la genesi dei dossier. “Non appena ho capito chi

fossero i miei nemici ho deciso di fare un po’ di ricerche su quelli che sostengono di essere trasparenti, puliti e corretti. Presto ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità”. Belsito annuncia dunque altri pesanti scandali in casa Lega, da cui è stato cacciato dopo l’inchiesta delle tre Procure sulle distrazioni di denaro del partito all’estero. E per scoprire i presunti scheletri negli armadi altrui, Belsito ha ingaggiato un investigatore privato genovese. Primo a essere ‘spiato’ è stato proprio Maroni. Nel dossier finiscono così note su frequentazioni, amicizie, presunti affari loschi. Indiscrezioni parlano ad esempio di una “pista” nautica: a

Maroni, come noto, piace la vela. E pare che gli investigatori nel dossier contro Maroni abbiano scovato (e inserito) tre imbarcazioni: un catamarano e due motoscafi. Il primo sarebbe intestato a una società di un prestanome. Uno dei motoscafi, invece, sarebbe stato recentemente trasferito a Portorose in Slovenia. Almeno questo è quanto hanno inserito nel dossier recapitato all’ex tesoriere della Lega Nord. Umberto Bossi, secondo quanto riferito ancora da Belsito, sarebbe stato a conoscenza dei dossier ma non avrebbe detto nulla. “Gli ho detto che mi sentivo accerchiato e che stavo cercando di capire alcune cose su Maroni. Se mi ha scoraggiato? In


realtà non mi ha detto niente”, dichiara Belsito. Maroni: “io vittima di dossieraggio”. “È incredibile che l’ex ministro dell’Interno sia stato oggetto di attività di dossier aggio”, replica indignato Roberto Maroni. “E’ un dossier che ho visto. Mi sembra molto grave soprattutto se qualcuno sapeva o era consenziente. Sembra che sia stato pagato con i soldi della Lega: e la cosa è ancor

più grave. Comunque non c’è nulla di segreto e meno che limpido. Il dossier che ho visto – spiega l’ex ministro – contiene cose inverosimili o inventate di sana pianta, come il fatto che io avrei una barca ormeggiata in un porto sloveno, Portorose”. Maroni spiega di avere tenuto per anni fa invece una barca a vela a Porto Rosa, in Sicilia. L’inchiesta. Attualmente tra i documenti esaminati finora dagli

investigatori che conducono le indagini sulle distrazioni dei fondi della Lega, non risulta alcun presunto dossier su Roberto Maroni. Ci sarebbero invece riferimenti a pagamenti verso società di investigazioni ma potrebbero riguardare attività di bonifiche ambientali e dunque non situazioni anomale. TALITA FREZZI

I Funerali di Morosini In diecimila con lacrime e sciarpe BERGAMO, 20 APRILE ’12- Ci sono momenti in cui lo sport sembra una pozione magica in grado di unire, far superare le barricate e creare una sola grande famiglia. Uno di questi momenti è la morte. La morte di un ragazzo, di un calciatore, di una persona schiva e seria. Siamo ormai abituati a calciatori ventenni che girano in Ferrari o vanno ad allenarsi in tuta e SUV spropositati, che vivono in un mondo dorato fatto di feste, veline e denaro, tanto. Piermario non era uno di questi. Era uno di quelli che viveva sottovoce; la sua voce si sentiva solo in campo, dove sapeva farsi rispettare. Per

questo, forse, tutti lo abbiamo sentito come un fratello, un figlio, un amico in questi giorni di dolore e rabbia. Per questo, forse, ieri a Bergamo, nella Chiesa di San Gregorio Barbarigo – oltre ai vertici del calcio italiano e al CT Prandelli- erano presenti quasi diecimila persone, normali. E tantissimi tifosi, di tutte le parti d’Italia, con bandiere che si mischiavano insieme ai cori. Senza rivalità, senza divisioni. Sono arrivati quasi 200 pullman, provenienti da tutta Italia. Due maxischermi allestiti fuori dalla Chiesa, la cui capienza di circa 600 persone non bastava a coprire un

decimo della folla. Maxischermii sono stati collocati nello stadio dell’Atalanti “Azzurri d’Italia”: i tifosi in lutto erano accomodati su due tribune centrali e nella curva nord, dedicata a Federico Pisani, calciatore nerazzurro deceduto in un incidente stradale (la Sud sarà intitolata a Morosini). “Dolce amico mio, timido compagno mio, ripartiamo da te”: queste le parole toccanti con cui ha iniziato la sua omelia don Luciano Manenti. Già, anche noi, ti ricorderemo così Piermario. T.R.

Occhi puntati sul gene cbx7 Il nuovo marker per i tumori polmonari NAPOLI, 21 APRILE ’12 – Occhi puntati sul gene cbx7, considerato il nuovo marker per la diagnosi e prognosi di diverse forme di tumore polmonare. La ricerca fa passi da gigante contro questo che viene considerato il male del secolo. Il nuovo bersaglio terapeutico consentirebbe di accorciare le

distanze tra gli studi condotti in laboratorio e il loro impatto sulla diagnosi e cura del cancro. La ricerca, dell’Ieos-Cnr di Napoli, è stata pubblicata su The Journal of Clinical Investigation e conferma il ruolo del gene cbx7 in numerosi casi di tumori maligni studiati sia nelle cavie da laboratorio che nei pazienti.

Dagli studi, viene identificata la ‘ciclina E’ come possibile bersaglio terapeutico. Da quanto si legge sul Journal “una serie di evidenze scientifiche già suggeriva che il gene cbx7 fosse un oncosoppressore, la cui assenza o mutazione è cioè associata a numerosi casi di tumori maligni”. La conferma definitiva è


arrivata ora dal lavoro (finanziato dall’Associazione italiana per le ricerche sul cancro) del gruppo guidato dal direttore dell’Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale del Consiglio nazionale delle ricerche (Ieos-Cnr) di Napoli, Alfredo Fusco. “Facendo esperimenti su cavie animali abbiamo dimostrato che l’assenza di cbx7 determina lo sviluppo di adenomi e carcinomi polmonari – spiega il dottor Fusco al Journal – il meccanismo alla base di queste neoplasie coinvolge la ciclina E, una proteina la cui espressione è regolata negativamente da cbx7. L’aspetto importante della nostra ricerca è aver dimostrato che meccanismi molto simili a quelli identificati nel topo sono alla base anche dello sviluppo dei carcinomi polmonari umani. Infatti anche in queste neoplasie si rilevano un’aumentata espressione della ‘ciclina E’ e l’assenza dell’espressione di cbx7”. L’interessante scoperta si inserisce in un più ampio lavoro di ricerca e sperimentazione iniziato negli anni Ottanta all’Ieos-Cnr che consentirebbe di tracciare un “atlante genetico” dei tumori, cioè la mappa del Dna di singole neoplasie con le diverse mutazioni, che possono aiutare gli specialisti a identificare le

cure più appropriate caso per caso. E soprattutto ad adattarle alle modificazioni cui va incontro il tumore nel tempo. Il gruppo di lavoro diretto dal dottor Fusco ha isolato le proteine ‘Hmga (High Mobility Group A)’, che si trovano nel nucleo delle cellule e regolano l’espressione di numerosi geni. Dagli studi emerge che “queste proteine sono particolarmente importanti per lo sviluppo dei tumori e sono particolarmente elevate nei tumori più aggressivi, con cattiva prognosi e ridotta sopravvivenza dei pazienti. L’abolizione della loro espressione porta al blocco della trasformazione tumorale. Le proteine HMGA interagiscono con cbx7 che, sorprendentemente, si comporta in maniera opposta: la sua espressione è ridotta nei tumori tiroidei, del colon e pancreas, e la sua assenza si verifica nelle neoplasie più invasive e a ridotta sopravvivenza”. TALITA FREZZI

particolare quelli più aggressivi come il carcinoma polmonare . Nel meccanismo di azione è coinvolta la “ ciclina E “ una proteina del gruppo HMGA ( High Mobility Group A ) . Questa proteina si trova nel nucleo delle cellule, regolano l’espressione di numerosi geni e rivestono un ruolo determinate nello sviluppo di tumori . Nello specifico la “ciclina E” interagisce con il gene cbx7 bloccandone la sua principale funzione che è appunto quella di impedire la trasformazione tumorale . Tale meccanismo , dimostrato negli animali da laboratorio ( topi ) , è funzionante anche nei tumori polmonari dell’uomo . Il cbx7 verrebbe , pertanto , a rivestire il ruolo di indicatore sia nella diagnosi che nella prognosi del tumore polmonare ; inoltre si potrebbe anche prospettare la possibilità di una azione terapeutica mediante l’annullamento della proteina “ciclina E”, ma naturalmente come sempre la ricerca scientifica necessita di tempi adeguati per sviluppare prima di poter essere messa a disposizione della comunità .

Il cbx7 è un gene onco-soppressore, la sua espressione impedisce la trasformazione tumorale della cellula. La mancanza o il blocco funzionale di tale gene determina lo DOTT. GIORGIO sviluppo di vari tipi di tumore in (Oncologo)

ROSSI

Scienziato dimostra l'illusione ottica del vigile e non paga la multa Ricorso motivato con un teorema SAN DIEGO, 21 APRILE ’12 – Dmitri Krioukov è un fisico dell’Università della California e ha realizzato una piccola grande impresa di cui ogni automobilista vorrebbe rendersi protagonista: è riuscito a farsi togliere una multa

dimostrando, grazie alle sue conoscenze matematiche e supportato da svariati grafici, che il vigile urbano che lo aveva sanzionato era stato vittima di illusione ottica. E’ successo a San Diego, dove lo scienziato era stato

multato per non essersi fermato a uno stop con la sua Toyota Yaris. Immediatamente aveva ricevuto una contravvenzione di 400 dollari, ma invece di pagare l’ammenda il fisico ha contestato la multa, e in tribunale, davanti al giudice, ha presentato un


suo articolo scientifico – già pubblicato in rete lo scorso primo aprile – dal titolo “La prova dell’innocenza”. Nell’articolo, per cui aveva ricevuto anche un premio speciale di 400 dollari (proprio la stessa cifra che avrebbe dovuto pagare per l’infrazione), Krioukov ha dimostrato che “un osservatore, come ad esempio un vigile urbano che si trova a una distanza perpendicolare alla traiettoria dell’auto, avrà sicuramente l’illusione di aver visto che la macchina non si è fermata allo stop, se le seguenti tre condizioni sono soddisfatte: a) l’osservatore non ha

determinato la velocità lineare ma quella angolare della vettura; b) l’auto rallenta e successivamente accelera in modo relativamente veloce; c) un oggetto esterno, ad esempio un altro veicolo, ostacola per un lasso di tempo minimo la visione dell’osservatore, nell’istante in cui le due vetture si trovano vicino al segnale di stop”. La ricostruzione del fatto. Secondo la ricostruzione del fisico, il vigile si trovava a circa 30 metri dall’incrocio ed è caduto in inganno sia per la percezione errata della velocità, sia a causa di un secondo veicolo che gli ha momentaneamente ostruito la

visuale. “Il vigile ha commesso un errore – ha commentato lo studioso – ma è chiaramente giustificato perché si tratta di una sfortunata coincidenza. Tuttavia è chiaro che la sua percezione non rifletteva oggettivamente la realtà dei fatti”. Alla fine “il giudice era d’accordo, così come l’ufficiale che mi ha multato”, ha riferito Krioukov al blog di Physical Central, la rivista della società americana di fisica. E poi ha aggiunto: “Chiedo ai lettori di trovare una falla nel mio ragionamento”. Non resterebbe che rispondere: “touché”! FEDERICA FIORDELMONDO

Processo Ruby, arriva Berlusconi Travestimenti delle ragazze solo gare di burlesque. Le mantengo tutte. ROMA, 21 APRILE ’12 – Processo Ruby in corso al Palazzo di giustizia di Milano. A sorpresa, in aula, si è presentato ieri l’ex premier Silvio Berlusconi, imputato per concussione e prostituzione minorile. Gli occhi erano tutti puntati su di lui, protagonista di quel tanto chiacchierato ruolo e del rapporto con quelle ragazze che allietavano le feste di Arcore travestite da crocerossine sexy, poliziotte, suore. Tra le dichiarazioni benevole di Berlusconi e quelle invece imbarazzanti e inquietanti delle ragazze che sfilando al Tribunale hanno raccontato i retroscena delle feste ad Arcore, tra perizoma, spettacolini anche lesbo, pali per la lap-dance e luci soffuse, maglie del Milan e mazzette di ‘regalini’ per aiutare le ragazze, l’udienza del processo di

ieri non poteva non finire su tutte le prime pagine dei quotidiani. Berlusconi, le gare di Burlesque. Ad Arcore solo “cene eleganti”, ha ribadito l’ex presidente del Consiglio, che ha spiegato come poi gli invitati si trasferissero dopo cena al piano sottostante in un locale “che era la vecchia discoteca dei miei figli”, dove le feste proseguivano in “un’atmosfera di simpatia, di gioiosità, di divertimento”. Quando i cronisti hanno chiesto conto dei travestimenti delle ragazze, Berlusconi ha risposto sereno: “le donne sono esibizioniste per loro natura – ha detto – è vero, si travestivano da poliziotte, facevano delle gare di… come si chiama adesso? Burlesque. Erano delle gare di Burlesque e loro si allenavano. Le ragazze, le donne, sono di loro natura esibizioniste. Se poi sono donne dello spettacolo gli piace di

montare degli spettacolini. Si confrontavano e facevamo delle gare di burlesque”. Qualcuno chiede se in quello show della vanità lui, il Premier e il padrone di casa fosse stato il giudice. “No, io non facevo il giudice. Io guardavo molto interessato perché mi divertivo molto e continuerò a farlo – ha precisato – oltretutto molti dei vestiti usati dalle ragazze erano doni di Gheddafi”. Poi, riferendosi alle ragazze l’ex premier ha detto “queste giovani hanno avuto la vita rovinata da questo processo, le mantengo tutte”, in riferimento ai bonifici in denaro versati alle giovanissime ospiti speciali di villa Arcore e ora testimoni nel processo. “Sì, sto mantenendo tutte le ragazze che si sono viste rovinate dalla Procura – ha detto – hanno perso il lavoro, hanno perso il fidanzato e forse non lo troveranno più. In alcuni casi i


genitori delle giovani hanno chiuso il loro esercizio commerciale”. Insomma, l’ex premier ha sottolineato che una trentina di ragazze si sono vista la vita “rovinata dal processo in quanto hanno avuto come unico torto accettare un invito a cena da me”. Ruby. Una trentina di ragazze, ma tra tutte spicca lei, Ruby-Rubacuori. “Mi ha fatto pena – ha detto ancora Berlusconi parlando della ragazza minorenne marocchina – ha raccontato una vita drammatica dicendo di essere stata buttata fuori dalla famiglia perché si era convertita alla religione cattolica. Si era costruita un’esistenza fantasiosa, vergognandosi della realtà. Decidemmo di aiutarla per evitare che si prostituisse. Ora però – continua – non viene dato più alcun aiuto alla ragazza, perché, ha trovato una persona perbene che l’ha sposata”. L’udienza. In aula ieri il dibattimento era volto all’audizione di alcuno dirigenti della Questura presenti la sera in cui Ruby fu fermata e in cui arrivò la tempestiva telefonata di Berlusconi per ottenere l’affidamento della ‘presunta nipote di Mubarak’ al consigliere regionale Nicole Minetti. Berlusconi si è presentato in aula per “sentire questa sceneggiata indegna – ha detto – il processo sul caso Ruby è una grande operazione mediatica di diffamazione del presidente del Consiglio”. Le testimonianze: il funzionario di polizia Giorgia Iafrate. “La ragazza

mi disse che talvolta si spacciava come nipote di Mubarak ma in realtà non lo era” ha dichiarato il funzionario Iafrate sulla notte del fermo della minorenne marocchina. La modella Imane Fadil. Sentita dal pm Antonio Sangermano, la modella Imane Fadil ha raccontato in aula delle serate ad Arcore: feste in cui “le ragazze restavano senza slip, sesso e soldi che girano a fine serata”. La modella ha ammesso che alcune ragazze ospiti alle feste di Arcore avrebbero “fatto sesso dietro compensi con l’ex presidente del consiglio”, ha dichiarato di aver saputo di rapporti a pagamento tra Berlusconi e una ragazza, di nome Joanna, e con una ragazza del Guatemala. E, ha riferito Fadil nella sua testimonianza-fiume “c’erano degli esborsi specifici per le ragazze che si fermavano la notte ad Arcore, loro prendevano di più”. Organizzatrice delle feste, come aggiunge Fadil, era Nicole Minetti. “In una delle serate ad Arcore, Iris Barardi, giovane modella brasiliana – ha detto ancora – si mise la maglia del Milan e indossò una maschera con la faccia di Ronaldinho e poi si tolse i vestiti e rimase in perizoma. Una serata nella saletta del Bunga Bunga Roberta Nigro iniziò a ballare con Lisa Barizonte e le due cominciarono a toccarsi e Lisa tolse le mutandine alla Nigro. Poi si aggiunse anche la Minetti, che era ben preparata a quello spettacolo, perché indossava il reggicalze. Berlusconi mi chiese di fermarmi per la notte – ha raccontato ancora Fadil – ma tornai a casa”. A fine di quella

serata, Imane ricevette dal Premier 5.000 euro in contanti, come raccontato dalla stessa modella al pm. Melania Tumini, la compagna d’università della Minetti. Dopo Imane è toccato testimoniare a Melania Tumini, 27 anni, due lauree la giovane compagna di università di Nicole Minetti e da lei invitata ad una cena a Villa San Martino. “Da allora – ha ammesso la Tumini – con lei ho interrotto i rapporti”. Melania Tumini ha detto ai pm della serata del 19 settembre 2010, quando accettò l’invito convinta della grande occasione per chiedere a Berlusconi un aiuto per trovare un lavoro. Nella sua testimonianza la giovane ha descritto la cena durante la quale “alcune ragazze, tra cui anche Marysthell Polanko avevano già cominciato a mostrare il sedere e i seni con atteggiamenti provocanti”. Ha parlato del dopo-cena nella sala del bunga bunga, con luci soffuse sul rosso, palo per la lap-dance, vicino alla quale le ragazze si erano esibite “travestite” in quella che Berlusconi ha definito una “gara di burlesque” per poi spogliarsi anche se non integralmente. “La Minetti, aveva le culotte nere e un bustino, con sopra una camicia da uomo – descrive accuratamente – ma non i pantaloni”. Melania Tumini ha poi raccontato che a fine serata prima di uscire Berlusconi le regalò un cd di Apicella, con dentro 2.000, quattro banconote da 500 euro in una busta bianca. TALITA FREZZI


Rischio alcol Secondo l' Istat 8 milioni di giovani sedotti dal bicchiere ROMA, 22 APRILE ’12 – Il consumo di alcol è un fenomeno in diminuzione, ma in quel decremento si impenna l’età media in cui si inizia a bere alcolici. Otto milioni e 179.000 persone sono a rischio per quanto riguarda l’abuso di alcol, e in quegli otto milioni ci sono principalmente giovani e giovanissimi che bevono fuori pasto e occasionalmente. Emerge dai dati Istat del 2011, il cui report è stato recentemente pubblicato. Secondo l’Istituto nazionale di statistica nel 2011 i comportamenti a rischio nel consumo di alcol sono il consumo giornaliero non moderato, il binge drinking (cioè il consumo di sei o più bicchieri di bevande alcoliche in una sola occasione) e il consumo di alcol da parte dei ragazzi di 11-15 anni. Fenomeni preoccupanti che riguardano otto milioni e 179.000 persone in Italia. Dati in diminuzione rispetto al 2010, specie per quel che riguarda l’abitudine al binge drinking (che passa dall’8,3 al 7,5%). “I comportamenti a rischio sono più diffusi fra gli anziani tra i 65 e più (il 43% degli uomini contro il 10,9% delle donne), i giovani di 18-24 anni (22,8% dei maschi e l’8,4% delle femmine) e gli adolescenti di 11-17 anni (il 14,1% dei maschi e l’8,4% delle femmine) – si legge nei dati Istat – mentre tra i giovani cresce fortemente il consumo di alcol fuori pasto”.

18,8% del 2011. Tra i giovani di 1824 anni che frequentano assiduamente le discoteche, i comportamenti di consumo di alcol a rischio sono più diffusi (31,9%) rispetto ai coetanei che non vanno in discoteca (7,8%). Stesse differenze si riscontrano tra i frequentatori di spettacoli sportivi e concerti”. Preoccupante anche il fenomeno del binge drinking, costume principalmente giovanile tra i 18 e i 24 anni. “Il 15,1% dei giovani (21,8% dei maschi e 7,9% delle femmine) si comporta in questo modo, perlopiù durante momenti di socializzazione – si legge nel report – tra i giovanissimi di 11-15 anni la quota di chi ha almeno un comportamento a rischio è pari all’11,9% senza differenze di genere evidenti”. L’Istituto di Statistica ricorda che l’Organizzazione mondiale della Sanità raccomanda la totale astensione dell’alcol fino ai 15 anni. I 14enni e l’alcol.

Nel 2011 il 66,9% della popolazione di 14enni ha consumato almeno una bevanda alcolica nell’anno. Quota stabile rispetto al 2010, in diminuzione rispetto a 10 anni prima (era il 72%). Dal 2001 al 2011 il numero di consumatori giornalieri di bevande alcoliche decresce del 18,4%, specialmente tra le donne (25,7%). Aumenta la quota di quanti dichiarano di bere alcolici fuori dai pasti (dal 24,9% nel 2001 al 27,7% L’Istat rileva anche che “la quota di nel 2011) e di chi ne consuma 14-17enni che consuma alcol fuori occasionalmente (dal 37,1% nel pasto passa dal 15,5% del 2001 al

2001 al 40,3% nel 2011). Lo scorso anno ha consumato almeno una bevanda alcolica nell’anno il 65% della popolazione di 11 anni e più. Beve vino il 53,3%, birra il 46,2% e aperitivi alcolici, amari, superalcolici o liquori il 40,6%; beve vino tutti i giorni il 23,6% e birra il 4,5%. TALITA FREZZI D: Come incide nel nostro ordinamento penale l’uso di sostanze stupecafenti? R: Il codice penale prevede il reato contravvenzionale di ubriachezza, che punisce con una sanzione amministrativa fino a 309€ chi è colto in stato di manfiesta ubriachezza in un luogo pubblico o aperto al pubblico. Altro reato contravvenzionale è la somministrazione di alcolici a minore di anni 16, che sanziona con l’arresto fino ad un anno l’esercente di un pubblico esercizio che viola questa norma di legge. L’alcol poi incide sulla imputabilità di una persona. Viene parificato all’incapacità totale o parziale di mente (e quindi il soggetto non è punibile ma gli può essere applicata una misura di sicurezza) quando è uno stato di cronica intossicazione da alcol , mentre se è una normale ubriachezza volontaria la punibilità non è esclusa né diminuita. La pena è addirittura aumentata se un reato è commesso in stato di ubriachezza abituale. D: E l’alcol alla guida come è sanzionato?


R: Il reato di guida sotto l’influenza dell’alcol che è previsto e sanzionato dall’art. 186 del Codice della Strada che stabilisce il divieto di guidare in stato di ebrezza e punisce la condotta a seconda del tasso alcolemico accertato. Nei casi meno gravi, con tasso alcolemico compreso tra 0,5 e 0,8 g/l, è un illecito amministrativo e non un reato mentre sopra lo 0,8 è reato. L’ipotesi di reato più grave, che prevede la pena dell’ammenda

da 1.500 a 6.000 euro e l’arresto da 6 mesi ad 1 anno, sussiste quando viene accertato un valore corrispondente ad un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro. E’ prevista altresì la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da 1 a 2 anni.La confisca del veicolo viene disposta in sentenza dal Giudice, anche in caso di patteggiamento, quando il tasso

alcolemico accertato del guidatore sia superiore 1,5 grammi per litro oppure quando c’è stato il rifiuto di sottoporsi agli accertamenti alcolemici; il provvedimento di confisca comporta il trasferimento di proprietà del mezzo all’amministrazione statale che potrà poi procedere alla vendita. AVV.TOMMASO ROSSI

Bergamini morì dissanguato dopo essere stato evirato Aperta nuova inchiesta COSENZA, 22 APRILE ’12 – Il calciatore Denis Bergamini, morto nel 1989 e il cui decesso fu archiviato come suicidio, morì invece per dissanguamento dopo che era stato evirato. E’ scioccante questa svolta sulla morte misteriosa del calciatore, che è rimasta per lunghi anni avvolta nell’ombra, tra ipotesi, archiviazioni e una verità che i familiari continuano a chiedere, anche attraverso le telecamere del programma “Chi l’ha Visto?” di Rai3. Ora si apre una nuova inchiesta coordinata dalla Procura di Castrovillari, che getta ombre e sospetti sulla fine di questo giovane campione del Cosenza Calcio. Le sue ultime ore sono dunque ancora sotto i riflettori, si cercano altri elementi, altre informazioni e viene rispolverata con un altro punto di vista quella perizia redatta nel 1990 dal medico legale Francesco Maria Avato nella quale si attestava che

Bergamini era morto dissanguato, dopo essere stato evirato. Perizia che, come riporta “Il Quotidiano della Calabria”, venne ignorata dai magistrati che all’epoca svolsero l’inchiesta sulla morte di Denis Bergamini. Avanza dunque la tesi della falsa ipotesi del suicidio: il calciatore era uscito in macchina insieme alla fidanzata. A un certo punto, fermatosi lungo la statale 106 Ionica, secondo la testimonianza della stessa ragazza, fu travolto da un camion che trascinò il povero corpo per alcuni metri. Secondo quanto riferito agli inquirenti dalla donna, Denis si suicidò facendosi investire da quel camion. Ma la nuova inchiesta della Procura di Castrovillari sembra scartare questa ipotesi del suicidio, indirizzando invece l’indagine verso l’omicidio. Il calciatore sarebbe stato evirato e morto per questo. Dunque sotto quel camion in corsa Denis non ci si

sarebbe buttato per togliersi la vita, ma vi sarebbe stato gettato. Forse, subito dopo essere stato evirato, ancora con un anelito vitale in corpo; forse quello spinto da mani assassine sotto al camion era già un cadavere. Ipotesi che dovranno essere di nuovo scandagliate, verificate, provate. Ma che porterebbero gli inquirenti a ipotizzare la pista dello sgarbo sentimentale. Il movente dell’omicidio del calciatore potrebbe essere dunque ricercato nella vendetta per questioni legate a uno sgarro, una faccenda di onore insomma. Denis potrebbe aver avuto una relazione sentimentale con la donna sbagliata, relazione che potrebbe aver pagato con la vita. Su questo stanno lavorando gli investigatori della Procura con questa nuova, inquietante pagina della vita e della morte di Denis Bergamini. TALITA FREZZI


Genoa Siena, le maglie e gli speudotifosi Scritta un'altra pagina nera del calcio italiano. GENOVA 23 APRILE ’12 – E’ stato un pomeriggio di follia quello di ieri allo stadio Luigi Ferraris di Genova, dove era in programma GenoaSiena, partita di fondamentale importanza per la permanenza in serie A. I tifosi liguri si attendevano una vittoria, dopo le serie negativa della loro squadra che si è ritrovata in piena zona retrocessione. Già nei giorni scorsi c’erano stati accenni di contestazione ai giocatori rossoblù, ma ieri è accaduto quello che non ci si aspettava e che ha ferito non solo gli sportivi genovesi, ma tutto il mondo del calcio. Era l’ottavo del secondo tempo e il Siena conduceva per 4 a 0, con partita oramai chiusa, quando i tifosi della gradinata nord hanno cominciato a contestare la loro squadra, minacciando di invadere il campo e con un lancio di petardi e fumogeni che ha costretto l’arbitro Tagliavento a sospendere l’incontro. Successivamente, un nutrito gruppo di ultrà rosso blù, ha invaso la tribuna sovrastante l’ingresso degli spogliatoi ed alcuni di loro si sono issati sul sottopassaggio chiedendo di parlare con i giocatori. Mentre la tensione saliva e molti spettatori, spaventati, decidevano di lasciare lo stadio, è iniziata una sorta di ‘trattativa’ con gli ultrà che minacciavano l’invasione. Anche il Presidente del Genoa, Enrico Preziosi, è sceso in campo,

mentre Marco Rossi continuava a parlare con i ‘ tifosi’, che alla fine hanno chiesto al loro capitano di fare togliere le maglie ai giocatori della sua squadra, perché indegni di portarle. Eloquente l’immagine di Giandomenico Mesto, che è preso da una crisi di nervi e scoppia in lacrime, mentre molti giocatori si sfilano le proprie casacche, consegnandole a Rossi. Giuseppe Sculli si rifiuta. Sarà proprio Sculli a parlare con i tifosi nei minuti successivi, quando in molti ritenevano oramai che la partita non sarebbe più ripresa, ma dopo circa 50 minuti surreali, si è riusciti a calmare gli animi e i giocatori hanno ripreso il match che è terminato 4 a 1 per i toscani.

A.D. D: Di cosa potrebbero essere accusati i tifosi? R: Di danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. La resistenza punisce con la reclusione da 6 mesi a 5 anni chiunque usa violenza o minaccia per opporsi a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio mentre compie un atto d’ufficio o di servizio. In questo caso potrebbero ricorrere delle aggravanti quali la violenza o minaccia commessa con armi o da persona travisata o da più persone riunite o mediante il lancio o l’utilizzo di corpi contundenti o altro oggetti atti ad offendere in modo da creare un pericolo per l’incolumità delle persone.

Unanime è stata in serata la D: Quali le possibili conseguenze condanna dei fatti di Genova che è in base alla normativa anti stata definita la vittoria dell’inciviltà violenza negli stadi? sullo sport. R: In questi casi viene emesso il Il Presidente della Figc, Giancarlo DASPO quale misura di prevenzione Abete, ha parlato di violenza emessa dal Questore del luogo ove i inaccettabile compiuta da chi nulla reati sono stati compiuti. Il DASPO ha a che vedere con i veri tifosi, è un atto di natura amministrativa augurandosi che questi soggetti che può contenere, a seconda della vengano identificati e gli sia vietato gravità dei fatti commessi, obblighi l’ingresso futuro negli stadi: ‘ quelle di presentazione in Questura per persone vanno allontanate e tenute apposizione di firme prima, durante lontane’, ha commentato Abete, che e dopo lo svolgimento degli incontri ha poi ribadito come Giuseppe Sculli di calcio. abbia fatto bene a non cedere al loro ricatto, rifiutandosi di togliersi la sua AVV.TOMMASO ROSSI maglia.


Sull'Etna la festa con coppole e pizzini. Il 'Baciamano Party' che indigna CATANIA, 23 APRILE ’12 – Si è svolto sabato scorso il “Baciamo le mani party”, la festa organizzata all’hotel Villa paradiso dell’Etna di Viagrande che ha destato l’indignazione dell’associazione Libera di Don Ciotti. Rigida la selezione all’ingresso: coppola, gilet, camicia bianca e pizzini per lui, stile Monica Bellucci in Malèna per lei. Il mito della Sicilia criminale è stato servito con un invito che spiegava, o meglio sarebbe dire giustificava, il tema della festa: “Un modo irriverente di vedere la Nostra Sicilia, un ritorno al passato, al primo Novecento di quella Sicilia

rurale, feudale, contadina di stampo prettamente agricolo che poi esportò fuori dai confini tante illustri personalità ma anche alcune particolari caratteristiche fatte di Vossignoria e di Mammasantissima”. Particolari caratteristiche di cui sarebbe meglio non andare orgogliosi. I tutto sulle note del film “il padrino”. Con “dolore e inquietudine” l’associazione Libera ha commentato la vicenda: “Noi – in nome di tutte le vittime della mafia e dei loro parenti che rappresentano la parte migliore della storia del nostro Paese – crediamo che ci sia davvero poco di simpatico nel riaggiornare il

mito della peggiore Sicilia criminale e ci vergogniamo del riferimento iconico alla “sicilianità con [...] Coppola, Gilet, Camicia Bianca e pizzini”. Il nostro auspicio è che tali manifestazioni di colpevole nostalgia non abbiano seguito presso la larga parte di cittadinanza che crede nel valore della Memoria”. Sulla pagina ufficiale della festa su Facebook non sono mancate le critiche da parte degli utenti che, come Libera, ritengono che la Sicilia non vada di certo celebrata per la mafia. ELEONORA DOTTORI

Evasione: la vendita dei rotoli degli scontrini si impenna. Boom di tutti i 'prodotti fiscali' ROMA, 24 APRILE ’12 – Secondo il governo, nel 2012 il pil scenderà dell’1,2%, ma nel Bel Paese c’è spazio anche per qualche, significativo, dato in controtendenza: a prendere letteralmente il volo è l’industria dei “prodotti fiscali”. Infatti, in base a quanto diffuso dal ministero dell’Economia e delle Finanze e ripreso ieri dal Corriere della Sera, i produttori e i rivenditori di rotoli di scontrini, blocchetti di ricevute, registri e bolle di trasporto, stanno facendo affari mai visti prima. Nel primo trimestre di quest’anno – a partire dal blitz della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate a Cortina, per intenderci – il mercato dei prodotti fiscali ha registrato un incremento del 14% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso. I commercianti, ma

anche i professionisti, gli artigiani, gli albergatori, incalzati dallo spettro delle sanzioni (si parte da una multa di 516 euro per la mancata emissione di uno scontrino), stanno correndo ai ripari e facendo incetta di “prodotti fiscali”. Sembra che la maglia rosa dell’assalto a cartolerie e negozi di prodotti per l’ufficio vada alle estetiste. Dall’inizio dell’anno, infatti, le vendite dei blocchetti di ricevute fiscali destinate a questa specifica attività è cresciuta di oltre la metà (+ 58%). I dati. Se per cogliere i risultati della lotta all’evasione fiscale in termini di abbassamento del deficit pubblico dovremo aspettare ancora un pò, d’altra parte è già possibile osservare le dirette conseguenze della stretta sugli evasori. Questi i dati: vendita scontrini per gli ambulanti + 32% ,

ricevute per gli alberghi + 32%, ricevute fiscali generiche destinate alle attività artigianali e commerciali + 23%, ricevute destinate ai barbieri + 17%, ricevute per lavaggi auto + 12%, e così via. Un boom. Un ottimo segnale, sia per i regolari contribuenti, sia per coloro che hanno spesso cercato di sottrarsi alle maglie della contribuzione e che adesso si trovano a fare i conti col “fattore di deterrenza”. Inoltre – dovessero non bastare i blitz delle Fiamme gialle e dell’Agenzia delle Entrate – l’amministrazione fiscale si servirà anche delle segnalazioni “non anonime” delle “violazioni tributarie, incluse quelle relative all’ obbligo di emissione dello scontrino o della ricevuta fiscale”. Sul sito internet www.tassa.li, realizzato da un gruppo di informatici, ci sono già


84.300 segnalazioni di negozi che Insomma, ora per i commercianti FEDERICA FIORDELMONDO non rilasciano il documento fiscale. scatta anche l’allarme spiata.

Dramma in Brasile Attore 27enne interpreta giuda e Muore strangolato per sbaglio SAN PAOLO, 25 APRILE ’12 – Si è spento dopo 17 lunghi giorni di coma Tiago Klimeck, l’attore rimasto coinvolto in un gravissimo incidente di scena il 6 aprile scorso in Brasile. Il dramma si è consumato nella piazza principale di Itarare – un comune di circa 15mila abitanti nello Stato di San Paolo -, durante una rappresentazione de “La passione di Cristo”. Klimeck, 27 anni, è rimasto soffocato mentre stava interpretando la parte dell’apostolo Giuda Iscariota. La scena era quella in cui Giuda, perseguitato dal rimorso per aver tradito Gesù in cambio di trenta denari, decide di impiccarsi. Dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che il dispositivo che doveva proteggere l’attore non abbia funzionato e che la canottiera che il giovane indossava sotto i vestiti di scena si sia sollevata fino al collo strangolandolo. Per

circa quattro minuti gli spettatori e gli attori non si sono resi conto di quanto stava accadendo poi, davanti all’attore per troppo tempo inerte, è scattato l’allarme. Un testimone, Luiz Carlos Rosner, che vendeva sandwich durante spettacolo, ha raccontato all’emittente TV Record: “Uno degli attori, disperato, si è avvicinato e mi ha spiegato che c’era un suo collega incosciente appeso alla corda e lui voleva tagliarla per salvarlo. Io ero un po’ preoccupato perché non mi sembrava una buona idea dargli un coltello in mezzo a tutta quella folla”. Una volta soccorso, Klimeck è stato immediatamente trasportato all’ospedale Santa Casa de Misericordia, nella vicina città di Itapeva. I medici, però, hanno solo potuto costatare uno stato di coma profondo, causato dall’eccessiva

mancanza di ossigeno che il cervello del ragazzo aveva subito. L’autopsia sul corpo del ragazzo è stata effettuata lunedì scorso, ma i risultati non sono ancora stati diffusi. Nel frattempo, il detective della polizia locale Jose Victor Bassetti ha svelato alcuni particolari sulla vicenda: l’investigatore ha dichiarato che questo era il terzo anno consecutivo in cui i vigili del fuoco davano in prestito alla compagnia teatrale l’attrezzatura per interpretare la storia dei Vangeli e ha confermato che Klimeck sapeva usare perfettamente il dispositivo che l’ha tragicamente ucciso. Il congegno, assieme alla corda che potrebbe aver contribuito al soffocamento del ventisettenne, sono stati sequestrati e saranno analizzati dall’istituto penale di Sorocaba. FEDERICA FIORDELMONDO

Italiano morto in un carcere francese nel 2010 Tre sanitari incriminati per omicidio involontario PARIGI, 26 APRILE ’12 – Sono tre gli indagati per la morte di Daniele Franceschi, l’operaio di Viareggio di 36 anni, morto il 25 agosto del 2010 nella struttura penitenziaria di Grasse, in Francia. Un medico del carcere e due infermieri sono ritenuti i primi tre responsabili della morte dell’italiano e sono stati ufficialmente incriminati per omicidio involontario, il corrispettivo italiano di omicidio colposo. Sulla vicenda che è costata

la vita al giovane deve essere ancora fatta chiarezza. Il 36enne era stato arrestato in Costa Azzurra due anni fa per aver utilizzato delle carte di credito, risultate rubate, all’interno del casinò di Cannes. I giudici avrebbero riscontrato gravi responsabilità nei confronti dei tre sanitari sula vicenda: Franceschi avrebbe avuto un infarto che per ben due giorni non sarebbe stato curato. La notizia è stata diffusa dall’avvocato Aldo Lasagna, uno dei

legali della famiglia del giovane, che segue il caso. Medico e paramedici potrebbero essere solo i primi tre responsabili della morte dell’italiano poiché indiscrezioni rivelano il possibile coinvolgimento anche di qualche dipendente dell’amministrazione carceraria. Voci confermate dal fatto che il giudice che si occupa della vicenda avrebbe chiesto di interrogare alcune guardie carcerarie per stabilirne eventuali responsabilità e valutare il


loro operato in merito alla sorveglianza dei detenuti. ”Finalmente cominciamo a vedere giustizia, ma io non mi fermo”, ha detto la madre di Daniele, Cira Antignano, presente ieri a Roma nel corso della marcia per l’amnistia indetta dal Partito Radicale con il

quale si è detta pronta a organizzare altre iniziative. La donna lo scorso anno aveva protestato davanti all’Eliseo e chiesto l’intervento della premiére dame, Carla Bruni, affinché fosse fatta giustizia. Cira Antignano ha anche rischiato di finire in carcere per una protesta organizzata davanti

al carcere di Grasse e vorrebbe cominciare uno sciopero della fame a Parigi, convinta che fino ad ora non sia stata detta tutta la verità sulla morte del figlio. ELEONORA DOTTORI

Inchiesta sulle tangenti di Finmeccanica Indagato Orsi, interrogato Lavitola NAPOLI, 26 APRILE ’12 – La procura di Napoli, nell’ambito dell’inchiesta Finmeccanica, ha iscritto sul registro degli indagati il presidente e AD del gruppo aerospaziale Giuseppe Orsi con l’ipotesi di reato di corruzione internazionale e riciclaggio. Infatti, come riportato nel nostro articolo del 24 Aprile (clicca qui per rileggerlo), l’oggetto dell’inchiesta muove da una presunta tangente pagata da Augusta Westland (controllata al 100% di Finmeccanica Spa) ad una intermediaria americana (con sede legale a Lugano) al fine di aggiudicarsi l’appalto per la fornitura di 12 elicotteri al Governo Indiano. La mazzetta ammontava, secondo le dichiarazioni di Borgogni, a 41 Milioni di Euro a favore dell’intermediario israelo-ticinese Guido Haschke, per aver mediato nella conclusione dell’affare. Tuttavia, questa somma sarebbe stata aumentata di ulteriori 10 milioni di euro, destinati però non ad Haschke,

ma ad un certo Christian Mitchell, che li avrebbe fatti arrivare nelle casse della Lega. Soldi che sarebbero serviti per il sostegno alla nomina di Orsi ai vertici di Finmeccanica, sempre secondo le dichiarazioni dell’ex numero due di Finmeccanica. Essendo Finmeccanica S.p.a. partecipata per il 30% dal Ministero del Tesoro, la carica di Amministratore Delegato si acquisisce per nomina governativa. Tuttavia, Orsi nega di aver improntato la somma di 10 milioni di euro alla politica, in particolare alla Lega, a fronte della sua nomina ad AD. “ La ragione sarebbe ridicola, perché ero parte di una terna di candidati interni e il ministero del Tesoro ha fatto la sua scelta tenendo conto delle mie capacità” – ha dichiarato al Tg1. A tal proposito Roberto Maroni dichiara a Repubblica “Hanno tirato in mezzo la Lega ma l’obiettivo vero e’ lo spacchettamento di Finmeccanica, a tutto favore dei nostri competitor stranieri: i francesi

e gli inglesi per l’elicotteristica e i tedeschi per altri settori”. A quanto apprende l’Adnkronos, Maroni e Giuseppe Orsisi sarebbero incontrati questa mattina attorno alle 7.30 nella sede aziendale della Provincia di Varese. Intanto, il Ministro della Difesa indiano, Shri AK Antony, ha chiesto oggi un rapporto alla propria Ambasciata a Roma in merito alla vicenda. Lo rende noto un comunicato del dicastero di Nuova Delhi, con il quale viene sottolineato che nelle commesse indiane non e’ consentita la presenza e tantomeno il pagamento di mediatori. Anche questi argomenti sono stati oggetto del lungo interrogatorio cui è stato sottoposto ieri, nel carcere di Poggioreale, Valter Lavitola, arrestato alcuni giorni fa dopo il suo rientro in Italia nell’ambito della diversa inchiesta su finanziamenti all’editoria e corruzione internazionale. CLARISSA MARACCI


Delitto via Poma Raniero Busco assolto in appello dopo 22 anni ROMA, 27 APRILE ’12 – Il giallo di via Poma resta tale, oggi che il collegio della Corte d’Appello di Roma ha assolto con formula piena Raniero Busco, l’ex fidanzato di Simonetta Cesaroni e condannato in primo grado a 24 anni di carcere per l’omicidio della ragazza, il 7 agosto 1990. Ribaltata dunque la sentenza di primo grado, ora Raniero Busco torna a casa, nel quartiere romano di Morena, da uomo libero. “Da oggi ricomincio a vivere. Quando è uscita la Corte, in un attimo, ho rivisto tutta la mia vita”, ha detto fuori dall’aula, visibilmente commosso. Mentre la famiglia della vittima, i Cesaroni, sono amareggiati per questa sentenza inaspettata. La sentenza della Corte d’appello è stata pronunciata nel pomeriggio. Il presidente del collegio Renato D’Andria ha assolto Raniero Busco “per non aver commesso il fatto”, scagionandolo dall’inquietante ombra che Busco si portava dietro da 22 anni, dal giorno del massacro di Simonetta, uccisa con 29 coltellate il 7 agosto 1990 nello studio di via Poma dove lavorava come segretaria. Dopo la lettura della sentenza Busco ha accusato un leggero malore, forse dovuto all’emozione. Mentre in aula amici e parenti hanno gridato e applaudito alla ritrovata libertà di Busco. Il collegio presieduto dal giudice D’Andria, nel riformare la sentenza di primo grado, ha comunicato che depositerà le motivazioni entro 90 giorni. Resta dunque senza colpevoli l’omicidio di

Simonetta Cesaroni, a 22 anni dal tremendo massacro in via Poma. La perizia che ha ribaltato la sentenza di primo grado. Decisiva per l’assoluzione di Raniero Busco è stata la perizia disposta dalla Corte d’Assise d’Appello. Secondo le risultanze della perizia, il segno sul seno destro di Simonetta non sarebbe riconducibile ad un morso di Busco e sul reggiseno della ragazza oltre al Dna dell’ex fidanzato comparirebbero altri due Dna. I commenti. Il procuratore generale Alberto Cozzella ha commentato amaro: “è una sentenza della Corte. Come tale va accettata e rispettata”, poi annuncia che ricorrerà alla suprema corte. “Valuteremo il da farsi all’esito della motivazione – ha aggiunto – non è escluso, anzi assolutamente probabile, che ricorreremo in Cassazione”. Soddisfatti invece i difensori. “E’ stata assolta una persona estranea ai fatti”, ha dichiarato uno dei legali di Busco, poi riferendosi alla perizia che ha smontato l’impianto accusatorio del processo di primo grado ha sottolineato: “se la Corte ha deciso per una nuova perizia è perché riteneva insufficienti le prove acquisite in primo grado”. La mamma di Simonetta. Esterrefatta Anna Di Giambattista, la mamma della povera Simonetta che si è costituita parte civile nel processo contro Busco. L’avvocato che rappresenta la famiglia Cesaroni si è detto “profondamente sorpreso da questa decisione dei giudici; soprattutto perché hanno sentenziato

un’assoluzione piena di Busco, sembra senza neanche ritenere esistente alcun dubbio”, aggiungendo che a fine luglio, con le motivazioni della sentenza, decideranno se impugnarla. Il rammarico della sorella Paola. Profondo rammarico anche da Paola Cesaroni, la sorella di Simonetta. “Una sentenza che ci destabilizza – ha detto dopo la lettura dell’assoluzione – cerchiamo di capire il perché è finita in questa maniera e non sappiamo darci alcuna risposta. Rispettiamo in maniera assoluta la decisione della Corte, ci aspettavamo che la perizia che hanno disposto potesse dare certezze. Non è stato così: il processo ha fatto emergere tanti dubbi e incertezze soprattutto sulla questione del morso sul seno di Simonetta. Proprio per questo, ci aspettavamo che la Corte accogliesse la richiesta di disporre una nuova perizia. Così non è stato e in noi resta il rammarico”. TALITA FREZZI D: Cosa succederà ora dopo 22 anni? Simonetta Cesaroni sarà una delle tante morti senza un colpevole? R: Anzitutto va detto che la decisione non è ancora definitiva, Procura Generale e parte civile (i familiari della vittima Simonetta) potranno proporre ricorso per Cassazione e in quella sede la decisione potrebbe ancora essere ribaltata. Poi dobbiamo ricordare che l’omicidio è imprescrittibile, quindi teoricamente in qualsiasi momenti la


procura, in presenza di nuova prove e nuovi sospettati, potrebbe iscrivere un nuovo procedimento penale a carico di qualcun altro e si potrebbe celabrare un nuovo processo. E, comunque, come già ebbi modo di

dire quando ci fu il ribaltamento della sentenza nel processo di Perugia per la morte di Meredith Kercher, per un Paese che vuol fare della civiltà giuridica un suo vanto, è sempre meglio un dubbio che faccia

assolvere un possibile colpevole che una condanna di un possibile innocente anche, come spesso avviene, in presenza di un dubbio. AVV.TOMMASO ROSSI

Stati Uniti vs Nutella Class action dei consumatori americani contro la Ferrero USA, 29 APRILE 2012 – Pochi giorni fa la Ferrero è stata condannata a risarcire i consumatori americani per circa 3 milioni di dollari a causa della pubblicità ingannevole sulla Nutella, tutt’altro che salutare secondo i ricorrenti. Un anno fa infatti, 27 febbraio 2011, è stata mossa una class action da parte di alcuni consumatori contro la Ferrero Usa Inc, il cui oggetto riportava testualmente: “ The lawsuit claims that Ferrero made statements suggesting that Nutella is healthier than it actually is.” – Il ricorso contesta che la Ferrero ha reso dichiarazioni che suggeriscono che la Nutella è più sana di quanto in realtà non sia. Il ricorso è stato presentato da Marnie Glover , cittadina californiana, individualmente e in rappresentanza dei soggetti che si trovano nella medesima situazione giuridica, così come è previsto dall’art. 23 del Federal Rules of Civil Procedure. A livello giurisdizionale, le class action sono due: una per i consumatori californiani, associatisi al ricorso di Marnie Glover (In re Ferrero Litigation, No. 11-CV-205 H) giudicato dalla Corte Distrettuale della California del Sud (U.S. District Court for the Southern District of California) , l’altro, che

raccoglie tutti i consumatori che non hanno acquistato la nutella in California , portato di fronte alla Corte Distrettuale del New Jersey, poiché è in quello stato che si trova la sede della Ferrero USA Inc. (In re Nutella Marketing and Sales Practices Litigation, No. 3:11-cv01086) Nello specifico, i punti contestati nel ricorso sono stati i seguenti: la nutella è pubblicizzata e venduta come un cibo “sano” e “nutriente”; come un prodotto alimentare “completo”, parte di una colazione “nutriente e bilanciata”; la pubblicità omette di specificare che i valori nutrizionali millantati non derivano direttamente dalla Nutella, ma dagli altri alimenti e bevande che vengono consigliati insieme ad essa (ad es. pane, frutta, latte); la pubblicità è ingannevole in quanto omette di comunicare che la Nutella contiene alti livelli di grassi saturi, il cui consumo è stato provato innalzare il livello di colesterolo nel sangue, che può portare all’ otturamento delle arterie e all’infarto. Infine, aggiunge, la Ferrero omette di indicare che la Nutella contiene più del 55% di zuccheri raffinati, il cui consumo può causare due tipi di diabete e altri problemi di salute. Con questo marketing deviante ed ingannevole la Ferrero ha invece generato

fatturati considerevoli – questo è quanto si legge dal paragrafo 8 al 14 del ricorso. Il caso è stato chiuso con una transazione, (cd. Settlement Agreement), per un ammontare di 2,500,000 dollari (the “Cash Settlement Amount”), più altri 300,000 USD di spese aggiuntive. Per ciascun consumatore che aderirà alla class action, la Ferrero USA dovrà corrispondere 4,00 dollari per ciascun barattolo di Nutella acquistato, fino ad un massimo di 20,00 dollari. La somma deve essere liquidata dalla Ferrero ai consumatori via assegno, spedito per posta, entro un termine massimo di 45 giorni dalla data della richiesta, recita l’Agreement. Perciò, come riporta il sito ufficiale, “Se avete acquistato nutella in california tra il 1°agosto 2009 e il 23 gennaio 2012, oppure in ogni altro stato (degli stati uniti ndr) tra il 1° gennaio 2008 e il 3 febbraio 2012, siete idonei a ricevere il pagamento relativo all’accordo della class action”! Nel Sito ufficiale della class action (https://nutellaclassactionsettlement. com/) si possono reperire e scaricare in pdf tutti gli atti processuali di questo interessante caso di class action dei consumatori.


CLARISSA MARACCI

I dossier di Belsito portano in Svizzera Caccia al conto cifrato e ai rapporti con la Mafia REGGIO CALABRIA, 29 APRILE ’12 – Era scoppiato l’ennesimo scandalo quando giorni fa era spuntata la notizia di presunti dossier illegali che l’ex tesoriere della Lega nord Francesco Belsito (indagato per riciclaggio e appropriazione indebita) avrebbe tenuto sugli esponenti di spicco del Carroccio per poi ricattarli. Maroni era andato su tutte le furie. Dure le reazioni degli altri esponenti del partito. Ora, nella lista nera di Belsito compaiono anche i nomi di Reguzzoni e Giorgetti, oltre a quello del già citato Maroni. Ma quei dossier illegali con documenti riservati, foto e informazioni segrete raccolte da Francesco Belsito e custoditi nei files dei suoi personal computer, ora sono stati analizzati e potrebbero portare a una svolta nell’inchiesta condotta dalla Procura di Reggio Calabria. Gli investigatori della Dia hanno recuperato il materiale informatico che porterebbe a un conto cifrato in Svizzera dove Belsito avrebbe indirizzato alcuni investimenti. Si tratta di un deposito messo a disposizione dagli uomini che risultano emissari della ‘ndrangheta a Milano, i procacciatori d’affari della “cosca De Stefano”. Le verifiche già disposte dal pubblico ministero antimafia di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo dimostrano lo stretto legame tra Belsito e il gruppo criminale. Nella “lista nera” dell’ex tesoriere, tra gli uomini da ricattare con quei dossier non c’era soltanto Roberto Maroni,

ma anche Marco Reguzzoni e Giancarlo Giorgetti. Come inviare denaro al conto senza essere notati? Il sistema di archiviazione utilizzato da Belsito prevedeva la creazione di un sito Internet al quale lui e i suoi presunti complici potevano accedere utilizzando la stessa password. Così evitavano spedizioni di posta elettronica che avrebbero potuto essere intercettate dagli investigatori. Dall’analisi di questo ingente materiale informatico, sarebbero stati rintracciati atti su appalti esteri ottenuti da Finmeccanica e Fincantieri, l’azienda di costruzioni navali di cui Belsito è stato vicepresidente. C’è tutto in quei files segreti: informazioni preziose, costi di gestione, nomi dei mediatori per le trattative, manager impegnati, eventuali collegamenti con la politica, autorità straniere coinvolte negli affari. Dati “sensibili” che potrebbero essere addirittura coperti dal segreto di Stato, visto che queste aziende si occupano di armamenti e di apparecchiature per i sistemi di difesa. L’analisi del materiale informatico dimostra intrusioni abusive, ma il sospetto degli investigatori è che Belsito abbia potuto contare anche su “talpe” interne. Tra questi ‘basisti’ ci sarebbe Romolo Girardelli (“l’ammiraglio”), il procacciatore d’affari della “cosca De Stefano” con il quale aveva creato una società a Genova. I contatti intercettati rivelano anche la collaborazione di un appartenente

alle forze dell’ordine che poteva consultare gli archivi di polizia e degli uffici giudiziari e sul ruolo di questa persona sono state disposte ulteriori verifiche. L’esame dei files ha consentito di scoprire come Belsito abbia intensificato la propria attività di raccolta di notizie e dunque di dossieraggio su coloro che ne sollecitavano le dimissioni quando era scoppiato lo scandalo ‘Tanzania’. Il conto svizzero. Il rapporto tra il Carroccio e “l’ammiraglio”, da quanto emerso in sede d’interrogatorio, sarebbe iniziato molto prima della nomina di Belsito alla tesoreria del partito. Già da quando la cassa del partito era gestita da Maurizio Balocchi. Sarebbe stato proprio Girardelli a metterebbe in contatto Belsito con Bruno Mafrici, l’avvocato di origine calabrese, accusato di aver riciclato attraverso commesse pubbliche e transazioni private i soldi della ‘ndrangheta. Tra i soci del legale c’è anche Pasquale Guaglianone (condannato con sentenza definitiva per appartenenza ai Nar, i Nuclei armati rivoluzionari dell’estrema destra), entrambi risultano in contatto con il governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti. L’interrogatorio di Manfrici. Sentito dal pm Giuseppe Lombardo, Manfrici ha dato la sensazione di voler “scaricare” Belsito, poi ha dichiarato che “Belsito mi chiese di poter investire soldi all’estero e io gli


misi a disposizione almeno dieci faccendieri di mia fiducia che avrebbero potuto aiutarlo ad operare in Svizzera, in particolare a Lugano”. Nelle carte già acquisite dal pm ci sono tracce che farebbero ipotizzare passaggi di denaro per un totale di almeno 50 milioni di euro. Soldi della Lega, ma non solo. Il sospetto è che quello stesso deposito cifrato possa essere stato utilizzato da tesoriere del Carroccio e dalla ‘ndrangheta. La Procura di Reggio Calabria intende far luce su questo conto svizzero e tramite una richiesta di rogatoria alle autorità svizzere, chiederà di poter interrogare i mediatori indicati da Mafrici e soprattutto di visionare la documentazione bancaria. Inoltre, si indaga sullo studio dell’avvocato Manfrici, a Milano: in via Durini, Belsito avrebbe avuto – secondo la testimonianza della segretaria amministrativa della Lega Nadia Dagrada – una stanza a sua disposizione. La Procura ipotizza che gli servisse per svolgere incontri riservati, spacciati come attività per la Lega, ma che in realtà servivano a gestire il denaro dei personaggi collegati alla ‘ndrangheta. In quella stessa sede si sarebbe svolta una riunione il febbraio scorso, quando Belsito era nell’occhio del ciclone e pressato dall’urgenza di recuperare quei 7 milioni investiti in Tanzania e a Cipro. Mentre Belsito si rivolgeva all’imprenditore Stefano Bonet (ora indagato insieme a lui per riciclaggio), spunta il nome di “Arner”, una banca diventata famosa perché il suo conto numero uno è intestato a Silvio Berlusconi, ma tra i clienti illustri compaiono anche i

“fedelissimi” del Cavaliere: da Cesare Previti a Salvatore Sciascia (il direttore dei servizi fiscali del gruppo Fininvest condannato in via definitiva dalla Cassazione a 2 anni e 6 mesi per la corruzione di alcuni ufficiali della Guardia di Finanza). L’incontro nello studio in via Durini avrebbe coinvolto proprio Belsito e il direttore di Arner Italia. Un incontro che sarebbe stato solo formale (anche se sui contenuti del colloqui la Procura sta ancora indagando), di fatto non ci sarebbe stato tempo per concludere qualsiasi operazione finanziaria visto che di lì a poco sono scattate le perquisizioni della Guardia di Finanza da parte delle Procure di Milano, Reggio Calabria e Napoli. Le inchieste delle tre Procure. Le tre Procure di Milano, Reggio Calabria e Napoli sono al lavoro. In Lombardia i pm milanesi si concentrano sui soldi utilizzati per pagare i conti della famiglia di Umberto Bossi e di altri politici del Carroccio. I pm campani stanno scandagliando la pista delle commesse internazionali di Finmeccanica; mentre gli inquirenti calabresi sono al lavoro per chiarire i rapporti con la criminalità organizzata. E’ stato interrogato ieri il pentito della ‘ndrangheta Luigi Bonaventura che vive sotto protezione, nei prossimi giorni saranno sentiti altri collaboratori di giustizia. Gli investigatori stanno anche conducendo verifiche sul ruolo di Girardelli e sui rapporti con i tesorieri della Lega, per scoprire se abbiano avuto coinvolgimenti in presunti investimenti immobiliari in Costa Azzurra, in particolare a Cap d’Antibes, per conto della “cosca de’

Stefano”, acquisti da svariati milioni di euro che sarebbero serviti per riciclare denaro provento di traffici illeciti. TALITA FREZZI D:Quali sono i rilievi penali collegati ad una attività di dossieraggio posta per colpire qualcuno e come è sanzionato il reato? R: Si possono configurare i reati di accesso abusivo a sistemi informatici e trattamento illecito di dati. Il primo reato, previsto dall’art. 615 ter c.p., punisce chiunque si introduca abusivamente in un sistema informatico protetto da misure di sicurezza (basta una normale password) e prevede la reclusione da uno a cinque anni laddove il fatto sia compiuto da un pubblico ufficiale, come in questo caso. Il reato di trattamento illecito di dati, invece, è previsto dal Codice in materia di protezione dei dati personali (d.lgs. 196/2003), che punisce, all’art. 167, con la reclusione da 6 a 18 mesi chi al fine di trarne profitto o di recare ad altri un danno, procede al trattamento dei dati personali (ordinari) in violazione delle garanzie previste, se dal fatto ne deriva un danno e con la reclusione da 6 a 24 mesi se il fatto consiste nella comunicazione o diffusione di questi dati. La punizione per chi tratta illecitamente i dati sensibili, se dal fatto deriva nocumento, è la reclusione da uno a tre anni. D: Che cosa sono i dati sensibili? R: Sono dati personali che il legislatore considera particolarmente meritevoli di tutela in quanto


espressione dei principali diritti costituzionale di una persona, la cui raccolta e trattamento sono soggetti sia al consenso dell’interessato sia all’autorizzazione preventiva del

Garante. L’art. 4 del Codice li individua in quei dati idonei a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, politiche, l’adesione a partiti, sindacati,

associazioni e organizzazioni a carattere religioso, politico, filosofico o sindacale, lo stato di salute e la vita sessuale Avv.Tommaso Rossi

Yulia Timoshenko mostra i lividi dal carcere Europa indignata minaccia di boicottare gli Europei di calcio KIEV, 30 APRILE ’12 – E’ quasi impossibile riconoscere oggi la bionda e distinta Yulia Timoshenko, l’ex premier ucraina detenuta da ottobre scorso in carcere e recentemente immortalata in condizioni psico-fisiche davvero poco rassicuranti. La Timoshenko – che sta scontando una pena a 7 anni per abuso di potere ed è in attesa di giudizio per malversazione ed evasione fiscale – in carcere sta male. Oltre a soffrire da mesi di ernia del disco, qualche giorno fa ha fatto diffondere dal suo partito delle fotografie che la ritraggono coricata sul suo letto mentre mostra alcuni lividi al braccio, al gomito sinistro e al basso ventre. L’ex premier sostiene di essere stata aggredita e strattonata e di aver ricevuto un violento pugno allo stomaco da alcune robuste guardie carcerarie che la volevano portare in ospedale per farla ricoverare contro la sua volontà. L’episodio risalirebbe alla notte tra il 20 e il 21 aprile. Nei giorni scorsi, per protesta, l’eroina della “rivoluzione arancione” ha anche iniziato lo sciopero dello fame. Ma l’amministrazione penitenziaria ucraina, dal canto proprio, respinge ogni accusa. Coro di proteste dall’Europa. Intanto cresce all’interno dell’Ue la protesta per il trattamento riservato

alla politica ucraina e da più parti arrivano segnali inequivocabili: il commissario Ue per la Giustizia, Viviane Reding, nei giorni scorsi ha declinato l’invito a presenziare alla partita inaugurale di Euro 2012. Il presidente tedesco Joachim Gauck ha rifiutato un invito ufficiale in Ucraina. Il ministro dell’Ambiente tedesco Norbert Röttgen ha dichiarato che i governi europei dovrebbero boicottare le partite degli europei di calcio, in programma a giugno in Ucraina. E ieri la cancelliera Angela Merkel ha confermato che se Yulia Tymoshenko non sarà rimessa in libertà prima dell’inizio dei campionati europei di calcio il governo tedesco boicotterà tutte le partite del Campionato che si svolgeranno in Ucraina da Giugno. La Germania, tra l’altro, preme affinchè il premier ucraino, che rifiuta le cure nel proprio Paese perché non si fida, venga fatta ricoverare in una clinica di Berlino. Parole di preoccupazione e indignazione arrivano anche dall’Italia. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha dichiarato di seguire con “crescente preoccupazione” la situazione di Yulia Tymoshenko, e ha chiesto che le autorità ucraine facciano “piena luce” sul caso. Silvio Berlusconi ha affermato che “la

battaglia per la liberazione di Tymoshenko è una battaglia politica e di civiltà che stiamo conducendo con determinazione. Resto convinto che le autorità di Kiev avranno molto da guadagnare se l’Ucraina saprà presentarsi al grande appuntamento dello sport facendo un deciso passo avanti nel campo fondamentale dei diritti umani”. Anna Paola Concia, deputata Pd, ha affermato che “le condizioni di salute di Yulia Tymoshenko si aggravano di giorno in giorno, peggiorate da uno sciopero della fame a oltranza nella totale indifferenza del governo ucraino che, anzi, cerca di tenere nascoste le sue condizioni di salute. A fronte di questo comportamento antidemocratico e inumano, Monti e tutto il governo italiano seguano l’esempio della cancelliera Merkel”. Pierferdinando Casini ha invece invitato la squadra azzurra a boicottare Euro 2012. Mentre dal mondo del calcio, Uli Hoeness, presidente del Bayern ha fatto appello al presidente dell’Uefa, Michel Platini, e alla federazione calcio europea per fare pressioni sulle autorità ucraine per ottenere un miglioramento delle condizioni detentive della Tymoshenko. Parlamento ucraino occupato. A Kiev una 40ina di deputati dell’opposizione sta occupando da


giorni il la Verkhovna Rada (il parlamento ucraino) per protestare contro la presunta aggressione subita in carcere dalla loro leader. In aula è stato dispiegato sui banchi un lungo striscione con il volto della Tymoshenko in cui si legge: “Presidente Ianukovich non uccidere Yulia”. A parlare ai giornalisti è Andriy Shkil, il rappresentante dell’opposizione, che afferma: “Nessuno ci chiede perché

occupiamo la tribuna. Occupiamo perché la leader dell’opposizione Yulia Tymoshenko, che è illegittimamente tenuta prigioniera nel carcere di Kachanivska, ha dichiarato di essere stata sottoposta a percosse”.

d’ufficio, punito con la reclusione da sei mesi a 3 anni, che si realizza quando il pubblico ufficiale, nello svolgimento delle sue funzioni, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio, intenzionalmente procura a FEDERICA FIORDELMONDO sé un ingiusto vantaggio D: In che consiste l’accusa di patrimoniale o arreca ad altri un abuso di potere? danno. R: In Italia esiste il reato di abuso AVV.TOMMASO ROSSI

Beagle liberati a Green Hill Gli animalisti irrompono nell'allevamento lager BRESCIA, 29 APRILE ’12 – Urla di gioia e applausi. Così gli animalisti hanno reagito alla vista dei loro colleghi usciti dal canile lager di Green Hill con in braccio decine di esemplari di Beagle definitivamente scampati al pericolo della vivisezione. Il canile di Montichiari in provincia di Brescia alleva Beagle che poi saranno inviati nei laboratori di tutto il mondo dove saranno vivisezionati e quindi utilizzati per esperimenti scientifici. Da tempo gli animalisti di tutto il Paese hanno “dichiarato guerra” alla struttura, aggrappandosi ad ogni cavillo affinché venisse chiusa ma senza ottenere risultati. E così sono passati dalle carte all’azione: nel pomeriggio di ieri un gruppo di manifestanti ha raggiunto la collina verde lanciando alcuni sassi contro la struttura e poi hanno scavalcato la recinzione. Una volta raggiunte le gabbie hanno liberato gli animali e quando i compagni rimasti all’esterno della struttura li hanno visti arrivare sono esplosi in grida di felicità e applausi collettivi. Sarebbero una cinquantina

gli esemplari liberati, molti dei quali cuccioli in tenera età, fatti passare dall’altra parte della recinzione dove gli animalisti li hanno nascosti per poi scappare a bordo di alcuni pullman. Sul posto è immediatamente scattato l’allarme ecco perché appena sono apparsi i primi cani è stato un fuggi fuggi generale. Gli uomini della polizia e dei carabinieri, con loro anche i di Montichiari, hanno fermato 12 attivisti accusati di furto, rapina, violazione di domicilio e danneggiamento. Il blitz e la legge. Gli attivisti di Occupy Grenn Hill hanno spiegato che la battaglia che stanno conducendo si trova ad un punto cruciale e che il blitz di ieri nel canile lager si traduce in un messaggio inequivocabile per il Parlamento che si appresta a votare una legge che vieta in Italia l’allevamento di cani, gatti con il fine della vivisezione. Manifestazioni a Montichiari. Ieri a Montichiari non è stato solo il giorno dell’azione diretta ma anche delle manifestazioni. Un migliaio di

animalisti provenienti da tutta Italia si è diretto verso il Green Hill per chiederne la chiusura definitiva. Quella di ieri era la giornata mondiale per gli animali nei laboratori e gli attivisti hanno voluto onorarla con la fascia nera al braccio marciando verso il canile della morte che alleva circa 2.500 animali destinati ai laboratori di tutto il mondo. Le condizioni in cui questi animali vengono tenuti dovrebbero far capire perché Green Hill è stato ribattezzato il “canile lager”. Nel corso della manifestazione, annunciata a gran voce anche sulla rete dove l’intento di liberare i cani era stati palesato, non sono mancati attacchi al sindaco della cittadina nella Bassa Bresciana colpevole di ospitare la struttura. Il corteo si è quindi diretto, dapprima pacificamente, verso colle San Zeno dove ha sede l’allevamento di proprietà della multinazionale Marshall. Il cordone di forze dell’ordine, una ventina di poliziotti, che doveva assicurare il pacifico svolgimento della manifestazione è


stato invece bypassato dagli attivisti che hanno raggiunto il canile passando per i campi. Una volta giunti alla recinzione è partita la sassaiola al grido di “Basta sperimentazione. Assassini” e alcuni manifestanti hanno scavalcato la rete. Oramai la situazione era completamente fuori mano per gli agenti, i quali non hanno potuto far altro che chiede rinforzi, mentre gli animalisti liberavano i Beagle. Gli attivisti fermati sono stati condotti nella stazione dei carabinieri di Desenzano. ELEONORA DOTTORI D: Furto, rapina, violazione di domicilio e danneggiamento: queste le accuse nei confronti degli attivisti. Di cosa si tratta? R: Il reato di furto consiste nella condotta di chi s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri. Il reato di rapina, invece, ricorre quando qualcuno, per procurarsi un ingiusto profitto, mediante violenza alla persona o minaccia, si impossessa di beni altrui

sottraendoli da chi li detiene. La differenza con il furto, rispetto al quale è considerato un reato più grave anche in termini di pena (da tre a dieci anni di reclusione senza aggravanti, fino a venti anni nelle ipotesi aggravate oltre alla multa), consiste proprie nella violenza o minaccia esercitate nel reato di rapina. Il reato di violazione di domicilio invece punisce chiunque si introduce nell’abitazione altrui o in un altro luogo di privata dimora o nelle appartenenze di essi contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo ovvero si introduce clandestinamente o con inganno. La pena prevista è la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Stessa pena è prevista per chi si trattiene in questi luoghi contro l’espressa volontà di chi ha il diritto di escluderlo ovvero vi si trattiene clandestinamente o con l’inganno. La pena però è aumentata se il fatto è commesso con violenza sulle cose o alle persone ovvero se il colpevole è palesemente armato. Il reato danneggiamento si verifica quando taluno distrugge, disperde, deteriora

o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui. La pena prevista è quella della reclusione fino ad 1 anno o la multa fino a 309 euro, però nelle ipotesi aggravate si procede d’ufficio (ossia senza necessità di una querela di parte) è stabilita una pena più grave (reclusione da 6 mesi a 3 anni). Inoltre nelle ipotesi aggravate, la possibilità di usufruire del beneficio della sospensione condizionale della pena è subordinata all’eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato oppure alla prestazione di un’attività non retribuita a favore della collettività (se il condannato non si oppone) per un tempo non superiore alla durata della pena sospesa. D: Per parlare di rapina i manifestanti avrebbero dovuto essere armati? R: No, non necessariamente. Qualora fossero stati armati allora si configurerebbe un’ipotesi aggravata di rapina con pena prevista da 4 anni e 6 mesi a 20 anni di reclusione. AVV. VALENTINA COPPARONI

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