GOALS Vol.4

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3 • NO AL DOPING Via G.Marcora 18/20 • 00153 Roma Tel. 06.5840650 • Fax 06.5840564 progetti.usacli@acli.it www.usacli.org

QUANDO LO SPORT È SOCIALE

Quando lo sport e ‘sociale

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NO AL DOPING Quando lo sport e ‘sociale Progetto finanziato dal Ministero della Salute ai sensi della legge n. 376/2000 – Direttiva 2009 Le attività inerenti al progetto sono a titolo gratuito


NO AL DOPING


Responsabile progetto Alessandro Galbusera Responsabile scientifico progetto Nicolantonio D’Orazio Content editing Marinella Cucchi Segreteria progetto Annamaria Tufano, Elisabetta Salvatore Responsabile amministrativo progetto Damiano Lembo Segreteria amministrativa progetto Monica Baffa Pacini Progettazione grafica e impaginazione Aesse Comunicazione - Roma Foto Archivio US Acli Editore Aesse Comunicazione - Via Giuseppe Marcora 18 - 00153 Roma aesse.comunicazione@acli.it

Progetto finanziato dal Ministero della Salute ai sensi della legge n. 376/2000 – Direttiva 2009 Le attività inerenti al progetto sono a titolo gratuito


NO AL DOPING Né scontato né sorpassato

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Alessandro Galbusera

No doping obiettivo educazione

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Elisabetta Mastrosimone

No al doping

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Marinella Cucchi

Lo sport è salute

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Massimo De Girolamo

Gli effetti dannosi del doping per il cuore degli sportivi

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Vincenzo Santomauro

Nutrizione e prevenzione del doping

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Nicolantonio D’Orazio

Il limite come necessità per la conoscenza di sé

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Maurizio Bechi Gabrielli

Legalità e sport viaggio nella legge sul doping

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Corrado Riggio

No al doping Questionari

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Parole e immagini Così si esprimono ragazzi e docenti

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Né scontato né sorpassato Alessandro Galbusera*

No al doping. Sembra facile e un po’ scontato, quasi inutile e forse, come slogan, un anche po’ sorpassato. Ma allora era proprio necessario questo progetto? Era proprio necessario “scomodare” 10 scuole e oltre 1000 ragazzi per rimettere al centro dell’attenzione una questione antica su cui quasi quotidianamente i giornali scrivono fiumi di parole? Per provare a capire e dare una risposta, vi lascio queste tre affermazioni che recentemente ho avuto occasione di leggere. QUALCHE RIFLESSIONE PER CAPIRE “Ultimamente tutti i ciclisti che ho interrogato hanno detto che tutti si dopano“. A dirlo è stato il capo della procura antidoping del Coni, Ettore Torri, convinto che tutti i ciclisti facciano uso di sostanze vietate e che il doping, oltre ad essere invincibile, andrebbe legalizzato se non fosse dannoso per la salute degli atleti. “Non sono l’unico che lo dice”, ha aggiunto Torri in un’intervista all’Associated Press pochi giorni fa. «A volte mi chiedo se non converrebbe liberalizzare il doping mettendo al bando solo ciò che fa davvero male». Se qualcuno di voi pensa che l’autore di questa affermazione sia un atleta dopato si sbaglia. A dirlo, in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport lo scorso 5 aprile, è l’ex Ministro della Sanità e fondatore dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, Umberto Veronesi. Qualche mese fa infine Beppe Severgnini, da sempre attento e acuto osservatore della vita sociale italiana, ha scritto un articolo su una gara amatoriale ciclistica dove ai controlli, 3 atleti su 12 risultavano “non negativi”. Tradotto: su 9000 partecipanti oltre 2000 avevano assunto sostanze non lecite. Ma forse ancora la notizia non è questa. Prendetevi 10 minuti e guardatevi sulla rete le risposte indignate e scomposte di questi appassionati (di uno sport peraltro bellissimo!!) che rigettano l’oggettività di una situazione a loro ben nota e parlano di un falso moralismo, di un cieco accanimento solo contro il ciclismo che distoglie lo sguardo dalle stesse illecite pratiche negli altri sport e così via…. Quasi questo giustificasse chissà che cosa. È ANCHE QUESTIONE DI LEALTÀ Difficile comprendere e condividere. Per fortuna da parte di (quasi) tutti, l’attenzione alla tutela della salute non manca ma mi chiedo: doparsi è “solo” un problema di salute? Possibile che l’aspetto legato alla slealtà, alla frode sportiva, alla scelta di ricercare illecite scorciatoie in virtù

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di una prestazione, quasi questa fosse l’unica ragione per cui milioni di giovani si appassionano a fare sport, possa rimanere come elemento di contorno a volte dimenticato e spesso scambiato per falso e inutile moralismo? Non è possibile, eppure anche il più distratto lettore di cronache sportive, potrà notare quanta poca attenzione i giornali dedicano alla distorsione che l’atto del doparsi provoca. Ma ancora di più: doparsi è “solo” un problema che riguarda il mondo dello sport? Credo sia miope rinchiudere il concetto di doping al solo ambito sportivo. Combattere il doping significa battersi per uno sport che sia innanzitutto pratica e azione educativa. Certo il doping stravolge il significato più profondo e i principi originari del fare sport ma: lealtà, regole e rispetto per se stessi e per gli altri non sono forse principi di straordinaria attualità per rigenerare la nostra società e il nostro vivere quotidiano? Allora sì, io credo che fosse proprio necessario questo progetto, credo sia importante a volte staccare la spina da una “normalità” quotidiana che ci pare incomprensibile e lasciarsi coinvolgere dai giovani, farci accompagnare dalle loro certezze senza compromessi che rendono tremendamente semplici tutte le cose. Necessario come tutte le altre occasioni che permettono di non “abbassare la guardia” e di far conoscere il fenomeno doping, soprattutto a quei giovani a cui il Presidente nazionale Marco Galdiolo si è rivolto nel corso del seminario finale perché siano loro i “testimoni più credibili e autorevoli” della lotto contro il doping. Allora sì, valeva la pena ancora una volta di dire: no al doping. *Responsabile nazionale Progetti US Acli

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No doping obiettivo educazione LE

POSSIBILITÀ DI SVILUPPO DI UN’ORGANIZZAZIONE SONO CONSEGNATE

ANZITUTTO AI SUOI DIRIGENTI.

PER

QUESTO L’US

ACLI

RISERVA UN GRANDE

SPAZIO ALLA FORMAZIONE DI QUANTI OPERANO A VARI LIVELLI NELL’ASSOCIAZIONE.

Elisabetta Mastrosimone*

IL POSTO DELLA FORMAZIONE “Anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo una speranza affidabile” (da Orientamenti Pastorali della CEI 2010/2020 Educare alla vita buona del Vangelo). Nella progettazione e programmazione delle attività associative, un grosso spazio è riservato alla formazione. L’US Acli parte infatti dalla consapevolezza che le possibilità di sviluppo di un’organizzazione sono consegnate anzitutto ai suoi dirigenti; per questo assume centralità una forte iniziativa di pedagogia sociale e di formazione di operatori e di gruppi dirigenti, iniziando dalle articolazioni più significative del sistema aclista. Esperienze e itinerari formativi sono stati avviati in questi anni con l’obiettivo di sostenere un concreto processo di sviluppo dell’Unione Sportiva e la realizzazione dei suoi “progetti”. Passo importante in questa direzione, la professionalizzazione degli animatori, degli educatori e degli operatori sportivi ma anche dei quadri politici e organizzativi, attraverso percorsi che non si scolleghino da itinerari di conoscenza dell’organizzazione, della sua complessità, dei suoi obiettivi. In questo momento, parlare di educatori in un contesto più ampio in cui si evidenzia un problema di “sfida educativa”, è come parlare … di pompieri allo scoppio di un grande incendio. Parlare cioè di chi deve in primis affrontare la più grande sfida del nostro tempo. ADOLESCENZA ED EDUCAZIONE Agli insegnati e agli educatori US Acli che hanno collaborato, abbiamo infatti affidato la parte più delicata di questo progetto. Sulla loro passione, motivazione e professionalità, ci siamo appoggiati per entrare in comunicazione con i giovani e con gli adolescenti affinché la loro pratica sportiva cresca e si sviluppi con un approccio che pone al centro la dimensione etica ed educativa. Il percorso di formazione dell’identità è sicuramente un processo che dura tutta la vita ma alcuni periodi sono particolarmente importanti; tra questi quello adolescenziale caratterizzato proprio da rilevan-

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ti cambiamenti fisici e psicologici. Mai come in questo momento si può osservare l’interdipendenza tra soma e psiche, attraverso tutta quella gamma di modificazioni che iniziano a trasformare il ragazzo in uomo e la ragazza in donna. Da quelle ormonali fino a quelle psicologiche. L’adolescenza è un periodo destabilizzante di cui l’adulto di solito dimentica gli aspetti di sofferenza e dipinge come una specie di paradiso perduto; è una fase così cruciale nella formazione dell’identità che è stata paragonata ad una “seconda nascita psicologica”. Uno dei problemi più importanti che l’adolescente si trova ad affrontare, è proprio il riassestamento dell’immagine di sé, sia dal punto di vista psichico che sociale. Questo significa che l’adolescente deve rinunciare all’identità precedentemente acquisita per cominciare a confrontarsi con un’identità nuova, spesso accolta con ambivalenza o senso di estraneità. Proprio perché il periodo di crescita è così delicato ed evidenzia tanta fragilità, i giovani che si accostano allo sport non hanno solo il diritto di essere informati sui rischi fisici della assunzione di sostanze illecite ma anche quello di essere formati ai valori etici dello sport riassumibili in quello fondamentale del rispetto del proprio corpo e dei diritti altrui. La pratica sportiva è sempre una sfida che si fonda sulla consapevolezza dei propri limiti e sulla volontà di confrontarcisi anche attraverso quella particolare forma di relazione che è l’agonismo.

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DIFENDERE L’ETICITÀ DELLO SPORT Tuttavia la dimensione etica dello sport è oggi messa a rischio dall’espansione quantitativa e qualitativa del doping. Il fatto che atleti di altissimo livello, dirigenti sportivi, medici, ecc., continuino a risultare recidivi, nonostante la sanzione della squalifica a vita, è una dimostrazione di quanto tale pratica sia radicata e difficile da estirpare. Non a caso il Comitato nazionale per la Bioetica ha elaborato un importante documento che dovrebbe essere fonte di approfondimento e punto di riferimento per tutti coloro che sono interessati allo sport: famiglie, allenatori, società sportive, atleti ecc. Attraverso questo documento si auspica che l’attività di contrasto alla diffusione del doping venga sviluppata. Non soltanto ampliando e rafforzando i controlli e l’uso di strumenti innovativi di monitoraggio ma soprattutto sostenendo la diffusione di una forte azione informativa ed educativa, in particolare nel settore giovanile e amatoriale. UN CODICE DI RIFERIMENTO Anche il Codice lanciato dal Consiglio d’Europa mira a costruire attorno all’adolescente una sorta di sfera protetta imperniata sul principio che “chi gioca lealmente è sempre vincitore” e che quindi nello sport l’aspetto ludico e formativo dovrebbe prevalere sull’aspet-


to agonistico e competitivo. La speranza è che se i giovani crescono e praticano lo sport entro una sfera così orientata, matureranno doti di carattere che li renderanno più forti nel resistere alle pressioni esterne. Forse si può convenire che sul lungo periodo questa possa essere l’unica possibile strategia vincente, almeno fin quando la società continuerà a conservare lo sport come aspetto della qualità della vita. UN COMPITO IMPORTANTE E DELICATO Contemporaneamente non si può non riconoscere l’enormità del compito da portare avanti ma anche la sua delicatezza; in particolare per gli effetti retroattivi che comporta il modo attuale di praticare lo sport e i modelli proposti, anche attraverso i mass media. Per realizzare l’obiettivo indicato dal Consiglio d’Europa, dovremmo fin da subito mettere in atto moltissimi cambiamenti che chiamino in causa atteggiamenti e abitudini ormai inveterate. Un’impresa non facile ma indispensabile. Preparare i docenti ad essere veri educatori, sperimentando un modo nuovo di insegnare e di ampliare il loro repertorio didattico, è stato quindi un momento fondamentale del progetto; di fatto gli studenti hanno come primo referente istituzionale il proprio insegnante, con il quale si relazionano e si confrontano. È riduttivo concentrare l’attenzione solo sulla scelta dei contenuti didattici, più importante è prestare attenzione ai criteri di lettura della realtà che informano un progetto didattico. Tali criteri infatti costituiscono lo sfondo su cui si vanno a collocare i diversi contenuti per educare al senso critico. PER UN MONDO DIVERSO Abbiamo chiesto agli insegnati di attraversare i saperi, perché il cervello dei ragazzi di oggi è strutturalmente diverso da quello dei loro genitori; perché i migliori risultati si ottengono stimolando la creatività; perché la didattica dei sentimenti e delle emozioni può dimostrarsi utile come intervento sociale. Stando dentro ai processi educativi, si capisce infatti che i percorsi scolastici non devono soltanto stare al passo con le trasformazioni sociali ma dovrebbero immaginare un mondo diverso: più multiculturale, più equo, con ragazzi capaci di mettere in discussione le nostre convinzioni su di loro e su quello che c’è là fuori. Solo così l’educazione può realmente diventare momento essenziale di crescita e superamento dell’esclusione sociale, in un’ottica che tiene conto della costante crescita dei diritti della gente, nella prospettiva per ognuno, di prendere in mano il proprio destino ed andare avanti. *Responsabile nazionale Welfare US Acli

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No al doping FINANZIATO

DAL

MINISTERO

DELLA

SALUTE, COMMISSIONE

PER LA VIGILANZA

E IL CONTROLLO SUL DOPING, QUESTO PROGETTO METTE IN CAMPO EFFICACI PERCORSI EDUCATIVI PER FORMARE NEGLI ADOLESCENTI UNA SOLIDA COSCIENZA ANTIDOPING.

Marinella Cucchi

UNA BARRIERA AL DOPING Gli obiettivi e i destinatari di No al doping, progetto finanziato dal Ministero della Salute - Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping, sono già tutti racchiusi nel suo lunghissimo titolo: Percorsi educativi per sviluppare le conoscenze degli studenti sulla tutela della salute nelle attività sportive e sui danni derivanti dall’uso di sostanze dopanti e dall’abuso di farmaci. La scelta di lavorare con ragazzi e ragazze dai 14 ai 19 anni, rendendoli co-protagonisti di un’iniziativa della durata di 12 mesi, nasce dalla consapevolezza che soprattutto in una fase delicata di crescita come l’adolescenza, sia necessario potenziare - a partire da una chiara e rigorosa informazione a tutto campo - quelle motivazioni all’impegno sportivo e alla sana competizione che possono creare una solida barriera proprio al consumo di sostanze dopanti e all’abuso di farmaci.

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IMPEGNARSI PER UNO SPORT “PULITO” No al doping non parte da zero. Nell’US Acli la promozione di uno sport “pulito”, capace di difenderne i valori e di tutelare e promuovere la salute dei praticanti, è infatti da sempre un obiettivo di grande importanza. Lo è oggi in particolare nel momento in cui la diffusione del doping non è più un fenomeno circoscritto al mondo dello sport di alto livello ma un problema molto più ampio tendente a diffondersi anche fra i giovani che praticano lo sport sia per svago e divertimento sia per competizione. I dati preoccupanti forniti da molte ricerche, confermano una tesi dell’US Acli maturata nel corso di una lunga esperienza: che lo sport “pulito” va costruito da lontano con una forte azione preventiva prima ancora che repressiva, chiamando in causa tutte le figure che in tempi e modi diversi concorrono, più o meno consapevolmente, a costruire l’uomo-atleta farmaco dipendente. Dalla famiglia - contrastando una consuetudine spesso radicata, di auto prescrizione di farmaci per ogni esigenza dei figli - ai medici di base, agli operatori sportivi sovente pericolosamente favorevoli all’assunzione di sostanze non dopanti ma in grado di “aiutare” a raggiungere una forma migliore.


DESTINATARI E PROTAGONISTI Di fatto, l’atteggiamento possibilista quando non il concreto ricorso al doping rischiano di contaminare seriamente gli adolescenti già impegnati, spesso in maniera tumultuosa, con cambiamenti importanti. Contrastare questa contaminazione non è facile ma è possibile. Il progetto parte dall’idea di aiutare i ragazzi a impadronirsi di quelle conoscenze che potranno contribuire a renderli immuni dalla tentazione di facili e rischiosissime scorciatoie. Nello sport ma non solo. Per questo lo sviluppo di “No al doping” poggia con forza su due elementi: il percorso educativo che mentre dà spazio a precise e trasparenti informazioni, consente di mettersi in ascolto per cogliere le tante voci, le fantasie, i desideri, le domande dei ragazzi. Spesso spavaldi, confusionari, chiassosi ma pur sempre fragili, pieni di incertezze e di paure, con pochissimi riferimenti che li aiutino nella fatica della crescita. Il percorso quindi, come occasione anche per costruire o rinsaldare rapporti di interazione tra adolescenti e adulti cui si può dare fiducia. Secondo elemento il co-protagonismo dei partecipanti, chiamati direttamente a progettare “prodotti” nuovi per veicolare messaggi antidoping con un linguaggio familiare ed accessibile all’adolescenza. Perché quando “no al doping” viene passato da ragazzo a ragazzo, l’esortazione finisce con il perdere ogni carattere di convenzionalità per diventare un coinvolgente, inarrestabile “passa parola”. DOPING: CONOSCERLO PER EVITARLO Puntare in modo esasperato sull’efficienza, sulla competitività, sul successo è ormai un atteggiamento dominante di una società che per altri versi sempre più spesso, sembra esprimere indifferenza verso ogni tipo di regola e di principio. Nello sport professionistico moderno dove efficienza, competitività, successo sono obiettivi da raggiungere a qualunque costo, esplodono periodicamente i casi di atleti che non esitano ad alterare le proprie prestazioni agonistiche. Se ne parla molto sulle pagine sportive dei quotidiani ma lo si fa mettendo a fuoco quasi esclusivamente l’illecito sportivo mentre poco si parla delle conseguenze collaterali pericolose per la salute fisica e psichica di chi si dopa. Sono cattivi esempi soprattutto per giovani in via di sviluppo, anche quelli che si avvicinano allo sport non tanto o non solo per “vincere” in campo quanto per rientrare nei canoni estetici proposti in maniera prorompente dalla società; per migliorare l’aspetto fisico, riappropriarsi del proprio corpo le cui modifiche nell’adolescenza possono diventare sovente fonte di ansietà. Conoscere natura ed effetti del doping è un primo passo importante per evitarlo. Quando poi la conoscenza, l’approfondimento delle motivazioni che spingono a superare i limiti naturali, trascinano con sé

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la voglia di scendere in campo da protagonisti per giocare la grande partita del “no al doping”, altri passi sicuramente seguiranno. OPERAZIONE SCUOLE Quali sono le aree del nostro paese più “sensibili” al problema doping; quanto la cultura regionale e le condizioni economico-sociali determinano o influenzano realtà legate a questo fenomeno; come si diversifica l’approccio al doping in scuole di diverso tipo: sono questi gli interrogativi che hanno guidato la scelta di base del progetto, di coinvolgere istituti scolastici differenziati (licei classici e scientifici, istituti tecnici, commerciali e industriali) del nord, centro, sud ed isole. Il progetto presenta ad ogni latitudine, la stessa articolazione: test di ingresso e di uscita somministrati ai giovani partecipanti, percorsi di educazione ad una “competizione” sportiva pulita e ad una corretta alimentazione, momenti informativi sui danni causati dall’uso di sostanze dopanti e dall’abuso di farmaci oltre che sui rischi giuridico legali; discussioni frontali, gruppi di progettazione di nuovi messaggi per finire con un momento unitario tra le rappresentanze di tutte le scuole. Premessa indispensabile all’avvio del progetto, un seminario nazionale riservato ai docenti (coordinatori nelle scuole) e a tutte le figure professionali coinvolte, ben sapendo che pochi sono realmente preparati sull’argomento. Di fatto, preparare i docenti con percorsi formativi interdisciplinari su base scientifica, è fondamentale poiché sono sovente le prime figure adulte nella scuola, con cui si relazionano i ragazzi.

Rodolfo Tagliaferri

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Rodolfo Tagliaferri

Lo sport è salute DATI

MINISTERIALI CONFERMANO CHE IL DOPING RISCHIA DI DILAGARE ANCHE

A LIVELLO DILETTANTISTICO E AMATORIALE.

PER

CONTRASTARE IL FENOMENO

OCCORRE UNA FORTE OPERA DI PREVENZIONE E DI EDUCAZIONE ALLA SALUTE.

Massimo De Girolamo*

VIVERE IN SALUTE Salute, benessere psico-fisico, resistenza e vitalità anche nelle fasi della vita più delicate e complesse - ad esempio quelle della crescita e dell’invecchiamento - sono obiettivi fondamentali per tutti. Non sempre semplici da realizzare perché essere in buona forma a qualunque età, necessita di un costante e adeguato impegno personale, soprattutto in tempi che condizionano le abitudini quotidiane incidendo negativamente proprio sullo stato generale di salute. Attività fisica e sport sono un passo importante per promuoverla e tutelarla tenendo conto che la salute non è un patrimonio immagazzinato una volta per tutte e inesauribile ma un bene che va curato e incrementato con assiduità, con attenzione alle potenzialità e ai limiti, alle motivazioni e ai bisogni, all’età e alle condizioni di ciascuno. Vale a dire, secondo quei principi irrinunciabili da cui muove e su cui si sviluppa lo sport per tutti. Per questo il doping, prima ancora di essere considerato dal punto di vista delle sanzioni penali che lo colpiscono, va visto come un vero e proprio attentato al concetto di sport: che comprende il riconoscimento delle proprie capacità, la ricerca di stili di vita sani, di forma fisica e di benessere, di divertimento nel rispetto delle regole e degli avversari. SE VINCERE È NECESSARIO Il doping non ha le sue origini nello sport moderno perché di fatto, nasce nel momento in cui l’uomo ha cominciato a confrontare le proprie abilità con i suoi simili e ha sentito la necessità di “aiutarsi” con qualsiasi sistema. Tuttavia oggi in cui l’obbligo di “vincere” sembra essere diventato un imperativo assoluto (negli anni ’60 gli americani alterarono la famosa affermazione di De Coubertin in “Non è importante vincere, è necessario”), il fenomeno si va sempre più diffondendo nello sport professionistico, rischiando allo stesso tempo di dilagare pericolosamente anche a livello dilettantistico e amatoriale. Non è così insolito infatti, che per evitare “brutte figure” anche chi è impegnato nella partita o nel tour ciclistico domenicale con gli amici, sia tentato di ricercare un aiuto farmacologico. Un gesto distruttivo dell’etica sportiva e contemporaneamente una scelta dannosa per la propria salute.

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IL CONTROLLO SUL DOPING La Commissione per la vigilanza ed il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive, realizza annualmente un monitoraggio del consumo di farmaci e prodotti cosiddetti “salutistici”, in occasione dell’attività di controllo antidoping. Monitoraggio che viene condotto anche su un certo numero di manifestazioni sportive organizzate sia dalle Federazioni sportive nazionali sia dagli Enti di promozione sportiva. Tale modalità di controllo - indirizzato soprattutto su 4 sport: ciclismo, atletica leggera, sport invernali, nuoto e in misura minore sul triathlon, pesistica e cultura fisica – ha accertato nel 2010, 53 casi positivi su 1115 atleti, di cui 11 tesserati a Enti di promozione sportiva e 42 a Federazioni sportive nazionali. Relativamente alla tipologia dei prodotti assunti, risulta che i farmaci specifici più usati e dichiarati sono i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): 401 dichiarazioni di assunzione pari al 24,3 % sul totale di tutte le preparazioni dichiarate (farmaci e altri prodotti) mentre la percentuale dei prodotti salutistici (sali minerali, vitamine, aminoacidi e derivati, integratori alimentari, non vietati per doping) si attesta al 40,6% sul totale (988) dei farmaci utilizzati. Nei primo otto mesi del 2011, lo stesso tipo di monitoraggio ha rivelato che dei 1023 atleti controllati, complessivamente sono risultati positivi 37 casi, pari al 3,6% di quelli osservati. Entrando nello specifico delle classi di sostanze vietate per doping, sono diuretici e agenti mascheranti ad assumere la testa della classifica (31,6 %), seguiti da agenti anabolizzanti (17,5%), corticosteroidi (15,8%), stimolanti (12,3%), cannabis (12,3%), β –2antagonisti (7,0%), ormoni peptidici, fattori di crescita e sostanze correlate (3,5%).

Roberto Ceprai

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Roberto Ceprai

Rodolfo Tagliaferri

Fin qui i dati forniti dal Ministero della Salute che confermano come, sia pure in dimensioni ridotte rispetto allo sport professionistico, il doping stia lentamente facendosi strada anche nella pratica amatoriale. Ambito dove i controlli sono comunque più rari, certamente più difficili e in qualche caso impossibili. LA CARTA VINCENTE DELLA PREVENZIONE Se i controlli sono necessari e auspicabili, la carta vincente per contrastare il fenomeno si gioca tuttavia con la prevenzione. L’esperienza di tanti anni di lavoro sul campo, ci dice che l’azione preventiva deve poggiare essenzialmente su una sfida costante per tentare di contrastare quella “cultura del risultato” radicata nell’ eccesso di aspettative che pesano su chi pratica sport ad ogni livello: quelle di molti genitori che sognano i figli campioni ma anche quelle di tanti allenatori e operatori sportivi che incitano a raggiungere risultati ad ogni costo. Sono aspettative che spesso, incrociandosi con la consapevolezza di molti di non essere in grado di rispondervi, generano la convinzione abbastanza diffusa che si possa tentare di essere migliori, di raggiungere risultati d’eccellenza anche senza impegnarsi a fondo, senza mettere in gioco tutte le proprie risorse bensì ricorrendo a quelle scorciatoie dannose per la salute e per lo sport che sono i potenziamenti farmacologici. D’altra parte “vincere facile” è un suggerimento che la stessa pubblicità presenta come atto di scaltrezza e di ingegnosità, non come comportamento sleale e pericoloso. Ecco perché la prevenzione del doping presuppone un rovesciamento culturale di cui tutti devono farsi carico: soprattutto rispetto ai giovani e ai giovanissimi, promuovendola in ambito fa-

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migliare, nel contesto scolastico, tra i medici di base, nelle società sportive. Puntare su questo insieme di forze a partire dalla famiglia, dal suo ruolo di tutore della salute, della crescita, del benessere dei propri figli, è particolarmente importante. Così come è importante che tutti i giovani, gli sportivi occasionali, gli amatori, conoscano i rischi che doparsi porta immancabilmente con sé.

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EDUCARE ALLO SPORT, EDUCARE ALLA SALUTE Il “danno da doping” non è immediatamente visibile e di fronte alla prospettiva di un danno futuro, ci si mostra spesso poco convinti anche se la storia dello sport è piena di esempi di atleti dopati “bravi da morire”. Eppure è un dato ormai acquisito: l’assunzione di sostanze come anabolizzanti, ormoni o stimolanti, può compromettere, sia pure se utilizzati per una breve fase, il funzionamento fisiologico dell’organismo. Gli effetti si scoprono, nella maggior parte dei casi, solo dopo un lungo periodo di tempo. Di mesi e anche di anni. Occorre dunque fare entrare in campo una più forte e mirata educazione allo sport, recuperandolo al suo significato originario. Momento di educazione e prevenzione nell’età dello sviluppo; di sostegno all’equilibrio psico-fisico nell’età adulta, di miglioramento della qualità della vita nella vecchiaia. E sempre mezzo di educazione alla salute là dove favorisce stili di vita corretti e previene l’assunzione di comportamenti errati o dannosi. Un’educazione che scalzi il falso mito dei farmaci d’aiuto, basandosi sul principio scientificamente provato che il corpo e la mente non hanno affatto bisogno di sostanze esterne per “rendere di più”. Basta una corretta alimentazione, un allenamento regolare e alternato con momenti di riposo e soprattutto una solida e chiara motivazione: la voglia di un’attività motoria e sportiva che sia in primo luogo gioco, divertimento, relazione con gli altri. *Medico responsabile del progetto “Sport e salute” Presidenza nazionale US Acli


Gli effetti dannosi del doping per il cuore degli sportivi BISOGNA

ESSERE CONSAPEVOLI CHE IL DOPING PUÒ TRASFORMARE UN’ATTIVITÀ

LUDICA-RICREAZIONALE, PER SUA NATURA GIOIOSA E COMUNQUE SALUTARE, IN UN VERO E PROPRIO DRAMMA.

Vincenzo Santomauro*

UN BUON MOTIVO PER RINUNCIARE AL DOPING Il doping è stato e purtroppo continua ad essere una tentazione a cui non hanno saputo rinunciare atleti molto famosi e celebrati che hanno pagato con la squalifica e la prematura e brusca fine di carriere molto brillanti. È inoltre una pratica sleale, un po’ come per un pugile colpire l’avversario sotto la cintura, e ciò fa a pugni con la vera essenza dello sport. Al di là del rischio di sanzioni, non solo sportive ma a volte anche penali e delle motivazioni etiche, uno dei motivi fondamentali per rinunciare al doping è costituito dai rischi per la salute. Altri atleti infatti hanno pagato in maniera molto più grave e definitiva…con l’arresto cardiaco, cioè la morte improvvisa durante una competizione sportiva. MORIRE DI DOPING. CENNI STORICI E ATTUALITÀ Non si tratta certo di un problema nuovo nel mondo dello sport: il primo caso accertato di morte da doping risale al 1886 quando il ciclista gallese Arthur Linton morì a seguito dell’assunzione di trimetil nella ParigiBordeaux. Agli inizi del secolo scorso era abbastanza comune, tra i maratoneti, l’uso della stricnina e i malori accusati da famosi atleti durante e dopo vittoriose gare olimpiche, sono almeno in parte attribuibili agli effetti di questa sostanza. In tempi più recenti, è ancora presente negli occhi di molti spettatori la morte, in diretta televisiva, del ciclista Tom Simpson durante il Tour de France del 1967, causata dall’uso di amfetamine assunte allo scopo di diminuire la sensazione della fatica.

Fig. 1 Tom Simpson durante l’ascesa al Mont Ventoux (a sinistra) nel Tour del 1967 • I primi soccorsi dopo il suo malore (al centro) • Il cippo in memoria eretto sul luogo dell’evento (a destra).

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Certamente oggi il fenomeno è più diffuso ed anche più inaccettabile, dal momento che, attualmente, a differenza dei tempi di Dorando Petri, sono ben noti i rischi di questa pratica per la salute ed in particolare per il cuore. L’evento fatale non si verifica necessariamente nel corso dell’attività sportiva ma anche a distanza di tempo, a riposo o addirittura di notte. Così alcune morti improvvise di atleti anche di grande fama e fortemente sospettati di fare o aver fatto uso di doping, rimangono avvolte nel mistero e nel dubbio (una per tutti l’improvviso decesso notturno della famosa velocista statunitense Joyner-Griffith, avvenuto nel settembre del 1998 dopo il suo abbandono dell’attività agonistica). PERCHÉ IL DOPING FA MALE AL CUORE DELLO SPORTIVO? Diverse sono le classi di sostanze utilizzate come doping, che agiscono con meccanismi in parte differenti: anabolizzanti steroidei (AAS) e non steroidei, eritropoietina e derivati, ormone della crescita, amfetamine, cocaina, narcotici, antagonisti ormonali, diuretici, ecc. L’azione nociva sull’apparato cardiovascolare dipende da diverse azioni di queste sostanze.

18 Fig. 2 Effetti cardiovascolari delle sostanze utilizzate per il doping.

In breve, esse producono un aumento dell’adrenalina oppure fanno accrescere i muscoli o ancora, aumentano l’ossigeno a disposizione dell’organismo ma tutto questo in maniera artificiosa, con gravi conseguenze sul cuore. FOCUS SUGLI STEROIDI ANABOLIZZANTI… Il motivo per cui è opportuno soffermarsi sugli steroidi anabolizzanti (AAS) è duplice: il primo di tipo strettamente cardiologico (sono le sostanze proibite il cui uso è più frequentemente correlato alla morte improvvisa ); il secondo di tipo storico-epidemiologico (sono state le prime ad essere inserite nella lista delle sostanze proibite e tuttora sono le più usate; inoltre sono spesso assunte da sportivi giovanissimi e dai fre-


quentatori di palestre). Gli effetti ricercati così come quelli nocivi, sono legati alla natura ormonale di queste sostanze. Sostanzialmente gli anabolizzanti steroidei sono costituiti dall’ormone maschile, il testosterone, modificato per aumentarne l’azione anabolizzante, cioè di stimolo alla crescita dei tessuti, a scapito di quella androgena (che è responsabile invece dei caratteri sessuali). Quindi essi riescono a migliorare le prestazioni atletiche stimolando la sintesi delle proteine che costituiscono “i mattoni” dell’organismo. Essi pertanto determinano l’incremento delle masse muscolari, aumentano il livello di aggressività e migliorano il recupero dopo sforzo. Ma tutto questo ha un costo.

Fig. 3 Effetti collaterali degli steroidi anaboizzanti (AAS).

Gli effetti collaterali degli AAS sono pesantissimi: le modificazioni dei caratteri sessuali secondari e psicologici sono certamente gli effetti più noti e evidenti, e talora permanenti, soprattutto nelle donne. Prima della caduta del Muro di Berlino (1989) l’uso di queste sostanze nella Germania dell’Est era diffusissimo ed era relativamente frequente la possibilità di imbattersi in atlete con evidenti segni di mascolinizzazione che talora erano permanenti.

Fig. 4 (spiegazione nel testo).

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Sono possibili anche casi di femminilizzazione negli uomini anche se in realtà modificazioni esteriori così evidenti si riscontrano in non più del 5% dei casi. Ma al di là di quelli di tipo sessuale, della massima importanza sono quelli a livello epatico, con possibilità di epatiti, neoplasie, insufficienza epatica; quelli a livello metabolico con alterazioni del profilo lipidico in senso aterogeno [riduzione del colesterolo buono]; e soprattutto quelli a livello cardiaco con ipertrofia ventricolare, aritmie, infarto del miocardio, morte improvvisa. Essi pertanto comportano rischi gravissimi in quanto possono determinare gravi patologie cardiache fino alla morte improvvisa dell’atleta. Il primo e più immediatamente comprensibile di questi effetti, è l’ingrossamento del muscolo cardiaco.

Fig. 5 Evidenti differenze tra cuore normale (a sinistra) e cuore ipertrofico (a destra).

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Il cuore ipertrofico (il cuore grosso) è tutt’altro che un vantaggio: esso non solo non funziona bene perché non è abbastanza elastico per riempirsi adeguatamente di sangue ma va anche incontro più frequentemente a ischemia, aritmie, arresto cardiaco. L’infarto del miocardio (la morte di una parte del muscolo cardiaco) è legato alle modificazioni negative sul metabolismo dei grassi con incremento del colesterolo cattivo (HDL) e riduzione di quello buono (LDL) ma anche ad un’azione diretta sulla parete delle arterie coronarie (cioè quelle che portano il nutrimento e l’ossigeno al cuore) che vanno incontro anch’esse ad ipertrofia. Le piastrine (che si trovano nel sangue circolante) tendono ad aggregarsi tra loro favorendo la formazione dei trombi nelle arterie coronariche, le quali rappresentano il meccanismo che direttamente conduce all’infarto. Per quanto riguarda la morte improvvisa cardiaca, il meccanismo dell’insorgenza delle aritmie ventricolari e quindi dell’arresto cardiaco improvviso sembra legato, oltre ad un’azione indiretta tramite l’ipertrofia e l’infarto, anche ad una diretta azione tossica degli steroidi con per-


dita di cellule muscolari cardiache e sostituzione con fibre collagene (cicatrici). Pertanto l’abuso degli steroidi anabolizzanti rappresenta una sorta di pistola puntata alla tempia dell’incauto utilizzatore. … E SULLA COCAINA Il legame tra abuso di cocaina e rischi cardiovascolari negli atleti è ormai ben definito. È da notare che la cocaina, in ambito sportivo, viene assunta più per i suoi effetti euforizzanti che per migliorare una prestazione atletica. In altri termini l’abuso di cocaina rappresenta un serio problema sociale che riguarda sempre di più, purtroppo, anche il mondo sportivo. L’abuso di cocaina è responsabile di qualsiasi tipo di aritmia sia sopra che ventricolare.

Fig. 6 Aritmia atriale caotica in calciatore amatoriale, 17enne, che assumeva occasionalmente cocaina.

Ma soprattutto esso è associato ad un aumento significativo del rischio di infarto miocardico (24 volte superiore entro un’ora dalla “sniffata”), spesso col meccanismo dello spasmo in coronarie anatomicamente sane o con solo piccole lesioni.

Fig. 7 Infarto del miocardio in atleta 33 enne,maschio, 1h dopo assunzione di cocaina. Notare che l’ostruzione dell’arteria coronaria esponsabile dell’infarto si risolve spontaneamente (spasmo coronarico).

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IL DOPING PUÒ TRASFORMARE LA FESTA IN UN DRAMMA In generale occorre sottolineare che chi fa uso di sostanze o metodi dopanti ha un elevato rischio di aritmie, spesso severe, e quindi anche di arresto cardiaco, per una serie di fattori che si realizzano più frequentemente proprio in ambito sportivo.

Fig. 8 Fattori favorenti le aritmie negli sportivi che assumono sostanze dopanti.

22 Fig. 9 Arresto cardiaco improvviso durante incontro di calcio.

Quindi tutti coloro che si occupano a vario titolo di attività sportiva, anche a livello amatoriale o di semplice attività fisica in palestra (atleti, allenatori, dirigenti, medici sportivi, spettatori), dovrebbero essere consapevoli che il doping può trasformare quello che dovrebbe essere un’attività ludica-ricreazionale, gioiosa e comunque salutare, in un dramma. *Responsabile di Branca cardiologica ASL di Salerno, Centro di cardiologia “Check-up” Salerno


Nutrizione e prevenzione del doping LE

ABITUDINI ALIMENTARI CORRETTE SONO CERTAMENTE SUFFICIENTI

A COPRIRE PER INTERO I FABBISOGNI NUTRIZIONALI DELLA QUASI TOTALITÀ DEGLI SPORTIVI IMPEGNATI IN ATTIVITÀ CONTINUATIVE, ANCHE DI BUON IMPEGNO FISICO.

Nicolantonio D’Orazio*

M olto spesso diamo per scontato la conoscenza di una realtà con la quale conviviamo quotidianamente, ovvero l’alimentazione. Già nell’antico Egitto, circa 5000 anni fa, il medico dei faraoni, Imhotep, si era posto il problema di come alimentare gli atleti durante le competizioni sportive e di come dare ad essi un equilibrato food intake che non interferisse con la prestazione ma anzi che implementasse la performance dello sportivo. Certo la medicina di allora era prevalentemente empirica, però le intuizioni e le correlazioni potevano rappresentare uno strumento significativo per scrivere delle linee guida alimentari. E così, elaborando un modello alimentare per l’atleta, Imhotep fu il primo nutrizionista sportivo (Tab.1). 1

Tab. 1

DIETA DELL’ATLETA EGIZIANO (Imhotep 2650 a.C.) • RAVANELLI • CIPOLLE • AGLIO • PESCE • CARNE • FAGIOLI • CEREALI • FRUTTA SELVATICA

Con il passare degli anni e con l’avvento delle prime Olimpiadi nell’antica Grecia, si privilegiò ancora di più il ricorso ad una alimentazione che potesse aiutare l’atleta nella vittoria (Tab. 2). Naturalmente la partecipazione era riservata a greci maschi liberi che potessero vantare antenati greci. La necessità di dedicare molto tempo agli allenamenti permetteva solo ai membri delle classi più facoltose di prendere in considerazione la partecipazione. 1

Apporto alimentare (ndr)

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A differenza dei Giochi olimpici moderni, solamente uomini che parlavano greco, potevano partecipare alle celebrazioni. Si consideravano giochi “internazionali” poiché i partecipanti provenivano dalle varie città stato della Grecia ed anche dalle colonie. Tab. 2

FOOD INTAKE ATLETI OLIMPIADI ANTICA GRECIA (Ολυμπία VI-VII sec. a.C.) • CEREALI • GALLETTE DI FRUMENTO • FICHI SECCHI • MIELE • FRUTTA COTTA • FORMAGGIO DI CAPRA

Ma il primo vero uomo di scienza che lavorò nel 157 d.C. come medico alla scuola dei gladiatori per tre o quattro anni - durante i quali fece esperienza sui traumi e sul trattamento delle ferite che più tardi, descriverà come le finestre nel corpo - fu Galeno. Ed è grazie a lui che furono elaborate le diete per gli atleti che partecipavano alle gare nell’arena come gladiatori, prediligendo alimenti ricchi di carboidrati prima della gara per evitare un prematuro affaticamento (Tab. 3). Questo grande intuito è stato oggi ripreso da molti medici sportivi nella preparazione alimentare di molti sportivi prima della gara, in molte società sportive e anche in diverse discipline.

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Tab. 3

DIETA DEL GLADIATORE (GALENO) DIETE RICCHE DI FARRO – MIELE - AMBROSIA DIETE RICCHE DI CARNE ⇩ AFFATICAMENTO PREMATURO ⇩ DIETE RICCHE DI CARBOIDRATI

Questo modello di food intake era lo stesso nell’antica Roma riservato ai legionari dell’esercito imperiale. Basti solo ricordare che il legionario percorreva 60-80 km al giorno con pesi di 20-40 kg e aveva come pasto giornaliero solamente 950 gr al giorno di farro e orzo. Unica-


mente cereali che sono una costante nell’alimentazione degli atleti nella storia. Ciò deve far riflettere sulla conoscenza del potenziale degli alimenti: il quale deve essere un punto di riferimento essenziale per la preparazione nutrizionale del soggetto in relazione alla prestazione sportiva o anche alla semplice attività fisica. Difatti abitudini alimentari corrette, ispirate a semplici principi, sono certamente sufficienti a coprire per intero i fabbisogni nutrizionali della quasi totalità degli sportivi impegnati in attività continuative, anche di buon impegno fisico. Nel corso degli ultimi vent’anni ci sono stati grandi sviluppi nella comprensione scientifica del ruolo della nutrizione sia nella prevenzione che in ambito sportivo. Studi epidemiologici e fisiologici hanno dimostrato come alcune forme di comportamento alimentare sbagliate, possono essere legate a un rischio maggiore di sviluppare patologie cardiovascolari, dismetaboliche e cronico degenerative. Tutto ciò, nel tempo, ha portato a raccomandazioni dietetiche che mirano a ridurre l’incidenza di questi disturbi sulla comunità. Lo stesso è oggi acclarato in campo atletico-sportivo. L’alimentazione è fondamentale nello sport in quanto fornisce il carburante per l’attività fisica, facilita la ricostruzione e la riparazione a seguito dell’esercizio, ottimizza le prestazioni atletiche, promuove la salute generale e il benessere non solo per gli atleti ma per chiunque si trovi fisicamente attivo. Basti pensare alle Linee Guida dell’American Dietetic Association e dell’American College of Sports Medicine, che indicano come l’attività fisica, le prestazioni atletiche e il recupero post-gara, migliorano se correlati da una valutazione nutrizionale ottimale. Queste organizzazioni raccomandano un’adeguata selezione dei cibi e dei liquidi, i tempi di assunzione, le scelte dei micronutrienti. L’analisi dei documenti e delle Linee Guida sono basate su studi di nutrizione e prestazioni specifiche, con dati scientifici relativi al fabbisogno energetico, alla valutazione della composizione corporea, alle strategie per il cambiamento del peso, ai nutrienti e ai fabbisogni dei fluidi, alle esigenze nutrizionali in funzione del tipo di sport. Studi recenti si basano sul presupposto di come gli alimenti, se ben utilizzati e conosciuti per il loro potenziale, forniscono le indicazioni per l’alimentazione ideale nelle prestazioni atletiche. LA FORMAZIONE IN AMBITO NUTRIZIONALE Vari aspetti delle richieste metaboliche nell’esercizio fisico, sono visti sotto l’aspetto delle modifiche biochimiche specifiche e di come questi vanno, da un punto di vista nutrizionale, trasmessi al soggetto che pratica sport. La formazione in ambito nutrizionale è richiesta predominante nella preparazione dello sportivo.

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Primo momento fondamentale è quello di valutare attentamente lo stato nutrizionale di chiunque si avvicini alla pratica sportiva; a maggior motivo di chi lo sport pratica in forma dilettantistica, semiprofessionale o professionale. Difatti proprio la valutazione dello stato nutrizionale aiuta a capire meglio i rapporti tra alimenti-micronutrienti e sistemi immunitario, genico e metabolico. Non da meno l’aspetto redox 2 cellulare, che induce di frequente gli sportivi disinformati ad assumere un sovraccarico di sostanze definite “antiossidanti” e che invece potrebbero trasformarsi in potenziali proossidanti. Allora ci si può chiedere se effettivamente esiste un ruolo determinante nella performance dello sportivo legato all’assunzione, attraverso l’alimentazione, di micronutrienti adeguati. La risposta sembra essere sì. IL RUOLO DEI MICRONUTRIENTI Prestare più attenzione alla conoscenza dei micronutrienti3, significa capire il ruolo che essi giocano nella produzione di energia, nella sintesi dell’emoglobina, nel mantenimento della citoimpalcatura dell’osso, di una adeguata funzionalità del sistema immunitario, della protezione cellulare da danni di lipoperossidazione. Non a caso i micronutrienti assistono la sintesi e la riparazione del tessuto muscolare durante il recupero da esercizio. Un adeguato e specifico apporto di micronutrienti può essere richiesto a copertura di una crescente richiesta di costruzione, riparazione e manutenzione di massa magra.

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I POLIFENOLI Certamente analizzare tutti i meccanismi d’azione dei micronutrienti sarebbe impresa enciclopedica, però ci sono delle specifiche classi importanti per finalizzare il miglioramento della performance sportiva: i polifenoli. I polifenoli sono di crescente interesse nella comunità scientifica, per le loro capacità antiossidanti e per le loro proprietà di aiutare l’organismo umano a rafforzare le difese geniche e immunitarie. Ed è abbastanza noto che l’attività fisica può indurre stress ossidativo nel soggetto dopo esercizio intenso; pertanto l’effetto dei flavonoidi (polifenoli più abbondanti negli alimenti di natura vegetale) può rappresentare un presidio alimentare e nutrizionale favorevole per lo sportivo.

2

Dall’inglese reduction e ossidation. ossidoriduzione (ndr)

3

I micronutrienti sono le vitamine (A, B, C, D, E, K), i minerali (calcio e fosforo) e gli oli-

goelementi (ferro, calcio e manganese) che migliorano il valore nutritivo degli alimenti.


I flavonoidi sono composti polifenolici che si trovano in grande abbondanza in tutte le piante terrestri (Tab. 4, 5 e 6) (cfr. bibliografia 1). Durante l’attività fisica intensa vi è un aumento del consumo di ossigeno in vari organi, in particolare nel muscolo scheletrico (bibl.5). Gli Oxygen-centered radicals sono prodotti dal metabolismo intermedio e il corpo, in stato di riposo, è dotato di entrambi i sistemi, enzimatico e non enzimatico, antiossidanti per prevenire i potenziali effetti nocivi delle specie reattive dell’ossigeno (ROS) (bibl. 6). L’ottimo equilibrio fisiologico tra le reazioni ossidative e la capacità antiossidante può essere turbato dall’intensa attività fisica (bibl.2). I ROS rilasciati provocano per ossidazione lipidica degli acidi grassi polinsaturi sia nelle membrane biologiche che nel sangue (bibl.5). Difatti l’attività fisica molto intensa produce una diminuzione dei livelli di antiossidanti e un aumento di indicatori di perossidazione lipidica in tessuti bersaglio e plasma (bibl. 7). I risultati descritti da Ghiselli (bibl. 9) indicano che negli alimenti, soprattutto frutta e vegetali, i polifenoli sono in grado di trasferire le loro capacità antiossidanti ai fluidi corporei (bibl. 8). Tab. 4 - Lista parziale di fitochimici presenti in alcuni alimenti • I flavonoidi si trovano nella frutta, verdura, vino, tè verde, cipolle, mele, cavoli e fagioli. • Indoli si trovano in broccoli, cavolo bok, cavoli, cavoletti di Bruxelles e rape noti come “crocifere. Essi contengono zolfo e attivano gli agenti che distruggono le sostanze chimiche cancerogene. • Isoflavoni sono presenti nei semi di soia e nei prodotti di soia. • Lignine si trovano in prodotti di grano e semi di lino interi.

Tab. 5 - Lista parziale di fitochimici presenti in alcuni alimenti • Allicina si trova in cipolle e aglio. Blocchi di Allicina eliminano le tossine da alcuni batteri e virus. • Antociani si trovano nella frutta rossa e blu (come lamponi e mirtilli) e nelle verdure.

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Essi contribuiscono a rallentare il processo di invecchiamento, a proteggere contro le malattie cardiache e patologie oncologiche, a prevenire la coagulazione del sangue e a combattere infiammazioni e allergie. • Biflavonoidi si trovano negli agrumi. Esperidina e Naringina. • Carotenoidi sono presenti nei colori giallo scuro, arancio, verde, rosso. Nella frutta e verdura come carote, pomodori, prezzemolo, arance, pompelmo rosa e spinaci.

Tab. 6 - Lista parziale di fitochimici presenti in alcuni alimenti • La luteina si trova nei vegetali a foglia verde. Può prevenire la degenerazione maculare e la cataratta, nonché ridurre il rischio di malattie cardiache e patologie oncologiche al seno. • Il licopene si trova principalmente nei derivati del pomodoro. A cottura ultimata, sembra ridurre il rischio di patologie oncologiche e patologie cardiache. • I composti fenolici si trovano negli agrumi, succhi di frutta, cereali, legumi e semi oleosi. Sono pensati per essere estremamente potenti e sono studiati per una varietà di benefici per la salute

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tra cui il rallentamento del processo di invecchiamento, la protezione contro le malattie cardiache ed i tumori e la lotta contro infiammazioni, allergie. Antitrombotici.

Basti ricordare la preparazione nutrizionale di Stefano Baldini, oro nella maratona alle Olimpiadi di Atene nel 2004, che era basata su alimenti caratterizzanti la dieta Mediterranea (cereali, frutta, verdura e pesce azzurro), producendo un grande vantaggio nella performance atletica del maratoneta. Tutto ciò dovrebbe far riflettere chi oggi crede ancora nei miracoli proposti dall’utilizzo di certe sostanze, lecite e non, nel raggiungimento di traguardi ambiziosi nello sport. Spesso è il sonno della ragione che genera mostri, la non conoscenza e soprattutto la non cultura del mondo degli alimenti, in particolare dei vegetali, del loro potenziale, utile se non indispensabile, nel bagaglio nutrizionale dello sportivo. Il ricorso a sostanze dopanti è del soggetto disinformato e al tempo stesso fragile, che identifica questi strumenti come elementi necessari a gratificare una distorsione della personalità. Occorre impegnare più tem-


po alla lettura di argomenti che riguardano il valore bromatologico degli alimenti: la cultura rende l’uomo libero e lo aiuta nella creazione del mondo della prevenzione che si attua solo con la corretta informazione, possibilmente la più scientifica. Quindi una maggiore considerazione e valutazione della capacità che hanno tanti micronutrienti, come polifenoli, oligoelementi e vitamine nel raggiungimento di obiettivi salutistici e nella preparazione dell’atleta. *Dirigente Unità Operativa di Nutrizione Umana e Clinica Dipartimento di Scienze Biomediche Università “G. d’Annunzio” - Chieti

Salvatore Purificato

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BIBLIOGRAFIA 1. Effects of polyphenolic antioxidants on exercise-induced oxidative stress. Morillas-Ruiz JM, Villegas Garc铆a JA, L贸pez FJ, Vidal-Guevara ML, Zafrilla P. Clin Nutr. 2006 Jun; 25(3):444-53. Epub 2006 Jan 19. 2. Polyphenols: chemistry, dietary sources, metabolism, and nutritional significance. Bravo L. Nutr Rev. 1998 Nov; 56(11):317-33. 3. Analysis of plasma and urinary tea polyphenols in human subjects. Lee MJ, Wang ZY, Li H, Chen L, Sun Y, Gobbo S, Balentine DA, Yang CS. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 1995 Jun; 4(4):393-9. 4. Analysis of (-)-epigallocatechin gallate in human serum obtained after ingesting green tea. Unno T, Kondo K, Itakura H, Takeo T. Biosci Biotechnol Biochem. 1996 Dec; 60(12):2066-8. 5. Exercise-induced oxidative stress. Alessio HM. Med Sci Sports Exerc. 1993 Feb;25(2):218-24. Review. 6. Exercise-induced modulation of antioxidant defense. Ji LL. Ann N Y Acad Sci. 2002 Apr; 959:82-92. Review.

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7. Free radicals and tissue damage produced by exercise. Davies KJ, Quintanilha AT, Brooks GA, Packer L. Biochem Biophys Res Commun. 1982 Aug 31;107(4):1198-205. No abstract available. 8. The effect of brief physical exercise on free radical scavenging enzyme systems in human red blood cells. Ohno H, Sato Y, Yamashita K, Doi R, Arai K, Kondo T, Taniguchi N. Can J Physiol Pharmacol. 1986 Sep; 64(9):1263-5. 9. Total antioxidant capacity as a tool to assess redox status: critical view and experimental data. Ghiselli A, Serafini M, Natella F, Scaccini C. Free Radic Biol Med. 2000 Dec; 29(11):1106-14. Review.


Il limite come necessità per la conoscenza di sé SEMPRE

PIÙ OGGI, SI STA AFFERMANDO UNA CULTURA CHE INCENTIVA L’UTILIZZO

DI PRODOTTI CHIMICI PER COLMARE CARENZE PERSONALI NELLE PRESTAZIONI LAVORATIVE, LUDICHE, SPORTIVE O NELLE RELAZIONI SOCIALI.

Maurizio Bechi Gabrielli*

N

egli ultimi anni il tema dell’uso di sostanze ha assunto dimensioni preoccupanti a tutti i livelli di età e di classe sociale. Sempre più si sta affermando una cultura che incentiva l’utilizzo di prodotti chimici per colmare carenze personali nelle prestazioni lavorative, ludiche, sportive o nelle relazioni sociali. La dipendenza da sostanze non si connota ormai più, com’era negli anni ’70 e ’80, come una fuga da una realtà pesante ed insostenibile, come una forma distorta di ribellione; al contrario, la sostanza serve oggi essenzialmente per adattarsi, per essere più integrato nei meccanismi sociali di consumo e di prestazione attualmente richiesti. Anche “lo sballo del week end”, nella sua sistematica regolarità, finisce per essere nient’altro che un recinto nel quale rigenerarsi per essere pronto a rispondere alle richieste della settimana successiva. In questo quadro il doping, l’uso di sostanze vietate nello sport, si inserisce da sempre perfettamente. La stessa definizione ne chiarisce il ruolo. È infatti considerato doping: “L’uso di sostanze o di procedimenti destinati ad aumentare artificialmente il rendimento, in vista o in occasione di una gara, e che può portare pregiudizio all’etica sportiva e all’integrità psico-fisica di un atleta”. MODELLI MOTIVAZIONALI ED ORIENTAMENTO DEGLI ATLETI Dagli anni ’90 la psicologia dello sport ha definito due tipologie di personalità negli atleti (J.G. Nicholls, 1992) che determinano un approccio diverso alla prestazione sportiva: gli atleti orientati al compito e quelli orientati al Sé. Gli atleti con personalità orientata al compito si caratterizzano per privilegiare lo sviluppo ed il padroneggiamento delle attività proprie della disciplina sportiva praticata; per dare importanza principalmente all’apprendimento e alla qualità dell’impegno; per valutare il rendimento in termini di impegno; per avere come obiettivo di miglioramento della forma fisica e dello sviluppo di abilità. Gli atleti orientati al Sé tendono a concepire lo sviluppo di abilità in relazione ad altri per sentirsi valutati competenti; a dare importanza soprattutto al confronto e ai risultati; a valutare il rendimento solo in termini di risultati raggiunti; ad avere obiettivi legati al desiderio di competere.

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In ulteriori studi, lo stesso autore ha definito altri parametri dei due stili di personalità. Gli atleti orientati al compito mostrano una concezione dello sport come fine (nient’altro che occasione di divertimento, di salute), danno importanza alla propria persona, hanno scarso desiderio di barare. Gli atleti orientati al Sé considerano lo sport come mezzo per affermare socialmente se stessi, per questo danno più importanza all’ambiente piuttosto che a sé; sono disponibili ad avvalersi di mezzi esterni per raggiungere i propri obiettivi. Quest’ultimo aspetto si spiega col fatto che gli atleti orientati al Sé subordinano l’accettazione di sé al successo sociale che riescono ad ottenere; sono orientati all’apparire piuttosto che all’essere.

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IL NUOVO PARADIGMA CULTURALE A ben vedere l’atteggiamento di questi atleti è perfettamente inserito nel nuovo paradigma culturale che si è andato affermando soprattutto dagli anni ’90 in poi. Il nuovo paradigma, quello dell’OGGI, può essere definito il “paradigma dell’Apparire”, in contrasto con quello precedente, quello di IERI, definibile come il “paradigma del Diventare”. Contrapponendo i due paradigmi si potrebbe affermare che: a. IERI: si partiva da zero e si poteva ottenere, conquistare. OGGI: si dà subito tutto e poi si toglie un pezzo alla volta. Ieri ottenere qualcosa era successivo al momento in cui si otteneva un successo, oggi ai giovani si regala tutto poi semmai si sequestra in caso di insuccesso. b. IERI: ci si muoveva all’interno della dicotomia tra Permesso e Vietato; il sentimento dominante era la Colpa in caso di sconfinamento nel “vietato”; gli adulti si rapportavano ai giovani attraverso l’esercizio dell’Autorità. OGGI: la dicotomia è tra Possibile e Impossibile (visto come possibile); il sentimento dominante è la Vergogna che si prova quando non si raggiungono gli obiettivi che spesso altri hanno deciso per noi e che è un sentimento molto orientato ai criteri di giudizio altrui; gli adulti, ormai privi di autorevolezza cercano di conquistare i ragazzi con la Seduzione (ieri si diceva “se studi ti compro il motorino”, oggi si dice “io ti compro il motorino, ma tu, fammi il favore, studia”). c. IERI: col “paradigma del Diventare” i giovani avevano come obiettivo la conquista della Libertà. OGGI: col “paradigma dell’Apparire” hanno come obiettivo la conquista della Notorietà. Tutto ciò ha determinato un fatto rilevante sul piano psicologico: è cambiato il significato del concetto di limite. Nel secolo scorso, col “paradigma del Diventare” il riferimento era la Norma, che definiva il limite tra permesso e vietato; col “paradigma dell’Apparire”, invece, il riferimento è l’Ideale, inteso come immagine sociale perfetta. E l’Ideale, per definizione è posto oltre il limite! Si è dunque passati da un atteggiamento culturale che aveva nel rispetto del limite l’obiettivo sociale (va bene ciò


che è permesso) ad un atteggiamento che ha come obiettivo il superamento del limite (con una forsennata corsa al raggiungimento dell’Ideale). IL SÉ E L’IMMAGINA CORPOREA Finora abbiamo parlato di Sé, con la esse maiuscola, senza chiarire effettivamente di cosa si tratti. Il Sé è quella parte della nostra psiche che costituisce il risultato della relazione tra bisogno di affermazione individuale e bisogno di relazione sociale. È ciò di cui siamo coscienti della nostra struttura di personalità, è ciò che riusciamo a vedere di noi stessi di fronte ad uno specchio che ci rimanda non solo la nostra immagine corporea ma anche l’immagine dei nostri sentimenti, dei nostri pensieri, dei nostri comportamenti. È ciò che noi vediamo di tutto ciò che noi siamo. In psicologia, si distingue il “Sé Reale”, inteso come la percezione realistica di noi stessi, ed il “Sé Ideale”, definibile come la percezione di noi stessi come vorremmo essere. Un soddisfacente grado di salute psichica si ha

Luciano Maccheroni

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se si percepiscono il Sé Reale ed il Sé Ideale come non troppo distanti. In altre parole se si ha un’immagine di sé realistica e ci si prefigge dei miglioramenti che sono effettivamente alla propria portata. Se il Sé Ideale è troppo lontano dal Reale si entra in una condizione di disagio psichico che porta ad un’autosvalutazione e costituisce una condizione di rischio per l’uso di aiuti esterni, tra cui l’uso di sostanze. L’immagine corporea (quello che ci sembra ci dica lo specchio) è parte del Sé e soprattutto nell’adolescenza ed in età giovanile, ne costituisce una parte molto rilevante. “Il corpo è per l’adolescente il luogo sul quale si giocano le principali trasgressioni rispetto al mondo degli adulti perché costituisce, in quanto involucro, il primo canale di comunicazione con l’esterno. La ricerca della perfezione estetica porta all’eccesso di richieste in nome di standard di vita sempre più elevati che inneggiano alla bellezza e al successo come mete irrinunciabili per una “sana” identità personale. Le aspettative sociali colludono con una delle principali caratteristiche dell’adolescente: il senso di trasformismo che si accompagna alle ineluttabili trasformazioni psicofisiche che definiscono “il passaggio di stadio” (Magda Di Renzo, 2006).

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IL DOPING COME ILLUSIONE La decisione di assumere sostanze dopanti nasce dall’idea che così si possa migliorare all’infinito se stesso, diventando una persona più … (qualunque cosa si decida di essere). In questo senso il doping viene visto come un utile strumento per raggiungere il proprio Sé Ideale. Il Sé Reale, come detto l’immagine realistica di ciò che noi siamo (in questo senso il nostro “Vero Sé”), si caratterizza per alcune caratteristiche peculiari: • totale auto-riconoscimento delle istanze psichiche personali; • elasticità negli adattamenti; • fedeltà (continuità nei cambiamenti somatici e psichici dell’esistenza individuale); • autonomia/interdipendenza nei rapporti con l’ambiente. La coscienza concreta di queste caratteristiche determina il nostro grado di autostima. L’autostima: • è il risultato del processo di autovalutazione dell’individuo; • indica in che misura la persona si considera importante, capace e di valore; • è influenzata dai successi e dagli insuccessi ottenuti; • subisce l’influenza di ciò che il soggetto pensa che gli altri si aspettino da lui. Se l’autostima è bassa si può strutturare un “Complesso di Inferiorità”, associato ad una sentimento stabile di vergogna, al quale abbiamo accennato prima. La vergogna è un’emozione spiacevole che deriva dal


non riuscire a raggiungere un ideale di comportamento che il soggetto si è prefissato; è provocata da esperienze che lo costringono a vedere se stesso con gli occhi degli altri; risiede nel giudizio negativo degli altri (reale o supposto) e in una sensibilità particolare verso di essi. Poiché “il bisogno di essere visto positivamente è un bisogno universale, più impellente della realizzazione del Sé” (Harré, Lamb, Mecacci, 1986), soprattutto nei giovani, può accadere che l’individuo attivi dei processi di “Compensazione”. Si tratta di un meccanismo (come tale caratterizzato da automatismi, una volta istallato) che è orientato alla ricerca di nuove vie per aumentare l’autostima ma che, collegato al complesso di inferiorità, non ha un carattere adattivo e raggiunge un equilibrio solo apparente. L’individuo diventa così vittima di se stesso e dell’esigenza di una iper-compensazione che lo porta a sperimentare costanti sentimenti di vanità, diffidenza, aggressività ed invidia. Si consolida così uno stato di “Finzione”, come risultato della Compensazione e come risposta compensatoria alla vergogna e all’angoscia che ne deriva. Il prodotto psichico della Finzione è un “Finto Sé”, una struttura psichica difensiva che oscura il “Sé Reale” e che rappresenta un falso adattamento all’ambiente. Non si tratta di semplice apparenza (darsi delle arie, raccontare bugie) ma di una convinzione interiore profonda che si manifesta nell’individuo come bisogno di sentirsi, riconoscersi ed essere riconosciuto nel modo che lui vorrebbe e che corrisponde al suo Sé Ideale. Il corpo in particolare non viene più definito dal suo limite, ovunque sia collocato, ma dalla possibilità dell’individuo di superarlo attraverso l’assunzione di una sostanza e l’accettazione di un rischio (addirittura di un danno) ricercato come esperienza Il doping si inserisce in queste costruzioni psichiche con un valore adattivo, non trasgressivo, come detto in precedenza. Per la mentalità degli adolescenti, volti alla trasgressione per indole in questa fase dello sviluppo, è significativo sottolineare questo aspetto. Per chi cerca l’affermazione di sé differenziandosi, può essere disincentivante scoprire che doparsi è assolutamente conformista. Il doping non ha altra funzione che quella di una conferma rispetto a due parametri significativi nella cultura della società attuale: la bellezza corporea, legata all’Apparire e il successo, legato alla Competitività. I PERCORSI ALTERNATIVI La lotta al doping dunque, non può che essere lotta ai costrutti culturali che lo sostengono e lo giustificano agli occhi dei giovani: • Fisicità come status: è sano un fisico bello e non uno che funziona; come dire che una scatola che contiene cioccolatini è più importante del suo contenuto. • Capacità/possibilità di scelta: tutti, non solo i giovani, sono costretti in recinti dove i problemi, la loro gerarchia e le possibili soluzioni sono

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sempre decisi da altri, l’unico criterio di salute sembra essere la capacità di consumo di ognuno. • Affettività come fattore di consumo: in questa logica anche i legami e gli affetti (in senso ampio) che li sostengono sono concepiti come oggetti di consumo; la qualità delle relazioni sembra essere un fattore secondario, la quantità prevale in quanto parametro visibile. • Tempo efficientizzato e organizzato da altri: il tempo appartiene a chi detiene il possesso degli oggetti di consumo; anche il tempo libero è ormai rigidamente organizzato e ciò che prima si faceva per piacere diventa un dovere se si vuole mantenere determinati standard di efficienza e d’immagine. L’alternativa e l’autonomia vera passano attraverso il contrasto a questi elementi che ormai tendono a dominare l’organizzazione psichica di ognuno di noi. La fisicità come espressione di salute al di là di ogni elemento estetico, la possibilità di scegliere secondo i propri bisogni autentici, affettività come misura della qualità dei legami e i legami stessi come misura della propria libertà (Benasayag, Schmit, 2005),il tempo come misura di un fisiologico ritmo di vita ed il “tempo vuoto” inteso come parametro della propria autonomia e del proprio potere di scelta, sono gli antidoti veri contro il doping, sono i pilastri sui quali gli adulti che hanno funzione educativa, dai genitori agli insegnanti, agli allenatori e agli educatori in generale devono far leva per costruire individui più autonomi e sani. Uno dei più importanti psicologi dello sport, Roland Martens, ci fornisce un importante punto di riferimento alternativo alla cultura del “risultato ad ogni costo”: “la più importante fiducia in sé che gli atleti possono possedere non è la convinzione che vinceranno o che non sbaglieranno mai ma che essi possono correggere i loro errori con il lavoro, per diventare migliori” (Roland Martens, 1991). In questo quadro il Limite può perdere il significato che il “paradigma dell’Apparire” tende ad attribuirgli di ostacolo, come una gabbia da cui evadere con qualunque mezzo, per acquisire il suo senso psicologico reale di “confine” all’interno del quale è posto tutto ciò che noi siamo, attributi di cui avere cura e da sviluppare, al di fuori del quale c’è tutto ciò che non ci appartiene, parte del quale può essere conquistato in una visone realistica di ciò che siamo e di ciò che possiamo diventare. In una società dell’Apparenza, per essere efficaci, può farci da bussola una frase che il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery si sente dire dalla volpe che gli spiega l’importanza dei legami: “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. […] l’essenziale è invisibile agli occhi”. *Psicologo, Dirigente U.O. per il Disagio Psichico in Età Giovanile Dipartimento Salute Mentale – A.S.L. 4 – Terni - Umbria


Legalità e sport viaggio nella legge sul doping PER

CONTRASTARE IL DILAGANTE FENOMENO DEL DOPING NELLO SPORT,

LA LEGGE

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VARATA IN ITALIA NEL

2000,

COSTITUISCE UN PRIMO

SIGNIFICATIVO PASSO PER AFFRONTARE IL PROBLEMA.

Corrado Riggio*

L a legge n. 376/00 è stata promulgata per contrastare il dilagante fenomeno del doping che aveva ormai assunto dimensioni davvero pericolose non solo per la lealtà e la correttezza delle competizioni sportive ma soprattutto per la salute degli atleti. I primi commentatori della legge hanno individuato nella stessa il primo intervento legislativo finalizzato alla repressione del doping mentre, nella realtà, è vero solo in parte, in quanto, se prima della legge 376 gli strumenti legislativi erano poco efficaci, anche molte delle novità introdotte con questa legge sono novità solo apparenti. Infatti, un precedente significativo si può rinvenire in una legge del 1971 e precisamente la n. 1099 che prevedeva norme molto simili a quelle introdotte dalla legge 376. Purtroppo la legge 1099 ha avuto una scarsa applicazione soprattutto a causa del sistema sanzionatorio decisamente blando. Tutti i reati previsti dagli artt. 3, 4 e 5 erano puniti con la sola ammenda per cui l’efficacia deterrente di queste disposizioni è stata decisamente scarsa; infatti si è giunti alla depenalizzazione di queste fattispecie di reato, realizzata con la L. 689/81 la quale ha trasformato in illeciti amministrativi le contravvenzioni punite con la sola pena pecuniaria dell’ammenda. LE NOVITÀ INTRODOTTE DALLA LEGGE 376 La legge 376/00 all’art. 1 si pone l’obiettivo di promuovere la salute individuale e collettiva attraverso l’attività sportiva che deve essere informata al rispetto dei principi etici e dei valori della Convenzione contro il doping firmata a Strasburgo nel 1989, la quale ha stabilito che i beni giuridici tutelati sono la salute sia individuale che collettiva e la lealtà delle competizioni sportive. Le novità principali introdotte dalla legge sono rappresentate da: 1. previsione, quale ipotesi di reato, della condotta di chi assume sostanze dopanti; 2. introduzione di sanzioni accessorie come interdizione temporanea o permanente dall’attività sportiva o sanitaria; 3. istituzione di una Commissione di vigilanza e di controllo (c.d. Commissione Antidoping) di nomina ministeriale.

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Rispetto alla legislazione precedente, la nuova legge si applica a tutte le competizioni agonistiche in cui siano coinvolti gli atleti. Il legislatore ha ritenuto opportuno fornire direttamente una definizione del concetto di doping al fine di evitare dubbi interpretativi. Nella definizione di doping rientrano non soltanto l’impiego di particolari sostanze che influiscono sulla prestazione fisica ma anche trattamenti medici che producono nell’organismo umano lo stesso risultato. Tale equiparazione si è resa necessaria visto il frequente ricorso da parte degli atleti a pratiche quali il c.d. doping ematico o trasfusione ematica (autologa e/o eterologa) che raggiungono gli stessi risultati dell’assunzione di prodotti dopanti. In sostanza il legislatore ha voluto, con la nuova legge, reprimere non soltanto il doping in senso stretto ovvero l’utilizzo di farmaci o pratiche mediche che alterino le prestazioni dell’atleta ma anche quelle dirette ad occultare la pratica del doping. Nonostante lo sforzo del legislatore di evitare dubbi interpretativi, un primo problema è sorto subito dopo l’entrata in vigore della L. 376 in relazione alla individuazione dei farmaci e delle sostanze dopanti. Infatti l’art. 9 della legge sembra costruito come una tipica norma penale in bianco in quanto - nel classificare le sostanze dopanti - rinvia ad un elenco di farmaci, sostanze e pratiche mediche elaborate dalla Commissione Antidoping e trasferite in un decreto ministeriale. I primi commentatori ritenevano quindi che finchè la Commissione non avesse predisposto l’elenco delle sostanze dopanti, le norme penali previste dall’art. 9 non potevano ancora considerarsi in vigore poichè veniva a mancare l’individuazione di un elemento essenziale dell’illecito. In realtà non è proprio così in quanto l’art. 2 prevede che la Commissione, nell’individuare le sostanze dopanti, deve comunque anche rispettare l’elenco già predisposto con la Convenzione di Strasburgo ratificata in Italia con la L. 522/95. Dunque, un elenco dei farmaci considerati dopanti era già previsto da una legge adottata dallo Stato in esecuzione di un trattato internazionale. Per questo, le norme penali introdotte con la L. 376 potevano considerarsi immediatamente efficaci già dall’entrata in vigore della legge. La questione è ancora aperta anche dopo che la Commissione ha iniziato i propri lavori individuando i farmaci e le pratiche vietate. Il problema continua a porsi a causa della rapidissima evoluzione della pratica del doping che va a scontrarsi con la lentezza del procedimento amministrativo previsto dalla legge per l’aggiornamento dell’elenco delle sostanze dopanti. Se è vero infatti che l’art. 2 impone alla Commissione una revisione periodica delle classi di farmaci dopanti (con cadenza non superiore a sei mesi) è anche vero che in realtà l’aggiornamento della lista dovrebbe continuamente rincorrere le novità scientifiche ed i trucchi elaborati dai professionisti del doping.


Si ritorna quindi al problema di stabilire se ci si debba attenere esclusivamente all’elenco predisposto dalla Commissione oppure se si dovrà considerare vietata qualsiasi sostanza idonea a modificare le condizioni psicofisiche e biologiche dell’organismo. A tal proposito, bisogna ricordare che se si fosse seguito l’orientamento della Convenzione di Strasburgo, non sarebbero sorti problemi; di fatto la Convenzione prevede una lista di classi di farmaci dopanti menzionando anche l’espressione “ e sostanze affini”. Al contrario, il nostro legislatore ha optato per un elenco chiuso delle specialità medicinali dopanti, non prevedendo la illiceità delle sostanze affini, andando in questo modo in contrasto con le disposizioni indicate nella Convenzione e creando anche tutti i conseguenti problemi già precedentemente individuati. LE CONDOTTE COSTITUENTI REATO L’art. 9 della L. 376/00 prevede le seguenti ipotesi di reato: - il primo comma sanziona la condotta di chi assume, procura ad altri, somministra o favorisce l’utilizzo di farmaci idonei a modificare le condizioni psicofisiche dell’organismo; - il secondo comma prevede la medesima pena per chi adotta o si sottopone a pratiche mediche finalizzate allo stesso risultato. Tali due fattispecie sono formulate identicamente ovvero prevedono la stessa sanzione, il medesimo evento, lo stesso elemento psicologico. Uguale criterio anche per le circostanze aggravanti e le sanzioni accessorie. È possibile il concorso tra i due reati per cui l’atleta che pratichi il doping attraverso l’utilizzo di sostanze dopanti ed al tempo stesso si sottoponga a pratiche mediche illecite dovrà rispondere di entrambi i reati.

Eugenio Doretti

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Una novità importante è quella della reintroduzione della responsabilità penale dell’atleta che assume sostanze dopanti. Tuttavia va ribadito che dall’assunzione di farmaci vietati da parte dell’atleta potrà derivare una sua responsabilità penale solo nel caso vi sia il suo consenso. L’eventuale somministrazione di farmaci e sostanze illecite all’insaputa dell’atleta, non potrà mai determinare la punibilità dello stesso che resterà soltanto vittima del reato. In pratica, al fine di poter tutelare il bene “salute”, il legislatore si è spinto fino al punto di sanzionare penalmente la condotta di chi rechi danno alla propria integrità psico-fisica. La scelta di incriminare anche l’atleta assuntore, ha portato tuttavia e porterà nella prassi applicativa una serie di problemi che la legge solo in parte risolve. Si tratta di questioni tutte legate alle esigenze di accertamento probatorio del reato di doping. Le prove legate al reato di doping saranno ricercate non tanto utilizzando le dichiarazioni dell’atleta ma attraverso altri mezzi quali ad esempio il prelievo di campioni o le perquisizioni ed i sequestri di sostanze illecite. Inizialmente il prelievo di campioni non era obbligatorio e questo fino a quando (l’11 gennaio 2004) 6 su 12 atleti dei campionati di calcio di serie A e B si sono rifiutati di sottoporsi ai controlli. L’art. 9 della L. 376/00 prevede che l’assunzione e la somministrazione di farmaci dopanti o di pratiche mediche dopanti siano punibili quando il fatto è commesso al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti o di modificare il risultato dei controlli sulle pratiche vietate. Rilevante risulta essere lo stesso settimo comma dell’art. 9 di questa legge, il quale sanziona anche chiunque commerci i farmaci e le sostanze dopanti attraverso canali diversi dalle farmacie o dai dispensari aperti al pubblico. In tal modo la norma ha inteso perseguire l’introduzione sul mercato di sostanze dopanti, realizzata senza passare attraverso i canali ufficiali di distribuzione. Quest’ultima fattispecie è sanzionata in modo molto più severo (ovvero con la reclusione fino a 6 anni) e si differenzia dalla condotta di “procacciamento” prevista dal primo comma per il fine di lucro che deve necessariamente connotare la condotta di chi commercia. SANZIONI, CIRCOSTANZE AGGRAVANTI, SANZIONI ACCESSORIE E CAUSA DI NON PUNIBILITÀ La legge 376/00, art. 9 comma 3 lett. a), b) e c), prevede altresì, tre circostanze aggravanti per i soli reati di assunzione e somministrazione di sostanze dopanti. La prima circostanza ricorre “quando dal fatto derivi un danno alla salute” che deve essere inteso esclusivamente come danno arrecato alla salute dell’atleta.


Un’altra aggravante è prevista quando il fatto è commesso da un componente o dipendente del CONI o di federazioni sportive nazionali. Relativamente a tale ultima aggravante soggettiva, sorprende la mancata previsione di un’analoga circostanza aggravante quando il fatto sia commesso da un medico. La lettera b) prevede infine un aumento di pena quando il fatto è commesso nei confronti di un minorenne. Nel definire la nozione di doping, il legislatore all’art. 1 ha previsto una causa di non punibilità per le ipotesi in cui l’assunzione e la somministrazione sia giustificata da una situazione patologica nella salute dell’atleta che renda indispensabile il ricorso a tali pratiche o trattamenti farmacologici. A tal fine il legislatore ha anche previsto l’obbligo per l’atleta di certificare le condizioni patologiche o di mettere a disposizione delle autorità preposte ai controlli, la relativa documentazione medica. Il reato sarà escluso soltanto laddove si dimostri, da parte dell’atleta, l’effettiva presenza della malattia e non attraverso il solo adempimento degli oneri di comunicazione e certificazione imposti dalla legge La legge prevede anche delle sanzioni accessorie alle pene previste per i reati in materia di doping. La prima riguarda i medici. Il quarto comma dell’art. 9 prevede infatti l’interdizione temporanea dell’esercizio della professione quando il fatto è commesso da chi esercita una professione sanitaria. Un’altra pena accessoria (interdizione permanente) è prevista quando il fatto è commesso da un dipendente del CONI o di una federazione sportiva nazionale o società o associazioni o enti riconosciuti dal CONI. L’ultima sanzione accessoria, di natura patrimoniale, è rappresentata dalla confisca dei farmaci, delle sostanze e delle altre cose servite o destinate a commettere il reato, che risulta essere sempre ordinata in caso di sentenza di condanna. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni e con la multa da € 2.500,00 a € 50.000,00 chiunque procuri ad altri, somministri, assuma o favorisca comunque l’utilizzo di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive, ricompresi nelle classi previste all’articolo 2, comma 1. Farmaci o sostanze che non siano giustificati da condizioni patologiche e siano idonei a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo, per alterare le prestazioni agonistiche degli atleti o per modificare i risultati dei controlli sull’uso di tali farmaci o sostanze. La pena di cui al comma 1 si applica, salvo che il fatto costituisca più grave reato, a chi adotta o si sottopone alle pratiche mediche ricomprese nelle classi previste all’articolo 2, comma 1, non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo, al fine di alterare le prestazioni agonisti-

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che degli atleti ovvero dirette a modificare i risultati dei controlli sul ricorso a tali pratiche. CONCLUSIONI In definitiva l’esame delle disposizioni contenute nella legge 376/00 consente di affermare che con questa legge il nostro Stato ha fatto un primo e significativo passo verso la risoluzione del problema doping. Tuttavia la presenza di alcune difficoltà interpretative ed operative poste da detta legge ci fa comprendere come la funzionalità di questo strumento dipenderà soprattutto dall’effettivo impegno degli organi (P.A. ed A.G.) che saranno chiamati ad utilizzarlo. Al di là di tutto comunque un contributo decisivo potrà e dovrà essere fornito principalmente da quei soggetti che operano quotidianamente nel campo dello sport i quali sono chiamati a svolgere un’opera essenziale di educazione e sensibilizzazione degli atleti e soprattutto dei giovani atleti che faccia capire loro come il doping sia qualcosa che nulla a che vedere con l’idea stessa di sport. A riprova di quanto detto vi è la circostanza che ad oggi sono ancora tantissimi gli atleti che fanno uso di sostanze dopanti in tutti gli sport, nessuno escluso, e sono sempre tantissimi quegli sportivi che fanno uso di integratori alimentari per migliorare le proprie prestazioni fisiche. È evidente che l’introduzione di sanzioni penali non è ancora riuscita a sconfiggere l’ossessione e l’imperativo di vincere a tutti i costi, ossessione che porta per l’appunto all’utilizzo di pratiche di doping. *Avvocato, Giurista, Commissione antidoping US Acli

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No al doping PERCORSI

EDUCATIVI PER SVILUPPARE LE CONOSCENZE DEGLI STUDENTI

SULLA TUTELA DELLA SALUTE NELLE ATTIVITÀ SPORTIVE E SUI DANNI DERIVANTI DALL’USO DI SOSTANZE DOPANTI E DALL’ABUSO DI FARMACI.

QUESTIONARIO DI ENTRATA (anonimo) ANNI_________________

SESSO

M

F

1 - Pratichi uno sport? a - Si b - No c - Solo a scuola

2 - Pratichi o praticheresti con piacere: a - Sport di squadra b - Sport singolo

3 - Pratichi lo sport per: a - vincere b - per divertimento c - per divertirmi e fare nuove amicizie d - perché me lo impongono

4 - Ti è mai stato imposto di praticare sport? a - Si, dai miei genitori b - No, mai c - Lo pratico con piacere: ho deciso da solo che sport praticare e quando

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5 - Pensi che i tuoi genitori siano contenti solo se vinci? a - Vogliono che sia sempre il primo in una gara b - L’importante è partecipare

6 - Conosci il fenomeno “doping”? a - Si b - No


7 - Cosa pensi che sia? a - Una malattia comune, come l’influenza b - L’ uso di sostanze o medicinali vietati con lo scopo di aumentare artificialmente il rendimento fisico e le prestazioni dell’atleta c - Bere troppa acqua d - Studiare troppo

8 - Dove o da chi sei venuto a conoscenza del “doping”? a - Tv, film, radio b - Internet c - Corsi frequentati a scuola o in palestra d - Mai sentito parlare e - Amico f - Genitori g - Per strada

9 - Pensi che il doping sia diffuso maggiormente: a - Nello sport professionistico b - Nello sport dilettantistico c - Non fa parte del costume degli atleti italiani

10 - Conosci l’esistenza, in Italia, di una legge che previene e combatte il doping? a - Si b - No

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11 - Ad oggi quali pensi siano i modi per diminuire la diffusione del “doping”: a - Non c’è bisogno di combatterlo perché è quasi inesistente b - Leggi punitive c - Cancellazione dello sport interessato 12 - Pensi che la diffusione del “doping” si possa bloccare: a - Con l’educazione allo “sport pulito” b - Con una più dura punizione del dopato (Arresto, Squalifica a vita) c - Con la chiusura di tutte le palestre d - Con controlli mirati nelle palestre 13 - Come hai conosciuto gli integratori alimentari? a - Dalla pubblicità dei mass media b - Dal medico di famiglia c - Nelle palestre d - Dagli amici


14 - Gli integratori alimentari possono sostituire gli alimenti? a - Si sono sostanze che possono aumentare la performance b - Si sono utili e indispensabili soprattutto nel campo dello sport c - Sono da sconsigliare a chiunque d - La conoscenza del valore nutrizionale degli alimenti ci può aiutare a farne a meno

15 - Gli integratori alimentari possono nuocere alla salute? a - No sono sostanze che possono aiutare a crescere l’organismo b - Si perchÊ possono interferire con il sistema immune e genico c - No perchÊ sono innocui

Istituto Scolastico ______________________

Luogo e Data _________________________

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No al doping PERCORSI

EDUCATIVI PER SVILUPPARE LE CONOSCENZE DEGLI STUDENTI

SULLA TUTELA DELLA SALUTE NELLE ATTIVITÀ SPORTIVE E SUI DANNI DERIVANTI DALL’USO DI SOSTANZE DOPANTI E DALL’ABUSO DI FARMACI.

QUESTIONARIO DI USCITA (anonimo) ANNI_________________

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SESSO

M

F

1 - Pratichi uno sport? a - Si b - No c - Solo a scuola

2 - Pratichi o praticheresti con piacere: a - Sport di squadra b - Sport singolo

3 - Pratichi lo sport per: a - vincere b - per divertimento c - per divertirmi e fare nuove amicizie d - perché me lo impongono

4 - Cosa pensi che sia il doping a - Una malattia comune, come l’influenza b - L’ uso di sostanze o medicinali vietati con lo scopo di aumentare artificialmente il rendimento fisico e le prestazioni dell’atleta c - Bere troppa acqua d - Studiare troppo 5 - Pensi che il doping sia diffuso maggiormente a - Nello sport professionistico b - Nello sport dilettantistico c - Non fa parte del costume degli atleti Italiani

6 - Conosci l’esistenza, in Italia, di una legge che previene e combatte il doping? a - Si b - No


7 - Ad oggi quali pensi siano i modi per diminuire la diffusione del “doping”? a - Non c’è bisogno di combatterlo perché è quasi inesistente b - Leggi punitive c - Cancellazione dello sport interessato 8 - Pensi che la diffusione del “doping” si possa bloccare: a - Con l’educazione allo” sport pulito” b - Con una più dura punizione del dopato (arresto, squalifica a vita) c - Con la chiusura di tutte le palestre d - Con controlli mirati nelle palestre 9 - Come hai conosciuto gli integratori alimentari? a - Dalla pubblicità dei mass media b - Dal medico di famiglia c - Nelle palestre d - Dagli amici 10 - Gli integratori possono sostituire gli alimenti? a - Si sono sostanze che possono aumentare la performance b - Si sono utili e indispensabili soprattutto nel campo dello sport c - Sono da sconsigliare a chiunque d - La conoscenza del valore nutrizionale degli alimenti ci può aiutare a farne a meno

11 - Gli integratori alimentari possono nuocere alla salute? a - No sono sostanze che possono aiutare a crescere l’organismo b - Si perché possono interferire con il sistema immune e genico c - No perché sono innocui

Istituto Scolastico ______________________

Luogo e Data _________________________

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Fabio Del Ghianda

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Fabio Del Ghianda

NO AL DOPING

PAROLE E IMMAGINI CosĂŹ si esprimono ragazzi e docenti

A cosa serve correre se sei sulla strada sbagliata? (proverbio tedesco)

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NO AL DOPING

Il doping ti toglie la salute no al doping AGRIGENTO Comitato provinciale US Acli AGRIGENTO Docente e refente locale progetto Prof. Stefano Urso Scuola Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato “Enrico Fermi”

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Attestato di adesione alla Campagna anti-doping regalato alle scuole superiori del territorio agrigentino.

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Attestato anti-doping regalato a tutte le associazioni/palestre affiliate al Comitato US Acli Agrigento


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“Durante il lavoro svolto, si è notato che la maggior parte degli alunni conosce in qualche modo il fenomeno del doping ma disconosce totalmente gli effetti negativi che le sostanze assunte provocano a livello anatomico-funzionaleâ€?. Prof. Stefano Urso


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NO AL DOPING

No al doping sĂŹ allo sport pulito AVELLINO Comitato provinciale Referente locale progetto Scuola Docente

US Acli AVELLINO Teresa Del Viscovo Liceo Statale P. Virgilio Marone Prof. Costantino Maietta

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“Uno dei concetti di base dello sport è quello di prevedere che vinca il migliore e non il più dopato; è scorretto infatti, non solo nei confronti degli avversari ma anche nei confronti di se stessi e dello sport, cercare di vincere con mezzi fraudolenti”. Chiara Staffa (classe 3a alfa)

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Il DVD “No al doping Sì allo sport pulito” è visibile cliccando su: www.usacli.org/progetto-no-al-doping


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“La pratica del doping è riprovevole per almeno due motivi: danni potenziali a cui l’atleta può andare incontro e la corruzione apportata alla genuinità della prestazione atletica”. Antonia Maria Acierno (classe 2a alfa)


Giovanni Coa

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Giovanni Coa

NO AL DOPING

Niente imbroglio. Solo orgoglio! CHIETI Comitato provinciale Referente locale progetto Scuola Docente

US Acli CHIETI Vincenzo Sgavicchia Liceo Classico Statale G.B. Vico Prof. Enrica Gentili

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Mariacarla D’Orazio (classe 1a C) Samantha De Virgilio (classe 1a C) Alessandro Mammarella (classe 1a C)

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NO AL DOPING

Lo sport come fabbrica di mostri!? FERRARA Comitato provinciale Referente locale progetto Scuola Docente

US Acli FERRARA Alfredo Corallini Liceo Classico Statale G. Carducci Prof. Veronica Liverani

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Per ragioni di spazio, testi e immagini sono solo una parte del lavoro realizzato in Powerpoint “Sport e competizione visti da noi 3a E”. Merita una citazione l’interessante approfondimento curato da Mattia Palmonari e Cristiano Lettieri della classe 2a E, “Il doping”.


NO AL DOPING

Chi doping non piglia pesci MESSINA Comitato provinciale Referente locale progetto Scuola Docente

US Acli MESSINA Giuseppe Silvestri Istituto di Istruzione superiore “Felice Bisazza” Prof. Francesco Cannistraci

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“Il doping c’è perché c’è una cultura diffusa della tolleranza che aumenta il business. Vogliamo agire concretamente su questa cultura, per la tutela della salute: combattendo la sedentarietà e promuovendo l’attività fisica, le scelte responsabili e lo sport sano, contro la cultura del doping”. Prof.ssa Anna Maria Gammeri Dirigente scolastico “F. Bisazza”


“Chi doping non piglia pesci” - DVD Atto unico Interpreti

Gli studenti: Mattia Irrera Fabio Monganero Annalisa Maggio Alessandra La Corte

I professori: Renato Giorgianni Francesco Cannistraci Gaspare Romeo Cinzia Mendolia

Regia Prof. Claudia Terranova Dal testo del filmato “Chi doping non piglia pesci” Allenatore: L’eritropoietina… aiuta! Dobbiamo prenderla per non restare “piccoli”… per vincere... Studente: No, non voglio vincere così. Preferisco restare in panchina! Hanno collaborato alla realizzazione del progetto i ragazzi della 5B, 5C, 5D Scienze sociali e della 5 A Scientifico.

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Il DVD “Chi doping non piglia pesci” è visibile cliccando su: www.usacli.org/progetto-no-al-doping


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NO AL DOPING

Sì alla vita no al doping MILANO Comitato provinciale Referente locale progetto Scuola

Docente

US Acli MILANO Alessandro Galbusera Istituto Statale “E. Torricelli” Liceo Scientifico Tecnologico Tecnico Industriale Prof. Elisa Meotti

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Testi e immagini sono parte del lavoro realizzato in Powerpoint dai ragazzi dell’Istituto Superiore E. Torricelli. Al progetto hanno partecipato 3 classi per un totale di circa 85 alunni delle classi seconde e terze con un’età compresa tra i 14 e i 16 anni.

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Impossible is Nothing Dont’t use Doping Respect yo/urself Alessio De Natale, Gianmarco Ploner, Riccardo Piazzola, Marco Corbani, Luca Oddi 3a D LSM


Rifiuta il doping Accetta lo sport!!! Doping win X fall Davide D’Orio, Simone Caliandro, Roman Eskander, Manuel Gennardi, Alessio Lena, 3a D LTM

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Il doping non ti mette le ali... ...te le spezza! Pobiati, Giovanelli, Germani, Tupputi, Vismara 3a D LTM


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NO AL DOPING

No alle sostanze dopanti e agli integratori PADOVA Comitato provinciale Referente locale progetto Scuola Docente

US Acli PADOVA Marco Di Silvestre Istituto di Istruzione Superiore “Barbarigo” Prof. Carla Zotti

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Nel Progetto sono state coinvolte tutte le classi quarte e quinte dell’Istituto con metodiche diverse. Con le classi quarte si è dato più attenzione alle esperienze personali individuando le reali motivazioni che sono alla base dell’assunzione di integratori non solo in ambito sportivo per il miglioramento delle prestazioni atletiche ma anche nella quotidianità per il comune senso del “sentirsi bene ed adeguati”. Mentre con le classi quinte, sono state approfondite le tematiche utili all’elaborato scritto dell’ Esame di Stato, affrontando l’argomento del Progetto dal punto di vista chimico/farmacologico, legale ed economico.

78 CLASSI QUARTE 1) confronto e discussione nella classe: perché sono stanco dopo un allenamento o partita? perché voglio a tutti i costi primeggiare e farmi notare nella competizione? perché temo di non essere accettato così come sono nelle feste o ritrovi? perché non mi sento sempre all’altezza delle aspettative? perché mi capita di essere assonnato o poco reattivo? 2) prove “in campo”: per ogni classe - effettuati dei test di rendimento fisico; - individuati i ragazzi che con una certa costanza prendono integratori alimentari;


- fra questi trovati i volontari che per un mese hanno seguito seriamente una dieta equilibrata ed un corretto stile di vita; - riproposti i test di rendimento fisico; - confronto diretto: nessun calo delle prestazioni nei ragazzi che non prendevano più integratori. CLASSI QUINTE 1) aspetto chimico/farmacologico. Dei vari farmaci ed integratori: steroidi anabolizzanti, ormoni glicoproteici, sostanze stimolanti, sostanze che innalzano la soglia della fatica, aminoacidi, creatina e carnitina si è identificato: - efficacia ed uso clinico; - potenziali effetti nella pratica sportiva, effetti ergogenici; - effetti collaterali e rischi spesso permanenti sull’uomo, sulla donna e sul bambino; 2) aspetto legale. Delle varie sostanze considerate si è vista - la classificazione del Comitato Internazionale Olimpico; - controlli in ambito sportivo ed amatoriale; - legislazione di altre nazioni; 3) aspetto economico. Business economico - tutela della salute pubblica; - poca chiarezza del bugiardino, le ditte non sono tenute a precisare tutti gli eccipienti; - falsa pubblicità, influenza mass media; - poco controllo nelle palestre e circoli amatoriali; - vendita anche di sostanze illegali, aumento criminalità.

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Doping ti stopping Comitato provinciale Referente locale progetto Scuola Docente

US Acli PADOVA Marco Di Silvestre Istituto Tecnico Commerciale Statale “Pier Fortunato Calvi” Prof. Fabio Balsano

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Hanno detto:

“È vero, la pastasciutta è il mio doping, ma a patto che sopra ci sia il parmigiano” Max Rosolino, campione di nuoto “Il golf è l’unico sport dove i giocatori non vengono squalificati per l’erba” Bob Hope, attore


NO AL DOPING

Se ti dopi hai già perso SALERNO Comitato provinciale Referente locale progetto Scuola Docenti

US Acli SALERNO Vittorio Mastrovito Liceo Scientifico “Francesco Severi” Prof. Raffaella Lembo, Prof. Rosaria Petracca, Prof. Rosa Anna Salerno

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“Il progetto No al doping ha riscosso subito un enorme successo nel nostro Liceo. […]. Noi studenti, ci siamo divisi i ruoli: i ragazzi della 2a I hanno preparato un sondaggio a cui sottoporre l’intero istituto; quelli della 2a H hanno poi elaborato i dati attraverso grafici e statistiche; mentre gli alunni della 2a F hanno raccolto il tutto e, improvvisandosi giornalisti per un giorno, hanno intervistato alcuni sportivi della scuola per capire esattamente cosa sanno e pensano i giovani del doping […] Tutto il progetto ci ha visti protagonisti di una realtà vastissima, rendendoci partecipi in prima persona delle problematiche che affliggono lo sport”. Daphne Grieco studentessa


“Se ti dopi hai già perso” - DVD I giornalisti: Antonio Iuliano Daphne Grieco Mauro Scalese

Gli intervistati: Elena Mari Roberto La Sala Rosario Baccaro Rosario D’Onofrio Claudia Mandia Prof.ssa Salerno

Riprese:

Attilio Cianci Francesco Desiderio Montaggio: Attilio Cianci Hanno collaborato alla realizzazione del progetto i ragazzi della 2a E, 2a F, 2a I. Si ringraziano le prof.sse Salerno, Petracca, Lembo

Il DVD “Se ti dopi hai già perso” è visibile cliccando su: www.usacli.org/progetto-no-al-doping

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NO AL DOPING

Voglio vincere da solo no al doping TERNI Comitato provinciale Referente locale progetto Scuola

Dirigente

US Acli TERNI G. Franco Almadori Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato “Sandro Pertini” Ing. Giocondo Talamonti

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“Pochi si spaventano di fronte ad esempi sconvolgenti di ex-atleti colpiti da SLA o altre malattie neurologiche; ciò significa che l’informazione che giunge agli sportivi è falsata e che si è sempre pronti a giustificare chi ha fatto ricorso a pratiche illecite solo perché è un “eroe” dello sport o perché con il suo comportamento è riuscito a far ottenere alla sua squadra i risultati che i fan si attendevano”. Il Dirigente scolastico Ing. Giocondo Talamonti


Le scuole partecipanti al progetto Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato “Enrico Fermi”

Agrigento

Liceo Statale “Publio Virgilio Marone”

Avellino

Istituto Statale per Geometri “Crescenzi-Pacinotti”

Bologna

Liceo Classico Statale “G.B. Vico”

Chieti

Liceo Statale “Giosuè Carducci”

Ferrara

Istituto di Istruzione Superiore “Felice Bisazza”

Messina

Istituto Statale “Evangelista Torricelli”

Milano

Collegio Vescovile “Barbarigo” (Liceo classico, musicale, scientifico) Istituto Tecnico Commerciale Statale “Pier Fortunato Calvi”

Padova

Liceo Scientifico Statale “Francesco Severi”

Salerno

Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato “Sandro Pertini”

Terni

Avvertenza: Per motivi di spazio, i lavori di alcune scuole partecipanti al progetto sono stati riportati solo in parte. I DVD di Avellino, Messina, Salerno sono visibili cliccando su: www.usacli.org/progetto-no-al-doping

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Stampa: Ugo Quintily S.p.A. - Roma


3 • NO AL DOPING Via G.Marcora 18/20 • 00153 Roma Tel. 06.5840650 • Fax 06.5840564 progetti.usacli@acli.it www.usacli.org

QUANDO LO SPORT È SOCIALE

Quando lo sport e ‘sociale

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NO AL DOPING Quando lo sport e ‘sociale Progetto finanziato dal Ministero della Salute ai sensi della legge n. 376/2000 – Direttiva 2009 Le attività inerenti al progetto sono a titolo gratuito


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