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Alimentazione
LA LOGICA NUTRIZIONALE DEL CANE E DEL GATTO PER UNA CORRETTA E SANA ALIMENTAZIONE RISPETTOSA DEI PRINCIPI BASE CHE DEVONO ACCOMPAGNARE QUALSIASI DIETA
ONNIVORO, CARNIVORO, VEGETARIANO?
Giuliano Zaghini Ordinario Zootecnia Speciale Dipartimento Scienze Mediche Veterinarie Alma Mater Studiorum Bologna
Nicooografi - Pixabay
Nella pratica dell’alimentazione del cane e del gatto frequentemente si riscontrano opinioni discordanti circa gli orientamenti nutrizionali dei nostri pet. Gli interrogativi che si pongono riguardo ai regimi alimentari da adottare debbono essere considerati sulla base di attente analisi delle differenze e delle similitudini, soprattutto di ordine biochimico e fisiologico, presenti nelle due specie.
Le diversità di ordine nutrizionale
Pur accomunati dalla terminologia di carnivori domestici, il cane e il gatto sono da considerare specie “nutrizionalmente” diverse. Non è giusto quindi considerare il gatto un piccolo cane, poiché ha in sé specifici caratteri fissati nel corso del processo evolutivo. Ne sono la prova la conformazione del digerente, certamente più funzionale a una dieta strettamente carnea e i maggiori fabbisogni in proteine, aminoacidi (es. taurina) e di alcuni acidi grassi, pienamente soddisfatti solo da alimenti di origine animale. Il cane invece
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ha sviluppato adattamenti funzionali verso un’alimentazione onnivora, tramite una migliore capacità di utilizzare la componente glucidica (amido e fibra) e quindi gli alimenti di origine vegetale, senza una stretta dipendenza nei confronti di quelli di natura animale. Da tutto ciò consegue che un’alimentazione comprendente una quota di ingredienti animali (carni, pesce e loro derivati) è sempre consigliabile per assicurare le migliori condizioni di benessere, di salute e di soddisfazione alimentare, anche se nel gatto tale indicazione assume caratteri di maggiore obbligatorietà. Le diversità di comportamento alimentare
Le differenze evolutive del cane e del gatto non si rispecchiano solo nei diversi fabbisogni nutrizionali, ma anche nel comportamento alimentare. In particolare il gatto, nonostante l’addomesticamento, mantiene forte l’istinto predatorio e questo ne condiziona fortemente l’atteggiamento nella ricerca e nella scelta del cibo. Il gatto di casa, qualora disponga di alimento a volontà, fraziona la sua dieta in tanti piccoli pasti, consumati nel corso della giornata in modo variabile, ma indipendente dal ciclo giorno notte. Al con
I PUNTI FERMI DI QUALSIASI DIETA
• Salubrità e sicurezza, come prerequisiti di base • Equilibrio nutrizionale, riferito ai nutrienti e ingredienti alimentari (perplessità sugli estremismi nutrizionali) • Adeguatezza nutrizionale, riferita a specie, razza, taglia, età, condizioni fisiologiche e/o patologiche • Appetibilità, per rispetto alle scelte e alla soddisfazione alimentare del nostro amico pet • Alternanza, da effettuare, qualora necessaria o consigliabile, sempre in modo graduale
trario nel cane, animale che vive in branco, il consumo alimentare avviene prevalentemente nelle ore diurne, si limita nel soggetto adulto a 1-2 pasti al giorno e assume un vero e proprio valore sociale, dove gerarchie e rapporti fra i componenti del gruppo ne influenzano i rituali. Non va comunque dimenticato il ruolo che ambiente e stile di vita possono esercitare nel modificare, a volte anche in modo irrituale, i comportamenti sopra indicati e in particolare quelli attinenti l’ingestione alimentare (disoressia e/o voracità) e le scelte alimentari (importanza del grado di appetibilità).
Vegetariano sì, vegetariano no
Spesso le tendenze e i comportamenti nel campo dell’alimentazione umana finiscono per coinvolgere inevitabilmente anche gli animali da compagnia, che spesso non hanno la possibilità di scegliere secondo i loro criteri. La scelta da parte dei proprietari di adottare un regime vegetariano o addirittura vegano anche per i loro pet ne sono tipici esempi. Benché i fabbisogni nutrizionali dei cani e dei gatti, in quanto carnivori per natura, siano pienamente soddisfatti da una
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dieta contenente, almeno in parte, proteine di origine animale, anche le diete vegetariane potrebbero apportare tutti i nutrienti necessari a patto che siano ben bilanciate e opportunamente integrate (minerali, vitamine, aminoacidi). Ne consegue che, per supportare compiutamente questa scelta, diventa assolutamente consigliabile ricorrere a una dieta industriale che è la sola in grado di assicurare nel lungo periodo costanza di composizione, equilibrio di nutrienti e un adeguato grado di appetibilità (non va infatti dimenticato che l’assenza di matrici carnee e quindi di componenti proteici e aminoacidici, oltre a un contenuto di lipidi particolarmente basso, riducono significativamente il livello di apprezzamento della dieta e in ultima analisi anche il suo carattere gourmet). Occorre infine ricordare l’esistenza di una particolare tipologia di dieta, quella vegana, la quale, non contemplando l’impiego di alcun alimento di origine animale (carne pesce, ma anche latte, uova...) potrebbe comportare un rischio di gran lunga maggiore per la salute dell’animale, se non “costruita” in modo adeguato. Essa, per come è concepita, risulta ancor più estranea alla logica nutrizionale del cane e del gatto che in natura, ma così dovrebbe essere anche in ambiente domestico, dovrebbero poter mantenere le opzioni alimentari a loro più confacenti. Le diete a maggiore “impronta” carnivora
Negli ultimi anni è emerso, fra le filosofie nutrizionali, l’approccio crudista, basato sull’impiego di ingredienti crudi di origine animale provenienti, sia dalla linea domestica (pollo, tacchino, coniglio…), sia dalla selvaggina, con l’eventuale associazione di derivati di origine animale (formaggi, uova, kefir…) e di integratori. Questo indirizzo dietetico denominato BARF (Biologically Appropriate Raw Food od anche “Bones and Raw Food”) si basa sul concetto fondamentale di nutrire il cane e il gatto con una dieta che rispecchi la loro alimentazione ancestrale; questa, secondo gli assertori di tale regime alimentare, può garantire meglio l’espressione del loro potenziale genetico in termini di longevità, salute, capacità fisiche e riproduttive, in virtù di una sua maggiore coerenza con la dieta evolutiva.
La dieta BARF, a prescindere dagli aspetti nutrizionali, che diventa troppo lungo esaminare, riguardo ai pro e ai contro, in virtù delle grandi diversità nelle quali si può esprimere, ha nell'ambito della salubrità e della sicurezza il punto più critico. A parte gli inconvenienti possibili, anche gravi a seguito dell'ingestione di ossa, la contaminazione delle materie prime di origine animale da parte di batteri (Coli e Salmonella, in particolare) o di parassiti è certamente quella più discussa nella letteratura scientifica e nella casistica professionale; le conseguenze sono quindi di tipo sanitario.
Gli alimenti completi “genuini e naturali”
La forte empatia verso il proprio animale spiega infine, la crescente offerta di alimenti completi ad alto valore aggiunto, evocativi di genuinità e naturalità, ad esempio quelli biologici od olistici, quelli senza glutine, additivi o potenziali allergeni, quelli arricchiti con ingredienti nutraceutici e funzionali, a loro volta rappresentati da componenti vegetali (piante e loro estratti, frutta…). Vanno ancora considerati gli alimenti “no grain” (caratterizzati in questo caso dall’assenza totale di matrici vegetali e quindi di apporto glucidico), molto considerati anche nell’ambito della prevenzione/trattamento delle reazioni avverse al cibo. Nel panorama complessivo delle opzioni alimentari (totalmente “carnee”, totalmente “vegetali” o nella maggior parte dei casi di tipo misto), il medico veterinario saprà certamente indicare quelle più appropriate per il cane o per il gatto sulla base dell’età, dell’ambiente e stile di vita, delle sue condizioni di salute e del suo benessere fisico e mentale. ●