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DiscriminaZione
DISCRIMINA IONE Z
STEFANO ROVERE, 4D
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Cento giorni. Oggi 4 giugno è il centounesimo giorno di guerra russa all’Ucraina, una guerra che ha fatto migliaia di morti, vittime di violenze, stupro, abusi di ogni genere, di ogni età e classe sociale. Ma ecco qui l’inghippo: tutte le vittime, se escludiamo i soldati invasori, si sono identificate con la bandiera azzurro-gialla. Già, perché se i cittadini ucraini si sono visti piombare in casa dei soldati che si sono divertiti ad ammazzare e a stuprare chiunque, in una mattanza senza limiti, nessuna forza armata in “operazione militare speciale” ha messo piede sul suolo russo. Per cui, nel momento in cui ho letto il comunicato dell’ambasciata della Federazione Russa in Italia mi sono sentito un po’ preso in giro, per usare un eufemismo. Per chi non lo avesse presente, il post pubblicato dell’ambasciata su Facebook è un lungo pianto volto a denunciare le incredibili ed inimmaginabili “violazioni dei diritti” dei cittadini russi sul suolo italiano. Nel delirante testo leggiamo come gli atti di “russofobia” comprendano l’imbrattamento della porta della sede dell’Ambasciata russa a Roma con della vernice rossa. E oltre al danno, la beffa, in quanto gli ambasciatori tengono a farci sapere come queste “aggressioni” provengano “principalmente dai membri della comunità ucraina”. Dopotutto, come biasimarli, siamo noi che abbiamo fatto almeno 600 vittime bombardando un teatro, rifugio civile, a Mariupol, giusto? Continuando la lettura del post, si può leggere di come adesso i russi stiano avendo problemi a stipulare nuovi contratti di servizio con Vodafone.
Infatti, non viene più riconosciuta la carta d’identità diplomatica come permesso di soggiorno, necessario per attivare nuovi contratti con l’azienda. Gravissimo atto di discriminazione e odio razziale, non come le fosse comuni di Bucha o di Borodyanka, o, perché no, a quelle di Manhush, con novemila corpi. Quelle erano colpa degli ucraini. Ma ragazzi, non avete ancora sentito niente: il maledetto governo italiano ha avuto addirittura la maleaugurata idea di limitare l’accesso ai media russi sul nostro suolo, impedendo quindi l’arrivo di “informazioni obiettive” del conflitto, in quanto in occidente siamo tutti sudditi della “campagna anti-russa dei media italiani”. Già, perché secondo l’ambasciata russa in Italia la stampa libera è quella russa. È la stampa direttamente controllata da una dittatura, dittatura che l’ultima volta che ha invaso l’Ucraina ha fatto cambiare il soggetto a Siria nei giornali e l’opinione pubblica lo ha accettato, in un processo terribilmente simile a quello del Ministero della Verità di Orwell. È la stessa stampa che ha aggiustato il tiro, da un giorno all’altro, riguardo l’invasione in Ucraina, prima sostenendo fosse impossibile e poi che fosse inevitabile. Stampa che negli anni ha creato un numero di fake news incredibile, inimmaginabile, manipolando in modo estremamente decisivo le elezioni americane del 2016. Stampa razzista, omofoba, misogina, che basa la propria narrazione sull’odio verso minoranze, stranieri, categorie di persone a rischio. Al contrario, sempre secondo la narrazione russa, tutte le agenzie di stampa occidentali libere, indipendenti, autofinanziate, provenienti da decine di stati, culture e società diversi, sarebbero collegate da un filo invisibile che le schiera tutte contro l’unica paladina della verità & giustizia, la grande madrepatria Russia. Anche quelle che si sono schierate dalla parte degli aggressori in un patetico tentativo di essere al centro dell’attenzione, come il Fatto Quotidiano o le trasmissioni da due soldi su Rete4 o La7. Ma, ancora una volta, cosa saranno mai gli stupri a danni di bambini, infanti, che hanno portato alla morte umani che non avevano più di 12 mesi, quando invece l’Italia cattivona ci ha limitato l’accesso a “giornali” come Russiatoday?