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Ansietta
LA TUA MIGLIORE AMICA?
SOFIA JAOUDI, 2N; ALESSANDRO SAAVEDRA, 2B
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L’ansia è, per definizione, uno stato psichico che può colpire qualsiasi individuo: sia giovane che anziano. Si manifesta in seguito alla percezione di uno stimolo ritenuto minaccioso e nei confronti del quale non ci riteniamo sufficientemente capaci di reagire. Questa condizione può essere causata dall’apprensione verso il proprio futuro in ambito economico, affettivo e sociale, ma, sicuramente, l’ambito verso il quale tutti i ragazzi e i giovani nutrono una maggiore ansia è quello scolastico. Per molti la scuola rappresenta una grande fonte d’ansia: ci sono molti ambiti in cui questo ambiente può influire e verso i quali si può essere preoccupati. La prima di questi è, certamente, la mole di lavoro a cui si è sottoposti, che, per alcuni, specialmente in certi periodi dell’anno come questo, può essere opprimente e sopraffacente. Tuttavia, l’ansia a scuola può anche riguardare la sfera sociale di un individuo, in quanto la scuola, oltre ad essere un luogo volto all’apprendimento, è anche un ambito di socializzazione. Quindi, l’ansia scolastica nasce dalla paura dell’insuccesso, del giudizio negativo, del timore di non essere capaci di affrontare le prove a cui si è sottoposti, ma anche il desiderio che tutti abbiamo di essere apprezzati e ammirati e dalla preoccupazione di essere rifiutati e ridicolizzati.
Più in generale, l’ansia non è obbligatoriamente un sentimento negativo. In certe situazioni, è proprio grazie a questa condizione se riusciamo a
renderci conto del nostro stato o di scampare un pericolo. Però, in altri casi più estremi, rappresenta un motivo di malessere costante.
ILARIA ROTILIO, 3F
Tutti hanno sentito parlare dell’ansia e tutti l’hanno sperimentata sulla propria pelle almeno una volta nella loro vita. Come già detto prima, anche se vista con un’accezione negativa, l’ansia può portare anche buoni risultati. Per farvi comprendere ciò che intendo pienamente vi parlerò della mia esperienza personale, siete liberi di ascoltarmi o di passare al prossimo paragrafo (forse più interessante e divertente) :) Ho 15 anni, tra poco 16, e da quando ho iniziato le medie ho iniziato a percepire l’ansia. Per tutte le medie è stata un tipo di ansia positiva, in realtà: solitamente mi capitava di avercela prima delle interrogazioni o delle verifiche, ma mi aiutava a ricordarmi più informazioni da dire o da scrivere. Ciò che sicuramente agevolava era il carico di studio, che non mi creava alcun tipo di problema in quanto minimo rispetto ad adesso. Iniziate le superiori, dopo metà anno in cui non ero andata a scuola a causa del primo lockdown, ho avuto molte difficoltà ad ambientarmi. Ricordo di aver passato una settimana di ottobre a disperarmi: continuavano ad arrivarmi insufficienze, il registro si riempiva di rosso e arancione e la mia mente di pensieri. C’era una domanda che iniziò a fiorire e che fece molta fatica a fuggire dalla mia testa confusa: “perché proprio a me?” mi chiedevo. Non capivo se il problema fossi io, la scuola scelta, il nuovo ambiente o il carico maggiore. Tutto sembrava creare difficoltà e io facevo molta fatica a reggerla. L’ansia iniziò a trasformarsi in un mostro che mi oscurava la mente e modificava la vista. Davanti a me vedevo solo giudizi, non persone che avrebbero potenzialmente potuto stimarmi. Ci misi molto a capire che, effettivamente, la stima deriva da ciò che si è e non solo da ciò che si fa. Dopo le interrogazioni spesso piangevo: oltre a essere arrabbiata con me stessa, ero profondamente delusa. Sappiamo tutti che i voti non ci dovrebbero definire, ma alcuni di noi, me compresa, basano la propria consapevolezza di saper fare bene qualcosa
proprio su quei numerini che compaiono all’angolo della verifica. Quella cifra ci può dare soddisfazioni, ma anche dispiaceri. Quando vidi che i miei risultati in prima iniziavano a migliorare, probabilmente per la mia insistenza sul non cambiare scuola e soprattutto grazie al sostegno dei miei nuovi amici, fui molto soddisfatta: la mente iniziò a schiarirsi e capii che le materie che avevo scelto di studiare erano pesanti, ma, contemporaneamente, interessanti. Fui promossa senza debiti: traguardo incredibile. Pensavo che i miei problemi fossero finiti lì. Invece, quello era solo l’inizio di tutto. Arrivò settembre 2021 prima che me ne accorgessi, il mio secondo anno di scientifico stava iniziando: ero pronta? Non lo sapevo nemmeno io. L’unica cosa che sapevo con certezza era che non mi sarei arresa e che sarei andata avanti a tutti i costi. Quell’anno fu il peggiore, soprattutto dal secondo quadrimestre. Iniziai ad avere problemi col latino e a prendere ripetizioni. I problemi con l’ansia peggiorarono a causa delle pretese aumentate e arrivai ad avere veri e propri attacchi. Il bagno era la mia meta più frequentata a scuola, l’unico posto di pace in cui si riusciva veramente a respirare. Ricordo quando io e due ragazze di altre classi ci incontrammo mentre tutte e tre piangevamo e ci consolammo a vicenda. La scuola è difficile da sopportare, ma le pistole che noi stessi ci puntiamo addosso lo sono ancora di più, e a volte sapere che ci sono degli sconosciuti che condividono le tue stesse paure o emozioni può aiutarti. Un giorno, durante la verifica di matematica non ragionai più e andai in ansia. La prof mi accompagnò in corridoio e mi calmò. Mi tolse la verifica dal banco e me la fece rifare da zero. La dovetti finire in un’ora e riuscii a prendere persino 6. Dopo la restituzione di una verifica di latino, invece, scappai in bagno. Avevo preso 4,5. Dentro quel bagno al piano terra della prima sede le mura sembravano stringersi, l’aria svanire e il mio cuore saltare ininterrottamente dentro me. Raccontai la situazione ai miei prof e alla mia famiglia. Iniziai ad andare da una psicologa. I miei amici erano a conoscenza di questo mio problema e mi sostennero tutti. Credo che senza il loro aiuto non sarei nella situazione
in cui sono adesso. Una cosa che mi ricordo bene e che ho molta paura che possa tornare è la sensazione di delusione, rabbia e insoddisfazione che mi straziava la mente. Ogni tanto il nostro cervello riesce a creare scenari e situazioni irreali, che ingigantiscono tutto ciò che succede. I brutti voti e i pensieri che ne derivavano li vedevo passare davanti ai miei occhi come una raffica di frecce. Quest’anno l’ansia c’è ancora, ma è diventata una mia compagna di vita. A volte ci litigo, ma altre volte ci vado d’accordo e la riesco a gestire. Dovrei ringraziare tanto alcune persone. Sicuramente i miei genitori, che hanno svolto un ruolo fondamentale, che mi hanno supportata (e sopportata soprattutto :)). Anche i miei amici meritano un grazie: se non avessi avuto loro, molto probabilmente avrei cambiato scuola in prima. La mia psicologa mi ha dato vari consigli su come affrontare l’ansia, quindi dovrei ringraziare anche lei. Mia sorella meriterebbe un enorme grazie: è stata, ed è ancora, la mia seconda psicologa. Infine, dovrei ringraziare i miei prof, specialmente alcuni, perché mi hanno fatto capire che lo studio non serve per dimostrare a te stessa e agli altri che sai fare qualcosa, ma serve per darti una completezza culturale, per interessarti ad aspetti del mondo che prima non conoscevi. Ringrazio, però, anche me stessa e la mia determinazione. Posso dire di avercela fatta, ora vediamo se sopravviverò al terzo anno :). Ho scritto della mia storia solo per farvi capire che non siete soli e che l’ansia si può controllare, ma ci vuole tempo e pazienza. Vi do un consiglio, vedrete voi se accettarlo o meno: non tenetevi tutto per voi, parlatene con qualcuno che vi possa capire e suggerire qualcosa. Parlatene con qualcuno che, soprattutto, vi sta accanto.