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L’amore ai tempi di Omero

APOLLO E ARTEMIDE

L’amore greco è parte integrante e rilevante nella storia della sessualità umana, a causa dell’enorme impatto culturale che ha avuto l’omoerotismo nella Grecia classica. La metafora di amore greco diventa più vivida nei momenti in cui l’antichità classica rappresenta un’importante influenza sui movimenti artistici ed intellettuali dominanti dei vari periodi, e dove è posto in particolare rilievo il gusto per il Bello, fondamento dell’estetica.

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Nell’arte e nella letteratura, la parola “omoerotismo” - frequentemente rimpiazzato dal vocabolo “omosessualità” - fa riferimento all’amore e al desiderio fra persone dello stesso sesso che evitano di rappresentare e di richiamare rapporti sessuali espliciti. I forti legami affettivi tra persone dello stesso sesso, che abbiano una certa intensità amorosa, escludono in ogni caso la sessualità. Spesso, infatti, si ricorreva al camuffamento di relazioni omosessuali in rapporti di amicizia per essere più accettati dalla società. La cosa divertente è come, al contrario, nella letteratura inglese il termine homoeroticism indica l’esatto opposto del corrispettivo greco. Ed è così che le culture successive hanno articolato il proprio discorso sociologico nei riguardi dell’omosessualità sia maschile che femminile (soprattutto in contesti in cui esso era vietato) tramite concetti di forma, armonia e bellezza dei corpi, di tradizione classica.

Pilastro fondamentale la scultura greca.

Nella cultura dell’antica Grecia esistevano diverse “parole dell’amore”, dove ognuna di queste corrispondeva a un diverso approccio al sentimento. Eros, amore carnale e irrazionale, desiderio di amore fisico e di possesso, non riferito necessariamente ad una persona. Indicato come “l’amore che ti fa perdere il controllo” e “che può distrarti dai tuoi obiettivi”. Philia, l’amore e l’affetto che si prova in un’amicizia. Agape, l’amore incondizionato. Anteros, l’amore reciproco o, secondo altre visioni, l’amore omosessuale. Ha origine nella leggenda di Anteros e del fratello Eros. Quest’ultimo, visto che non poteva crescere d’età privo dell’affetto di un fratello, spinse la dea Afrodite a generare insieme al dio Ares Anteros: da quel momento, Eros iniziò a crescere, ma ad ogni occasione in cui i due si allontanavano uno dall’altro, egli tornava fanciullo: una prova dunque della necessità di essere corrisposto e continuo per poter maturare. Himeros, il desiderio fisico irrefrenabile che necessità di essere soddisfatto al più presto, personificazione della lussuria, e di un amore non corrisposto. Pothos, la personificazione del dolore nostalgico per l’assenza della persona amata, e l’idealizzazione di un amore adolescenziale. Storge, l’amore familiare o un’amicizia di lungo corso. Thelema, l’amore per ciò che si fa (ossia la passione e la dedizione in qualche attività, lavoro o “hobby”). Philautia, l’amore verso di sé, usato come tecnica di perfezionamento per riuscire a stare meglio con il proprio corpo e con la propria mente. Pragma, l’amore provato, ma non reciproco: l’affetto di una persona adulta che, ad esempio, durante un lungo matrimonio, si rende conto di non essere più amata dal proprio compagno e che, quindi, ha la possibilità di scegliere se interrompere la relazione o se continuare ad amare. Mania, desiderio incondizionato di possedere, come nell’epica l’amore tragico di Didone per Enea Charis, l’amore idilliaco, spirituale e fisico, esistente solo se la coppia si ama incondizionatamente: è dunque considerato l’amore più forte e più potente.