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Last Christmas - Wham

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Grigio

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NATALE

LAST CHRISTMAS - WHAM!

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MELISSA COLOMBO, 4I

«Questa è una completa tragedia! Sicuro, i miei mi uccideranno.» «Dai, Clara, rilassati: i soccorsi arriveranno presto, i tuoi genitori avranno già sentito la notizia della bufera di neve al telegiornale.» Mi buttai a peso morto sul divano, lo sguardo perso tra le fiamme del camino. «Uffa, sarei dovuta andare via ieri sera con Giorgia. Che stupida, è ridicolo finire per addormentarmi sulla poltrona. Eccomi qui, rinchiusa in questo chalet, sperduto sulla cima di una montagna, con te.» «Continuerò per sempre a chiedermi come tu sia riuscita ad addormentarti con tutto il casino che c’era ieri sera.» Disse il padrone di casa mentre scaldava dell’acqua per un the. «Ero stanca, ok? Con la scuola ho dormito poco, ora devo godermi questi giorni di vacanza, riposandomi più che posso.» Iniziai a giocare con un cuscino azzurro. «Quindi? Che cosa vogliamo fare? La forestale ci tirerà fuori tra un’oretta, io non ho più sonno. Non potrei dormire neanche se lo volessi.» Si avvicinò a me con una scatola. «Innanzitutto ci facciamo un bel the, dopo una sbronza come quella di ieri sera. Scegli quello che vuoi.» Indicai una bustina rossa. «Guarda che io non mi sono ubriacata ieri sera.» «Come ti pare. Il the lo vuoi o no?» Acconsentì e mi alzai a zuccherare la mia bevanda, scoprendo dal profumo essere ai frutti di bosco. Ci sedemmo entrambi sul divano, a distanza di sicurezza. «Hai intenzione di parlare di qualcosa o vuoi ignorarmi per i prossimi cinquanta minuti?» Sospirò. «La seconda. Anche se, visto che insisti, acconsentirò a chiederti di cosa tu voglia parlare.» Indicai con un evidente gesto della mano il soggiorno decorato. «Della casa?» Alzai gli occhi al cielo. «O del Natale, magari. Oggi è il 25 dicembre dopotutto.» Finì il

the e appoggiò la tazza sul tavolino davanti a noi. «Non parleremo del Natale.» Emisi un lamento. «Allora sentiamo, Mr Noioso, di cosa vorresti parlare tu?» Nell’aria c’era profumo di biscotti. «Della scuola - argomento decisamente meno complicato.» «Bro ‘scolta, la scuola è finita due giorni fa, ultima mia intenzione parlare di quell’inferno.» Dissi guardandolo truce. «Dipende dai professori che hai, Clara: i miei non ci hanno affatto tartassato di verifiche l’ultima settimana. Le hanno sapute distribuire bene prima. Per esempio, chi hai di matematica?» Mi arresi, sorseggiando il the. «Quel vecchio pazzo di Jackson. Ovviamente verifica l’ultimo giorno di scuola. Ti rendi conto?? Ultime ore di scuola, tutti si salutavano, mangiavano pandoro, noi verifica logaritmi.» Ridacchiò. «Ecco di chi era la classe con la porta chiusa. Italiano?» «Non parliamone.» Feci un verso inorridito. «È nuova, arrivata a novembre, dopo due mesi di supplenza. Una vipera che vuole sempre avere ragione. L’altro giorno, mentre facevamo la Divina Commedia, ci ha detto che Dante era nato nel 1300. E voleva pure avere ragione! Una cosa allucinante. Ci mancherebbe solo averla alla maturità.» Si mise a ridere, sbattendo la mano sul divano senza riuscire a respirare. «Ehi, non è divertente, io non sto ridendo sai?» «Dai, Clara, devi ammettere che fa davvero ridere invece. Hai tipo i peggiori professori di tutto l’istituto.» Appoggiai la tazza sul tavolino, prima che l’impulso di tirargliela in testa prendesse il sopravvento. «Sì sì, certo, divertentissimo. Team pandoro o panettone?» Scosse la testa. «Panettone. Ti avevo detto che non volevo parlare del Natale.» Alzai gli occhi al cielo. «Ed io ho deciso di ignorarti, mi sembra semplice, Luca. L’albero - verde con le palline rosse e oro oppure bianco con le palline argento e blu?» Mi guardò come se fossi assatanata. «Verde con palline rosse e oro, chi è il pazzo che prende un albero bianco?» «Bada a come parli, ne ho uno in camera mia. È in palette con il colore delle pareti, delle tende, delle coperte.» Si alzò con una risata sarcastica. «Oh ma certo, per voi ragazze deve essere tutto abbinato.» La sua voce diventò più acuta. «“Ma no amo- oggi non posso mettere quel maglione. Stona con i jeans!” “Bestiie, domani dobbiamo vestirci matchate, assoluta

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mente! Pantaloni categoricamente neri, sono nella mia armocromia, e mi snelliscono le gambe!”» Mi alzai fronteggiandolo. «Io non parlo così!» Mi sfidò con lo sguardo. «Ah no?» «Qui le domande le faccio io. Hai osato origliare la mia conversazione con Jessica l’altro giorno?» Inspirò profondamente prima di rispondere. «Era inevitabile, considerando il modo in cui urlavate.» Mi passai le mani sulle braccia, cercando di scaldarmi. «Non era inevitabile. Eravamo da sole in una classe vuota, mentre tutti passavano la pausa pranzo immersi nella neve. Avresti dovuto passare lì per una ragione specifica, per sentirci.» Spostai il mio sguardo dalla ghirlanda al suo viso. «Perché il ragazzo più popolare del nostro anno era a scuola mentre tutti si divertivano là fuori?» «Dovevo fare una chiamata: camminando per i corridoi mi sono imbattuto nella vostra conversazione. E non è questo il punto, non sono affari tuoi» Smise di parlare ed io lo guardai confusa, cercando di capire se potessi ribattere. «Hai freddo?» Mi chiese, indicando con un cenno della testa il modo in cui mi sfregavo le braccia. «Devo solo avvicinarmi di più al fuoco.» Esclamai convinta, girandomi verso esso. O almeno girandomi dove pensavo fosse: la nostra conversazione ci aveva fatto spostare dal salotto ad un corridoio decisamente più freddo. «Torniamo a sederci.» Luca mi ricondusse nel salotto, posando leggermente la mano sulla mia spalla. «Va bene, mi arrendo. Parliamo del Natale. Chiedimi pure tutto quello che vuoi.» Un sorriso spuntò sul mio viso, mentre gli chiedevo se preferisse mangiare popcorn o bere cioccolata calda mentre guardava un film natalizio drammaticamente romantico.

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