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Feste invernali in Giappone

NATALE FESTE INVERNALI IN GIAPPONE

MAKEMOTO

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Konichiwa, miei carissimi lettori! Vi dò così il benvenuto in questa nuova rubrica sul Giappone, “Sol levante”, che avrà luogo in ogni numero, e che spiegherà aspetti e lati di questo paese che spero non conosciate. (così potrò spiegarveli al meglio io) Visto il periodo, mi sono chiesto come si festeggiassero le nostre feste tradizionali nel paese nipponico. Innanzitutto bisogna sapere che per loro queste ricorrenze non hanno uno scopo religioso, ma sono una conseguenza dell’influenza occidentale dopo la seconda guerra mondiale, e rappresentano semplicemente un momento di ritrovo tra familiari e amici. Il nostro periodo natalizio corrisponde per loro a una sorta di “San Valentino”, infatti il 24 dicembre è ritenuto un giorno dedicato alle giovani coppie e alle famiglie. Il Natale invece non è considerata una festività nazionale, motivo per il quale il 25 dicembre non è un giorno festivo nel loro calendario, anche se viene festeggiato in maniera simile alla nostra, organizzando delle cene e scambiandosi regali. E Babbo Natale? Ovviamente è diventato popolare tra i giapponesi grazie al marchio “Coca-Cola” e ha incrementato la sua fama con l’originale nome di “Santa-San”. In questo periodo le città principali, come Tokyo, vengono addobbate con bellissime luminarie e animate da mercatini natalizi all’occidentale. Non mancano naturalmente i festeggiamenti per il Capodanno. Il 31 dicembre è un gran giorno in Giappone: visto come una rinascita, si può chiedere alle divinità un desiderio per

NATALE

l’anno che arriverà. Il giorno in cui si festeggia corrisponde al nostro e, a differenza del Natale, questa festività non è influenzata dall’occidente, ma celebrata nel più tradizionale dei modi, sebbene una parte di popolazione lo festeggia comunque all’occidentale. Il festeggiamento giapponese prevede che il primo dell’anno ci si debba recare all’hatsumode, ossia un luogo sacro o un tempio, nel quale pregare e portare vecchi portafortuna, per sostituirli con quelli nuovi. Tuttavia, c’è anche chi si reca nei templi la notte del 31 dicembre per assistere, a mezzanotte, alla cerimonia dei 108 rintocchi della campana del tempio stesso. Questo rito serve per espiare i peccati che, secondo il credo, infestano il corpo, e per ammirare, con amici e parenti, l’hatsuhinode, ossia la prima aurora dell’anno. Tra le altre tradizioni c’è quella di guardare “NHK Kōhaku Uta Gassen”, uno spettacolo musicale trasmesso sin dagli anni Cinquanta, che vede sfidarsi cantanti (dalle star del momento, ai fautori delle musiche popolari) divisi in squadre (le donne in rosso e gli uomini in bianco) e che può essere considerato come il nostro “festival di San Remo”. Inoltre è buona cosa mangiare un piatto di soba, una via di mezzo tra spaghetti e tagliatelle che, visto che richiedono poca masticazione, sono ritenuti un insegnamento per l’anno verrà: non masticare troppo le amarezze della vita, ma ingoiarle subito e andare avanti. I festeggiamenti all’occidentale sono diffusi soprattutto tra i giovani, che si ritrovano nelle piazze e nei quartieri più popolari della città per fare il countdown alla mezzanotte, seguito dall’incredibile spettacolo pirotecnico, ammirabile dalla torre di Tokyo. Il 6 gennaio, infine, l’Epifania, vede protagonisti i bambini: questi ricevono una somma di denaro per comprarsi qualcosa per loro, anche se, badate bene, come per il Natale, non viene vista come una festa religiosa. Detto questo, vi do appuntamento al prossimo numero, dove parlerò del canone di bellezza giapponese. Sayonara.