Ultima cena catalogo bio 20 1 2016

Page 1

catalogo delle opere


S CAN S IONE DAL LIBRO

Raffaello Morghen Amen dico vobis quia unus vestrum me traditurus est, da Leonardo, circa 1800 acquaforte e bulino, 630 x 1052 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Gabinetto dei disegni e delle stampe (inv. N. 218)

20

Andrea Solario (attribuito) Copia dell’Ultima cena di Leonardo (distrutta) fotografie, 189 x 366 mm, 214 x 427 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Fototeca Storica, Fondo Morelli-Frizzoni

Rudolf Stang Ultima cena, da Leonardo, 1888 incisione a bulino, 852 x 1230 mm, 717 x 560 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Gabinetto dei disegni e delle stampe (inv. ST 0959)

21


PER FOTOLITO da schiarire

Rudolf Stang Testa di Cristo dall’Ultima cena di Leonardo, circa 1870-1890 incisione, 805 x 507 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Gabinetto dei disegni e delle stampe (inv. ST 1152) Andy Warhol Manifesto della mostra tenutasi al Chiostro del Bramante, Roma 1997 70 x 100 cm Courtesy Fondazione Antonio Mazzotta, Milano Foto: Bruno Salmi

22

Rudolf Stang Testa di Cristo dall’Ultima Cena di Leonardo, circa 1870-1890 incisione, 805 x 507 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Gabinetto dei disegni e stampe (inv. ST 1152)

23


Wolf Vostell Energia, 1973 Cadillac, giornali, filoni di pane, chiodi, rastrelliera di fucili Cåceres, Museo Vostell Malpartida, donazione Gino Di Maggio Nella foto l’opera nel padiglione Caritas a Expo 2015, a cura di Artache, Milano Foto: Fabio Mantegna

24

Joseph Beuys Vino F.I.U. (Free International University), 1984 scatola contenente 12 bottiglie di vino F.I.U. edizione 200 copie Edizioni Lucrezia De Domizio, Pescara Milano, collezione privata

25


Adolphe Braun San Matteo, da Die Apostelkoepfe zu Leonardo da Vinci’s Abendmahl, cartella di otto stampe al carbone dai disegni con le teste degli apostoli del Museo di Weimar, 1894 stampa al carbone, 717 x 560 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Fototeca storica

26

Adolphe Braun Giuda e san Pietro, da Die Apostelkoepfe zu Leonardo da Vinci’s Abendmahl, cartella di otto stampe al carbone dai disegni con le teste degli apostoli del Museo di Weimar, 1894 stampa al carbone, 717 x 560 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Fototeca storica

Adolphe Braun San Filippo, da Die Apostelkoepfe zu Leonardo da Vinci’s Abendmahl, cartella di otto stampe al carbone dai disegni con le teste degli apostoli del Museo di Weimar, 1894 stampa al carbone, 717 x 560 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Fototeca storica

Adolphe Braun San Bartolomeo, da Die Apostelkoepfe zu Leonardo da Vinci’s Abendmahl, cartella di otto stampe al carbone dai disegni con le teste degli apostoli del Museo di Weimar, 1894 stampa al carbone, 717 x 560 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Fototeca storica

27


Adolphe Braun San Giacomo minore, da Die Apostelkoepfe zu Leonardo da Vinci’s Abendmahl, cartella di otto stampe al carbone dai disegni con le teste degli apostoli del Museo di Weimar, 1894 stampa al carbone, 717 x 560 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Fototeca storica

28

Adolphe Braun San Giovanni, da Die Apostelkoepfe zu Leonardo da Vinci’s Abendmahl, cartella di otto stampe al carbone dai disegni con le teste degli apostoli del Museo di Weimar, 1894 stampa al carbone, 717 x 560 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Fototeca storica

Adolphe Braun San Tommaso e san Giacomo maggiore, da Die Apostelkoepfe zu Leonardo da Vinci’s Abendmahl, cartella di otto stampe al carbone dai disegni con le teste degli apostoli del Museo di Weimar, 1894 stampa al carbone, 717 x 560 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Fototeca storica

Adolphe Braun Sant’Andrea, da Die Apostelkoepfe zu Leonardo da Vinci’s Abendmahl, cartella di otto stampe al carbone dai disegni con le teste degli apostoli del Museo di Weimar, 1894 stampa al carbone, 717 x 560 mm Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Fototeca storica

29


Giulio De Mitri Sacralia, 2015 tecnolightbox, 65 x 180 x 16 cm Taranto, collezione privata Foto: Giorgio Ciardo

30

Philip Corner, Geoffrey Hendricks, Ben Patterson, Alison Knowles, Ben Vautier Fluxus time, 1999 assemblaggio, 42 x 29 x 7 cm Courtesy Galleria UnimediaModern, Genova

31


Ferdinando Cunsolo Pane quotidiano, 2015 fotografia, 70 x 120 cm

33


Antonio Di Biase Cibus. Trittico, 2015 video HD 16:9, 16 minuti

35


Betrayal - 13 voci sul tema del tradimento Barbara Fässler

Leonardo Da Vinci sottolinea nella celeberrima versione del Cenacolo la problematica squisitamente umana del tradimento. Barbara Fässler crea un’installazione sonora e una rivista (postmediabooks) con interviste svolte con protagonisti del mondo della cultura di cui si anticipano alcuni estratti: Stefano Zuffi, storico dell’arte, Milano “Il momento più umano è quando Cristo dice: uno di voi mi tradirà e non dice subito chi dei dodici. Leonardo, che era certamente molto sollecitato da tutto ciò che riguarda le passioni, le emozioni, quello che chiamava i moti dell’anima, dice: questa è la mia scena prediletta, il momento giusto.” Lidia Sanvito, storica dell’arte e artista, Milano “Comunque ogni tradimento, in qualunque forma (sia), è la negazione dell’altro e in questo è estremamente dittatoriale e coercitivo.” Antonio d’Avossa, storico dell’arte e curatore, Arona “Noi molto spesso lo riferiamo ad un rapporto amoroso, il fatto che si tradisca. In realtà le volte che mi è accaduto questa slealtà della relazione, ho abbandonato totalmente la relazione. Pare che sia una delle cose meno recuperabili (...).” Bruno Morchio, psicoterapeuta e scrittore noir, Genova “Mi sembra che oggi non si attribuisca al tradimento una grande importanza. È fuori moda, (...) perché nella società liquida trionfa l’ambiguità.“

Cesare Pietroiusti, artista e psichiatra, Roma “Ma alla radice etimologica del termine c’è il concetto di un attraversamento, di un passaggio da una parte ad un’altra, un’idea di spostamento e di cambio di campo. Lo spostamento, il cambio di campo, il trasferimento del punto di vista sono ‘strumenti’ essenziali al lavoro dell’artista.” Gabi Scardi, curatrice e critico d’arte, Milano “Nella vita personale può generare grandi sconvolgimenti, grandi dolori, ma anche grande rinnovamento.” Alessandro Castiglioni, ricercatore culturale e storico dell’arte, Gallarate “Ogni traduzione è un tradimento. (...) Vuol dire che ogni traduzione è un cambiamento della natura più insita di quello che è un testo scritto, perché cambiandone la lingua, se ne snatura l’anima. Eppure è un atto di rigenerazione.” Gisela Hochuli, Performancekünstlerin, Bern “Wann wird es existentiell für mich? Wenn ich aus politischen oder gesellschaftlichen Gründen nicht ins System passe oder etwas mache, das nicht akzeptiert ist.” Armando Massarenti, filosofo e responsabile di Il Sole 24 ORE - Domenica, Milano “Personalmente, sono incline verso forme che siano le più liberali possibili proprio perché tendono a ridimensionare e a sdrammatizzare questioni considerate solitamente di importanza capitale, come questa del tradimento.”

Roberto Basile, psicoanalista e fotografo, Milano “Penso che anche la nostra capacità di umorismo ci possa aiutare a risolvere il tradimento. Non tanto nel senso che l’umorismo raccoglie una scarica, come un parafulmine, ma perché mette le cose in una prospettiva simbolica nuova.”

Steve Piccolo, musician and soundartist, Milan “Living in Italy one notices that betrayal is a way of life, a modus operandi, when it is spectacular or just shameless enough, people actually seem to admire it…”

Thanos Contargyris, politicien, Athène “Une chose, à la quelle je crois beaucoup (...) est une certaine alliance du sud avec l’Italie, la France, le Portugal, l’Espagne. (...) Donc oui, on peut se sentir trahi, mais il faut bien mesurer le terme ‘trahison’ avant de l’employer.”

Stefan Wagner, Kurator und Kritiker, Zürich “Es ist eine Form von Intrige und es ist ja auch so in diesem Bild, das Du als Ausschlag genommen hast. (...) So lange es soziale Normierungen geben wird, wird es auch Verrat geben. Die Frage ist nur, wie dieser konnotiert werden wird.”

36

Barbara Fässler Betrayal, 2016 OK? installazione con tavolo rotondo, 13 sedie e montaggio sonoro con frasi estratte da 13 interviste

37


Fabrizio Garghetti Andy Warhol alla mostra presso il Refettorio delle Stelline, 1987 Foto: Archivio Garghetti, Milano

38

Fabrizio Garghetti Andy Warhol alla mostra presso il Refettorio delle Stelline, 1987 Foto: Archivio Garghetti, Milano

39


“Ma se questi sensi e questi significati appaiono così intimi e spirituali, guai a quello spirito che dimentica che l’esserpietroso è nell’edificio, così come l’esser marmoreo è nella scultura, l’esser colorato è nell’affresco, la vocalità nell’opera in parole, la sonorità nell’opera musicale, e tutto ciò perché l’uomo è carne, e non si può esprimere e dar forma a nulla di spirituale se non nella fragilità della materia.”1 Essere è nel corpo. Possiamo scegliere se nutrire l’anima o la carne; ma ho imparato che dove non c’è anima la carne muore. Sfamare il proprio corpo è anche saziare le proprie necessità spirituali, sostentare il proprio pensiero, alimentare la propria mente; è per tutti memoria della possibilità di esprimersi solo in una trascendenza, consapevoli della precarietà della materia artistica e di quella umana. Nutrire il pensiero è principio dell’operazione artistica, là dove Soma, Mente e Spirito incarnano la sacralità, il rito della vita. La “macchina” scrive questa parità, una sorta di categoria ‘altra’ di celebrazione possibile. La ‘fame’ del corpo, in tutte le sue esigenze, è anche ‘materia’ di Spirito, desiderio dell’altro, bisogno di condivisione, istinto di sopravvivenza, necessità di tutela e solidarietà, brama di qualcosa ancora da consacrare, oltre i rituali e le leggi della morale. “L’ipotesi della trasformazione è il principio della speranza, e l’annuncio che il presente fa del futuro (…), in avanti come l’obiettivo del desiderio, che fa del dolore non lo sfondo di una rassegnazione nichilista, ma lo stimolo per un sogno possibile.”2

1 Umberto Galimberti, Orme del sacro, Feltrinelli, Milano 2000, p.140. 2 Ivi, p.306.

Maria Cristina Galli Macchina per scrittura I corpi dei cristi, 2013 stampo per ostie, pane azzimo, condoms, ferro, 112 x 30 x 30 cm

40

41


Maurice Henry …”Tutti a tavola…”, anni cinquanta inchiostro di china su carta, 15 x 43 cm (33 x 61 cm) Milano, collezione privata

42

43


Cina - Yunnan, Yuanyang, 2013 Una sequenza di immagini raccontano un funerale in Cina nello Yunnan. Nella cultura cinese lo spirito dei defunti continua la sua vita nell’aldilĂ , per questo il rito funebre viene considerato uno dei momenti piĂš importanti della vita. I funerali cinesi sono meticolosi e seguono cerimonie specifiche a seconda del credo religioso, ma tutti sono accomunati dalla caratteristica di non essere lugubri; un funerale mal organizzato è segno di cattiva sorte per la famiglia. Nei cortili del villaggio gli uomini preparano dim sum, tipici ravioli cinesi, per accompagnare il defunto in un altro mondo. Nelle vie, il corteo del funerale invade la strada e i congiunti, vestiti di bianco, accompagnano la bara verso il luogo della sepoltura, generalmente il tempio, al suono del gong, dei violini a due corde e dei tamburi.

Elisabetta Lattanzio Illy The Last Supper, 2013 fotosequenza scattata durante un funerale in Yunnan (Cina), 35 x 50 cm

44

45


Franco Marrocco Il grande disegno, 2015 tecnica mista su tela, 240 x 200 cm

46

Jiri Kolar Ultima cena, 1986 rollage su cartoncino, 70 x 100 cm Modena, collezione privata

47


Francesco Martines On the trail of Maillard - Sindone, 2015 culinary writing on cotton, 300 x 220 cm

48

Eris Mone L’ultima cena, 2016 bassorilievo OK?, cioccolato, MISURE?

49


Tomoko Nagao The Last Supper with MC, easyjet, coca-cola, nutella, esselunga, IKEA, google and Ladygaga, 2013 (2015) Digital print on the paper, 3 panels 100 x 70 cm each Š Tomoko Nagao Courtesy Diodato Arte

50

51


Ester Maria Negretti Gli ultimi a cena_Burkina Faso, 2015 calebasse (zucche) naturali e dipinte, tela arrugginita, carta, organza di seta, sabbia, calcestruzzo, catrame, rete da pesca, legno, luci, pedana trasparente, semi, 350 x 100 x 40 cm Foto: Maurizio Camponovo

52

53


nuova da passare

Hermann Nitsch L’ultima cena, 1983 tela serigrafata con sangue a colore OK?, 166 x 389 cm Modena, collezione privata

54

Nome Kozaris L’ultima cena, 2016 XXXXXXXXXXX XXXXXXXXX

Andy Warhol The Last Supper, 1986 pittura acrilica e serigrafia su tela, 100 x 100 cm Sondrio, Collezione Credito Valtellinese

55


O K Q U ESTA FO T O?

Nicola Pankoff L’ultima cena del Maestro, 2015 tempera su tela di lino, 111 x 161 cm

56

Nicola Pankoff A difesa dell’“Ultima Cena”, 2015 tempera su tela di lino, 137 x 137 cm

57


SCO NTO RNARE E RADDRIZZARE

Guido Peruz Il pane quotidiano, 2015 incisione su 9 tavole dorate, 33 x 33 cm ciascuna

59


Daniel Spoerri La Cène, 1988 olio su tavola e collage, 101 x 49,5 cm Sondrio, Collezione Credito Valtellinese Fotografo: Bruno Salmi

60

Daniel Spoerri L’ultima cena / The Last Supper, 1970 Berna, Biblioteca Nazionale Svizzera, Gabinetto delle Stampe, Archivio Daniel Spoerri Courtesy Stefania Dal Pozzo Del Portico, Milano

61


N U OVA D A PASSARE

EL IMIN ARE OMBRE DEL F OT OG RAFO

Christian Tobas Paradis de l’ostie, 1969, assemblaggio, 20 x 25 cm Milano, collezione privata

62

Uli Weber@artalents RadioDEEJAY. Grande da trent’anni, 2012 foto su tela Courtesy Elemedia S.p.a Agenzia: studioMarani Art director: Maurizio Marani Copywriter: Anna Scardovelli Scenografo: Luca Rossire Post produzione: Coloredue Milano Direttore artistico Radio DEEJAY: Linus Direttore marketing Radio DEEJAY: Gianni Barbieri

63


Oggetti e souvenir


N U O VA

N U OVA D A PAS S ARE S CON TORN ARE S U FONDO B IA NC O

Skate Warehouse ABEC, 2015 provenienza: Usa 20 x 80 x 8 cm Collezione Associazione Flangini

66

Bassorilievo in rame, prima metĂ del Novecento, 13 x 8,5 cm

67


N U OVA

NU O VA

NUOVA DA PA SSA R E SC ONTOR NA R E SU FONDO B I A NC O NUOVA DA PAS S ARE SC ONTORN ARE S U F O N D O BI AN CO

M AN CA D I D A M A N C A D I DA didascalia?

68

Cover iPhone 4 Designs (TM) Cleaning Cloth Collezione Associazione Flangini

didascalia?

MA NC A DIDA

didascalia?

69


N U O VA D A PA S S A R E S C O N T O R N A R E S U F O N D O BI AN CO

M A N C A DI D A didascalia?

70

M AN CA D I D A didascalia?

71


N U OVA

N U OVA

MANCA DIDA M AN CA D I D A didascalia?

72

didascalia?

73


Biografie degli artisti


Joseph Beuys, nato a Krefeld nel 1921, è tra gli artisti più emblematici della seconda metà del Novecento. La sua ricerca si muove lungo percorsi inediti, fondendo in maniera indissolubile la sua vicenda esistenziale con il suo essere artista. Un caso radicale di sovrapposizione tra arte e vita. Durante la Seconda guerra mondiale è pilota dell’aviazione tedesca, partecipa all’offensiva nazista contro i russi, ma il suo aereo viene abbattuto. È trovato moribondo e semicongelato da un gruppo di tartari nomadi che lo curano avvolgendolo in grasso e feltro. Sopravvive e finisce in un campo di prigionia inglese. Da questa esperienza Beuys trae i motivi di ispirazione che lo hanno accompagnato lungo tutta la sua attività, condotta lungo un misterioso filo di rinascita spirituale, che giunge all’armonia finale dell’uomo con se stesso e con la natura. Finita la guerra, studia arte all’Accademia di Düsseldorf e intanto diviene uno dei membri più attivi di Fluxus, da qui il celebre motto di Beuys: “ogni uomo è un artista”, teso a riaffermare il concetto di “arte totale” dall’esperienza meramente estetica al vissuto quotidiano. L’opera di Beuys è costituita soprattutto di azioni e di happening. Negli Stati Uniti Beuys incontrerà un artista per alcuni aspetti a lui opposto, Andy Warhol, il

76

più importante rappresentante della Pop Art statunitense. Mentre la Pop Art statunitense conserva un approccio celebrativo e ottimistico al sistema di vita contemporaneo, le ricerche europee, di cui Beuys è il simbolo, sono caratterizzate da un rapporto più problematico con la crisi di coscienza dell’intellettuale europeo, che deriva dal peso di una tradizione ingombrante di luci e ombre. Il rapporto arte-vita che scaturisce dalla sua “Soziale Plastik” sovverte ogni concezione dell’arte che assume un valore antropologico e in quanto tale si rivolge a ogni campo dell’attività umana, dalla scienza alla politica, investendo soprattutto la dimensione pratica dell’agire. Tale concezione globale dell’arte responsabilizza l’uomo nei confronti di ogni suo atto, sollecitandolo a partecipare e impegnandolo ad agire creativamente. Criticità, responsabilità, libertà, autodeterminazione, partecipazione, uguaglianza, democrazia sono i capisaldi della ricerca di Beuys. Queste idee sono tutte racchiuse nel motto “La Rivoluzione Siamo Noi” che campeggia dal manifesto pubblicato per la sua prima mostra in Italia, nel 1971, da Lucio Amelio a Napoli, artefice anche del mitico incontro in città tra Beuys e Warhol. È uno dei manifesti più significativi degli anni settanta.

Federico Bozzano Alliney è un artista di fama internazionale nato a Milano nel 1969. All’inizio della sua carriera artistica realizza, utilizzando varie tecniche pittoriche, immagini per le maggiori case editrici e agenzie italiane. In seguito alla sua vittoria della gara indetta dalla Star, l’immagine della “Donnina Brodo Star” dell’artista Bozzano diventa un’icona che ancor oggi capeggia sulle confezioni del prodotto. Nel corso degli anni inizia ad avvicinarsi anche al mondo dell’automobile, creando illustrazioni e dipinti per case come Bugatti, Citroën, Fiat, Honda e Renault. Dalla fine degli anni novanta la sua evoluzione professionale da illustratore si è trasformata in elaborazione di spazi scenografici, con la creazione di scenari digitali dedicati al cinema. Tra i suoi più importanti progetti ricordiamo: La leggenda del pianista sull’oceano e Malena di Giuseppe Tornatore, diversi film RAI fra cui District 9 e Avatar di James Cameron. Bozzano per quest’ultimo immagina e progetta i paesaggi di Pandora in stereoscopia 3D. Queste tecniche esclusive elaborate durante la lavorazione delle scenografie sono state poi applicate dall’artista alla pratica del restauro di dipinti particolarmente danneggiati dal tempo: con l’opera Ultima cena ‘la visione ritrovata’, Bozzano, con l’ausilio delle tecniche dell’arte digitale, realizza un dipinto in scala reale che ricostruisce in modo molto minuzioso il dipinto di Leonardo, ridando vita e colore all’originale dell’opera.

Adolphe Braun, celebre fotografo francese, nacque nel 1812 a Besançon. È ricordato principalmente per i suoi soggetti come fiori, scene di strade parigine e paesaggi alpini. Successivamente agli studi di design decorativo, iniziati nel 1828 a Parigi, Braun si dedicò a numerosi progetti, che però ebbero scarsi risultati positivi. Nel 1842 pubblicò una serie di disegni floreali, elemento fondamentale nell’arte dell’autore. Nel 1847, successivamente alla chiusura della sua attività a Parigi, aprì un suo studio personale a Dornach, un sobborgo di Mulhouse, che divenne poi la ditta fotografica Braun et Cie. Grazie al prezioso aiuto dei figli Henri e Gaston e di diversi impiegati, riuscì a pubblicare nel 1859 il libro L’Alsace photographiée, contenente fotografie del paesaggio alsaziano, molte delle quali furono esposte nel 1859 al Salon di Parigi, l’esibizione periodica di pittura e scultura che si svolgeva al Louvre. Successivamente si dedicò alla produzione di immagini panoramiche del paesaggio alpino con camera pantoscopica, creata dagli inventori inglesi John Johnson e John Harrison, e dal 1860 allo sviluppo del nuovo metodo di stampe al carbone del chimico Joseph Wilson Swan. Grazie a questa nuova tecnica, creò una serie di fotografie di famose opere e sculture, conservate al Louvre, nei Musei Vaticani, in Francia e in Italia. Alla sua morte il figlio Gaston continuò il lavoro della ditta del padre, pubblicando nel 1894 un album del padre con riproduzioni di stampe al carbone di otto pastelli, tratti dal Cenacolo di Leonardo da Vinci, in possesso del duca di Weimar. I fogli, i cui originali andarono dispersi, acquistarono un apprezzamento sempre più vasto, in ragione della qualità straordinaria della riproduzione delle teste di alcuni apostoli del Cenacolo, soprattutto se confrontati con il deperimento dell’originale in Santa Maria delle Grazie.

77


L’artista Philip Lionel Corner è un compositore, musicista, disegnatore, artista visivo e calligrafo statunitense. Dopo aver seguito a Parigi, presso il Conservatoire de Musique National, il corso di Social Research, inizia la sua carriera di insegnante che prosegue poi alla Lincoln School. Durante questo periodo Corner sposa Julie Winter, una medium astrologa, ministro della Church of Religious Science e, dopo il trasferimento in Italia, a Reggio Emilia, sposa in seconde nozze la ballerina e coreografa Phoebe Neville. Corner, che è uno dei più significativi esponenti della corrente artistica Fluxus, è un artista poliedrico che si interessa anche di musica, in particolare di musica coreana che ha studiato, durante il suo servizio militare in Corea, con Ki-sung Kim. Nella sua arte, elemento fondamentale è l’improvvisazione, tanto che alcune sue performance tendono a portare a una sorta di semi-trance estatica. Philip Corner ha diviso la sua produzione artistica in cinque distinti periodi, abbinando a ognuno un sostantivo che lo riassume: cultura (anni cinquanta), mondo (anni sessanta-settanta), mente (anni settanta-ottanta), corpo (anni ottanta-novanta), spirito e anima (dal 1999 a oggi).

78

Appassionato da sempre di fotografia e di informatica, Ferdinando Cunsolo è un fotografo nato nel 1961 a Cardinale in provincia di Catanzaro. Nel corso della sua carriera ha collaborato con varie agenzie di moda. Ha lavorato inoltre anche per la Fondazione Ambrosiana per l’Arte e la Cultura di Milano. Durante questo periodo ha avuto modo di conoscere e approfondire alcune opere di grandi maestri della pittura, come Picasso, Chagall e infine Dalí, il quale ha in particolar modo catturato l’attenzione dell’artista, influenzando il suo modo di osservare il mondo e la realtà che lo circonda.

Giulio De Mitri, nato a Taranto nel 1952, ha compiuto studi umanistici e artistici (Accademia di Belle Arti e Università) ed è titolare della cattedra di Tecniche e tecnologie delle arti visive nell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Protagonista italiano della Light Art, da anni conduce una ricerca sulla storia e sull’immaginario della cultura mediterranea. È invitato a numerose esposizioni in Italia e all’estero (Budapest, Stoccolma, Osaka, isola di Samotracia, Geraki, Aidùssina, Porto Alegre, Filadelfia, Sarajevo, Berlino). Tra le mostre personali e le rassegne più recenti: Giulio De Mitri. Cortocircuito. Un viaggio interattivo con la luce, Notte Europea dei Ricercatori / Bright 2015, Palazzo Pubblico, Siena; Giulio De Mitri. Transitorie architetture, Icastica 2015, Loggiato del Vasari, Arezzo; Giulio De Mitri. In attesa dell’Alba, Il giardino delle Muse, Giardino di Palazzo Fieravecchia, Siena 2014; Light Art Ensemble, Ex-Chiesa di San Carpoforo, Milano 2014; IV Edizione della Biennale del Fin del Mundo 2014-2015, Argentina e Cile; Giulio De Mitri. Il corpo e l’anima, Museo F.R.A.C., Baronissi (SA) 2014; Giulio De Mitri. Esperidi, Studio d’arte contemporanea “Pino Casagrande”, Roma 2013; Biennali di Venezia LII e LIV; XV Quadriennale di Roma; 20 artisti per il 150° dell’Unità d’Italia, Palazzo Reale, Torino 2011. Ha all’attivo numerose pubblicazioni di carattere monografico e generale (edite da Marsilio, Mazzotta, Skira, Silvana Editoriale, De Agostini, Electa, Fabbri, Maggioli, Maretti, Rubbettino eccetera). Le sue opere sono presenti in musei, collezioni pubbliche e private.

Antonio Di Biase, nato a Pescara il 27 gennaio 1994, è uno studente di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Nel corso dei suoi studi, ha frequentato a Roma il corso propedeutico del dipartimento di montaggio presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Nel 2014 ha fatto parte della giuria giovani al Filmmaker Festival di Milano e l’anno successivo è stato selezionato per il workshop di cinema e videoarte diretto da Davide Ferrario, all’interno del Padiglione Italia della Biennale d’Arte di Venezia. Ha partecipato a diverse mostre collettive nazionali e internazionali, tra cui Art is food. Food is art - Sostenibilità e cultura, a cura di Antonio d’Avossa, presso il Grattacielo Pirelli (Milano, 2014) e Mutaforma - prima biennale d’arte giovane abruzzese, a cura di Lucia Zappacosta, presso il Museo Michetti (Francavilla al mare, 2014). In seguito alla sua partecipazione a diversi concorsi di cinema e pittura, ha ricevuto numerosi premi per i suoi progetti: il premio Videoarte all’International Melzo File Festival (Melzo, 2013), il premio per miglior progetto in concorso al Collecchio Video Film Festival (Parma, 2009) e il primo premio per la 1ª edizione di Tratto Rapido - la notizia illustrata in 356 minuti, ideato e organizzato da Porsche Italia, Confindustria Veneto, Fondazione Campiello e media partnership gruppo editoriale RCS.

79


Laureata nel 1989 all’EPIAR (École Pilote Internationale d’Art et de Recherche) alla Villa Arson di Nizza, Barbara Fässler, nel 2012 consegue la seconda laurea in filosofia all’Università Statale di Milano e nel 2014 si diploma con il Master of Arts in Art Education alla ZHdK (Zürcher Hochschule der Künste). Lavora come curatrice, critico e come artista nell’ambito della fotografia, del video e dell’installazione. Il suo intento è di fare confluire nelle sue opere sia il lato concettuale sia il lato intuitivo e sensibile: i suoi lavori, spesso concepiti in serie, offrono vari livelli di lettura e “giocano” con i limiti della percezione. Espone dal 1990 in vari Paesi europei, in gallerie e istituzioni d’arte contemporanea. Nel 2014 è con Domenico Lucchini main curator del progetto Artransit Performing Arts in Motion, parte del programma Viavai di Pro Helvetia (artransit.ch). Nel 2006 cura la mostra Immaginario contemporaneo, arte e fotogiornalismo per la Galleria Bel Vedere Onlus a Milano e nel 2005-2006, con Paolo Bianchi, quattro mostre Paradossi dell’amicizia per l’Istituto Svizzero di Roma a Milano. Negli anni novanta è stata co-curatrice nel ProjektRaum, artist-run space a Zurigo. Ha insegnato all’Accademia Carrara di Belle Arti a Bergamo e alla Naba a Milano. Attualmente insegna Arti visive e Storia dell’arte alle medie e al liceo della Scuola Svizzera di Milano. Dal 2010 scrive regolarmente per “Kunstbulletin”, “Studija” e “undo.net”.

80

Frey Jacob (Hochdorf, 1681 - Roma, 1752) fu uno stampatore e incisore svizzero, figlio dello scultore su legno H.H. Frey. Si spostò a Roma nel 1702, dove divenne allievo di Arnoldo Van Westerhout e Carlo Maratti. Nella città papale rimase fino alla morte, eccetto due viaggi in patria nel 1722 e nel 1726. Come incisore ha realizzato una sessantina di intagli, fra cui figurano numerose composizioni derivate da Maratti, mentre nella sua stamperia, che è stata attiva almeno fino al 1740, ha riedito acqueforti di Giuseppe Ferroni, Giovanni Girolamo Frezza, Francesco Giovani, Pier Francesco Mola e Giovanni Benedetto Castiglione.

Maria Cristina Galli è nata nel 1966 a Milano, dove vive e lavora. Diplomata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dal 1992 è titolare della cattedra di Anatomia artistica all’Accademia di Brera, presso cui riveste attualmente anche il ruolo di coordinatore del Triennio di Pittura. Insegna inoltre alla Facultad de Bellas Artes de Granada, nel Programa de Máster Universitario en Dibujo: Teoría y Proyecto de diseño. Ha pubblicato saggi e articoli, partecipa a progetti di ricerca internazionali. Costante è la sua presenza nelle mostre e nelle rassegne italiane e straniere, tra cui: La scultura dopo il duemila. Idolatria e iconoclastia, Baronissi, Museo FRAC, a cura di A.P. Fiorillo, nel 2015; Tras-Figurazione. Viaggio nel Visibile/invisibile di artisti contemporanei, Lucera, Museo Diocesano - Chiesa di San Leonardo, nel 2014; Siamo quel che mangiamo? Sostenibilità e arte, Milano, Grattacielo Pirelli - Spazio Eventi - Washington DC, Corcoran Gallery of Art, a cura di A. d’Avossa, nel 2013-2014; Muta l’accento ed il pensier - Sei artisti italiani per Verdi, Varese, Galleria Bucaro, a cura di A.M. Amonaci; 2012, Sulle tracce del segno. Anni settanta/duemila, Milano, Galleria Spaziotemporaneo, a cura di E. Longari e C. Cerritelli; 2009, La natura senza mani, Monticello Brianza, Villa Greppi, a cura di C. Amato, S. Frangi; Naturasnaturans, Venezia, Casello delle Polveri, Isola della Certosa, a cura di A. Madesani; 2007, El dibujo en la Colección de Arte contemporáneo de la Universidad de Granada, Granada, Carmen de la Victoria, a cura di A.

Jódar Miñarro; L’Accademia di Brera ai musei civici di Pavia. L’arte contemporanea nella storia dell’arte, Pavia, Castello Visconteo, a cura di A.B. Del Guercio; 2006, Generazione anni ’60. Arte contemporanea in Lombardia, a cura di C. Rizzi, Maccagno, Museo Civico Parisi Valle Milano, Spazio Guicciardini - Città di Gazoldo degli Ippoliti, Museo d’arte moderna e contemporanea; 2005, Contesto, Navelli, a cura di M. Moca, opera in permanenza; 2004, Codici, Milano, Galleria San Fedele, a cura di A. Madesani; Marginalia, Milano, Galleria Spaziotemporaneo, a cura di A. Madesani; Andata-Ritorno, Corsico, Spazio Gheroarté, a cura di L. Rendina; 2002, Utopie Quotidiane, Milano, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, a cura di V. Fagone e A. Madesani; Premio Provincia di Milano - Selezione di Periscopio, Legnano, Palazzo Leone da Perego, a cura di M. Corgnati, L. Fabro, V. Fagone; 3° Premio Internazionale di Scultura Regione Piemonte - Premio Mastroianni, Torino, Palazzo Solaini - Volterra, Galleria San Filippo Neri; 2001, Scritture, Milano, Cavenaghi Arte, a cura di C. Cerritelli; Insorgenze del classico. In cammino da Oplonti, Torre Annunziata, Villa Campolieto, a cura di M. Bignardi, V. Corbi, G. Perretta; 6 Fuori, Milano, Museo della Permanente, a cura della Commissione Annuale della Permanente; Premio Internazionale di Scultura Horcynus Orca, Messina, a cura di M. Corgnati; 2000, Periscopio 2000, Milano, Palazzo delle Stelline, a cura di P. Campiglio, A. Madesani, F. Tedeschi. (www.mariacristinagalli.it)

81


Fabrizio Garghetti, nato a Salsomaggiore nel 1939, vive e lavora a Milano. Ha iniziato la sua attività nel 1966 lavorando per riviste di jazz e si è interessato molto presto a gruppi di avanguardia musicale, teatrale e artistica. Grazie alla sua fotografia riesce ad afferrare immagini stupende di protagonisti e avvenimenti delle arti contemporanee, danza, musica, arti figurative e performative. In particolare con il suo lavoro segue i gruppi Fluxus, il Lettrismo, la Poesia Visiva internazionale, orientandosi inoltre anche verso l’archeologia industriale, l’architettura, il design e la ricerca sui materiali, collaborando con riviste come “Vogue” oltre che con “Panorama” e “La Repubblica”. Celebri sono i suoi scatti di più di duecento artisti, fra cui John Cage, Ben Vautier, Daniel Spoerri, Volf Vostell, Aldo Mondino e Andy Warhol. A quest’ultimo ha dedicato un ciclo di fotografie durante la realizzazione dell’opera The last supper dedicata dall’artista americano al Cenacolo leonardesco.

82

Nato a Littleton, New Hampshire, il 30 luglio del 1930, Geoffrey Hendricks è un esponente del movimento Fluxus. Nel corso della sua carriera artistica, con le sue performance e pubblicazioni ha partecipato a numerose manifestazioni, fra cui Happening&Fluxus a Köln nel 1970, Ubi Fluxus Ibi Motus alla Biennale di Venezia nel 1990 e, più recentemente Fluxus Continue a Nizza nel 2003. Hendricks è un artista multimediale completo, grazie al suo importante lavoro performativo, ai suoi video e alle sue pubblicazioni, fra le quali ricordiamo Critical Mass: Happenings, Fluxus, Performances, Intermedia, and Rutgers University 1958-1972, pubblicato nel 2002. Le sue opere trattano temi come la natura, il mito e i sogni.

Nato nel Nord della Francia, Maurice Henry nel 1927 si stabilisce a Parigi, dove s’iscrive alla Facoltà di Diritto. Fonda il movimento Grand Jeu: il termine gioco ha valenza esistenziale in quanto è inteso come arte di vivere. Collabora con le riviste “Le Rouge et le Noir” e “Paris Montparnasse”. Frequenta Robert Desnos, André Breton, Benjamin Péret, Louis Aragon, e poi Roger Vitrac e Jacques Prévert. Dal 1928 collabora con testi, poemi e disegni alla rivista del movimento Grand Jeu e partecipa alla mostra del gruppo presso la Galerie Bonaparte di Parigi. In diverse testate parigine, tra cui “Le Petit Journal”, “Cinémonde”, “Revue du Cinéma”, “Pour Vous” e “Humanité”, è presente come redattore e reporter. Nel 1932 entra a far parte del movimento surrealista con le sue pubblicazioni e partecipando alle mostre. Il suo umorismo diviene sempre più derisorio nei confronti dell’assurdo quotidiano e del lato tragico dell’esistenza comune. Dopo aver conosciuto Dalí, pubblica poesie e disegni su “Le Surréalisme au Service de la Révolution”.

L’artista americana Alison Knowles è nata nel 1933. Sposò due volte l’artista teorico Dick Higgins, dal 1960 al 1970 e, successivamente, dal 1984 fino alla morte di quest’ultimo. Nel corso della sua carriera artistica ha prodotto numerose opere, che seguivano la corrente del movimento Fluxus. Importante nei suoi lavori è l’elemento tattile, che tende a coinvolgere maggiormente lo spettatore. Una delle sue performance più significative fu Make a Salad del 1962, esibita nell’Istituto di Arte contemporanea di Londra. In questa occasione, l’artista preparò per l’appunto un’enorme insalata, mischiando gli ingredienti a ritmo di musica e servendola infine al pubblico presente. Dopo la partecipazione al Fluxus Festival in Europa nel 1962-1963, la Knowles tornò negli Stati Uniti, iniziando a creare oggetti (molti dei quali commissionati da George Maciunas) utilizzando i fagioli, che rimarranno un elemento distintivo delle sue opere.

83


Artista, docente di media audiovisivi e videomaker, nato ad Atene Grecia nel 1960, Dimitrios Kozaris vive e lavora tra Atene e Milano. Ha esposto alla Biennale di Venezia nel 1993 e 1995, al PS1 di New York, allo Stedelijk Museum voor Actuele Kunst di Gand, al Museum Ferdinandeum di Innsbruck, al Centre pour l’Image Contemporaine, di Saint-Gervais, Ginevra, all‘Institute of Contemporary Arts di Londra. Oltre alle arti visive ha realizzato la serie Fast Food (93 video-pillole per la televisione) e 3 video mediometraggi sui generi cinetelevisivi fra cui: Star Tricks nel 1996 (Science Fiction), Body & Soul nel 1998 (cinema sociale), Once Upon a Time in the Western nel 2000 (cinema post-western). Nel 1996 Fellowship dal dipartimento Film & Television della Kunsthochschule für Medien di Colonia. Nel 1997 curatore della mostra Between the Screens, Milano, Spazio Cellula, e curatore del cinefestival Filmmaker, Young German Directors, Milano. Negli anni 1996-1999 docente all’Accademia di Belle Arti di Bergamo. Dal 1998 al 2000 è stato coordinatore e docente del corso arti audiovisive, nel programma post-laurea DIGITAL ART LAB ad Atene. Nel 2000 espone allo Stedelijk Museum voor Actuele Kunst di Gand, al Kunstverein di Monaco, al National Museum of Contemporary Art di Atene. Dal 2001 è docente Accademia di Belle Arti in Italia ????

84

Il fotografo e regista David LaChapelle ha origine statunitense. Attivo nei campi della moda, della pubblicità e della fotografia, è ricordato e noto per il suo stile di stampo surreale e caricaturale. La sua carriera artistica in campo fotografico ha avuto inizio nel 1980, grazie ad alcune sue esposizioni in diverse gallerie d’arte di New York, che catturarono l’attenzione del grande Andy Warhol. Quest’ultimo offrì a LaChapelle il suo primo lavoro di fotografo per la rivista “Interview Magazine”. Le immagini dell’artista hanno poi raggiunto le copertine e le pagine di altri importanti giornali e periodici internazionali, fra cui “Italian Vogue”, “French Vogue”, “Vanity Fair” e “Rolling Stone”, immortalando numerosi volti famosi, fra cui quello di Tupac, Andy Warhol, Madonna, Eminem, Uma Thurman, David Beckham, Leonardo Di Caprio e molti altri. LaChapelle, oltre nel campo della fotografia, ha lasciato la sua impronta artistica nella realizzazione di diversi video musicali e documentari

Elisabetta Lattanzio Illy, giornalista, fotografa e documentarista, è nata a Trieste nel 1966. Si laurea in Economia Internazionale all’Università degli Studi di Trieste nel 1990. Collabora come giornalista dal 1999 con le migliori riviste di costume ed enogastronomia. Ha pubblicato il suo primo libro L’Aroma del Mondo, un viaggio nell’universo e nell’emozione del caffè (Hoepli, 2010) e Foglie di Tè (Gribaudo, 2013). Sta lavorando al suo prossimo libro sul cacao con Skira in uscita nel 2016. Da sempre appassionata di fotografia, ha visitato i quattro continenti documentando attraverso l’immagine i Paesi produttori di materie prime. Nel 2014 fonda Manus Loci Onlus, associazione non profit, nata con l’intento di diffondere la conoscenza dei Paesi e dei popoli attraverso la valorizzazione dei loro prodotti. Nel 2015 ha realizzato un’importante personale di suggestive immagini sul caffè, cacao e tè a Palazzo Isimbardi, sede della Città Metropolitana di Milano; ha esposto sue opere al Grattacielo Pirelli in occasione della mostra The last last supper; a Techno Souq, nello spazio disegnato da Aldo Cibic per la Rinascente - Expo 2015. A Palazzo Clerici, in occasione della collettiva Natura e artificio a favore della comunità di San Patrignano, è stata battuta all’asta da Christie’s una fotografia di una donna scattata in Madagascar; al James Beard American Restaurant, sede culinaria del Padiglione USA nel centro di Milano al Seven Star Hotel, sono state esposte sei immagini sulle materie prime.

Nato a Rocca d’Evandro nel 1956, Franco Marrocco è docente di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, di cui è direttore dal 2012. Diplomatosi all’Accademia di Frosinone, incomincia la sua attività artistica con una mostra personale nel 1978 e il Premio Mazzacurati del 1979, successivamente al XXXV Premio San Fedele a Milano; alla XI e XII Quadriennale di Roma; al 49°, 56° e 60° Premio Michetti; alla XIII, XIV e XV Biennale di Arte Sacra del Museo Staurós di San Gabriele al Sasso. Prende parte alle mostre: The Modernity of Lyrism tenutasi a Stoccolma (Svezia) e al Joensuu Art Museum (Finlandia); Il Gioco del Tessile al Royal Museum di Pechino (Cina), e al Ve Pat Nedim Tor Muzesi, Istanbul (Turchia); La pittura come metafora dell’essere all’Istituto Italiano di Cultura di Stoccarda; In contrattempo - la pittura malgrado tutto, alla Galleria d’Arte Moderna di Cento; Un mare d’Arte– mediterraneo specchio del cielo al Palazzo Sant’Elia di Palermo; 54. Biennale di Venezia; Call For Papers all‘Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles. Nel contempo organizza mostre personali non solo in Italia, ma anche in molti Paesi esteri, fra cui ricordiamo: Annexe Monaco OCDE a Parigi; Chambre de Commerce Italienne pour la France di Parigi; Palais d’Europe di Strasburgo; SalaPolivalente del Parlamento Europeo di Bruxelles: Museo Butti di Viggiù; Reggia di Caserta; Villa Rufolo di Ravello; Palazzetto dell’Arte di Foggia; ContemporaneaComo 5, Spazio ExTicosa, Como (con Minoli e Castellani). Ultimamente: Museo Archeologico di Cassino; Galleria Romberg di Latina; Galleria Il Chiostro di Saronno; Gallerie Memoli Artecontemporanea di Matera, Potenza e Busto Arsizio; Museo Civico di Sora; Palazzo Sterberg a Vienna; Castello di Vigoleno; Abbazia di Fossanova; Oratorio di Santa Cita a Palermo; Complesso Abbaziale di San Sisto a Piacenza; Chiostri di San Simpliciano a Milano; Chiesa di San Cristoforo a Milano; Museo della Scrittura Manuzio di Bassiano (LT); Museo Diocesano di Milano; Castello di Sartirana; FRAC

85


di Baronissi; Museo d’Arte Contemporanea di Capua; Chiostro di San Francesco ad Alatri; Chiesa Bianca del Maloja-Bregaglia (Svizzera); Galleria Valmore di Vicenza, Sacrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie a Milano; CEART Centro Estatal de las Artes a Ensenada, Messico; Museo Michetti, Palazzo San Domenico a Francavilla al Mare (CH); Building Bridges Art Foundation a Los Angeles (USA).

86

Francesco Martines nasce a Palermo nel 198; attualmente vive e lavora a Milano. Dopo essersi diplomato all’Istituto d’Arte di Palermo, ha frequentato l’Università degli Studi del capoluogo siciliano e l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Nonostante si sia allontanato dalla sua terra natia, è rimasto in stretto contatto con la natura e le forme della Sicilia. Durante il suo percorso artistico si è interessato particolarmente all’immediatezza dell’arte della fotografia, la quale ha permesso all’artista di investigare sulle possibilità di rappresentare sentimenti ed emozioni. Il fine dell’arte di Martines è quello di catturare i ricordi, le memorie, viste come impressioni offuscate e labili, così come la memoria le ricorda. Attualmente sta conducendo ricerche nell’ambito del culinary writing, dipingendo con cibo cotto.

Eris Mone nasce il 14 marzo 1984 a Valona, Albania, dove consegue il diploma di liceo artistico. Nel 2003 si trasferisce a Milano per seguire gli studi di scenografia e teatro lirico presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si laurea nel 2011. Rimane nel capoluogo dove è presente in diverse mostre con quadri e installazioni. Partecipa a Espone Brera per quattro anni consecutivi. Nel 2008 firma la sua etichetta per l’edizione Magnum del Merlot dell’azienda vinicola Leuta. L’interesse per l’arte nelle sue varie espressioni lo spinge ad avvicinarsi alla scultura, per la realizzazione della quale usa però materiali sempre nuovi e inusuali. A seguito della ricerca condotta sui materiali, adotta il cioccolato per creare numerose opere come La Muraglia Cinese, che nel settembre 2010 presenta a Shanghai. A Milano crea ed espone I Putti di Canova, Il Bacio di Hayez, Il Colosseo, Le Scimmie, La 500, Il Galeone e L’Ultima Cena nel 2014 all’interno della mostra Food is Art - Art is Food, presso il Grattacielo Pirelli, mentre nel 2015 a Battipaglia presenta l’opera Ebony and Ivory. Nel frattempo, mentre continua il suo percorso di sperimentazione con il cioccolato, si dedica alla pittura.

Grazie anche alla lezione del padre Filippo, Raffaello Morghen, nato nel 1758 a Portici in provincia di Napoli, mostrò fin da giovane grande interesse per il disegno, in particolar modo paesaggistico, e l’incisione. Nel corso della sua carriera artistica incise ritratti di autori come Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso e Boccaccio per prestigiose edizioni pisane delle opere letterarie dei celebri scrittori, a cura di Giovanni Rosini. L’opera di incisione forse più significativa è la copia del Cenacolo di Leonardo da Vinci, che costò a Morghen tre anni di lavoro. L’incarico all’artista fu dato dal granduca di Toscana Ferdinando III di Asburgo Lorena nel 1794. Successivamente al minuzioso lavoro di Teodoro Matteini (Pistoia, 1754 - Venezia, 1831), al quale spettava il compito di eseguire il disegno del Cenacolo da cui ricavare l’incisione, Morghen iniziò il suo lavoro – che durò per tre anni – di circa 400 stampe e divenne uno dei punti di riferimento per la conoscenza dell’opera di Leonardo. Tali lavori portarono Morghen a dover viaggiare in diverse località italiane, principalmente Roma, Firenze e Venezia. Nel 1803 l’artista divenne maestro d’incisione presso l’Accademia delle Belle Arti DI CHE CITTÀ?. Nonostante numerose critiche mossegli da Giuseppe Bossi, il quale lo accusava di scarsa fedeltà all’originale, di mancanza di una luce armoniosa e pacata secondo lo stile di da Vinci, Morghen era comunque molto stimato. Ricevette apprezzamenti da figure illustri come Napoleone, in quanto Morghen aveva composto un ritratto del condottiero, da accompagnare alle edizioni in francese del Codice Napoleonico di Firenze, Pisa e Venezia.

87


Tomoko Nagao, la più importante esponente dell’arte Micropop e Superflat giapponese in Italia, abita da molti anni a Milano, lavora da sempre con un doppio linguaggio – pittorico e grafico – che risente molto dell’influenza dell’estetica “superflat” della scuola di Takashi Murakami e Nara Yoshitomo, con accenti originali nella scelta dei soggetti (spesso legati a tematiche ambientali, soprattutto dopo la catastrofe del terremoto e dello tsunami che si è abbattuto in Giappone nel 2011 scatenando la catastrofe nucleare di Fukushima), attraverso una critica sottile e ironica, mai diretta e aggressiva, alla società del consumo di massa di prodotti “junk” ed energia “sporca”, e delle politiche consumistiche globali, una pratica artistica innovativa e costante di rivisitazione ironica di temi e soggetti prelevati dalla grande tradizione pittorica occidentale da una parte, e dall’iconografia popolare e consumistica, sia occidentale che orientale, dall’altra. Nel settembre 2015 espone alla Gemäldegalerie di Berlino, nella prestigiosa mostra collettiva The Botticelli Renaissance, con le star dell’arte contemporanea mondiale e le opere originali di Botticelli, considerata la migliore mostra in Europa dell’autunno/inverno 2015. La sua opera The Birth of Venus viene eletta a immagine guida della mostra che arriverà a marzo 2016 con il titolo Botticelli Reimagined al Victoria & Albert Museum di Londra.

88

Ester Maria Negretti nasce a Como nel 1978. Segue la vocazione alla pittura fin da bambina ricevendo il primo premio all’età di undici anni. Studia disegno tessile presso il Setificio di Como, dove consegue il diploma. L‘artista sceglie di non intraprendere il percorso accademico, ma, come nell‘antica tradizione rinascimentale, di formarsi nella“bottega” di pittori esperti, apprendendo così i segreti del mestiere, consolidando una robusta preparazione e un sempre crescente interesse per l’arte contemporanea. La Negretti desidera “(…) ripetere ciò che la natura attua nell’universo, lasciando campo aperto a nuove esperienze e combinazioni di materie, che si uniscono e si separano come nelle reazioni chimiche“. Affinato il suo gusto e la sua tecnica, opta decisamente per la pittura. Il suo lavoro, il suo stile e la sua tecnica molto personali destano l‘immediato interesse di critica e pubblico.

Brigitte Niedermair è una fotografa da più di quindici anni e nel corso della sua carriera ha alternato ricerche artistiche con scatti per servizi di moda. Fin dall’inizio della sua professione si è rivelata una perfezionista dell’immagine e nella sua fotografia regna un’atmosfera di assoluta sospensione, in cui lo spazio e il tempo vengono annullati e il mondo femminile è centrale. Niedermair non si ferma però a tematiche femministe, ma introduce anche metafore e acute analisi di alcune ossessioni comportamentali e di determinati cambiamenti sociali, portando la mescolanza di tradizione e contemporaneità a un livello più elevato: la fotografa mette in scena la spersonalizzazione del mondo occidentale nell’era della globalizzazione, mantenendo però armonia di bellezza e raffinata semplicità.

L’artista Hermann Nitsch nasce a Vienna nel 1938 ed è uno dei protagonisti più importanti dell’arte internazionale della seconda metà del Novecento. Intorno agli anni sessanta si afferma come esponente del Wiener Aktionismus accanto ad artisti come Günter Brus e Otto Mühl, movimento che rappresenta la massima tensione espressiva della Body Art europea. Nitsch per i suoi dipinti segue lo stile pittorico originario francese di arte astratta del tachisme (o arte informale), esaltando l’immediatezza del gesto che riversa o schizza colori sulla tela: due degli esempi più significativi sono le azioni nelle quali si procede al dilaniamento di un agnello, il cui sangue verrà usato come colore, e in cui un uomo viene coinvolto come attore passivo, ‘crocifisso’ e cosparso di sangue. La sua 45a azione però lo porta all’espulsione dallo Stato italiano. L’artista viennese nel corso della sua carriera artistica è stato fortemente influenzato da autori e maestri come de Sade, Friedrich Nietzsche, Sigmund Freud e Antonin Artaud. Hermann Nitsch con le sue opere cerca di creare e suscitare nello spettatore disgusto e ribrezzo, per innescare una controreazione di catarsi e purificazione. I gesti intorno a cui ruotano le azioni dell’artista austriaco (squartare animali, calpestare viscere, imbrattare di sangue persone crocefisse…) portano il singolo a entrare in contatto con il proprio essere animale, con il proprio istinto, toccando quell’ambito più buio e remoto del proprio essere, che nella società viene represso. Nitsch realizza le sue rappresentazioni abbinandole a mostre, conferenze e concerti negli Stati Uniti, in Europa e in Australia. Inoltre le sue mostre personali vengono tenute in chiese, musei e gallerie di numerose città come Vienna, Salisburgo, Siviglia, Roma, Praga, Milano, Venezia, Napoli e Amburgo.

89


Una delle più vivaci e singolari opere presentate in mostra appartiene all‘artista Nicola Pankoff. Nato ad Arona nel 1948, Pankoff è un affermato artista, pittore, musicista del folclore immaginario, illustratore, autore di immagini sparse per il mondo, alcune delle quali create per aziende come Lindt & Sprüngli, Cartiere Pigna, Filmarket e utilizzate per copertine e manifesti. Si definisce ‘immaginatore di storie’: i suoi dipinti sono vere e proprie poesie, ognuno dei quali è un tripudio di colori, creati appositamente dall’artista cercando pigmenti, lavorando polveri e arrivando a un risultato in cui la luce, la brillantezza, la potenza e l’espressività dei colori fanno da padrone nell‘opera. Diverse sono le icone che caratterizzano le opere di Pankoff, artista del fantastico surreale: mongolfiere, gnomi, animali e bambini convergono nel racconto di una storia, che rapisce magnificamente lo spettatore. Così come crea i colori, Pankoff per un periodo della sua carriera artistica ha composto musica di genere vario.

90

Il 29 maggio 1934 a Pittsburgh nasce Ben Patterson, importante artista, esponente della corrente Fluxus. Dopo aver lavorato dal 1956 al 1960 come musicista presso la Halifax Symphony Orchestra, alla U.S. Army 7th Army Symphony Orchestra e alla Ottawa Philharmonic Orchestra, si è trasferito nel 1969 in Germania, a Colonia, dove è diventato attivo sulla scena della musica contemporanea più radicale. In quel periodo ha anche partecipato al primo Festival Fluxus di Wiesbaden, suonando inoltre a Colonia, Parigi, Venezia e Vienna. Rientrato a New York ha abbandonato la sua carriera artistica, dedicandosi al settore amministrativo come general manager nella Symphony of the New World, come direttore assistente del Department of Cultural Affairs for New York City e come direttore nazionale per la Pro Musica Foundation Inc. Nel 1988 è tornato a lavorare nel campo artistico, proponendo una mostra personale di nuovi assemblaggi e installazioni a New York. Negli ultimi anni ha partecipato a diverse mostre, fra cui la Pianofortissimo a Milano e Genova, Ubi Fluxus ibi Motus alla Biennale di Venezia e il 4TFLUXUS a Parigi.

Guido Peruz. Nato a Verona nel 1941, compie gli studi artistici a Venezia, Torino (Albertina) e Milano (Accademia di Brera). Partecipa nel 1969 al Premio San Fedele e subito dopo tiene la prima personale alla Galleria Goethe di Bolzano nel 1969. Sempre nel 1969 partecipa a Civiltà scritta, Fondazione Europea Milano. Nel 1971 tiene una personale a Merano. Partecipa in Austria alla mostra itinerante Aspekte aus Italien, Innsbruck, Galerie in Taxispalais. La prima mostra personale milanese è nel 1969 alla Galleria Artecentro, Le stelle indecifrabili ti. Seguono altre personali, nel 1993-1994 a Genova, Diario, con presentazione di Arturo Schwarz La geometria dei ricordi, e testo poetico di Emilio Isgrò Versi per Guido Peruz pittore, e nel 1994 Book d’Ingres.

Pittore rinascimentale, Andrea Solario nacque a Milano nel 1470. Probabilmente fu uno degli allievi di Leonardo da Vinci, dal quale, nel corso della sua carriera artistica, prese spunto per numerose sue opere. Accompagnato dal fratello scultore Cristoforo, detto il Gobbo, Solario fece un viaggio a Venezia, durante il quale ebbe occasione di studiò artisti come Bellini, Cima da Conegliano, Perugino e Antonello da Messina. Proprio in quel periodo compose l’opera Sacra famiglia con san Simeone, ora conservata nella Pinacoteca di Brera. Nel XVI secolo Solario divenne un artista molto riconosciuto e richiesto, soprattutto dai governatori milanesi; uno fra questi, Charles d’Amboise, gli commissionò il suo ritratto, attualmente presente al museo del Louvre di Parigi. Nel 1507 l’artista si diresse in Francia, al fine di affrescare il castello di Gaillon. Proprio in quegli anni dipinse una delle sue opere più famose, la Madonna del cuscino verde (Louvre), in cui è chiara la forte influenza che Solario ricevette dal maestro Leonardo: il volto della donna, il colore e l’effetto atmosferico rimandano a numerosi dei quadri del celebre artista toscano. Nell’opera spicca, d’altronde, il carattere vivace di Solario, e si esprime il grande temperamento dell’artista. Il restauro di una copia dell’Ultima cena di Leonardo, inizialmente attribuita al pittore Marco da Oggiono, incrementò la fama dell’artista milanese. Un altro fattore determinante per lo stile naturalistico di Andrea Solario fu l’influenza della pittura fiamminga, dalla quale nacquero opere come Fuga in Egitto del 1515, in cui il paesaggio rappresentato è armonioso e ricco di particolari. A causa della sua morte nel 1524, Solario lasciò incompiuta l’opera Assunzione, destinata alla certosa di Pavia e ispirata al polittico di Bernardino Luini.

91


Daniel Spoerri nacque a Galat‚ i nel 1930 e nel corso della sua giovinezza fu vittima delle numerose persecuzioni naziste. Danzatore, pittore e coreografo rumeno, naturalizzato svizzero, Spoerri è uno dei rappresentanti più importanti del Nouveau Réalisme. L’intenzione dell’artista non è tanto quella di produrre un’opera d’arte, quanto quella di bloccare un momento nel suo accadere temporale. Nel corso della sua esperienza artistica, Spoerri si avvicina anche alla corrente della Eat Art, un lungo discorso attorno al cibo, all’alimentazione, al rituale del pranzo e del banchetto, in cui le opere d’arte sono realizzate con materiali commestibili: nel 1970 a Milano, infatti, realizza una Eat Art Dinner, in cui alcune opere di altri nouveaurealisti sono servite e consumate durante un banchetto. L’artista riesce quindi a trasformare, riprendendo il concetto dadaista, un comune oggetto in un oggetto artistico, solamente grazie al suo gesto demiurgico.

92

Nato a Düsseldorf nel 1831, Rudolf Stang fu uno dei più grandi incisori europei di rame e di riproduzioni artistiche. Durante i suoi studi all’Accademia di Arte nella sua città natale, fu molto influenzato dalle opere di Raffaello, Leonardo da Vinci, Franz Hals e del pittore fiammingo Antoon van Dyck. Nel corso della sua formazione Stang fu seguito dal professor Josef von Keller, celebre per la sua riproduzione della Disputa di Raffaello. All’età di trent’anni, l’artista tedesco fu riconosciuto incisore professionista e riprodusse lo Sposalizio di Raffaello, tanto apprezzato dal pubblico che il governo prussiano conferì all’autore il titolo di professore. Stang raggiunse l’apice della notorietà grazie alla riproduzione del Cenacolo di Leonardo, per la quale prese spunti non solo dall’originale presente in Santa Maria delle Grazie, ma anche dai due grandi artisti Andrea Solario e Giuseppe Bossi. Raggiunti i settantun anni, Rudolf Stang tornò a Boppard in Germania, dove, a causa di un problema agli occhi fu costretto ad abbandonare il suo lavoro di incisore. Morì nel 1927, ma la sua arte continuò a influenzare diversi artisti, anche di fama internazionale, come Andy Warhol.

Tobas MANCA BIO

Ben Vautier è un artista che nasce a Napoli nel 1935. Dopo aver aperto un negozio di dischi a Nizza, inizia a interessarsi all’arte, ricercando e studiando da autodidatta: ciò che più lo appassiona è la novità e lo shock che ne scaturisce, prendendo come esempio in particolar modo le opere dell’artista Marcel Duchamp. Dopo aver incontrato Spoerri a Londra e George Maciunas, entra a far parte del movimento Fluxus. Vautier diventa un grande propagandista di questa corrente, portando avanti idee come l’accettazione dell’identità fra arte e vita e la creazione di un teatro totale. Nel corso degli anni settanta partecipa a numerose esposizioni, fra cui Documenta a Kassel e Guggenheim a New York, collaborando con pittori come l’italiano Stefano Chiacchella. Vautier apre inoltre a Nizza diverse gallerie e nel 1978 fonda La Différence, che è anche il nome della sua rivista. Negli anni novanta compone lavori davvero originali, fra cui una serie di totem (sculture composte da vari oggetti d’uso comune montati su pali) e gli “Oiseaux” (assemblaggi di oggetti a forma di volatile)

93


Il pittore scultore e videoartista tedesco Wolf Vostell nacque a Leverkusen (Colonia) nel 1932 da una famiglia di origine ebrea. Nella sua arte Vostell affronta i temi dominanti della società contemporanea, come il consumismo, i mass media, la sovversione politica, il caos e la distruzione, esprimendosi attraverso assemblaggi di dipinti, frammenti di giornali, foto incollate e cancellate da sovrapposizioni pittoriche, inserimenti di televisori o macchine fotografiche, oggetti emblematici della civiltà tecnologica. Nel corso della sua formazione artistica l’artista tedesco utilizza anche il cemento, come materiale che ingloba oggetti, simbolo della distruzione che risucchia tutto nel grigio anonimo e amorfo della sua pesantezza. Vostell è uno dei maggiori esponenti del movimento Fluxus. Dopo gli anni settanta la sua produzione si concentra maggiormente su quadri-oggetto, riprendendo sia la grande pittura del Cinque-Seicento, sia i grandi temi e le catastrofiche conseguenze della seconda guerra mondiale, della guerra fredda, successivamente della guerra del Golfo e della guerra in Bosnia. L’artista muore a Berlino nel 1998.

94

Andy Warhol, pittore e regista, è stato il principale esponente della Pop Art americana. Conosceva tutti i segreti della comunicazione pubblicitaria e della società di massa e ha saputo sfruttarli per la propria arte. Di questa abilità si è servito anche per costruirsi un’immagine da divo prima ancora che da artista. Nato a Pittsburgh nel 1928 da una famiglia di origine ucraina (il suo vero nome è Andrew Warhola), è stato, nell’epoca in cui il consumismo dava vita a una cultura di massa, l’artista che per primo ha scelto come protagonisti delle sue opere oggetti della vita quotidiana, banconote, cibi inscatolati in confezioni colorate, lattine, dimostando che anch‘essi possono diventare arte. Nel contempo la sua arte finisce per divenire una critica al ruolo dei mass media, che inducono nuovi “bisogni” nello spettatore. Pur avendo denunciato il moderno culto delle persone famose, attraverso la produzione in serie con la ripetizione ossessiva di alcuni soggetti – le celebri serigrafie di Jacqueline Kennedy, Elvis Presley, di Lenin e Mao Zedong – Warhol ha riprodotto spesso, denotando grande autoironia, la propria immagine e si è comportato in modo eccentrico fino divenire un vero e proprio divo. A questo divismo hanno contribuito involontariamente due drammatici episodi: l’attentato subito nel 1968 da parte di un’esaltata e la morte sopraggiunta a soli cinquantanove anni (nel 1987 a New York) a seguito di un’operazione, pochi giorni dopo la mostra The last supper al Refettorio delle Stelline a Milano.

Uli Weber è un fotografo di fama mondiale. Dopo aver terminato gli studi di fotografia presso l’Istituto Europeo di Design a Roma, Weber si trasferisce a Londra, dove inizia a lavorare per “Arena”, rivista icona dello stile, su cui compaiono alcuni suoi scatti, fra cui quello di Sting avvolto in una pelliccia sintetica rosso fuoco. In breve tempo l’artista riceve altri importanti incarichi, in particolar modo dalle riviste “Marie Claire”, “Elle” e “Vogue”. Davanti al suo obiettivo sfilano celebrità come Robbie Williams, Keira Knightley, Kylie Minogue, Raul Bova, Paola Cortellesi e Giorgia, e Weber inizia a raggiungere molta notorietà, arrivando a ottenere un’intervista anche con la regina dei media americani Oprah Winfrey. Dopo aver realizzato un servizio fotografico al Polo Nord, l’artista viene eletto nel 2006 Hasselblad Master. Nel 2011 viene inoltre pubblicata una collezione dei suoi più celebri ritratti scattati in vent’anni di carriera, raccolti nel libro Portraits.

95


In copertina xxxxxxxxxx

Silvana Editoriale Direzione editoriale Dario Cimorelli Art Director Giacomo Merli Coordinamento editoriale Sergio Di Stefano Coordinamento di produzione Antonio Micelli Segreteria di redazione Ondina Granato Ufficio iconografico Alessandra Olivari, Silvia Sala Ufficio stampa Lidia Masolini, press@silvanaeditoriale.it Diritti di riproduzione e traduzione riservati per tutti i paesi © 2016 Silvana Editoriale S.p.A., Cinisello Balsamo, Milano © eventuale coedizione © Joseph Beuys, by SIAE 2016 © Maurice Henry, by SIAE 2016 © Herman Nitsch, by SIAE 2016 © Daniel Spoerri, by SIAE 2016 © Benjamin Vautier, by SIAE 2016 © Wolf Vostell, by SIAE 2016 © The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc., by SIAE 2016 A norma della legge sul diritto d’autore e del codice civile, è vietata la riproduzione, totale o parziale, di questo volume in qualsiasi forma, originale o derivata, e con qualsiasi mezzo a stampa, elettronico, digitale, meccanico per mezzo di fotocopie, microfilm, film o altro, senza il permesso scritto dell’editore.

Silvana Editoriale S.p.A. via dei Lavoratori, 78 20092 Cinisello Balsamo, Milano tel. 02 453 951 01 fax 02 453 951 51 www.silvanaeditoriale.it Le riproduzioni, la stampa e la rilegatura sono state eseguite in Italia Stampato da xxx Finito di stampare nel mese di gennaio 2016


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.