Catalogo michelagelo heute

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Michelangelo heute/oggi

Eine Hommage italienischer KĂźnstler an das Genie der Renaissance Artisti italiani rendono omaggio al Genio del Rinascimento

Anna Clara Beltrami Marco Casentini Giovanni Cerri Raffaele Cioffi Marina Falco Emanuela Fiorelli Giovanna Fra Liliana Malta Ester Maria Negretti Federico Palerma Paolo Radi Franco Ruaro Fabio Valenti Sandro Vannini

FRANKFURTER WESTEND GALERIE



Michelangelo heute/oggi

Eine Hommage italienischer KĂźnstler an das Genie der Renaissance Artisti italiani rendono omaggio al Genio del Rinascimento

Essay / Saggio: Damian Dombrowski 06.09. - 24.10.2014

Anna Clara Beltrami Marco Casentini Giovanni Cerri Raffaele Cioffi Marina Falco Emanuela Fiorelli Giovanna Fra Liliana Malta Ester Maria Negretti Federico Palerma Paolo Radi Franco Ruaro Fabio Valenti Sandro Vannini

FRANKFURTER WESTEND GALERIE


Wir danken / Ringraziamo

Dott. Lorenzo Brocca, Dr. Rodolfo Dolce, Prof. Dr. Damian Dombrowski, Thomas Hillner, Gerti Petri, Matthias Schulz für ihre Unterstützung / per il loro appoggio Ausstellung / Mostra MICHELANGELO heute/oggi Eine Hommage italienischer Künstler an das Genie der Renaissance Artisti italiani rendono omaggio al Genio del Rinascimento 06.09. – 24.10.2014 FRANKFURTER WESTEND GALERIE Ausstellungsprojekt und Redaktion / progetto mostra e redazione: Barbara Thurau Essay / Saggio: Damian Dombrowski Fotos von / Fotografie di: Walter Capelli, Valeriano Borroni, Pierino Sacchi, Giuseppe Frigiola, Piero Martinello Übersetzung / Traduzione: Emma Caramanico Camoni, Paolo Lazzara, Caroline Lüderssen, Barbara Thurau Layout / Progetto grafico: Fabio Valenti (total-machine.com) Druck / Stampa: Press Point S.r.l. – Abbiategrasso (Mi) © 2014 Frankfurter Westend Galerie FRANKFURTER WESTEND GALERIE Im Hause der Deutsch-Italienischen Vereinigung e.V. Leitung / Direzione: Salvatore A. Sanna

Arndtstraße 12, D – 60325 Frankfurt am Main Tel. 069/746752 • Fax 069/7411453 galerie@div-web.de • www.div-web.de Alle Rechte, auch die des auszugsweisen Nachdrucks und der fotomechanischen Wiedergabe vorbehalten. Dies betrifft auch die Vervielfältigung und Übertragung durch Mikroverfilmung und die Einspeicherung und Verarbeitung in elektronischen Systemen. Nessuna parte di questo catalogo può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore.


Deutsch-Italienische Vereinigung e.V. / Frankfurter Stiftung fĂźr deutsch-italienische Studien / Frankfurter Westend Galerie


Vorbemerkung

Michelangelo heute

Eine Hommage italienischer Künstler an das Genie der Renaissance

Am

18. Februar 1564 starb der «göttliche» Bildhauer, Maler, Architekt und Dichter Michelangelo Buonarroti in Rom. Er war Universalkünstler, schon zu Lebzeiten ein Star und der erste moderne Künstler, denn er nahm sich eine für seine Zeit beispiellose Freiheit sowohl hinsichtlich der Motive und ihrer Umsetzung als auch in Bezug auf Förderer und Auftraggeber. Aus Anlass des 450. Todestages von Michelangelo hat die Frankfurter Westend Galerie vierzehn nach 1960 geborene italienische Künstlerinnen und Künstler um ihre Stellungnahme zum großen Meister der Renaissance gebeten. Da die Auseinandersetzung mit dem eigenen Kulturerbe in Italien in besonderem Maße präsent ist, fiel unsere Idee auf fruchtbaren Boden. Die Ergebnisse sind in der Ausstellung und im vorliegenden Katalog «Michelangelo heute – Eine Hommage italienischer Künstler an das Genie der Renaissance» zu sehen.

emotionaler setzt Federico Palerma das Thema um, indem er mit dichtem, dunklem Malgestus Leiden und Gefangenschaft zum Ausdruck bringt. Bei anderen Künstlern steht die leuchtende Farbigkeit von Michelangelos Malerei im Vordergrund. Franco Ruaro schafft eine blaue Lichtsäule, die die metallischen und zugleich transparenten, emotionsgeladenen Farben des Renaissancekünstlers aufleben lässt. Marco Casentini filtert die intensiven Farben der Fresken und überträgt sie in seine reduzierten geometrischen Formen. Auch die Materialien wie Marmor und Farbpigmente sowie die Arbeitsvorgänge werden thematisiert: In «Sipario» von Raffaele Cioffi gibt ein blauer Vorhang den Blick frei auf eine glatte, schimmernde Marmoroberfläche. Giovanna Fra widmet Michelangelo zarte und zugleich kraftvolle, reduzierte Farbkompositionen aus natürlichen Pigmenten und Ton. Anna Clara Beltrami modelliert eine Oberfläche aus weißen ‹Mosaiksteinen›, um dem Zusammenspiel von Malerei und Skulptur Ausdruck zu verleihen.

Was macht die Modernität von Michelangelo aus? Welche Impulse und Inspirationen hat er der Kunst bis in unsere Zeit gegeben? Antwort auf diese Fragen gibt der Essay «Der Alterslose. Gedanken zu Michelangelo als Zeitgenossen» von Damian Dombrowski, Professor am Institut für Kunstgeschichte der Julius-Maximilians-Universität Würzburg.

Auf den Baumeister Michelangelo nehmen Emanuela Fiorelli und Paolo Radi Bezug und setzen mit ihren experimentellen Objektkästen beziehungsweise Papierarbeiten Fragmente der Biblioteca Laurenziana, des Palazzo Farnese und der Kuppel des Petersdoms ins Bild. Einen distanzierten Blick auf Michelangelo vermittelt Sandro Vannini, der den «David» mit dem Smartphone fotografiert wie der eilige Tourist, der Kultur nur noch auf dem Bildschirm erfährt. So wird die Ikone der Renaissance zum icon.

Der menschliche Körper, Hauptmotiv und Ausdrucksmittel Michelangelos, steht im Zentrum vieler Werke dieser Ausstellung. Er füllt den Bildraum als Träger universeller Botschaften von Macht und Weisheit, Leben und Leid in den Leinwänden von Marina Falco und Giovanni Cerri. Er wird bei Ester Maria Negretti zum Sinnbild der Verunsicherung des Menschen in der Gegenwart. In den Arbeiten von Fabio Valenti wird er mit surrealistischen Methoden aus dem ursprünglichen Kontext herausgelöst und in neue skurrile Zusammenhänge gesetzt. Und sogar in den abstrakten Arbeiten von Liliana Malta sind verflochtene Körper zu erkennen, die überraschende Korrespondenzen zu den Fresken der Sixtinischen Kapelle aufweisen. Noch freier und

Dies sind nur erste Eindrücke einer Ausstellung, in der es noch Vieles zu entdecken gibt. Das Spektrum der künstlerischen Ansätze und bildnerischen Lösungen ist breit und verweist auf die ungebrochene Aktualität von Werk und Persönlichkeit des Universalkünstlers Michelangelo.

Barbara Thurau

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Premessa

Michelangelo oggi

Artisti italiani rendono omaggio al Genio del Rinascimento

Il

18 febbraio del 1564 moriva a Roma Michelangelo Buonarroti, il «divino» scultore, pittore, architetto e poeta. Artista universale, considerato una star quando era ancora in vita, fu il primo artista moderno, in grado di concedersi una libertà senza pari – per i suoi tempi – sia nella scelta dei temi e nella loro realizzazione, che per quanto riguarda protettori e committenti. In occasione del 450° anniversario della sua morte la Frankfurter Westend Galerie ha invitato quattordici artisti italiani, nati dopo il 1960, ad aprire un dialogo con il grande maestro del Rinascimento. Essendo in Italia particolarmente avvertito il confronto con il proprio patrimonio culturale, la nostra proposta ha incontrato un fertile terreno, come dimostrano i risultati esposti nella mostra e riportati nel presente catalogo «Michelangelo oggi – Artisti italiani rendono omaggio al Genio del Rinascimento».

Altri artisti si concentrano sui colori luminosi della pittura di Michelangelo. Franco Ruaro crea una colonna luminosa blu che rianima i colori metallici e allo stesso tempo trasparenti, carichi di emozione dell’artista rinascimentale. Marco Casentini filtra le cromie intense degli affreschi e le trasferisce nelle sue strutture geometriche. Ma anche i materiali, il marmo e i pigmenti di colore, sono presi in esame come pure le tecniche artistiche: Il «Sipario» blu di Raffaele Cioffi rivela la superficie liscia e splendente del marmo. Giovanna Fra dedica a Michelangelo composizioni di pigmenti naturali e argilla lievi e al tempo stesso vigorosi. Anna Clara Beltrami modella una superficie di tasselli bianchi, per svelare l’interazione tra pittura e scultura. Emanuela Fiorelli e Paolo Radi fanno riferimento all’architetto Michelangelo ed inseriscono nelle loro opere concettuali e nei lavori su carta frammenti della Biblioteca Laurenziana, di Palazzo Farnese e della cupola di San Pietro. Sandro Vannini offre uno sguardo distanziato sul grande scultore con il «David» fotografato con lo smartphone come un turista frettoloso, che consuma la cultura solo sullo schermo. Così l’icona del Rinascimento diventa icon. Queste sono solo le prime impressioni di una mostra, nella quale resta ancora molto da scoprire. Il repertorio degli approcci artistici e delle soluzioni creative è ampio e dimostra l’attualità della personalità e dell’opera di Michelangelo quale artista universale.

In cosa consiste la modernità di Michelangelo? Quali stimoli ed ispirazioni diede all’arte fino ai giorni nostri? Una risposta a queste domande viene fornita dal saggio «L’uomo senza età. Alcune considerazioni intorno a Michelangelo contemporaneo» di Damian Dombrowski, professore di storia dell’arte all’Università di Würzburg. Il corpo umano, soggetto principale e mezzo di espressione di Michelangelo, è al centro di molte opere della mostra. Il corpo colma lo spazio pittorico con messaggi universali di potenza e saggezza, vita e sofferenza nelle tele di Marina Falco e Giovanni Cerri. Con Ester Maria Negretti, diventa il simbolo dell’insicurezza dell’uomo contemporaneo. Nei lavori di Fabio Valenti viene rimosso con tecniche surrealiste dal contesto originale e collocato in nuovi scenari bizzarri. Persino nelle opere astratte di Liliana Malta si riconoscono corpi aggrovigliati, che rivelano sorprendenti corrispondenze con gli affreschi della Cappella Sistina. L’approccio con il soggetto diviene ancora più libero ed emozionale con Federico Palerma che esprime sofferenza e prigionia con gesti pittorici densi e cupi.

Barbara Thurau

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Der Alterslose

Gedanken zu Michelangelo als Zeitgenossen

Damian Dombrowski

hrend meines Studiums der Kunstgeschichte wurde ich mit einer Frage konfrontiert, die mich Jahrzehnte später noch immer beschäftigt. Eine Freundin war von einer Parisreise zurückgekehrt; da ich in ihrem Bekanntenkreis der einzige vom Fach war, wollte sie von mir wissen, warum uns die Werke Michelangelos – sie hatte im Louvre die Sklaven gesehen – noch heute solche Ehrfurcht einflößen. Sie selbst war tief beeindruckt und verlangte nun von mir, dass ich ihr dieses Erlebnis erklärte. Mehr als ein Stammeln kam dabei nicht heraus, und vielleicht kann eine Antwort auf die Frage nach der ‹Aktualität› dieses Überkünstlers gar nicht anders als in Form eines abbozzo gegeben werden. Warum er? Michelangelo wurde schon nachgeahmt, da hatte er die Lebensmitte kaum überschritten. Seine historische Bedeutung liegt jedoch nicht in der Vorbildlichkeit einzelner Lösungen oder Motive – sondern darin, dass sie nicht vergeht. Auf fast unheimliche Weise sind seine Werke dem Gesetz des Alterns entzogen. Eine Skulptur Michelangelos wirkt heute moderner als ein Siebdruck Andy Warhols. Bei keinem anderen Künstler war die Verehrung so anhaltend. Raffaels Stern strahlte eine Zeitlang heller, doch mit Anbruch der Moderne gehörte er nicht mehr zu den Helden. Michelangelo

strahlte nie, etwas Dunkles und Raunendes widersetzte sich dem hellen Preislied; aber sein Ruhm hat jeden Geschmackswandel überdauert. Er schuf nicht nur Kunst, er lebte sie. Dadurch wurde er zur Blaupause des modernen Künstlers, der zwar seinerseits ein Mythos ist, aber einer der erfolgreichsten der westlichen Kulturgeschichte. Radikal bis zur Verweigerung, unbeirrbar bis zur Isolation, kompromisslos bis zum Scheitern, prägt Michelangelo bis heute das Bild des Künstlers als Typus. Sein Kennzeichen ist das «Sich-Entfernen vom Normalen», wie der Kunstgelehrte Theodor Hetzer es einmal lapidar genannt hat. Michelangelo strebte grundsätzlich über das Allerwelthafte hinaus, Menschliches ist bei ihm nur als Einzigartiges, Unvergleichliches, Ungemeines zu haben: als Versuch, alle Fesseln des Gewöhnlichen abzustreifen, um die höchste Möglichkeit zu verwirklichen. Weil die Größe der Vision die Zwänge einer kleinlichen Realität zwangsläufig übersteigt, wird das Scheitern Gesetz; doch ist seit ihm das Unvollendete kein Makel mehr. Im Matthäus der Accademia oder in der Pietà Rondanini wirkt das nur Angesprochene erschütternder, als es das vollständig Ausgesprochene je sein könnte.

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Aus der Erkenntnis, dass die Form so unvollendbar ist wie das Leben, kehrt Michelangelo sich vom Mimetischen ab. Für keinen Künstler zuvor (und nur wenige nach ihm) war die Kunst weniger Spiel, seine Ernsthaftigkeit und Hingabe waren existentiell. Eben erst, mit der Hochrenaissance, hatte sich das Künstlerische aus seinen gesellschaftlichen Bindungen gelöst, da wurde es von Michelangelo bereits verabsolutiert. Die Gestaltung beansprucht unbedingten Vorrang, alles Kunstfremde – das Ikonographische, das Mathematische, das Soziale – fällt fort, ebenso die inhaltliche Bestimmtheit seiner Werke. Im Relief der Kentaurenschlacht (um 1492) oder im Karton der Badenden Soldaten (kurz nach 1500) ist die Bewegung noch von Handlung motiviert; die Ignudi der Sixtinischen Decke (1508-12) sind dagegen kaum noch etwas anderes als herrliche Form. In der exakten Mitte dieser Decke wird der Mensch ins Dasein gerufen, indem sich die Rechte Gottvaters und die Hand des Adam begegnen. Zwischen dem willensstarken Arm, der die Form erschafft, und der passiven Hand des von ihm Geformten überträgt sich der Funke des Lebens: jenes unerklärliche Hinausgehen über das bloße Sein, das wir hilflos als Schöpfung bezeichnen. Auf diese Weise wird das vielbemühte Motiv zur emblematischen Abbreviatur des Künstlerischen überhaupt, das gesamte Bildprogramm der Sixtinischen Decke aber zu dessen Apotheose. Göttliches und Menschliches werden eins in der prometheischen Tat des Künstlers, dem schon zu Lebzeiten der Beiname Il Divino verliehen wurde. Seit Michelangelo ist Kunst das Erschaffen von etwas, das vorher nicht vorhanden war – nicht mehr nur Gestaltung der Welt, sondern Neuschöpfung von Welt. Michelangelos Unabhängigkeit gegenüber Mächten aller Art verlieh seinem Leben etwas Romanhaftes. Als die vertriebenen Medici Florenz belagerten, nahm er die Befestigung seiner Heimatstadt in die Hand, um sie gegen seine eigenen Förderer zu verteidigen. Michelangelo erfüllte keine Erwartungen, verpflichtet war er allein der Kunst, und dies mit einer Bedingungslosigkeit, die den Künstlern der Moderne zur Mitgift wurde. Nicht einmal eine Ordnung, die er selbst erdacht hatte, konnte er einhalten: Mit fortschreitender Ausmalung der Sixtinischen Decke strebten die Figuren immer gewaltiger über das gesetzte Rahmensystem hinaus, bis sie Maßstab und Bildfeld sprengten. Die Ignudi der Sixtina oder die Prigioni des Louvre veranschaulichen eine Wahrheit, die über alles ikonographisch Bestimmte hin-

ausgeht. Dafür braucht er nichts als den menschlichen Körper, der ihm zur Sprache wird, in der alles Erdenkliche ausgedrückt werden kann. Darin ist Michelangelo universal, dass er immer den allgemeinen Menschen meint (und folglich auf Porträts verzichten muss). Jede seiner Skulpturen ist eine Welt für sich, gerade weil möglichst alles ausgeschlossen wird, was nicht menschlicher Körper ist. Aber weil, wie es in einem seiner Gedichte heißt, die Seele den Körper formt («l’alma al corpo è forma e vita»), bleibt es nie beim anatomischen Faktum, was auf artistische Könnerschaft hinausliefe; vielmehr wird der Körper genutzt, um eine unaussprechliche Geistigkeit zu erzielen. Sie rechtfertigt sogar die unerhörte Situation, dass der auferstandene Christus als Aktfigur auf einen Altar gestellt wird (in Santa Maria sopra Minerva) oder Papst und Kardinäle unter einer unüberschaubaren Masse nackter Leiber die Messe zelebrieren (in der Sixtinischen Kapelle). Was alle Körper Michelangelos verbindet, ist das Streben nach Befreiung – ein Streben, das unter irdischen Bedingungen – gefangen «nel carcere terreno», um es mit seinen Worten zu sagen – zum Scheitern verurteilt ist. Daher verkörpern seine Figuren auch ein Leiden an der Existenz. Und dies ist auch ein Grund, warum man sich vor seinen Skulpturen bisweilen unwohl fühlt. Sie schmücken nicht, sie erzählen nicht; aber sie lassen uns ahnen, wohin der Mensch berufen ist und wie weit wir davon entfernt sind. So geht auch heute noch von den Werken Michelangelos eine dauernde Aufforderung aus – nicht nur an die Künstler, sondern auch an die kunstferne Freundin, die in Paris seinem Appell nicht entrinnen konnte.

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L’uomo senza età

Alcune considerazioni intorno a Michelangelo contemporaneo

Damian Dombrowski

Du

rante i miei studi di storia dell’arte venni confrontato con una domanda che mi assilla ancora a distanza di decenni. Una mia amica era tornata da un viaggio a Parigi, e poiché ero l’unico storico d’arte fra le sue conoscenze, volle sapere da me come mai le opere di Michelangelo ancora oggi ci ispirino tanto timore reverenziale. Aveva visto i Prigioni nel Louvre, ne era rimasta profondamente toccata e desiderava che le spiegassi tale emozione. Riuscii a stento a formulare una risposta. D’altra parte si può forse dare una spiegazione dell’‹attualità› di questo super artista solamente mediante un ‹abbozzo›. Perché proprio lui? Michelangelo venne già imitato quando ancora non aveva superato la mezza età. Il valore storico della sua opera non si esaurisce nell’esemplarità di singole soluzioni o motivi – ma appunto nel fatto, che non venga meno. Per motivi arcani le sue opere si sottraggono al processo d’invecchiamento. Una scultura di Michelangelo sembra oggi più moderna di una serigrafia di Andy Warhol. Per nessun altro artista si registra un culto più duraturo. La stella di Raffaello brillò più luminosa per un intervallo di tempo, ma con l’avvento dell’età moderna egli non fece più parte del gruppo degli eccelsi. Quella di Michelangelo non splendette mai, un’ombra e un mormorio si op-

posero alla glorificazione, ma la sua fama ha superato tempi e gusti. Non solo ha creato arte, ma l’ha vissuta. In questo modo è diventato il modello di artista moderno, che è a sua volta un mito, uno dei più fortunati nella storia della cultura occidentale. Ha coniato la tipologia di artista valida fino ai nostri giorni con la sua radicalità ai limiti della negazione, la sua fermezza vicina all’isolamento, la sua irremovibilità a rischio del fallimento. Lo storico d’arte Theodor Hetzer definì questa caratteristica lapidariamente «l’allontanamento dal normale». Le ambizioni di Michelangelo di principio miravano oltre l’ordinario, l’umano per lui esiste solo come qualcosa di unico, incomparabile, straordinario: come un tentativo di liberarsi da tutti i vincoli della banalità per raggiungere i limiti del possibile. Dato che la magnificenza della visione supera per forza le costrizioni di una realtà limitata, il fallimento diventa la regola; tuttavia l’incompiuto grazie a lui non è più un difetto. Il ‹non finito› del San Matteo dell’Accademia a Firenze o della Pietà Rondanini è più sconvolgente di quanto possa esserlo il compimento totale. Riconoscendo l’imperfettibilità della forma, come della vita, Michelangelo si distacca dalla mimesi. Nessun artista prima di lui – e solo qualcuno dopo di lui – ha vissu-

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to l’arte meno che mai come un gioco, la sua serietà e devozione erano esistenziali. L’arte nell’Alto Rinascimento, appena liberata dai legami sociali, con Michelangelo divenne ormai assoluta. La creazione reclama una priorità incondizionata, ogni cosa estranea all’arte – l’iconografia, la matematica, la società – viene meno, come la definizione del contenuto delle opere. Nel rilievo La battaglia dei centauri (1492 ca.) oppure nel cartone dei Soldati al bagno (Battaglia di Cascina, poco dopo il 1500) il movimento è ancora determinato dalla trama; ma gli Ignudi della volta Sistina (1508-12) non sono altro che magnifica forma. Al centro della volta, con l’incontro della mano destra di Dio e quella di Adamo, l’uomo viene posto in essere. Fra il braccio volitivo, che crea la forma, e la mano passiva della sua creatura si trasmette la scintilla vitale: quell’inspiegabile oltrepassare la pura esistenza che noi, disarmati, chiamiamo creazione. Questo motivo molto citato diventa quindi un’emblematica abbreviazione dell’arte in generale e l’intero programma iconografico della volta Sistina diventa la sua apoteosi. Il divino e l’umano si uniscono nell’atto prometeico dell’artista che già ai suoi tempi fu soprannominato Il Divino. È con Michelangelo che l’arte diviene creazione di qualcosa che prima non esisteva – non è più il modellamento del mondo esistente ma la creazione di un mondo nuovo. L’indipendenza di Michelangelo di fronte a qualunque forma di potere conferì alla sua vita un qualcosa di romanzesco. Quando i Medici cacciati da Firenze, la strinsero d’assedio, Michelangelo s’incaricò della fortificazione della sua città natale per difenderla dai propri protettori. Non mirava a soddisfare aspettative, il suo impegno si concentrò esclusivamente ed incondizionatamente sull’arte, un atteggiamento che lasciò come eredità agli artisti moderni. Egli non riuscì a mantenere nemmeno un ordine da lui stesso stabilito: nel processo di decorazione della volta Sistina le figure superarono con sempre maggior impeto lo schema definito fino a infrangere parametri e campo d’immagine. Gli Ignudi della Cappella Sistina o i Prigioni del Louvre illustrano una verità, che va oltre ogni determinazione iconografica. Per raggiungere questo Michelangelo si avvale del corpo umano che trasforma in un linguaggio capace di esprimere tutto l’immaginabile. In questo è universale, perché intende sempre l’uomo in generale (e di conseguenza deve rinunciare al ritratto). Ogni sua scultura è un mondo a sé, proprio perché si sforza di escludere tutto ciò che non sia corpo umano. Ma poiché «l’alma al corpo è forma e vita», come

si legge in una delle Rime, Michelangelo non si sofferma sulla realtà anatomica, che lo porterebbe alla mera competenza artistica; piuttosto si serve del corpo per raggiungere una spiritualità ineffabile. Essa giustifica persino l’inaudita postura di una figura di Gesù risorto completamente nuda sull’altare (in Santa Maria sopra Minerva) o l’inconcepibile situazione di una messa celebrata da Papa e cardinali sotto un’enorme massa di corpi nudi (nella Cappella Sistina). Il legame fra tutti i corpi di Michelangelo è l’aspirazione alla libertà, un’aspirazione che in condizioni terrestri – di prigionia «nel carcere terreno», per dirla con le sue parole – è destinata a fallire. Le sue figure in tal modo rappresentano anche la sofferenza dell’esistenza umana. Ed è per questo che davanti alle sculture talvolta ci si può sentire a disagio. Non decorano, non raccontano; ma ci lasciano intuire a cosa sia chiamato l’uomo e quanto distanti da ciò noi siamo. Così, ancora oggi le opere di Michelangelo emanano un’esortazione continua – rivolta non solo agli artisti, ma anche all’inesperta amica che a Parigi non poté sottrarsi al suo appello.

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Werke/opere


Anna Clara Beltrami

Evoluzioni per Michelangelo, 2014, Mischtechnik / tecnica mista, 60 x 60 cm 12


Evoluzioni per Michelangelo, 2014, Ă–l auf Leinwand / olio su tela, 70 x 70 cm 13


Marco Casentini

Omaggio a Michelangelo , 2014, Acryl auf Perspex / acrilico su perspex, Durchmesser / diametro 25,5 cm 14


Melrose Av. , 2011, Acryl auf Perspex / acrilico su perspex, 35 x 29 cm 15


Giovanni Cerri

Il Padre, 2005, Ă–l auf Papier auf Leinwand / olio su carta intelata, 100 x 80 cm 16


Prigione, 2014, Ă–l auf Papier auf Leinwand / olio su carta intelata, 120 x 100 cm 17


Raffaele Cioffi

Sipario, 2013, Öl auf Leinwand / olio su tela, 90 x 60 cm 18


Sipario, 2013, Öl auf Leinwand / olio su tela, 90 x 60 cm 19


Marina Falco

Dei Dannati, 2014, Ă–l und Mischtechnik auf Leinwand / olio e tecnica mista su tela, 70 x 70 cm 20


Delle Sibille, 2014, Ă–l und Mischtechnik auf Leinwand / olio e tecnica mista su tela, 120 x 100 cm 21


Emanuela Fiorelli

Estrusione centri-fuga dalla finestra di Palazzo Farnese, 2014, Plexiglas und elastischer Faden auf Vinyl box in plexiglass e filo elastico su vinile, 52 x 32 x 14 cm 22


Es-porta-re cultura nella sala di lettura della Biblioteca Laurenziana, 2014, Plexiglas und elastischer Faden auf Vinyl box in plexiglass e filo elastico su vinile, 52 x 32 x 14 cm 23


Giovanna Fra

Tempus-time, 2013, NatĂźrliche Pigmente und Ton auf Leinwand / pigmenti naturali e argilla su tela, 100 x 100 cm 24


Tempus-time, 2013, NatĂźrliche Pigmente und Ton auf Leinwand / pigmenti naturali e argilla su tela, 100 x 100 cm 25


Liliana Malta

Dal Giudizio Universale, 2014, Ă–l auf Leinwand / olio su tela, 90 x 120 cm 26


Dal Giudizio Universale, 2014, Ă–l auf Leinwand / olio su tela, 90 x 70 cm 27


Ester Maria Negretti

Sul piedistallo, 2014, Mischtechnik auf Leinwand / tecnica mista su tela, 100 x 70 cm 28


Black Hole, 2014, Mischtechnik auf Leinwand / tecnica mista su tela, 120 x 100 cm 29


Federico Palerma

Prigione, 2014, Ă–l auf Papier auf Leinwand / olio su carta intelata, 90 x 64 cm 30


Prigione, 2014, Ă–l auf Papier auf Leinwand / olio su carta intelata, 64 x 60 cm 31


Paolo Radi

Eco Visionario, 2007, Silikon, Gips, Bleistift auf Fotografie und handgeschรถpftem Papier silicone, stucco e matita su fotografia e carta fatta a mano, 56 x 38 cm 32


Eco Visionario, 2007, Silikon, Gips, Bleistift auf Fotografie und handgeschรถpftem Papier silicone, stucco e matita su fotografia e carta fatta a mano, 56 x 38 cm 33


Franco Ruaro

Venature, 2014, Öl auf Papier / olio su carta, 14 x 7 cm 34


Colonna dietro, 2012, Ă–l auf Leinwand / olio su tela, 200 x 100 cm 35


Fabio Valenti

(Fuelpump)

Cacciata della figura umana dalla Terra , 2014, Ă–l auf Leinwand / olio su tela, 50 x 40 cm 36


David - il tiratore di fionda, 2014, Ă–l auf Leinwand / olio su tela, 120 x 100 cm 37


Sandro Vannini

Icon, Art (or) copy, 2014, Fotografie, Digitaldruck auf Papier / fotografia, stampa digitale, 30 x 20 cm 38


Icon, Art (or) copy, 2014, Fotografie, Digitaldruck auf Papier / fotografia, stampa digitale, 30 x 20 cm 39


Biografien/Biografie Anna Clara Beltrami Geboren 1965 in Vimercate (Monza, Brianza), lebt und arbeitet in Barasso (Varese).

a Maccagno. La Frankfurter Westend Galerie nel 2007 presenta le sue opere nella collettiva «La realtà al femminile» (con Emanuela Fiorelli, Giovanna Fra e Giuliana Fresco) a Francoforte sul Meno. Nel 2008 segue la personale «Evoluzioni» a Gorla Maggiore, nel 2010 la collettiva «Artparty» al Castello di Masnago, Varese. Nel 2013 partecipa a «Rinnovarte 2013» presso la Palazzina del Turismo, Varese, nel 2014 ad «Arte eterna utopia» a Pienza (Siena) e a «Mondiali ad arte» presso il Chiostro di Voltorre, Gavirate (Varese).

Anna Clara Beltrami absolviert das Studium an der Accademia di Belle Arti di Brera und besucht Radierkurse in Urbino. 1989 beginnt sie ihre Ausstellungstätigkeit mit einer Einzelschau in Vimercate und beteiligt sich in den folgenden Jahren an Gruppenausstellungen in der Galleria delle Ore in Mailand, im Circolo Culturale Bertolt Brecht unter dem Titel «Proiezioni», ebenfalls in Mailand, und an «Arte giovane in Lombardia», organisiert von der Stadt Cremona. Von 1992 bis 1995 nimmt sie an verschiedenen Ausstellungen teil, unter anderem an «Percorsi per l’Astrazione a Milano» im Palazzo della Permanente, unter der Leitung des bekannten Kurators Flaminio Gualdoni. Auf Einladung von Claudio Cerritelli stellt sie 1996 in der Gruppenschau «Presenze e assenze della giovane pittura» in Piacenza aus und wird im selben Jahr für den Kunstpreis San Carlo Borromeo im Museo della Permanente in Mailand nominiert. 1998 sind ihre Werke in der Überblicksschau «1988 – 1998» im Palazzo Sarcinelli in Conegliano vertreten und 2005 in der Ausstellung «Generazione anni 60» in Maccagno. Die Frankfurter Westend Galerie präsentiert ihre Arbeiten 2007 unter dem Titel «La realtà al femminile» gemeinsam mit Emanuela Fiorelli, Giovanna Fra und Giuliana Fresco. 2008 folgt die Einzelschau «Evoluzioni» in Gorla Maggiore, 2010 die Gruppenausstellung «Artparty» im Castello di Masnago, Varese. 2013 beteiligt sie sich an «Rinnovarte 2013» in Varese, 2014 an «Arte eterna utopia» in Pienza (Siena) und «Mondiali ad arte» im Kloster von Voltorre in Gavirate (Varese).

Marco Casentini Geboren 1961 in La Spezia, lebt und arbeitet in Los Angeles und Mailand. Marco Casentini lebt bis zum Alter von 26 Jahren in La Spezia und Luzern und studiert an der Kunstakademie in Carrara, wo er 1984 seinen Abschluss macht. 1988 zieht er nach Mailand um, wo er auch heute an der Accademia di Belle Arti di Brera unterrichtet. Seine Arbeiten der ersten Jahre in Mailand sind von einer lombardischen Farbgebung geprägt: Ocker, Erdfarben, Grüntöne – es sind die Farben, die man auch in den Stadtlandschaften der Lombardei wiederfindet. Nach mehreren Reisen in Europa besucht er ab 1996 die Vereinigten Staaten. Die Farben und besonders das Licht Kaliforniens gewinnen entscheidenden Einfluss auf seine schöpferische Tätigkeit und bereichern seine Farbpalette mit neuen Tönen und Atmosphären. Er erhält 2005 für seinen herausragenden künstlerischen Beitrag den renommierten Kunstpreis der Pollock-Krasner Foundation in New York. Es finden Einzelausstellungen statt im Bakersfield Museum of Art, im Riverside Art Museum und im Torrance Art Museum in Kalifornien, im CAMeC (Museum für Moderne Kunst) in La Spezia, im Museum für Konkrete Kunst in Ingolstadt und in der Mestna Galerija (Stadtgalerie) in Nova Gorica. Außerdem werden seine Werke in zahlreichen Galerien in Mailand, Trento, Genua, München, Paris, Los Angeles, San Francisco, San Diego, Chicago, Miami, Palm Desert und Sun Valley präsentiert. 2001 findet seine erste Ausstellung in der Frankfurter Westend Galerie in Frankfurt am Main gemeinsam mit Roberto Casiraghi und Albano Morandi unter dem Titel «Attività della pittura» statt, 2009 dann die Einzelausstellung «New Paintings».

Nasce a Vimercate (Monza e Brianza) nel 1965, vive e lavora a Barasso (Varese). Anna Clara Beltrami si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Frequenta il Corso di Incisione ad Urbino e attualmente svolge la sua attività artistica nel suo studio di Barasso. Nel 1989 esordisce in una mostra personale a Vimercate e l’anno successivo partecipa ad una collettiva nella Galleria delle Ore a Milano, nel 1991 a «Proiezioni» nel Circolo Culturale Bertolt Brecht, sempre a Milano, e alla mostra «Arte giovane in Lombardia» organizzata dal Comune di Cremona. Dal 1992 al 1995 prende parte a diverse rassegne e collettive tra le quali «Percorsi per l’Astrazione a Milano» al Palazzo della Permanente a cura di Flaminio Gualdoni. Nel 1996 espone a Piacenza nella mostra «Presenze e assenze della giovane pittura» a cura di Claudio Cerritelli ed è selezionata per il Premio San Carlo Borromeo presso il Museo della Permanente di Milano. Nel 1998 espone a Conegliano alla rassegna di Palazzo Sarcinelli «1988 – 1998» e nel 2005 a «Generazione anni 60»

Nasce a La Spezia nel 1961, vive e lavora tra Los Angeles e Milano. Marco Casentini fino all‘età di 26 anni vive tra La Spezia e Lucerna in Svizzera. Studia e si diploma nel 1984 all’Accademia di Belle Arti a Carrara. Nel 1988 si trasferisce a Milano, dove oggi insegna all‘Accademia di Belle Arti di Brera. I quadri del primo periodo milanese sono connotati da un uso del colore tipicamente

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Nasce a Milano nel 1969, dove vive e lavora.

lombardo: ocra, terre, verdi, gli stessi colori che si possono osservare nel paesaggio urbano della città lombarda. Dopo vari viaggi in Europa a partire dal 1996 inizia a visitare gli Stati Uniti. I colori e soprattutto la luce della California entrano in determinante nella sua creatività e la sua tavolozza si arricchisce di nuovi colori e soprattutto di nuove atmosfere. Ha ricevuto nel 2005 il prestigioso Premio della Pollock-Krasner Foundation di New York per il suo eccezionale contributo artistico. Ha avuto esposizioni museali presso il Bakersfield Museum of Art, il Riverside Art Museum e il Torrance Art Museum in California, il CAMeC a La Spezia, il Museum für Konkrete Kunst a Ingolstadt e alla Mestna Galerija di Nova Gorica. Si sono tenute mostre in gallerie private a Milano, Trento, Genova, Monaco di Baviera, Parigi, Los Angeles, San Francisco, San Diego, Chicago, Miami, Palm Desert e Sun Valley. Nel 2001 espone per la prima volta a Francoforte sul Meno nella Frankfurter Westend Galerie insieme a Roberto Casiraghi e Albano Morandi nella mostra «Attività della pittura»; nel 2009 segue una personale dal titolo «New Paintings».

Giovanni Cerri inizia ad esporre nel 1987 e da allora tiene mostre in Italia e all’estero. Da sempre attratto dal territorio urbano di periferia, la sua ricerca si sviluppa nell’indagine tematica dell’archeologia industriale, con raffigurazioni di fabbriche dismesse, aree abbandonate e relitti di edifici al confine tra città e hinterland. Dal 2001 al 2009, con il ciclo delle «città fantasma», lavora dipingendo sulla carta di quotidiano. Nel 2006, con questa tecnica, rivisita in sedici quadri alcuni celebri volti della Cappella Sistina e del Giudizio Universale di Michelangelo per una mostra alla Galleria Blanchaert di Milano. Con il padre Giancarlo, nel 2008, espone al Museo della Permanente a Milano nella mostra «I Cerri, Giancarlo e Giovanni. La pittura di generazione in generazione». Nel 2009 realizza il grande trittico dal titolo «Gomorra, l’altro Eden», ispirato al best-seller di Roberto Saviano, e un anno dopo il grande trittico dal titolo «Habitat», presentato nell’ambito del Premio «Riprogettare l’archeologia» al Triennale Design Museum di Milano. Nel 2011, invitato dal curatore Vittorio Sgarbi, espone alla 54a Biennale di Venezia nel Padiglione Italia, e successivamente alla mostra «Artisti per Noto. L’ombra del divino nell’arte contemporanea» a Palazzo Grimani a Venezia. La Frankfurter Westend Galerie di Francoforte nel 2013 allestisce la mostra «Giancarlo e Giovanni Cerri. Due generazioni di artisti milanesi» e pubblica il catalogo omonimo. Nel 2014 la personale «The Great Country» è presentata negli Istituti Italiani di Cultura di Copenaghen e Colonia. Una sua opera è presente nella collezione del Museo della Permanente a Milano.

Giovanni Cerri Geboren 1969 in Mailand, wo er lebt und arbeitet. 1987 findet die erste Ausstellung von Giovanni Cerri statt. Seitdem werden seine Werke regelmäßig in Italien und im Ausland gezeigt. Seit jeher von urbanen Randgebieten angezogen, entwickelt sich sein künstlerisches Anliegen in der Erforschung der industriellen Archäologie mit Darstellungen von stillgelegten Fabriken, verlassenen Grundstücken und Gebäuderelikten an der Grenze zwischen Stadt und Hinterland. Von 2001 bis 2009 malt er den Zyklus «Città fantasma» (Geisterstadt) auf Zeitungspapier. Mit dieser Technik interpretiert der Künstler 2006 in 16 Bildern die Gesichter der Sixtinischen Kapelle und des Jüngsten Gerichts von Michelangelo für eine Ausstellung in der Galerie Blanchaert in Mailand neu. 2008 stellt er gemeinsam mit dem Vater Giancarlo im Museo della Permanente in Mailand unter dem Titel «I Cerri, Giancarlo e Giovanni. La pittura di generazione in generazione» aus. 2009 verwirklicht er ein großes Triptychon mit dem Titel «Gomorra, l’altro Eden», inspiriert durch die Lektüre des Bestsellers von Roberto Saviano über die Camorra, und ein Jahr später ein weiteres großes Triptychon mit dem Titel «Habitat», das im Triennale Design Museum von Mailand im Rahmen des «Premio Riprogettare l’archeologia» präsentiert wird. 2011 stellt er im Italienischen Pavillon der 54. Biennale von Venedig aus und beteiligt sich außerdem an der Ausstellung «Artisti per Noto. L’ombra del divino nell’arte contemporanea» im Palazzo Grimani in Venedig. Die Frankfurter Westend Galerie, Frankfurt am Main, veranstaltet 2013 die Ausstellung «Giancarlo und Giovanni Cerri. Zwei Künstlergenerationen aus Mailand» und gibt den gleichnamigen Katalog heraus. 2014 wird die Einzelschau «The Great Country» in den Italienischen Kulturinstituten Kopenhagen und Köln gezeigt. Eines seiner Werke befindet sich in der Sammlung des Museo della Permanente in Mailand.

Raffaele Cioffi Geboren 1971 in Desio (Mailand), lebt und arbeitet in Nova Milanese (Mailand). Raffaele Cioffi schließt das Liceo Artistico «Papa Ratti» in Desio ab und nähert sich in dieser Zeit der Malerei an. Mit dem Besuch der Accademia di Belle Arti di Brera in Mailand offenbart sich schließlich seine künstlerische Orientierung und Ausdrucksweise, für die auch die Begegnung mit Künstlern wie Claudio Olivieri und Mario Raciti entscheidend ist. Bedeutende Ausstellungen seiner Werke finden in Galerien und öffentlichen Institutionen in Italien und im Ausland statt. Dazu zählen die Einzelschau von 2001 im Young Museum in Revere (Mantua) mit dem zu diesem Anlaß von Claudio Cerritelli herausgegebenen Katalog «Il volto dell’anima»; die Ausstellungen im Chiostro di Voltorre – Museo d’Arte Moderna in Gavirate (Varese) mit dem Katalog «Prospettiva interiore» von Marco Meneguzzo, 2003, und im Museo Nazionale Villa Pisani mit dem Katalog «Lo spazio emotivo della pittura» von Giovanni Maria Accame und Matteo Galbiati, 2009. Er wird 2011 von Vittorio Sgarbi zu einer Sonderausstellung der 54. Biennale von Venedig im Palazzo delle Esposizioni Sala Nervi in Turin eingeladen. Die Villa Bagatti Valsecchi in Varedo (Monza und Brianza) veranstaltet 2013 eine Ausstellung mit dem Titel «Sipario». Der Katalogtext ist von Claudio Olivieri. 2014 verwirklicht er eine Reihe

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Valle in Maccagno (Varese), «Artisti per Nuvolari» in der Casa Museo Sartori in Castel d’Ario (Mantua), «Un ricordo di Alda Merini» im Spazio Oberdan in Mailand und «Freunde der Galerie» in der Galerie Kuhn & Partner in Berlin.

von Werken zum Thema des Kreuzes, die er unter dem Titel «Alla luce della Croce» in der Villa Clerici – Museo d’Arte Sacra in Mailand präsentiert. Nasce a Desio (Milano) nel 1971, vive e lavora a Nova Milanese (Milano).

Nasce a Napoli nel 1967, vive e lavora a Milano. Raffaele Cioffi si diploma al Liceo Artistico «Papa Ratti» di Desio, dove inizia ad avvicinarsi alla pittura. Frequentando l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano chiarisce l’orientamento della sua ricerca e del suo linguaggio per i quali sarà fondamentale l’incontro con artisti come Claudio Olivieri e Mario Raciti. Ricordando le più importanti mostre organizzate in gallerie private ed istituzioni pubbliche in Italia e all’estero si segnalano la personale dedicata all’artista nel 2001 presso lo Young Museum di Revere (Mantova), in occasione della quale è stato pubblicato il catalogo «Il volto dell’anima» a cura di Claudio Cerritelli; nel 2003 presso il Chiostro di Voltorre – Museo d’Arte Moderna, Gavirate (Varese) con il catalogo «Prospettiva interiore» a cura di Marco Meneguzzo; nel 2009 al Museo Nazionale Villa Pisani con il catalogo «Lo spazio emotivo della pittura» a cura di Giovanni Maria Accame e Matteo Galbiati. Nel 2011 è stato invitato da Vittorio Sgarbi alla mostra speciale della 54a Biennale di Venezia a Torino – Palazzo delle Esposizioni Sala Nervi. La Villa Bagatti Valsecchi a Varedo (Monza e Brianza) allestisce nel 2013 la mostra dal titolo «Sipario», il testo del catalogo è di Claudio Olivieri. Nel 2014 realizza una serie di opere sul tema della Croce che presenterà in una mostra dal titolo «Alla luce della Croce» presso Villa Clerici – Museo d’Arte Sacra a Milano.

Marina Falco si diploma in pittura nel 1990 all’Accademia di Belle Arti di Brera. Insegna al Liceo Artistico Terragni e all’Accademia Aldo Galli di Como; successivamente all’Accademia di Belle Arti di Sassari. Dal 1999 è titolare di una delle cattedre di Anatomia Artistica all’Accademia di Belle Arti di Brera. Numerose sono le personali e le collettive al suo attivo in Italia e all’estero. Tra le più recenti mostre personali ricordiamo: «Fil rouge» presso l’Associazione Culturale Renzo Cortina di Milano nel 2007, «I volti che restano» alla Galleria Blanchaert di Milano nel 2008, «I luoghi del tempo» alla Galleria Miradoli di Milano e «Gli archi di Sorrento» alla Galleria Celentano & C. di Sorrento (Napoli) nel 2009. L’anno successivo la Galleria Eroici Furori di Milano presenta le sue opere in una personale dal titolo «Nero latino». In occasione della mostra «Architetture di colore» la Galleria Gabriele Cappelletti di Milano nel 2011 pubblica un catalogo con testo di Andrea B. Del Guercio. Partecipa a collettive in Italia e all’estero: Ginevra, Berlino, Barcellona, Granada e Ankara. Nel 2011 espone al Padiglione Italia Regione Lombardia alla 54a Biennale di Venezia. Nel 2013 partecipa alle mostre «Dall’immagine all’orizzonte» al Civico Museo Parisi Valle a Maccagno (Varese), «Artisti per Nuvolari» nella Casa Museo Sartori a Castel d’Ario (Mantova), «Un ricordo di Alda Merini» presso lo Spazio Oberdan a Milano e «Freunde der Galerie» nella Galleria Kuhn & Partner, Berlino.

Marina Falco Geboren 1967 in Neapel, lebt und arbeitet in Mailand.

Emanuela Fiorelli Geboren 1970 in Rom, wo sie lebt und arbeitet.

Marina Falco erwirbt 1990 das Diplom der Malerei an der Accademia di Belle Arti di Brera. Nach ihrer Lehrtätigkeit am Liceo Artistico Terragni und an der Accademia Aldo Galli in Como unterrichtet sie an der Accademia di Belle Arti in Sassari. Seit 1999 hat sie eine Professur für künstlerische Anatomie an der Accademia di Belle Arti di Brera inne. Sie hat mit zahlreichen Einzel- und Gruppenausstellungen in Italien und im Ausland auf sich aufmerksam gemacht. Zu den neueren Einzelausstellungen zählen: «Fil rouge» im Kulturverein Renzo Cortina, 2007, «I volti che restano» in der Galerie Blanchaert, 2008, und «I luoghi del tempo» in der Galerie Miradoli, alle in Mailand, sowie «Gli archi di Sorrento» in der Galerie Celentano & C. in Sorrent (Neapel), 2009. Im folgenden Jahr präsentiert die Galerie Eroici Furori in Mailand ihre Werke unter dem Titel «Nero latino». Aus Anlass der Ausstellung «Architetture di colore» publiziert die Galerie Gabriele Cappelletti aus Mailand 2011 den gleichnamigen Katalog mit einem Text von Andrea B. Del Guercio. Sie beteiligt sich an Gruppenausstellungen in Italien und im Ausland: Genf, Berlin, Barcelona, Granada und Ankara. 2011 stellt sie im Italienischen Pavillon, Region Lombardei, der 54. Biennale von Venedig aus. 2013 nimmt sie an mehreren Ausstellungen teil: «Dall’immagine all’orizzonte» im Civico Museo Parisi

Emanuela Fiorelli macht ihren Abschluss 1993 an der Accademia di Belle Arti in Rom. Im Jahr 2003 ist die Künstlerin zur 14. Quadriennale «Anteprima Napoli» eingeladen. 2004 gewinnt sie den «Premio Accademia Nazionale di San Luca» für Malerei. Im Jahre 2005 nimmt sie an der Ausstellung «Lucio Fontana e la sua eredità» teil, die die Kontinuität zwischen dem Werk Fontanas und dem junger Künstler der nachfolgenden Generationen herauszustellen versucht. 2007 wird sie von Michele Emmer eingeladen, eine künstlerische Aktion und eine Installation im Rahmen der Tagung «Matematica e Cultura» an der Universität Cà Foscari in Venedig zu konzipieren. Sie stellt zum ersten Mal in der Frankfurter Westend Galerie in Frankfurt am Main unter dem Titel «La realtà al femminile» aus. Im Jahre 2008 findet im Rahmen der Europäischen Kulturtage Karlsruhe eine Einzelausstellung im GEDOK Künstlerinnenforum statt. 2009 nimmt sie an der Ausstellung «Cromofobie. Percorsi del bianco e del nero nell’arte italiana contemporanea» im Ex Aurum in Pescara und an «Experimenta» in der Sammlung Farnesina des italienischen Außenministeriums teil. Im Jahre 2010 gewinnt sie den «Premio Banca

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Aletti Artverona» für die Sektion Malerei / Skulptur / Installation und Video. 2012 wird sie von dem italienischen Kulturinstitut in Lima dazu eingeladen, in der Galeria de Artes Visuales Ccori Wasi der Universität Ricardo Palma auszustellen. Im Jahre 2013 beteiligt sie sich an der Ausstellung «White & White nel dialogo tra Corea e Italia» im Museo Carlo Bilotti in Rom. Aus dem gleichen Jahre ist die Installation «Di luce propria» in der «Kirche der Künstler» an der Piazza del Popolo in Rom. Seit 2013 arbeitet sie mit der Galerie Denise René in Paris zusammen, mit der sie auf der Art Basel, der FIAC in Paris und in der Ausstellung «Hommage a Denise René» in Miami vertreten ist.

tevole» fixiert die Künstlerin die möglichen Beziehungen zwischen Geste und Materie, Zeichen und Untergrund. In anderen Werken entspricht die Entstehung der Formen dem «Lessico naturale», einem natürlichen Lexikon der Elemente (Acryl, natürliche Pigmente, Tonpulver) und sucht die Balance zwischen den unterschiedlichen Eigenschaften. Zu den neueren Ausstellungen zählen: «Quattro volti, quattro vie dell’arte contemporanea» im Istituto Italiano di Cultura in Brüssel und «La realtà al femminile» mit Emanuela Fiorelli, Anna Clara Beltrami und Giuliana Fresco in der Frankfurter Westend Galerie in Frankfurt am Main, beide 2007; «Pittura aniconica 1968 – 2007» in der Casa del Mantegna in Mantua, und «Nuove sinestesie», 46. Ausgabe des «Premio Suzzara», 2008 in Suzzara (Mantua); «Sintassi contemporanee dalle raccolte del Museo Parisi Valle», Maccagno (Varese) und «NutriMenti» bei der 1. Biennale d’Arte Contemporanea in Trapani, beide 2013. Aus demselben Jahr ist die Installation «Tempus – time» in der archäologischen Abteilung der Musei Civici in Pavia. Ihre Werke sind in bedeutenden Kunstsammlungen in Pavia, Mailand, Brüssel, Frankfurt am Main und London vertreten.

Nasce a Roma nel 1970, dove vive e lavora. Si diploma all’Accademia Di Belle Arti di Roma nel 1993. Nel 2003 è invitata alla XIV Quadriennale «Anteprima Napoli». Nel 2004 vince il Premio dell’Accademia Nazionale di San Luca (pittura). Nel 2005 partecipa alla mostra «Lucio Fontana e la sua eredità», dove si intende evidenziare una linea di continuità tra l’opera di Fontana e quella di alcuni artisti di generazioni successive. Nel 2007 è invitata da Michele Emmer ad elaborare un intervento ed un’installazione nell’ambito del convegno «Matematica e Cultura», Università Cà Foscari, Venezia. Espone per la prima volta a Francoforte sul Meno nella mostra «La realtà al femminile» nella Frankfurter Westend Galerie. Del 2008 è la mostra personale alla GEDOK nell’ambito della Biennale d’Arte di Karlsruhe. Fiorelli partecipa ad «Experimenta», la Collezione Farnesina del Ministero degli Affari Esteri a Roma, e nel 2009 alla mostra «Cromofobie. Percorsi del bianco e del nero nell’arte italiana contemporanea» all’Ex Aurum di Pescara. Nel 2010 vince il Premio Banca Aletti Artverona per la sessione pittura / scultura / installazione e video. Nel 2012 è invitata dall’Istituto Italiano di Cultura a Lima (Perù) ad esporre presso la Galeria de Artes Visuales Ccori Wasi dell’Università Ricardo Palma. Del 2013 è la mostra «White & White nel dialogo tra Corea e Italia» al Museo Carlo Bilotti, Roma. Dello stesso anno è l’installazione «Di luce propria» nella Chiesa degli artisti, Piazza del Popolo a Roma. Dal 2013 lavora con la Galleria Denise René di Parigi, con la quale ha esposto ad Art Basel, al FIAC e alla mostra «Hommage a Denise René» a Miami in Florida.

Nasce a Pavia nel 1967, dove vive e lavora. Giovanna Fra studia restauro conservativo tra Milano e Venezia e nel 1993 si laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera preparando una tesi sul rapporto tra arte e musica nel ’900. La sua visione creativa predilige la fisicità dinamica del colore in relazione alle diverse consistenze della materia, fissando nell’immediatezza del gesto attimi di sospensione e rarefazione. Le immagini seguono il divenire degli stati d’animo che esprimono la natura cangiante del colore. Per esempio in «Linguaggio mutevole» intende fissare i possibili rapporti tra gesto e materia, tra segno e supporto. In altri casi, la genesi delle forme risponde al «Lessico naturale» degli elementi (acrilici, pigmenti naturali, polveri d’argilla) cercando punti di equilibrio tra le loro diverse consistenze. Tra le recenti mostre si segnalano: «Quattro volti, quattro vie dell’arte contemporanea» all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles e «La realtà al femminile» con Emanuela Fiorelli, Anna Clara Beltrami e Giuliana Fresco alla Frankfurter Westend Galerie a Francoforte sul Meno nel 2007, «Pittura aniconica 1968 – 2007» presso la Casa del Mantegna e «Nuove sinestesie», 46a Edizione del Premio Suzzara (Mantova) nel 2008. «Sintassi contemporanee dalle raccolte del Museo Parisi Valle», Maccagno (Varese) e «NutriMenti», Prima Edizione Biennale d’Arte Contemporanea di Trapani nel 2013. È dello stesso anno l’installazione «Tempus – time» presso i Musei Civici di Pavia, sezione archeologica. Alcune opere di Giovanna Fra sono inserite in importanti collezioni d’arte di Pavia, Milano, Bruxelles, Francoforte e Londra.

Giovanna Fra Geboren 1967 in Pavia, wo sie lebt und arbeitet. Giovanna Fra studiert Restaurierung und Konservierung in Mailand und Venedig und erwirbt ihr Diplom an der Accademia di Belle Arti di Brera mit einer Arbeit über das Verhältnis zwischen Kunst und Musik im 20. Jahrhundert. Sie bevorzugt die Farbe mit ihrer dynamischen Körperlichkeit im Verhältnis zur unterschiedlichen Beschaffenheit von Materie und fängt in der spontanen Geste Momente des Schwebens und der Verflüchtigung ein. Die Motive folgen dem Wandel der Gemütszustände und dem Wechselspiel der Farben. Im Zyklus «Linguaggio mu-

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Liliana Malta Geboren 1967 in Maierato (Kalabrien), lebt und arbeitet in Rom.

a Todi. Nel 2008/2009 partecipa alla 2a Biennale Internazionale D‘Arte di Malindi in Kenya. A Roma si svolgono mostre personali presso la Galleria Emmeotto (a cura di Enrico Mascelloni) e l’associazione L.I.Art e la collettiva «Rosae & Rosee – Green Verde – Giardini d’Artista» presso la Villa Doria Pamphilj. Più recentemente, nel 2013, il Centro Luigi Di Sarro di Roma presenta la mostra «Dualità» di Liliana Malta e Candida Ferrari.

Nach Abschluss des humanistischen Gymnasiums zieht Liliana Malta nach Rom. Ihre Lehrzeit als Künstlerin im Studio von Nino Caruso steht im Zeichen der Skulptur und insbesondere der Terrakotta, die für sie von Anfang an ein eigenständiges Medium künstlerischen Ausdrucks ist und bis heute neben der Malerei besteht. 1989 beteiligt sie sich an der Ausstellung italienischer Künstlerkeramik «Con Fuoco», die im Museum Bellerive in Zürich, im Museum für Kunsthandwerk in Frankfurt am Main und im Hetjens Museum in Düsseldorf veranstaltet wird. Für ihre malerische Ausbildung ist zu Beginn der 1990er Jahre die Begegnung mit Nicolas Carone (ein Protagonist der New Yorker Schule) und der Besuch der von ihm gegründeten International School of Art in Todi (Perugia) entscheidend. Ihre Werke sind schon früh von einer konstanten Polarität gekennzeichnet: Die dramatische Anordnung der Körper wird von einer nüchternen, reduzierten Zeichnung zusammengehalten und von einer intensiven, ausdrucksvollen Farbe, die die Körper mit Sinnlichkeit erfüllt. Die Künstlerin stellt in Italien und im Ausland aus; so zum Beispiel in der Einzelausstellung «L’Eco e il Margine» in der Frankfurter Westend Galerie in Frankfurt am Main, 2006, und in der Gruppenschau «Sconfinamenti» im Palazzo del Vignola in Todi, 2007. Im Winter 2008/2009 nimmt sie an der «International Art Exhibition BI.MA 2», der Biennale in Malindi (Kenia) teil. In Rom finden Einzelpräsentationen bei der Galerie Emmeotto (Kurator Enrico Mascelloni) und in der Künstlervereinigung L.I.Art statt, außerdem die Gruppenausstellung «Rosae & Rosee – Green Verde – Giardini d’Artista» in der Villa Doria Pamphilj. Im Jahr 2013 zeigt das Kulturzentrum Luigi Di Sarro in Rom die Ausstellung «Dualità» mit Liliana Malta und Candida Ferrari.

Ester Maria Negretti Geboren 1978 in Como, wo sie lebt und arbeitet. Ester Maria Negretti folgt ihrer Berufung zur Malerei seit der frühen Kindheit und gewinnt mit elf Jahren ihren ersten Kunstpreis. Der künstlerische Weg führt weiter über das Studium des Textildesign mit Diplom in der Seidenfachschule I.T.I.S. in Como. Statt danach eine akademische Laufbahn einzuschlagen, verspürt sie den Wunsch, ihre Ausbildung als Malerin in der Tradition der Renaissance in der Werkstatt erfahrener Maler zu absolvieren. Dies ermöglicht es ihr, die technischen Grundlagen und Fertigkeiten in der Praxis zu lernen und dabei ihr Interesse für die zeitgenössische Kunst zu vertiefen. Nach Abschluss ihrer Lehrzeit widmet sie sich ausschließlich der Malerei. Ihre Arbeit, ihr Stil und ihre persönliche Technik erhalten seit der ersten Einzelausstellung im Jahr 2002 zunehmend Anerkennung von Kritikern, Publikum und Sammlern. Zu den wichtigen Einzelausstellungen der letzten Jahre zählen «Landscape» in der Galerie Cortina in Mailand, 2010, «Essenza e Materia» im Palazzo del Broletto in Como, «EssenzE» in der Sala delle Grasce in Pietrasanta (Lucca), 2011, und «Paesaggi Primordiali» in Vertemate con Minoprio (Como), 2012. Anlässlich der Ausstellung in der Casa Brenna Tosatto in Campo di Lenno am Comer See erscheint 2013 ein Katalog im Verlag Mondadori. Im selben Jahr stellt Negretti auch in Paris, in der Galerie Lisette Alibert, in Yèvre-le-Châtel, in der Galerie du Châtel, und in Boston, in der Galerie Studio Verticale aus. Sie beteiligt sich an wichtigen Gruppenausstellungen in Italien, mehrfach im Museum La Permanente in Mailand sowie im Ausland (Frankreich, Norwegen und Schweiz).

Nasce a Maierato (Calabria) nel 1967, vive e lavora a Roma. Compiuti gli studi classici Liliana Malta si trasferisce a Roma. Il suo apprendistato d’artista, nello studio di Nino Caruso, è all’insegna della scultura ed in particolare della terracotta, intesa subito come vero e proprio mezzo di coerenza stilistica, tuttora condiviso con la pittura. Nel 1989 partecipa alla Rassegna della Ceramica d‘Arte Italiana «Con Fuoco» allestita nel Museum Bellerive di Zurigo, nel Museum für Kunsthandwerk di Francoforte sul Meno e nel Hetjens Museum di Düsseldorf. Per la sua formazione pittorica risulta importante, nei primi anni ’90, l’incontro con Nicolas Carone (un protagonista della Scuola di New York) e la frequentazione della International School of Art da lui fondata a Todi. I quadri sono presto caratterizzati da una polarità costante: l’articolazione drammatica dei corpi, sostenuti da un disegno secco, essenziale ed un colore intenso e carico che impregna i corpi di sensualità. Espone in Italia e all’estero. Tra le mostre si segnalano la personale del 2006 dal titolo «L’Eco e il Margine» alla Frankfurter Westend Galerie di Francoforte sul Meno e la collettiva del 2007 dal titolo «Sconfinamenti» al Palazzo del Vignola

Nasce a Como nel 1978, dove vive e lavora. Ester Maria Negretti segue la vocazione alla pittura fin da bambina ricevendo il primo premio all’età di undici anni. Il cammino verso l’arte prosegue attraverso lo studio del disegno tessile in cui si diploma al Setificio di Como (I.T.I.S.). Invece che intraprendere un percorso accademico, sente di voler seguire la buona tradizione rinascimentale e forma la sua tecnica pittorica nella bottega di pittori esperti apprendendo sul campo i segreti del mestiere, consolidando così una solida preparazione e un sempre crescente interesse per l’arte contemporanea. Affinato il suo gusto e la sua tecnica, decide così di consacrarsi esclusivamente alla pittura. Il suo lavoro, il suo stile e la sua tecnica molto personale ricevono approvazione e interesse crescente da critica e pubblico e il favore di collezionisti sin dalla

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prima mostra personale del 2002. Tra le principali mostre personali si segnalano «Landscape», Galleria Cortina, Milano, nel 2010, «Essenza e Materia», Palazzo del Broletto, Como, e «EssenzE», Sala delle Grasce, Pietrasanta (Lucca), nel 2011, «Paesaggi Primordiali», Vertemate con Minoprio (Como) nel 2012. In occasione della mostra che si tiene a Casa Brenna Tosatto a Campo di Lenno, Lago di Como, nel 2013 esce un catalogo edito dalla Mondadori. Nello stesso anno espone anche a Parigi, Galerie Lisette Alibert, a Yèvre-le-Châtel, Galerie du Châtel, e a Boston, Studio Verticale. Partecipa ad importanti mostre collettive in Italia, più volte al Museo La Permanente di Milano, e all’estero (Francia, Norvegia e Svizzera).

nova e, successivamente a Weymouth nel Dorset presso la Mulberry Gallery. Nel 1998 è presente a Nancy, Metz, Reims e Berlino, alla St. Matthäus-Kirche, sempre con Geranzani e Merani. Dal 2001 inizia a collaborare con la Galleria Rafanelli di Genova, dove terrà diverse esposizioni personali sino al 2012. Nel 2003 e nel 2010 il Museo di Villa Croce a Genova ospita due mostre personali di disegni sul rapporto dell‘artista con la musica e la danza, con la partecipazione dei musicisti Francesco Denini e Claudio Lugo. Nel 2008 espone con Luiso Sturla alla Galleria Busi di Chiavari (Genova). Nell‘anno 2012 è a Francoforte, in mostra insieme al collega Roberto Casiraghi nella Frankfurter Westend Galerie. Gli viene conferito il «Premio Maccagno 2011» con l’opera «Crocefissione e Sindone». Il premio consiste in una mostra personale nel Museo Parisi Valle a Maccagno (Varese) l’anno successivo. Nel 2014 la Galleria Busi di Chiavari gli dedica una personale. È presente con un’opera nelle collezioni del Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova.

Federico Palerma Geboren 1963 in Genua, wo er lebt und arbeitet. Federico Palerma schließt das Liceo Artistico Nicolò Barabino ab und studiert an der Accademia Ligustica di Belle Arti in Genua, wo er heute Malerei unterrichtet. Er erwirbt außerdem das Diplom in Industrial Design der Region Ligurien. Seit 1988 sind seine Werke in zahlreichen Einzel- und Gruppenausstellungen zu sehen, darunter die Ausstellung von 1997 in Straßburg mit Pietro Geranzani und Roberto Merani. Im selben Jahr präsentiert er sein Werk «Dittico Hardy-Pound» zunächst im Palazzo Ducale in Genua und anschließend in der Mulberry Gallery in Weymouth in der Grafschaft Dorset. 1998 stellt er in Nancy, Metz, Reims und in der St. Matthäus-Kirche in Berlin aus, jeweils gemeinsam mit den Künstlern Geranzani und Merani. 2001 beginnt seine Zusammenarbeit mit der Galerie Rafanelli in Genua, wo er bis 2012 mehrmals ausstellt. Das Museo di Villa Croce in Genua veranstaltet 2003 und 2010 Einzelausstellungen der Zeichnungen, die sein Verhältnis zu Musik und Tanz darlegen, in Zusammenarbeit mit den Musikern Francesco Denini und Claudio Lugo. 2008 stellt er mit Luiso Sturla in der Galerie Busi in Chiavari (Genua) aus. 2012 ist er erstmals in Frankfurt, zusammen mit dem Kollegen Roberto Casiraghi in der Frankfurter Westend Galerie. Für sein Werk «Crocefissione e Sindone» wird er mit dem «Premio Maccagno 2011» ausgezeichnet. Der Preis besteht aus einer Einzelausstellung im Museo Parisi Valle in Maccagno (Varese), die im folgenden Jahr stattfindet. 2014 widmet ihm die Galerie Busi in Chiavari eine Einzelausstellung. Er ist mit einem Werk in der Sammlung des Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce in Genua vertreten.

Paolo Radi Geboren 1966 in Rom, wo er lebt und arbeitet. Paolo Radi stellt erstmalig 1992 im Rahmen der Ausstellung «Giovani Artisti IV» im Palazzo delle Esposizioni in Rom aus. Im Jahre 2002 erhält er ein Stipendium der Stiftung «Sculpture Space» in Utica im US-Bundesstaat New York. Im gleichen Jahr erhält der Künstler den «Premio dell’Accademia di San Luca» für Bildhauerei. In 2003 nimmt er an der 14. Quadriennale «Anteprima – Napoli» teil und im Jahr 2006 erhält er eine Einladung zur 10. Internationalen Ausstellung der ArchitekturBiennale in Venedig. In den Jahren 2008 bis 2013 beteiligt er sich an der vom italienischen Außenministerium geförderten Ausstellungsreihe «Experimenta» und «Springs in White» in Neu Delhi, Kalkutta und Bangkok sowie an der Ausstellung «White & White» im Museo Bilotti (Rom). Im Jahre 2011 widmet die Galleria Comunale d’Arte Contemporanea al Montirone in Abano Terme dem Künstler eine Einzelausstellung. 2012 wird er vom italienischen Kulturinstitut in Lima dazu eingeladen, in der Galeria de Artes Visuales Ccori Wasi der Universität Ricardo Palma seine Werke auszustellen. Aus dem Jahre 2013 ist die Installation «Di luce propria» in der «Kirche der Künstler» an der Piazza del Popolo in Rom. Seine Werke befinden sich in zahlreichen öffentlichen Sammlungen: GAMUD Galleria d’Arte Moderna (Udine), MUSPAC Museo sperimentale d’Arte contemporanea (L’Aquila), MUSMA Museo della scultura Contemporanea (Matera), Accademia Nazionale di San Luca (Rom), Collezione Fondazione CARISBO Cassa di Risparmio di Bologna, Museo Stauròs d’Arte Sacra Contemporanea (San Gabriele, Teramo), Collezione Experimenta (Außenministerium, Rom).

Nasce a Genova nel 1963, dove vive e lavora. Federico Palerma si diploma presso il Liceo Artistico Nicolò Barabino e poi presso l‘Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, dove oggi insegna pittura. Consegue il diploma del Corso di Industrial Design della Regione Liguria. Espone in numerose mostre personali e collettive a partire dal 1988, tra le quali, l’esposizione del 1997 a Strasburgo con Pietro Geranzani e Roberto Merani. Sempre nel 1997 presenta il suo lavoro «Dittico Hardy-Pound» dapprima al Palazzo Ducale di Ge-

Nasce a Roma nel 1966, dove vive e lavora. L’esordio espositivo di Paolo Radi è del 1992 alla rassegna «Giovani Artisti IV» (Palazzo delle Esposizioni, Roma). Nel 2002 l’artista realizza il proprio lavoro presso

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stellungen «Pittura Aniconica» in der Casa del Mantegna in Mantua, 2008, «Oltre il paesaggio» in der Villa Brandolini, Pieve di Soligo, 2009, und «Luce in colore», der Einzelausstellung in der Frankfurter Westend Galerie in Frankfurt am Main, 2012, zu sehen.

la Fondazione «Sculpture Space» di Utica, New York e nello stesso anno riceve il Premio dell’Accademia di San Luca per la scultura. Nel 2003 partecipa alla XIV Quadriennale «Anteprima – Napoli» e nel 2006 è invitato alla «X Mostra Internazionale di Architettura-Biennale di Venezia», per VEMA, la città del futuro. Tra il 2008 e il 2013 è da ricordare il ciclo di mostre promosse dal Ministero degli Affari Esteri «Experimenta» e «Springs in White» a Nuova Delhi, Calcutta e Bangkok e «White & White» al Museo Bilotti a Roma che puntano alla promozione dell’arte italiana all’estero. Nel 2011 è protagonista di una grande mostra monografica presso le sale della Galleria Comunale d’Arte Contemporanea al Montirone di Abano Terme, nel 2012 è invitato dall’Istituto Italiano di Cultura a Lima ad esporre le proprie opere presso la Galeria de Artes Visuales Ccori Wasi dell’Università Ricardo Palma. Del 2013 è l’installazione «Di luce propria» nella Chiesa degli artisti, Piazza del Popolo, Roma. È presente in numerose collezioni pubbliche, tra le quali: GAMUD Galleria d’Arte Moderna di Udine, MUSPAC Museo sperimentale d’Arte contemporanea di L’Aquila, MUSMA Museo della scultura Contemporanea di Matera, Accademia Nazionale di San Luca di Roma, Collezione Fondazione CARISBO Cassa di Risparmio di Bologna, Museo Stauròs d’Arte Sacra Contemporanea di San Gabriele (Teramo), Collezione Experimenta, Ministero degli Affari Esteri di Roma.

Nato nel 1960 a Schio (Vicenza), dove vive e lavora. Si diploma all‘Accademia di Belle Arti di Venezia, dopo aver frequentato il corso di pittura con Emilio Vedova. Inizia l‘attività espositiva nel 1983, alla «68a Collettiva» della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Nel 1984 partecipa alla mostra «Vedova e il laboratorio» presso il Museo di Arte Moderna di Strasburgo. Nel 1990 ottiene uno studio al Palazzo Carminati a Venezia messo a disposizione dalla Fondazione Bevilacqua La Masa. In questo periodo il colore, perlopiù blu su grandi superfici monocrome, interagendo con la luce, perde in parte la sua corporeità ed emerge come immagine in un dialogo luce/ombra, come in «Visione» del 1991, esposto alla mostra «Ottovolante» (acquisizione Galleria d‘Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo). Verso la fine degli anni Novanta nei suoi dipinti emerge una cromia sempre più rarefatta, agita in verticale secondo una scansione geometrica mediata percettivamente da trasparenti sovrapposizioni come accade, ad esempio, in «Evento» o «Vertigine» del 1999, esposti alla mostra «Cinque x Cinque» tenutasi al Museo della Permanente di Milano (acquisizione Civiche Raccolte d‘Arte di Milano). Nel 2004, attraverso l‘espansione al centro del colore e la sua compressione laterale, si determina una convessità virtuale che porta fuori della superficie del dipinto. Nelle opere più recenti tale impulso appare ulteriormente accentuato dalle delimitazioni alla base superiore e inferiore della tela. Sono esposte per esempio nella mostra «Pittura Aniconica» del 2008 a Mantova, Casa del Mantegna; «Oltre il paesaggio» del 2009 a Pieve di Soligo, Villa Brandolini, e «Luce in colore», la personale del 2012 a Francoforte, alla Frankfurter Westend Galerie.

Franco Ruaro Geboren 1960 in Schio (Vicenza), wo er lebt und arbeitet. Franco Ruaro studiert Malerei an der Accademia di Belle Arti in Venedig bei Emilio Vedova und macht 1984 seinen Abschluss. Er beginnt seine Ausstellungstätigkeit 1983 mit der Teilnahme an der «68a Collettiva» in der Stiftung Bevilacqua La Masa in Venedig. 1984 ist er in der Gruppenschau «Vedova e il laboratorio» im Musée d’Art Moderne et Contemporain in Straßburg vertreten. 1990 stellt ihm die Stiftung Bevilacqua La Masa im Palazzo Carminati in Venedig ein Atelier zur Verfügung. Zu dieser Zeit beginnt die Farbe, meist Blau auf großen monochromen Flächen, im Zusammenspiel mit dem Licht ihre Körperlichkeit zu verlieren und in einem Dialog von Licht und Schatten als Abbild wieder zu erscheinen – wie in «Visione» von 1991. Dieses Bild wird in der Ausstellung «Ottovolante» in der Galleria d‘Arte Moderna e Contemporanea in Bergamo gezeigt und in die Sammlung des Hauses aufgenommen. Gegen Ende der 1990er Jahre verfeinert sich die Farbigkeit, die nach einer geometrischen Ordnung vertikal angelegt und durch transparente Überlagerungen wahrnehmbar ist, immer mehr, wie zum Beispiel in den Werken «Evento» und «Vertigine» von 1999, die in der Ausstellung «Cinque x Cinque» im Museo della Permanente in Mailand gezeigt wurden (Ankauf durch die Civiche Raccolte d‘Arte di Milano). Durch die Expansion der Farbe in der Mitte und ihre Kompression an den Seiten der Leinwand, ergibt sich ab 2004 eine virtuelle Konvexität, die aus der Bildoberfläche herausführt. In den neuesten Arbeiten erscheint dieser Impuls noch weiter verstärkt durch die Abgrenzungen am unteren und oberen Rand der Leinwand. Diese sind zum Beispiel in den Aus-

Fabio Valenti Geboren 1967 in Cantù (Como), lebt und arbeitet in Mailand. Fabio Valenti beginnt 1988 methodisch zu malen. Nach Abschluss des Studiums an der Accademia di Belle Arti di Brera in Mailand (1990), arbeitet er zunächst als Grafikdesigner. Aus beruflichen Gründen kommt er mit Technologien und Arbeitsvorgängen der Automobilbranche und Industrie in Berührung, die seine Formensprache beeinflussen werden. Lange Zeit hält er künstlerische und berufliche Tätigkeit klar voneinander getrennt, bis er 1997 ein bestimmtes Bild verwirklicht, das die beiden Welten miteinander verbindet: Das Selbstportrait mit dem Titel «Fuelpump» führt Valenti auch dazu, seine Werke fortan mit diesem Pseudonym zu signieren. Er unternimmt zahlreiche Reisen in Europa und ab 2002 mehrmals nach Peking. Dort verspürt er während langer Aufenthalte zunehmend

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Bildarchiv über Ägypten. Modernste Digitaltechnik wie virtuelle Rekonstruktionen und Videofilme sind die neuen Mittel, mit denen er Geheimnisse und Glanz der Pharaonenzeit sowie die Werke der koptischen und der islamischen Kunst bis hin zu den Widersprüchen des heutigen Ägyptens darstellt. Gemeinsam mit dem berühmten Ägyptologen Prof. Zahi Hawass realisiert er mehrere international publizierte Bildbände wie zum Beispiel «Die verbotenen Gräber in Theben», «Tutanchamun», «Die verlorenen Gräber Thebens» und «A Secret Voyage». Er geht über die dokumentarische Fotografie hinaus und schafft künstlerische Fotografien, die er in zahlreichen Ausstellungen präsentiert. 2010 waren seine Fotoarbeiten in der Ausstellungen «A secret voyage: Geheimnisvolles Ägypten – Eine Fotoreise ins Land der Pharaonen» im Museum für Völkerkunde in Hamburg und «Elaborazioni d‘Egitto» in der Galerie Tethys in Florenz zu sehen. 2011 veranstalteten die Galerie Miralli im Palazzo Chigi in Viterbo unter dem Titel «Elaborazioni d’Egitto», das Italienische Kulturinstitut in Kairo unter dem Titel «Immaginario d’Egitto» und die Frankfurter Westend Galerie unter dem Titel «Impronte egiziane» Ausstellungen seiner Werke.

das Bedürfnis, sich ausschließlich der Kunst zu widmen. Seit 2012 umfasst seine künstlerische Tätigkeit auch die Skulptur. Zahlreiche Ausstellungen finden in Italien und im Ausland (Europa und China) statt, darunter seine Beteiligung an der 54. Biennale von Venedig. 2011 stellt er in der Galerie Cortina Arte in Mailand unter dem Titel «Identificazione e Verità» aus und beteiligt sich an der Ausstellung «5 per Masolino» im Museo Branda Castiglioni in Castiglione Olona (Varese). Das Rathaus von Sesto Calende (Varese) widmet ihm 2012 eine Einzelausstellung mit dem Titel «Noi, animali modulari». 2013 beteiligt er sich an einer Ausstellung der Luo Qi International Art Gallery bei Hangzhou und 2014 an den Ausstellungen «Materie» im Castello di Trezzo d’Adda (Mailand) und Olgiate Olona (Lecco). In Deutschland stellt er mehrmals in Berlin, in der Galerie Kuhn & Partner aus. Nasce a Cantù (Como) nel 1967, vive e lavora a Milano. Fabio Valenti inizia a dipingere sistematicamente dal 1988. Dopo aver concluso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano (1990), inizia parallelamente l’attività di creative designer, che lo porta a conoscere per motivi lavorativi ambienti particolari dal punto di vista tecnologico e meccanico (automobilistico e industriale). L’attività artistica e quella lavorativa vengono tenute per lungo periodo ben separate, finché nel 1997 decide di firmare le sue opere con lo pseudonimo «Fuelpump», dopo aver realizzato un particolare dipinto (autoritratto) in cui le due realtà entrano definitivamente in contatto. Compie numerosi viaggi in Europa e dal 2002 intraprende diversi viaggi a Pechino, dove dopo lunghi soggiorni, sente sempre più necessaria la decisione di dedicarsi esclusivamente all’arte. Dal 2012 la sua produzione artistica comprende anche la scultura. Numerose le mostre in Italia e all’estero (Europa e Cina) tra cui la partecipazione alla 54a Biennale di Venezia. Nel 2011 espone da Cortina Arte a Milano in una personale dal titolo «Identificazione e Verità» e partecipa alla mostra «5 per Masolino» al Museo Branda Castiglioni a Castiglione Olona (Varese). Nel 2012 il Palazzo Comunale di Sesto Calende (Varese) gli dedica una personale dal titolo «Noi, animali modulari». Nel 2013 partecipa ad una collettiva della Luo Qi International Art Gallery nei pressi di Hangzhou e nel 2014 alla mostra «Materie» al Castello di Trezzo d’Adda (Milano) e Olgiate Olona (Lecco). In Germania espone più volte a Berlino presso la Galleria Kuhn & Partner.

Nasce a Roma nel 1959, vive e lavora tra Viterbo ed Il Cairo. Sandro Vannini è fotografo professionista dal 1980. Dopo aver spaziato dai reportage d’illustrazione a quelli etnografici, dall’architettura alla montagna, ed aver visto il suo lavoro pubblicato sulle riviste di maggior prestigio, inizia nel 1997 uno straordinario lavoro di documentazione del patrimonio archeologico egiziano. Oggi, a distanza di più di 15 anni, possiede il più vasto archivio di immagini sull’Egitto a livello mondiale. Le più avanzate tecnologie digitali, tra cui ricostruzione virtuale e filmati video, rappresentano la nuova frontiera per narrare e descrivere i misteri e gli splendori del periodo faraonico, le forme dell’arte copta ed il fascino dell’arte islamica, fino alle contraddizioni dell’Egitto contemporaneo. Insieme al celebre archeologo Zahi Hawass, realizza una serie di libri fotografici pubblicati in tutto il mondo quali «The Royal Tombs of Thebes», «Tutankhamun», «Lost Tombs of Thebes» e «A Secret Voyage». Il suo approccio va al di là del concetto di fotografia documentaria e crea fotografie d’arte. Tra le ultime mostre il viaggio fotografico al Museo di Etnologia ad Amburgo dal titolo «A Secret voyage: Geheimnisvolles Ägypten – Eine Fotoreise ins Land der Pharaonen» e «Elaborazioni d’Egitto» alla Galleria Tethys di Firenze nel 2010; «Elaborazioni d’Egitto» alla Galleria Miralli – Palazzo Chigi a Viterbo, «Immaginario d’Egitto» all’Istituto Italiano di Cultura del Cairo e «Impronte egiziane» alla Frankfurter Westend Galerie a Francoforte nel 2011.

Sandro Vannini Geboren 1959 in Rom, lebt und arbeitet in Viterbo und Kairo. Seit 1980 arbeitet Sandro Vannini als professioneller Fotograf. Nach Fotoarbeiten in den Bereichen Illustration und ethnografische Reportage, Architektur und Berglandschaft mit Publikationen in renommierten Zeitschriften, beginnt er 1997 mit der außergewöhnlichen Dokumentation der archäologischen Schätze Ägyptens. Nach mehr als 15 Jahren besitzt er heute das weltweit umfangreichste

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