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Decreto Ministeriale n° 116130 del 22 febbraio 2023. Le norme in questione entreranno in vigore a partire dal 1 settembre del 2023. Per quanto riguarda il Registro degli allevatori e dei proprietari troviamo una delle novità interessanti all’articolo 6 dove per “iscrizione per cucciolata” al punto 1. si vietano gli accoppiamenti in consanguineità stretta: “Non possono essere iscritti nei Libri genealogici cani nati dall’accoppiamento tra genitori e figli, cani nati dall’accoppiamento tra fratelli pieni o mezzi fratelli, cani nati da fattrici di età inferiore a 16 mesi. Eventuali piani di allevamento che eccezionalmente contemplino accoppiamenti nelle consanguineità strette non consentite dal presente articolo dovranno essere sottoposti alla Commissione Tecnica Centrale per una preventiva autorizzazione” Queste norme sono state introdotte dalla
Commissione Tecnica Centrale dell’ENCI, e sono motivate dall’urgente necessità di salvaguardare la salute ed il benessere del cane di razza.
In questo articolo vogliamo riassumere per tutti gli allevatori le corrette norme di allevamento relativamente alla consanguineità, norme indispensabili per non incorrere negli effetti deleteri ad essa correlati.
In primis ricordiamo che per non raggiungere livelli troppo elevati di consanguineità vanno assolutamente evitati tutti gli accoppiamenti in consanguineità stretta, quindi tutti gli accoppiamenti tra fratello e sorella, tra genitori e figli, tra mezzi fratelli e anche tra nipoti e nonni.
Secondariamente nell’allevamento andrebbero impiegati il maggior numero di riproduttori possibile, introducendo soggetti giovani ed evitando l’uso eccessivo di un solo riproduttore (popular sire effect o popular stud/sire syndrome)

Si aggiunga che per evitare l’eccessiva omozigosi si dovrebbe sempre calcolare, prima di effettuare certi accoppiamenti, il coefficiente di consanguineità teorico, rinunciando ad utilizzare esclusivamente i maschi del proprio allevamento.
L’utilizzo di accoppiamenti troppo stretti porta sempre ed inevitabilmente ad effetti negativi con degenerazioni determinate soprattutto dall’eccessiva omozigosi. I principali effetti deleteri di una consanguineità stretta sono rappresentati da:
1. Depressione da consanguineità
2. Alleli recessivi, omozigosi e riduzione del pool genetico
3. Alleli deleteri, malattie ereditarie e malformazioni congenite
4. Minore longevità
5. Diminuzione della fertilità e aumento della mortalità dei cuccioli alla nascita
6. Indebolimento del sistema immunitario


1. DEPRESSIONE DA CONSANGUINEITÀ
Il fenomeno della depressione da consanguineità era già stato ampiamente studiato nel XIX secolo da Charles Darwin, che studiò 57 specie di piante e osservò che la progenie delle piante autofecondate era più scarsa, pesava meno, fioriva più tardi e produceva un numero ridotto di semi rispetto alla progenie di piante non imparentate1
Nel tempo la depressione da consanguineità è stata documentata per varie specie vegetali ed animali sia nelle popolazioni selvatiche che in quelle domestiche.
Si è visto che la depressione da consanguineità ha un forte impatto, sulla produttività e sulle prestazioni, sia nelle popolazioni umane che nelle specie selvatiche e domestiche.
Questi aspetti sono risultati molto evidenti negli ultimi anni a seguito dell’applicazione di nuove tecnologie del DNA.
Le nuove tecnologie hanno permesso di stimare il livello di consanguineità nelle popolazioni con marcatori genomici al posto delle molto meno precise stime di consanguineità basate sull’analisi del pedigree.
La depressione da consanguineità è quindi un fenomeno causato da un aumento dell’omozigosi associato alla consanguineità, che riduce l’espressione degli effetti di dominanza mediamente fa-
vorevoli e che si traduce in una diminuzione del valore fenotipico medio.
In questi ultimi anni è stato ampiamente dimostrato, in differenti popolazioni animali, che l’accoppiamento tra parenti aumenta la probabilità di ottenere geni allo stato omozigote con la conseguente maggior diffusione, come avviene in tutte razze canine, di malattie ereditarie autosomico recessive, dove il soggetto malato presenta due alleli allo stato recessivo (aa), il portatore un solo allele allo stato recessivo (Aa) e il soggetto sano due alleli allo stato dominante (AA).
La causa principale per cui si verifica la depressione da consanguineità è che molte caratteristiche negative sono espresse solo quando un cane ha due alleli di un gene che sono esattamente gli stessi (cioè allo stato omozigote aa). Gli alleli recessivi sono nascosti da alleli dominanti (eterozigoti portatori Aa) e conseguentemente i caratteri indesiderati o le malattie ereditarie si manifestano inaspettatamente in un riproduttore quando gli alleli recessivi sono allo stato omozigote (aa).
Possiamo definire quindi la depressione da consanguineità come la ridotta frequenza di alleli allo stato eterozigote con l’aumento di alleli allo stato omozigote che conseguentemente determina un effetto degenerativo che si ripercuote negativamente su molti caratteri e sulla comparsa di molte malattie.


2. ALLELI RECESSIVI, OMOZIGOSI E RIDUZIONE DEL POOL GENETICO
La riduzione del pool genetico e quindi la riduzione della variabilità genetica è la diretta conseguenza della selezione artificiale utilizzata per il miglioramento delle razze canine, che ha l’effetto di eliminare completamente alcuni geni a favore di altri. Nei cani di razza, dove esiste un libro genealogico chiuso, nessun nuovo allele può essere introdotto nella razza. La perdita di un allele diventa permanente e riduce l’eterozigosi nel genoma per quel gene in quella determinata razza. Tutti i geni vengono ereditati con una coppia di alleli: uno dal padre e uno dalla madre. Se entrambi gli alleli in un gene sono uguali, il gene è omozigote (aa). Se i due alleli sono diversi, il gene è eterozigote (Aa). Maggiore è il numero di alleli disponibili per un gene (polimorfismo genetico), maggiore è la diversità genetica della razza. Nelle razze canine attualmente in allevamento dobbiamo mantenere il difficile equilibrio tra il livello medio di consanguineità e i geni dannosi. Alcune razze sono caratterizzate da livelli di consanguineità media più elevata a causa di molti antenati comuni. Non c’è però nessuna correlazione tra livello medio di consanguineità e disordini ereditari, ma i disordini ereditari sono l’effetto diretto della depressione da consanguineità e derivano da alleli recessivi deleteri. Spesso nell’allevamento viene sconsigliato il “linebreeding” e pro-
Cane da pastore scozzese. Padre e figlio in un perfetto equilibrio di colori. Foto Maria Teresa Garabelli.
mosso “l’outbreeding” per mantenere un maggior livello di variabilità genetica, ma la vera perdita di variabilità genetica deriva dalla selezione dei cuccioli alla nascita nell’allevamento e quindi dei futuri riproduttori. Per evitare la riduzione del pool genetico in una razza canina rimangono pochi ma importanti aspetti da ricordare: utilizzare nell’allevamento più riproduttori possibili monitorandone lo stato di salute ed effettuare più controlli possibili mediante i test genetici per riconoscere in tempo i geni deleteri e limitando la loro diffusione nell’allevamento. Leroy già nel 2011 e poi Carol Bechat hanno identificato e sottolineato nell’uso del “popular sire” e quindi nell’eccessivo utilizzo di uno stallone di pregio, la presenza nelle generazioni future di “troppo materiale genetico in comune” con la conseguente maggiore suscettibilità a malattie ereditarie.
3. ALLELI DELETERI, MALATTIE EREDITARIE E MALFORMAZIONI CONGENITE
Dobbiamo ricordare che in una popolazione consanguinea il numero dei genotipi è limitato e pertanto il miglioramento genetico conseguente alla selezione artificiale operata dall’uomo non può procedere. Nell’allevamento cinofilo la presenza della variabilità genetica è da considerare un’importante risorsa per evitare i problemi dovuti alla

dell’allevamento del cane di razza. Come già accennato per le differenti malattie ereditarie autosomiche, recessive, dominanti, e oggi anche per alcune forme poligeniche più complesse, esistono molti laboratori di biologia molecolare di riferimento, e soprattutto tra questi in Italia il laboratorio “Vetogene - ENCI Servizi” che ci possono aiutare nell’identificazione dei geni deleteri e che consentono anche, soprattutto con le nuove tecniche dei marcatori genetici SNP (Single nucleotide polymorphisms), studi di consanguineità nella razza canina molto più realistici ed efficaci rispetto al passato.
4. MINORE LONGEVITÀ
La consanguineità comporta una vita più breve nei cani in allevamento principalmente a causa della depressione da consanguineità e quindi come conseguenza di malattie genetiche e non genetiche che possono rappresentare le principali cause di morte. È stato dimostrato recentemente con tecniche di biologia molecolare (genome-wide SNP array) che esiste una forte correlazione negativa tra la dimensione corporea e l’aspettativa di vita nei cani, ma non è noto se il tasso più elevato di invecchiamento nei cani di taglia grossa sia dovuto alla dimensione corporea in sé o ad altri fattori associati alla taglia grande. Tuttavia analizzando 100 razze di cani sempre con marcatori SNP (single-nucleotide polymorphism) si è dimostrato, che le razze di taglia grande tendono ad avere coefficienti di consanguineità più elevati rispetto alle razze di taglia piccola. Sembrerebbe inoltre che mentre i cani di grandi dimensioni muoiono più giovani principalmente perché hanno un tasso di invecchiamento più elevato, i cani di razza in generale non solo hanno un tasso di invecchiamento maggiore rispetto ai meticci, ma hanno anche un tasso di mortalità maggiore indipendente dall’età, il che significa che a qualsiasi età il rischio di mortalità è superiore a quello dei cani dei meticci della stessa taglia. Si è visto inoltre che i meticci vivono mediamente circa 1,2 anni in più rispetto ai cani di razza di pari taglia e che da uno studio effettuato su circa 9000 Golden Retriever la consanguineità ha un impatto negativo anche sulla durata della vita a livello individuale. Si sono inoltre riscontrate, analizzando 227 razze canine, differenze significative, nella maggior o minor morbilità tra le razze con differente consanguineità e differenze significative nella morbilità tra razze brachicefaliche non
brachicefale. Considerando poi il peso corporeo si è visto che la consanguineità influisce in modo significativo, in quanto le razze più piccole e meno consanguinee sono statisticamente più sane delle razze più grandi e più consanguinee.
5. MINORE FERTILITÀ E AUMENTO DELLA MORTALITÀ DEI CUCCIOLI ALLA NASCITA
Dalla letteratura internazionale viene riportato che molte razze canine hanno problemi di fertilità, soprattutto in quelle razze che si allontanano maggiormente dal tipo medio della specie canina. Lo studio più importante a tal proposito è ancora quello di Wildt del 1982. In questo studio si è potuto constatare, negli accoppiamenti in outbreeding e limitatamente ad alcune razze canine, un sensibile miglioramento della fertilità nelle femmine e un aumento del numero totale degli spermatozoi nei maschi. Più recentemente, in un altro studio condotto su 5 razze canine in Polonia, si è visto che il livello di consanguineità dei genitori ha un’influenza sulla fertilità e sul numero dei cuccioli nati alla nascita solo per alcune razze e che i coefficienti di correlazione tra consanguineità e dimensione della cucciolata, per la maggior parte delle razze canine esaminate, sono positivi ma non significativi. Un’altra ricerca molto interessante ha preso in considerazione l’effetto della consanguineità sulla dimensione media della cucciolata e sulla sopravvivenza in sette razze canine francesi. Da questo studio è risultato un chiaro effetto negativo della consanguineità sia sulla sopravvivenza che sul numero di cuccioli alla nascita


trebbero in estremo portare anche all’estinzione delle razze stesse. È quindi fondamentale sensibilizzare ed incoraggiare gli allevatori al miglioramento genetico, al mantenimento e all’aumento della variabilità genetica di tutte le razze canine allevate in Italia.
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12.Inbreeding and the immune system: unintended consequences. C. Beuchat https://www.instituteofcaninebiology.org/blog/inbreeding-and-the-immune-system-unintended-consequences