Sedicesimo Il Notiziario sulla Sicurezza Luglio Agosto 2019

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Anno XI | numero 4 Luglio | Agosto 2019 ISSN 2283-9356

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Anno IX | numero 2 Marzo | Aprile 2017 ISSN 2283-9356

Anno IX | numero 3 Maggio | Giugno 2017 ISSN 2283-9356 | Spedizione in abb. postale Poste Italiane Spa Sped in abb postale d.l. 353/2003 (conv.in l. 27/02/2014 n.4) art.1 comma 1 lom/mi 5488 | | Prezzo € 12,00 Abb. annuale € 60,00 |

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Direttore Responsabile Gaspare Vannicola (gaspare.vannicola@vmreditrice.it) Coordinatore Editoriale Roberta Misuraca (grafica@vmreditrice.it) Redazione (redazionevmr@vmreditrice.it ) Noemi Olivo, Monica Mioccio, Irene Molin Comitato Tecnico-Scientifico (cts@vmreditrice.it) Ing. Bacchetta Adriano Paolo, Arch. Cordella Fernando, Dott. Frasca Piergiorgio, Ing. Granchi Massimo, Ing. Pincigher Alberto, Dr. Ing. Romeo Mario, Dr. Ing. Vannicola Gaspare, Dr.ssa Pirana Giovanna, Dott. Davide Iaciofano. Progetto grafico e impaginazione grafica@vmreditrice.it robertamisuraca@vmreditrice.it Vmr Editrice Srls

Rubriche Fisse Anticaduta

Sicurezza Impianti

Alberto Pincigher Responsabile Comitato Tecnico Scientifico ALV. Associazione Linea Vita

Adriano Paolo Bacchetta Coordinatore network Spazioconfinato.it

Antincendio

Piergiorgio Frasca Psicologo del lavoro e delle organizzazioni

Fernando Cordella Presidente A.N.P.P.E. Vigili del Fuoco Medicina del Lavoro Giovanna Pirana Polo Chirurgico Confortini

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Psicologia del Lavoro

Sicurezza nelle scuole Monica Mioccio Formazione sulla Sicurezza sul Lavoro Mario Romeo S.I.A. Srl Dirigente Nazionale UIL

Formazione sulla Sicurezza sul Lavoro Mario Romeo S.I.A. Srl Dirigente Nazionale UIL Ambiente e sicurezza Davide Iaciofano Sicurezza Macchine Agricole Paolo Peretti Centro Formazione e ricerca Merlo Sicurezza Macchine Massimo Granchi Christian Trinastich MTM Consulting s.r.l. società unipersonale

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Sommario 4

L’editoriale

6 Formazione per lavori in quota | Alberto Pincigher

14 Assetti militari con capacità duale | Paolo Peretti

17 La gestione dei rifiuti inizia da una corretta classificazione | Davide Iaciofano

23 Sicurezza nei laboratori chimici | Monica Mioccio

28 La resistenza al fuoco del legno strutturale | Fernando Cordella

31 Il pompiere paura non ne ha! | Benessere Psicologico

38 I diritti minimi dei lavoratori secondo l’Unione Europea | Alessia Petruzzelli

42 La concentrazione di ossigeno nei luoghi confinati | Adriano Paolo Bacchetta

51 Dall’obbligo formativo al lavoratore formato | Piergiorgio Frasca

55 Le distanze di sicurezza sulle macchine | Massimo Granchi

59 Stress termico e lavoro | Mario Romeo


L’editoriale Buongiorno a tutti care lettrici e cari lettori, Innanzitutto vorremmo invitarvi alla fiera dell’agricoltura di Bergamo, per tutti i lettori del notiziario il biglietto è gratis. Un estratto delle nuove regole UE per la conformità dei dispositivi di protezione individuale “DPI”. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.59/2019 del decreto legislativo n. 17/2019 recante “Adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) n. 2016/425 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, sui dispositivi di protezione individuale e che abroga la direttiva 89/686/CEE del Consiglio”, entrano in vigore nuove regole sui DPI. Regole di conformità dei DPI al Regolamento Il decreto adegua la normativa italiana a quanto disposto dal Regolamento europeo, in vigore dal 21 Aprile 2018, con il quale sono stati individuati i requisiti per la progettazione e la fabbricazione dei DPI che devono essere messi a disposizione sul mercato e stabilisce norme sulla libera circolazione degli stessi nell’Unione. Il Regolamento si applica sia ai DPI nuovi di un fabbricante stabilito nell’Unione, che ai DPI, nuovi o usati, importati da un Paese terzo, comprese le forme di fornitura, compresa la vendita a distanza. Sono esclusi dall’ambito di applicazione del Regolamento i DPI: 1. progettati per essere usati dalle forze armate o nel mantenimento dell’ordine pubblico; 2. progettati per l’autodifesa, ad eccezione di quelli destinati alle attività sportive; 3. progettati per l’uso privato per proteggersi dalle condizioni atmosferiche non estreme, dall’umidità e dall’acqua durante la rigovernatura; 4. da utilizzare esclusivamente su navi marittime o aeromobili oggetto dei pertinenti trattati internazionali applicabili negli Stati membri; 5. per la protezione della testa, del viso o degli occhi degli utilizzatori, oggetto del Regolamento n. 22 della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite concernente prescrizioni uniformi relative all’omologazione dei caschi e delle relative visiere per conducenti e passeggeri di motocicli e ciclomotori. Il Regolamento individua la responsabilità della conformità al Regolamento sui DPI in tutti gli operatori economici che intervengono nella catena di fornitura e distribuzione: in funzione del ruolo svolto tutti dovranno adottare misure atte a garantire che siano messi a disposizione sul mercato solo DPI conformi al Regolamento, in modo da garantire un elevato livello di salvaguardia di interessi pubblici, quali la salute e la sicurezza, la protezione degli utilizzatori, e la concorrenza leale sul mercato dell’Unione. Sanzioni Vengono stabilite sanzioni più pesanti in caso di mancata conformità dei DPI immessi sul mercato. In particolare, il fabbricante che produce o mette a disposizione sul mercato DPI non conformi ai requisiti essenziali di sicurezza di cui all’allegato II del regolamento DPI e l’importatore che faccia altrettanto sono puniti con:

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ANTICADUTA

DISPOSITIVI DI ANCORAGGIO PER LAVORI IN QUOTA Normative di riferimento per i lavori in quota

a cura di Ing. Alberto Pincigher

L

e cadute dall’alto, nel campo delle costruzioni, ad oggi risultano essere una delle cause principali di infortuni gravi e mortali sul lavoro. Un valido strumento per fronteggiare questa piaga nazionale è quello di prevedere un’opportuna valutazione dei rischi connessi alle lavorazioni in quota sia in fase di costruzione che nelle successive fasi di manutenzione degli edifici e delle infrastrutture. A questo dovrà poi seguire un’attenta pianificazione e la messa in campo di misure di protezione adeguate. Le misure tecniche ed organizzative capaci di impedire gli infortuni nei lavori in quota sono note da tempo, da quando il d. Lgs. 81/2008 detto “Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro” agli articoli 105 e seguenti ha stabilito la definizione di lavoro in quota e si sono individuati i principali tipi di protezione da utilizzare. Il principio fondamentale cardine dell’impianto antiinfortunistico italiano ed europeo è ben sintetizzato nell’espressione contenuta nell’articolo 111, comma 1, lettera a), D. Lgs. n. 81/2008, secondo il quale “1. Il datore di lavoro, nei casi in cui i lavori temporanei in quota non possono essere eseguiti in condizioni di sicurezza e in condizioni ergonomiche adeguate a partire da un luogo adatto allo scopo, sceglie le attrezzature di lavoro più idonee a garantire e mantenere condizioni di lavoro sicure, in conformità ai seguenti criteri: a) priorità alle misure di protezione collettiva” (ponteggi, parapetti provvisori, reti di sicurezza) “rispetto alle misure di protezione individuale”. L’articolo 115 del D. Lgs. n.81/2008 consente un’eccezione alla misura di tutela contenuta nell’articolo 111 e al comma 1, afferma che “1. Nei lavori in quota qualora non siano state attuate misure di protezione collettiva come previsto all’articolo 111 comma1, lettera a), è necessario che i lavoratori utilizzino idonei sistemi di protezione idonei per l’uso specifico composti da diversi elementi, non necessariamente presenti contemporaneamente, conformi alle norme tecniche, quali i seguenti: a) assorbitori di energia; b) connettori; c) dispositivi di ancoraggio; d) cordini; e) dispositivi retrattili; f) guide o linee vita flessibili; g) guide o linee rigide; h) imbracature.” Sempre nello stesso articolo al comma 3 si mette in evidenza una questione molto importante riguardante le modalità di fissaggio del sistema di protezione agli elementi strutturali (legno, calcestruzzo, acciaio) delle costruzioni o delle infrastrutture.

Nella figura si riporta l’esempio di un sistema di protezione contro le cadute dall’alto realizzato secondo le indicazioni riportate nell’articolo 115 del D. Lgs. n.81/2008. Alcune Regioni e Provincie italiane hanno poi introdotto l’obbligo di prevedere la progettazione della messa in sicurezza dell’area di lavoro in quota dettando regole specifiche e puntuali individuando di fatto a loro discrezione se e per quali tipologie di lavori disporre l’obbligo di adottare misure protettive permanenti e/o removibili contro le cadute dall’alto. In questi territori si sono opportunamente integrate le leggi urbanistiche regionali e provinciali, i regolamenti edilizi comunali e di igiene locale prevedendo l’obbligo di installare dispositivi di ancoraggio fissi e/o removibili da utilizzare nelle manutenzioni successive da svolgersi sulle coperture degli edifici.

Sistema di protezione contro le cadute dall’alto “Catena della sicurezza” 1) dispositivo di ancoraggio 2) connettore 3) cordino (elemento di collegamento) 4) imbracatura

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ESPERTO PROGETTISTA DELLA SICUREZZA DEI LUOGHI DI LAVORO SPECIALIZZATO NELL'ANTICADUTA E LAVORI IN QUOTA. - Consulenza sulla scelta e l’utilizzo dei dispositivi anticaduta per prevenire le cadute dall’alto e sulle normative di riferimento. - Sviluppo e Progettazione di dispositivi di ancoraggio per lavori in quota conformi alle norme vigenti. - Documentazione marcatura CE dispositivi di protezione individuali e prodotti da costruzione. - Stesura elaborato tecnico della copertura (elaborati grafici, relazione tecnica illustrativa-manuale di utilizzo dei dispositivi). - Relazione di calcolo per la verifica dell’idoneità della struttura di supporto e del fissaggio del dispositivo di ancoraggio e dei parapetti alle strutture. - Verifica in sito della tenuta del fissaggio. - Formazione per installatori, progettisti e utilizzatori dei dispositivi anticaduta per lavori in quota.


ASSETTI MILITARI CON CAPACITÀ DUALE a cura di Eugenio Valsoaney

I

l CFRM - Centro Formazione e Ricerca del Gruppo Merlo ha ospitato gli alpini del secondo Reggimento della Brigata Alpina Taurinense al comando del colonnello Marcello Orsi per un’attività operativa del tutto nuova. L’obiettivo è stato quello di verificare in pratica la possibile interoperabilità di mezzi e personale civili e militari in ipotesi di esigenze operative (calamità naturali, interventi di primo soccorso, etc.) che richiedano un intervento di supporto congiunto. La versatiità a 360 gradi Le fasi di test hanno riguardato la capacità di movimentare container da 20 piedi (6 metri di lunghezza) con i sollevatori telescopici fuoristrada Merlo, normalmente impiegati in edilizia ed in agricoltura e facilmente reperibili in ogni parte d’Italia.

Queste macchine 4x4, dotate di tutte e quattro le ruote sterzanti, possono muoversi agevolmente sui terreni più impervi e superare pendenze ed ostacoli che un comune automezzo non riesce ad affrontare. L’esercitazione ha riguardato il carico/scarico dei container dai veicoli di trasporto e la loro movimentazione nelle diverse configurazioni orografiche ed operative. Si è anche voluta testare, dal punto di vista logistico, l’efficacia del trasferimento dei sollevatori telescopici Merlo in zona di intervento - già predisposti per essere immediatamente operativi - all’interno dei container stessi. La macchine hanno dato dimostrazione di essere compatte e maneggevoli per entrare autonomamente nei container ed entrare in azione, già equipaggiate con le attrezzature in dotazione per il sollevamento, la movimentazio

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AMBIENTE E SICUREZZA

LA GESTIONE DEI RIFIUTI INIZIA DA UNA CORRETTA CLASSIFICAZIONE a cura di Davide Iaciofano

C

on la direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE e la decisione 2000/532/CE relativa all’elenco dei rifiuti, modificate nel 2014 e 2017, vengono fornisti chiarimenti e orientamenti riguardo la corretta interpretazione e applicazione della pertinente normativa UE in materia di classificazione dei rifiuti, in merito all’identificazione delle caratteristiche di pericolo e quindi alla classificazione dei rifiuti come pericolosi o non pericolosi. La classificazione dei rifiuti come pericolosi o non pericolosi è una decisione cruciale per l’intera catena di gestione dei rifiuti, dalla loro generazione fino al trattamento finale. Quando un rifiuto viene classificato correttamente come pericoloso scattano diversi obblighi importanti, come ad esempio quelli in materia di etichettatura e imballaggio ma anche rispetto

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al trattamento conforme del rifiuto. L’UE ha preso in considerazione il progresso scientifico ed economico in occasione del riesame del 2014 e del 2017 aggiornando il quadro per la classificazione dei rifiuti e l’elenco delle proprietà che rendono i rifiuti pericolosi. Questo aggiornamento della normativa, prende in considerazione anche i cambiamenti fondamentali avvenuti negli ultimi anni nel contesto della normativa UE sulle sostanze chimiche, ponendo ancora una volta delle sfide per le autorità e l’industria. La direttiva quadro 2008/98/CE relativa ai rifiuti è il documento legislativo fondamentale in materia di rifiuti a livello UE. Trattandosi di una direttiva, essa è recepita nella legislazione nazionale degli Stati membri mediante atti giuridici distinti. L’ambito di applicazione della direttiva quadro sui rifiuti è determinato dalla definizione di «rifiuto»: «qual


La nostra missione:

Garantire una sicurezza che Salva la Vita!

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Modulo di iscrizione 2019

Modulo 2016 da inviare via emaildiaiscrizione segreteriasoci@lineavita.org daoppure inviare via email a segreteriasoci@lineavita.org via PEC mail.alv@pec.lineavita.org oppure via PEC mail.alv@pec.lineavita.org N............................................................................................................................................................................................................................ OM E C OG N OM E NOME COGNOME ............................................................................................................................................................................................................................ C............................................................................................................................................................................................................................ F P ROFE SSION E CF PROFESSIONE ............................................................................................................................................................................................................................ T............................................................................................................................................................................................................................ ITOLO D I STU D IO T............................................................................................................................................................................................................................ ITOLO DI STUDIO IN............................................................................................................................................................................................................................ D IRIZZO C ITTÀ P ROV . INDIRIZZO CITTÀ PROV. ............................................................................................................................................................................................................................ T............................................................................................................................................................................................................................ EL FAX E M AIL TEL FAX EMAIL ............................................................................................................................................................................................................................

QUOTA

Quoteassociative associative 2016 Quote 2019 SOCIO ORDINARIO P ROFESSIONISTA € 100,00 ( CENTO EURO ) QUOTA SOCIO PROFESSIONALE € 100,00 (CENTO EURO)

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QUOTA SOCIO ORDINARIO A ZIENDALE € 250,00 ( DUECENTO CINQUANTA EURO ) QUOTA SOCIO ORDINARIO A ZIENDALE € 250,00 (DUECENTOCINQUANTA EURO)

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QUOTA SOCIO SOSTENITORE A ZIENDA € 500,00 ( CINQUECENTO EURO ) QUOTA SOCIO SOSTENITORE A ZIENDA € 500,00 (CINQUECENTO EURO)

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SICUREZZA NELLE SCUOLE

FORMAZIONE ED AGGIORNAMENTO a cura di Monica Mioccio

I

n base al decreto del DG LGS 81/08 i corsi di sicurezza sul lavoro sono obbligatori. Infatti, le aziende sono costrette a far frequentare ai propri lavoratori corsi di di sicurezza sul lavoro per la formazione generale, per la formazione specifica, per l’antincendio, il primo soccorso, la formazione dei preposti e dei dirigenti. Inoltre, sono contemplati anche corsi per il datore di lavoro RSPP e per il rappresentante dei lavoratori RLS. Oltre a questi che vengono considerati corsi di base, sono indispensabili anche corsi specifici, come ad esempio, i corsi per il decreto attrezzature e quelli per le attività elementari. Inoltre i corsi di sicurezza sul lavoro vengono divisi in tre categorie principali: 1- Aggiornamento 2- Corsi di sicurezza del lavoro per tutte le aziende

3- Corsi relativi al decreto attrezzature Per quanto riguarda gli aggiornamenti vengono trattate materie relative all’antincendio, al primo soccorso, ai carrelli elevatori, alle macchine movimentate a terra, al gruista, ai ponteggi, ai lavori in quota e alla segnaletica stradale. Per quanto concerne i corsi di sicurezza sul lavoro sono previsti corsi antincendio, corsi di primo soccorso, corsi di formazione generale e specifica dei lavoratori, corsi per i dirigenti, corsi ponteggi, corsi lavori in quota, corsi segnaletica stradale, corsi spazi confinati, corsi guida sicura e corsi operatore autospurghi. Infine per quanto concerne i corsi per il decreto attrezzature sono previsti corsi carrelli elevatori, corsi macchine movimento a terra, corsi gru a torre, corsi gru autocarro, corsi pompe calcestruzzo e corsi trattori agricoli.

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ANTINCENDIO

LA RESISTENZA AL FUOCO DEL LEGNO STRUTTURALE a cura di Fernando Cordella - Presidente A.N.P.P.E. VV.F

I

l legno, massello e lamellare, presenta temperature di accensione molto ridotte che, in funzione delle specie legnose, variano tra 220 e 300 °C; se correttamente progettate, la struttura in legno, massello e lamellare, è in grado di garantire una resistenza al fuoco pari a quella delle strutture in CA o in muratura. Ciò a causa delle peculiarità del materiale che richiede un tempo considerevole per bruciare oltre la superfice esterna (in maniera significativa) a causa del fenomeno della carbonatazione del legno. Il legno, infatti sottoposto alla fiamma diretta, inizia a bruciare, ma raggiunti i 240 °C ha inizio un processo di carbonizzazione dello strato esterno che, in pratica, protegge la parte più interna, impedendo alla sezione

resistente di ridursi, se non in tempi significativi. Nel caso di un’essenza largamente impiegata in edilizia come l’abete, la velocità di penetrazione della carbonatazione è di 0,7 mm/min per legno lamellare e 0,9 mm/min per il legno massello. Dunque il collasso delle strutture in legno per incendi è una probabilità davvero remota, poiché può avvenire solo per la progressiva riduzione della sezione, non per decadimento delle caratteristiche meccaniche o per i cedimenti vincolari dovuti alla deformazione delle strutture come invece avviene nel caso di acciaio e calcestruzzo. Questo è possibile perché il legno possiede per sua natura caratteristico fisico-meccaniche che comportano vantaggi unici in temi di sicurezza: β0 (mm/min)

βn (mm/min)

Legno lamellare incollato con massa volumica caratteristica non inferiore a 290 kg/m3

0,65

0,7

Legno massiccio con massa volumica caratteristica non inferiore a 290 kg/m3

0,65

0,8

Legno massiccio o lamellare incollato di latifoglie con massa volumica caratteristica non inferiore a 290 kg/m3

0,65

0,7

Legno massiccio o lamellare incollato di latifoglie con massa volumica caratteristica non inferiore a 450 kg/m3

0,50

0,55

0,65

0,7

Rivestimenti in legno

0,9

-

Compensato

1,0

-

Pannelli a base di legno diversi dal compensato

0,9

-

Materiale Conifere e faggio

a)

Latifoglie

b)

c)

LVL micro lamellare (LVL - laminated veener lumber) con massa volumica caratteristica non inferiore a 480 kg/m3

Pannelli

d)

I valori si applicano a una massa volumica caratteristica di 450 kg/m3 e a uno spessore del pannello di 20 mm; vedere punto 3.4.2 (9) per altri spessori e massa volumica TABELLA 3.1 - VELOCITÀ DI CARBONIZZAZIONE DI PROGETTO β0 E βn

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ANTINCENDIO

BENESSERE PSICOLOGICO

“IL CENTRO PER LE FAMIGLIE SIPEA, IN ACCORDO CON ANPPE VIGILI DEL FUOCO PROMUOVE IL BENESSERE PSICOLOGICO PER L’INDIVIDUO, LA COPPIA E LA FAMIGLIA. AIUTO E SOSTEGNO ALLA PERSONA NELLE SUE RELAZIONI.” “IL POMPIERE PAURA NON NE HA!!”

N

on esiste eroicità senza debolezza. Le figure mitologiche degli antichi eroi hanno tutte un punto debole tale da risultare letale, lo stesso connubio tra eroicità e vulnerabilità lo ritroviamo negli eroi moderni: uomini ordinari, a volte, che per potersi riscattare dalle proprie debolezze diventano, con i loro super poteri, straordinari. Come ad esempio Superman orfano ed esule dal suo pianeta natale con un forte senso di coscienza sociale e dignità che decide di mettere i propri poteri al servizio della giustizia; Batman rimasto orfano dopo l’uccisione dei genitori, decide di combattere il crimine per vendicarne l’assassinio ma anche per provare a rendere la città di Gotham City un posto migliore. Eroi che spesso celano a quasi tutti le loro fragilità, appartenenti ad una sfera intima e privata, palesandola però soltanto ad una più che ristretta cerchia di fedelissimi. Come dimenticare, allora, l’insicurezza relazionale nella vita privata di Hulk, l’apparente spregiudicatezza morale di Batman o le difficoltà economiche, i problemi personali dell’Uomo Ragno che, tra tutti i supereroi “è forse il più realisticamente umano…..” così definito dal suo stesso autore. La debolezza nell’identità dei supereroi, non è solo un modo per mascherare i loro superpoteri ma, più profondamente, la debolezza di cui sono vittime costituisce la condizione della loro straordinaria eroicità. Ma quanti eroi reali e affatto noti ci sono intorno a noi?

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Qualche settimana fa giunge presso il nostro centro un bambino, che chiameremo Marco, accompagnato da entrambi i genitori i quali hanno richiesto un appuntamento poiché mostra, dopo la nascita della sorellina, forte gelosia e rabbia, accompagnate da pianto. Marco entra dando la mano al papà, un uomo dal corpo atletico e dal viso sorridente, senza perdere mai di vista la mamma. Dopo le presentazioni di rito, domando al piccolo paziente se sa quali siano i avori svolti dai suoi genitori Marco, voltandosi verso il papà con lo sguardo in adorazione - che ricorda tanto quello di un fedele che guarda verso l’altare del proprio Dio - risponde: “Mio papà è un vigile del fuoco, aiuta le altre persone e le salva se sono in pericolo”. Gli occhi del padre diventano lucidi, consapevole dell’onore e del peso nel rivestire un ruolo così importante mentre in quelli della mamma scende un velo di preoccupazione. Alla fine del colloquio, dopo aver affrontato le tematiche oggetto della consulenza, i genitori si fermano qualche minuto in più nella stanza ed è in quel momento che la signora mi dice: “Guardi se pensa sia difficile essere un pompiere, non immagina cosa si provi ad essere la moglie di uno di loro. Quando L. è in turno sono sempre preoccupata, ho il timore costante che possa accadergli qualcosa”. Il marito cerca di tranquillizzarla e nonostante tenti di mascherare le proprie paure si avverte, forte e chiaro, il suo senso di incertezza; sposta l’attenzione su altri argomenti quali l’insoddisfazione inerente il trattamen


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RUOLO DELLA PIANIFICAZIONE URBANISTICA NELLA PREVENZIONE DEL RISCHIO SISMICO ED I SUOI ASPETTI FONDAMENTALI a cura di Arch. Maurizio Ulisse - Esperto grandi emergenze A.N.P.P.E. VV.F

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ccorre innanzitutto comprendere su quali elementi è possibile agire per approntare sistemi di prevenzione e gestione del rischio. Il rischio sismico è un caso prototipico di scarsa o nulla possibilità di controllo sull’ hazard. Per quanti progressi abbia fatto la conoscenza dei fenomeni sismici, e per quanti ne potrà ancora fare in termini predittivi, non è pensabile poterli controllare, nel senso di impedirne il verificarsi, attenuarne l’intensità, alterarne il corso. In termini operativi dunque, la conoscenza dell’ hazard non sarà utilizzabile per la riduzione dello stesso, bensì per aumentare le difese del sistema umano sottoposto a minaccia. E dunque l’individuazione delle zone sismiche deve essere affiancata da uno studio della loro vulnerabilità specifica, concepita come la risultante di diversi elementi di tipo strutturale, sociale e culturale. È stato proprio lo studio della vulnerabilità ad aver definito un territorio di incontro (e di scontro) fra studiosi e professionisti con diversi background disciplinari, grosso modo riconducibili alle scienze fisiche da un lato, a quelle sociali dall’altro. Gli strumenti di emergenza che si devono progettare e predisporre a fini di prevenzione vanno dunque intesi in senso molto lato; non solo come strutture fisse, attrezzature fisiche, ma anche come nuclei organizzativi inseriti all’interno di una rete di rapporti sociali dinamici. Inoltre, pur se delle priorità devono essere attribuite, si dovrà accettare che il target complessivo delle strategie di prevenzione non si

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esaurisce nei servizi strategici (vigili del fuoco, protezione civile, ospedali, ecc.), ma si allarga alla società nel suo complesso, con una particolare attenzione riservata ai suoi punti fragilità ed elementi di vulnerabilità. L’analisi dei diversi tipi di incertezza che fanno parte del contesto in cui il rischio e l’emergenza devono essere gestite, costituisce un’indicazione particolarmente preziosa per chi si occupa di pianificazione territoriale e urbana. Quest’ultima è stata chiamata in causa nel nostro paese sempre più spesso e in modo più o meno pertinente nei disastri recenti. Ciò rivela un mutamento nel modo di percepire i rischi, sia naturali sia tecnologici, non più imputati alle sole forze della natura o del destino, ma anche all’azione dell’uomo, che plasma i livelli di vulnerabilità degli insediamenti. Quest’ultima, d’altronde, non corrisponde in modo semplice e lineare alla capacità di risposta dei singoli manufatti, dipende altresì dal modo in cui gli abitati sono organizzati, dalla localizzazione delle diverse funzioni, dalla quantità di spazi liberi, dalla qualità dei suoli scelti per l’edificazione e dall’attenzione che il piano, inteso come guida allo sviluppo urbano e dell’infrastrutturazione regionale, ha avuto per i caratteri dello spazio fisico. L’apporto dell’urbanistica e della pianificazione territoriale si sostanzia rispetto a due orizzonti temporali; da un lato i tempi lunghi necessari per ridurre la vulnerabilità territoriale ai danni fisici, dall’altro la scadenza a breve termine entro la quale il sistema territoriale deve essere messo in condizione


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L’A.N.P.P.E.VV.F. è una associazione sindacale-professionale autonoma con finalità scientifiche e di tutela legale. L’ Associazione si prefigge di affrontare tutti i problemi lavorativi dei Vigili del Fuoco e di contribuire alla loro risoluzione. All’attività sindacale, tesa alla salvaguardia dei Vigili del Fuoco, affianca un’intensa attività propositiva e di studio, fornendo il proprio contributo nelle materie strettamente legate alla Prevenzione, Emergenza e Sicurezza, volendo porsi come un laboratorio di idee e progetti caratterizzato da un approccio concreto, | 35 frutto dell’esperienza diretta sul campo.



FORMATORE DELLA SICUREZZA

“Condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili nell’Unione europea“: la nuova direttiva europea a garanzia dei diritti minimi dei lavoratori a cura di Alessia Petruzzelli - Formatore della Sicurezza

É

di questi giorni la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della UE del testo della direttiva del Parlamento e del Consiglio europei relativa a condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili nei paesi dell’Unione europea. A seguito infatti dell’ iniziale proposta della Commissione nel dicembre del 2017, riguardante la trasparenza e la prevedibilità, e in generale, il miglioramento delle condizioni di lavoro nei paesi dell’unione, nel giugno 2018 il Consiglio UE ha adottato la sua posizione, sulla base della quale sono stati avviati i negoziati con il Parlamento europeo. Nel corso del primo semestre di quest’anno è stato raggiunto l’accordo provvisorio tra la presidenza del Consiglio e il Parlamento europeo, che ha

poi votato a favore dello stesso. L’adozione dell’atto legislativo nel mese di giugno da parte del Consiglio ha reso definitivo il testo della direttiva, che entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione. Spetterà poi agli Stati membri adottare entro tre anni tutte le misure legislative atte a recepire i contenuti della nuova normativa rimanendo liberi applicare una legislazione più favorevole ai lavoratori. Attraverso la procedura legislativa di codecisione, oggi il principale iter decisionale utilizzato per adottare la legislazione UE, introdotta nel 1992 e ribattezzata con il trattato di Lisbona “procedura legislativa ordinaria”, l’Unione ha adottato questa direttiva il cui intento è rendere più trasparenti e prevedibili

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SPAZIO CONFINATO

AMBIENTI SOSPETTI DI INQUINAMENTO O CONFINATI: QUALE CONCENTRAZIONE DI OSSIGENO CONSIDERARE SICURA PER L’ACCESSO?

a cura di Adriano Paolo Bacchetta

U

n tema interessante che evidenzia la distanza tra la pratica applicativa, la norma tecnica e quella giuridica, è certamente rappresentato dalla definizione di quale sia la concentrazione di ossigeno che, ai fini della sicurezza degli operatori, dev’essere mantenuto all’interno di uno spazio confinato in cui è previsto l’accesso di personale al fine di svolgere specifiche attività. Lo spunto per analizzare questo tema, deriva da recenti attività di studio svolte nell’ambito della prevenzione incendi ove, al fine di evitare l’innescarsi di un incendio, tipicamente all’interno di magazzini intensivi, è previsto il mantenimento dell’intero volume da proteggere a una percentuale di ossigeno inferiore a quella normalmente presente in atmosfera (spesso al 14% v/v), riducendo così il comburente necessario per l’avvio e sostentamento dell’incendio (triangolo del fuoco). In questi casi, si parla di volumi protetti da impianti ORS (Oxygen Reduction System), anche detti a “Deplezione di ossigeno”, in grado cioè di mantenere artificialmente un’atmosfera ipossica normobarica mediante insufflazione di azoto, per lo più prodotto in situ per messo di impianti PSA (Pressure Swing Adsorption) oppure VSA (Vacuum Swing Adsorption) o, anche, separatori a setacci molecolari o a membrane. La percentuale di ossigeno alla quale si considera efficace la protezione antincendio, è funzione del tipo di materiale presente nell’ambiente cui è associabile una percentuale d’innesco diversa. Questa tipologia d’impianti, fa parte di quelli citati nel D.M. 3 agosto 2015 Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. … 139. S.6.5.5 Altre tipologie impiantistiche 1. Tra i sistemi automatici di controllo o estinzione dell’incendio si annoverano quelli che basano il loro funzionamento su agenti estinguenti di tipo gassoso, ad aerosol, a polvere, a schiuma o ad acqua nebulizzata o frazionata, a diluvio. Fra i sistemi automatici di controllo o estinzione dell’incendio, rientrano anche gli impianti a deplezione (riduzione della concentrazione) di ossigeno. 2. Nella scelta delle tipologie impiantistiche si deve tener conto dell’eventuale incompatibilità degli agenti estinguenti con il materiale presente nell’attività. …

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Il dimensionamento di massima e la relativa stima, quindi, si fanno in base a dei dati che il committente fornisce in relazione alle caratteristiche dei materiali e alle dimensioni fisiche dell’ambiente da proteggere, considerato che un parametro importante - ad esempio - è rappresentato dalle perdite che ci sono in ambiente: più è a tenuta e tanto più facile sarà modificare e mantenere l’atmosfera entro il valore prefissato. Ciò che caratterizza tali installazioni e che, nella sostanza, viene a costituire un problema tecnico/giuridico, è il fatto che i lavoratori addetti all’esercizio dei magazzini intensivi, se ritenuti idonei dal medico competente e se rispettano specifiche regole sui tempi di esposizione, possono accedervi senza nessun tipo di protezione delle vie respiratorie. Se però confrontiamo tale condizione con le richieste per l’accesso negli spazi confinati, ci accorgiamo subito che tutta la documentazione riferibile a questa specifica attività si basa su un diverso assunto. Infatti, analizzando quanto disponibile in rete in termini di documenti e/o presentazioni predisposti da tecnici e/o ispettori degli Enti di vigilanza/UPG e che analizzano il tema dell’accesso negli ambienti sospetti di inquinamento o confinati, quando si riferiscono alla qualità dell’aria interna all’ambiente, oltre all’obbligo del controllo della eventuale presenza d’inquinanti, esprimono anche una netta posizione sulla questione sotto-ossigenazione. A riguardo, infatti, si legge che le atmosfere di aria con meno del 18% di ossigeno debbono essere conside


PSICOLOGIA DEL LAVORO

COMPORTAMENTO E SICUREZZA

a cura di Dott. Piergiorgio Frasca - Psicologo del lavoro e delle organizzazioni

L

a variabile più critica ed anche meno “progettabile” a priori di ogni sistema lavorativo è certamente la componente umana che si esprime concretamente tramite i comportamenti sul lavoro. Anche se apparentemente a volte sembra che un comportamento avvenga in modo casuale sotto la pressione degli eventi, in realtà ogni comportamento è il risultato di un complesso processo di percezione, scelta e decisione che coinvolge tutte le variabili di cui è composto l’essere umano. Di questo processo noi cogliamo essenzialmente la sola fase esecutiva, quella dell’azione, e ne valutiamo la bontà sulla base dei risultati ottenuti. Occorre tuttavia ricordare che il comportamento manifesto (l’atto comportamentale), rappre-

senta solo la componente terminale della specifica relazione che in un determinato momento si instaura tra l’uomo e un particolare compito o situazione. Nella figura 1) sono rappresentate le componenti del sottosistema uomo nella sua relazione con una situazione. Il comportamento umano è in ogni caso un fattore sempre presente nella dinamica di un infortunio ed il suo ruolo a volte appare cruciale nell’accadimento dell’evento, mentre altre volte appare secondario: in ogni caso esso è determinato da molteplici fattori, ognuno dei quali è difficilmente isolabile dagli altri. E’ pertanto difficile fare delle generalizzazioni o delle valutazioni aprioristiche su quanto influisce effettivamente nel determinare il comporta

SISTEMA UOMO-MACCHINA-AMBIENTE FUNZIONAMENTO DEL SOTTOSISTEMA UOMO GRUPPI DI RIFERIMENTO OBIETTIVO RAGGIUNTO

STIMOLI ESTERNI provenienti dall’ambiente e dal contesto

INPUT

VARIABILI INTERNE Abilità Capacità Conoscenze Esperienza Opinioni Atteggiamenti Emozioni Sentimenti PERCEZIONE

STRUTTURA Età Sesso Stato di salute Statura Corporatura Ecc.

RISULTATO

OBIETTIVO MANCATO

OUTPUT ATTO COMPORTA MENTALE

MOTIVAZIONI

ELABORAZIONE

DECISIONE

CONSEGUENZE VANTAGGIO

SCHEMI E MAPPE COGNITIVE SVANTAGGIO/ DANNO

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Studio Frasca di Piergiorgio Frasca

Servizi di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, Formazione e aggiornamento per la sicurezza e salute sul lavoro, Ergonomia

____________________________________________________________________________ Studio Frasca opera da diversi anni nel campo della Psicologia del lavoro e delle organizzazioni applicata alla prevenzione dei rischi per la sicurezza e la salute sul lavoro offrendo alle aziende servizi qualificati per lo studio e la valutazione dei rischi psicosociali, per l’applicazione dei principi ergonomici alle attività lavorative, per la formazione di dirigenti, preposti e lavoratori in materia di sicurezza e salute sul lavoro. I servizi offerti comprendono:

Servizio di valutazione del rischio di stress correlato al lavoro. Assistenza e supporto alle aziende per la definizione e l’attuazione di strategie personalizzate per la prevenzione, il controllo ed il monitoraggio del rischio di stress da lavoro Servizio di monitoraggio sullo stress lavoro correlato Formazione dei dirigenti, dei preposti e dei lavoratori alla sicurezza e salute sul lavoro e sul rischio di stress correlato al lavoro. Valutazione dei bisogni di formazione e dell’efficacia della formazione attuata Progettazione e realizzazione di attività formative Progettazione e realizzazione di interventi di Behavior Safety Valutazione ergonomica delle mansioni e applicazione dei principi ergonomici alle attività lavorative. Valutazione conoscenza e competenza nella lingua italiana per lavoratori stranieri (D.Lgs. 81/08, artt. 36 e 37, comma 13)

Servizio di valutazione, intervento e monitoraggio del rischio stress correlato al lavoro Studio Frasca effettua l’intero ciclo di valutazione, intervento e monitoraggio sul rischio di stress da lavoro come prescritto dal D.Lgs. 81/08 e s.m.i. secondo le modalità indicate dalla Commissione Consultiva permanente (CM del 18/11/2010). Per la valutazione dei dati oggettivi sono utilizzate specifiche check-list, mentre per i fattori soggettivi sono utilizzati appositi questionari somministrabili anche on-line. Il Servizio viene svolto su tutto il territorio nazionale e per qualsiasi comparto lavorativo, compresi l’ambito sanitario, le costruzioni, la P.A. Di seguito è riportato un esempio di analisi realizzata con il questionario QUERTI SLC.

Test ITALSIC di valutazione della conoscenza e competenza linguistica per lavoratori stranieri In relazione agli adempimenti prescritti dagli articoli 36 e 37, comma 13, del D.Lgs. 81/08 Studio Frasca ha messo a punto il Test ITALSIC espressamente dedicato alla valutazione delle conoscenze e competenze nella lingua italiana con riferimento alla sicurezza e salute sul lavoro. Il Test è di semplice utilizzo e non richiede competenze specialistiche per la somministrazione. Per l’elaborazione dei risultati è utilizzato uno specifico software acquistabile con la prima fornitura del test. Apposite istruzioni guidano l’utilizzatore, ad esempio l’RSPP, in tutte le fasi di impiego. Il Test è acquistabile inviando la richiesta tramite e-mail a Studio Frasca, al quale ci si può rivolgere per ulteriori informazioni. E’ anche possibile la somministrazione del test on line.

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CONFIDENZA NELL’USO DELLE MACCHINE

Le distanze di sicurezza sulle macchine: aperture in protezioni fisse e distanza barriere fotoelettriche a cura di Massimo Granchi e Riccardo Bozzo

I

l dimensionamento delle aperture presenti su una macchina per consentire la lavorazione di componenti o il loro carico scarico e il posizionamento delle barriere fotoelettriche sono tematiche delicate che possono essere riscontrate in un grandissimo numero di macchine, vecchie e nuove, la cui gestione influenza grandemente il livello di produttività delle stesse e il loro reale stato di sicurezza. Dimensionare in modo non corretto un’apertura su una protezione fissa che permette l’accesso agli organi di lavoro o di trasmissione del moto può rendere la macchina difficilmente utilizzabile o al contrario non sicura, facendo sì che le protezioni presenti risultino inefficaci. Al contempo una barriera fotoelettrica posta troppo vicina al punto pericoloso o con risoluzione errata può essere totalmente inefficace in caso di tempi di arresto elevati, mentre una barriera troppo distante può modificare la gestione degli spazi nel locale e creare pericolose aree non rilevabili. Tali aspetti relativi a dimensioni e distanze di sicurezza sono spesso argomenti di acceso dibattito tra fabbricante e cliente utilizzatore. In aiuto vengono due norme specifiche dedicate appunto a questi temi, che offrono misure e dimensioni precise per ogni situazione, in accordo alle richieste della Direttiva Macchine: UNI EN ISO 13857 : 2008

“Sicurezza del macchinario – Distanze di sicurezza per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti inferiori e superiori” e UNI EN ISO 13855 : 2010 “Posizionamento dei mezzi di protezione in funzione delle velocità di avvicinamento di parti del corpo umano”. La distanza di sicurezza rispetto ad un’apertura La norma UNI EN ISO 14120 : 2015, norma di riferimento per la scelta del tipo di riparo da porre su un macchinario, indirizza la scelta del metodo di protezione di una zona pericolosa della macchina verso il riparo fisso solo qualora l’operatore non debba accedere a questa zona né durante il normale funzionamento né in caso di frequenti interventi di manutenzione e/o regolazione. Di fatto, uno dei criteri di scelta principali che porta a scegliere un riparo fisso è la frequenza di intervento dell’operatore nella zona pericolosa. Per posizionare e dimensionare correttamente un riparo fisso e le eventuali aperture presenti nello stesso è invece necessario rifarsi quindi alle indicazioni appunto della norma UNI EN ISO 13857: 2008 in merito alle distanze di sicurezza. Allo stesso modo tale norma vale anche per progettare il dimensionamento dei ripari perimetrali, che hanno la funzione di mantenere a distanza (o all’esterno di un’area di lavoro) un operatore dalla zona pericolosa; questi ripari sono fissati alla pavimentazione e nella scelta di tali ripari è fondamentale valutare la distanza a cui sono posizionati dalla zona pericolosa, la loro altezza minima e la dimensione della maglia della rete di protezione. La norma UNI EN ISO 13857: 2008 definisce come distanza di sicurezza la “distanza di separazione sicura, ovvero distanza minima che una struttura protettiva deve avere da una zona di pericolo”. La distanza di sicurezza è un aspetto che deve essere rispettato nel dimensionamento di moltissimi casi applicativi, tra cui in particolare possiamo ricordare: - le maglie di una rete di protezione; - le aperture ricavate in una protezione fissa o mobile; - le aperture di canali o scivoli impiegati per lo scarico di pezzi lavorati; - le aperture o fessure impiegate per caricare o incorsare materie prime all’interno di tramogge, tavole o sistemi di presa, o per permettere l’ingresso o uscita di nastri di trasporto;

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STRESS TERMICO E LAVORO

a cura di Mario Romeo

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o stress termico si verifica quando il sistema di termoregolazione dell’organismo fallisce. La temperatura dell’aria, il ritmo di lavoro intenso, la ventilazione, l’umidità, gli indumenti da lavoro, sono tutti fattori che possono concorrere allo stress termico. Inoltre, l’esposizione simultanea agli inquinanti atmosferici urbani, in particolare all’ozono, potenzia gli effetti delle alte temperature. Nel luogo di lavoro il rischio di stress termico potrebbe non essere evidente. Il corpo reagisce al caldo aumentando il flusso sanguigno cutaneo e attraverso la sudorazione. L’aumento del flusso sanguigno e l’evaporazione cutanea permettono al corpo di raffreddarsi.

un incremento della sudorazione e con l’eventuale rischio di disidratazione; - l’aumento della frequenza cardiaca sottopone il fisico a ulteriore stress; - se il corpo assorbe più calore di quanto non riesca a espellere allora la temperatura corporea continuerà ad aumentare arrivando ad un punto in cui il meccanismo di termoregolazione corporea diventa meno efficacie; - l’effetto può tradursi in una minore capacità di rispondere agli stimoli e ai pericoli imprevisti e in un aumento della disattenzione e della deconcentrazione.

Lo stress termico nei luoghi di lavoro Un lavoratore che indossa indumenti da lavoro protettivi ed esegue lavori pesanti in condizioni di caldo e umidità è a rischio di stress termico in quanto: - l’evaporazione del sudore è ostacolata dal tipo di indumenti e dall’umidità dell’ambiente; - il ritmo di lavoro provoca un aumento della temperatura corporea che continuerà a salire se la dispersione di calore è insufficiente; - all’aumento della temperatura corporea il corpo reagisce con

LA SICUREZZA NEGLI SPAZI CONFINATI O CON SOSPETTO INQUINAMENTO: TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 177 del 14/09/11 “Regolamento recante norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinanti, a norma dell’articolo 6, comma 8, lettera g), del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81”, entrato in vigore il 23/11/11, norma la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi e le procedure generali di sicurezza da applicare nei lavori in spazi confinati e/o negli ambienti con sospetto inquinamento. Il Decreto, assieme alla Guida Operativa sull’art. 66 del D.Lgs. 81/08 dell’ex ISPESL, ha la chiara finalità di arginare le drammatiche morti sul lavoro causate da accessi “insicuri” in spazi confinati. PRINCIPALI OBBLIGHI PREVISTI DAL D.P.R. 177/11 PER LE ATTIVITA’ IN AMBIENTI CONFINATI O SOSPETTI DI INQUINAMENTO Ricordiamo i principali obblighi previsti dal D.P.R. n. 177/11: - obbligo per le imprese e i lavoratori autonomi che effettuano lavori in ambienti confinati, in aggiunta ai già previsti obblighi del D.Lgs. 81/08, di effettuare specifica informazione, formazione e addestramento a tutti i lavoratori (compreso il datore di lavoro, qualora impegnato nei lavori) – con verifica di apprendimento e di aggiornamento periodico; - obbligo per le imprese impegnate in lavori in ambienti confinati di dotarsi di idonei D.P.I. e attrezzature di sicurezza (ad esempio autorespiratori, sistemi di recupero e soccorso, rivelatori di gas infiammabili e/o tossici e/o di ossigeno) necessari per garantire la sicurezza nei lavori in spazi confinati;

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