Ticino Management - Speciale Digitale 2022

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Introduzione

Piattaforme di Gestione

p. 90 Istruzione digitale

p. 92

Intelligenza Artificiale

p. 94 App

p. 96 Protezione dei dati

p. 98 Criptovalute

p. 99

Eventi FinTech

p. 100 Telefonia mobile

p. 102 Piattaforme e-learning

La lunga storia di... una pianta

Nasce quale semplice erbetta, i cui fiori hanno la forma di un ditale, a uso medicinale ma con importanti controindicazioni. Nel corso del Novecento, assume però ben altra postura, per diventare poi rapidamente quello che oggi tutti conoscono. Il digitale!

Il digitale: chi è questo sconosciuto, ma non troppo? Sembrerebbe che il primo ad aver scomodato il termine in un contesto di un certo peso sia stato il botanico e fisico tedesco Leonhart Fuchs, nel Cinquecento, poi ripreso dal francese Joseph Pitton de Tournefort, e infine consacrato dal padre nobile della sistematica, lo svedese Carl von Linné.

Il termine richiama il ‘ditale’, e indica un genere di pianta erbacea o arbustiva della famiglia delle Plantaginaceae. Le specie di questo genere si presentano con

un’altezza che varia da pochi centrimetri a poco meno di un metro, sono piante perennanti con gemme alla base del terreno e con fusti a infiorescenza terminale. Hanno cicli biologici bienni, se nel primo anno presentano infatti una rosetta basale di foglie, è nel secondo che invece fioriscono. È una pianta tipicamente mediterranea, diffusa in Europa e Asia centrale.

Eppure ha una storia lunga, e molto antica, risalente a ben prima del Cinquecento. È sempre stata nota a uso medicinale, contiene infatti sostanze che

hanno un potente effetto sul cuore, ed era dunque usata in terapie ante litteram di insufficienza cardiaca.

Se dunque da un certo punto di vista ha sempre avuto un alto valore medicinale, dall’altro, al pari di molte altre erbe, un uso eccessivo risulta altamente nocivo, se non mortale. Come del resto se ne dev’essere accorto, o forse no, Cangrande I della Scala, signore di Verona nonché amico e protettore di Dante Alighieri (che gli dedicò il Paradiso), che molto probabilmente morì avvelenato proprio di digitale.

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/ introduzione

Nel corso dell’ultimo secolo ha certamente accresciuto la sua fama per ben altri motivi, e in ambiti molto distanti dalla botanica. Ma come è cominciato tutto?

È nel 1936 quando lo scienziato inglese Alan Turing ideò la macchina che prese il suo nome e a cui può farsi risalire la nascita del moderno ‘digitale’. Turing pensò che si potesse costruire un marchingegno che seguendo solo due istruzioni sequenzialmente impostate come ‘vero’ o ‘falso’, ossia ‘1 e 0’, si potessero realizzare calcoli di qualsiasi complessità.

Da quella semplice intuizione nacque nel 1946 il primo vero computer elettronico con oltre diecimila valvole chiamato Eniac. Occupava lo spazio di una palestra con un peso di alcune tonnellate e del costo di milioni di dollari.

Constatata l’utilità anche per le attività aziendali di disporre di strumenti che in base a ben congegnati programmi potessero in poco tempo risolvere problemi che fino ad allora richiedevano schiere di addetti, iniziò una gara competitiva a costruirne sempre di più potenti.

Aziende come Ibm, Univac, Sperry Rand, e molte altre invasero il mercato per impieghi militari e civili. Un forte sviluppo lo ebbero i programmi per tradurre i problemi reali in termini che i computer potessero elaborare come gli Assembly Language, Fortran, Cobol, List, ecc.

Ma il vero archetipo che avrebbe portato allo sviluppo attuale fu il transistor che, scoperto nel dicembre 1947, dette il via allo sviluppo di componenti allo stato solido sempre più sofisticati e veloci, ideali

In apertura, un esemplare di digitalis purpurea. Da sopra, la macchina di Turing. Recente esempio che realizza fisicamente l’intuizione di Turing. Su un nastro si scrivono (programmazione) e si leggono (esecuzione) una sequenza di 1 e 0. Sotto, Eniac. Il primo computer elettronico realizzato nel 1946 con 18mila valvole e del peso di 30 tonnellate. Era velocissimo ma doveva essere fermato continuamente per sostituire le valvole che si guastavano.

A lato, i tre premi Nobel del 1958: Walter Brattain, John Bardeen e William Shockley, che contribuirono allo sviluppo dei primi transistor, dal 1946 nei laboratori Bell.

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come materia prima per la realizzazione di computer potenti e meno costosi.

Fu quasi automatico riuscire nel 1958 a integrare più componenti allo stato solido in un unico microchip che la legge di Moore del 1965 sintetizzò così: L’industria dei semiconduttori sarà in grado di inserire in un unico chip il doppio di componenti ogni 18

mesi. Legge esponenziale che non si è ancora esaurita oggi, consentendo la produzione di singoli microchip contenenti dieci miliardi di componenti.

Per la prima volta da quando l’Homo Sapiens ha cominciato a sfruttare la tecnologia, l’umanità si trova oggi a maneggiare un fenomeno tecnologico che

In alto a sinistra, Gordon Moore nel 1965 pubblicò una sua osservazione di carattere industriale in base alla quale un circuito integrato in monocristalli di silicio avrebbe raddoppiato il suo contenuto di transistor ogni 18 mesi, dimezzandone il costo. Sopra, il primo microprocessore 4001 realizzato nel 1971 alla Intel da Faggin, Hoff e Mazor. Conteneva oltre 5mila transistor e rappresentava la prima struttura completa di una Cpu in un singolo monocristallo di silicio utilizzando la tecnologia ‘planare’. A lato, la domanda dal mercato di sempre maggior potenza indusse Intel a cavallo del 2000 a integrare in unico chip più Cpu. E poi nel 2019 e con i computer quantistici, Google integra in un unico chip, il Sycomore, 53 qubit che forniscono al computer quantistico di cui è il cuore, una potenza di calcolo che in secondi trova il risultato che un computer troverebbe in millenni.

procedendo esponenzialmente rende disponibili all’intera umanità sempre più petabyte di informazioni digitali su una rete universale, internet, diventata di accesso pubblico all’inizio dei Novanta.

Con il termine “digitale” oggi ci si riferisce a tutto questo e non solo, ed è un semplice inizio. Impressionante la strada che ha fatto una semplice erbetta, no?

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I GRANDI SOGNI RICHIEDONO UN LAVORO DI SQUADRA

Siamo al suo fianco. Con soluzioni di comunicazione a 360° e con la nostra rete mobile ibrida in fibra ottica e 5G.

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mercato una piattaforma che dando una lettura innovativa alle esigenze del mercato potrebbe sostenere il settore della gestione patrimoniale, sin da subito, in una fase particolarmente complessa di concentrazione e implementazione delle nuove normative.

È da poco sul

L’industria della finanza sono ormai anni che si trova in una fase di significativa trasformazione, a fronte di pressioni concentriche su molti fronti, non solo dal lato compliance che ha certo un ruolo, ma più in generale dal lato margini. Nel caso della Svizzera, pur muovendo da una situazione più florida rispetto ad altre Piazze, il problema sta iniziando a farsi sentire, anche grazie alla stretta promossa da Finma, in ottemperanza a standard internazionali; da qui la necessità per molti attori del settore, soprattutto medio-piccoli, di aguzzare l’ingegno. E che non vi sia qualcuno disposto a facilitargli il compito?

«Nel corso degli ultimi anni il processo di frammentazione della catena del valore nel Private Banking è andato accelerando, l’esigenza di molti attori del settore era dunque di rivolgersi a un numero crescente di fornitori per soddisfare le richieste di Finma, non avendo le figure necessarie in casa. È su tali premesse che

abbiamo da poco lanciato la Outsourced Investment Management Services, una piattaforma digitale in cui molti operatori possano attingere liberamente i servizi necessari a soddisfare richieste puntuali e molto specifiche, a un costo concorrenziale», esordisce così Michele Lischetti, responsabile business development e membro del comitato esecutivo del Gruppo Ashenden Finance.

Tradizionalmente i gestori più piccoli hanno potuto contare sul supporto garantitogli dal sistema bancario, e dai tool sviluppati per la sua clientela, specie nel caso delle banche depositarie più grandi, ma qualora tale aiuto dovesse venir meno, o se restasse ma a un costo ben maggiore in ottica di maggiori risparmi? «L’esternalizzazione dei servizi non considerati Core da parte di un’azienda è un trend ormai consolidato, non solo per la finanza, e vogliamo che tale rimanga, rispettando le richieste di Finma: tutti i servizi imposti dalle normative vigenti devono es-

sere erogati da specialisti del comparto, riconosciuti come tali da Berna, e tutti i Partner che sono stati coinvolti nello sviluppo della piattaforma soddisfano tali requisiti. Quello che vogliamo fare è mettere a disposizione di realtà che altrimenti non potrebbero permetterselo servizi di leader affermati di settore, fatturando la singola prestazione. Creare dunque economie di scala dove e quando non si potrebbe ottenerle», nota Luca Di Fede, responsabile vendite e membro del comitato esecutivo del Gruppo.

Del resto pagare la consulenza di uno specialista Esg su una richiesta puntuale e ben circoscritta, è ben diverso dall’avere ‘in casa’ tale figura anche soltanto a tempo parziale. «Nel progetto sono stati coinvolti i migliori professionisti, possiamo infatti contare su Conser, per quanto riguarda l’implementazione di criteri Esg; Indigita per le problematiche transfrontaliere; Chartered Opus per il lancio di prodotti d’investimento su misura; Marex per i prodotti strutturati; Heravest quale Cio indipendente. La piattaforma si presenta quale interlocutore unico, anche amministrativamente, per accedere ai servizi di tutte queste parti, e non solo. Se il comprensibile obiettivo della normativa era la Best Execution, e non è scontato venga garantita, quanto cerchiamo di fare noi è sì garantire questo, ma conciliarlo anche con il Best Pricing, a fronte di un’esperienza pluridecennale nel brokeraggio», prosegue il responsabile business development.

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/ ashenden finance
La sede di Lugano da dove verrà gestita la piattaforma del Gruppo ginevrino, attivo nel settore dal 1988.

A essere confrontati si trovano sostanzialmente due diversi modi di concepire le dinamiche del settore, che se da un lato stanno obtorto collo cambiando, dall’altro lo fanno comunque lentamente, muovendo da equilibri pregressi. «Da un punto di vista squisitamente tecnico, l’industria della Gestione patrimoniale deve diventare più integrata e trasparente, soprattutto se la Svizzera vuole restare leader mondiale nel settore. Fino a oggi i processi sono sempre stati centralizzati dalle banche, e per troppo tempo ci si è concentrati sul come tenere in ostaggio i clienti, ostacolando l’accesso a soluzioni sviluppate da più fornitori di servizi; ed è questo che vogliamo fare. Dall’altro si è diffusa l’idea fallace, del mondo bancario, che i servizi possano essere gratuiti, e se effettivamente la sola esecuzione può anche esserlo, la consulenza no. In questa direzione proponiamo alla nostra clientela di pagarci a fattura, o in commissioni generate dagli ordini, laddove percorribile», riflette il responsabile vendite.

Un deciso cambio di passo, e uno scossone agli equilibri tradizionali della Piazza svizzera, sta del resto già arrivando, e nell’arco di poche settimane qualcosa dovrà accadere. O almeno iniziare a farlo. «Tutti gli operatori che entro fine anno non risulteranno regolati, e dunque al termine del processo di approvazione di Finma, si troveranno nella condizione di non poter operare. Il sistema bancario ha già ricevuto chiare indicazioni da Berna in questo senso, e non potrà garantire il servizio. Al termine della fase di consolidamento si troveranno sul mercato attori mediamente più grandi e strutturati, e anche i più piccoli cercheranno di sopravvivere in un qualche modo, ma tutti avranno un’unica esigenza: restare competitivi in termini di prezzo, e dunque di ottimizzare i costi. Nell’ottica di una specializzazione crescente degli operatori riteniamo che la piattaforma possa dunque avere un certo ruolo», nota Lischetti.

Un progetto ambizioso, che ha almeno in parte saputo anticipare le richieste del mercato, e lanciato da poco al termine di quasi un anno di lavori di costruzione e sviluppo, ma che è comunque emblematico della natura di una realtà sul mercato dal 1988. «Il Gruppo nasce dalle ceneri di Finbro e Finance, per integrare un team diversi ma con competenze importanti che non dovevano andare perse, il che ben rappresenta la nostra dinamicità.

Il funzionamento di Oims

Abbiamo sempre creduto nella regolamentazione per stare al passo con i tempi e oggi con Finma. Siamo infatti certificati su tutti i principali mercati per poter operare con tutte le nostre controparti a livello globale, una prassi di mercato fuori dalla Svizzera da moltissimo tempo», sottolinea il responsabile vendite.

Un’esperienza internazionale che potrebbe tornare utile, in un secondo tempo, anche nel caso dell’attuale progetto, ma con quali prospettive? «Quello che vogliamo creare è un ecosistema completo di scambio di servizi per gli operatori del settore, interconnesso e di respiro europeo. Siamo partiti dalla Svizzera per semplicità, ma è un modello che si presta senza problemi anche a mercati esteri, e limitandosi a veicolare servizi non si espone nemmeno a problemi legali. Ovviamente la premessa di tutto è l’onboarding del cliente, che compete a noi quali garanti nel sistema nei confronti di tutte le controparti. Un processo particolarmente spedito per tutte le realtà già regolamentate, questione di qualche

Da sinistra, Luca Di Fede, responsabile vendite e Mischele Lischetti, responsabile business development di Ashenden Finance. Sotto, il funzionamento di una piattaforma svizzera di brokeraggio, pronta a espandersi anche fuori dai confini nazionali, in una fase complessa.

giorno, ma che potrebbe chiederne molto di più per altri», conclude il responsabile del business development.

La regolamentazione non è una novità dell’ultimo minuto, se in Svizzera era stato annunciato anni fa quale fosse l’intenzione delle autorità, nel resto d’Europa la situazione è sempre stata molto diversa, e la maggior parte degli attori sul mercato erano già certificati semplicemente per poter operare. Dovendo molti risolvere il problema in tempi brevi, se non brevissimi, una prima soluzione potrebbe essere già stata inventata. Ma basterà?

Giulio De Biase

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Sfide post-Covid

Tra i più colpiti dalla lunga emergenza pandemica si trova certamente il settore dell’istruzione, nonostante oggi si abbiano a disposizione strumenti potenti, ad esempio digitali. Il suo ruolo resta però cruciale per uno sviluppo migliore del pianeta.

L’istruzione è il fondamento di una società sviluppata e della responsabilità civica. Infatti, la capacità di leggere e scrivere, di acquisire una formazione di base e competenze professionali sono essenziali per comprendere il mondo, per mettere in prospettiva, per innovare, per costruire il proprio futuro, per garantirsi un reddito e diventare un cittadino attivo.

Come disse Nelson Mandela, “L’istruzione è l’arma più potente che puoi usare per cambiare il mondo”. L’educazione permette di contribuire a gestire i grandi temi di oggi: la lotta alla povertà, la lotta alla disinformazione e alla propaganda, il rispetto dei diritti umani e delle libertà individuali, la promozione del liberalismo e della democrazia, la lotta al riscaldamento globale, il rispetto della biodiversità e lo sviluppo delle energie alternative.

È con questa convinzione che Reyl&Cie ha deciso di rafforzare il proprio impegno in ambito sociale e ambientale analizzando lo stato dell’educazione digitale a livello globale. Il nuovo rapporto Forward esplora come il mondo dell’istruzione si è evoluto dall’ambiente pre-pandemia alla rapida adozione dell’apprendimento online, analizzando i cambiamenti radicali a lungo attesi nel settore, nonché l’impatto fuori misura che la pandemia ha avuto sulle comunità più svantaggiate.

L’educazione, che storicamente è iniziata come uno scambio interattivo tra insegnante e studente attraverso libri e scrittura, ha fatto un grande salto verso l’ignoto negli ultimi tre decenni con l’emergere del web. Un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa è l’obiettivo numero 4 degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) delle Nazioni Unite. In effetti, l’accesso all’istruzione è un elemento chiave della resilienza nella società.

2mila miliardi di ore scolastiche perse. Secondo le stime contenute in un rapporto congiunto della Banca Mondiale,

«L’educazione, che storicamente è iniziata e si è sviluppata quale scambio interattivo tra insegnante e studente attraverso libri e scrittura, ha fatto un grande salto verso l’ignoto negli ultimi tre decenni con l’emergere del web»

Jérôme Koechlin, Responsabile della comunicazione di Reyl Intesa San Paolo

dell’Unesco e dell’Unicef, a più di due anni dall’inizio della pandemia, meno della metà dei 197 Paesi del mondo sta implementando strategie di recupero dell’apprendimento su larga scala per aiutare i bambini a rimettersi in pari, mentre 2mila miliardi di ore di scuola in presenza sono state perse negli ultimi due anni, in larghissima parte per la chiusura forzata degli istituti scolastici.

La trasformazione della classe tradizionale è irrevocabile, compreso l’uso della tecnologia e la distribuzione differita dell’insegnamento a discrezione di ogni studente. Benché l’istruzione sia sempre

più accessibile in tutti i momenti e in tutti i luoghi per un piccolo numero di persone, i benefici dei progressi tecnologici potrebbero ancora rimanere fuori dalla portata di molti.

L’invasione russa dell’Ucraina ha anche evidenziato il fatto che i bambini sono spesso tra i più colpiti dallo spostamento migratorio della popolazione. Secondo i dati diffusi in giugno dall’Unicef, quasi due bambini ucraini su tre hanno dovuto fuggire dai combattimenti, quindi è essenziale capire il ruolo che la tecnologia può svolgere nell’aiutarli a recuperare alcuni o tutti i loro bisogni educativi. Più sostenibilità e inclusione. L’allocazione del capitale privato e istituzionale diventa così un fattore essenziale per un cambiamento radicale verso una maggiore sostenibilità e inclusione.

Il caso dell’Africa è illuminante al riguardo. Di fronte alle numerose sfide dell’istruzione in Africa, sta emergendo una dinamica imprenditoriale con soluzioni innovative. Gli impact investor, caratterizzati dalla loro intenzione di generare un impatto sociale e ambientale positivo, vogliono fornire un supporto decisivo a questa dinamica. Dalle soluzioni di e-learning alle piattaforme di corsi Sms alle sessioni di coaching per insegnanti, quello che si colloca sotto il cappello dell’Ed-Tech, imprenditori e filantropi stanno sperimentando nuovi modelli pedagogici per superare i vincoli materiali che hanno a lungo ostacolato interi sistemi educativi.

Come disse il poeta inglese William Wordsworth, “Impariamo dal passato per goderci il presente, e dal presente per vivere meglio nel futuro”. L’importanza dell’uso delle tecnologie digitali nell’istruzione è una priorità strategica fondamentale ed è necessario di intensificare gli sforzi per capirlo, e quindi per aiutare la prossima generazione, e le successive, a prosperare e continuare a crescere.

90 · TM Novembre 2022
/ reyl intesa san paolo
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L’era del no-code

Il balzo tecnologico sta aprendo le porte a quella che si prefigura essere una rivoluzione copernicana per il mondo della Gestione: integrare l’Intelligenza Artificiale nel processo d’investimento, in piena indipendenza, senza avere competenze informatiche avanzate.

Tempi moderni, gestori moderni, portafogli moderni: è un’epoca in cui i superpoteri, specialmente nel mondo degli investimenti, sembrano a portata di Intelligenza Artificiale. Se è vero infatti che si è aperta l’epoca dei Big Data, è anche vero che si è per la prima volta nella storia dell’umanità sommersi dall’informazione e affamati di conoscenza. Prendere atto della crescente complessità dei mercati finanziari è un tassello chiave per comprendere la fame di tecnologia da parte delle istituzioni finanziarie.

Due indizi mettono in prospettiva l’entità della transizione, destinata a durare almeno tutto il prossimo decennio. Il primo è che, secondo Ibm, circa il 90% dei dati è stato creato negli ultimi due anni. Il secondo, invece riguarda la spesa mondiale per software di Ia: 64 miliardi di dollari di investimenti stimati fino al 2025, stando alle analisi di Forrester, che saranno messi sul tavolo per vincere la nuova sfida tecnologica. Una gara, un “survival of the fittest” finanziario avrebbe commentato Darwin, che se fosse stato anche un gestore avrebbe osservato le mosse di banche, assicurazioni, società di gestione e family office per cercare i nuovi vincitori e vinti dell’era digitale. Ma la tecnologia è solo una faccia della medaglia.

A una riflessione più attenta, i dati non sono che l’inizio della comprensione del mondo, fotografie di informazione in attesa di essere montate nella giusta sequenza. Per questo, soprattutto nella gestione di portafoglio, la giusta chimica arriva quando si intrecciano intuito, esperienza e analisi per catturare le nuove opportunità dei mercati, traducendo il rischio in decisioni lungimiranti e precise. La ricerca di un approccio misto, complementare, e tecnologico, una sintesi tra quantitativo e fondamentale, ha trasformato gli strumenti e il processo d’investimento, che oggi si avvalgono

«Si è aperta una nuova era in cui il balzo tecnologico arrivato da software e piattaforme di Ia cosiddette No-code, ossia che possono essere utilizzate anche senza saper programmare in codice, sta riportando l’uomo al centro dell’intero processo d’investimento»

Tommaso Migliore, Ceo & fondatore di MdotM

sempre più dell’Ia per svolgere analisi di scenario avanzate e comprendere in maniera più profonda gli impatti trasversali degli eventi macroeconomici.

Per navigare l’incertezza dei mercati bisognerà abbracciare una visione moderna della probabilità e spingerci a riflettere su cosa significa fare Alpha nell’epoca della complessità. Per battere il mercato non basta più riconoscere pattern che gli altri non vedono ma fare la differenza mantenendo i nervi saldi, le mani sul volante nei momenti di stress e calibrare dinamicamente il posizionamento portafogli attraverso i diversi regimi di mercato.

Questo porta alla fase attuale: una fase complessa, certamente non complicata. Uno spaccato in cui, in un fragile equilibrio geopolitico, si intrecciano volatilità, opportunità e si rimescolano le fonti di rischio e rendimento. Gestori e wealth manager, nel frattempo, non perdono tempo. 8 su 10, secondo le stime del Cfa Institute, sono già pronti a portare l’Ia nel processo d’investimento per filtrare la confusione e vederci chiaro. L’assisted decision-making, le decisioni d’investimento assistite dal Machine Learning, ultimo capitolo di una storia cominciata agli inizi degli anni 50, sono l’esito di un processo che ha unito all’intelligenza umana quell’elasticità e quella prontezza che può solo arrivare da un costante apprendimento dai dati e l’utilizzo dei modelli di Ia.

Una rivoluzione copernicana? O piuttosto una nuova era in cui il balzo tecnologico arrivato dai software e piattaforme di Ia cosiddette No-code, ossia che possono essere utilizzate anche senza saper programmare in codice, sta riallineando i piatti della bilancia in un gioco dove l’epicentro, metro e misura delle decisioni sarà (e deve essere) sempre l’uomo.

Come per ogni innovazione tecnologica, l’adozione di massa passa soprattutto per un livello di affidabilità e maturità che si raggiunge anche in corrispondenza di una rinnovata e più fluida esperienza d’uso. In questo senso, il passaggio dalle righe di codice dei terminali a interfacce con scenari di rischio interattivi e analisi di regime in tempo reale ha permesso a Cio, direttori investimenti, e gestori di alzare il ritmo e portare nella routine quotidiana una ventata di innovazione per costruire portafogli a prova di incertezza.

Alle domande se valga o meno la pena di usare l’Ia negli investimenti, si dovrebbero forse sostituire i dubbi su cosa si perda a non usarla. Di sicuro non c’è tempo da perdere. È arrivata l’era del nocode per il mondo degli investimenti?

92 · TM Novembre 2022
/ mdotm
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Esperienze, regalo in un clic

Oltre 200 milioni di transazioni all’anno e quattro milioni di utenti, circa la metà della popolazione svizzera. Sono i numeri con cui l’App Twint, nata cinque anni fa, semplifica il quotidiano dei suoi fruitori, guardando al futuro per anticiparne le necessità e le possibilità.

Twint è di proprietà delle maggiori banche svizzere: Bcv (Banque Cantonale Vaudoise), Credit Suisse, PostFinance, Raiffeisen, Ubs, Zürcher Kantonalbank, nonché Six e Worldline.

Garantendo la comodità e la sicurezza di pagamenti digitali senza contatto, l’App ha l’obiettivo di semplificare le attività quotidiane dei suoi utenti.

Appena introdotta, la funzione ‘Regalare esperienze’, permette all’utente di scegliere tra diverse gite, avventure ed esperienze. Dal giro in mongolfiera alla cena a lume di candela e al fine settimana in montagna. Quando si individua il regalo giusto, si può acquistarlo, scaricare il buono, decorarlo a piacere e spedirlo al destinatario con un messaggio personalizzato. Tutti i buoni esperienziali acquistati possono essere convertiti in un semplice buono acquisto. Il destinatario potrà quindi approfittare appieno del regalo anche se deve cambiare data.

Una funzione nuova, quella proposta dall’App Twint, ideale per il periodo prenatalizio - quando il tema del regalo si fa sentire in tutta la sua vivace attualità -, ma pratica in ogni momento e circostanza. La scelta è ampia e la praticità dell’operazione è ottimale. La nuova funzione ‘Regalare esperienze’ è disponibile nell’App Twint cliccando il pulsante Twint+.

La più recente offerta di buoni avventura e buoni esperienziali è resa possibile dalla collaborazione dell’App Twint con e-surprise, la piattaforma di e-guma, azienda leader del mercato svizzero dei buoni acquisto. Gli utenti hanno così a disposizione una grande varietà di possibili eventi. L’opzione di regalare buoni avventura e buoni esperienziali si aggiunge a quella già esistente di regalare carte regalo, disponibili da tempo in un ampio assortimento. L’ampia gamma di proposte di regalo integra le attuali funzioni di Twint, ossia i pagamenti online e in negozio, l’invio di denaro a parenti e amici, i Super Deal settimanali e la funzione per le donazioni.

Che sia alle casse del supermercato, negli shop online, negli spacci agricoli, tra amici, sui mezzi pubblici o nei parcheggi, Twint consente infatti di pagare comodamente e in modo sicuro con lo smartphone. Con oltre quattro milioni di utenti attivi, Twint è l’App di pagamento probabilmente più utilizzata in Svizzera.

Oltre alla possibilità di pagare con lo smartphone, l’App consente di donare denaro a organizzazioni benefiche, di pagare la tariffa del parcheggio o addirittura di prelevare contanti. Inoltre nell’App bastano pochi clic per stipulare una polizza assicurativa o ordinare un caffè. Oltre alla semplicità d’uso che la connota fin dalla sua creazione, la nuova funzione ‘Regalare esperienze’ offre una buona dose di action, avventura e fantasia di proposte a loro modo tutte particolari; un mondo di idee regalo originali per esperienze indimenticabili, da subito a pochi click di distanza nell’App Twint. Non solo per privati, ai clienti commerciali, l’App consente di incassare in modo semplice, sicuro e senza contanti. Indipendentemente dalla circostanza che l’utente commerciale abbia un terminale di pagamento, sia attivo con dispositivi mobili, voglia incassare quote per la sua associazione o offrire suoi prodotti online - la proposta di servizi include possibilità adatte ad ogni canale di vendita e ogni situazione di pagamento. E, in aggiunta, dispone di una vasta community.

L’App si ottiene scaricandola della propria banca nell’App Store. Ci si registra, si collega il proprio conto bancario o si registra la propria carta di credito.

94 · TM Novembre 2022
/twint

Trovate gli esperti più vicini a voi:

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www.zurich.ch/agenzia

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Meno fiducia e più sicurezza

Tutelare le informazioni riservate richiede oggi un controllo più preciso e appropriato. Da un lato, infatti, il perimetro non offre una protezione sufficiente e, dall’altro, l’accesso non avviene più tramite la rete aziendale apparentemente sicura. È quindi fondamentale verificare costantemente tutte le connessioni.

richiesti al fine di ridurre per quanto possibile il potenziale di danno a lungo termine; fondamentalmente, si presume che ogni sistema It abbia lacune rilevanti per la sicurezza e che gli aggressori siano onnipresenti.

Le architetture di sicurezza classiche non sono sufficientemente affidabili per proteggere i dati aziendali da accessi non autorizzati. Il livello di attenzione dell’utente di conseguenza deve rimanere sempre alto; senza cedere alla fiducia, occorre verificare costantemente le connessioni. È sulla base di queste premesse che Zero Trust Network Access (Ztna) si occupa di tenere al sicuro i dati.

Come? La rete può essere pensata come una via pubblica, particolarmente trafficata in una città con molte persone sconosciute. In questo ambiente, tutti noi consegniamo informazioni riservate solo a qualcuno che conosciamo al di là di ogni dubbio, che ci aspettiamo di incontrare in questo luogo e il cui comportamento consideriamo affidabile. Inoltre ci si assicura che lo scambio di informazioni

avvenga in modo tale che il contenuto delle informazioni scambiate non sia visibile ad altre persone non coinvolte. È inoltre evidente che vengono trasmesse solo le informazioni necessarie (la cosiddetta minimizzazione dei dati).

Questi stessi principi sono alla base di Ztna, di conseguenza: tutti gli attori e le entità della rete sono generalmente considerati inaffidabili; le minacce esterne e interne sono considerate possibili in ogni momento; la località della rete non è un criterio sufficiente per l’attendibilità; ogni dispositivo, ogni utente e ogni accesso ai dati deve essere sempre e continuamente autenticato e autorizzato; i criteri di accesso devono essere creati in modo dinamico e fare riferimento al maggior numero possibile di parametri specifici del contesto; ad ogni accesso vengono concessi solo i privilegi minimi

Qualsiasi dispositivo, account o servizio, indipendentemente dalla posizione in cui si trova nella rete o nella sottorete, non è, per principio, attendibile. Ogni connessione tra utenti, servizi e dispositivi deve essere reciprocamente autenticata (identità univoca) e autorizzata dinamicamente (legittimità e profilo di rischio di accesso). Poiché si presume che ogni rete o elemento della rete non sia attendibile, è necessario crittografare qualsiasi tipo di traffico, sia su una rete pubblica che su quella privata. L’accesso ai dati è autorizzato solo per una quantità minima di risorse o una quantità minima di risorse determinata dai privilegi. Per ogni accesso, deve essere continuamente controllato (secondo il metodo Kipling) chi vuole accedere a cosa, quando, da dove, perché e come.

Rispetto all’architettura perimetrale, in cui l’autorizzazione viene eseguita a livello di rete per un’intera subnet e di solito si basa solo su indirizzi Ip (a volte indirizzi Mac), la superficie di attacco e il suo impatto possono essere drasticamente ridotti utilizzando Zero Trust

Centralizzando il controllo degli accessi (single sign-on) con servizi di directory, politiche di accesso e inventari, l’esperienza utente e la sicurezza possono essere notevolmente migliorate.

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/swisscom

Network Access. Ztna implica infatti che ci siano sempre l’autenticazione e l’autorizzazione. Tuttavia, ciò non significa che gli utenti debbano autenticarsi ogni volta manualmente. Va considerato che in ogni accesso sono incluse quante più informazioni contestuali possibili, ivi compresi l’identità del dispositivo, la data e l’ora; l’attuale geolocalizzazione del dispositivo (ad esempio, per limitare l’accesso a determinate regioni o nazioni); quello che è il normale comportamento dell’utente e del sistema rispetto alle anomalie; la configurazione del dispositivo (ad esempio, è possibile verificare se sono state installate determinate patch di sicurezza); la restrizione deliberata del numero massimo di utenti o sessioni attivi simultaneamente (limitazione).

L’accesso viene concesso solo se tutte le informazioni di contesto determinate dinamicamente rientrano nei parametri specificati. Inoltre, l’apprendimento automatico può essere utilizzato per confrontare i parametri di destinazione calcolati automaticamente con le informazioni di contesto correnti. Questo approccio basato sui dati rende sostanzialmente più difficile per gli aggressori concretizzare le loro intenzioni dannose. Sicurezza e convenienza con l’accesso alla rete Zero Trust. Le prestazioni limitate o la scalabilità delle classiche soluzioni Vpn per l’utente finale possono indurre i dipendenti a dover attivare selettivamente il servizio Vpn, ma anche a disattivarlo nuovamente (ad esempio, per videoconferenze, streaming, accesso a file più grandi archiviati nel cloud). Questo dipende dalla circostanza che vogliano accedere alle risorse nella rete aziendale o in Internet. Una soluzione, tuttavia, che non favorisce la facilità d’uso e neppure la produttività, poiché la creazione del tunnel Vpn è solitamente associata a un nuovo login, una fase di inizializzazione, la quale comporta un’interruzione del lavoro. Con Ztna, le Vpn per gli utenti finali sono in gran parte un ricordo del passato, poiché tutte le connessioni sono comunque crittografate e le risorse sono accessibili direttamente. L’accesso sicuro alle risorse aziendali avviene in background, senza interazione dell’utente e indipendentemente dalla posizione. È quindi consigliabile implementare successivamente Vpn per utenti finali tramite Ztna e tecnologie complementari (ad esempio, Cloud Access Se -

«Gli utenti devono spesso sopportare diversi accessi e procedure di autenticazione. Centralizzando il controllo degli accessi (single sign-on) l’esperienza utente e la sicurezza possono essere migliorate. L’autenticazione a più fattori (Mfa) come Mobile Id aumenta ulteriormente la sicurezza»

Daniele Menotti, Director solutions & Services di Swisscom

curity Broker, rilevamento e risposta alle minacce, ed altro.). Zero Trust Network Access è molto più della tecnologia di successione delle Vpn. Con i principi dell’architettura Zero Trust, non solo la comunicazione tra utenti e applicazioni può essere affrontata, ma anche la comunicazione tra diversi server o servizi (ad esempio la mesh di servizi) con l’aiuto della ‘segmentazione basata sull’identità’, per fare un esempio.

Single sign-on come base per migliorare l’esperienza utente. Un altro aspetto della sicurezza e della semplicità riguarda il controllo degli accessi e la gestione delle policy di accesso. Oggi, gli utenti devono spesso sopportare diversi accessi e procedure di autenticazione per risorse diverse (applicazioni proprietarie, soluzioni SaaS, e così via). Centralizzando il controllo degli accessi (single sign-on) con servizi di directory, politiche di accesso e inventari, l’esperienza utente e la sicurezza possono essere notevolmente migliorate. L’autenticazione a

più fattori (Mfa) come Mobile Id aumenta ulteriormente la sicurezza ed è ora un requisito minimo.

Poiché gli utenti, con tali soluzioni, raramente devono eseguire nuovamente l’autenticazione, diversi fattori di autenticazione non comportano alcuna perdita di produttività. I metodi di autenticazione avanzata protetti crittograficamente offrono agli utenti un’esperienza end-to-end, indipendentemente dal dispositivo e dal servizio utilizzato. In sintesi. Zero Trust Network Access rappresenta un cambiamento di paradigma nel modo in cui viene concesso l’accesso ai dati e alle applicazioni. L’approccio include l’autenticazione reciproca di tutti gli utenti, dispositivi e servizi nonché il controllo dei singoli accessi e il monitoraggio del comportamento per anomalie. Ztna consente inoltre di implementare i cambiamenti nel panorama It più rapidamente e di migliorare in modo sostenibile ma comunque significativo l’esperienza dell’utente.

Novembre 2022 TM · 97

Criptovalute in autogestione

Per comprendere e usare gli asset digitali come le criptovalute, sono imprescindibili i cosiddetti wallet, che forniscono un accesso diretto e sicuro al denaro digitale.

Tuttavia, l’attenzione è d’obbligo: non tutti i wallet offrono la stessa protezione.

Contante, oro, titoli. Portare con sé i propri beni non sarebbe sicuro né pratico. Nel mondo degli asset digitali, invece, è diverso: la tecnologia blockchain permette di tenere con sé i propri beni in modo sicuro e mobile. E, diversamente dall’e-banking classico, per la loro custodia non sono richieste terze parti. Con il vantaggio che non c’è bisogno di passare attraverso un’istituzione finanziaria, non ci sono commissioni e si ha il pieno controllo dei propri asset. Il wallet come cassaforte Chiunque voglia detenere asset digitali come le criptovalute ha bisogno di un indirizzo pubblico, la cosiddetta public key. Per questo indirizzo, gli utenti devono prima generare una private key, ossia una chiave segreta privata.

L’indirizzo pubblico è visibile a tutti sulla blockchain e consente di ricevere transazioni. La chiave alla base di ogni indirizzo, invece, rimane segreta e può essere nota soltanto al proprietario: con essa infatti si possono autorizzare le transazioni per inviare gli asset. Per generare questa importante chiave e proteggerla da accessi non autorizzati è necessario un wallet sicuro.

Il wallet è come uno strumento con cui si salvano le chiavi di accesso ai propri asset digitali. Ce ne sono di due tipi: gli hot wallet, che sono collegati a internet o funzionano direttamente su un dispositivo con accesso internet. E i cold wallet, che non sono collegati a internet e salvano la chiave offline.

Pieno controllo degli asset digitali

Con un buon wallet, non sono necessarie deviazioni tramite terzi. Gli utenti hanno accesso diretto ai propri beni e possono, per esempio, comprare e vendere criptovalute. Questo controllo indipendente permette l’accesso 24 ore su 24. Inoltre, i wallet riducono la vulnerabilità rispetto a potenziali frodi. “La capacità

tiamo a rendere l’autogestione degli asset digitali quanto più sicura e facile possibile”, sintetizza il Ceo di Shift Crypto. Con BitBox02, l’azienda offre uno dei principali hardware wallet sul mercato. Il dispositivo è delle dimensioni di una chiavetta usb, è sviluppato in Svizzera ed è compatibile con tutti gli smartphone Android così come con i computer. Le chiavi di accesso memorizzate nel wallet sono generate dall’utente stesso e sono memorizzate offline. Questo sistema offre una sicurezza elevata contro gli attacchi internet.

di gestire in autonomia gli asset basati su blockchain è uno dei principali segni distintivi che li rende unici”, secondo quanto affermato da Douglas Bakkum, Ceo di Shift Crypto, società privata con sede a Zurigo; il suo team internazionale di specialisti in ingegneria, criptosicurezza e sviluppo del nucleo di Bitcoin costruisce i prodotti BitBox e fornisce servizi di consulenza.

Il BitBox02, un portafoglio hardware di seconda generazione, consente alle persone di conservare, proteggere e transare le criptovalute. Il suo compagno, la BitBoxApp, fornisce una soluzione all-in-one per gestire in modo sicuro e semplice i propri asset digitali. “Pun-

“Grazie alla possibilità dell’autogestione, i clienti accedono direttamente ai propri asset digitali. Questo si traduce in nuove opportunità di fruizione di servizi finanziari”, ha affermato Bakkum. Anche Swisscom ne è convinta e promuove il potenziale di innovazione di Shift Crypto che, come evidenziato da Aetienne Sardon, FinTech Innovation Manager di Swisscom: “è uno dei fornitori di hardware wallet più esperti sul mercato. L’azienda è un eccellente esempio di start-up svizzera leader mondiale nel campo degli asset digitali”.

In conclusione: gli asset basati su blockchain sono in crescita e si sta gradualmente sviluppando un sistema finanziario decentralizzato. Insieme a Shift Crypto, Swisscom vuole quindi offrire alla propria clientela la possibilità di beneficiare da subito di questa innovazione.

98 · TM Novembre 2022
/swisscom

Un takeaway di FinTech

All’indomani del Singapore FinTech Festival, si delineano gli scenari futuri. Verso una nuova infrastruttura finanziaria.

Il Singapore Fintech Festival, che si è tenuto dal 2 al 4 novembre 2022, è già storia. Dopo due anni, la scena globale della finanza e del fintech si è riunita, di nuovo fisicamente, a Singapore. Oltre 60mila visitatori e molto fermento. Tanti i concetti innovativi, le prospettive, i servizi e i prodotti presentati. Si sta avanzando rapidamente nello sviluppo di una nuova infrastruttura finanziaria. Il ruolo di guida del regolatore Mas-Monetary Authority of Singapore (controparte della Finma) è importante. Tra i tanti emersi, alcuni punti fermi:

• Il tema del fintech e soprattutto del Web 3.0, e quindi anche degli asset digitali, è centrale. Tutti credono nell’argomento e nella trasformazione del settore finanziario.

• La sostenibilità e l’Esg. Non c’è offerta che non affronti il tema della sostenibilità, anche con soluzioni innovative. In particolare, in tema di dati attendibili sottostanti: per potersi fidare di questi dati, si utilizzano sistemi supportati da Dlt, volti a fornire la ‘fiducia’ necessaria.

• Nessun servizio, prodotto o prestazione può fare a meno della ‘fiducia’. Se ne parla dalle presentazioni ai panel di esperti ed alle brochure. La fiducia digitale è necessaria come base per la trasformazione.

• Il sistema monetario cambierà radicalmente. Nonostante le sfide, specie per quanto riguarda le ‘valute vincolate’. I concetti di stablecoin, asset tokenizzati e Cbdc, in cui il denaro diventa programmabile e il suo utilizzo può essere determinato e controllato (donazioni, fondi per la ricerca, sussidi, ecc.), serviranno principalmente a questo scopo.

• I Cbdc non vengono più messi in discussione. La comunità di esperti concorda in particolare su quelli all’ingrosso.

Le domande sui Cbdc al dettaglio sono più aperte. In particolare, il modello di business in questo àmbito continua ad essere una sfida per le istituzioni finanziarie.

• Il portafoglio digitale diventerà l’elemento centrale per le transazioni affidabili. I beni digitali e le identità digitali vanno di pari passo, e l’identità digitale o le credenziali digitali sono il perno.

• L’onboarding, ovvero la transizione dell’io in un io digitale, viene spinto molto e diversi fornitori sono pronti. Il Kyc digitale è onnipresente. Ne ho parlato con fornitori tra cui Au10tix, Daon, Innov8tif.

• Ravi Manon della Monetary Authority of Singapore chiarisce il ruolo centrale di leadership dell’autorità di regolamentazione. La Mas si considera un facilitatore e sostiene l’innovazione del futuro centro finanziario di Singapore con innumerevoli iniziative e PoC. Si stanno concludendo diversi accordi di cooperazione con altri Paesi, inclusa la Banca Nazionale Svizzera, al fine di posizionarsi e affermarsi come futuro hub.

• Il Singapore Fintech Festival, con il supporto della Mas, è stato utilizzato come PoC dove i visitatori hanno potuto testare vari casi d’uso basati sui token, come soluzioni di pagamento, Nft o token.

• Un’occhiata al Singpass mostra la gamma completa di un servizio eGov ben progettato e le diverse offerte che sono ampiamente accettate. Le preoccupazioni relative alla fiducia e alla sicurezza nell’uso dei dati non vengono citate e non sono mai considerate critiche. Di conseguenza, l’argomento Ssi per le applicazioni di eGov non è ancora diffuso o considerato. Questo può essere spiegato anche dalle differenze culturali nella per-

cezione della protezione dei dati e della privacy. Tuttavia, i primi fornitori come Affinidi sono già attivi nel settore Ssi e sono finanziati da Temasek.

• Vitalik Buterin ha parlato delle sue visioni e degli sviluppi nel campo dell’Etherum, la piattaforma web 3.0 da lui fondata. Degne di nota le implicazioni che potrebbero realizzarsi nel corso di ‘The Merg’. Ad esempio, il consumo di energia potrebbe ridursi del 99,95% passando da Proof of Work a Proof of Stake. Insomma, è stata raggiunta un’altra pietra miliare per un’infrastruttura di transazioni scalabile, efficiente e radicalmente nuova.

Il Festival ha evidenziato come la tecnologia, combinata con nuovi concetti, talenti e idee e con un terreno di coltura adeguato, garantisca l’innovazione. Innovazioni che da un lato hanno un immenso potenziale di rottura, ma dall’altro possono anche vincere molte sfide che a oggi non hanno ancora una soluzione. Il ruolo dei sistemi decentralizzati e del Web 3.0 è indiscutibile!

La Svizzera nel suo complesso farebbe bene a seguire da vicino l’argomento per non accettare dolorosi tagli alla rilevanza della futura piazza finanziaria e degli ecosistemi vicini. Digital Trust sostiene tutte le iniziative e le idee nella loro attuazione. Senza la fiducia digitale, concetti e idee sono obsoleti. La Fiducia Digitale deve anche affrontare la questione emergente del Web 3.0. Il ruolo di azienda/istituzione affidabile è di grande importanza, soprattutto nella fase di transizione. Una risorsa assolutamente da realizzare.

Novembre 2022 TM · 99
/eventi
Stefano Santinelli, Delegato del Ceo Swisscom per la Svizzera Italiana.

I cinque punti salienti del 5G

Argomento di punta quando si parla di digitale, il 5G tiene sempre viva la discussione. Proposto con soddisfazione pensando all’apporto di funzioni e soluzioni, da alcuni accolto con diffidenza. Gli elementi da considerare... racchiusi sulle dita di una mano.

rete e nel tempo il suo uso si è consolidato al punto che un’intera generazione non ha mai vissuto direttamente la comunicazione ‘com’era prima’. E il 5G? Breve storia in cinque capitoli...

Orgoglio per alcuni, problema per altri. Nel 2019 è stata la volta del 5G. Un’evoluzione della quarta generazione che da molti punti di vista consiste in un aggiornamento dei software e un ulteriore sviluppo dell’hardware.

Pochi temi sono riusciti ad accendere e tenere costantemente attivo il dibattito sul digitale come accade per il 5G. Quando si parla di reti mobili sembra che si stia perdendo la bussola.

A che punto siamo? Bilancio del dibattito sulle reti di telefonia mobile negli ultimi anni: tra passi in avanti e battute d’arresto, il difficile cammino per uscire dal vicolo cieco.

È passato più di un decennio da quando sul mercato è arrivato un piccolo apparecchio che ha cambiato il mondo: l’iPhone! Non aveva i tasti, ma tutti abbiamo imparato immediatamente ad usarlo. Oggetto del desiderio per tutti.

Senza la telefonia mobile, che in quel

periodo era giunta alla terza generazione (3G), niente di tutto questo sarebbe successo. È solo grazie all’Internet mobile, infatti, che l’iPhone e gli smartphone hanno potuto dimostrare tutto il loro potenziale.

Parallelamente al loro successo, è cresciuto anche il fabbisogno di dati trasmessi nell’etere.

Nel 2012, la quarta generazione della rete di telefonia mobile (4G) ha rappresentato un enorme salto in avanti in termini di larghezza di banda disponibile e ha reso possibile il consumo di streaming e social media a cui siamo abituati oggi. L’introduzione del 4G è avvenuta in modo molto sereno: gli utenti hanno iniziato a utilizzare i dispositivi sulla nuova

I gestori di rete pensavano che la sua introduzione sarebbe avvenuta come per il 4G. E che in Svizzera l’avremmo vissuta con orgoglio: i primi apparecchi, le prime reti: un primato mondiale... Sbagliato! La rabbia è esplosa un po’ ovunque. Tanti cittadini sono scesi in piazza e hanno iniziato a fare pressione sulla politica. Nessuno poteva immaginare che le reazioni sarebbero state così intense. Non rispondevano a nulla di razionale: i fatti dimostravano - e continuano a dimostrare - l’utilità del passaggio al 5G. Il settore delle telecomunicazioni è in parte responsabile di quanto accaduto. Ha scelto una comunicazione incentrata su visioni di futuro e queste, anziché entusiasmare, hanno intimorito. Ha parlato di tecnologia anziché mettere l’accento sull’utilità dei nuovi servizi o sulla riduzione delle emissioni possibili grazie alle nuove antenne. Indipendentemente dalle responsabilità, ‘il dado era tratto’. Quando mancano le regole, nasce l’insicurezza. La parte difficile doveva ancora venire: le tecnologie erano disponibili, ma per due anni sono mancate le disposizioni su come gestire le funzionalità migliorate e il nuovo hardware (come le antenne adattive). L’amministrazione annaspava. Alcuni hanno visto in que -

100 · TM Novembre 2022
/attualità

sta assenza di regolamentazione una conferma della necessità di bloccare il passaggio al 5G.

Il risultato: tra la popolazione si è diffusa l’insicurezza. Come spesso accade quando le regole mancano o sono poco chiare. Si moltiplicano le supposizioni più fantasiose: il 5G farebbe male alla salute e la sua introduzione starebbe avvenendo sottobanco. Non un senso di fiducia ma, ad installarsi, è piuttosto un senso di impotenza. Quando iniziano a diffondersi, le affermazioni di questo tipo sono difficili da confutare. In determinati contesti sono vissute come verità assodate. Nella lotta tra fatti e sospetti, i fatti rischiano di soccombere. Ancora oggi, le dichiarazioni di voto nelle assemblee pubbliche contengono spesso affermazioni prive di fondamento. La soluzione tanto attesa. Il passo in avanti, la soluzione, sarebbe dovuto arrivare all’inizio del 2021: disposizioni chiare attese sin dalla ripartizione delle frequenze nel 2019. La tanto agognata chiarezza, però, non è arrivata. Si è giunti a due perizie legali: una su richiesta della Conferenza dei direttori cantonali delle pubbliche costruzioni e una commissionata dagli operatori di telefonia mobile. Le conclusioni divergenti a cui sono giunte le perizie hanno indotto quasi tutti i cantoni a sospendere i processi semplificati per la manutenzione della rete. Le domande di costruzione inevase

«Pochi temi sono riusciti ad accendere e tenere costantemente attivo il dibattito sul digitale come accade per il 5G. Quando si parla di reti mobili sembra che si stia davvero perdendo la bussola»

Ivana Sambo, Responsabile affari istituzionali e relazioni con i media per la Svizzera italiana di Swisscom

continuano ad accumularsi. Secondo le associazioni di settore, a giugno 2022 avevano superato le tremila.

Nel frattempo, la Confederazione ha cercato di sbloccare la situazione fornendo delle indicazioni. In parte sono state recepite a livello di ordinanza. Sicuramente, le definizioni elaborate vent’anni fa non possono tenere il passo con la rapida evoluzione della radiocomunicazione mobile.

La luce in fondo al tunnel. Come da tradizione federale, le parti coinvolte hanno cercato un compromesso. La Conferenza dei direttori delle pubbliche costruzioni (Dcpa) ha fatto pervenire ai cantoni due suggerimenti sulle procedure semplificate. Uno riguarda la manutenzione della rete (mantenimento

Evoluzione della quarta generazione, il 5 G da molti punti di vista consiste in un aggiornamento dei software e un ulteriore sviluppo dell’hardware. I gestori di rete pensavano che la sua introduzione sarebbe avvenuta come per il 4 G, ma così non è stato.

della qualità), mentre l’altro semplifica l’aggiornamento delle reti.

A livello cantonale, però, l’applicazione dei due suggerimenti è in sospeso. Tuttavia, è evidente che a lungo termine il mero mantenimento dell’esistente non è praticabile. Mentre i gestori delle reti e la politica cercano un modo per uscire dall’impasse in cui si trovano, la popolazione continua ad usare la rete mobile, a piene mani. Attualmente, oltre un terzo dei dispositivi sono compatibili con la più recente generazione della telefonia mobile e circa otto milioni di schede Sim permetterebbero l’uso della rete 5G. La posta in gioco. Il dibattito sul futuro delle reti di telefonia mobile si è avvitato su se stesso e si perde da anni in questioni di dettaglio. Abbiamo smarrito la visione d’insieme. A livello nazionale, abbiamo già perso molto tempo.

La difficoltà sta nel fatto che anche se dall’oggi al domani venisse autorizzato tutto quanto richiesto dai gestori di rete, per mettere insieme le necessarie squadre di specialisti e reperire materiali e mezzi sarebbe comunque necessario del tempo. Per il momento, i sistemi reggono. Ma le riserve di capacità sulle reti sono sempre più risicate. Le conseguenze dei ritardi accumulati si faranno presto sentire. Ma come si fa a spiegare a qualcuno che sta davanti a uno scaffale pieno di merce che presto arriveranno tempi di penuria?

Novembre 2022 TM · 101

Incubazione aziendale ibrida

Rispondere all’esigenza di una nuova formazione imprenditoriale, sviluppando e potenziando la sua portata, flessibilità ed efficacia attraverso l’implementazione di una strategia Hybrid Learning, applicata al contesto degli incubatori d’impresa. Per trasformare il modo in cui le aziende apprendono e si adattano alla nuova normalità.

Per la crescita verticale di un’azienda in avvio è fondamentale poter accedere ai servizi di consulenza It, legale, contabile, al mentoring e al supporto per l’ideazione e lo sviluppo del business plan. Anche a distanza, grazie a un modello di incubatore ibrido, che offre l’alternativa fra insegnamento da remoto e in presenza, o la loro combinazione.

manageriale con sede in Svizzera, ma focalizzata a livello globale, ha lanciato di recente un’innovativa formula che si concentra sullo sviluppo e sulla gestione di incubatori con istituzioni accademiche/ organizzazioni settoriali, per ‘attrezzarle’ a supportare le nuove realtà in avviamento in quelli che identifica come i quattro passi fondamentali:

• Sviluppare un business plan, per trasformare una grande idea in un grande business;

Ormai classicamente, un incubatore d’impresa è una strategia aziendale volta ad aiutare start up e realtà in fase di avviamento a decollare, fornendo loro servizi quali formazione manageriale, coaching, consulenza insieme a strutture per uffici dove ricreare le condizioni di business del mondo aziendale. In questo modo, imprese ancora prive di risorse, esperienza e reti, possono usufruire di spazi, finanziamenti, servizi legali, contabili, informatici e altri prerequisiti necessari per gestire e superare gli ostacoli iniziali dell’avvio di un’impresa, quali l’identificazione del team di gestione,

l’assistenza e la ricerca marketing, risorse per l’istruzione superiore e collegamenti con partner strategici, angel investor o venture capital. Di solito, il periodo di incubazione può andare dai 3 ai 36 mesi, più ampio dunque di quello degli acceleratori, che sono invece finalizzati a supportare la start up nello scalare il mercato e nella fase di fundraising, con una rigida selezione per accedere al programma.

A proporre incubatori sono tipicamente istituzioni accademiche, società di sviluppo senza scopo di lucro, imprese di sviluppo immobiliare o società di capitale di rischio Management Business Consultants (Mbc), azienda di formazione

• Affiancare l’avvio dell’attività, per trasformare il business plan in realtà (registrazione, deposito e avvio);

• Gestire l’attività: organizzazione delle operazioni quotidiane e prepararsi al successo;

• Crescita: trovare nuovi finanziamenti, sedi e clienti quando gli affari vanno bene.

«Tra le sue attività nell’ambito della formazione aziendale, Mbc si occupa di sviluppare e gestire start up studio», spiega il Ceo Mario Curatolo, «vale a dire degli incubatori d’impresa con aziende di portafoglio interagenti. Noto anche come start up factory, start up foundry o venture builder, cerca di costruire diverse società in successione, stile che viene definito “imprenditorialità parallela”. Differisce

102 · TM Novembre 2022
/ formazione

dai costruttori di imprese, che le sviluppano internamente, così come dal classico acceleratore che si limita a selezionare start up già formate e ad accompagnarle nell sviluppo. Lo start up studio invece le crea da zero, fornendo il proprio capitale umano e finanziario, assegnando loro team interni di ingegneri, consulenti, sviluppatori di business, responsabili delle vendite, ecc.», illustra Mario Curatolo.

Poiché il cuore di un vero programma di incubazione d’impresa per Mbc è costituito dai servizi forniti alle aziende in fase di avvio, si è voluto che potessero beneficiarne anche le start up troppo distanti dalla struttura per poter partecipare in loco. «Questi clienti affiliati, anche con sede in altro Paese, possono comunque beneficiare dei servizi dell’incubatore, ricevendo consulenza e altra assistenza a distanza, spazio ufficio e servizi amministrativi condivisi», sottolinea Curatolo.

Poiché le istituzioni accademiche e aziendali hanno bisogno di rafforzare le competenze dei loro docenti e professionisti, che fungeranno da allenatori e facilitatori, Mbc propone di condurre congiuntamente con loro l’insegnamento di un corso di Business Plan. «Il profilo e

«La

di Hybrid Learning applicata all’ambito degli incubatori d’impresa consente di offrire un sistema di formazione innovativo per preparare gli studenti e i professionisti a competere, reinventando il modo in cui lavoreranno in un contesto di mercato post pandemico»

le aspettative dei clienti e dei partecipanti a questo corso richiedono l’adozione e la padronanza di un processo di consulenza aziendale. Pertanto, la teoria e la pratica devono essere integrate come una tecnica unificata per evidenziare la rilevanza della teoria rispetto all’applicazione», osserva Curatolo.

I consulenti Mbc sottoporranno i docenti universitari e i professionisti aziendali interessati a un seminario di “formazione dei formatori” dove verranno introdotti al concetto di apprendimento attivo

La leva della formazione aziendale

Cambiare il modo di operare delle aziende attraverso la leva della formazione aziendale è l’obiettivo con cui è nata nel 2019 Mbc Management Business Consultants, con sede nel Luganese, ma un mercato internazionale come riferimento. In quest’ottica, va l’impegno a sviluppare e condurre iniziative di formazione su misura per aiutare le aziende a reinterpretare il modo in cui dovrebbero lavorare, competere e sopravvivere in un contesto di mercato futuro. Per realizzare questa trasformazione, Mbc si avvale di un team internazionale di specialisti che formano Ceo, Dirigenti e Senior Manager di aziende a pensare fuori dagli schemi. Rendere gli amministratori delegati, i dirigenti e i manager co-partecipi della propria trasformazione, li aiuta a sviluppare e ad attuare la roadmap di cui le loro aziende hanno bisogno per intraprendere i cambiamenti organizzativi e culturali necessari per sopravvivere in modo sostenibile nel lungo periodo. Il dilemma umano ed economico creato dal blocco del Covid ha solo contribuito a rendere più evidente il ruolo chiave della formazione aziendale come strumento di trasformazione dell’impresa moderna. Delineando il passaggio a un nuovo paradigma in cui il benessere sociale prevale sugli interessi economici, la formazione Mbc prepara ulteriormente i partecipanti ad adottare un nuovo tipo di relazioni commerciali in linea con il futuro contesto di mercato post pandemico.

e ai suoi principi, confrontandosi con tecniche per aumentare l’efficacia della comunicazione, attirare e coinvolgere i partecipanti attraverso strumenti come rompighiaccio, studio di casi, feedback di gruppo, narrazione di storie, disposizione dei posti a sedere e così via. Si imparerà a creare un ambiente di apprendimento adeguato per massimizzare l’elaborazione, la comprensione e la connessione preparando i partecipanti ad applicare le conoscenze e competenze acquisite.

«L’apprendimento ibrido è il nuovo modello che consente l’erogazione simultanea di insegnamenti ai partecipanti sia in sede che virtualmente. In base all’esigenza di soluzioni di apprendimento e formazione digitali, abbiamo progettato con cura questo approccio per garantire la massima interazione tra i partecipanti virtuali e quelli in presenza e offrire un’esperienza di apprendimento senza soluzione di continuità», spiega Mario Curatolo. Coloro che decidono di frequentare il programma virtualmente avranno anche l’opportunità di partecipare a una futura iterazione faccia a faccia per massimizzare ulteriormente le opportunità di networking con professionisti affini.

«Sono tecniche che ci consentono a di offrire un sistema di formazione innovativo integrando le più recenti tecnologie con un’interazione fra virtuale e faccia a faccia che rappresenta il modo futuro in cui le aziende e le istituzioni accademiche condurranno la formazione di studenti e dipendenti preparandoli a competere reinventando il modo in cui lavoreranno in un futuro nuovo contesto di mercato normale», conclude il Ceo di Management Business Consultants

Novembre 2022 TM · 103
strategia

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