

Sostenibilità speciale
Soluzioni concrete, visioni profetiche
Una vocazione da sviluppare

Qualità dei prodotti, artigianalità e durability; rispetto di paesaggio e culture ospitanti fanno di Lusso e Turismo due settori ‘naturalmente’ vocati alla sostenibilità, in grado di assumere un ruolo pionieristico nella definizione di buone pratiche e business model responsabili, per soddisfare requisiti normativi sempre più stringenti e gli imminenti obiettivi di sviluppo.
Mentre il conto alla rovescia per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 dell’Onu segna il simbolico -5, i bilanci provvisori possono prestarsi a letture anche diametralmente opposte. Più immediati da verificare quelli climatici, almeno se ci si attiene a emissioni e riscaldamento, decisamente più sfuggenti quelli sociali. La crescente influenza esercitata dai rating Esg sulla fiducia di investitori e consumatori, che ha fatto della sostenibilità un fattore di competitività da cavalcare volenti o nolenti, si scontra oggi però con le priorità avanzate da uno scenario globale di forti tensioni geopolitiche e nuove sfide economico-commerciali. Se non stupisce il dietrofront dell’era Trump 2.0 e l’impegno della Cina va invece letto nelle logiche di chi ben sa come sia necessario allinearsi quando la clientela occidentale delle sue aziende è chiamata a comprovare la conformità delle proprie supply chain, a porre più interrogativi è che qualche concessione si sia reso conto di doverla fare anche il Vecchio mondo, onde rendere più sostenibile la stessa sostenibilità in un tessuto fatto quasi esclusivamente di medie e, soprattutto, piccole e micro imprese che rischiano di trovarsene paralizzate. Così il 2025 si è aperto con la presentazione del pacchetto Omnibus, volto a ridurre l’onere normativo e la complessità dei
regolamenti sulla rendicontazione non finanziaria e la due diligence per i paesi membri Ue. Di segno opposto, l’entrata in vigore, proprio quest’anno, di norme settoriali come quelle sulla gestione dei rifiuti tessili, industria fra le più inquinanti e opache, lascia sperare che non sia la prima mossa di un’inversione di rotta.
Tuttavia la frenata potrebbe non esser priva di conseguenze se già in precedenza era evidente come per rispettare le scadenze del 2030 - e del 2050 - fosse fondamentale accelerare l’attuazione delle politiche già approvate, investendo per tradurle in cambiamenti strutturali e adottando modelli di produzione e consumo innovativi, oltre a migliorare il monitoraggio stesso dei progressi, che richiede a sua volta dati e strumenti di riferimento più accurati.
A livello internazionale, l’occasione per fare il punto della situazione sarà data dall’High-Level Political Forum on Sustainable Development, a metà luglio a New York, principale piattaforma di verifica degli impegni assunti dagli Stati (193 i partecipanti) con l’adozione dell’Agenda 2030 . Altri tre importanti momenti di confronto saranno la Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani (Nizza, giugno), la Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo (fine giugno, Siviglia), e il Vertice mondiale per lo sviluppo sociale (Qatar, novembre).
In questa introduzione allo “Speciale Sostenibilità” primaverile di Ticino Management , si è voluto approfondire l’approccio di due settori, lusso e turismo - entrambi molto svizzeri - che alla sostenibilità sono legati a doppio filo, fra sfide e opportunità.
Un lusso non esclusivo È facile immaginare che la sostenibilità sia radicata nel lusso, dai gioielli realizzati con materiali preziosi che vengono custoditi e tramandati di generazione in generazione, ai marchi che utilizzano materiali riparabili di alta qualità avvalendosi di artigiani in comunità qualificate. Ma dietro le apparenze i brand del lusso devono affrontare numerose sfide, come spiega Amy Nelson-Bennett, Ceo di Positive Luxury, leader mondiale nel supportare i marchi del lusso nel loro percorso Esg: «Dalle catene di approvvigionamento opache dell’alta gioielleria, alla dipendenza del Beauty di lusso dai materiali naturali, ai problemi di DE&I (Diversità, Equità e Inclusione), ai rifiuti di imballaggio e alla tracciabilità. La moda deve occuparsi di rifiuti e circolarità, oltre a questioni di approvvigionamento responsabile, diritti umani e schiavitù moderna. La supply chain e i materiali pericolosi rappresentano una sfida particolare per il design, dove fino all’80% dell’impatto ecologico di un prodotto è
legato alla fase di progettazione. E tutti i settori, ineluttabilmente, devono affrontare le minacce del clima. Investire in sostenibilità aiuterà a mitigare molte di queste sfide, costruendo un’azienda più resiliente», afferma Amy Nelson-Bennett. In qualità di società di consulenza globale, Positive Luxury supporta aziende del lusso di diversa maturità: dai marchi giovani con la sostenibilità al centro del loro business model ad aziende storiche che stanno modificando le loro pratiche commerciali per operare in modo più responsabile. «Ci sono sia brand di nicchia che grandi Maison che stanno facendo un lavoro stimolante. Determinanti non sono infatti le dimensioni dell’azienda, ma la leadership strategica. I marchi indipendenti hanno in genere un processo decisionale più snello grazie alla loro struttura manageriale, che può tradursi in una risposta più rapida allo sfruttamento del valore delle pratiche sostenibili, ma i grandi gruppi dispongono di maggiori risorse finanziarie e di personale, il che offre l’opportunità di un impatto maggiore», precisa la Ceo di Positive Luxury. Al contempo, a causa della crescente complessità del panorama normativo per le aziende che operano in più aree geografiche può essere complesso orientarsi. «Trovare un equilibrio fra legislazione, domanda dei consumatori, incertezza economica, ritorno sugli investimenti e tutela dei profitti può influenzare il ritmo di adozione, ma siamo convinti che chi si impegna a favore della sostenibilità raccoglierà i frutti nel lungo periodo», sottolinea l’esperta. Ma, in un settore come quello del lusso, dove la percezione del pubblico è così importante, come garantire che la sostenibilità sia perseguita con autentica convinzione e non solo per calcolo? «I consumatori più attenti si informano sulla veridicità delle affermazioni delle aziende prima di acquistare e percepiscono la discrepanza fra prezzi e qualità. È pertanto fondamentale essere trasparenti, fornendo dati verificabili e credibili. Ed essere onesti sul punto in cui ci si trova nel proprio percorso. Chi sa farlo e comunicarlo bene, con una narrazione coinvolgente e brillante come tipico dei brand del lusso, costruirà il valore del marchio, la fedeltà e l’advocacy a lungo termine. Chi invece ha una convinzione genuina ma una scarsa applicazione strategica, avrà difficoltà a dimostrare le proprie azioni, il che potrebbe indurre i consumatori a
«Se storicamente il settore del lusso ha protetto il proprio know-how, inizia a emergere la consapevolezza che la creazione di valore sostenibile a lungo termine richiede la disponibilità a collaborare su iniziative a livello di settore che migliorano la trasparenza. Non solo tra i marchi, ma anche tra i marchi e i loro fornitori e partner»
Amy Nelson-Bennett, CEO di Positive Luxury


Artefici del cambiamento
Positive Luxury è il principale esperto di sostenibilità per l’industria globale del lusso. Attraverso progetti di consulenza su misura, con un approccio positivo di nome e di fatto, da 15 anni si impegna ad aiutare le aziende a ridefinire i modelli di business e a ricostruire la fiducia dei consumatori, guidando la trasformazione del settore. Poiché ogni ecosistema è completamente diverso, la sua Metodologia Butterfly offre un insieme di strumenti e servizi che possono essere configurati in base alle sfide e alle esigenze specifiche per raggiungere il maggior numero di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Oss) delle Nazioni Unite. La grande farfalla blu che ora prospera dopo essere stata quasi estinta, battezza anche il suo programma di certificazione Butterfly Mark, diventato riferimento assoluto nel settore. «Il nostro quadro di riferimento si basa su accordi, quadri e standard internazionali. Esg+2.0 è allineato alla rigorosa Csrd adottata dall’Ue e ai quadri di riferimento per la divulgazione come Gri, Sasb, Tcfd e Tnfd, nonché agli Oss dell’Onu. Una volta ottenuta la certificazione Butterfly Mark, sono chiamate a confermarla periodicamente e ogni volta a migliorare il loro punteggio, una richiesta che simboleggia il progresso rispetto alla perfezione, il lavoro difficile rispetto alle vittorie facili e la trasformazione di cui i consumatori possono fidarsi. Con un approccio positivo di nome e di fatto, oggi Positive Luxury lavora con oltre 170 brand del lusso in tutto il mondo, facendone dei “Real Changemakers” che possano ispirare il cambiamento anche al di fuori della nicchia del lusso.
Fonte: BoF–McKinsey State of Luxury 2025
Decarbonizzazione per l’industria della moda: un duplice risparmio in termini di emissioni e di costi
Curva dei costi marginali di abbattimento (MACC) per i grandi operatori della moda
Costo di abbattimento, USD / tCO2
Collaborazione con fornitori: leve di efficienza energetica
Moda: rincorsa obiettivi 2030
Riduzione annua intensità emissioni Scope 3 nell'industria della moda, per marchio
Obiettivo di riduzione
Innovazione materiali: poliestere riciclato
Collaborazione con i fornitori: elettricità da rinnovabili
Innovazione materiali: cotone organico e riciclato
Potenziale di abbattimento, kt CO2e abbattute / anno
La domanda di prodotti sostenibili è in aumento tra i clienti della moda di lusso, ma solo un terzo dei brand raggiungerà i suoi obiettivi 2030 mantenendo i ritmi attuali del proprio programma di transizione. Tuttavia, proprio l’implementazione di leve di sostenibilità può portare a un’efficienza dei costi.
che al tempo stesso stimola la resilienza, l’innovazione e il vantaggio competitivo, la ignorerebbero? Perché è questo che fa la sostenibilità», evidenzia Amy Nelson-Bennett.
Fonte: McKinsey
sospettare l’azienda di greenwashing. Per questo sono indispensabili strumenti che mostrino i progressi misurabili e verificati in modo indipendente che le aziende stanno compiendo, offrendo una maggiore credibilità al marchio», suggerisce Amy Nelson-Bennett.
La sostenibilità non può dunque essere considerata una meta, raggiunta una volta per tutte, ma è un viaggio perenne. E che non si può fare da soli: il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e la disuguaglianza sociale sono problemi sistemici che nessun marchio può risolvere da sé. «Se storicamente il settore del lusso ha protetto il proprio know-how, sta iniziando a emergere la consapevolezza che la creazione di valore sostenibile a lungo termine richiede collaborazione. Non solo tra i marchi, ma anche tra i marchi e i loro fornitori e partner. La sostenibilità, per sua natura, trascende la competizione. Abbiamo riscontrato una crescente disponibilità da parte dei brand del lusso a condividere le migliori pratiche e a collaborare su iniziative a livello di settore che migliorano la trasparenza.
Influenza della sostenibilità dei brand sulle decisioni di acquisto % “estremamente rilevante” per clienti Uhnwi, Hnwi e aspirazionali
La comunità di Real Changemaker di Positive Luxury ne è una testimonianza: stanno trasformando le loro attività per il bene di tutti e comunicano autenticamente i loro progressi attraverso il Digital Butterfly Passport», conferma la Ceo di Positive Luxury.
Non si può però tacere che il mercato del lusso stia affrontando un periodo complesso: il difficile contesto geopolitico, cui si sommano l’aumento dei prezzi, la contrazione della domanda cinese, il fenomeno del “luxury shame”, l’elevato turnover dei vertici aziendali… Già in contrazione lo scorso anno, le vendite globali potrebbero farne ulteriormente le spese con un impatto anche sull’impegno delle aziende nella sostenibilità, che in fondo sempre un investimento è.
«In tempi difficili, è facile ricadere nel vecchio schema della riduzione dei costi. Ma investire in sostenibilità avrà molti vantaggi a lungo termine o nascosti, proteggendo l’azienda e rendendola più resiliente nel lungo periodo. Se ai brand venisse presentata l’opportunità di ridurre gli sprechi, i costi e i rischi con un’attività
Se le politiche protezionistiche statunitensi rischiano di inasprire ulteriormente il contesto, come avverte il report sul settore dei beni di lusso globale di Bernstein che ha appena rivisto le sue stime per il settore nel 2025, tagliandole dal +5% al -2%, ecco che la sostenibilità potrebbe essere la parola d’ordine, considerato come la resilienza dipenderà sia dalla capacità di adattarsi ai nuovi trend di consumo - di cui la sostenibilità ambientale e sociale fa parte in prima linea - sia dall’efficienza operativa e dalla struttura dei costi - dunque sostenibilità economica.
Accogliere con responsabilità
Indubbiamente la natura è fra le risorse primarie della Svizzera e fra i motivi principali per cui molti ospiti la visitano. Allo stesso tempo, ben il 4,2 % della popolazione attiva lavora nel settore del turismo, che nel 2023 ha generato un fatturato di circa 46,6 miliardi di franchi e un valore aggiunto di 20,7. Indispensabile, per preservare questo patrimonio, un approccio rispettoso alle risorse. «L’agenda politica a livello federale riflette proprio questo obiettivo di turismo sostenibile, da un lato con la Strategia per uno sviluppo sostenibile 2030 e dall’altro con la Strategia del turismo, di cui è uno dei cinque capisaldi», conferma Romy Bacher, Responsabile della sostenibilità per la Federazione svizzera del turismo (Fst). Per assicurare lo sviluppo coordinato indispensabile a garantire che la sostenibilità rimanga uno dei principali fattori di posizionamento della Svizzera, nel 2022 la Fst, insieme ai principali attori del settore, ha istituito il Centro di competenza per la sostenibilità (Kona). In linea con la definizione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo per cui sostenibile è il turismo che
Fonte: BoF-McKinsey State of Fashion 2025
Fonte: BoF–McKinsey State of Fashion 2025
tiene “pienamente conto dei suoi impatti economici, sociali e ambientali attuali e futuri, rispondendo alle esigenze dei visitatori, dell’industria, dell’ambiente e delle comunità ospitanti”, il Kona copre la sostenibilità in tutte e tre le sue dimensioni, andando oltre la prospettiva ecologica. Grazie all’esperienza maturata, offre un interessante sguardo di insieme sullo status quo. «Molte aziende turistiche stanno già attuando diverse misure di sostenibilità. Altre, invece, sono ancora agli inizi. Si notano anche contrasti geografici: un hotel per seminari in città spesso si occupa di temi di sostenibilità diversi rispetto a una locanda in campagna. Queste grandi differenze tra le singole aziende e le regioni dimostrano quanto sia importante un approccio individuale, a livello aziendale», osserva Romy Bacher. Spesso, come primo passo, è necessario sensibilizzare e, in particolare, spiegare cosa significhi “sostenibilità” nella pratica. «Dimostriamo che esistono moltissime opzioni e che anche piccoli passi possono essere un inizio importante. Attraverso la nostra piattaforma le aziende turistiche che necessitano di sostegno possono trovare il partner giusto per prodotti e servizi sostenibili. Ciononostante, ogni azienda deve essere consapevole che l’attuazione pratica della sostenibilità richiede un investimento in termini di personale, tempo e denaro per poter trarne vantaggio a medio e lungo termine», sottolinea l’esperta. In compenso, un’azienda che investe in sostenibilità non solo è attraente per gli ospiti sensibili al tema, ma anche come datore di lavoro, il che in tempi di carenza di personale qualificato è fondamentale per attirare candidati qualificati e fidelizzarli a lungo termine. E, in generale, le aziende che si sottopongono a costanti verifiche ed evolvono sono più orientate al futuro, più competitive e più resistenti. Diversi studi di mercato dimostrano che l’interesse e la domanda di offerte turistiche sostenibili sono in costante aumento. I viaggiatori sono sempre più disposti a modificare le proprie abitudini per sostenere l’ambiente. «I turisti si aspettano maggiori informazioni e trasparenza su come le aziende affrontano le sfide ambientali e sociali. È però fondamentale anche responsabilizzare gli ospiti. Pertanto una comunicazione efficace gioca un ruolo importante. A sostegno abbiamo anche elaborato, in collaborazione con la Scuola universitaria
«Molte aziende del turismo svizzero stanno già attuando misure di sostenibilità, altre sono agli inizi. Si osservano anche contrasti geografici: un hotel per seminari in città spesso si occupa di aspetti diversi dalla locanda in campagna. Grandi differenze che dimostrano l’importanza di un approccio individuale»
Romy Bacher, Responsabile Sostenibilità per la Federazione svizzera del turismo

Swisstainable: adesione delle regioni Numero di partecipanti al programma per regione, suddivisione livelli e
Swisstainable: adesione per livelli Evoluzione delle adesioni, livelli I, II, III
Swisstainable: adesione per categoria in %, per tipologia di operatore turistico
professionale di Lucerna (Hslu) e Svizzera Turismo, un toolbox che assiste le aziende turistiche», racconta la responsabile Sostenibilità della Fst.
Fra i diversi progetti nazionali seguiti dal Kona, fiore all’occhiello è Swisstainable, un programma che mira a supportare gli operatori turistici nel loro sviluppo sostenibile e a valorizzarne gli sforzi. Dal lancio nel 2021, oltre 2.200 operatori lungo l’intera catena del valore turistica nazionale hanno aderito al programma:
Grande successo per Swisstainable, il programma dedicato allo sviluppo sostenibile della Svizzera come destinazione turistica. Dal lancio nel 2021, oltre 2.200 operatori del settore hanno aderito.
hotel e camping, ristoranti, impianti di risalita, compagnie di navigazione e altri operatori di trasporto pubblico, istituzioni culturali, operatori del tempo libero,
Fonte: Swisstainable - FST, dati maggio 2025
Fonte: Swisstainable - FST, dati maggio 2025
Fonte: Swisstainable - FST, dati maggio 2025
Regione di Berna Regione Grigioni Lucerna/ Lago di Lucerna
Regione Zurigo Vallese
Regione Vaud Svizzera orientale/ Liechtenstein
Ticino
Regione Basilea Ginevra Regione ArgoviaSoletta
Jura & Tre Laghi Regione Friburgo
Il ruolo delle considerazioni etiche nella scelta degli hotel 5 stelle 508 intervistati, residenti in Svizzera, con almeno una notte in 5 stelle nel 2022 o 2023
Impatto sull'economia locale
Impegno sulle questioni scoiali
Impegno sulle questioni scoiali
Equità verso fornotori
Trasparenza ed equità prezzi
Impegno tutela ambiente
Trattamento dipendenti
Fonte: HES-SO Valais-Wallis, Green luxury, a paradox?, 12.2023
Criteri scelta hotel 5 stelle di lusso 508 intervistati, 3 fattori più importanti
Cucina gourmet
Design interno ed esterno
Cresce la preferenza per i viaggi ecostenibili, ma quelli di lusso includono ancora spesso pratiche non sostenibili, evidenziando una dinamica complessa.
della regione, conferma come la sostenibilità sia centrale nella strategia di Ticino Turismo e delle quattro Organizzazioni turistiche regionali.
Nel suo quarto anno di attività, il Kona può ormai vantare numerosi altri progetti avviati e realizzati con successo: due edizioni delle Sustainable Tourism Days con 300 esperti, nove “Best Tourism Villages by Un Tourism” e quasi 2.200 aziende che attestano la loro accessibilità tramite l’iniziativa Ok:Go in Svizzera.
Offerta wellness esclusiva
Servizio personalizzato
Comodità location
Interesse location
Paesaggio
Sostenibilità
Varietà attività ed esperienze
Tecnologia all'avanguardia
Membership benefits
Reputazione del brand ,
Fonte: HES-SO Valais-Wallis, Green luxury, a paradox?, 12.2023
uffici turistici, ecc. «I vantaggi spaziano dalla competitività all’attrattiva sul mercato del lavoro, fino a una maggiore visibilità grazie a misure di marketing. Per assicurare un contributo importante allo sviluppo sostenibile del turismo svizzero è fondamentale che ogni azienda partecipante si sottoponga a puntuali verifiche e prosegua nel suo impegno», evidenzia Romy Bacher. Anche il Ticino è in prima linea, con 163 aziende accreditate. Complementarmente un’iniziativa cantonale come Ticino Ticket, un’offerta di mobilità pubblica gratuita unica nel suo genere per chi pernotta in strutture turistiche
Per un turismo svizzero sostenibile

Dal 2022 sotto l’egida della Federazione svizzera del turismo, il Centro di competenza per la sostenibilità (Kona) promuove attivamente lo sviluppo sostenibile come centro di contatto e mediazione nazionale. Con il sostegno dell’intero settore turistico, in particolare dei membri chiave della Fst (associazioni turistiche), il Kona realizza diversi progetti nazionali nei campi della creazione di reti, della creazione di strumenti e della misurazione dell’impatto. L’obiettivo è quello di unire le forze lungo l’intera catena del valore del turismo e di promuovere lo scambio di esperienze e conoscenze tra gli attori del turismo nel campo della sostenibilità. Il centro di competenza collabora strettamente e costantemente con partner quali Svizzera Turismo, le associazioni, le organizzazioni turistiche regionali e locali e gli istituti di formazione, al fine di sfruttare le sinergie e unire le forze ai vari livelli del settore turistico. Quadro di riferimento, le condizioni quadro politiche, quali gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 (Sustainable Development Goals) a livello globale e la Strategia per uno sviluppo sostenibile 2030 e la Strategia del turismo a livello nazionale.
Per continuare a sostenere al meglio gli operatori turistici nella trasformazione sostenibile, una sfida sarà quella di rendere misurabili i progressi del turismo nello sviluppo sostenibile. «Per creare una base comune e ottenere dati comparabili è fondamentale il coordinamento con i diversi partner del settore turistico e le autorità pubbliche. Ma siamo fiduciosi: nel nostro scambio quotidiano, vediamo che il tema è stato recepito lungo tutta la catena del valore turistica», conclude la Responsabile della sostenibilità per la Fst. Se non può che rallegrare il record di 42,8 milioni di pernottamenti in Svizzera nel 2024, per gestire l’impatto ambientale dell’arrivo degli ospiti, per la metà circa provenienti dall’estero, oltre alla promozione della mobilità sostenibile, Svizzera Turismo punta su flussi turistici equilibrati, durante tutto l’anno e soggiorni più lunghi. Già fra le destinazioni turistiche più sostenibili, sembra nella miglior posizione per approfittare ulteriormente delle tendenze del settore: turismo rigenerativo, crescente attenzione verso esperienze personalizzate, eco-friendly e che valorizzano la cultura locale, ritorno del treno come mezzo di trasporto a basso impatto per lunghi spostamenti. Con il vantaggio di essere trasversale alle diverse categorie, dal camping che fa del soggiorno nella natura la sua Usp al cinque stelle che, con una clientela internazionale che pesa più in termini di CO2, controbilancia confezionando delle luxury experience a km zero conformi ai più alti standard di sostenibilità ambientale, sociale e culturale.
Susanna Cattaneo
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Valori preziosi, di cui prendersi cura
Cosa significa essere sostenibili per un’azienda industriale? Significa processi produttivi ineccepibili per l’ambiente, per le persone, per il prodotto. Significa estendere il concetto di attenzione ai consumatori e a tutti gli stakeholder dell’impresa. Un mantra per Valcambi.
Valcambi è tra i leader mondiali nel trattamento dei metalli preziosi. La nostra produzione industriale si può sintetizzare come “trasformazione di materia prima preziosa - oro, argento, platino e palladio”. Per chi vede Valcambi da fuori, il primo fattore a colpire è l’alto valore dei prodoti finiti, ma la sostenibilità è anch’essa un valore per la nostra impresa, una delle più attente del settore alle tematiche Esg. Valcambi, non da oggi o ieri - cioè da quando il concetto di sostenibilità è diventato una ‘moda’ - opera con strettissimi protocolli per garantire sia una produzione sostenibile, sia che la sostenibilità dei processi aziendali abbia concrete ricadute sociali, ambientali e culturali.
Partiamo da un fatto puntuale. Valcambi pubblica annualmente un rapporto, con il quale comunica la propria attenzione certificata, sottoposta cioè a vari audit da parte di istituzioni terze qualificate, alle tematiche della sostenibilità. Il rapporto è redatto, fin dal 2013, secondo lo standard Global Reporting Initiative (Gri) per consentire agli esperti di settore e alle nostre controparti una rapida identificazione dei parametri che sono di loro maggiore interesse. Inoltre, dal 2012 Valcambi pubblica un rapporto sulle pratiche di approvvigionamento responsabile, anche questo certificato da un ente indipendente. In questi rapporti, l’azienda è sempre risultata perfettamente conforme alle regolamentazioni e alle leggi nazionali, dell’Ue e degli enti regolatori mondiali.
Sostenibilità per Valcambi è la certezza di una supply chain al di sopra di ogni possibile dubbio. Le capacità e tecnologie di tracciamento della provenienza delle materie prime che servono al nostro lavoro sono basate sulla scienza.

Simone Knobloch,
Chief Operation Officer di Valcambi SA, a Balerna.
Siamo orgogliosamente i primi ad aver sviluppato un metodo che ci permette di conoscere non soltanto l’origine della materia prima a livello geografico, ma addirittura di stabilire la miniera di provenienza o le diverse aree della stessa concessione mineraria con caratteristiche geologiche simili. Un metodo sviluppato internamente e validato in collaborazione con eminenze scientifiche come la Prof. Barbara Beck delle Università di Ginevra e Losanna, presentato in contesti internazionali e già riconosciuto da importanti clienti che ritengono le metodologie di tracciamento di Valcambi superiori a ogni altra sul mercato.
Sostenibilità significa collaboratori formati e accuditi in quanto professionisti e in quanto persone. Sostenibilità significa fall out culturale e concreto sulla socialità più vicina alla nostra società.
Per esempio, Valcambi collabora attivamente con il comune di Balerna, dove è insediata, e lo aiuta nelle sue iniziative. Per noi essere cittadini responsabili significa aiutare dove e quando possibile.
La nostra missione è quella di essere un’azienda industriale responsabile e di dare soddisfazione ai nostri stakeholder - collaboratori, clienti, fornitori, azionisti. Abbiamo il dovere di rispettare ogni normativa e legislazione nella maniera più meticolosa. È quello che facciamo. Senza troppi giri di parole, noi agiamo e dopo aver agito chiamiamo enti terzi a certificare che le nostre azioni sono state impeccabili e hanno avuto una ricaduta positiva su tutti i nostri stakeholder. Nel 2004, l’Onu con il rapporto “Who Cares Wins” ha gettato le basi per quello che poi sarebbero diventati i gli Esg (Environmental, Social e Governance), i tre criteri fondamentali per valutare la sostenibilità e l’etica sociale di un’azienda o di un investimento. Ci siamo chiesti se dopo oltre vent’anni quel rapporto potesse essere ancora valido. La risposta che si è data Valcambi è sì. Ma la nostra convinzione è che le società saranno sempre più sostenibili solo se tutte le diverse parti interessate contribuiranno a un mondo migliore. Il Global Compact ha stabilito vari principi ma spetta a ciascuna organizzazione tradurli in azioni concrete, come Valcambi si è impegnata a fare, per essere fieramente una società sostenibile verso l’ambiente, i suoi collaboratori, clienti, fornitori e azionisti. Le nostre parole chiave sono state e sono ancora ‘prendersi cura’.
Tecnologia per moda e ambiente
Ribaltare le dinamiche che alimentano l’overproduction della fashion industry e la sua impronta ambientale, usando tecnologia all’avanguardia per guidare le persone a scelte consapevoli e mirate. Invitando a prendersi cura di sé e del pianeta, con stile.
Frivola all’apparenza, industria la moda lo è a tutti gli effetti e di quelle dall’impronta più pesante: alta intensità di emissioni, elevatissimo consumo idrico, inquinamento chimico, sfruttamento sociale… un impatto esploso con i ritmi della fast fashion. Dell’immensa mole di capi prodotti ogni anno, si calcola che decine di milioni di tonnellate si riversino in discariche come quella del deserto di Atacama in Cile o le ghanesi, ma non ne mancano di ben più vicine. Se da gennaio in tutti gli Stati membri dell’Ue è entrato in vigore l’obbligo di raccolta differenziata dei tessuti, che introduce anche la Responsabilità Estesa del Produttore per spingere a progettare soluzioni più sostenibili dall’origine, l’opacità della filiera e le difficoltà poste da materiali sintetici difficilmente trattabili non agevolano il compito. Forte dell’esperienza pluridecennale in gestione, recupero e valorizzazione di rifiuti speciali non pericolosi dell’industria pesante, Giuseppina Li Vigni intende mettere il suo know-how a servizio della moda. Dopo esser riuscita nell’impresa di creare le sue società di consulenza, intermediazione e shipping, LVG (una basata a Lugano e una a Genova, sua città natale), raggiungendo risultati cui realtà molto più strutturate non arrivano - sfida nella sfida con un team prevalentemente femminile -, vuole ora rivolgersi anche a un mondo che è stata la sua prima aspirazione di ragazza, quando sognava di diventare stilista. Se a 19 anni, non avendo superato la prova di ingresso alla Marangoni, ha dovuto scegliere altri percorsi di studi e si è trovata catapultata nel settore hightech dell’elettronica, con l’occasione di cresce-
re all’interno di aziende leader prima di mettersi in proprio, il destino sembra aver intrecciato molto abilmente i fili della sua vita per permetterle oggi alla Marangoni di entrarci grazie alla collaborazione per il progetto della sua NewCo, ZUTRE. «Su tecnologia, ambiente e persone, i tre valori alla base di LVG, si fonda anche questa nuova avventura. ZUTRE nasce come invito a esprimere il meglio di sé prendendosi cura della propria persona e del mondo… a partire dal proprio guardaroba. Se infatti con LVG stiamo anche esplorando soluzioni per riciclare

Li Vigni, fondatrice di ZUTRE, NewCo di LVG (lvgsolutions.ch).
gli scarti tessili, si tratta di progetti che richiedono competenze multidisciplinari e importanti investimenti in R&D, i cui tempi di realizzazione oggi non sono ancora prevedibili. Per iniziare da subito a ridurre la produzione di rifiuti in un’ottica futura, con ZUTRE metteremo invece a disposizione dei consumatori e dell’intera filiera strumenti concreti che favoriscano scelte consapevoli e diffondano una cultura che combatta la compulsività degli acquisti», anticipa Giuseppina Li Vigni, che sta collaborando anche con l’Istituto sistemi informativi e networking (ISIN) della SUPSI sugli aspetti più disruptive del progetto, che coniuga intelligenza artificiale, sostenibilità, praticità d’uso e una non meno importante componente emozionale in un’esperienza altamente
coinvolgente. Come il più abile personal stylist il sistema sarà in grado di tener conto di un’ampia gamma di preferenze personali e di tutte le variabili che entrano gioco quando si acquista un capo, dalle occasioni di utilizzo a ciò che già si possiede nel guardaroba, dove solitamente rimane inutilizzata almeno metà dei capi. «Sarà così possibile evitare il classico doppione e contrastare i resi che gravano sull’e-commerce, acquistando capi davvero utili e che ci calzano a pennello. E questo ovunque ci si trovi, quando si desidera, in maniera semplice e divertente. Componenti sintetizzate dal logo, con la U che richiama l’anta di un armadio, ma anche un volto sorridente», prosegue Giuseppina Li Vigni, affiancata da Claudia Beldon, Chief Innovation Officer di ZUTRE.
Riuscire a smuovere le abitudini anche di una minima percentuale di centinaia di milioni di consumatori avrebbe un enorme ritorno in termini di sostenibilità. Un progetto dal significato davvero speciale per Giuseppina Li Vigni, tanto da averlo battezzato anagrammando i nomi dei suoi genitori, Nunzio e Teresa. Un simbolico passaggio generazionale, per contribuire al futuro del pianeta e dei giovani che dovranno coltivarlo meglio di chi l’industria del fast fashion l’ha incentivata.
Per informazioni: ZUTRE SA Via Balestra 7 6900 Lugano info@zutre.com
Giuseppina
Infissi per il pianeta
Insostituibili per mettere in comunicazione spazi interni ed esterni, privato e pubblico, le porte e le finestre sono centrali anche per le prestazioni energetiche degli edifici e la riduzione delle emissioni di CO2. Precursore, il leader svizzero EgoKiefer si impegna nel miglioramento costante della sostenibilità dei suoi serramenti e servizi, anche grazie alla sua capillare rete sul territorio.

Anche il lessico informatico se ne è appropriato, a conferma della loro funzione cardinale: porte e finestre nel mondo digitale indicano i punti di comunicazione per il traffico dati e, rispettivamente, gli elementi grafici dell’interfaccia utente che mostrano contenuti. Nondimeno, anche nell’era dell’iperconnessione virtuale, rimangono due elementi architettonici essenziali nel mondo reale, per funzione pratica ed estetica. Grazie ai continui perfezionamenti, i serramenti sono oggi prodotti high-tech, in grado di soddisfare i massimi requisiti a livello di design, sicurezza e ambientali, con un effetto virtuoso sulle prestazioni energetiche degli edifici. «Il giusto isolamento impedisce infatti che il calore venga disperso nei mesi freddi e assicura che gli spazi interni rimangano freschi in estate. L’energia guadagnata nel corso della vita del serramento, in media 30-35 anni, supera ormai notevolmente l’impatto ambientale legato alla produzione e allo smaltimento. I vantaggi sono duraturi e molteplici, infatti l’efficienza energetica garantita da una casa ben isolata significa non solo minori emissioni e maggior confort abitativo, ma anche minori costi di esercizio e indipendenza dalle fluttuazioni dei prezzi dell’energia», osserva Peter

Müller, Direttore del Centro vendita a Bedano di EgoKiefer, leader svizzero per porte e finestre. Con 400 dipendenti, 9 sedi, una rete di 350 partner specializzati e il suo servizio di manutenzione copre capillarmente il territorio: «Questa sinergia è fondamentale: con le nostre sedi seguiamo la clientela aziendale e partecipiamo ai capitolati pubblici, nostro pane quotidiano, distribuendo invece in base a volume e tipologia del lavoro le richieste dei privati ai nostri partner specializzati, che possono realizzare anche gli altri interventi di lavori accessori. In Ticino, ad esempio, con un partner come la falegnameria Trippel collaboriamo da oltre 40 anni. Infine, il nostro Ego®ServiceTeam provvede a tutti i servizi di manutenzione, riparazione e trasformazioni post vendita, contribuendo al prolungamento della durata utile dei prodotti e al risparmio di risorse preziose. Grazie a questo particolare modello a tre pilastri, siamo sempre raggiungibili nel raggio di 20 km. Il che costituisce già di per sé una garanzia di sostenibilità, con tragitti brevi e minori emissioni, unitamente all’organizzazione delle consegne just in time per procedere direttamente alla posa dei serramenti in cantiere senza trasporti intermedi per lo stoccaggio in magazzino», spiega il Direttore del Centro vendita EgoKiefer di
Sopra, nel progetto residenza “al Sasso” a Lumino (Michele Arnaboldi Architetti) sono state installate 64 finestre EgoKiefer Ego®Allstar in legno/alluminio, in collaborazione con il partner Alfa Pro La Falegnameria.
Bedano, che conta oltre 30 collaboratori. Nel suo grande showroom, è possibile visionare l’ampio assortimento di materiali e toccare con mano l’alta qualità di finestre e porte, accompagnati da un consulente previo appuntamento.
Fondata nel 1932, in oltre 90 anni di storia EgoKiefer si è costantemente adeguata alle condizioni del mercato, cercando nuove soluzioni tecniche e altrettanto ha fatto in tema di sostenibilità, in tutte e tre le sue dimensioni - ecologica, economica e sociale. Una sensibilità parte del suo DNA, oggi ulteriormente comprovata dalle principali certificazioni del settore, ormai imprescindibili per dimostrare l’impegno affidandosi a un sistema di valutazione obiettivo. Ad esempio, la norma ISO 14001 attesta agli stakeholder che l’azienda attua una gestione ambientale efficace ed efficiente. Inoltre tutti i prodotti di EgoKiefer soddisfano i criteri di efficienza energetica e comfort termico Minergie, con un valore

Sacha Battipaglia, Responsabile rivendita
Centro vendita
EgoKiefer a Bedano

Gianluca Lamantia, Responsabile servizio
Centro vendita
EgoKiefer a Bedano
di isolamento termico molto basso, inferiore a 1,0 W/m2K. «In aggiunta abbiamo appena ricevuto anche il Certificato Eco 2 per i nostri serramenti in PVC Ego®Allround: se in passato questo materiale era considerato inquinante, oggi addirittura il nostro prodotto risulta più sostenibile dei serramenti in legno/alluminio e in legno. E, come per tutte le nostre finestre, siamo in grado anche di riciclare i componenti in PVC, triturati e preparati per essere riutilizzati nella struttura interna dei nostri futuri serramenti», illustra Peter Müller. Pensare che proprio EgoKiefer ha prodotto nel 1957 la prima finestra in PVC della Svizzera.
EgoKiefer è già riuscita a risparmiare 14mila tonnellate di emissioni di CO2, ad esempio sostituendo alcuni materiali in alluminio e vetro con varianti più ecologiche, realizzate con energia rinnovabile, oppure grazie a puntuali misure ingegneristiche come la riduzione di 1 mm dello spessore delle tre lastre di vetro nelle finestre isolanti. «Con le 15 nuove Environmental Product Declarations (EDP) ormai il 60% dei nostri ricavi proviene da prodotti di cui possiamo documentare l’impronta ambientale, aiutando i nostri clienti a rispettare le normative, a ridurre le emissioni dei loro edifici e a soppesare le scelte di investimento, ad esempio fornendo tutte le informazioni necessarie sui serramenti originali, anche a decenni dalla posa, per valutare nell’ambito di una ristruttura-

René Mariano, Responsabile vendita
Centro vendita
EgoKiefer a Bedano
zione se optare per una sostituzione integrale o del solo vetro», sottolinea Peter Müller. Arrivato in Ticino negli anni ’90, lui stesso è figlio di un falegname che era partner di EgoKiefer nel Canton Argovia. «Dicono che i collaboratori di EgoKiefer abbiano il sangue arancione, colore del logo. Alcuni sono in azienda da oltre quattro decenni e la media è di



Peter Müller, Direttore del Centro vendita
EgoKiefer a Bedano
del 18% degli incidenti sul lavoro per milione di ore lavorative della nostra casa madre Dovista e si punta ora ad azzerarli», conclude Peter Müller.

Da sinistra, Ego®Allround in PVC, Ego®Allstar in legno/alluminio ed Ego®Allround in PVC/alluminio.
13 anni, molto elevata nel nostro settore. EgoKiefer attribuisce grande importanza al suo capitale sociale, come dimostrano i diversi benefit, a partire dalla previdenza, in linea con quanto già a inizio anni ’40 aveva stabilito il fondatore Ernst Göhner. Da quest’anno, a conferma della fiducia che nutriamo nei nostri collaboratori e dell’attenzione al loro benessere è stato introdotto il flexoffice, con orari più flessibili e la possibilità di lavorare da casa al 20%. Inoltre, condividendo suggerimenti e best practice sulla sicurezza in tutti i siti, abbiamo contribuito alla riduzione
In Dovista, grande gruppo danese (oltre 7.200 collaboratori) leader nell’offerta di finestre in Scandinavia ed Europa, di cui è entrata a far parte nel 2021, EgoKiefer non ha trovato soltanto un volano di competitività che ha permesso di ottimizzare i costi di produzione senza compromessi sulla qualità, ma un perfetto allineamento di valori, che si concretizza anche nella condivisione di una strategia di sostenibilità pionieristica. Rimasta marchio indipendente sul mercato svizzero, dove continua a svolgere tutte le sue attività di R&D, EgoKiefer condivide con la casa madre il traguardo di ridurre entro il 2050 le emissioni di CO2 del 90% rispetto al 2021 (Scope 1, 2 e 3), approvato dalla Science Based Targets initiative (SBTi). Un impegno a beneficio anche di tutti i professionisti delle costruzioni e dei promotori immobiliari che con i loro edifici ambiscono a contribuire al benessere del pianeta, insieme a quello di chi lo abita.
EgoKiefer SA

Via ai Gelsi 15 6930 Bedano egokiefer.ch
Il motore verde del gigante giallo

Principale azienda del trasporto pubblico su strada in Svizzera, AutoPostale vuole guidarne la svolta verso la mobilità sostenibile con la conversione a sistemi di propulsione alternativi della sua flotta di 2.300 veicoli entro il 2035. Un impegno inscritto nella strategia climatica della Posta. In Ticino si parte da Bellinzona, con l’entrata in servizio questo maggio dei primi sei bus elettrici.
Con una rete di 950 linee che si estende per oltre 17.600 km, AutoPostale è la principale azienda del trasporto pubblico su strada in Svizzera. Il 2024, anno in cui ricorreva il centenario del suo iconico corno, ha fatto registrare un esercizio record con 183 milioni di passeggeri trasportati percorrendo complessivamente 140 milioni di chilometri, l’equivalente di dieci giri del mondo al giorno.
«Per contribuire a garantire un avvenire sostenibile alle generazioni future e per soddisfare le aspettative della società, abbiamo stabilito di convertire alla propulsione elettrica l’intero parco veicoli nazionale entro e non oltre la fine del 2035, utilizzando solo energia proveniente da fonti rinnovabili», dichiara Alex Malinverno, Responsabile mercato e clienti sud di AutoPostale SA. Un impegno che si inscrive nella strategia climatica della Posta, sul cui bilancio climatico, con attualmente ancora 130mila tonnellate di emissioni annue dirette di CO 2, AutoPostale incide in modo preponderante. Allo stesso tempo, in qualità di colonna portante della mobilità nella dimensione urbana e rurale, AutoPostale può giocare un ruolo essenziale nell’aiutare i cantoni a raggiungere i loro obiettivi ambientali, in
linea con le disposizioni vincolanti sancite dalla Legge sulla protezione del clima. E, a parti invertite, sul sostegno di Confederazione, cantoni e comuni è fondamentale poter contare quando ci si confronta con una sfida come la conversione di una flotta di veicoli pesanti di tale ampiezza.
«Dalla pianificazione all’entrata in servizio di una linea di autobus convertita alla mobilità elettrica ci vogliono due anni circa. Lo studio preliminare richiede in media un anno: in base al numero di veicoli, si valuta se procedere a tappe o se elettrificare subito l’intero deposito e si stimano gli investimenti necessari, ingenti quando è necessario aumentare la potenza del trasformatore per poter ricaricare un ampio parco veicoli. Imprescindibile è la collaborazione con le aziende elettriche locali per predisporre l’infrastruttura e capire dove ubicare eventuali punti di ricarica aggiuntivi per rifornimenti occasionali. Sulla base di questa analisi, viene poi sottoposta al committente un’offerta definitiva. Dopo la sua approvazione, si mette a concorso l’attribuzione dei lavori di installazione e la comanda dei veicoli. A seconda della complessità dei lavori va calcolato un altro anno circa per la realizzazione e l’attivazione del servizio elettrico», illustra Alex Malinverno.
Un iter che ha seguito anche Bellinzona, dove proprio questo maggio cominciano a circolare i primi autopostali elettrici del Ticino, nella bella livrea voluta dalla Città, che è una delle poche in Svizzera il cui trasporto pubblico urbano (TPB) è affidato ad AutoPostale, prevalentemente attiva sulle tratte regionali. «È la prima delle 82 linee del Canton Ticino a lanciarsi nella transizione. Entro la fine dell’anno prossimo, abbiamo altri tre progetti già approvati da mettere in servizio: 7 bus elettrici nel Luganese, 5 nel Mendrisiotto e altri 4 nel Bellizonese, che punta a elettrificare il suo intero parco di 30 autopostali del TPB entro il 2028. Attraverso queste prime esperienze, l’augurio è anche di poter essere utili alle altre imprese dell’Unione Trasporti Pubblici e Turistici Ticino (UTPT)», anticipa Alex Malinverno, che dell’associazione è presidente. Ad agosto, i sei nuovi bus elettrici bellinzonesi saranno in trasferta al Locarno Film Festival, fra i principali partner in Ticino di AutoPostale, così da contribuire al bilancio climatico della manifestazione.
Fra le diverse forme di propulsione alternative, prima di optare per le batterie elettriche, AutoPostale ha testato anche la tecnologia a celle combustibili alimen-
tata a idrogeno. Ma, al di là di un’eccezione come il comune argoviese di Brugg, dove si sono create le condizioni per una sperimentazione, pur fornendo risultati positivi sul piano ambientale questa opzione non risultata ancora competitiva sia dal punto di vista economico, con prezzi superiori ai veicoli diesel ed elettrici, sia logistico, in assenza di una rete di distributori. Occorre inoltre verificare che l’idrogeno sia prodotto da fonti rinnovabili. «Partecipando a convegni e collaborando a progetti innovativi con istituzioni universitarie, continuiamo a monitorare anche altri nuovi sviluppi, come quelli sui carburanti sintetici che potrebbero offrire una soluzione per i veicoli a pianale rialzato che rappresentano il 10% del nostro consumo di diesel. Tuttavia al momento il motore elettrico a batteria rappresenta di gran lunga la tecnologia più efficiente, economica e con le maggiori garanzie per il futuro. Sono ormai disponibili modelli di diversi produttori fra cui mettere a concorso le forniture: una concorrenza che garantisce la nostra imparzialità, come azienda della Confederazione, e il miglior rapporto fra prezzo e qualità», precisa Alex Malinverno.
Attualmente gli autopostali elettrici costano ancora circa il doppio dei modelli a diesel paragonabili, ad esempio per un classico 12 metri siamo a 600mila contro circa 350mila Chf. Per contro, i costi di riparazione e manutenzione sono nettamente inferiori. A livello di rifornimento, se oggi per 100 km in elettrico si sborsa circa il doppio, il divario è destinato a chiudersi con il venir meno dello sgravio dell’imposta sugli oli minerali per i carburanti impiegati nel trasporto pubblico, già soppressa per le linee urbane, che nei prossimi anni verrà a cadere anche per le linee regionali. La vita media dei veicoli diesel ed elettrici è già pari, 12 anni circa, ma nel medio termine ci si attende un significativo aumento della capacità delle
«Quella di Bellinzona è la prima delle 82 linee di AutoPostale in Ticino a lanciarsi nella conversione a propulsioni alternative, con la messa in servizio questo maggio dei primi sei bus elettrici. Attraverso queste esperienze, l’augurio è anche di essere utili alle altre imprese del trasporto pubblico cantonale»
Alex Malinverno, Responsabile mercato e clienti sud di AutoPostale SA
batterie, che incrementerà l’autonomia e la redditività degli autobus elettrici.
Oltre alle emissioni di CO2 diminuiscono anche quelle foniche, a beneficio sia delle località attraversate che del confort di passeggeri e conducenti, accresciuto anche dallo stile di guida più fluido, improntato al maggior risparmio possibile di energia, senza gli strappi delle marce e con minori vibrazioni dei veicoli. L’autonomia media è di circa 250 km con un’unica ricarica giornaliera. Anche sui più impegnativi tracciati montani, in discesa si può recuperare molto. «Uno degli obiettivi è cercare di ricaricare i veicoli esclusivamente in deposito, la notte, evitando le ricariche occasionali intermedie, per le quali esistono diverse soluzioni, come il pantografo che, calato dall’alto sul veicolo, consente ricariche ad alta potenza in breve tempo, ma spesso problematiche a livello di domande di costruzione. È dunque necessaria un’attenta pianificazione, che garantiamo con un tool sviluppato internamente da AutoPostale, in grado di tenere in considerazione diversi parametri tra cui il dislivello lungo la linea, la capacità della batteria o le temperature che ne influenzano la resa e così via, permettendo di arrivare a fine corsa con sufficiente carica per rientrare in deposito», conclude

il Responsabile mercato e clienti sud di AutoPostale.
Attualmente sono un centinaio gli autopostali già a trazione elettrica. La conversione nell’arco del prossimo decennio dei restanti 2.200 sarà il motore verde della strategia “Posta di domani”: dal 2040 il gigante giallo punta a un impatto climatico zero in tutta l’azienda, inclusa la catena di creazione del valore, e già entro il 2030 vuole azzerare l’impatto climatico del proprio esercizio, conformemente alle disposizioni della Science Based Targets Initiative, rimuovendo dall’atmosfera e immagazzinando le emissioni residue che non potranno essere evitate attraverso il rimboschimento e una gestione forestale sostenibile, la conversione in carbone vegetale o il ricorso a impianti tecnologici.
Per approfondire la mobilità sostenibile di AutoPostale:

Sostenibilità
Ecologica in profondità
Con un parco mezzi all’avanguardia cui sta per aggiungere un nuovo gioiello, Alpuriget festeggia 35 anni di attività guidati dall’impegno per offrire servizi sempre più efficienti e diventare leader di sostenibilità, oltre che nella pulizia e ispezione di canalizzazioni, aspirazione e pompaggio inerti.
In coincidenza con il 35esimo anniversario, Alpuriget si prepara ad accogliere nella sua flotta il nuovissimo super camion 5 assi cisterna: un investimento che conferma come l’obiettivo primario dell’azienda sia fornire servizi tecnologicamente sempre più efficienti, avanzati e a ridotto impatto ambientale. Un aspetto al quale il proprietario, Roberto Puricelli, è particolarmente sensibile, sin dalla sua precedente esperienza nell’azienda di famiglia che del riciclo dei materiali di scarto ha fatto la sua missione. Così, da quando costituendo Alpuriget nel 1990 si è lanciato nei servizi di manutenzione, risanamento e ispezione di canalizzazioni stradali e private, ha sempre avuto un occhio di riguardo nell’acquisto di mezzi ecologici: «Nel 2002 abbiamo portato in Ticino il primo camion cisterna con il sistema di riciclo dell’acqua. Attualmente ne abbiamo 7 nella nostra flotta di 30 veicoli. Quello che sta per arrivare alza ulteriormente il livello delle prestazioni garantite nelle operazioni di scavo a risucchio e pompaggio di materiali inerti, tanto che il costruttore ha voluto presentarlo ad aprile alla fiera Bauma di Monaco, evento mondiale di riferimento per le macchine edili. Non solo monta compressori ancora più potenti ed ecologici, ma all’interno della cisterna sono installati 54 mq di filtri speciali per trattenere le polveri, permettendo ai nostri operatori di lavorare nella massima sicurezza in luoghi chiusi come gallerie, cantine, solai o silos. Caratteristiche che lo rendono perfetto per gli impieghi più esigenti in ambito industriale e nell’edilizia, con la possibilità di aspirare anche da superfici di grandi dimensioni

grazie a tubazioni lunghe fino a 200 metri», descrive Roberto Puricelli.
La sostenibilità è d’altronde inscritta nel core business dell’azienda: la gran parte dei rifiuti trattati, costituiti da fanghi e liquami cementizi o provenienti da canalizzazioni, viene processata nell’impianto fisso aziendale conferendo il residuo a una discarica specializzata. Motivo di grande orgoglio, gli impianti mobili di chiarificazione e disinfezione dell’acqua certificati dal Cantone, che permettono di aspirare l’acqua sporca del lavaggio di pozzetti o gallerie stradali e, grazie al sistema di riciclo, rilasciare acqua chiarificata con le migliori caratteristiche organolettiche possibili. L’uso d’acqua industriale non potabile nello svolgimento delle attività aziendali consente a sua volta di contenere i costi salvaguardando una risorsa preziosa. Al contempo, l’azienda è particolarmente attenta al benessere dei suoi collabo-

ratori, a 360 gradi. Una sensibilità che si conferma anche nel radicamento sul territorio, sia in termini di precedenza ai fornitori ticinesi sia nel sostegno a iniziative ed eventi locali.
Sulla scia dell’edilizia ecologica, un altro servizio di Alpuriget che raccoglie crescenti richieste è il soffiaggio di substrato colturale per la realizzazione di giardini estensivi su tetti piani, in alternativa alla ghiaia. «Questo tipo di copertura offre molti vantaggi per l’uomo e la natura a costi contenuti. Gli inverdimenti estensivi permettono di trattenere l’acqua piovana riducendo l’impatto delle precipitazioni più intense e il rischio di allagamenti, abbattono le polveri, mantengono più bassa la temperatura all’interno e all’esterno degli edifici, migliorando il microclima presente sul tetto e anche la durata dell’impermeabilizzazione, protetta dagli influssi atmosferici. Il tutto a vantaggio anche del valore dell’edificio», evidenzia Roberto Puricelli.
Già certificata ISO 9001:2015, per avere un quadro ancor più preciso del proprio impatto ambientale, sociale ed economico, l’anno scorso Alpuriget ha realizzato il suo primo rapporto di sostenibilità, ottenendo la dichiarazione di conformità rilasciata dalla Cc-Ti.
All’orizzonte anche una nuova sede di proprietà, su progetto dell’Arch. Mario Botta, che assicurerà la massima efficienza di energia e consumi e anche cura del confort di spazi e servizi. Non mancheranno nuovi impianti per il conferimento e la depurazione delle acque, il tutto permettendo di conquistare ulteriori punti in materia di sostenibilità.
Via Industria 7
6826 Riva San Vitale
info@alpuriget.ch
Tel: +41 91 630 55 57
Roberto Puricelli, proprietario e direttore di Alpuriget, a Riva San Vitale.
Sostenibilità
Funicolare Monte Brè
In vetta alla natura
Un turismo che valorizza l’ambiente e il territorio, con cui vive in simbiosi perfetta: sempre più sostenibile e inclusiva con le nuove carrozze panoramiche, la Funicolare Monte Brè porta ad assaporare le bellezze naturali sulla vetta più soleggiata della Svizzera, offrendo un’esperienza di viaggio immersiva.

Se dal 1908, anno in cui la Funicolare Monte Brè è entrata in funzione, le tecnologie al servizio della sostenibilità si sono evolute in modo significativo, sin dalle origini questo sistema di trasporto si è distinto per il suo basso impatto ambientale e per il profondo rispetto del paesaggio in cui si inserisce e che consente di ammirare. «Grazie alla trazione a fune e alla configurazione a va e vieni con contrappeso, il consumo energetico è ottimizzato. Nel corso degli anni abbiamo investito nell’efficientamento dell’impianto, introducendo motori elettrici ad alto rendimento, sistemi di illuminazione a LED e tecnologie per il monitoraggio dei consumi. Attualmente, l’energia utilizzata proviene al 100% da fonti rinnovabili certificate, in collaborazione con il nostro partner AIL», sottolinea l’ingegner Roberto Ferroni, direttore della società Funicolare Monte Brè (FMB).
Dopo l’installazione dei pannelli fotovoltaici avvenuta nel giugno 2023, lo scorso 15 febbraio - in concomitanza con la riapertura stagionale - le nuove carrozze hanno preso il posto delle storiche vetture che, in 40 anni di onorato servizio, hanno percorso oltre 1,2 milioni di km, testimoniando una lunga tradizione di affidabilità e legame con il territorio. «Con un design che richiama il passato, queste moderne carrozze panoramiche guardano al futuro: offrono un’esperienza di viaggio ancora più sicura e accessibile, sono progettate secondo i più moderni standard
ambientali e costruite con materiali innovativi. Le ampie vetrate e il tetto panoramico permettono di godere di una vista a 360° su Lugano e sulle vette alpine circostanti.
A breve saranno completamente accessibili anche a persone con disabilità motorie, rendendo il turismo al Brè più inclusivo, grazie agli interventi di ammodernamento - attualmente in fase di completamento - realizzati dai nostri tecnici e ingegneri per adeguare le stazioni agli standard della Legge Disabili», aggiunge con orgoglio il Direttore.
La nuova configurazione delle carrozze risponde anche alle esigenze dei più sportivi, facilitando il trasporto delle mountain bike. Una delle tante attività praticabili in vetta, in ogni stagione e per tutti i gusti: sentieri escursionistici a piedi o in bicicletta, aree pic-nic, visite guidate al caratteristico e apprezzato borgo, fotografia naturalistica, serate di osservazione astronomica. I punti di ristoro valorizzano i prodotti locali, contribuendo a un’offerta enogastronomica attenta alla sostenibilità.
La Funicolare Monte Brè aderisce al programma Swisstainable, promosso da Svizzera Turismo (ST), impegnandosi attivamente a promuovere un turismo responsabile, rispettoso delle risorse e dell’ambiente. Collabora inoltre con l’Ente Turistico del Luganese per sostenere un approccio sostenibile alla montagna, e

Roberto Ferroni, Direttore della società Funicolare Cassarate-Monte Brè.
con la Città di Lugano per offrire risalite gratuite alle scuole elementari dirette all’Aula del Bosco, dove si tengono giornate educative a contatto con la natura. «Sosteniamo anche iniziative in qualità di sponsor, incentivando l’uso del trasporto pubblico per raggiungere la stazione di partenza. Eventi come Walking Lugano o Ladies Run si inseriscono pienamente in questa visione, proponendo giornate a impatto quasi zero», precisa l’ing. Ferroni. Il crescente interesse verso un turismo sostenibile ha premiato anche il Monte Brè con un aumento significativo di visitatori locali e svizzeri. «La nostra destinazione si è rivelata ideale per chi cerca esperienze autentiche, all’aria aperta e a misura d’uomo. Il concetto di slow tourism si adatta perfettamente alla nostra realtà: una salita lenta, panoramica e senza stress, che permette in pochi minuti di riscoprire il piacere della contemplazione», conclude il Direttore.
Un’ulteriore motivazione che rafforza l’impegno della FMB verso un turismo che valorizza l’ambiente e il territorio.

Un’architettura profondamente radicata nel territorio, capace di entrare in risonanza con le comunità locali e di reinterpretarne tecniche e materiali: premiando il collettivo ecuadoriano Al Borde, il BancaStato Swiss Architectural Award 2024 si conferma un osservatorio privilegiato sugli approcci progettuali in grado di rispondere alle sfide ambientali e sociali del costruire.

Al Borde, Learning Viewpoint, Mirador aula, foresta protetta del Cerro Blanco, Guayaquil (Ecuador), 2021-2022.

Oltre l’estetica, visioni profetiche
Affrontare i problemi dell’abitare e dell’ambiente per trovare un equilibrio capace di rispondere alle sfide delle società odierne: un compito che sollecita l’architettura tanto da una prospettiva estetica, quanto etica ed ecologica. Una progettualità in grado, con sensibilità e processi innovativi, di reinterpretare il rapporto fra soggetto e spazio, in una nuova sintesi fra tecnica, cultura e natura. Muovendo alla ricerca dei talenti emergenti sulla scena internazionale, è spesso nei contesti più svantaggiati che lo Swiss Architecture Award li ha trovati. «Attraverso il lavoro dei tanti architetti vincitori e partecipanti alle nove edizioni del premio abbiamo scoperto come all’interno della complessità del vivere odierno siano spesso proprio i paesi più poveri a offrire le indicazioni più ricche. Quelli costretti per necessità a operare con una sostenibilità non soltanto nominale, ma reale. Da questo punto di vista possiamo
dire che lo Swiss Architecture Award sia un riconoscimento ‘profetico’, nel senso che va a insignire non le grandi forme opulente o le ricerche un po’ cerebrali a cui ci ha abituato la società dei consumi e del progresso tecnologico sfrenato, ma progetti che muovendo dalla necessità umana del vivere collettivo sviluppano soluzioni esemplari. Un perfetto corollario dello spirito dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana, che sin dall’inizio ha scelto di concentrarsi sulle ragioni fondanti del fare architettonico», osserva Mario Botta, presidente Fondazione Teatro dell’architettura, promotrice del premio.
L’America latina, che già era stata preziosa fonte di ispirazione con il paraguaiano Solano Benitez, incoronato dalla prima edizione del 2007-08, torna a esserlo con il collettivo ecuadoriano Al Borde, vincitore della nona, la cui premiazione si è tenuta l’8 maggio. Il loro nome significa “al limite” perché, come
loro stessi dichiarano, «Siamo specialisti nel fare ciò che non sappiamo fare», che non vuole essere un’ammissione di incompetenza, ma l’attitudine di chi operando fuori dalla sua confort zone supera i propri limiti per scoprire nuove opzioni. Nulla è acquisito: ogni progetto diventa l’occasione per calarsi nelle specificità di un diverso contesto e delle sue dinamiche, interpretando le esigenze della committenza e le caratteristiche del luogo con un approccio partecipativo, ogniqualvolta possibile utilizzando tecniche, materiali e maestranze locali, contribuendo così anche alla redistribuzione delle risorse nelle comunità coinvolte. Ad esempio, la Biblioteca comunitaria Yuyarina Pacha (2023-24) - fra i tre progetti che ogni partecipante è tenuto a presentare per concorrere - riprende il valore pragmatico delle pratiche ancestrali locali, adattandole alle esigenze contemporanee: la struttura principale è stata realizzata in chonta, una specie di palma dell’Amaz-

zonia, alla quale per generazioni gli abitanti della regione si sono affidati per le loro costruzioni, poiché la struttura può essere ancorata direttamente al terreno senza la necessità di impermeabilizzarla. «Ma in concorso abbiamo anche portato l’esempio di un progetto dove invece ci siamo trovati a costruire un’installazione nella sede della Triennale di Architettura di Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, un contesto in cui tutto è a portata di mano: cosa significa essere locali in un caso del genere? Pensare in termini di economia degli sforzi ci consente di ricercare la massima efficienza, trasformando le materie prime in elementi architettonici e, così riducendo al minimo l’energia utilizzata nella produzione, nella trasformazione e nel trasporto dei materiali. Ecco che quando abbiamo scoperto che l’Autorità locale per l’elettricità, l’acqua e il gas aveva accumulato un centinaio di pali di legno dismessi dalla sua rete, ce ne siamo serviti per la struttura del nostro Raw Threshold Pavillon, usando poi stuoie di palma, ampiamente disponibili in loco, per creare l’ombra. Due materiali che quando verrà smontata potranno trovare un altro impiego e, infine, degradandosi chiuderanno il ciclo della loro vita in armonia con la natura», ha spiegato David Barragán. Presenti tutti insieme come di rado accade all’estero, i quattro membri fondatori - al suo fianco Pascual Gangotena, Maríaluisa Borja ed Esteban Benavides, che a breve saranno anche alla Biennale di Venezia - si sono dimostrati entusiasti. Già il solo fatto di entrare nella rosa dei trenta finalisti rappresenta un grande riconoscimento, dato che al premio non ci si candida ma si viene selezionati da un comitato di advisor di grande rilevanza internazionale. Sono loro a scrutare quanto si muove - si costruisce - all’orizzonte, portando con cadenza biennale a Mendrisio le espressioni più interessanti dell’architettura contemporanea emergente (sotto i 50 anni) da tutto il mondo, 17 paesi quest’anno.
Un premio che orgogliosamente la Fondazione Teatro dell’architettura mantiene in Ticino - organizzando qui la cerimonia e la mostra che mette il visitatore davanti ai tre progetti presentati da ogni partecipante (fino al 5 ottobre) - ma che vuole farsi garante di una sensibilità e di una qualità svizzere nell’approccio alla disciplina riunendo nella sua prestigiosa giuria, presieduta da Mario Botta, anche
i rappresentanti dei Politecnici federali, le altre due scuole di riferimento nazionali per l’architettura. Una sinergia resa possibile dal sostegno di Charles Kleiber, già Segretario di Stato per l’Educazione e la Ricerca e figura chiave nello sviluppo del sistema accademico svizzero, scomparso lo scorso 14 gennaio.
«Insieme al generoso compenso di 100mila franchi, il vincitore riceve anche l’invito a condurre un atelier progettuale
In primo piano, i fondatori del collettivo Al Borde, vincitore del BancaStato Swiss Architectural Award 2024: da sinistra, Pascual Gangotena, Esteban Benavides, David Barragán e Maríaluisa Borja. Al centro, l’Arch. Mario Botta, Presidente della Fondazione Teatro dell’architettura Mendrisio e, dietro da sinistra, Riccardo Blumer, che ne è Direttore, con Nicola Navone, Segretario del premio, e, a destra, Nicola Guscetti, Membro della Direzione generale di BancaStato.
© Ti-Press / Samuel Golay
con gli studenti dell’Accademia, che già più volte ha dato poi origine a incarichi più lunghi, pensiamo a Solano Benitez, Diébédo Francis Kéré, Bijoy Jain, Junya Ishigami o Elisa Valero. Un interscambio teorico e culturale che costituisce una linfa molto importante per gli studenti, ai quali vogliamo portare il meglio delle nuove tendenze che, sotto l’apparentemente semplice etichetta di ‘sostenibilità’, toccano in realtà le ragioni più profonde - intellettuali, culturali e spirituali - che sorreggono la nostra professione», sottolinea Mario Botta. Quest’anno il premio include anche un’opera dell’artista bleniese Flavio Paolucci: L’uomo crea confini. La natura cammina dentro e fuori dai confini (2025). Un ulteriore gesto con cui la Fondazione intende valorizzare il legame con il Ticino. Legame ribadito anche dal sostegno di BancaStato, per la prima volta sponsor principale del premio e già confermata per le due successive edizioni. «Il nostro tradizionale legame con
il territorio non si dimostra ‘unicamente’ con l’attività bancaria, ma anche, tra i molteplici aspetti, con una fitta politica di sostegno a realtà, progetti ed eventi che vi creano ricchezza culturale. Fra questi, il BancaStato Swiss Architectural Award sottolinea anche la nostra sensibilità verso la sostenibilità, del cui sviluppo BancaStato ambisce a diventare un punto di riferimento per il territorio, nonché la nostra attenzione alle giovani generazioni e ai nuovi approcci che portano con sé. Inoltre questo premio riflette fortemente i valori di qualità, impegno e visione che il nostro istituto condivide», evidenzia Nicola Guscetti, Membro della Direzione generale di BancaStato e responsabile dell’Area Private Banking e Gpe.

Pronto a festeggiare nel 2027 la decima edizione, il BancaStato Swiss Architectural Award si pone come un osservatorio privilegiato dei fermenti dell’architettura contemporanea nelle sue espressioni più innovative e promettenti, portando da ogni angolo del pianeta a Mendrisio i protagonisti di questa evoluzione della disciplina: esempi ‘profetici’, come Al Borde, di nuove pratiche e visioni, in grado di contribuire a migliorare la qualità dei progetti architettonici e dell’umano vivere con attenzione alla responsabilità ambientale e sociale, per costruire un cambiamento positivo e duraturo.
Susanna Cattaneo