Ticino Management: Ottobre 2023

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Anno XXXV n. 10 • Ottobre 2023 Svizzera: Fr. 12.-

Mercati Privati

Se l’interesse è comune Ricerca

Aziende

Ginevra conquista la quarta dimensione

Sempre più storici, e sempre più micro

Arte

Digitale

Parigi ritorna capitale

Anche il pluralismo è un vero valore

Società

Se anche Pindaro era un dilettante

Sanità

© Wilmotte et Associés

Battere cassa, ma non risolvere




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ISSN 1664-3798

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Sede della Redazione Via Lavizzari 4 6900 Lugano Tel. 091 735 70 00 redazione@eidosmedia.ch Capo redattore

Federico Introzzi · fintrozzi@eidosmedia.ch Redazione

Susanna Cattaneo · scattaneo@eidosmedia.ch Giulio De Biase · gdebiase@eidosmedia.ch Mirta Francesconi · mfrancesconi@eidosmedia.ch Simona Manzione · smanzione@eidosmedia.ch Andrea Petrucci · apetrucci@eidosmedia.ch Emanuele Pizzatti · epizzatti@eidosmedia.ch Maria Antonietta Potsios - mapotsios@eidosmedia.ch Eleonora Valli · evalli@eidosmedia.ch Hanno collaborato a questo numero Ettore Accenti, Achille Barni,

Ignazio Bonoli, Luca Cattaneo, Tiziana Cosso, Simona Galli, Tommaso Migliore, David Mülchi, Frank Pagano, Stelio Pesciallo, Ermenegildo Peverelli, Martino Piccioli, Carlo Secchi, Bozana Sicic Progetto e coordinamento grafico

Veronica Farruggio · grafica@eidosmedia.ch Pubblicità

Coordinamento interno pubblicita@eidosmedia.ch · Tel. 091 735 70 00 Agenzia esterna Claus Winterhalter · winterhalter@ticino.com Coordinamento Produzione

Roberto Musitano · rmusitano@eidosmedia.ch Abbonamenti

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amministrazione@eidosmedia.ch Chiusura redazionale: 18 ottobre 2023


Editoriale

Caro lettore, Al centro di questa nuova edizione, dedicata anche a Sanità e Digitale, un paradosso tutto europeo che tiene letteralmente in ostaggio oltre 400 milioni di persone, gli abitanti del Vecchio Continente, o almeno di alcune delle sue regioni. Quale? L’incomunicabilità tra i bisogni delle famiglie e quelli delle imprese, le une a sostenere un’importante offerta di capitale che non trova un impiego, almeno parzialmente per l’incapacità del sistema finanziario, le altre invece ad alimentare una spasmodica domanda di risorse da investire in nuovi progetti che potrebbero fare la fortuna di intere filiere. La soluzione che va prendendo forma ormai da qualche anno si concretizza in un tuffo nella storia di almeno due millenni: operatori specializzati negli oggi definiti investimenti alternativi, più nello specifico nei mercati privati, ossia tutta quella parte di economia non quotata. Dunque la netta maggioranza. Sono gli investitori privati a potere, e anche dovere, sostenere l’economia reale in questa complessa fase congiunturale, investendo sì capitale, ma soprattutto ‘spendendo’ nelle società investite tempo, risorse e conoscenze. Ancor più fondamentali per il loro sviluppo. Quindi si potrebbe forse concludere: investimenti privati, per un bene comune? Accanto a questo molto altro. Si tratta infatti del numero storicamente dedicato al Digitale, e in questa edizione prendono il largo le tecnologie più recenti, che già guardano alle valute digitali (quelle vere) di domani. Ma se la misura non è mai colma, nelle settimane della corsa ai rincari, anche dei costi della salute, in che stato versa il sistema sanitario elvetico? Se a sopravvivere c’è ancora un annoso problema di Governance, chi decide cosa a fronte delle decine di operatori coinvolti, quali sono le possibili soluzioni oggi percorribili? Intanto una Parigi memore dei fasti napoleonici, pur avendo ormai definitivamente perso l’impero anche africano, riagguanta il titolo di capitale europea dell’arte, siglando una solida partnership con la regina delle fiere del settore.

Federico Introzzi


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sommario /ottobre 2023 Cover Story

p. 24

I Mercati Privati

Il grande universo degli investimenti alternativi vede quali protagonisti i mercati privati, dunque Debt ed Equity. L’interesse è cresciuto esponenzialmente nel corso degli ultimi anni, e la tendenza sembra ormai tracciata. Eppure...

Da sinistra, Marc-Phillipe Davies, Ceo di Kfp, Alessandro Santini, Head of Investment Banking di Ceresio Investors, Marco Bizzozero, Head of International di iCapital, e Ferdinand Dalhuisen, Managing Director di Oddo Bhf Am.

Opinioni

Osservatorio

14 Ettore Accenti. Cosa si nasconde dietro al tormentone di ChatGpt? È davvero la rivoluzione che si dice? 16 Stelio Pesciallo. Prosegue l’epica saga tutta europea per confiscare i beni russi sequestrati. 18 Ignazio Bonoli. Come tassare i coniugi rispetto ai single? Il solito vecchio dibattito bernese che imperversa ormai da anni. Se i cantoni l’hanno risolto, a livello federale sopravvive. 20 Luca Cattaneo. I contributi per le opere di canalizzazione della città di Lugano scoperchiano un problema. 22 Martino Picciolli (in foto). Traghettare le imprese a conduzione di famiglia tra diverse generazioni richiede una buona dose di pianificazione.

93 Sfama. Il mercato svizzero dei fondi. 94 Mercati. Gli Emergenti e le loro infinite promesse, ne verrà mai fuori qualcosa? 96 Tematici. Il vasto mondo dell’oro blu è tutto da scoprire. È il momento. 98 Macro. Ottimo, non sarà recessione; ma che tipo di rallentamento va delineandosi? La questione è molto più che fondamentale. 99 Settori. L’innovazione in ambito sanitario rimane una delle voci più critiche, ma colma di opportunità. 100 Mercati. Come sta evolvendo il rapporto multipli/ utili rispetto alle valutazioni dei singoli titoli? 101 Macro (Fabrizio Biondo, in foto). Il deficit fiscale negli Stati Uniti appare fuori controllo. Ma per quanto?

Economia e Sanità 36 Testimonianze. Acquistare olio d’oliva spagnolo costa meno in Svizzera che non in Spagna. 42 Aziende. La Confederazione è patria di alcune delle fonderie d’oro più importanti al mondo. 44 Analisi. Quali le cause dell’esplosione del costo della salute in Svizzera? Cosa si potrebbe fare? 6 · TM Ottobre 2023

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Curafutura. È probabilmente giunto il momento di chiudere i cantieri di molte riforme sanitarie. Santésuisse. Tutti dovrebbero fare la loro parte nel frenare la corsa della spesa sanitaria. Come? Interpharma. Ad appesantire i costi è la quantità dei farmaci. Phisioswiss. Proposte federali indecenti per la fisioterapia? H+ I problemi ospedalieri.

Eureka e Digitale 55 Editoriale. Il quarto capitolo. 62 Start up. Come può una rivoluzione volare su rotaia? 64 L’esperto. C’è ancora da fare per rendere la Svizzera attrattiva, ma! 66 Lo studente. Arbitrati e mediazioni sono una via d’interesse. 68 Digitale. L’impatto sul marketing della Blockchain quale sarebbe?


Microcomponenti

p. 38

Cinque generazioni di imprenditori, 125 anni di storia e la capacità di selezionare persone e progetti sviluppando le proprie competenze in nuovi settori, in linea con i valori della famiglia. A lato, Mirko Audemars, Ceo di R. Audemars.

Speciale Sanità

p. 47

Non accenna a frenare la corsa dei costi della salute in Svizzera, e il Cantone si conferma tra i più colpiti. Cosa si può fare in concreto? A lato, Raffaele De Rosa, Presidente del Consiglio di Stato del Cantone Ticino.

Speciale Digitale

Questione culturale Gli americani fanno business, come gli italiani fanno pranzo. Un’affermazione che dice molto, ma le differenze non si fermano lì. A lato, Ernesto Sirolli, Ceo del Sirolli Institute di Sacramento.

L’oro del nuovo millennio saranno i dati, o meglio, quelli grandi: i Big Data. Ma quali normative ne regolano il trattamento? A lato, Rosario Imperiali d’Afflitto, avvocato dei dati.

p. 56

p. 74

Il sale della ricerca

Art Basel... a Parigi!

Innovazione, ricerca e sviluppo economico dovrebbero dar vita a un circolo virtuoso di benessere diffuso. L’esempio del Politecnico federale di Losanna. A lato, André Catana, responsabile Unità Startup dell’Epfl.

La sinergia fra le due regine conferma l’attrattiva che la Ville Lumière torna a esercitare sul mercato dell’arte, al via una stagione espositiva ‘capitale’. © Wilmotte & Associés Architectes

p. 106

p. 58 70 Eventi. Inaugurato il nuovo Portale della Scienza del Cern. 76 Sunrise. Tra sfide e opportunità della digitalizzazione: le minacce. 78 Ltcc. Novità nel cuore di Lugano. 80 Arkadia. Una giovane realtà che si posiziona in un nuovo mercato. 82 WebLab. Due imprese, un unico sodalizio per l’interesse del cliente. 84 Security Lab. La Threat Intelligenge quale soluzione finale?

Finanza 86 88 90

Analisi. Il leasing dei beni d’investimento è una reale alternativa. Ia. Finanza collaborativa. Crypto. Nuove valute al via?

Cultura & Società 112 116

Mostre. La luce di Balla e Dorazio. Mostre. I Fauves a Basilea.

Alta Orologeria. Anche i meteoriti acquisiscono le lancette. 120 Eventi. L’Oscar dell’Orologeria. 122 Viaggi. Voli di lusso. 124 Turismo. Viaggi d’autunno. 126 Auto. Maserati, folgorante. 118

Rubriche 8 Appuntamenti 128 Auto Ottobre 2023 TM · 7


sommario digitale /ottobre 2023

Cover story Mercati Privati, l’ultimo baluardo del rendimento? Il grande inganno dell’inflazione.

Economia Tutti gli articoli dedicati all’analisi di temi economici dalle aziende alla consulenza.

Finanza Riflettori accesi su indipendenti, banche e asset management.

Cultura I protagonisti del grande mondo dell’arte, della cultura e del lifestyle.

Opinionisti Le voci degli esperti che accompagnano i lettori con costanza.

Eureka La nuova sezione dedicata all’innovazione, alla tecnologia e al Venture Capital.

Osservatorio La rubrica di approfondimento finanziario si amplia.

Eventi La sezione web-only dedicata a pre e post eventi.

Speciali Due Speciali per approfondire le tematiche del momento: Digitale e Salute.

Hublot Big Bang Tourbillon SR_A By Samuel Ross

La perfetta guida dell’internauta. Un vivace dialogo è iniziato, da un lato Ticino Management cartaceo dall’altro suo fratello minore digitale, l’obiettivo? Che siano sempre più connessi. Tra l’uscita di un’edizione e la successiva tutti gli articoli del cartaceo saranno pubblicati a cadenza regolare, insieme a contenuti studiati appositamente per essere nativamente digitali.


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appuntamenti

di Mirta Francesconi

Un’opera che rivela la chiara influenza dell’esperienza a Palazzo Te sull’arte di Rubens: Achille scoperto tra le figlie di Licomede, olio su tavola, 1630, 107,5 x 145,50 cm, Museo Nacional del Prado.

© Photographic Archive. Museo Nacional del Prado

ponenti imprese portate a compimento dall’artista (fino a 7 gennaio), mentre a Galleria Borghese, dal 14 novembre al 18 febbraio, focus sull’intenso dialogo di Rubens con la scultura: non solo quella antica, attentamente studiata, ma anche la moderna. Palazzo Te Me-Lu, 9-18.30 Fino al 7 gennaio 2024

Mantova Rubens a Palazzo Te. Pittura, trasformazione e libertà A quattro secoli di distanza, Palazzo del Te racconta un momento cruciale dell’evoluzione artistica di Rubens che proprio in queste sale, stimolato dalla splendida dimora suburbana progettata a Mantova da Giulio Romano per l’ozio di Federico II Gonzaga, elaborò quella pittura sontuosa e colta che sublima ispirazione fiamminga e grande scuola italiana, per cui è considerato archetipo della pittura barocca. Pare addirittura che il Maestro fosse solito appropriarsi di disegni giulieschi, o di copie dei suoi assistenti, per utilizzarli come modelli, poi ritoccandoli secondo il suo metodo di studio. Le 52 opere in mostra, 17 del solo Rubens, sono state scelte in funzione del dialogo che riallacciano con i miti e con l’interpretazione che ne diede Giulio Romano nelle varie stanze, creando una rispondenza tra le tele e i motivi decorativi e iconografici del Palazzo. Un itinerario paradigmatico che dimostra quanto le

Nel centenario dalla nascita di Italo Calvino, alle Scuderie del Quirinale una mostra ne illustra l’immaginario favoloso. A destra, Carpaccio, San Giorgio che uccide il drago e quattro scene del suo martirio (dettaglio),1516, olio su tela, 180 x 226 cm, Venezia, Abbazia San Giorgio Maggiore, Benedicti Claustra Onlus. 10 · TM Ottobre 2023

suggestioni rinascimentali elaborate negli anni mantovani e italiani siano continuate, evolvendosi, nella pittura della maturità, fino a trasmettersi nell’eredità intellettuale e artistica lasciata agli allievi. La mostra fa parte del progetto Rubens! La nascita di una pittura europea che, insieme a Palazzo Ducale, sempre a Mantova, e alla Galleria Borghese di Roma, indaga gli esiti del viaggio del pittore fiammingo in Italia, nel primo decennio del Seicento. In particolare, Palazzo Ducale propone un riallestimento incentrato sulla Pala della Santissima Trinità, una delle più im-

Roma Favoloso Calvino Il mondo come opera d’arte Nel centenario della nascita di Italo Calvino, la mostra alle Scuderie del Quirinale illustra l’evoluzione del suo ricchissimo immaginario dagli anni di formazione alla maturità artistica, ai tanti progetti lasciati in sospeso. Pensata come un viaggio attraverso la vita, l’impegno politico e civile, i luoghi e, soprattutto, la produzione letteraria e il metodo di lavoro dello scrittore, raccoglie più di duecento opere tra dipinti, sculture, disegni e illustrazioni di decine di artisti dal Rinascimento a oggi - da Melotti a Klee, da


Berna Kosmos Klee. La Collezione Fokus: Gli Angeli di Klee Principale centro di ricerca al mondo sulla vita e l’opera di Paul Klee, con oltre 4mila opere, dopo una sessantina di esposizioni tematiche il Zentrum Paul Klee ha osato cambiare direzione, introducendo un nuovo concetto espositivo. Una sala permanente per immergersi nel ‘cosmo’ di Klee: vita e opera dell’artista sono rievocate da una mostra che presenta circa 80 suoi lavori, integrati da fotografie, testi e tesori dell’archivio, come la sua collezione di dischi e film (a testimoniarne la grande passione per la musica), accompagnati anche da supporti digitali. Un ibrido fra mostra permanete e dinamica. Fino al 21 gennaio prossimo, il focus stagionale è dedicato alle famose rappresentazioni di angeli, soggetto ricorrente della sua produzione. Non perfetti messaggeri celesti, ma esseri transitori, tra l’esistenza terrena e il mondo dell’aldilà, con tratti molto umani: possono essere smemorati, brutti, infantili o addirittura talvolta diabolici. Zentrum Paul Klee Ma-Do, 10-17 Fino al 21 gennaio 2024

Paul Klee, Angelo, ancora femminile, 1939, gesso su carta preparata su cartone, 41,7 x 29,4 cm, Zpk, Berna.

© Photo: Robert Bayer

Carpaccio a Dürer, da Paolini a Gnoli - codici miniati medievali, arazzi, fotografie e ritratti d’autore e molte prime edizioni. Presenti tutti i temi calviniani: dall’impronta cosmopolita all’apertura internazionale delle ricerche scientifiche, dall’attrazione per la modernità urbana alle proiezioni cosmogoniche suggerite dall’astronomia, senza mai dimenticare gli orizzonti dell’immaginazione fiabesca. Fondamentale il ruolo dell’arte: copertine dei libri (gli amati Klee e Picasso), scritti dedicati a singoli artisti (Carlo Levi, Giorgio de Chirico, Domenico Gnoli, Luigi Serafini, Enrico Baj, Tullio Pericoli e tanti altri), fonte di ispirazione (Fausto Melotti, Giulio Paolini, Saul Steinberg) ma anche, sul versante opposto, opere e installazioni ispirate ai suoi libri, come gli acquerelli di Pedro Cano sulle Città invisibili. Scuderie del Quirinale Tutti i giorni, 10-20 Fino al 4 febbraio 2024

Basilea Da Cézanne a Tillmans Collezione Remixed

Costellazioni insolite, incontri stimolanti e prospettive illuminanti fanno parte della nuova presentazione della Collezione della Fondazione Beyeler. Si apre con paesaggi di Paul Cézanne, Claude Monet, Paul Gauguin e Ferdinand Hodler. Le nature morte di Pablo Picasso, Fernand Léger, Roy Lichtenstein e Wolfgang Tillmans stuzzicano l’appetito. Le opere

Cézanne, Sette bagnanti, 1900 circa, olio su tela, 38 x 46 cm, Beyeler Collection.

di Francis Bacon e Marlene Dumas si sfiorano, le sculture di Alberto Giacometti e Louise Bourgeois dialogano e i dipinti monumentali di Balthus e Neo Rauch si confrontano. La nascita di Ellsworth Kelly, cento anni fa, viene debitamente celebrata in compagnia di Monet, Klee, Picasso, Pollock e Mitchell. In concomitanza con la mostra in corso, Georg Baselitz presenta per la prima volta il suo omaggio a Niko Pirosmani, Il sole tramonta sulla giungla dipinta da Rousseau. Un trait d’union fra le due esposizioni della Fondazione: ed è allora anche l’occasione per scoprire l’enigmatico pittore georgiano, appunto considerato il “Rousseau dell’Est”: in patria artista nazionale, ma ancora scarsamente noto all’estero. Anche se le opere di Pirosmani parlano di un’umanità tanto universale quanto soprannaturale, le sue visioni e intenzioni artistiche sono rimaste inspiegabilmente segrete. A dispetto di leggende e ricerche, poco o nulla si sa dei suoi dipinti, del loro significato, dei loro referenti, modelli, committenti e acquirenti, né è noto dove e quando esattamente furono realizzati. Fondazione Beyeler Lu-Do, 10-18; Me, 10-20; Ve, 10-21 Fino al 2 gennaio 2024 Ottobre 2023 TM · 11


Photo Marlene Burz © Thomas Huber & Skopia / P.-H. Jaccaud / 2023, Pro Litteris, Zurich

A fianco, Thomas Huber, Bellevue, 2022, olio su tela, Collezione privata, Köniz, Svizzera, al MASI, sede LAC.

Lugano Thomas Huber Lago Maggiore

Lugano Thomas Huber On perspective Quella di Thomas Huber è una pratica artistica che sfida la percezione, portando gli spettatori in un mondo onirico e immaginario, che rivela ulteriori strati di realismo al di sotto della superficie apparentemente accessibile. Kromya Art Gallery, in collaborazione con Ditesheim & Maffei Fine Art di Neuchâtel, offre una panoramica sui principali temi trattati nell’ultimo decennio dall’artista svizzero presentandone venti opere iconiche. Un ruolo centrale lo svolge l’architettura: luoghi che, sebbene potenzialmente reali, sono avvolti da un’aura enigmatica che offre una profonda esperienza agli osservatori. La prospettiva, per Huber, non è solo uno strumento di rappresentazione spaziale, ma diventa parte integrante dell’opera, superando la semplice resa visiva. Ma il soggetto può anche essere l’arte stessa: l’atelier dell’artista, quadri nei quadri, cavalletti vuoti accanto ai quali compaiono cumuli di varie dimensioni, che rappresentano il lavoro di ‘scavo’ della creatività. Infine, un richiamo alla mostra del Masi nelle opere che rappresentano l’acqua, con le sue infinite possibilità di riflessione e rivelazione. Kromya Art Gallery Lu/Ma/Gi/Ve, 10-16; Me/Sa su appuntamento Fino al 9 dicembre

A fianco, Thomas Huber, Raum im Raum, 2014, acquerello su carta, 59 x 107,5 cm, alla Kromya Art Gallery. 12 · TM Ottobre 2023

Con il suo progetto “Dawn/Dusk”, Thomas Huber è stato fra i protagonisti dell’apprezzattssima sezione Unlimited di Art Basel 2023 (Galleria Skopia). E, a pieno titolo, lo è della nuova stagione espositiva luganese, con ben due mostre dedicate, dal Museo d’Arte della Svizzera italiana e da Kromya Art Gallery. Due iniziative del tutto autonome, ma complementari nell’offrire un’occasione unica per avvicinarsi a questo artista. Nato a Zurigo nel 1955, dopo una formazione che lo ha portato dalla Kunstgewerbeschule di Basilea al Royal College of Art di Londra e alla Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf, ha vissuto un momento decisivo del suo percorso artistico nel 1984, con l’invito a partecipare alla collettiva “Von hier aus” a Düsseldorf. Da allora, ha ricevuto numerosi premi e incarichi di prestigio. Le sue opere sono oggi esposte in importanti istituzioni e musei in tutto il mondo. Vive e lavora a Berlino.

Celebre per i suoi dipinti di architetture quasi irreali, ricche di mise en abyme e per il suo mondo interiore onirico, Thomas Huber, che vive da tempo a Berlino, da qualche anno ha sentito il bisogno di tornare tra i paesaggi della sua giovinezza, prendendo casa sul confine italo-svizzero vicino a Cannobio. L’impagabile vista sul lago ha ispirato le vedute in mostra, settanta opere tra grandi tele ad olio e acquerelli. Un omaggio alla bellezza e alla semplicità del paesaggio, un invito all’osservazione, alla meditazione e all’elevazione dello spirito. Come un diario visivo, i dipinti della serie Lago Maggiore raccontano le variazioni potenzialmente infinite di uno stesso paesaggio, in cui monti, acqua, cielo e luce sono attraversati dal ritmo naturale delle stagioni e del trascorrere del giorno. Gli spazi costruiti e le architetture irreali lasciano posto alla potenza immaginaria e inafferrabile del lago, catturato in un momento e in un luogo specifici. In questo senso, molti dipinti portano il titolo del giorno di creazione e rivelano l’approccio quasi scientifico dell’artista. Ne nasce un’indagine che si inserisce tra gli esempi illustri della storia dell’arte che hanno dato vita a cicli specifici, come Claude Monet, Paul Cézanne o Ferdinand Hodler. MASI Lugano - Sede LAC Ma/Me/Ve,11-18; Gi, 11-20; Sa/Do e festivi, 10-18 Fino al 28 gennaio 2024


Sono le piccole cose che contano di più. Nuova Volvo EX30 completamente elettrica. Il nostro SUV più piccolo di sempre ti conquista per i suoi interni in pregiati materiali riciclati, l’impronta di CO2 ridotta e gli innovativi sistemi di assistenza. Spesso la vera grandezza è nelle piccole cose. volvocars.ch/EX30

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opinioni /l’esperto di tecnologia

ChatGpt... ci risiamo! Nulla di nuovo sotto il sole. L’attuale senso di smarrimento e preoccupazione nei confronti dell’ennesima recente tecnologia non è che una nuova tappa di una vecchia storia.

P

er uno come il sottoscritto che di tecnologia scrive da quando era in terza media è veramente stupefacente constatare come il comportamento umano sia sempre lo stesso! Le tappe di questo lungo viaggio sono state molte: ho vissuto la nascita dell’informatica, ammirato quei maestosi e terrificanti computer della prima era,

l’arrivo dei semiconduttori, la realizzazione del primo microprocessore, l’era del personal computer, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e recentemente il computer quantistico super veloce. Mancava proprio ChatGpt per completare questo scenario e il miliardo di perplessità che sta creando, senza che ci sia praticamente nulla di nuovo di cui dissertare.

Il suo utilizzo Il contesto. Una differenza fondamentale per l’utilizzo di ChatGpt rispetto ad altri sistemi consiste nella capacità che ha di memorizzare il contesto in cui si sta operando. In breve, se si stanno ponendo domande di geografia, quel contesto (‘geografia’) è preso in considerazione dalla chat. Questo rende importante un dialogo continuo con domande che non modifichino il contesto. Questa memorizzazione ha un limite dimensionale che dipende dalla dimensione delle domande e che ho verificato in qualcosa come una cinquantina di domande della lunghezza intorno ai cento caratteri. In sintesi, più brevi sono le domande in un contesto e più a lungo si può conversare con la Chat in quel contesto. Traduzioni. ChatGpt risulta molto abile nel tradurre testi, ma in modo diverso dal traduttore di Google, pure ottimo, e da quello di Microsoft. Utilizzando un metodo probabilistico, cioè in pratica copiando frasi già tradotte da altri, risulta al 90% più appropriato dei metodi classici basati su sintassi. Gli errori, se ci sono, pur rari, possono essere catastrofici ed è quindi opportuno verificare. A volte, per testi importanti, è opportuno paragonare due traduzioni realizzate con altri sistemi e, comunque, occorre avere una buona conoscenza della lingua target. Direi che ChatGpt è un formidabile strumento per i traduttori umani nativi della lingua target. Mentre si sussurra di una loro ormai imminente sparizione, dovrebbe semplificarne il lavoro, e spingerne la produttività! L’originalità dell’opera. Non mi risulta siano stati creati programmi per rilevare se un’opera è originale o generata da ChatGpt, ma è senz’altro possibile. La stessa Amazon ha già inserito nel suo sistema la domanda se l’opera sia stata ‘costruita’ con un software di tal genere. Al pari di altri sistemi automatici, non tiene conto di sfumature culturali, fa errori ripetitivi, ha delle proprie caratteristiche che la contraddistinguono, per cui creare pubblicazioni con testi completamente generati automaticamente è sicuramente un rischio. Inizia l’epoca della ‘chattologia’ un qualcosa di simile alla ‘grafologia’ che studia i vari aspetti della scrittura e riesce a individuare a chi appartiene una certa scrittura.

14 · TM Ottobre 2023

Ettore Accenti, esperto di tecnologia. Blog: http://bit.ly/1qZ9SeK

Si può dire che anche in questo caso sia probabilmente stato tra i primi a testare questa chat, appena resasi pubblica con enormi vantaggi per l’attività di maturo scrittore di articoli e libri tecnologici. Qual è stato il primo e principale vantaggio? Un risparmio di tempo! Nel redigere i miei testi spesso ricorrevo a Google per trovare dati: per esempio se a un certo punto citavo Albert Einstein e volevo indicarne data di nascita e di morte li cercavo su Google search il quale mi tirava fuori i soliti mille link, tra i quali Wikipedia, che aprivo, leggevo alcune righe e ne riportavo i dati; totale, operazione da 2 a 4 minuti. A dipendenza della complessità del dato, il tempo perso sarebbe invece facilmente lievitato ad almeno 10-20 minuti. Con ChatGpt è sufficiente digitare “dati anagrafici Albert Einstein”, ed ecco l’immediata risposta: Albert Einstein (1879-1955) è stato un fisico teorico tedesco, meglio conosciuto per la sua teoria della relatività, specialmente l’equazione E=mc2, che ha avuto un profondo impatto sulla fisica moderna. È nato il 14 marzo 1879 a Ulm, nel Regno del Württemberg nell’Impero tedesco, e morì il 18 aprile 1955 a Princeton, nel New Jersey, Usa. Tempo un secondo. Già solo questo convince della sua utilità. Chiaro che ChatGpt può fare ben di più, ma non ha assolutamente nulla di nuovo e nulla di meraviglioso dal punto di vista tecnologico. Tutto è dovuto solo all’aumentata velocità di calcolo dei computer e all’aumentata capacità dell’informatica di creare algoritmi sempre più


complessi, in sintesi si deve tutto alla vecchia Legge di Moore che l’omonimo Gordon individuò nel 1965: “tutto raddoppia ogni due anni!”. ChatGpt riesce a pescare in un oceano di dati quelli che corrispondono alla domanda in nanosecondi. Tutto qui! Il percorso non è diverso da quanto succede con gli iPhone che milioni di persone possiedono e che si sono evoluti con quella legge dall’iPhone 4.0 all’iPhone 15 di oggi e nessuno se ne meraviglia. Va sottolineato come tutto era e rimane saldamente prevedibile, come altrettanto prevedibile è a che punto sarà questa tecnologia nell’anno 2030 o nell’anno 2050 anzi, si può già affermare con un semplice calcolo che nell’anno 2050 il numero di transistor contenibili in un iPhone 35 saranno esattamente quanti le sinapsi del cervello umano: un milione di miliardi! E qui bisogna tornare alla strana sindrome della razza umana dovuta a quell’innata paura per le cose nuove, che non si comprendono, e che quindi si è portati a diffidarne da una parte o a idolatrarle quasi fossero magiche dall’altra. In una trasmissione della Cnn, una decina di anni fa, il presentatore dimostrava davanti a un ampio pubblico la ‘meraviglia’ di un robottino che rispondeva alle domande del pubblico: le persone pronunciavano una domanda, ad esempio “che tempo farà domani?” e il robottino si girava verso l’interlocutore e rispondeva. Così per decine di domande. A sorprendere davvero sarebbe dovuta essere la meraviglia di come il pubblico, e lo stesso presentatore, fossero volati tra le stelle per quella evidente non meraviglia. L’unica novità era quel robottino con un sensore che determinando la direzione del suono, girava la testa verso quel suono. Nessuno dei presenti considerava che, se avessero posto quelle stesse domande a Siri, dell’iPhone che avevano in tasca, avrebbero avuto identiche risposte. Ma l’antropomorfismo dell’oggetto parlante impressionava tutti! E pensare che da oltre 40 anni robot molto più complessi costruiscono le auto di uso quotidiano. Venendo però a questo strumento, che da una parte agevola per certe sue utilità e dall’altra può far paura, posso solo suggerire che è un utile e comodo strumento collaborativo il cui uso non va demonizzato, ma che va spiegato soprattutto e a partire dai più giovani. La storia si ripete, quando si comin-

Come funziona Si basa sulla capacità di generare con estrema velocità risposte in base a una gigantesca quantità di informazioni. Il complesso programma di Ia che opera su questa montagna di dati è stato addestrato (Deep Learning) con un sistema basato su un meccanismo che pesa le parole in quel preciso contesto. Nel tempo OpenAi, che l’ha creato, ha raggiunto un elevato livello di prestazione tanto da poterlo mettere a disposizione del pubblico e dell’industria, ben sapendo che comunque non è perfetto, ma con un’accettabile percentuale di errori. L’addestramento si basa attualmente su dati presenti fino al gennaio 2022 e continuerà nel futuro con l’aggiunta di nuovi dati e maggiori affinamenti del software. La missione dichiarata di OpenAi è: Garantire che dell’intelligenza artificiale generale (Agi) ne benefici l’umanità. L’Agi si riferisce a sistemi altamente autonomi che superano gli umani nella maggior parte delle attività economicamente di valore. Nota dell’autore. In questa mission qui riportata dall’originale, un po’ presuntuosa, si dà per scontato che vi sia una corrispondenza tra intelligenza artificiale informatica e intelligenza umana e questo crea le vuote discussioni che si sentono da ogni parte sulla fine del cervello umano. Per fare un parallelo, si è come all’inizio del secolo 19esimo quando con l’invenzione del motore si diceva che avrebbe superato le capacità della muscolatura umana. Era assolutamente vero, ma non c’entrava nulla con ‘l’umanità’, anzi, le si è affiancato e ora con i motori si va sulla Luna… cosa altrimenti impossibile! L’Ia e la sua ChatGpt, da noi creata, ci affianca e fra non molto io riuscirò a parlare direttamente con una cinese senza conoscere una parola della sua lingua e se quella cinese sarà una graziosa ragazza dovrò smettere subito per non finire graffiato dalla mia gelosissima metà… l’Ia proseguirebbe invece serena!

ciarono a collegare le città con le strade ferrate (leggasi ferrovie) i primi incidenti portarono alla stesura di regole per la loro sicurezza. Con l’aumento delle auto in circolazione si introdussero i semafori, con l’avvento dei primi computer per calcolare le traiettorie dei proiettili se ne sfruttarono le capacità per amministrare le aziende, con l’erronea denominazione di “Intelligenza Artificiale” del 1956 se ne immaginò l’impiego al posto del cervello, il che non è ancora avvenuto.

Con la diffusione del personal computer degli anni Ottanta si paventava molto concretamente la fine dell’ingegneria; con la recente estensione della pervasiva informatica con super computer, super algoritmi ecc. si discute, come prima, sui rischi e sulle opportunità: nulla di nuovo sotto le stelle! Bisogna continuare a credere nell’intelligenza umana, quella vera, che saprà sempre darsi delle regole e sfruttare ogni suo manufatto, dal fuoco 100mila anni fa a ChatGpt, oggi! Ottobre 2023 TM · 15


opinioni/il consulente legale

Illecite pretese di confisca L’Ue sta studiando artifizi giuridici per procedere a confiscare gli averi russi privati e statali sequestrati, in spregio non solo del principio di immunità, ma anche dello Stato di diritto.

S

econdo la Nzz, la Banca centrale russa nel suo rapporto relativo all’anno 2022 ha dichiarato che all’incirca il 50% delle sue riserve valutarie internazionali sono stati bloccati all’estero. Un importo ragguardevole se si considera che per la fine del 2022 l’importo complessivo di queste riserve ammontava a circa 580 miliardi di dollari. È questo l’effetto delle sanzioni emanate da alcuni Paesi occidentali, tra cui la Svizzera, su ‘invito’ del governo statunitense, forte anche in questo frangente della posizione della valuta americana nella sua funzione di moneta di riserva prevalente nei rapporti internazionali. Un’arma formidabile per portare pregiudizio a Paesi non graditi e per obbligare altri Stati ad applicare le medesime misure, pena l’adozione di analoghe misure di ritorsione. In un precedente contributo avevo affrontato la tematica del blocco decretato dalla gran parte dei Paesi occidentali (tra cui, malauguratamente, la Svizzera) su averi di privati cittadini di nazionalità russa e di società aventi sede in Russia dimostrando la mancanza di basi giuridiche e la loro illiceità, venendo a mancare non soltanto la prova ma qualsivoglia indizio di provento di reato, il che avrebbe comunque reso impossibile la loro susseguente confisca. Si metteva quindi in rilievo con preoccupazione che esponenti politici e governativi (anche in Svizzera) non escludono di forzare i limiti legali per poter confiscare gli averi sequestrati. Analogo discorso, seppur basato su diversi presupposti di legge, deve essere fatto per i fondi bloccati della Banca centrale russa. È un principio assodato del diritto internazionale che gli averi di proprietà di uno Stato godono dell’immunità e non possono di conseguenza fare 16 · TM Ottobre 2023

oggetto di misure di blocco e confisca. Ciò nonostante questo principio viene costantemente violato su sollecitazione del governo americano, forte appunto della posizione ancora rivestita dal dollaro quale moneta di riserva nel commercio internazionale. E anche qui preoccupa la posizione che sembrano assumere i poteri governativi occidentali che con artifici giuridici cercano di svalutare il principio dell’immunità a rischio di una sua non applicazione in futuro anche nei confronti di altri Stati e di loro stessi. Mentre il governo svizzero, dimentico dei principi di neutralità e di quelli di uno Stato di diritto, è attendista e dichiara per bocca del suo ministro responsabile che è centrale una procedura comune, lasciando aperta la prospettiva di seguire quello che dovessero decidere l’Unione europea e gli Usa, l’Ue ha formulato delle ipotesi sulla possibilità di confiscare se non gli averi bloccati in quanto tali, almeno i proventi derivanti dal loro impiego in prestiti obbligazionari al fine di destinarli al governo di Kiev. La confisca di proventi derivanti da investimenti in corso non sarebbe giuridicamente prospettabile in quanto la Banca centrale russa avrebbe diritto non solo al valore nominale della somma investita, ma anche agli interessi prodotti. Secondo l’artifizio giuridico proposto, invece, una volta che le obbligazioni dovessero venire a scadenza, il controvalore accreditato in conto potrebbe essere reinvestito questa volta in obbligazioni statali a scadenza annuale non più in favore del legittimo proprietario ma di chi ha operato il blocco. Ciò renderebbe possibile ricavarvi un interesse di almeno il 2,6%. Gli stessi guru giuridici dell’Ue sottolineano comunque che, una volta decadute le sanzioni, la Banca Centrale russa

Stelio Pesciallo, avvocato e notaio presso lo Studio 1896, Lugano.

avrebbe di principio diritto a liberamente disporre degli averi bloccati. Tutte queste sono ipotesi di lavoro che faticano a trovare la via di una proposta formale da sottoporre ai Paesi membri. Molti dubbi suscitano anche l’idea di inventare una sorta di ‘imposta’ sugli averi bloccati, anche qui in spregio non solo del principio di immunità, ma anche dei principi di uno Stato di diritto. Per quello che si sa, molti dubbi sul procedimento abbozzato vengono avanzati dalla Banca centrale europea e da alcuni Paesi membri, consci dei rischi insiti nella prospettiva tracciata di confisca, soprattutto in considerazione del pericoloso precedente che si verrebbe a creare e che in futuro potrebbe ripercuotersi su loro. Sul fronte delle misure da adottare sugli averi sequestrati di persone private, fisiche e giuridiche, gli organi dell’Ue cercherebbero di introdurre nel catalogo delle norme penali fattispecie relative alla criminalità organizzata che abbasserebbero il livello di punibilità fino a eliminarlo quasi del tutto e a introdurre la punibilità di chi si renda responsabile dello sviamento delle sanzioni. Oggetto di discussione sarebbe anche l’idea di potere confiscare, nell’ambito di una supposta lotta alla criminalità organizzata, patrimoni difficilmente riconducibili a reati penali. Sono tutte proposte chiaramente condizionate dal livore antirusso ancora in voga nelle cancellerie occidentali e sono un segno preoccupante di quanto in basso siano scaduti i principi di legalità e di proporzionalità in molti politici e rappresentanti governativi eletti o non eletti.


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opinioni/l’economista

Matrimonio penalizzato La Confederazione non è ancora riuscita a risolvere il problema della tassazione dei doppi redditi. E forse non lo sarà nemmeno con questo ultimo tentativo.

S

toricamente, in Svizzera, l’imposta sul reddito si basa sul principio della tassazione della famiglia, considerata come una comunità di reddito e di consumo e viene tassata globalmente in quanto entità economica. È evidente il riferimento alla famiglia agricola, in cui il contributo di donna e figli era molto importante. Sul piano fiscale tale principio, o meglio la sua applicazione, comporta alcune conseguenze ancora oggi, in cui anche la donna, cioè la moglie di una coppia regolarmente sposata, spesso svolge una propria attività. In questo caso il reddito dei due coniugi viene addizionato. Tutte le leggi fiscali cantonali prevedono alleggerimenti delle imposte, tramite sgravi per le coppie sposate. Alcuni applicano (Ticino compreso) due aliquote differenziate per coppie e persone sole o il sistema dello ‘splitting’, tassando il doppio reddito con un’aliquota ampiamente inferiore. Da notare che le coppie che vivono in partenariato registrato beneficiano pure delle riduzioni per le coppie sposate. A livello federale non è però ancora risolto il problema della tassazione di due redditi prodotti da un solo nucleo. E questo benché già nel 1984 il Tribunale federale avesse affrontato la cosiddetta “penalizzazione del matrimonio”. Nella scorsa sessione autunnale, il Parlamento federale ha incluso nel programma di legislatura 2019 – 2023 l’adozione di un messaggio sull’introduzione della tassazione individuale. Quindi, il Consiglio federale ne ha definito i parametri fondamentali, che presenterà nel marzo 2024. Il messaggio fungerà da controprogetto all’iniziativa Per un’imposizione individuale a prescindere dallo stato civile. Questi parametri sono essenzialmente: 18 · TM Ottobre 2023

le coppie di coniugi saranno tassate separatamente; la deduzione per i figli passa da 6 a 12mila franchi per figlio; nessuna deduzione speciale per economie domestiche di una sola persona, o per coniugi con reddito unico o un secondo reddito basso; riduzione delle aliquote per redditi medio - bassi e leggero aumento per redditi molto elevati. L’obiettivo è consentire un effetto di sgravio più omogeneo sulle classi di reddito attenuando lo sgravio che verrebbe concesso alle coppie sposate. Il Consiglio federale è anche disposto ad accettare una minore entrata fiscale di circa 1 miliardo di franchi, di cui il 78,8%

«Nella scorsa sessione autunnale, il Parlamento ha incluso nel programma di legislatura l’adozione di un messaggio sull’introduzione della tassazione individuale. Quindi, il Consiglio federale ne ha definito i parametri fondamentali, che presenterà nel marzo 2024» a carico della Confederazione e il 21,2% a carico dei cantoni. La legge prevede, infatti, di estendere il sistema anche ai cantoni. Difficile dire con quali impatti. La complessità della materia e anche la soluzione proposta non fanno, però, l’unanimità. Al punto che il Gruppo del Centro ha lanciato un’ulteriore iniziativa: Sì a imposte federali eque anche per i coniugi – Basta con la discriminazione del matrimonio. Questo perché, per esempio, le famiglie con un solo reddito potrebbero dover sopportare un aggravio di oltre 2mila franchi per la sola imposta federale

Ignazio Bonoli, economista.

rispetto alle coppie non sposate. D’altro canto, mentre la sinistra non potrà accettare una diminuzione di un miliardo di gettito, i cantoni sono contrari a lasciarsi imporre vincoli da parte di Berna, oltretutto su un tema che molti hanno già risolto. Non va dimenticato che una riforma fiscale ha generalmente effetti concreti anche in altri settori. Per esempio sui ruoli dei coniugi nelle famiglie, sulle pari opportunità fra uomo e donna, sul ruolo delle donne nel mercato del lavoro. Circa quest’ultimo punto si sperava che la legge potesse favorire l’accesso delle donne sposate al mercato del lavoro. Ma non sarà sempre così. Infatti, se probabilmente almeno la metà dei contribuenti otterranno uno sgravio, per le famiglie oggi monoreddito non cambierà nulla. Così come per le coppie in cui un partner guadagna poco e l’altro molto. Per queste coppie la situazione odierna è molto vantaggiosa. Nella consultazione si citava anche un possibile sgravio per famiglie con un solo reddito, ma la proposta non è stata prevista dal Consiglio federale. Queste famiglie potrebbero dover contare su aumenti di imposta, anche se con figli a carico, le relative deduzioni verrebbero in pratica ridotte della metà, non potendole dedurre da un reddito che non c’è. In sostanza, la comunità famigliare non conterebbe più nulla per il fisco, cosa che il Tribunale federale aveva già considerato contrario alla Costituzione. Da allora molte cose sono cambiate, specie in caso di divorzio. Se infatti ogni coniuge dovrà provvedere da solo al proprio sostentamento, sarà anche un contribuente per la nuova tassazione del reddito.


La prima generazione genera ricchezza, la seconda la gestisce, la terza studia storia dell’arte e la quarta va in rovina.

Rothschild Partnership Agreement (1810), Archivo Rothschild

Così recita una delle citazioni più celebri di Otto von Bismarck. La corretta gestione e conservazione del patrimonio di famiglia nell’arco di diverse generazioni richiede un bagaglio di esperienze e conoscenze molto articolate. La lungimiranza e l’apertura a queste tematiche da parte della famiglia stessa sono qualità indispensabili al mantenimento del patrimonio nel tempo. L’errore più grande che si può commettere è infatti quello di non pianificare correttamente il passaggio della ricchezza alla generazione successiva.

Una famiglia incredibilmente armoniosa I beni di famiglia sono spesso causa di litigi tra familiari. La soluzione è impostare una family governance. Ciò richiede uno spirito di apertura e un coinvolgimento nel dialogo da parte di tutti i componenti della famiglia. Sfide interne ed esterne Il patrimonio di una famiglia viene spesso identificato con le risorse investibili. Tuttavia, questa è solo una parte (a volte nemmeno la più importante) degli attivi patrimoniali effettivi. Ai fini di una pianificazione finanziaria strategica e a lungo termine, è importante tenere presente la visione d’insieme: ad esempio, molte famiglie sono composte da imprenditori e possiedono quindi una o più aziende, alle quali si aggiungono immobili, soluzioni previdenziali private e altri beni materiali come opere d’arte, imbarcazioni o automobili. Le sfide più grandi relative all’evoluzione del patrimonio spesso non sono di natura finanziaria o politica, ma sono piuttosto inerenti alle relazioni interpersonali o agli eventi che hanno luogo all’interno della famiglia. Ne sono esempi la malattia o la morte di un familiare, i conflitti interni o il trasferimento di domicilio. Tutte queste situazioni possono modificare le esigenze dei familiari e hanno grandi conseguenze sulla strutturazione a lungo termine e la conservazione del patrimonio per le generazioni future. Cosa serve in concreto Una pianificazione patrimoniale di successo per un’intera famiglia si basa, in primo luogo, sul fatto che ogni familiare venga coinvolto e sia aperto ad abbracciare il processo. Questo richiede un confronto su tutti gli argomenti rilevanti connessi al patrimonio e la disponibilità ad affrontare anche tematiche delicate. Questo scambio di vedute deve includere, ad esempio, la discussione sui ruoli dei vari familiari, l’analisi di possibili conflitti nonché la definizione congiunta di obiettivi e aspettative riguardo al patrimonio e al suo utilizzo.

Per facilitare questo processo molte famiglie scelgono di affidarsi a strutture che hanno esperienza con il concetto di family banking. Una banca privata che accompagna le famiglie in questo percorso dispone di esperti in temi quali la family governance, la strutturazione del patrimonio, la filantropia, la fiscalità internazionale, la consulenza aziendale, i finanziamenti, la strategia finanziaria e l’implementazione degli investimenti. Sono necessarie empatia e passione Il referente principale della banca privata deve instaurare un rapporto di fiducia stretto con tutti i membri della famiglia. Ciò diventa particolarmente necessario nel caso, ad esempio, di un servizio di pianificazione successoria. In questo contesto il consulente può assumere una sorta di ruolo di moderatore. La sua esperienza e la sua visione obiettiva e neutrale consentono di orientare le discussioni verso degli obiettivi concreti. Una buona dose di empatia è fondamentale per un buon esito del processo. Sono necessarie evidentemente abilità analitiche e una buona capacità di comunicazione dato che spesso le persone che ricevono la consulenza sanno bene quali sono i loro obiettivi, ma hanno difficoltà a concretizzarli. Si tratta quindi di elaborare congiuntamente un piano globale relativo ai beni di famiglia in un processo opportunamente equilibrato. Chi lo predispone e lo realizza correttamente deve essere certo che la soluzione proposta includa tutti gli aspetti importanti, tenga conto delle diverse esigenze dei familiari e crei così le condizioni adatte per una pianificazione patrimoniale fruttuosa e sostenibile. Solo in questo modo è possibile confutare la citazione di Otto von Bismarck, in modo che anche la terza o la quarta generazione possano godere e accrescere ulteriormente il patrimonio creato.

In cerca di empatia e professionalità?


opinioni/lo studio legale

Contributi senza scadenza La procedura di prelievo dei contributi per opere di canalizzazione a Lugano rivela diverse criticità della Legge d’applicazione della legge federale contro l’inquinamento delle acque.

È

il tema che negli ultimi mesi a Lugano ha dato adito ad animate discussioni (e non solo tra i banchi della politica). Parliamo della decisione del Municipio cittadino di procedere a un prelievo generalizzato dei contributi provvisori di canalizzazione per un introito (o recupero, a dipendenza dei punti di vista) per le casse del Comune di oltre 117 milioni di franchi. Tale decisione ha colto di sorpresa molti proprietari fondiari, che a fine estate si sono ritrovati nella buca delle lettere un avviso di ritiro di raccomandata riferito al calcolo di un inaspettato contributo da loro dovuto al Comune. In realtà il prelievo di tale imposizione non è poi così sorprendente, posto che il tema dei contributi di canalizzazione è stato ampiamente dibattuto negli ultimi anni in Consiglio comunale ed è pure stato ripreso dagli organi di stampa. Ciò non toglie che alcuni interrogativi si pongano tuttora (a maggior ragione per chi non ha mai sentito nominare prima la cosiddetta Lalia), in particolare per quanto attiene agli aspetti temporali legati al prelievo. Giusta l’art. 96 della Legge cantonale di applicazione della Legge federale contro l’inquinamento delle acque (nota appunto con l’acronimo Lalia), il Comune deve riscuotere dai proprietari il pagamento dei contributi di costruzione per l’esecuzione degli impianti comunali di canalizzazione e depurazione delle acque (da un minimo del 60% a un massimo dell’80% dei costi sostenuti dall’ente pubblico per l’edificazione delle canalizzazioni). Ne consegue, con ogni evidenza, che non rientra nel potere di apprezzamento del Comune di decidere se procedere o meno al prelievo dei contributi per opere di canalizzazione: il Comune deve farlo. 20 · TM Ottobre 2023

Vi è però tutt’altra (in)certezza quanto alle modalità e alle tempistiche del prelievo. La legge cantonale non fissa infatti alcuna limitazione temporale con riguardo al prelievo di contributi provvisori di costruzione di opere di canalizzazione (ossia quella tipologia di contributo ora prelevata dal Comune di Lugano e che si distingue da quella dei contributi definitivi da conguagliare dall’ente pubblico alla fine dell’edificazione delle canalizzazioni). Anzi, questi contributi possono essere prelevati anche a più riprese nel tempo ed è quello che il Municipio di Lugano sta facendo ora, con la difficoltà ulteriore di volerlo fare in maniera generalizzata per tutto il territorio del Comune. Un’operazione tutt’altro che evidente (sia in termini giuridici che contabili), considerato che alcune parti del territorio luganese costituivano prima del 2013 delle entità comunali a sé, che a suo tempo avevano già prelevato anch’esse i propri contributi. Per dirla in maniera molto semplice e poco giuridica, il Comune di Lugano sta facendo tabula rasa del passato (beninteso considerando i pagamenti già effettuati dai proprietari fondiari), uniformando il prelievo con l’intento di avere finalmente un’unità (e forse anche un controllo) sulla situazione dei contributi Lalia. Ed è qui che sorgono i problemi e dove la legge non è di aiuto, tanto da creare quell’eccezione giuridica (in un ambito già poco noto e non di facile comprensione) che può sorprendere il cittadino-proprietario, che - giustamente - si chiede per quale ragione debba essere tenuto a pagare nel 2023 dei contributi per opere di canalizzazione eseguite magari già negli anni ’70 del secolo scorso. Ebbene sì, i contributi provvisori previsti dalla Lalia non sottostanno ad alcuna prescrizione

Luca Cattaneo, avvocato e notaio, studio legale Barchi Nicoli Trisconi Gianini, Lugano e Bellinzona.

o perenzione e possono essere prelevati anche a distanza di decenni. Ciò è stato confermato chiaramente anche dalla giurisprudenza (cantonale e del Tribunale federale), secondo cui il proprietario di un immobile non può pretendere di ignorare che un giorno o l’altro sarà chiamato a versare i contributi per indennizzare i costi sostenuti dall’ente pubblico per la costruzione delle canalizzazioni. Tale principio è sicuramente condivisibile, ma nel contempo è corretto - da parte dell’ente pubblico - porre a carico dell’attuale e ultimo proprietario (perché così è previsto dalla legge) l’onere del pagamento di un contributo per opere di canalizzazione eseguite decenni or sono e di cui hanno goduto per anni anche dei precedenti proprietari che nel frattempo hanno venduto l’immobile? È corretto - sempre da parte di un Comune - attendere un adeguamento favorevole delle stime immobiliari per prelevare un contributo più alto (visto che l’ammontare della tassa è legato a tale criterio)? Questi sono solo alcuni interrogativi che si pongono in ragione dell’assenza (voluta?) di una limitazione temporale del diritto al prelievo dei contributi Lalia. È infatti l’inarrestabile correre stesso del tempo a comportare l’incertezza; con il tempo che passa, è inevitabile che le cose cambino ed è ecco perché, di norma, nel diritto si conosce l’istituto della prescrizione. Forse anche la Lalia ha bisogno di approcciarsi maggiormente a tale concetto, perché i tempi sono cambiati, sia per le finanze pubbliche che per quelle dei cittadini.



opinioni/imprese di famiglia

Tramandare con successo Una sana pianificazione e condizioni quadro favorevoli alla continuità d’impresa sono essenziali per garantire impieghi e indotto su più generazioni, a beneficio di tutto il territorio.

D

a trent’anni a questa parte le imposte sugli utili pagate dalle imprese in Svizzera sono sestuplicate e, da sole, hanno permesso di finanziare praticamente tutto l’ampliamento delle prestazioni sociali. Se solo pochi decenni fa generavano un terzo delle entrate dell’imposta federale diretta, oggi superano in termini assoluti quelle sul reddito pagate dalle persone fisiche. Attraverso varie riforme dell’imposizione delle imprese, la Svizzera ha messo in campo una politica che ha ridotto il carico fiscale - tra l’altro anche delle famiglie - attirando nuove realtà imprenditoriali e aumentando così le proprie entrate. Insomma, una storia di successo e invidiabile. Anche i cittadini hanno confermato in più occasioni di voler uno Stato attrattivo, capace di mantenere sul proprio territorio imprese e impieghi e di continuare ad attirarne altri. A tutti i livelli istituzionali, le riforme tributarie degli ultimi vent’anni si sono tradotte sistematicamente in aumenti di entrate dello Stato e non riduzioni. Il duplice obiettivo di attirare nuove imprese e mantenere sul territorio quelle esistenti è riuscito. Per garantire impieghi e indotto a lungo termine, c’è però una terza dimensione della competitività: la continuazione delle imprese familiari durante il delicato momento della successione. Questo passaggio è ricco di incognite, soprattutto se non preparato in anticipo o se, per vari motivi, sopraggiunge in modo inatteso. Si stima che a livello svizzero siano circa 3.400 le realtà imprenditoriali che ogni anno si trovano confrontate con un passaggio generazionale. I temi che si pongono sono molti: la nuova generazione è interessata a riprendere l’operatività dell’impresa? 22 · TM Ottobre 2023

Vede il suo ruolo a livello direttivo o preferisce mantenere solo la proprietà? Come regolare il passaggio in caso più fratelli e cugini? Quale impatto fiscale comporta una successione al di fuori dei discendenti diretti? Cosa fare in caso di assenza di testamento? Senza risposte chiare, la continuità dell’impresa è in pericolo e con essa i posti di lavoro, il know-how e l’indotto per tutto il territorio. Ogni anno sono molte le realtà che non sopravvivono la delicata fase del cambiamento generazionale. Le imprese familiari hanno anche un legame forte con il territorio e un forte rispetto per la storia dell’azienda e quanto fatto dai propri predecessori. Il territorio è il luogo in cui i titolari hanno i propri legami affettivi e in cui le nuove generazioni crescono, si formano e considerano ‘casa’. Quindi, una successione interna alla famiglia, se vi sono le condizioni base (volontà e capacità dei successori), è anche nell’interesse del territorio che la ospita, che ha maggiori chance di non veder partire il centro decisionale dell’azienda e l’attaccamento verso altri cantoni o paesi. La potenziale perdita è rilevante. Solo in Ticino, secondo le più recenti cifre dell’Osservatorio sulle imprese di famiglia della Svizzera italiana (Aif-Supsi) le realtà di famiglia forniscono lavoro a oltre 83.200 collaboratori e generano ricavi per circa 17,7 miliardi di franchi. Esse generano ulteriore valore anche attraverso investimenti stimati a circa 6,5 miliardi, mediamente ogni anno poco meno di 1 milione per ogni azienda. Di fronte a queste cifre negli ultimi mesi la politica è intenta a migliorare le condizioni quadro. A livello cantonale si trova sui tavoli del Gran Consiglio la riforma tributaria che tra i suoi pilastri ha la ne-

Martino Piccioli, Presidente dell’Associazione delle Imprese Familiari (AIF) Ticino.

cessità di facilitare le successioni aziendali e aggiornarle al contesto moderno. Attraverso lo sgravio fiscale per successioni che non avvengono tra discendenti diretti, si vogliono migliorare quei frequenti casi in cui l’azienda viene trasferita ‘in diagonale’ (p.es.: a nipoti non consanguinei, altri parenti per affinità, concubini) ciò che attualmente è sinonimo di una tassazione al 41% in Ticino, contro un 27% della media svizzera. A livello federale è in discussione una riforma del diritto ereditario che permetterebbe di garantire in forma snella il passaggio generazionale in caso di assenza di testamento. Si confiderebbe ai giudici il potere di attribuire l’impresa a un erede e impone al contempo dei termini di pagamento verso gli altri discendenti. Per giudicare il progetto, all’inizio di una fase parlamentare incerta e piuttosto lunga, è troppo presto. Come spesso, determinanti saranno i dettagli. È però un fatto positivo che la politica si interessi alla competitività delle imprese di famiglia, spesso attive sul territorio da varie generazioni. È altresì importante ricordare che la successione rimane delicata, una sfida esistenziale che nessuna politica, misura o legge potrà mai risolvere ‘su misura’ per noi imprenditori. Condizioni quadro favorevoli e lungimiranti sono la base per uno stato che si vuole competitivo a livello internazionale, ma una pianificazione anticipata, accurata e calibrata sulla singola realtà resta una condizione fondamentale per un passaggio generazionale di successo a beneficio di tutto il territorio.


Romeo e Giulietta

Les Ballets de Monte-Carlo Tra le più prestigiose manifestazioni artistiche del Principato di Monaco, Les Ballets de Monte-Carlo torna al LAC con Romeo e Giulietta, una coreografia elegante e asciutta in cui la forza della musica di Prokof’ev si unisce ad un impeccabile corpo di ballo di cinquanta elementi.

21/22.11.23

Ma/Me, ore 20:30 LAC, Sala Teatro

LAC Lugano Arte e Cultura

Prevendita e calendario completo su www.luganolac.ch


cover/finanza

a cura di Federico Introzzi

Bene comune, interesse privato I mercati privati sono ormai anni che attirano un crescente interesse, ma soprattutto da parte di una sempre più ampia varietà di investitori, non più solo istituzionali. I bei tempi delle agognate Ipo sono trascorsi, le imprese non sono più interessate a quotarsi, ma ben disposte nel dialogare con potenziali investitori privati. Quali sono i pro e i contro di questa asset class? È davvero possibile conciliare benessere della società, con l’interesse degli investitori?

T

anto sfuggenti e impalpabili, quanto concreti e tangibili. È il mondo degli investimenti alternativi, o meglio, quello dei Private Market. Sicuramente curioso è che all’interno della stessa definizione possano convivere la solida concretezza di materie prime e infrastrutture, unitamente a tutte le altre forme di investimenti per l’appunto ‘alternativi’, a partire dal vasto universo del non quotato. Per certi versi, e a ben vedere, una somiglianza è forse possibile trovarla: l’estrema illiquidità dei mercati privati può nel corso del tempo assumere una qualche sfumatura di tangibilità? Si tratta del resto di investimenti altrettanto reali e concreti, quali le Pmi del manifatturiero europeo, start up altamente innovative del BioTech, spinoff ad esempio dei politecnici federali svizzeri, per arrivare alle grandi Maison 24 · TM Ottobre 2023

della moda e dell’orologiero. In una parola: alternativi. Se all’interno dell’attuale breve parentesi sono davvero considerati tali, una possibile aggiunta all’interno di un portafoglio bilanciato e con una buona redditività, almeno sulla carta e a patto di non trovarsi nel 2022, sino a pochi mesi fa gli alternativi, nell’epoca dell’epica caccia ‘al rendimento’ in presenza di tassi d’interesse nominali pesantemente negativi, erano una scelta autoimposta, come lo erano stati per centinaia d’anni. A eccezione infatti di una fase della storia antica, limitata e circoscritta anche geograficamente, i possibili investimenti si erano sempre concretizzati negli attuali sbrigativamente definiti alternativi, dunque immobili per i più ambiziosi, castelli e tenute, mentre materie prime per i più scaltri e timorati, metalli rari e preziosi.

In questo non fanno eccezione nemmeno oggi i Paesi emergenti, Cina e India in testa, con un ruolo chiave ricoperto ancora da case e terre, o molti Sviluppati, nel caso dell’immobiliare. Segno forse che anche la più ingegnerizzata ed eterea forma di finanza necessiti ogni tanto di almeno un po’ di tangibile concretezza? Ma a proposito di quella fase limitata e circoscritta, romana ed europea, prima repubblicana e poi imperiale. Nonostante nel corso dei secoli, dalla sua fondazione, Roma avesse sviluppato anche per necessità e contingenza una forma estremamente evoluta di sistema economico e finanziario, i beni d’investimento che la tradizione imponeva ai ceti più alti erano proprio alternativi, ma tra questi quelli con marginalità e rendimento inferiori. Dunque, buona parte del patrimonio di un senatore doveva essere in immobili,


principalmente in patria e all’estero, a compensare una seconda ‘asset class’ oggi discutibile, ma all’epoca diffusissima, gli schiavi, di gran lunga più remunerativi ma quindi anche molto costosi. Non deve dunque sorprendere che nel corso del tempo molti nobili fossero ‘decaduti’, o avessero redditi e patrimoni appena sufficienti per mantenere un seggio in senato (tra questi lo stesso Giulio Cesare, della più nobile delle discendenze), dove invece iniziarono ad abbondare noti esponenti del ceto medio, dunque mercanti e in epoca imperiale nobiltà ‘barbara’. Cosa aveva di così rivoluzionario il ceto medio? Molto semplicemente la possibilità di accedere a forme d’investimento più remunerative e più difficilmente tassabili, dunque azionario e obbligazionario, quotato e non quotato, tra queste attività produttive e commercio, trasporto marittimo e servizi. Il portafoglio di un senatore era dunque a tutti gli effetti al riparo da eventuali pressioni inflative, o almeno in teoria, ma soffriva di forte illiquidità, che nelle fasi più tormentate della storia romana collimava con gravi crisi di liquidità. Allo stesso tempo era però anche soggetto a imposte e tributi che nelle fasi turbolente restavano una concreta alternativa per rimpinguare celermente le casse dello Stato, per quanto, e ne va dato atto, patrizi e senatori in più di un’occasione contribuirono alle esigenze di Roma con forme di tassazione spontanea, organizzandosi per raccogliere le risorse necessarie all’emergenza del momento. È in occasione di tali circostanze che nacque ad esempio il concetto moderno di ‘società per azioni’, durante le Guerre Puniche. Emergenza monetaria. Nel corso dell’ultimo decennio, sull’onda lunga della Crisi del 2008, con svariati trilioni di dollari di titoli a rendimento nominale negativo, l’interesse per il mondo alternativo si era fatto forte come mai prima. Evitando gli eccessi, era improbabile discuterne dal tabaccaio, l’asset class si era ritagliata un ruolo chiave nel garantire un minimo di rendimento ai portafogli, non solo più sofisticati. «I mercati privati hanno storicamente sovraperformato quelli pubblici; allo stato attuale le azioni quotate sono scambiate a valutazioni elevate, almeno rispetto alle medie di lungo periodo, e si trovano confrontate con tensioni a livello di utili e di una restrizione monetaria ancora tutta da metabolizzare. Tra il 2001 e

L’epopea di Roma

■ 218 a.C. ■ 133 a.C. ■ 44 a.C. ■ 14 d.C. ■ Dopo il 14 d.C. ■ 115-117 d.C.

Materie prime: ● Oro ● Zolfo ● Argento ● Carbone ● Rame ● Piombo ● Legname ● Stagno ● Ferro

La dry powder dei fondi Private globali Risorse non investite per tipologia di fondi (in trl usd)

2022 vs. 2017–21 avga .

3.7 3.1 3.2 2.3

2.5

2.0

0.6

0.9

1.1 1.2 1.2 1.1 1.1 1.1

2005 06 07 08 9 Quota Buyout (% tot)

1.4 1.4 1.5

1.7

■ Altri ■ Distressed Pe ■ Secondari ■ Prestiti diretti ■ Infrastrutture ■ Growth ■ Immobiliare ■ Venture capital

62% 55% 25% 13% 45% 57% 9% 105%

■ Buyout Total

20% 39%

10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22

44 44 43 42 41 40 37 35 34 35 36 35 36 36 35 33 29 29

Fonte: Bain&Company 2023

il 2022 l’indice globale Private Equity di Cambridge Associates ha garantito rendimenti annui superiori al 13%, rispetto a un ben più modesto 5,8 per le azioni quotate globali, e anche nei prossimi anni è prevedibile che continueranno a sovraperformare i titoli pubblici. All’interno di un portafoglio ben diversificato possono raggiungere un’esposizione del 20%, con ulteriori opportunità tutte da cogliere in fasi di mercato particolarmente volatili», esordisce così Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management. Voltata pagina nei mesi dell’emergenza inflativa, quanto è cambiato lo scenario per il segmento a fronte del rapido inasprirsi della politica monetaria in tutte le principali macroregioni? «La domanda da un trilione di dollari è per quanto tempo i tassi rimarranno sugli attuali livelli, con tutti gli indicatori che lasciano presagire un chiaro ‘più in alto, e più a lungo’, sia nel caso della Fed, sia per la Bce. Ci sono pochi motivi che potrebbero spingere a un cambio di rotta imminente o repentino, dunque gli investitori non dovrebbero attendersi alcun taglio dei tassi entro 12

Nonostante l’espansione dei territori soggetti a Roma, spesso il patrimonio dei sanatori rimaneva ancorato all’Italia, con diversi problemi in termini di redditività. L’interesse per gli investimenti alternativi corre da anni, tanto da non riuscire a tenere il passo degli investimenti.

mesi, agendo di conseguenza a livello di portafoglio e asset allocation. È in ogni caso improbabile si possa tornare, anche in futuro, alla situazione dello scorso decennio», rileva Geoffroy Troesch, Head of Investment Management Private Markets di Union Bancaire Privée (Ubp). Più in alto, e più a lungo. Ma quanto? Tra il luglio 2022 e il settembre 2023 la Bce ha alzato i tassi di riferimento di 400 bp, portandoli al 4%, analogamente alla Fed, e all’orizzonte non ci sono segnali particolarmente concilianti, e questo non tarderà ad avere un impatto sul mondo produttivo. «La buona notizia è che i tassi dovrebbero aver finalmente raggiunto il loro picco. La corsa del prezzo del deOttobre 2023 TM · 25


«Rispetto alle strategie pubbliche, il credito privato ha sempre offerto rendimenti maggiori per una semplice ragione: i gestori sono in grado di ottenere protezione dai ribassi, grazie a un’ampia e particolareggiata due diligence dei potenziali mutuatari, e covenant interessanti» Marco Bizzozero, Head of International di iCapital

L’industria del Private Equity Le principali preoccupazioni degli operatori di settore nel 2023 per regione Recessione globale Saturazione del mercato e scarsità di opportunità

49%

27% 27%

Pressioni al ribasso causate dalla normalizzazione delle valutazioni delle imprese

23% 21%

Pressioni politiche, e tematiche fiscali

27%

33%

27% 27%

11%

Geopolitica

45%

33% 18%

Rischi legati alla cybersicurezza ■ America

51%

36% 33%

27%

0% ■ Europa e Medio Oriente

■ Asia e Pacifico

Fonte: E&Y 2023

Questione di interessi Andamento dei tassi d’interesse reali per regione (in %) 10

5

0

–5

–10 1991

94

97

00

03 Usa

06

09

12

15

18

21 22

Eurozona

Fonte: Fed, Ihs Markit

Per quanto almeno in apparenza i rendimenti delle asset class più tradizionali si siano riportati su livelli più accettabili, l’apparenza si limita in termini nominali. Da un punto di vista reale il problema resta, da qui il costante interesse verso quegli investimenti che in termini di rendimento resistono, gli alternativi. Ma quali sono le principali preoccupazioni degli operatori? 26 · TM Ottobre 2023

naro non è però indolore nemmeno per gli operatori dei Private Market, andati rapidamente aumentando negli ultimi anni. Visti gli interessi zero il costo del loro finanziamento era particolarmente contenuto, e questo consentiva di fare molta leva nelle operazioni impiegando relativamente poco capitale proprio; oggi è molto diverso e i rapporti si stanno invertendo. Da un precedente 60/40, ora è il capitale proprio a coprire il 60% del

costo dell’operazione, il che costituisce un ritorno alla normalità. Ciononostante il mercato non si è fermato, continua a esserci interesse, e gli operatori stanno continuando a lavorare, indice che non fosse solo una necessità del momento, ma un trend strutturale», chiarisce Alessandro Santini, Executive Board Member ed Head of Corporate & Investment banking di Ceresio Investors, oltre che responsabile di Ceresio Private Market, struttura d’investimento nel settore. Guardando al segmento più rischioso i riflessi non hanno tardato a palesarsi, anche nel caso dei leader di settore, e nelle industrie più promettenti. «Le difficoltà si registrano sia in termini di raccolta che di valutazioni azionarie nel Venture Capital. Rispetto all’anno precedente le start up europee nel primo trimestre 2023 hanno raccolto appena 10,6 miliardi di dollari, con un calo del 66% sull’anno precedente, analogamente alle valutazioni che hanno corretto sino al -60%, tra le maggiormente impattate le start up a crescita più elevata nel 2022, sostenute dunque da flussi di cassa o profitti lordi poco solidi. Nonostante le difficoltà delle stime, stando ai dati del SaaS, rispetto al picco del 2020 di 19,4 volte il fatturato, le valutazioni nel Vc sono scese ora a 7,8. Nei mercati privati, invece, scendono ulteriormente a 4,7x Ev rispetto al fatturato», commenta Marc-Phillipe Davies, Ceo di Key Family Partners (Kfp). Nel più lungo termine cosa è dunque lecito attendersi, più in generale, dall’intero segmento? «In termini di valutazioni sono due le leve d’azione, la prima interna, e derivante dall’abilità del management, ossia la generazione di flussi di cassa stabili e crescita del business, l’altra più esogena, il costo del capitale utilizzato per attualizzare tali flussi, determinata dal ciclo a livello micro e macro. Negli ultimi decenni entrambe hanno lavorato all’unisono, il costo è diminuito, e le imprese hanno ottenuto buoni risultati. Nei prossimi anni è però probabile che le aziende dovranno fare maggior affidamento sulle proprie capacità, e meno sulla macroeconomia, non è dunque irragionevole aspettarsi un calo delle performance, il che è un paradosso. Mentre le valutazioni si adegueranno è probabile si assisterà a un rimbalzo delle performance a partire dalle annate 2023, mantenere la cui diversificazione è fondamentale in termini di portafoglio», nota il responsabile di Ubp.


Il rubinetto è chiuso. Il brusco ina-

sprirsi del quadro monetario, specie nel Vecchio Continente, non è privo di conseguenze molto pratiche sul tessuto produttivo per la struttura stessa sui generis del mercato del credito. «Veniamo da una fase storica profondamente anomala che dovrebbe essersi chiusa. La bolla era avere i tassi negativi, ora stiamo tornando a una normalità che sta però già impattando le Pmi. Per loro natura sono storicamente sottocapitalizzate, e non generano profitti straordinari, ma buoni flussi di cassa che le consentono di rimanere sane. Il poco patrimonio le ha sempre spinte a rivolgersi al credito bancario per finanziare la propria attività che è arrivato a coprire sino al 90% del fabbisogno. Il repentino cambio di passo pone oggi qualche incertezza, come largamente previsto», chiarisce l’esperto di Ceresio Investors. È pur vero si tratti di una tendenza, quella delle banche, iniziata già da tempo e che è ben poco imputabile a fattori squisitamente monetari. «La ritirata delle banche dal credito rivolto alle Pmi va accelerando dal post 2008, prevalentemente quale risultato dell’inasprirsi del quadro normativo di riferimento, e dei requisiti di capitalizzazione. Basilea III ha ad esempio aumentato ulteriormente l’importo minimo di attività liquide da accantonare sul totale dei crediti erogati in particolare alle Pmi. Si stima che il credito bancario in poco più di un decennio si sia contratto di oltre 2 trilioni di dollari in Europa, con prima Brexit e ora le Banche Centrali che hanno esacerbato un contesto già complicato di suo», rileva Marco Bizzozero, Head of International di iCapital. L’irrobustirsi di tale dinamica pone il Vecchio Continente innanzi a quello che a tutti gli effetti è un paradosso, e nemmeno troppo celato. «Una delle poche cose a non mancare in Europa è il risparmio, la propensione delle famiglie a generarlo è tra le più alte al mondo, e non sanno cosa farne. Al tempo stesso le Pmi europee sono tra quelle che ne avrebbero maggior bisogno. Nonostante i passi in avanti, ad esempio nel caso delle Start up, gli Stati dovrebbero approvare sgravi fiscali molto più importanti per tutti i privati che decidano di investire nel capitale delle Pmi, da un lato per compensarne l’illiquidità dall’altro per le esternalità positive generate a beneficio dell’intera collettività, e non dovrebbero essere provvedimenti spot o una tantum, ma strutturali. Una so-

«L’Europa negli ultimi anni ha fatto bene, avvicinandosi agli Stati Uniti in questo ambito decisivo per lo sviluppo delle imprese. Non bisogna dimenticare che nel rivolgersi agli investitori privati questi possano mettere a disposizione delle imprese investite conoscenze e network» Alessandro Santini, Head of Corporate Advisory & Investment Banking di Ceresio Investors

Operazioni in uscita

Perché gli alternativi

N. di operazioni di Pmi svizzere nel 2022

Le ragioni alla base dell’investimento 75% Diversificazione

19%

Reduce portfolio volatility

22%

75 23%

8%

■ Germania ■ Olanda ■ Regno Unito ■ Italia ■ Francia ■ Spagna ■ Resto Europa ■ Resto Mondo Fonte: Deloitte 2023

Alto rendim. assoluto Bassa correlazione

Anti inflazione

8% 4% 5%

0%

Fonte di rendim. stabile

11%

Alto rend. agg. per il rischio

50% 25%

Private equity Hedge fund

Private credit Immobiliare

Infrastrutture

Materie prime

Fonte: Cibc Am

Interesse per la Svizzera N. di M&A annue che coinvolgono le Pmi svizzere 231 52

233 216 55

176 54

75

191 61

81

104

2013

201

203

60

52

70

81

48

69

80

74

61

71

2014

2015

2016

2017

■ Svizzera su Svizzera

196

60

75

97

98

69

76

71

2020

2021

2022

187

53

46

84

72

70

59

2018

2019

■ In entrata

244

■ In uscita

Fonte: Reuters, Refinitiv

luzione che andrebbe a tamponare l’altro problema, il forte calo d’interesse rispetto alle Ipo», mette in evidenza Santini. Le alternative. Alla cronica mancanza di capitali le soluzioni non mancherebbero, proprio a fronte dell’immenso risparmio disponibile, eppure per un qualche disallineamento astrale sono decenni che le soluzioni latitano. Dunque? «È ormai acclarato che le imprese restino sempre più a lungo private, o che

La piccola Svizzera è spesso al centro di interesse per acquisizioni da parte di fondi e società estere, dal resto d’Europa, ma anche in direzione opposta, Pmi svizzere guardano con interesse ai mercati limitrofi, per allargare il proprio raggio di attività. Le M&A tra società non troppo grandi sono una parte importante delle attività degli operatori dei mercati privati. Ma perché investirvi? Ottobre 2023 TM · 27


«Nei mercati dei capitali si è verificato un grosso cambiamento culturale. Al di là della perdita d’interesse per le Ipo, le imprese che decidono di fare il grande passo sono molto più vecchie di un tempo. Molte delle più interessanti si sono invece chiamate fuori del tutto» Peter Singlehurst, Head of the Private Companies Team di Baillie Gifford

L’Asset under Management globale Quota per asset class (sx, trl) e sui rendimenti totali (dx, mld) in usd 47 65 109 98 128 36 11% 10 15% 6 14% 13 18% 6 7 21% 22% 4 7 9 19 29 20 6 5 21% 5 22% 17% -14 24% 17% 4 15% 8 14 19 11 20 16 7% 16 12% 11 15% 6 13% -15 12% 5 12% 14 15 12 10 6 49% 18

34% 7 -1 37% 5 22 17

30% -11 29% 3 26% 32

29

33

22% -13 21% 9 25% 10% 10 12% 12 15% 16 21 24 31 10 6 4 2005 2010 2015 2021 2022 2027e

133

180 12

31% 42

260 7

41% 73

376

40% 103

386

46% 172

470 6

12

9

50%

55%

193

258 26% 4 24% 7 23% 3 19% 35 18% 43 59 71 -4 68 1 15% 6% 72 14 9% 14 12% 11% 16 30 5 41 -7 10% 3 9% 34% 38 44 22% 24% 6 19% -7 17% 14% 4 46 -1 56 43 70 65 0 67 3% 11 3% 15 4% 12 6% -4 6% 6 6% 2005

2010

2015

2021

2022

2027e

■ Alternativi ■ Asset sofisticati (emerging, small/mid cap, High Yield...) ■ Soluzioni, Ldi, bilanciati ■ Attività Core (bond gov, large cap, strutturati...) ■ Asset passivi ■ Cagr (%)

Fonte: Bcg Global Am 2023

Liquidi ma quanto? Progettare un portafoglio d’investimento multi-asset che preveda sin dal principio la presenza di una quota più o meno significativa di alternativi, e dunque anche Private Market, può non essere la più agevole delle operazioni. «In questo senso è particolarmente utile muovere da view macroeconomiche considerate credibili, si tratta infatti di un’asset class particolarmente sensibile alle fasi del ciclo economico. È vero che l’illiquidità offra un premio, ma la sua entità dipende molto dal punto d’ingresso, e di conseguenza dall’annata. Altrettanto importante, più che nei mercati pubblici, la dispersione del rendimento tra i fondi è molto pronunciata, anche di decine di punti percentuali», nota l’esperto di Natixis. Se anche elementi comuni impattano sia mercati pubblici che privati, questo non per forza ha la stessa rilevanza. «Considerata la dimensione di lungo periodo che tali investimenti presentano, il market timing non dovrebbe assumere un ruolo eccessivo, diversamente la diversificazione. È opportuno impiegare fondi diversi per settore, area geografica, gestore, strategia... Un ruolo importante l’assume anche l’annata che permette di esporsi a varie opportunità e condizioni di mercato, per mitigare la variabilità delle performance», rileva il Cio di Ubs. Un ruolo altrettanto critico, trattandosi di posizioni fortemente illiquide, l’assume proprio la liquidità e dunque la sua gestione. «Sono molti i meccanismi di liquidità che possono essere incorporati da un portafoglio, ad esempio le finestre di uscita, o il prevedere l’investimento anche in fondi secondari, con un effetto di appiattimento della J-curve. Si può però rafforzarla ulteriormente ricorrendo a forme di coinvestimento e arbitraggio, ad esempio rispetto ai periodi di apertura e chiusura dei singoli fondi», conclude Gawer.

28 · TM Ottobre 2023

ricorrano comunque a debito al di fuori dei mercati pubblici, e che nella maggior parte dei casi anche laddove possibile evitino la quotazione. Da qui il ruolo decisivo che private debt ed equity possono ricoprire in termini di diversificazione di portafoglio. È altrettanto chiaro che il numero di aziende statunitensi investite da Private Equity sia più che quintuplicato in un ventennio, mentre il numero di quelle quotate sia fortemente diminuito, da 6.917 nel 2000 a 4.266 nel 2019. I risultati di uno studio inglese mostrano inoltre i molti vantaggi che una proprietà private porti all’azienda anche in periodi di forti tensioni di mercato, a vantaggio dunque del rendimento dei fondi di Private Equity», chiosa il Cio di Ubs. Che sia pubblico o privato in Europa un problema continua però a sopravvivere, come mostrano chiaramente i dati. «Le 25 milioni di Pmi europee rappresentano oltre il 99% del totale delle imprese ivi insediate, da sole valgono oltre la metà del Pil della regione e danno lavoro a quasi 100 milioni di persone. La stessa Commissione Europea ha più volte evidenziato che l’accesso ai capitali sia uno dei problemi più urgenti da risolvere, essendogli sostanzialmente precluso anche l’accesso al mercato obbligazionario, il che le espone ulteriormente alle dinamiche del settore bancario. Il mercato del credito privato è cresciuto globalmente a un buon ritmo, e il Vecchio Continente non fa eccezione, ciononostante degli 1,5 trilioni di asset gestiti nel 2022 solo 400 miliardi erano in Europa», rileva Bizzozero. Ma a cosa è dovuta tutta questa apparentemente inspiegabile ritrosia verso il Go public? «Il Private Equity è decisamente più dinamico e attrattivo, specie per i più piccoli. Nonostante quanto sostengano molti, sotto i 500 milioni di capitalizzazione è difficile la Borsa possa essere la soluzione, a meno di non avere già una strategia consolidata di crescita accelerata. In molti casi l’unico beneficio è in termini di visibilità, ma pagata a caro prezzo, rispetto alla facilità con cui un’impresa promettente e scalpitante potrebbe raccogliere sui mercati privati.

È in capo alla netta minoranza dell’esposizione agli investimenti alternativi, la generazione della maggior parte dei rendimenti dell’industria finanziaria.


«La maggior selettività delle banche costringe le Pmi a rivolgersi agli investitori privati, ben contenti di intervenire ma a un costo molto più alto. Se nel lungo non è sostenibile, nell’immediato le consegna nelle mani delle più grandi, il cui costo del debito è più contenuto» Geoffroy Troesch, Head of Investment Management – Private Markets di Ubp

Il peso dei mercati privati Gestito e rendimento degli investimenti alternativi (trl, mld usd) AuM globale per segmento (trl)

4

7

9

19

20

29

8

5 5

5

5

4 6 6

4 6 6

4 7 7

21

19

16

27 28

42

21

31 24

28

25

23

21

42

4.0 5.7 9.6

47

36

43

103

45

3

172

193

258

3

3

4 32

49

22

15

26

31

29

2022–2027 Cagr (%)

5

2.1

22

3.1 6.4

11

9.9

12 46

4.7

4

9 12

3.2 39

73 3

10.1

24

26

Rendimento per segmento (mld) 2022–2027 Cagr (%)

in %

4

in %

Molte recenti Ipo mostrano infatti che se il titolo non scambia, perché l’azienda non attira l’interesse degli investitori, nei fatti è illiquida al pari che in precedenza», prosegue l’esperto di Ceresio Investors. In chiave di più lungo termine i movimenti sono interni allo stesso settore, con una variazione importante della sua architettura. Un altro dato da non sottovalutare. «Il settore sta vivendo una lunga fase di consolidamento, con operazioni di M&A tra fondi continue, fenomeno che proseguirà. Il fatto che raccogliere fondi diventi più impegnativo, spinge gli operatori a diversificare le proprie competenze per poter offrire agli investitori una più ampia gamma di strategie. Nei prossimi anni il numero di gestori di piccole e medie dimensioni diminuirà, e la vera differenza la faranno le realtà specializzate in nicchie di mercato, con ottime performance e una base di investitori già fidelizzati. Parimenti, l’aumento delle dimensioni spingerà a focalizzarsi su aziende target più grandi, che potrebbero finire con lo scarseggiare, ponendo nuovi problemi», evidenzia Troesch. Se una tendenza di mercato ha spinto alcune Case a concentrarsi su una maggiore offerta, è però vero anche il contrario, e qualcosa è successo. «L’industria è in molti casi andata a specializzarsi su settori specifici, intuendo che sarà lì, e nella componente non quotata, a crearsi molto valore nei prossimi anni. Sono nati così molti fondi privati tematici, concentrati su megatrend strutturali, ma guidati da gestori esperti di Private Equity, di grande esperienza e fama. Si tratta dell’anello di congiunzione tra grandi rendimenti per gli investitori di oggi e bisogno di capitale delle imprese di domani», mette in evidenza Ferdinand Dalhuisen, Managing Director Private Equity di Oddo Bhf Am. L’attuale fase congiunturale è andata a inserirsi in una fase più ampia che nell’arco di un decennio, specie in Europa, ha visto molti nodi venire al pettine. «Il succedersi di crisi e problemi di diversa natura hanno nei fatti già portato a una scrematura nel tessuto economico, le Pmi sopravvissute nella maggior parte dei casi sono sufficientemente robuste da sopravvivere a una breve parentesi di tassi d’interesse più alti. Il mercato europeo oggi seppur ancora indietro, è molto più vicino a quello statunitense di quanto non fosse pochi anni fa, e sono disponibili molte più alternative anche di

58

50

0.1 1.8

29

9.0

2005 2010 2015 2021 2022 2027e 2005 2010 2015 2021 2022 2027e ■ Liquidi alternativi ■ Materie prime ■ Infrastrutture ■ Private debt ■ Hedge fund ■ Immobiliare ■ Private equity

9.4

Fonte: Bcg Global Am 23

L’Asset under Management globale Crescita delle masse (in %) e marginalità netta (in bp) Crescita AuM, 2022–2027e (%) Fixed 15 income Fixed-income Etf pass. Equity Etf 12 Infrastrutture Passive Fixed-income equity Private debt specialties 9 Solutions Bilanciati Commodities 6 Real estate Liquidi alternativi 3 Equity specialties Ldi 0 Strutturati Merc. Equity core Fixedmonetario income core –3 0 50 100

Private equity Fondi di fondi di Private Eq. Hedge fund Fondi di hedge fund 150

200 Margine netto (bp)

■ Attività core ■ Alternativi ■ Prodotti passivi (non Etf) ■ Asset sofisticati ■ Soluzioni, Ldi ■ Etf AuM 2022 stimato in 1 trl usd Fonte: Bcg Global Am

finanziamento che possono tamponare le carenze bancarie. Il settore si è attrezzato, ha sviluppato le competenze necessarie, si sta consolidando, ed è pronto a sostenere le imprese che a loro volta sono molto più disponibili a dialogare con investitori privati di quanto non lo fossero un paio di generazioni fa», riflette Santini. Questione di costi. Il settore ha dunque fatto tesoro della magica fase degli interessi negativi per strutturarsi, e get-

La marginalità che gli investimenti alternativi riescono a esprimere, anche al netto delle operazioni andate a buon fine, rimane del tutto straordinaria, e senza eguali rispetto alle altre asset class. Da qui la costanza dell’interesse da parte degli investitori, sempre meno specializzati. Gli equilibri dell’industria vanno anche rapidamente evolvendo. Ottobre 2023 TM · 29


«L’industria è andata a specializzarsi su settori specifici, intuendo che sarà lì, e nella componente non quotata, a crearsi valore nei prossimi anni. Sono nati così molti fondi privati tematici. L’anello di congiunzione tra rendimenti per gli investitori di oggi e bisogni delle imprese di domani» Ferdinand Dalhuisen, Managing Director Private Equity di Oddo Bhf Am

L’industria del Private Equity europeo Equilibri finanziari e operazioni condotte dagli operatori (in mld eur) 170

146 130

131 114 110 103 97 84

83

100 91

85 75 58 60 56 44 48414149 26

61 57 55

21

40 26 29

08 010 012 014 016 018 020 022 2 2 2 2 2 2 2

20

15 15

45 474345 45 3735 36 37 33 26 25 21

08 010 012 014 016 018 020 022 008 010 012 014 016 018 020 022 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2

20

■ Fundraising

■ Investimenti

■ Disinvestimenti

Fonte: Invest Europe, Edc

L’industria del Private Equity europeo Andamento del fundraising per tipo di fondo (in mld eur)

170.3 7.3 8.5

114.5 96.6

82.7

84.1

6.8

6.8

60.8 25.9

7.1

5.7 10.4

7.3 11.6

23.9

2009

2010

2011

21.2 6.2

2008

5.7 5.9

40.1

65.9

28.5

44.1

57.0

■ Venture Capital

2013

8.3

7.8

38.0

62.7

5.5 10.9

7.4 18.2

6.8 25.9

10.1

110.9

72.7

68.3

80.9

68.4

77.0

33.5

5.2

2014

■ Buyout

11.0

54.7

17.8

2012

5.3 7.4

102.9

130.8 110.4

20.7

6.7

9.1

10.3

12.6

16.7

16.0

20.3

23.0

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

2022

■ Growth

■ Mezzanino

■ Generalista

Fonte: Invest Europe, Edc

L’Europa si conferma essere una regione particolarmente vivace da un punto di vista di mercato, avendo recuperato molto e in fretta anche rispetto agli Stati Uniti, ma ancora di dimensioni troppo contenute rispetto alle esigenze delle imprese. I numeri sul tavolo sono imponenti, ma la restrizione del credito bancario solleva una certa urgenza nello sbloccare la situazione d’insieme. 30 · TM Ottobre 2023

tare solide fondamenta con cui oggi può guardare con serenità agli sviluppi di mercato, facendo la sua parte per il benessere delle società avanzate. Non per questo mancano però i problemi. «Tassi più alti, e valutazioni più basse rendono le operazioni di rifinanziamento tutte in salita. La più pronunciata selettività delle banche costringe le Pmi a rivolgersi altrove, agli investitori privati, ben contenti di intervenire ma a un costo molto più

alto, dunque con 600/800 bp in aggiunta al Sofr o equivalente. Se nel lungo periodo non è certo sostenibile, nell’immediato le consegna nelle mani delle più grandi, il cui costo del debito è molto più contenuto, pronte ad acquisirle a sconto. Il tasso d’insolvenza dei fondi maggiori resta contenuto, il che significa che il servizio del debito è assicurato, ma ciò va a scapito dei progetti di crescita; ad esempio negli Stati Uniti le risorse destinate agli investitori sono raddoppiate in un biennio. È una fase di aggiustamento, in cui a prevalere è la prudenza», rileva l’esperto di Ubp. Accortezze e prudenza come quelle richieste agli operatori di settore. «Le strategie d’investimento sono già state riviste: una disciplina più rigorosa nell’impiego del capitale, ipotesi di espansione dei multipli più conservative, e una particolare attenzione sulla creazione di valore alla base dei rendimenti sono già realtà. Questo segnala un’evoluzione chiara dell’industria, che fa molto meno affidamento sull’ingegneria finanziaria quale fonte di rendimento rispetto alle origini. Anche la leva applicata, ad esempio nelle operazioni di buyout negli Stati Uniti è molto più contenuta e sfiora il 50%, e potrebbe ulteriormente scendere, e/o il costo del debito potrebbe essere coperto mediante swap tra flussi a tasso variabile e fisso», chiosa Guglielmin. Un’inversione di rotta decisa, dettata dalle circostanze più che non da una diversa consapevolezza del mercato, ma che contribuisce nello stabilizzarlo ulteriormente. «Solo tre anni fa si trovavano casi di leva sino al 70%, che all’attuale costo sarebbe davvero difficile ripagare. Usando più capitale proprio il rendimento inevitabilmente si abbassa, e ci vuole dunque più tempo per rientrare dell’investimento, ma si crea anche minor stress finanziario, che si confronta con la lungimiranza di molti investitori disponibili a ragionare sul lungo periodo, rinunciando nell’immediato a qualcosa. Tra questi rientrato spesso i Family Office e i club deal, disposti a versare personalmente il capitale», nota l’esperto del Ceresio. Tra Debt ed Equity. Nello specifico, venendo a qualche numero, quando si parla di mercati privati ora della fine di cosa si sta teorizzando? Lo scontro tra investitori retail e istituzionali, quanto pesa sull’asset class? «I numeri in campo sono dei più notevoli, e danno una vaga idea della rilevanza di questa tematica. Se-


condo Bain&Company nel 2022 gli investitori retail detenevano globalmente patrimoni pari a 140-150 trilioni di dollari, rispetto ai 135-145 trilioni gestiti dagli istituzionali. Si stima però che nel caso dei primi le strategie alternative pesino per meno del 5% del patrimonio investibile, spesso per ragioni storiche. Il processo d’investimento è sempre stato macchinoso, non c’è mai stata una particolare alfabetizzazione in materia, l’investimento minimo era molto elevato, e soprattutto l’accesso ai gestori molto limitato», chiarisce il responsabile di iCapital. Il viaggio dei mercati privati arriva da lontano, ed è stato particolarmente lungo e accidentato, ma gode ormai di buona notorietà, con un interesse andato maturando nell’ultimo decennio. «Nell’arco di mezzo secolo il panorama del Private Equity è evoluto radicalmente, e oltre ogni previsione. È un settore finalmente maturo, in cui non mancano le sfide normative, ma in termini di trasparenza e professionalità il miglioramento c’è stato, e si vede. Negli ultimi anni l’interesse espresso dagli investitori è stato logicamente trainato dalla mancanza cronica di rendimenti nei mercati pubblici, e la ricerca di alternative percorribili ha aperto questa nuova fase, che ci aspettiamo sia in ambito azionario che obbligazionario prosegua», sottolinea Davies. Pur stando all’interno di una dimensione Equity e di aree geografiche o settoriali ristrette, le differenze sono però delle più sostanziali, con squilibri ben maggiori rispetto ai mercati pubblici, da qui una certa prudenza, e l’indispensabile competenza verso la materia trattata. «Sono le dislocazioni di mercato a offrire buoni punti d’ingresso. Tuttavia seppur i multipli di valutazione settoriali si siano sostanzialmente fermati nel 2022, la loro dispersione rimane elevata. Le società più esposte a dinamiche recessive, e che non sono riuscite a trasferire i rincari ai clienti, hanno visto una contrazione a livello di valutazioni, diversamente dalle più forti e resilienti che hanno mantenuto valutazioni a premio. Elevata dispersione e dislocazioni di mercato sempre possibili consegnano a gestori e investitori opportunità preziose», nota il Cio di Ubs. Analogamente il reddito fisso, seppur confrontato ad altre dinamiche e pressioni. «Rispetto alle strategie pubbliche, il credito privato ha sempre offerto rendimenti maggiori per una semplice ragione:

«A patto di saperli gestire, gli alternativi richiedono un lavoro preparatorio importante, nel nostro caso valutando la possibilità di oltre 250 operazioni, oltre al timing su più anni rispetto alla stessa azienda target, ma poi gli sforzi vengono ripagati. È il classico esempio dei fondi dell’Università di Yale» Marc-Phillipe Davies, Ceo di Key Family Partners

L’industria del Private Equity europeo Raccolta per anno e area geografica (in mld eur)

170 8.3 34.9

131 103 23.3 14.1

8.4

114

110

28.7

28.3

8.5

10.1

64.6

59.3

34.9

38.3

11.1 25.9 14.2

50.9 2018

2019 ■ Uk e Irlanda ■ Dach

79.7

42.4

2020

2021

■ Francia e Benelux

2022

■ Europa mediterranea

■ Cee

Fonte: Invest Europe, Edc

L’industria del Private Equity europeo Raccolta (in mld eur) e concentrazione del mercato dei fondi per dimensione Quota del fundraising annuale 80% 70%

17

16

60%

17

17

N. dei fondi

19

50% 40% 30% 20% 10% 0%

22 13 54 122 2018

19 26 63 139

2019 ■ <0.1 ■ 0.1-0.25

18 51 21 2020 ■ 0.25-0.5

128

89

26 38

2021 ■ 0.5-1 ■ >1

169

69 16 31

143

2022

Fonte: Invest Europe, Edc

i gestori sono generalmente in grado di ottenere protezione dai ribassi, grazie a un’ampia e particolareggiata due diligence dei potenziali mutuatari, e covenant interessanti. Queste condizioni imposte dal finanziatore per tutelarsi gli consentono infatti di intervenire e risolvere tempestivamente i potenziali problemi che potrebbero ostacolare il servizio del debito, la cui struttura è comunque a sua volta particolare. Gli interessi applicati hanno

Nonostante la nascita di molti operatori locali, anche grazie allo sprone derivante dalla concorrenza extra-europea il mercato si conferma abbastanza concentrato, con pochi operatori specializzati con molte masse da investire. La raccolta continua a crescere, al pari dell’interesse di mercato e imprese, ma si accumulano anche risorse non ancora investite, in attesa di. Ottobre 2023 TM · 31


«È particolarmente utile muovere da view macroeconomiche considerate credibili, si tratta infatti di un’asset class particolarmente sensibile alle fasi del ciclo economico. È vero che l’illiquidità offra un premio, ma la sua entità dipende molto dal punto d’ingresso, e di conseguenza dall’annata» Joseph Gawer, Multi&Private Asset Financial Engineer di Natixis Investment Managers

L’industria del Private Equity

0.055%

0.025%

0.059%

0.070%

0.068%

0.140%

0.106%

0.163%

0.157%

0.252%

0.485%

0.2

0.197%

0.4

0.388%

0.499%

0.505%

0.502%

0.638%

0.6

0.518%

0.692%

0.661%

0.8

0.891%

1.0

0.744%

1.072%

1.2

0.914%

1.185%

1.4

1.127%

Investimenti in Pe in % del Pil (per nazionalità dell’operatore)

i da zia ito cia rca dia na lia eo tic go io gia ra nia da ca ee ria ria llo cia nia ina ria nia an Sve Un ran ima lan pag Ita rop Bal bur Belgrve izze ma rlan . Ce tri C ghe ust oga Gre olo cra lga ma v r I ep Al n A rt u si m P U Bu Ro o F an Fin S E n No S Ge e U e R . g Po t Pa uss D Re To L 2018-2022 Annuo 2022

Ol

Fonte: Invest Europe, Edc

Lo slancio della pandemia Andamento dell’AuM degli alternativi 2000-2022 (usd trl) 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

2000

2002

2004

2006

2008

2010

2012

■ Private equity ■ Private debt

2014

2016

2018

2020

2022

■ Asset reali

Fonte: S&P Global 23

La pandemia, e le condizioni derivanti di politica monetaria troppo accomodante, hanno pesantemente depresso i mercati in termini di rendimenti, con troppa liquidità da allocare in attività alternative. La corsa agli alternativi ha dunque preso ulteriore slancio, in tempi sorprendentemente celeri. Crescono le quote di esposizione di portafoglio, ma più lentamente. 32 · TM Ottobre 2023

infatti uno spread superiore al tasso di riferimento variabile, che si muove di pari passo con gli aumenti dei tassi registratisi ad esempio negli ultimi 18 mesi, il che attenua il rischio di tasso, e protegge in un ambiente inflativo», chiarisce Bizzozero. Il previsto aumento dei default, già in atto a dipendenza dei Paesi, dovrebbe essere facilmente assorbito anche dai fondi privati, grazie a tali misure, oltre a rendimenti particolarmente elevati. «Il

prestito diretto continua a rappresentare un’opportunità interessante, anche con un rischio crescente di incappare in un default. Attualmente producono una cedola di quasi il 12,5% annuo, superiore dunque anche all’High Yield, che dovrebbe più che compensare una qualche eventuale perdita sui crediti; mentre nel 2022 hanno comunque offerto un buon rendimento del 6,3%. L’esposizione a tali mercati dovrebbe essere dunque importante all’interno di un portafoglio ben diversificato, nella consapevolezza di rischi e svantaggi. L’esperienza del gestore è fondamentale non avendo gli investitori alcun controllo sulle sue decisioni», prosegue Guglielmin. Settore che vai… Se le differenze sono sostanziali nel caso dei mercati pubblici, con peculiarità nazionali che dettano spesso la linea, anche tra privati la situazione non è migliore, con settori che sono usciti premiati dagli ultimi vent’anni, e altri meno. «È probabilmente la tecnologia ad aver segnato un netto cambio di passo tra pre e post 2008, con le aziende del settore che hanno riflesso tale scarto decidendo di non quotarsi più, rimanendo private più a lungo, raccogliendo capitali tra investitori professionisti, saltando i vincoli di un’Ipo. A essere sorprendente è però il ruolo ricoperto proprio dalla tecnologia nel bilanciare i rapporti tra Sviluppati ed Emergenti. Se inizialmente era sfruttata per spostare la produzione in Paesi dove il costo della manodopera era inferiore e guadagnare quindi in competitività, oggi si sta verificando il contrario, con la tecnologia quale traino per rimpatriare parti crescenti della catena del valore, avvicinandosi al consumatore finale rimasto in molti casi nelle economie avanzate», precisa il Ceo di Kfp. Una tendenza, quella a rimanere private per più tempo, se non del tutto, ben catturata dai dati. «Nei mercati dei capitali si è verificato un grosso cambiamento culturale, e in tempi molto rapidi. Aldilà della perdita d’interesse per la quotazione da parte di una quota crescente di società, quelle che decidono di fare il grande passo sono molto più vecchie di un tempo: nel 2022 l’età media era cresciuta a 10 anni, dalla fondazione, rispetto ai 5 di vent’anni prima. Molte delle più interessanti si sono invece chiamate fuori del tutto, nonostante valgano decine se non centinaia di miliardi di dollari. Realtà di primo piano, ma irraggiungibili per molti investitori, a meno di rivolgersi a società specializzate,


«I Governi si trovano a dover ridurre il rapporto debito/ Pil, sostenendo la crescita e la spesa, con costi per interessi crescenti. La necessità di fonti alternative di finanziamento spalanca la porta ai gestori dei mercati privati, che possono avere un ruolo chiave nel plasmare l’economia di domani» Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management

Private Equity Operazioni di uscita dall’investimento per tipologia (mld usd) 200 180 160 140 120 100 80 60 40 20 0

Q1

Q2 Q3 2020

Q4

Q1

Q2 Q3 2021

■ Vendita ■ Vendita secondaria

Q4

Q1

Q2

2022

Q3

Q4

■ Ipo ■ Altro

Fonte: S&P Global 2023

Private Equity 350 300 250 200 150 100 50 0

Q1

Q2 Q3 2020

Q4

Q1

Q2 Q3 2021

Q4

Q1

Q2 Q3 2022

Q4

5,500 5,000 4,500 4,000 3,500 3,000 2,500 2,000 1,500 1,000 500 0

(deal)

Operazioni di entrata nel capitale (in mld e n. deal)

(mld usd)

con team dedicati», commenta Peter Singlehurst, Head of the Private Companies Team di Baillie Gifford. A giocare un ruolo chiave è spesso la geografia, o meglio, la cultura della regione di riferimento, con chiare differenze all’interno degli stessi gruppi di economie emergenti o avanzate. «Ad accomunare i Paesi in via di sviluppo è la crescita demografica, un importante driver di crescita nazionale e aziendale che non dovrebbe essere sottovalutata, seppur in presenza delle notevolissime difficoltà che una società privata possa presentare in mercati già molto opachi. Ma anche tra Paesi occidentali, le differenze restano, nonostante i forti miglioramenti registrati negli ultimi anni. Se il Nord America resta leader nelle tecnologie B2C, con i giganti della Silicon Valley, il Vecchio Continente è leader nel B2B, nel FinTech, e in tutti gli applicativi per l’industria, con ad esempio la Svizzera a ricoprire un ruolo di punta. Emulando le università statunitensi i Politecnici federali sono ormai da anni terreno fertile per il Vc con 3,1 miliardi di franchi investiti nel 2021, comunque pochi rispetto ai 5,2 di Israele e ai 14,1 del Regno Unito», rileva Davies. Nonostante i sostanziali progressi compiuti in relativamente poco tempo, le differenze comunque restano, e non sono trascurabili. «I Paesi anglosassoni restano un punto di riferimento, in generale in ambito finanziario, sono decisamente più maturi e avanzati, e anche nello specifico, con operatori di più lungo corso, e dimensioni completamente diverse dalle nostre europee. Negli ultimi anni si è comunque fatto molto, anche grazie all’intervento della concorrenza estera, ma restano le differenze tra singoli Stati membri, in termini di alfabetizzazione, culturali e di flessibilità tra domanda e offerta, con perduranti limiti normativi. Analogamente il Vc. Non bisogna però dimenticare un aspetto decisivo del rivolgersi a investitori privati: conoscenze e network che tali operatori possono offrire alle imprese investite, spesso molto più critici del ‘semplice’ capitale. Un panorama comunque complesso, con ad esempio Lusso e Agroalimentare che stanno andando bene, nonostante la congiuntura», riflette Santini. Tra le principali problematiche da affrontare per questa asset class si trova al primo posto l’illiquidità, ossia il bloccare il capitale investito per diversi anni. Dunque che fare? «Il coniugare megatrend

■ Valore aggregato delle transazioni (sx) ■ N. di deal (dx) Fonte: S&P Global 2023

d’investimento di lungo periodo con gli alternativi è sicuramente destinato a regalare soddisfazioni. Sappiamo infatti che sono in atto tendenze che nel corso dei prossimi decenni plasmeranno una nuova realtà, come ad esempio la crescita esponenziale dei dati digitali e più in generale della tecnologia, che al tempo stesso sollevano non poche preoccupazioni sull’impatto che avranno nemmeno tra molti anni le cyber minacce in caso di

In molti casi il venir meno dell’interesse di molte imprese al quotarsi pone qualche grattacapo agli investitori privati presenti nel capitale. Crescono dunque le cessioni verso altre imprese, oltre che ad altri fondi e investitori, rimandando l’inevitabile. L’aumento delle risorse disponibili spinge anche a far lievitare l’importo delle singole transazioni, con il rischio di finire i target. Ottobre 2023 TM · 33


I mercati privati a livello globale Fundraising per area geografica (mld usd)

1,355

1,214 1,126 1,068 1,044

1,203

797 657

600

480 288 311

2006

2008

2010

380

681

437

2012

2014

2016

2018

2020

2021–22 var. %

2.9

–11.4

Totale

901

614

2017–22 Cagr %

■ Resto del Mondo 2.9

–9.3

■ Asia

–16.4

–39.0

■ Europa

1.6

–28.2

■ Nord America

10.1

2.4

2022

Fonte: McKinsey 2023

Capitale? Non solo Investire in alternativi, e più nello specifico nei mercati privati, è sì una fonte di diversificazione del portafoglio, e soprattutto di rendimento, ma andando oltre cosa rappresenta per nemmeno per l’investitore finale, ma per chi effettua l’operazione? «Nel nostro caso forniamo capitale a imprese che abbiano già raggiunto un discreto successo, ma che hanno bisogno di fare un ulteriore passo rispetto a venture capitalist e angel investor. Acquisiamo partecipazioni di minoranza per aiutare i fondatori a concentrarsi sulla fase di crescita successiva, si tratta infatti di una fase della vita dell’azienda in cui non si cercano più partner operativi, tipico del Vc, ma di supporto verso un’Ipo», rileva l’esperto di Baillie Gifford. Il presupposto per investire, e pesantemente, in una società privata è la conoscenza della controparte, in molti sensi. «Siamo molto selettivi, oltre il 70% del totale investito viene infatti dalla nostra rete proprietaria, e nell’ultimo decennio siamo entrati in 135 società, dopo averne vagliate diverse centinaia all’anno. Costruiamo con loro relazioni profonde e durature con i fondatori, sostenendoli nei diversi round di finanziamento», prosegue Singlehurst. Eppure, il capitale non è tutto. Anzi. «Ci confrontiamo spesso con fondatori e management sulle best practice delle società quotate, ad esempio rispetto alle strutture di Governance, sulla formazione del Board, o sui diritti di voto, senza dimenticare gli aspetti più attinenti alla cultura aziendale, che fanno spesso la differenza. È per questo che è fondamentale conoscersi», conclude l’esperto.

violazioni di sistemi finanziari, sanitari, energetici, di comunicazione… La pandemia ha invece riacceso i fari sulla necessità di poter contare su un sistema sanitario efficiente, mentre il conflitto in Europa orientale sul ruolo che le materie prime comunque ancora ricoprono nelle nostre economie», evidenzia il Cio di Ubs. Materie prime critiche, a dipendenza dei casi per scarsità o problemi di fornitura, le cui possibili soluzioni si intrecciano con un altro elefante nella stanza: la crisi climatica. «Opportunità d’investimento nel megatrend ambientale non si trovano solo sui mercati pubblici, ma anche nei privati, con migliaia d’imprese nell’indotto delle quotate, e in molti casi ancor più centrali. All’interno del perime34 · TM Ottobre 2023

tro Esg dovrebbero essere però incluse anche quelle che contribuiscono alla trasformazione dei sistemi economici fornendo prodotti o servizi, come trasporti, energia e tecnologia. Accanto alla lotta all’aumento delle temperature, ci sono 800 milioni di persone che non hanno accesso all’acqua potabile, e altre 700 a rischio. In questo senso gli investimenti tematici, e i relativi fondi, ben catturano questi trend», nota l’esperto di Oddo. I rischi. Incredibili opportunità, o comunque molto maggiori rispetto ai mercati tradizionali, accompagnate da sostanziali rendimenti, ma anche da qualche rischio. «L’interesse degli investitori per gli alternativi continua a crescere, soprattutto per migliorare la diversificazione, e

I mercati privati si confermano essere il traino degli investimenti alternativi, ma la variazione tra aree geografiche e anno su anno restano notevoli.

garantirsi un buon rendimento, affrontando più agevolmente il ciclo economico. Si sottovaluta però troppo spesso l’importanza di scegliere quale tipologia sia la migliore, dati gli obiettivi d’investimento, oltre al quando e come integrarla in un portafoglio di asset liquidi. Si tratta poi di scegliere quali asset includere, anche sulla base di valutazioni difficili da confrontare, ed è in questo che la gestione degli impegni, dei richiami di capitale e della distribuzione dei proventi diventa fondamentale», precisa Joseph Gawer, Multi&Private Asset Financial Engineer di Natixis Investment Managers Solutions. Il problema delle valutazioni è sicuramente di difficile risoluzione, ma non impossibile da gestire. Come? «Adottiamo un processo solido e proattivo, aggiornando regolarmente le valutazioni per mantenere le società private in portafoglio al loro fair value. Il team dedicato, di cinque persone, monitora quotidianamente il mercato in attesa di eventi significativi, come un cambiamento dei fondamentali aziendali, un round di finanziamento, una ventilata acquisizione o Ipo, o sviluppi sui mercati pubblici potenzialmente impattanti, traendo le relative conclusioni», rileva l’esperto di Baillie Gifford. Al tempo stesso, nel caso di un asset illiquido, è noto quando si entra, ma meno quando si esca. «A dover essere monitorato è anche il rischio di ‘annata’, da qui l’opportunità di una certa diversificazione, distribuendo l’esposizione su più anni. Ad avere una diretta incidenza sul rendimento sono del resto anche le condizioni di mercato all’uscita, muovendosi sempre con largo anticipo, in virtù della durata quasi decennale di un fondo specializzato», sintetizza Troesch. Si tratta dunque di rischi superiori a quelli dei mercati pubblici, o l’apparenza inganna? «A patto di saperli gestire, gli alternativi richiedono un lavoro preparatorio molto importante, nel nostro caso valutando la possibilità di oltre 250 operazioni, oltre al timing su più anni rispetto alla stessa azienda target, ma poi gli sforzi vengono ripagati. È il classico esempio dei fondi dell’Università di Yale, 41,4 miliardi di dollari di gestito, con un ren-


dimento medio annuo del 12% nell’ultimo ventennio. Il segreto? Oltre il 50% dell’esposizione è verso gli alternativi, il che giustifica il crescente interesse per il segmento, che rappresenta il futuro della Gestione», chiarisce il Ceo di Kfp. Per il bene comune? Difficili condizioni di mercato, con un aumento della domanda di capitale, e una maggior prudenza sul lato dell’offerta, non mancano di creare distorsioni, ricche di riflessi non del tutto positivi. «Inflazione e tassi elevati potrebbero trasformare le nuove annate in molto interessanti, con rendimenti adeguati sostenuti da valutazioni più basse. Il baricentro si sta spostando verso gli acquirenti, ma questo non deve ingannare. Si tratta di un’asset class particolarmente complessa, in cui è fondamentale disporre di un’ampia rete e di esperienza nella scelta dei gestori, se però in passato era riservata a un gruppo selezionato di investitori, oggi qualcosa sta cambiando, grazie ad esempio agli Eltif, o alla francese Fcpr, che potrebbe spingere il trend anche in Germania», nota Dalhuisen. A fare la differenza, anche in questo ambito e ancora una volta, la tecnologia. Con una rivoluzione che è già iniziata. «Lo sviluppo e il diffondersi di piattaforme FinTech come iCapital è ormai qualche anno che sta aprendo questa asset class anche agli investitori privati, sfruttando la tecnologia per facilitare l’accesso a fondi di alta qualità, a costi minimi, semplificando il processo di sottoscrizione e limitandone gli oneri. Aggregando gli impegni dei singoli in fondi feeder con minimi inferiori, consentono poi ai gestori di confrontarsi con un unico interlocutore, come nel caso di un istituzionale», precisa Bizzozero. Ma cosa fare di queste potenzialmente sconfinate nuove risorse? «Già nel 2021 il debito pubblico globale sfiorava il 100% del Pil, e la situazione da allora non è certo migliorata, causa pandemia. I Governi si trovano dunque oggi confrontati con il dover ridurre il rapporto debito/Pil, sostenendo la crescita e la spesa, con costi per interessi crescenti. Trovare il giusto equilibrio tra repressione finanziaria e misure di liberalizzazione, richiederà però agli investitori di gestire il rischio tasso e quello di duration. La necessità di fonti alternative di finanziamento spalanca la porta ai gestori dei mercati privati, detentori di queste risorse, che possono avere un ruolo chiave nel plasmare l’economia di domani, individuando le imprese mi-

Private Equity Andamento dei deal per area geografica (in mld usd) 2017–22 Cagr % Totale 7.8 9.7 ■ Nord America 9.3 ■ Europa –4.1 ■ Asia ■ Resto del Mondo 12.7 399

429

390

442

485 484

2021–22 var. % –26.2 –26.7 –17.8 –43.2 –30.9

430 453 443

950 822 730

780

738 735

621

479 472 477

530 440

429

418

259

Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 2017 2018 2019 2020 2021 2022 Fonte: McKinsey 2023

Private Debt Raccolta per tipologia di strategia (mld usd) 219 224 180

134 132 137

148

112 71 44

2010

78

77

2017–22 Cagr %

2021–22 var. %

Totale

11.1

2.1

■ Prestito diretto

11.3

–13.8

■ Straordinario

10.4

79.9

■ Mezzanino

28.4

238.5

■ Distressed debt

–6.0

–68.8

■ Venture capital –30.2

–63.3

43

2012

2014

2016

2018

2020

2022

Fonte: McKinsey 2023

gliori e più innovative, bisognose di tali capitali», enfatizza Guglielmin. Le cifre in campo, stando anche solo all’interno del perimetro del riscaldamento climatico, lasciano quanto meno riflettere. Che qualcosa debba essere davvero fatto? «Secondo le nostre ultime stime, sarebbero 5 i trilioni di euro necessari in tutto il mondo per limitare l’innalzamento delle temperature a 1,5 gradi. Da qui al 2030 l’Europa avrebbe bisogno di 260 miliardi d’investimenti annui, con forti variazioni tra settori. Tra il 2017 e il 2025 le energie rinnovabili cresceranno dell’8% annuo, mentre economia circolare e agricoltura sostenibile del 10, ancora meglio la mobilità sostenibile che crescerà del 32% nello stesso arco temporale», conclude l’esperto di Oddo. Stati tenuti a rispettare qualche vincolo di bilancio in più, o se non ancora (il deficit americano sembra dire l’opposto) quanto meno presto, banche sempre più recalcitranti nell’assolvere ai loro compiti, per un perverso cortocircuito normativo dai dubbi risultati, un altrettanto dubbia, almeno nei desiderata dei banchieri cen-

All’interno dell’alveo dei mercati privati, debt ed equity restano le locomotive dell’industria, con operazioni coraggiose ma redditizie sempre in lizza.

trali, stretta monetaria i cui effetti sono ancora soltanto agli inizi, consegnano nei fatti un quadro per il mercato del credito particolarmente complesso. Tra i più colpiti? Le Pmi di una regione in cui se a mancare è comunque molto, quello che abbonda è proprio il risparmio delle famiglie. Si tratta dunque molto semplicemente di facilitare la messa in contatto tra le une, e le altre, in molti casi all’interno dello stesso condominio, con un unico chiaro obiettivo: il bene comune. È infatti nell’interesse di tutti che il capitale trovi un impiego, e che questo sia anche produttivo per la società nel suo insieme. Da un lato un’equa remunerazione del risparmio per investitori/ risparmiatori, dall’altro un supporto verso i veri motori del benessere del Vecchio Continente. Nulla di complicato. ❏ Ottobre 2023 TM · 35


economia /testimonianze

Ma quanto vale l’oro verde? Per sorprendente che possa sembrare, l’olio extravergine spagnolo costa all’acquirente svizzero meno di quanto costi a quello spagnolo. Merito delle scorte presenti in territorio confederato, acquistate ad un prezzo su cui non avevano ancora inciso gli aumenti dovuti alla contrazione della produzione, quasi dimezzata, a causa dei capricci climatici. Di olio d’oliva, la Spagna è il primo esportatore al mondo. L’oro verde rappresenta il terzo prodotto agroalimentare più esportato dalla Spagna, alla volta di centocinquanta diversi Paesi. L’Andalusia è la regione-regina della produzione.

I

n un anno durante il quale si parla (troppo) spesso di inflazione e del continuo aumento dei tassi d’interesse è naturale che i media si preoccupino di dare informazioni relative al malessere generale delle persone nell’affrontare il rincaro e nell’arrivare a fine mese. Dal mio punto di vista, sicuramente condiviso dal lettore di Ticino Management, a destare l’attenzione è stata una notizia pubblicata poco tempo fa da diversi media spagnoli (stampa e anche radio-televisione): l’olio d’oliva extravergine spagnolo è più a buon mercato in Svizzera che in Spagna! Sembra che la notizia sia sorta da ‘Un venticello / Un’auretta assai gentile / Che insensibile, sottile / Leggermente, dolcemente / Incomincia, incomincia a sussurrar’, ovvero un ‘tik-tok’ di uno spagnolo residente in Svizzera. Il video, disponibile anche su YouTube e riprodotto ormai anche da diversi articoli sulla stampa digitale (e in

36 · TM Ottobre 2023

televisione) mostra i corridoi di un supermercato Denner e bottiglie di olio d’oliva extravergine della marca sivigliana Ybarra a 6,90 franchi, ricordando che nello stesso momento lo stesso olio della stessa marca si vende tra gli 11 e 14 euro (nel negozio online del fabbricante). Il tiktoker ricorda il fatto che gli stipendi in Svizzera sono decisamente più alti che in Spagna, lasciandosi andare anche nel ricordare chi in Spagna oggi è ancora al governo. Altri hanno fatto eco a questa notizia dimostrando graficamente che anche l’olio d’oliva extravergine spagnolo della Coop è decisamente più a buon mercato nelle rivendite confederate che in Spagna. Questa notizia ci permette di riflettere sull’importanza di quanto stia accadendo in un mercato estremamente importante. Si pensi che la Spagna, di olio d’oliva, è il primo esportatore al mondo; l’olio d’oliva rappresenta il terzo prodotto agroalimentare più esportato dalla Spagna, con oltre 150 Paesi di destinazione. Al secondo

posto della classifica dei Paesi produttori mondiali d’olio d’oliva c’è l’Italia, con una quota di mercato vicina al 10% rispetto al 42,5% degli spagnoli. Le esportazioni spagnole rappresentano circa il 65% della sua commercializzazione totale, secondo i dati del Ministero dell’Agricoltura. Gli oliveti si estendono tanto da occupare 2,75 milioni di ettari, di cui 2,55 milioni appartengono a frantoi (93% del totale dell’oliveto). La coltura è presente in 15 delle 17 comunità autonome a distribuzione centro-meridionale e orientale della penisola. L’Andalusia è la regina della produzione, con 1,67 milioni di ettari, e concentra, principalmente a Jaén, il suo caratteristico ‘mare di ulivi’. Secondo i dati dell’Ufficio statistico europeo (Eurostat), l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) dell’olio d’oliva per il mese di luglio si è attestato al 38% nel tasso di variazione su base annua in Spagna. L’Italia segue con un 30,7% davanti alla Lituania (29,3%) e all’Ungheria (28,7%), che però non sono produttori. Negli altri due grandi Paesi produttori di olio d’oliva del continente, Portogallo e Grecia, il prezzo ha registrato un aumento, a luglio, rispettivamente del 27,8% e del 18%. Il Paese in cui il prodotto è diventato


meno costoso è la Danimarca, con un 7,8%; a seguire, la Romania, con un 7,5%. Negli ultimi due casi, si tratta di Paesi non produttori. Secondo un articolo a firma di Florian Selige e Charlotte Eckstein, pubblicato nella Neue Zürcher Zeitung del 23.05.2023, in Svizzera i prezzi degli alimentari e delle bevande non alcoliche sono aumentati (dati di aprile 2023, comparati con l’anno precedente) il doppio della media dell’inflazione, ovvero del 5,4% contro il 2,6%. Comparando i prezzi Coop, l’olio vergine d’oliva è aumentato in un anno del 48,9%, meno però che altri alimentari come, per esempio, la passata di pomodoro, con un 64,3% (insomma, i ‘due spaghetti al sugo’ tendono ormai ad essere gran lusso…). È doveroso così porgersi almeno due domande: perché è aumentato il prezzo dell’olio d’oliva in Spagna? A cosa si deve il fatto che l’olio spagnolo sia più a buon mercato in Svizzera che nel Paese dove è stato prodotto? In un’intervista di Beatriz Garcia, pubblicata su LibreMercado il 31 agosto di quest’anno, a Rafael Pico, direttore dell’Associazione spagnola dell’industria e del commercio con l’estero di olio d’oliva (Asoliva), si evidenziava. “La ragione di questa crisi non è altro che la mancanza di olio dovuta al disastroso ultimo raccolto”. La campagna ha subìto due crisi. La prima come conseguenza del calore eccessivo quando l’olivo era in fiore, che ha causato la perdita del fiore stesso. E se non c’è fiore, non c’è frutto. La seconda come conseguenza invece alla mancanza di piogge in primavera e in autunno, tanto da non fornire l’irrigazione di supporto”. Questa situazione ha causato un disastro nel settore, e comportato una riduzione della produzione di olio d’oliva a 663mila tonnellate, ossia meno della metà di quanto prodotto lo scorso anno e ben al di sotto delle campagne degli anni precedenti, quando in tutto sono state prodotte più di un milione di tonnellate. “In 30 anni non avevamo mai visto una produzione così bassa di olio d’oliva e dire che, da allora, molti altri ulivi sono stati piantati”, si lamenta Pico. L’argomento è coerente con quanto è successo in Italia nello stesso periodo. Già nel settembre dell’anno scorso un articolo di Giorgio dell’Oreficie sul Sole 24

ore avvertiva che “la produzione italiana di olio d’oliva nella campagna 2022-23 non andrà oltre le 230mila tonnellate, il 30% in meno rispetto alla scorsa campagna. È vero che si tratta di una campagna di scarica, prevista dall’alternanza produttiva dell’olio d’oliva, ma è anche vero che la prolungata siccità non poteva non lasciare il segno”. Per quanto riguarda la differenza di prezzo tra i supermercati italiani e quelli svizzeri, secondo José Maria Penco, direttore dell’Associazione spagnola dei comuni olivicoli (Aemo) che rappresenta più di 150 comuni olivicoli spagnoli, l’olio d’oliva in altri Paesi può attualmente essere più economico che in Spagna perché c’è meno fatturato del prodotto e ci sono più scorte, con articoli che sono stati acquistati molto tempo fa,

David Mülchi, Avvocato e Socio dello Studio Legale Mülchi & Asociados, Madrid e Lugano.

in effetti “nei Paesi in cui viene consumato meno olio d’oliva, le partite impiegano fino a due anni per essere vendute nei supermercati, quindi il loro acquisto è stato precedente all’aumento dei prezzi sperimentato nell’attuale campagna”. Le lamentele dei tiktoker sarebbero dunque ingiustificate così come la campagna iniziata contro i supermercati spagnoli. Di fatto, l’Indice dei Prezzi all’origine e alla destinazione degli alimenti (Ipod) per il mese di agosto, rileva che la differenza tra il prezzo all’origine e ciò che il consumatore paga per il prodotto d’olio d’oliva è solo del 13%. O, ciò che è lo stesso,

il prezzo tra origine e destinazione viene moltiplicato solo per 1,13. Al contrario, la lattuga ha moltiplicato il suo prezzo per 6,82, con una differenza del 582%. Per quanto riguarda la prossima campagna, il ministro dell’agricoltura, della pesca e dell’alimentazione, Luis Planas, afferma che stando alla previsione del governo, il prezzo dell’olio d’oliva il prossimo anno sarà ‘inferiore’ a quello attuale, perché la produzione dovrebbe aumentare rispetto a questa campagna. Planas ha detto che entro questo mese saranno note le previsioni - da parte delle comunità autonome - di capacità della prossima campagna, ma i calcoli gestiti dall’esecutivo prevedono che, nonostante la siccità, le 663mila tonnellate raccolte nella campagna che si è chiusa a settembre, saranno superate; esse sono state inferiori del 55% rispetto all’anno precedente. In ogni caso, la cifra per la campagna 2023-24 rimarrà molto probabilmente inferiore al milione di tonnellate. Resta comunque il fatto che l’inflazione e soprattutto il rincaro degli alimentari in Spagna è una delle principali preoccupazioni in un Paese dove il Pil pro capite era (nel 2022) di 27.870 euro contro il Pil pro capite in Svizzera che (nello stesso anno) era di 88.717 franchi. Per quanto riguarda l’olio d’oliva, personalmente penso che sia da considerare un ‘oro verde’ non tanto per il prezzo quanto per le sue proprietà organolettiche, nutrizionali che lo rendono, come l’amato vino, un dono divino. Ottobre 2023 TM · 37


economia/aziende

Micro comun denominatore

Cinque generazioni si sono avvicendate sviluppando un’esperienza in microcomponenti che, incontrando la tendenza alla miniaturizzazione, dagli esordi nell’orologiero ha portato alla specializzazione nel medicale. Una realtà radicata al suo territorio e dalla clientela internazionale, che in 125 anni ha saputo interpretare esemplarmente lo spirito di un’azienda di famiglia.

C

entoventicinque anni di attività festeggiati da poco, a metà ottobre. Cinque generazioni che hanno saputo passarsi il testimone con successo. Sulla strada cambiamenti epocali, con ben due guerre mondiali, crisi finanziarie, rivoluzioni tecnologiche e sociali. “Piccole cose… che fanno una grande differenza” indica lo slogan della R. Audemars: un motto da intendersi in più sensi. «Letteralmente, sottolinea la nostra capacità di

produrre componenti magnetici, elettromagnetici ed elettromeccanici di dimensioni infinitesimali, che possono essere utilizzati in ogni settore dove spazio e peso abbiano un ruolo vitale. Disponiamo della tecnologia per avvolgere fili in rame da 10 micron (0,010 mm), circa 7 o 8 volte inferiori a un capello. Il nostro prodotto più piccolo misura 0,4 mm, un granello di polvere con tolleranze minime. D’altra parte, in un’azienda di famiglia, le piccole cose che fanno la differenza sono i gesti, la

Charles Audemars arriva in Ticino dalla Vallée de Joux

1898

1905

II generazione Roberto Audemars Espansione produzione a Verscio e Voghera

IV generazione Flavio Audemars Inizio diversificazione ed espansione

1920

1972

Prima grande azienda di produzione rubini per movimenti orologieri a Locarno

38 · TM Ottobre 2023

prossimità, la flessibilità, … avere dipendenti con punte di quasi 50 anni di servizio e una media storica di 23, scesa a 17 solo con le ultime importanti assunzioni, è significativo», sottolinea il Ceo Mirko Audemars, della quinta generazione. Grazie a tecnologie e processi sempre all’avanguardia per la lavorazione di materiali duri, l’avvolgimento di bobine di filo ultrafini, l’applicazione della tecnologia laser in modi nuovi e l’esecuzione di operazioni di microassemblaggio

1945

III generazione Romeo Audemars Produzione rubini a Lugano

1979

Prime applicazioni commerciali RFID in Europa


personalizzate, l’azienda ha conquistato una posizione di leadership mondiale in diversi mercati specializzati. Inviato a fine Ottocento da un gruppo di industriali della Vallée de Joux in Ticino, il capostipite Charles non ha tardato a integrarsi con la sua famiglia nel territorio, come imprenditore e cittadino. Linea sulla quale hanno proseguito i discendenti, sempre impegnati verso e nella comunità. Sotto i suoi figli Roberto e Carlo, e poi con il nipote Romeo è progredito il consolidamento, sino a qualificarsi tra i principali produttori svizzeri di rubini per l’industria orologiera. «Per continuare a crescere e presentare prodotti competitivi e innovativi è necessario seguire i cambiamenti: globalizzazione, geopolitica, mercato, digitalizzazione, ... Negli anni ’70, con l’ingresso di mio padre Flavio Audemars, si è intrapreso un percorso di espansione globale, entrando in nuovi mercati e settori. Facendo leva sulla lunga tradizione nei prodotti micro-elettromeccanici, sulla solida base di competenze tecniche e sulla precisione acquisita lavorando per l’industria orologiera svizzera, ha diversificato prima in micro-avvolti e magneti per l’orologio al quarzo, poi in attività dove questi componenti erano necessari, come l’identificazione degli animali, micro-motori e connettori per fibre ottiche. Una padronanza che ha portato l’azienda, prima in Europa, nel campo delle tecnologie Radio Frequency Identification (Rfid), basata sulle onde elettromagnetiche», ricorda il Ceo. Con la fondazione della Audemars Holding Sa, nel 1986, ci si è dati un assetto più moderno di gruppo internazionale di aziende specializzate in microtecnologia e oggi, oltre alla sede in Svizzera, a Cadempino, conta anche due siti produttivi in Asia. A propria volta, Mirko Audemars, entrato in azienda nel 1999, ha contribuito

Sviluppo processi innovativi foratura al Laser

Fondazione Audemars Holding SA

1981

1986

1982

Produzione di bobine, assemblaggi e connettori per fibre ottiche

«Più affidabile, complicato e difficile è quello che viene richiesto, maggiore è il nostro vantaggio, perché la capacità di lavorare in modo sistematico, rispettando tolleranze minime e una qualità impeccabile, è rara. Sono molto orgoglioso che alcuni nostri componenti permettano di realizzare prodotti che salvano vite umane» Mirko Audemars, Ceo di R. Audemars

ad ampliare lo spettro delle opportunità, in particolare spostando nell’ultima decina di anni gli equilibri a favore del medicale, intuendo come, di fronte alla crisi del 2008, specializzarsi in componenti per dispositivi medici impiantabili, interventistici e indossabili potesse valorizzare le capacità di fornire soluzioni di alta qualità a una clientela che pretende lo stato dell’arte. Oggi il medicale genera ormai quasi il 90% della cifra d’affari della Audemars, con la clientela ampiamente internazionale dei conglomerati multinazionali, mentre l’orologiero, che per la Audemars significa ormai quarzo (dunque al di fuori della felice nicchia delle complicazioni del lusso) sconta il cambiamento di paradigma del digitale. «Più affidabile, più complicato e difficile è quello che ci viene richiesto, maggiore è il nostro vantaggio, perché la capacità di lavorare in modo sistematico, rispettando tolleranze minime e una qualità impeccabile, è rara. Sono molto orgoglioso quando penso che siamo oggi in grado di realizzare alcuni componenti critici in prodotti che salvano vite umane. In particolare, grazie a un progetto sviluppato internamente,

Espansione verso l’Asia, Cina e Hong Kong

1989

Nuova sede a Cadempino

1990

Joint venture Global Coils per apparecchi acustici

1999

V generazione in azienda Mirko Audemars

2003

forniamo un componente chiave per costruire pompe cardiache che permettono di mantenere la circolazione in pazienti senza battito. Un secondo progetto, sempre nato da una nostra sperimentazione e che realizziamo in gran parte proprio qui in Ticino, è una microbobina in rame che, montata su un catetere, permette di guidare un sensore all’interno del corpo consentendo una mappatura non invasiva che aiuta i chirurghi a individuare eventuali occlusioni», racconta con evidente soddisfazione Mirko Audemars. Principalmente in Asia, nelle Filippine, viene invece gestita la produzione di componenti per apparecchi acustici, realizzati dalla Global Coils, società nata nel 2003 dalla joint venture fra la Audemars e il suo

Con 125 anni di storia, R. Audemars offre la perfetta dimostrazione di una crescita costruita dinamicamente sulla tradizione. L’azienda ha inanellato 5 generazioni, ognuna confrontata alle sfide del proprio tempo. Oggi, oltre alla sede svizzera di Cadempino, ne conta due in Asia, nelle Filippine e in Malesia, e impiega 420 collaboratori.

Sviluppo macchine Inaugurazione sede per lavorazione Filippine componenti medicali

2005

Primo prodotto RFID impiantabile (umano) approvato dalla FDA

2015

Acquisizione 100% Global Coils

Inaugurazione nuova fabbrica in Malesia

2017

2023

Nuova Unità bobina sensore medicale in Ticino

Ottobre 2023 TM · 39


precedente partner Tibbetts Industries, e poi acquisita al 100% nel 2015. Rispondendo alle esigenze altamente specializzate del settore audioprotesico, è leader nello sviluppo e nella produzione di soluzioni di microbobine personalizzate per supportare le funzioni wireless (antenna) e di telefonia presenti negli apparecchi acustici più avanzati dei principali produttori mondiali (copre l’80% del suo ambito). Una nicchia molto promettente, considerata la dinamica demografica e i crescenti problemi di udito, e altamente esclusiva, ancora dominata da un poker di aziende - la svizzera Sonova e le tre danesi Demant, Ws Audiology, Gn Store Nord, a cui si aggiunge la più piccola statunitense Starkey Hearing Technologies (nomi come Amplifon, associati comunemente al settore, sono distributori) - all’avanguardia negli algoritmi di analisi del segnale. Un livello dal quale rimangono ancora ben lontani gli airbuds delle Big-Tech, che manifestano però un certo interesse per l’ambito guardando a un homo sempre più digitalis, come indica la partnership esplorativa fra Philips e Demant. La visione internazionale ha sempre fatto parte del Dna della R. Audemars. «Già Charles proveniva da un altro cantone e aveva esteso le operazioni oltre Locarno, raggiungendo Verscio, e soprattutto Voghera, in Italia. Mio nonno, la Spagna (e dal Locarnese, il Luganese, acquistando uno stabile dell’Arch. Tami a Paradiso). Mio padre ha fatto il salto: grazie a lui, siamo stati pionieri, nel 1989, a investire in Asia e in India. La delocalizzazione non dipende esclusivamente da un ragionamento sui costi, ma è imposta dall’obbligo di assicurare la ridondanza nella produzione, espressamente richiesta quando si realizzano componenti critici per dispositivi medici come i nostri», chiarisce Mirko Audemars. Lui stesso, nato a San Gallo, madre e moglie tedesche, laurea in ingegneria industriale a 40 · TM Ottobre 2023

Boston, due anni trascorsi in Cina con la famiglia, da sempre viaggiatore, combina questa apertura, che giudica essenziale, all’ancoramento alla realtà regionale. A facilitare l’introduzione in Asia, è stato anche il matrimonio della zia con un cinese di Hong Kong, che ha aiutato a comprendere meglio la cultura e le dinamiche commerciali locali, protocolli ed equilibri che è fondamentale conoscere.

«La capacità di selezionare attentamente persone e progetti ci ha permesso di concentrarci su ciò che siamo in grado di fare in modo eccellente e che è in linea con i nostri valori. Questo ci ha resi un partner affidabile in Svizzera, in Europa e nel mondo. La reputazione in un settore di nicchia come il nostro è tutto» «Mi ha appassionato assistere dall’interno alla rapida crescita dell’economia asiatica, in particolare al cambiamento di paradigma all’ingresso del Wto a fine 2001, quando i cinesi hanno immediatamente cambiato marcia per attirare le aziende estere. Dal 2017 si notava però una chiusura, per cui già prima della pandemia avevo maturato a malincuore la decisione di trasferire il nostro stabilimento. Alla fine la scelta è caduta sulla Malesia, un piccolo paese multiculturale, in questo affine alla Svizzera, dove da pochi mesi

è operativo il nucleo della nuova sede», racconta il Ceo. Automazione e 4.0 trovano ancora scarsa applicazione in una produzione di nicchia come quella della R. Audemars, che non raggiunge i volumi necessari, se non per semi-automatizzare alcune parti di lavoro. Tuttavia si sta investendo in maniera importante in tecnologie, come il Laser di nuova generazione, ambito in cui da sempre l’azienda è all’avanguardia, e si sta esplorando anche la stampa 3D, nella convinzione che in un futuro, anche se non ancora vicino, potrà permettere di ribaltare le logiche di produzione, per cui se oggi per ottenere dei magneti di 1,5 mm si parte da blocchi di 8 kg, un domani si potrebbero fabbricare da zero, per addizione, con i vantaggi che ne conseguirebbero anche in termini ambientali. «Spesso, però, nel nostro ambito si lavora ancora con meccaniche di oltre 60 anni fa, che aggiorniamo per customizzarle in base alle nuove necessità. Ad esempio, è stato il caso che ha portato al componente per le cardiopompe, derivato dall’ammodernamento di una nostra macchina, in cui ci siamo lanciati senza garanzia di prodotto. Oggi ne abbiamo una quindicina operative. Il tutto rigorosamente in-house, siccome proprio in questo know-how risiede la nostra expertise che dobbiamo salvaguardare», commenta il Ceo, citando una frase spiazzante di Steve Jobs, “l’innovazione è anche dire di no a mille cose”. «La capacità di selezionare attentamente persone e progetti ci ha permesso di concentrarci su ciò che siamo in grado di fare in modo eccellente e che è in linea con i nostri valori. Questo ci ha resi un partner affidabile in Svizzera, in Europa e nel mondo. La reputazione in un settore di nicchia come il nostro è tutto», commenta il Ceo di R. Audemars. “No” ha saputo dirlo quando ad esempio gli hanno proposto di realizzare un componente per l’attuatore di un fucile d’assalto, benché entrare l’industria bel-


Grazie a tecnologie e processi sempre all’avanguardia per la lavorazione di materiali duri, l’avvolgimento di bobine di filo ultrafini, la tecnologia laser e l’esecuzione di operazioni di microassemblaggio personalizzate, R. Audemars ha conquistato la leadership di vari mercati specializzati, dall’orologiero alle tecnologie Radio Frequency Identification (Rfid). Con la quinta generazione ci si è focalizzati sul medicale specializzandosi in componenti per il mercato dell’acustica e per dispositivi interventistici e indossabili. Sotto, una macchina impegnata in una fase di lavorazione di alta precisione.

lica avrebbe potuto portare importanti ritorni. Poter scegliere in linea con i propri valori è uno dei vantaggi di un’azienda di famiglia. Proprio Flavio Audemars nel 2015 ha fondato l’Associazione Imprese

Familiari (Aif) Ticino, aperta a tutte le Pmi del territorio di almeno seconda generazione. Un luogo privilegiato anche per affrontare aspetti critici come la successione aziendale, da gestire con la giusta pianificazione, come ben sa chi ha già felicemente archiviato quattro passaggi. «Dalla sua, un’impresa di famiglia ha l’enorme vantaggio di un azionariato che ha una visione a lungo termine e, dunque, non modifica sostanzialmente la strategia e l’impegno. Uno degli obiettivi principali diventa pertanto la sostenibilità operativa. La struttura gerarchica ridotta favorisce la presa di decisioni rapide e efficienti, anche se non va trascurata l’emotività tipicamente legata alle relazioni familiari o, a volte, la mancanza di competenze esterne necessarie allo sviluppo», ammette il Ceo. In compenso una cultura aziendale ben definita si riflette in un forte senso di appartenenza anche tra i dipendenti. Proprio a loro Mirko Audemars riconosce il merito del successo che sta raccogliendo. Per

coprire le nuove necessità, tra lo scorso maggio a ottobre, sono incrementati da 375 a 420. «Assumere persone in sintonia con l’azienda è cruciale per mantenere un ambiente di lavoro sano. Sono molto attento nel processo di selezione a cercare il giusto feeling. Preferisco un collaboratore con qualche competenza in meno, ma che sappia integrarsi con successo nel team, senza creare rivalità o tensioni. È grazie alle persone che ci hanno accompagnato in questo viaggio che oggi possiamo essere fieri di festeggiare il nostro 125esimo anniversario», evidenzia Mirko Audemars. Lontano ancora il momento in cui dovrà passare a propria volta il testimone, anche se con i suoi tre figli già capita di parlarne. Con un’altra azienda di famiglia anche da parte della mamma, in Germania, le alternative non mancano. Intanto continua a guardare al mercato. «Non nascondo che mi piacerebbe collaborare di più su progetti in ambito medicale anche con le vicine istituzioni locali. A livello strategico, non possiamo stare fermi e proprio in questi giorni abbiamo varato un piano di investimenti tra i più grandi sotto la mia gestione, necessario a servire un settore importante come quello medicale in cui, grazie alla miniaturizzazione, possiamo sviluppare nuove soluzioni. La mia ambizione sarebbe quella di mettere a punto non solo singoli componenti ma un assemblaggio particolare che possa portare maggiore valore aggiunto», conclude Mirko Audemars. Quel che è certo è che a fare una grande differenza, sarà di nuovo un piccolo, anzi, un micro passo. Susanna Cattaneo Ottobre 2023 TM · 41


economia/aziende

Le sfide di un’azienda di valore In Svizzera, dove pure non esistono più giacimenti di metalli preziosi, si trovano cinque delle raffinerie più importanti del mondo. Per Mks Pamp Ticino di Castel S. Pietro, preziosi sono i metalli che lavora, come pure l’ambiente e le persone.

D

a un anno è Phaedon Stamatopoulos al timone della sede ticinese di Mks Pamp, azienda svizzera che vanta oltre 60 anni di esperienza nel settore della raffinazione e della lavorazione dei metalli preziosi: un ambito nel quale sviluppa diversi prodotti e servizi, con un’attenzione particolare alla sostenibilità. Il suo cuore pulsante è rappresentato dalla raffineria di Castel S. Pietro, al cui interno vengono lavorati - con macchinari e processi all’avanguardia - oro, argento, platino e palladio. Lo stabilimento conta attualmente circa 240 dei complessivi 320 collaboratori impiegati in Svizzera. Signor Stamatopoulos, Mks Pamp è una delle aziende leader - a livello mondiale - nel settore dei metalli preziosi. Quali sono i principali punti di forza della vostra organizzazione? Credo che il vero punto di forza sia la combinazione tra conduzione familiare e presenza globale. A tutti gli effetti, azienda familiare svizzera, Mks Pamp è accessibile e con valori sani, come l’attenzione per il territorio in cui è nata e cresciuta. Allo stesso tempo, è presente su scala mondiale. Il suo marchio ‘Lady Fortuna’ è riconosciuto, a livello internazionale, quale sinonimo di qualità, artigianalità e innovazione. Nell’ultimo anno si sono concretizzati diversi progetti in materia di Esg e sostenibilità… Da ingegnere, penso alle cose in modo pragmantico: alla fine, Esg significa semplicemente fare le cose per bene. Essere sostenibili, porre la dovuta attenzione alla tutela di ambiente e persone, implementare un sistema di governance trasparente sono punti cardine della filosofia e della strategia di Mks Pamp. La nostra azienda si è sempre impegnata 42 · TM Ottobre 2023

per fungere da esempio a tutto il settore, è stata pioniera nel promuovere l’approvvigionamento responsabile, ha ricercato continuamente soluzioni e progetti innovativi. Non solo. È sempre stata monitorata, controllata, sottoposta ad audit e verifiche: interne ed esterne. In questa prospettiva, ci siamo posti obiettivi di riduzione dei gas serra convalidati da SBTi (Science Based Target initiative), abbiamo sviluppato un portafoglio di prodotti di metalli preziosi neutri e misurati in termini di carbonio, siamo diventati membri della Swiss Boards for Agenda 2030. Per quanto riguarda la nostra regione, qual è il vostro approccio? Molto semplice: trasparenza e disponibilità all’ascolto. Lavoriamo a stretto contatto con le istituzioni e le realtà presenti sul territorio, cercando di sostenerle sia economicamente che attraverso il volontariato aziendale. Naturalmente portiamo un contributo in termini di tasse versate al comune di Castel San Pietro e abbiamo implementato, e continueremo a farlo, soluzioni e innovazioni finalizzate ad ottenere il minor impatto possibile sull’ambiente e a razionalizzare l’utilizzo delle risorse. Un ultimo tassello, in questo senso, è rappresentato dall’installazione di un impianto fotovoltaico sull’intera superficie del nostro tetto. Negli ultimi tempi si è parlato molto di investimenti, di crescita e di nuovi progetti. Dov’è diretta Mks Pamp Ticino? Siamo in un periodo di forte domanda: naturalmente vogliamo produrre il più possibile, ma vogliamo anche e soprattutto produrre meglio: essere più efficienti, ridurre ulteriormente le nostre emissioni, avere una produzione ancora più moderna e sicura, creare luoghi di lavoro salubri e piacevoli per i nostri collaboratori. Lo

Phaedon Stamatopoulos, Direttore di Mks Pamp Ticino.

stabilimento attuale è stato costruito oltre 30 anni fa; pertanto, gli investimenti saranno prevalentemente rivolti a progetti che ci permettano di portare avanti i nostri impegni Esg sia nei confronti della comunità che dei nostri collaboratori. Per fare questo, stiamo lavorando a diverse soluzioni che ci consentiranno di ingrandirci, rimanendo sempre sul territorio. Stiamo anche rafforzando il nostro team con figure specializzate e lavorando molto intensamente per diventare sempre più innovativi, anche nei processi. Quali sfide dovranno affrontare - nel prossimo futuro - il settore dei metalli preziosi in generale e Mks Pamp in particolare? L’andamento del mercato dei metalli preziosi è ciclico: negli ultimi 3-5 anni, abbiamo ottenuto successi davvero importanti. Quando la domanda scenderà, se saremo stati disciplinati nella gestione dei costi, se saremo riusciti a essere più efficienti e a introdurre l’innovazione in modo da essere in grado di fare di più con meno, allora potremo ‘cavalcare’ più agevolmente gli anni ‘meno buoni’. Per quanto concerne il settore in generale, ci aspettiamo sempre più regolamentazioni e responsabilità, ma ritengo che - come azienda - siamo ben equipaggiati per affrontare al meglio queste sfide. Simona Galli


Advertorial

Investire nella salute dei collaboratori conviene La decisione di un’azienda di avere a cuore la salute dei propri collaboratori influisce positivamente sul proprio successo. Un ambiente di lavoro sano aumenta la motivazione e rafforza la competitività dell’azienda.

P

revenire è meglio che curare: questo è il principio della gestione della salute in azienda (GSA). Le assenze sul posto di lavoro per esaurimento emotivo, burnout, depressione e sovraccarico rientrano tra le più grandi sfide delle aziende. Le cifre aggiornate mostrano che nel 2022 in Svizzera le assenze dovute a malattie psichiche hanno raggiunto un livello record. L’incremento rispetto al 2021 è stato del 15-20%. In media una persona colpita è stata assente per undici mesi. Le assenze sul posto di lavoro generano costi. Le assenze prolungate si ripercuotono sulla produttività e comportano la continuazione del pagamento del salario per le aziende: in altre parole, generano un aumento notevole dei costi. Vengono sottovalutati i costi indiretti, che possono tradursi, ad esempio, in ore supplementari, cali della produzione, ritardi nelle consegne e perdita di know-how. Condizioni di lavoro interessanti per chi cerca lavoro. Le offerte nell’ambito della salute e della prevenzione creano un legame tra i collaboratori e l’azienda. In tempi di carenza di personale qualificato, una GSA sostenibile rappresenta un prezioso vantaggio per trovare nuovi collaboratori. Per chi cerca lavoro, un’attenta gestione della salute può essere un punto decisivo per la scelta di un’azienda. La prevenzione conviene. È qui che entra in gioco l’offerta di Helsana Business Health (HBH). I nostri collaboratori sostengono le aziende in diversi ambiti: prevenzione, promozione della salute,

riconoscimento tempestivo e gestione delle assenze. I problemi dei collaboratori vengono riconosciuti prima che portino ad assenze prolungate. Come procediamo: 1. Analisi: qual è la situazione a livello di stress, risorse, conduzione e cultura aziendale? Un’analisi completa della situazione GSA e un sondaggio fra i collaboratori consentono di diagnosticare i campi d’azione; 2. Definizione e pianificazione delle misure: sulla base dell’analisi, la nostra o il nostro health manager pianifica gli interventi insieme all’azienda;

alla salute dei propri collaboratori. Se adottano uno stile di vita e di lavoro sano, la disponibilità dei collaboratori a fare lo stesso aumenta. La GSA promuove la responsabilità individuale dei collaboratori. Una cultura aziendale che consente di parlare delle pressioni senza temere discriminazioni o di perdere il lavoro è sinonimo di fiducia e tolleranza. La gestione della salute in azienda consente di creare una consapevolezza comune sulle situazioni impegnative e di trovare soluzioni.

3. Implementazione delle misure: gli strumenti e i workshop sviluppati da Helsana supportano il processo. Si tratta di argomenti come ‘Condurre in modo sano’, ‘Gestire la propria salute’, riconoscimento tempestivo o gestione delle assenze; 4. Valutazione: il nostro team di esperti valuta i successi ottenuti insieme all’azienda e, se necessario, pianifica gli ulteriori passi da compiere. I rischi legati alla salute in azienda posso essere ridotti sistematicamente con Helsana Business Health: si evitano periodi di assenza prolungati e si riducono i costi. L’azienda rimane competitiva.

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I responsabili danno il buon esempio. Le misure migliori non danno molti risultati se il tema della salute non viene vissuto da tutti nella quotidianità. Con il proprio stile di conduzione, i superiori contribuiscono in modo significativo

Ottobre 2023 TM · 43


speciale sanità / analisi

Solidarietà sì, ma tra chi? I costi della salute in Svizzera corrono, ma se persiste un problema di Governance del sistema, è pur vero che un maggior ricorso alla solidarietà non può essere la soluzione.

Esplosione dei costi Confronto tra l’indice dei costi della salute, il Pil, e la spesa LaMal (1996: 100) 300

4.4%

275 250

3.4%

12%

225 200

2.2%

175 150 125

Luca Crivelli, direttore del Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale in Supsi, co-direttore della Swiss School of Public Health e membro del comitato direttivo dell’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche. A lato, l’andamento degli ultimi 25 anni dei costi della salute in Svizzera, rispetto alla crescita del Pil, e alla spesa sanitaria in carico alla LaMal.

100 1996

1998

2000

2002

2004

2006

Costi salute

2008

2010 Pil

2012

2014

2016

2018

2020

LaMal

Fonte: Ust 2023

A

nche quest’anno il rincaro dei premi dell’assicurazione malattia ha suscitato veementi reazioni a livello politico e tra gli assicurati. È bene ricordare come il premio assicurativo sia uno degli strumenti di finanziamento dei costi sanitari, il più importante in termini quantitativi ma non l’unico. Non ci si trova pertanto di fronte a un indicatore di prezzo, ma piuttosto a una spesa a carico del sistema assicurativo di base, che corrisponde al prodotto tra i prezzi delle prestazioni sanitarie e i relativi consumi. Ma allontanandosi dall’attualità, e guardando all’evoluzione del settore in una prospettiva di medio periodo, cosa si può dire? L’assicurazione malattia obbligatoria è stata introdotta il 1 gennaio 1996. Prendendo i dati pubblicati dall’Ufficio federale di statistica si può ricostruire l’andamento di tre grandezze sull’arco di questi 25 anni, illustrate nel grafico. La prima raffigura l’indice della spesa sanitaria complessiva (ponendo a 100 il valore del 1996), che in questi 5 lustri si 44 · TM Ottobre 2023

è moltiplicata di un fattore 2,31 (in termini assoluti è cresciuta di 48,9 miliardi di franchi), con un tasso medio annuo di crescita del 3,4%. Nello stesso lasso di tempo l’indice del Pil è aumentato di 1,74 volte (310,8 miliardi di franchi), ad un tasso medio annuo di crescita del 2,2%. Infine, vi sono i costi del pacchetto di prestazioni a carico della LaMal, che nel 2021 corrispondevano al 42% dei costi della salute a fronte di ‘solo’ il 33% nel 1996. Ebbene l’indice di questa spesa, finanziata in larga parte tramite i premi ma comprendente anche le franchigie e la partecipazione ai costi a carico degli assicurati, è lievitato a 2,91 volte il valore del 1996, con un tasso medio di crescita pari al 4,4% all’anno e con un incremento in valore assoluto di 23,8 miliardi di franchi. Il messaggio che questa girandola di dati trasmette è molto semplice: i costi a carico della LaMal crescono da 25 anni a questa parte a una velocità di crociera doppia rispetto all’economia nazionale e vanno dunque, anno dopo anno, a erodere buona parte del maggior potere d’acqui-

sto conquistato dai cittadini. Ne consegue che, per mitigare i problemi causati dalla crescita dei costi della salute, occorre lavorare simultaneamente su due fronti: il primo è quello del contenimento della spesa sanitaria (con particolare attenzione alle quantità di prestazioni di cura consumate dai cittadini), mentre il secondo riguarda il suo finanziamento. Lo spazio a disposizione in queste pagine non permette di approfondire le ragioni strutturali che in quasi tutti i Paesi occidentali sono all’origine di una crescita dei costi della salute superiore all’incremento del tenore di vita. Tra le molte possibili, un ruolo chiave lo ricoprono l’invecchiamento della popolazione, i limiti fisiologici che impediscono l’automazione e una crescita della produttività nel settore delle cure e un progresso tecnologico che in sanità è tutto sbilanciato verso l’innovazione di prodotto e poco incline all’innovazione di processo. La sanità elvetica soffre in particolare di un problema di Governance: le responsabilità politiche sono condivise tra troppi attori e nessuno di loro possiede i mezzi e gli incentivi per intervenire sui costi, per questo l’Accademia Svizzera delle Scienze


Mediche ha riproposto l’idea di una legge quadro federale sulla salute. In secondo luogo, il sistema di cure è troppo frammentato e le prestazioni ambulatoriali sono remunerate all’atto, determinando una disponibilità dei curanti ad assecondare le crescenti aspettative degli assicurati, senza interrogarsi se le prestazioni erogate abbiano effettivamente un valore proporzionato al loro costo e senza ricorrere all’integrazione delle cure. Siccome i sistemi sanitari hanno creato un complesso dispositivo di rendicontazione e di gestione delle informazioni, la digitalizzazione potrebbe contribuire a contenere i costi nel lungo periodo, ma comporta investimenti e riorganizzazioni che nel breve periodo costano più di quanto consentono di risparmiare. Negli ultimi anni sono tuttavia emersi due approcci promettenti che potrebbero aiutare i sistemi sanitari a orientare le proprie risorse in modo prioritario verso interventi che creano valore per i pazienti. Il primo si chiama Global Burden of Disease Study, una metodologia che consente di determinare per ogni Paese una radiografia di quali siano le patologie

che nello specifico causano una mortalità prematura e/o una riduzione della qualità di vita in seguito a disabilità e che rappresentano una potente bussola per orientare gli investimenti del sistema sanitario. Il

«La Lamal impone una crescente solidarietà tra sani e ammalati. Ma il sistema elvetico del premio di comunità comporta un prezzo della solidarietà eccessivo per il ceto medio. La prima solidarietà, quella tra sano e ammalato, dev’essere accompagnata da una quota equivalente di solidarietà del secondo tipo, ossia da un’equa ripartizione degli oneri di spesa» secondo si chiama One health approach e riconosce il nesso tra salute della popolazione, salute degli animali (che sono un vettore chiave per la diffusione di nuove malattie, come il Covid insegna) e salute del pianeta (l’inquinamento ambientale,

il clima, l’urbanizzazione). Nella società odierna le innovazioni nel campo della salute pubblica, al centro di questo approccio integrato, determinano benefici maggiori in termini di longevità e qualità di vita rispetto alle innovazioni in ambito terapeutico, ma il sistema attuale non le promuove a sufficienza. Sul secondo fronte, quello del finanziamento, occorre restare vigili e garantire che il ‘prezzo della solidarietà’ rimanga sostenibile per tutti. La LaMal impone agli assicurati una crescente solidarietà tra sani e ammalati (le cui cure, in virtù di tecnologie mediche sempre più potenti e personalizzate, costano ogni anno di più). Ma il sistema elvetico del premio di comunità, corretto a posteriori da sussidi destinati alle sole classi sociali più deboli, comporta un prezzo della solidarietà eccessivo per il ceto medio. La prima solidarietà, quella tra sano e ammalato rappresenta un traguardo di civiltà, ma dev’essere accompagnata da una quota equivalente di solidarietà del secondo tipo, ossia da un’equa ripartizione degli oneri di spesa tra persone facoltose, ceto medio e classi sociali vulnerabili.

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speciale sanità/il cantone

Ora, misure tempestive Non accenna a frenare la corsa dei premi della Cassa malati in Ticino. Qualcosa deve essere fatto, agendo sia nel breve periodo, sia nel lungo, rivedendo gli equilibri del sistema.

F

orte delusione e profonda preoccupazione. È con questi sentimenti che si è appresa la notizia dell’aumento del 10,5% dei premi di cassa malati l’anno prossimo, recentemente deciso dall’Ufsp. Una decisione che fa seguito al già pesante aumento del 9,2% dei premi per il 2023. Una doppia stangata di questa entità lascia sconcertati, anche perché interviene in un periodo in cui il potere di acquisto della popolazione è già fortemente eroso dai rincari in diversi ambiti, come quello dell’energia, dei trasporti, dei beni di prima necessità e degli affitti. L’impennata dei premi pone un interrogativo centrale sul sistema in quanto tale. Com’è possibile registrare un aumento dei premi di circa il 20% in due anni? Un aumento dei premi a doppia cifra dovrebbe essere sinonimo di un’esplosione dei costi. Previsione che non trova però riscontro nell’evoluzione storica recente, né di lungo corso. È per questo che vanno contestate le previsioni pessimistiche degli assicuratori malattia, poi confermate dall’Ufsp. Evidentemente dal profilo della trasparenza c’è ancora parecchio da fare: lo si è chiesto con un’iniziativa cantonale, ripresa in una mozione dell’allora deputato Filippo Lombardi, nel frattempo accolta dalle Camere e di cui attendiamo la concretizzazione. Appare evidente che il sistema è arrivato al suo limite e che si impongono riforme incisive e tempestive per cercare di correggere il tiro. Più a lungo termine, occorre invece valutare un cambio di paradigma, con l’introduzione di una cassa malati unica a livello federale. Nel breve termine. Le misure di contenimento dei costi proposte dal Consiglio federale tramite ‘pacchetti’ hanno perso

peso man mano che sono state trattate. Un alleggerimento sconcertante, sia in sede di consultazione sia nei dibattiti alle Camere, che ha incassato l’ultima inquietante bastonata a fine settembre, con l’abbandono del (valido) concetto delle reti di cura integrate. Si era già persa per strada anche la misura del cosiddetto ‘gatekeeper’, ossia di quella figura capace di indirizzare il paziente e fare da filtro, limitando il consumo sproporzionato di cure. Sono convinto che questo ruolo vada invece riproposto e fissato nella legge: se non si limita l’accesso alle prestazioni superflue e ai doppioni, non si riuscirà mai a intervenire in maniera decisa sull’aumento dei costi sanitari. È urgente poi procedere con il cosiddetto Tardoc, ossia la nuova struttura tariffale per le prestazioni mediche ambulatoriali (in discussione da anni). Doveroso poi un accenno al tema dei medicamenti, con un’esplosione dei costi in corso da tempo: è inutile accanirsi con interventi sui prezzi dei generici, che hanno conseguenze pesanti sull’approvvigionamento (le stiamo sperimentando sulla nostra pelle!). Occorre invece agire sul prezzo dei medicamenti costosi, responsabili di ben la metà dell’aumento dei costi del 2023 (la spesa complessiva ha raggiunto i 9 miliardi di franchi). Come noto, la partita si gioca sul piano federale. Il Cantone ha un margine di manovra decisamente limitato. Entro questi limiti, si è comunque adoperato per contenere l’evoluzione della spesa, e sintomatico è l’ambito ospedaliero stazionario in cui i costi sono sotto controllo. Merito della negoziazione dei volumi di attività e del relativo finanziamento tramite ‘budget globale’, e dello strumento della pianificazione ospedaliera, tracciata

Raffaele De Rosa, Presidente del Consiglio di Stato, Direttore del Dipartimento della sanità e della socialità del Cantone Ticino.

nei suoi sviluppi strategici fino al 2030 e attualmente al vaglio del Gran Consiglio. In ambito ambulatoriale, si è invece cercato di stringere le viti riducendo di due centesimi il valore del punto delle tariffe e avviando i lavori per limitare il numero di studi medici (già esclusi, sin dall’inizio, i medici di famiglia e i pediatri), introducendo dei tetti massimi per specialità. Ebbene, entrambe le piste di azione sono state contestate con dei ricorsi ai Tribunali competenti, cui spetterà determinarsi nel merito. Ai giudici le sentenze, a chi scrive una valutazione di opportunità: se si vuole davvero rallentare il vortice in cui ci si trova, tutti devono assumersi la propria parte di responsabilità – le parti direttamente interessate, compresi anche cittadini-pazienti - e rinunciare a qualcosa. A beneficio, però, di un sistema sopportabile e sostenibile, senza rinunciare alla qualità della cura. Qualcuno obietterà che queste soluzioni sono soltanto cerotti. Si inizi a metterli. Sul lungo termine, occorre intervenire sul ‘sistema-paziente’ in maniera più strutturale. Ci vuole un cambiamento profondo, e in questo senso sembra più che percorribile la strada di una cassa malati unica sul piano federale. Il dibattito è lanciato, soprattutto sulle possibilità di finanziamento di un sistema del genere. Seguiremo con particolare attenzione gli sviluppi delle misure - puntuali e strutturali - sul tavolo a livello federale, continuando a far sentire la nostra voce e quella della nostra popolazione. Ottobre 2023 TM · 47


speciale sanità/curafutura

Sbloccare le riforme Ora più che mai è il momento per concludere riforme incomprensibilmente da lungo tempo sui tavoli del Parlamento. La soluzione non è costituita da un unico drastico cambio di sistema, ma da proposte concrete e applicabili, tanto a livello federale quanto cantonale.

L

’annuncio dei premi 2024 non è stato un fulmine a ciel sereno. Era noto da tempo agli ambienti del mondo sanitario - e anche i media l’hanno ricordato a più riprese che tra luglio 2022 e giugno 2023 i costi della salute in Svizzera sono aumentati fortemente, soprattutto nell’ambito della fisioterapia, delle cure ospedaliere stazionarie e a domicilio, come Spitex, per le case cura e i medicamenti. Malgrado ciò, in tutte le regioni della Svizzera, si è sollevata un’ondata di rabbia, indignazione e rivendicazioni, accompagnate dalla solita ricerca di scuse. A molti, alle latitudini ticinesi, piace argomentare puntando il dito contro la proporzione maggiore di anziani, in parte provenienti dalle regioni svizzero-tedesche per trascorrere la terza e quarta età nella Sonnenstube. Dal momento che la politica non può influenzare la struttura demografica, sarebbe impotente davanti ai costi galoppanti e quindi esentata dal proporre riforme e misure concrete. Ma la letteratura sul tema e gli economisti della sanità confutano questa tesi, indicando come sia scorretto attribuire alla percentuale di anziani i costi in parte nettamente superiori rispetto ad altri cantoni. Oltre a cifre molto modeste di immigrazione in Ticino di persone anziane, si sa che a pesare sono solo gli ultimi 2-3 anni di vita, mentre il costo di un 80enne sano non è molto superiore a quello di un 60enne. In altre parole, se la quota di anziani gioca un ruolo nel livello dei costi in una regione, lo fa solo in modo marginale. Chissà che il nuovo shock dei premi non svegli la politica, il cui stallo è complice della situazione dei premi sempre più insostenibile. La speranza è che le nuove percentuali di crescita dei costi della sanità diano una spinta decisiva a una serie di progetti da troppo tempo pendenti, ma che sarebbero (stati) capaci limitare la crescita dei costi. 48 · TM Ottobre 2023

«È il momento di agire e concludere riforme. Un esempio è quanto fatto per contenere la spesa dei laboratori, fino a poco fa oltre quattro volte superiori al resto d’Europa. Un intervento amministrativo ne ha ridotto le tariffe del 10%, con calo dei costi del 9,2%» Pius Zängerle, Direttore di curafutura

Tra questi spiccano riforme già ben elaborate, come il tariffario per le prestazioni mediche ambulatoriali Tardoc che sostituirebbe l’attuale Tarmed, ormai anacronistico e che non tiene conto dei progressi in ambito medico. Dal canto suo, il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie (Efas), favorirebbe lo spostamento dalle prime alle seconde, mentre la revisione dei margini per le farmacie aiuterebbe a incentivare la vendita di medicamenti generici. Le prime proposte parlamentari per questi due progetti risalgono a 14(!) anni fa. Anche a livello cantonale vi sono delle leve da azionare al più presto per togliere il Ticino dai cantoni più onerosi: uno strumento per aumentare la qualità

e frenare i costi è costituito dalla pianificazione ospedaliera, attualmente oggetto di discussione in Gran Consiglio, che si spera trovi una via coraggiosa per concretizzare una sanità efficiente favorendo la concentrazione dei servizi e dunque un miglioramento della qualità. Un secondo tema di natura cantonale che offrirebbe ulteriori margini di risparmio e ha conquistato recentemente le attenzioni è quello relativo alla revisione al ribasso del punto Tarmed (il valore che si applica alla struttura tariffale delle prestazioni mediche per determinarne il prezzo) che in Ticino è molto alto rispetto alla media svizzera. Gli assicuratori di curafutura chiedono da anni una riduzione dallo 0,93 allo 0,87, mentre il Consiglio di Stato ha proposto di abbassarlo di soli 2 centesimi, malgrado il sorvegliante dei prezzi in realtà consideri che il valore dovrebbe raggiungere lo 0,83. Contro questa riduzione minima è stato inoltrato un ricorso. Ma c’è di più: la promozione delle cure integrate aumenterebbe la qualità e conterrebbe al contempo i costi. Inoltre, di fronte alla galoppante burocratizzazione del sistema, una seria digitalizzazione potrebbe offrire spunti molto interessanti, ad esempio con la raccolta e la standardizzazione dello scambio di dati. Non vi sono quindi scuse ed è più che mai il momento per concludere riforme. Un esempio da seguire è quanto fatto per contenere i costi dei laboratori, fino a poco fa oltre quattro volte superiori al resto dell’Europa. Un intervento amministrativo ne ha abbassato le tariffe del 10%, il che si è tradotto per questo capitolo della spesa sanitaria in una riduzione del 9,2% dei costi (e dunque dei premi). Insomma, la soluzione non è costituita da un unico drastico cambio di sistema, ma da riforme concrete e applicabili, molte delle quali da incomprensibilmente tanto tempo sono sui tavoli del Parlamento. È ora di agire.


speciale sanità/santésuisse

Misure vitali Tutti gli attori coinvolti sono chiamati ad assumersi le proprie responsabilità nella lotta per contenere i costi della salute e dei premi. Già soltanto misure a breve termine potrebbero permettere di ottenere risparmi per oltre un miliardo di franchi.

I

premi seguono i costi. L’aumento dei premi per l’anno venturo, con la media nazionale dell’8,7%, conferma purtroppo una situazione molto delicata per la popolazione e l’intero sistema sanitario. Attualmente i costi stanno aumentando in modo molto più marcato di quanto ci si aspettasse, per cui oggi i premi non sono più in grado di coprirli. Vanno quindi prese rapidamente misure efficaci. Occorre agire su diversi fronti, sia con misure immediate e di facile applicazione, sia con misure a medio termine secondo il classico iter politico. Tra gli interventi immediati, il o la nuova responsabile del Dipartimento federale dell’interno che succederà ad Alain Berset sarà chiamato a ridurre le tariffe fissate dalle autorità, che superano di molto il livello di quelle estere: - Un ulteriore abbassamento del 10-15% delle tariffe di laboratorio porterebbe a risparmi pari a 100-150 milioni di franchi. Le analisi costano oggi in media tre volte di più in Svizzera rispetto ai Paesi vicini. - Ridurre i margini di distribuzione per i medicamenti, con un potenziale di risparmio di 300 milioni di franchi. - A seguire, diminuire i prezzi dei medicamenti. Anche in questo caso, un confronto annuale con i prezzi effettuato da santésuisse con Interpharma mostra che i prezzi in Svizzera sono molto più alti. Per evitare costi inutili, il prezzo di generici e biosimilari va fissato in base a una comparazione annuale con i prezzi all’estero. Già limitandosi ai soli generici, un intervento sul prezzo porterebbe a risparmi per altri 300 milioni di franchi. Sarebbe inoltre importante aumentare la distribuzione dei generici: che farmacie, ospedali e medici forniscano ai pazienti i farmaci più economici. Un aumento della loro quota in circolazione diminuirebbe i costi di 150 milioni di franchi. Se i generici presentano lo stesso principio attivo

dei preparati originali e costano meno, il loro prezzo resta eccessivo in Svizzera. Orientando meglio le tariffe verso gli ospedali efficienti, anche nel settore ospedaliero ambulatoriale è possibile risparmiare sui costi. santésuisse si aspetta che la Confederazione - a più di 10 anni dalla introduzione delle tariffe forfettarie nel settore stazionario - crei finalmente condizioni chiare, che potrebbero portare ad altri 200 milioni di franchi di economie. Inoltre non vanno più remunerate le prestazioni inefficaci: se una procedura scientifica (Hta) dimostra che una terapia non è di nessuna o scarsa utilità, bisogna toglierla dal catalogo delle prestazioni. Le

«Occorre agire su diversi fronti, sia con misure immediate e di facile applicazione, sia con misure a medio termine» sole Hta già svolte potrebbero generare risparmi pari a 200 milioni se solo venissero attuate. Senza contare che ciò potrebbe evitare ai pazienti di sottoporsi a trattamenti inutili e in parte persino nocivi. Le misure a breve termine menzionate potrebbero ridurre i costi di oltre un miliardo di franchi. Tuttavia, nei prossimi anni, anche altri attori dovranno assumersi le proprie responsabilità per contenere i costi e i premi. Chiamiamo il Parlamento presto rinnovato a intervenire sui costi senza intaccare la buona qualità del nostro sistema sanitario. Come? Ponendo un freno all’ampliamento del catalogo delle prestazioni nell’assicurazione obbligatoria ed evitando di introdurre nuovi fattori di costo per gli assicurati in riforme ancora in corso, come quella per il finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e ospedaliere (Efas), dove un’eventuale

Christoph Kilchenmann, Vicedirettore ed economista responsabile di santésuisse.

integrazione delle cure di lunga durata porterebbe in futuro a un surplus di diversi miliardi di franchi di spesa a carico di chi paga i premi. Assicuratori e medici dovrebbero poi cooperare per superare il Tarmed con una nuova tariffa medica basata sul più alto numero di forfait, da completare con nuove tariffe all’atto. I forfait medico-ambulatoriali, come per l’operazione della cataratta, chiariscono e stabilizzano i costi. Occorre anche a rilanciare la digitalizzazione e la cartella informatizzata del paziente. Molti i benefici per i pazienti. Per esempio: semplificare nettamente il coordinamento in seno al settore della sanità ed evitare di ripetere esami o cure già effettuate. Con il suo prodotto Ship (Swiss Health Information Processing), santésuisse propone di rafforzare una gestione amministrativa digitale, inclusiva ed economica, che va dalla prescrizione della cura all’emissione della fattura. E i cantoni devono pilotare l’offerta ospedaliera su scala sovraregionale. Concentrando operazioni nei centri di eccellenza si innalza la sicurezza dei pazienti riducendo allo stesso tempo le strutture doppione. Un tale raggruppamento per specialità ospedaliere lotta contro la penuria di personale e contro le prestazioni inutili nell’assicurazione di base. Che i cantoni assumano anche le nuove competenze attribuite loro dal Parlamento sulle ammissioni dei medici: il loro numero dev’essere limitato e redistribuito in caso di offerta eccessiva, per specializzazione medica e per regione interna. Ottobre 2023 TM · 49


speciale sanità/interpharma

Farmaci, un costo che fa risparmiare Il punto decisivo non è quanto costa una cura, ma quanto costa una malattia. Non è infatti il prezzo dei farmaci, ma la quantità di quelli prescritti a far lievitare i costi del sistema sanitario. Un aspetto spesso trascurato, così come il loro contributo al progresso medico. Si assottiglia il divario dei prezzi con l’estero dei medicamenti tutelati da brevetto, mentre rimane significativo per i generici: gli svizzeri pagano praticamente il doppio, il che ne ostacola la diffusione. Il Consiglio federale si è appena nuovamente chinato sulla questione, rivedendo tre ordinanze che entreranno in vigore dal 2024.

Divario dei prezzi dei medicamenti con l’estero in diminuzione Scarto di prezzo per farmaci protetti da brevetto tra CH (= 100) ed estero nel 2022 120 100 80 60 40

100

95

CH

Media

89

93

93

95

98

104

84

101

81

FI

FR

DE 5.5%

NL

AT

SE

BE

UK

DK

20 0

Fonte: santesuisse et Interpharma (mal 2023),

L

a questione dei costi sanitari si ripresenta ogni autunno con l’annuncio dei premi per l’anno successivo. Quest’anno, l’aumento particolarmente marcato dei premi e la campagna elettorale ne hanno fatto un argomento scottante. Ma cosa vogliono davvero i cittadini? Ogni anno, Interpharma, l’associazione delle aziende farmaceutiche che si occu-

50 · TM Ottobre 2023

pano di ricerca, commissiona a gfs.bern uno studio sul sistema sanitario tra un campione rappresentativo della popolazione svizzera. Nel complesso, i cittadini risultano consapevoli dell’elevata qualità del sistema sanitario del nostro Paese. Le persone intervistate sono realistiche e lungimiranti, vedono poco spazio per riforme di ampia portata e non desiderano tagli ai servizi. In sintesi: si vuole

poter usufruire della migliore qualità di trattamento possibile, il più rapidamente possibile, al minor costo possibile. Alcuni, tra cui il Consiglio federale, attribuiscono ai nuovi farmaci la responsabilità del forte incremento dei costi sanitari. Tuttavia, dall’introduzione della LaMal nel 1996, l’indice dei prezzi dei farmaci è diminuito del 45% e i farmaci rappresentano solo il 10,6% della spesa sanitaria totale in Svizzera (86,3 miliardi di franchi nel 2021). Nonostante l’arrivo sul mercato di molti farmaci innovativi, questa quota è stabile da oltre 10 anni e la crescita del loro costo è inferiore alla media. I prezzi, esaminati ogni tre anni dalla Confederazione, si muovono in una sola direzione: quella del ribasso. Secondo le dichiarazioni del Consigliere federale Alain Berset, le aziende farmaceutiche che si occupano di ricerca contribuiscono anzi a un risparmio annuale ricorrente di circa 1,2 miliardi di franchi. Non è infatti il prezzo dei farmaci, ma la quantità di quelli prescritti dai medici a far lievitare i costi del sistema sanitario. In altre parole, i pazienti non assumono farmaci più costosi, ma più farmaci. Una crescente necessità, legata in particolare all’allungamento dell’aspettativa di vita.


Negli ultimi 17 anni, il mercato dei farmaci generici rimborsati dalle compagnie di assicurazione sanitaria è più che triplicato e il trend è destinato a continuare. Lo dimostra anche il tasso di sostituzione dei generici, in costante aumento da anni. In più di 62 casi su 100, quando è disponibile, viene dispensato un generico al posto di un preparato originale. In particolare, Interpharma aveva sostenuto i previsti adeguamenti dei margini di distribuzione dei farmaci per eliminare gli incentivi errati, anche se ciò sarebbe stato doloroso per i produttori di farmaci sotto brevetto. Questa misura avrebbe dato un ulteriore impulso al mercato dei generici, ma il Consiglio federale ha recentemente abbandonato l’idea di realizzare questi ulteriori 60 milioni di risparmi. Oltre all’annuncio dei nuovi premi per il 2024, quest’autunno sono state prese importanti decisioni su due questioni importanti: 1) Con la revisione dell’Ordinanza sull’assicurazione malattie, il Consiglio federale realizza un ulteriore risparmio di oltre 250 milioni di franchi nel settore dei farmaci. L’industria farmaceutica basata sulla ricerca è disposta ad accettare questi risparmi per i farmaci il cui brevetto è scaduto. Tuttavia, si oppone alla riduzione dei costi a scapito dei pazienti che necessitano di cure personalizzate. Questa tattica rischia infatti di compromettere seriamente l’accesso a farmaci vitali in situazioni eccezionali e giustificate dal punto di vista medico. 2) Nella sessione autunnale, il Consiglio nazionale ha preso decisioni chiave sulla seconda fase delle misure per contenere l’aumento dei costi. Mentre il Consiglio federale aveva omesso di migliorare l’accesso ai farmaci per tutti i pazienti in Svizzera, la Camera alta ha posto rimedio a questa lacuna. Interpharma si rallegra in particolare del fatto che il Parlamento abbia, per la prima volta, sancito nella legge una richiesta avanzata da tempo: I farmaci rappresentano solo un decimo della spesa sanitaria totale in Svizzera (86,3 miliardi Chf nel 2021), quota stabile nonostante l’arrivo sul mercato di molti medicamenti innovativi. Malgrado le difficoltà, cresce la quota dei generici che ormai, quando sono disponibili, vengono dispensati in 62 casi su 10.

«Dall’introduzione della LaMal nel 1996, l’indice dei prezzi dei farmaci è diminuito del 45%. Non è infatti il costo dei farmaci, ma la quantità di quelli prescritti a far lievitare la spesa sanitaria. Una crescente necessità, legata in particolare all’allungamento dell’aspettativa di vita» René Buholzer, Direttore di Interpharma

Farmaci in controtendenza: il solo costo in progressiva riduzione Indice dei prezzi del sistema sanitario svizzero 128 125 115

112

105

103

95

99

85 75 65 55

55 1996

1998

2000

2002

2004

2006

2008

Medicamenti Farmaci

2010

2012

2014

2016

2018

2020

2022

Ospedali Dentisti Cure sanitarie

Fonte: UST

Solo un decimo della spesa sanitaria, una quota stabile 20% 18% 15,7% 16% 14% 12% 10,8%

Farmaci tutelati da brevetto, ancora metà del mercato svizzero

17,3%

8,0% 11,3% 53.9%

10,6%

10% 8% 6% 4% 2% 0%

14,5%

50,0%

5,0% 2,2% 9,0%

2011

2013

2015

2017

2019

2021

% medicamenti nei costi della LAMal % medicamenti nei costi della sanità Fonte: UST

l’accesso all’innovazione a partire dal giorno in cui Swissmedic concede l’autorizzazione all’immissione in commercio. Interpharma accoglie con favore anche la decisione del Consiglio nazionale di rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento di farmaci e vaccini in Svizzera. Il punto decisivo non è quanto costa una cura, ma quanto costa una malattia. In un dibattito emotivo sull’aumento dei

■ Farmaci coperti da brevetto ■ Off-patent ■ Biosimilare ■ Prodotti di referenza ■ Generici ■ Farmaci originali ■ Out-of-Market Fonte: IQVIA Pharmamarkt 2022

costi della sanità, questo aspetto viene spesso trascurato, così come il contributo dei farmaci al progresso medico quando riducono la durata di una malattia o ne attenuano le conseguenze. Ciò comporta notevoli benefici economici: i trattamenti innovativi contribuiscono a ridurre i costi abbreviando le degenze ospedaliere e, in alcuni casi, eliminando persino la necessità di interventi chirurgici. Ottobre 2023 TM · 51


speciale sanità/physioswiss

Fisioterapia sotto pressione Parte integrante delle cure mediche di base e del percorso terapeutico, la fisioterapia si trova minacciata dall’ingiustificata proposta tariffaria del Consiglio federale, che rende ancor più critica la situazione del settore già fortemente sottofinanziato. Solo il 3,6% della spesa sanitaria

Effetto della fisioterapia sulla salute

% contributo ai costi complessivi pro capite annui di alcuni fornitori di prestazioni

Sondaggio gfsBern su 1.000 intervistati in CH

25%

22,3%

22,6%

20% 15%

23%

19,85%

18,7%

1% 6%

10% 70% 5%

3,6%

3,0%

0% 2016

2017

2018

Intero settore

2019

2020

2021

Trattamenti medici Fisioterapisti

Fonte: Physioswiss, Sasis

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a molti anni i fisioterapisti si battono per un sistema tariffario adeguato e sufficiente a coprire i costi. L’intervento tariffario del Consiglio federale, che non si basa su alcun dato, pretende di ridurre i costi sanitari. Tuttavia, rischia di indebolire ulteriormente un settore già gravemente sottofinanziato. In sostanza, mette a repentaglio il benessere dei pazienti. L’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) sta ora cercando di intervenire sul sistema tariffario a nome del Consiglio federale, di fatto minacciando la salute finanziaria dell’intero settore, già sotto forte pressione. A differenza di altri settori, il nostro non può adeguare i prezzi all’inflazione: i fisioterapisti finanziano i propri stipendi sulla base delle tariffe correnti. La maggior parte è appassionata del proprio lavoro. Tuttavia, le esigenze sono in costante aumento: qualifiche più elevate, più amministrazione e regolamenti più severi, con una retribuzione invece rimasta praticamente invariata dal 1997. Nel Canton Ticino, ad esempio, l’assicurazione sanitaria può fatturare solo 0,95 52 · TM Ottobre 2023

■ Miglioramento ■ Stabilizzazione

Mirjam Stauffer, Presidente di Physioswiss. I costi della fisioterapia rappresentano una quota irrisoria della spesa sanitaria totale (3,6%), con un minimo effetto sui premi. In compenso la qualità dei trattamenti soddisfa il 90% circa dei pazienti. Tuttavia i professionisti sono messi sotto pressione da prezzi per seduta ormai obsoleti, rispetto all’aumento delle spese da sostenere. Che rischia di peggiorare con le misure proposte.

■ Non so, nessuna risposta ■ Peggioramento Fonte: gfsBern

franchi per punto fiscale. Ciò rappresenta un ricavo di 45,60 Chf per seduta di terapia generale. Secondo uno studio di Physioswiss, la seduta media dura circa 30 minuti. A questi ne vanno aggiunti circa 10 di lavoro non retribuito, come preparazione e riordino delle stanze, aggiornamento delle cartelle, programmazione degli appuntamenti e spostamento tra i pazienti. La proposta prevede una nuova voce tariffaria ridotta con sedute di 20 minuti: ma è impossibile offrire un trattamento efficace in un tempo così breve. Sarebbero i pazienti a farne le spese. L’intervento tariffario del Consiglio federale è totalmente arbitrario, poiché è stato effettuato senza consultare la nostra associazione di categoria e non si basa su alcun dato. Peraltro, l’Ufsp lo ammette apertamente, scrivendo: “Ciò potrà consentire di contenere meglio i costi. Tuttavia, le ripercussioni che l’introduzione del presente adeguamento avrà su questi ultimi sono difficili da stimare”. Occorre leggere i fondi del caffè? Inoltre il Consiglio federale interviene anche sulle tariffe dei trattamenti com-

plessi. In base alle modifiche proposte, ogni trattamento fisioterapico complesso con una chiara diagnosi medica dovrà ora essere giustificato ed esaminato individualmente dall’assicuratore sanitario. Una complessità amministrativa che favorisce le disuguaglianze di trattamento. Poiché la fisioterapia rappresenta solo il 3,6% circa dei costi sanitari, il Governo mette mano all’anello più debole del settore. E questo malgrado ne riconosca l’importante ruolo nel sistema sanitario. Gli studi medici si rivolgeranno sempre più alle assicurazioni complementari e a pazienti paganti, alcuni di essi saranno costretti a cessare l’attività, non potendo più coprirne i costi. Il benessere dei pazienti è quindi minacciato da assurde posizioni di prezzo e da una riduzione della qualità delle cure. È auspicabile che il Consiglio federale si astenga da questo irragionevole intervento e che vengano rilanciate le trattative proponendo una nuova struttura tariffaria in collaborazione con le assicurazioni sanitarie. I fisioterapisti sono pronti a farlo. I risparmi nel settore sono necessari, ma non devono andare a scapito del benessere dei pazienti.


Con il sostegno della Suva

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La mia promessa: per me la cosa più importante è la sicurezza dei miei collaboratori. Raffaele Bottelli, addetto alla sicurezza, Südpack Bioggio SA

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speciale sanità/sistema ospedaliero/H+

Operare sulle tariffe Da anni non adeguate al rincaro e ai costi supplementari, le tariffe ospedaliere vigenti non riescono più a coprire i costi effettivi: assistenza sanitaria e qualità delle prestazioni rischiano di farne le spese, come pure della carenza di personale.

© Itten+Brechbühl AG

Anne-Geneviève Bütikofer, Direttrice di H+. Mentre le tariffe restano al palo, il sistema ospedaliero è confrontato a crescenti pressioni. A fianco, appena inaugurato, il pronto soccorso per adulti ristrutturato dell’Ospedale universitario di Ginevra vuole rispondere all’aumento dei transiti, uno ogni tre minuti.

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utta la Svizzera è confrontata con l’aumento dei premi delle casse malati. Con l’ulteriore incremento la pressione, soprattutto sul ceto medio, è molto elevata; il limite del sopportabile è raggiunto. Noi ospedali e cliniche della Svizzera ne siamo molto preoccupati. Al contempo, la situazione va osservata in modo differenziato: al centro dell’attenzione, oltre a costi e spese, vanno poste pure prestazioni e qualità. La Svizzera dispone di un’assistenza sanitaria di qualità elevata con personale molto ben formato e motivato: qualità elevata voluta e stimata dalla popolazione, che tuttavia ha il suo prezzo. Per poterla garantire in futuro occorre un finanziamento equo e corretto per tutti i fornitori di prestazioni del sistema sanitario. L’inflazione e la carenza di personale specializzato acutizzano la situazione. Attualmente la situazione finanziaria degli ospedali e delle cliniche è molto tesa. Da anni le tariffe ospedaliere vigenti non riescono più a coprire i costi effettivi: nel settore ambulatoriale il finanziamento insufficiente ammonta a circa il 30%, nel settore stazionario a circa il 10%. L’inflazione ha peggiorato la situazione, visto che, contrariamente ad altri settori 54 · TM Ottobre 2023

economici, le tariffe non vengono adeguate al rincaro e i costi supplementari vanno perciò a carico degli ospedali. Anche la carenza di personale specializzato è ben percettibile. Urge adeguare al rincaro i salari, soprattutto del personale infermieristico. L’attrattiva delle condizioni di lavoro va migliorata. Lo ha chiaramente espresso la popolazione accettando l’iniziativa sulle cure infermieri-

«Numerosi ospedali rischiano le cifre rosse o addirittura dispendiose azioni di salvataggio da parte dei Cantoni, e al contempo il ceto medio fatica a sopportare l’onere dei premi» stiche. Tale misura non è però economicamente attuabile, fintantoché gli ospedali devono operare con tariffe troppo basse. La carenza di personale specializzato continuerà dunque ad acutizzarsi, a scapito del personale e della popolazione. L’analisi mostra quanto segue: il sistema sanitario svizzero non ha un problema di costi, bensì di finanziamento, causato dai premi pro capite unici al mondo, e sta

raggiungendo i propri limiti. Numerosi ospedali rischiano le cifre rosse o addirittura dispendiose azioni di salvataggio da parte dei Cantoni; al contempo il ceto medio fatica a sopportare l’onere dei premi. Per gli ospedali occorre l’aumento immediato delle tariffe del 5% per continuare a garantire l’assistenza sanitaria, che in futuro andranno adeguate al rincaro, per poter finalmente rimunerare le prestazioni in modo equo e corretto, affinché gli ospedali possano lavorare in modo stabile e con una prospettiva a lungo termine. Il Consiglio federale e i Cantoni sono chiamati ad assumersi le proprie responsabilità e devono agire ora per evitare un calo delle prestazioni e della qualità. In questo contesto occorre discutere della riforma fondamentale del sistema. La situazione di partenza è chiara: a causa del mutamento demografico, del progresso medico, ma pure delle pretese della società nei confronti dell’attuale assistenza sanitaria, la richiesta di un maggior numero di prestazioni medico-sanitarie è aumenta, con ripercussioni sui costi sanitari. È indispensabile la discussione di principio con tutti gli attori, compresi la Confederazione, i Cantoni e la popolazione, per definire il sistema sanitario desiderato di domani - nel contempo efficiente e finanziariamente sostenibile.


Eureka! Il quarto capitolo di un’epica avventura...

Il quarto capitolo di questa saga si connota per una riflessione abbastanza ardita su quali debbano essere i rapporti tra mondo della ricerca e dell’impresa, e su quali problemi una loro distorsione possa generare. Come sottolinea il facilitatore d’imprese di Sacramento, Ernesto Sirolli, è la cultura la vera determinante del successo di un Paese, e dunque anche delle sue imprese, ma al tempo stesso la Svizzera è anche sede di alcune delle più blasonate istituzioni accademiche mondiali, sempre più interessate a stringere rapporti con il mondo business. Federico Introzzi Ottobre 2023 TM · 55


eureka /l’imprenditore

La cultura è tutto Alla base di moltissimi problemi, e negli ambiti più disparati, si trova molto spesso un problema di matrice culturale, che se non risolto, e soprattutto accettato, rischia di limitare progetti e persone che potrebbero invece cambiare il mondo. Da sinistra, Ernesto Sirolli, Ceo e fondatore del Sirolli Institute di Sacramento, e Cristina Giotto, presidente e direttore di Ated, all’Ated Innovation Day.

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rinity of management. Una definizione quanto meno altisonante, ma che nella sua essenziale semplicità ha la forza di un’atomica, del resto non si è sempre detto che sono in capo allo startupper tutte le responsabilità del suo progetto? Sempre per lo stesso motivo vengono organizzati e promossi fior fior di agoni, promessi generosi premi, consegnati alle stampe articoli e interviste… e se non fosse così? O ancora meglio, se non dovesse finire sempre così andrebbe comunque ancora bene? È il caso di un giurato, anzi, il presidente stesso della giuria dell’ultima Ated Digital Night, che assolvendo in pieno alla sua funzione… ha deciso di non votare per nessuno dei sei progetti in lizza. «Non voto mai se si tratta di dover scegliere un vincitore. Del resto, chi sono io rispetto a un’idea, un progetto, portato avanti magari per anni? Quello che dovremmo cercare tutti di fare è incoraggiare il maggior numero di persone a provare, e promuovere il loro progetto, trasformando quelle che inizialmente erano idee in un modo per vivere, prima’ancora che per

56 · TM Ottobre 2023

far soldi. Dovremmo incoraggiare l’imprenditorialità, anche quale forma mentis, spingendo i più giovani a ragionare out of the box, mettendosi in gioco», esordisce così Ernesto Sirolli, Ceo e fondatore del Sirolli Institute di Sacramento. Ma cosa dovrebbe essere votato, il progetto o la persona? Una domanda lecita, specie nel caso di quelle che sono ancora idee, destinate a rimanere tali per diverso tempo. «Secondo Tommaso Esmanech la valutazione dovrebbe riguardare esclusivamente le persone, o ancora meglio, la composizione del team e la qualità dei suoi elementi, prescindendo quasi del tutto dal progetto. Nel caso della maggior parte degli acceleratori viene data eccessiva attenzione al progetto, e troppo poca alle persone che devono animarlo. Quello che propongo io, ormai da anni, è quella che definisco Trinity of Management: avendo individuato le tre dimensioni di qualunque business (prodotto, mercato, finanza), e affidata ognuna a un membro del team, è l’interazione tra questi a dare risultati straordinari, di cui dunque l’idea è solo un terzo», prosegue l’esperto. Ambiti diversi gestiti da persone e men-

talità tra loro altrettanto diverse, unite da un unico chiaro obiettivo: fare bene, farlo insieme. «Osservare un problema da tre punti di vista differenti può spesso fare la differenza, del resto è poco utile avere un prodotto straordinario se nessuno sa che esista; al pari è altrettanto inutile sapere cosa voglia il mercato se poi non si può soddisfare tale domanda, senza dimenticare che è ancora altrettanto indispensabile sapere quale debba essere il suo giusto prezzo, con tutti i riflessi del caso sul prodotto stesso. È un circolo virtuoso, in cui i tre membri del team devono interagire continuamente, calibrando instancabilmente il progetto, adeguandolo alle nuove mutate circostanze», analizza Sirolli. In un mondo improntato alla specializzazione estrema, con decine di figure professionali specializzate in compiti apparentemente identici, pensare che un’unica persona, lo startupper, possa assommare queste tre dimensioni può sembrare a tratti… stregoneria? «I professori che insegnano imprenditorialità, leggendo ad esempio libri e casi di successo, sono terribilmente simili a suore che insegnano il sesso. Il problema fondamentale che pongono i programmi di accelerazione è nella misura in cui distorcono la percezione del mercato dei partecipanti, che cercheranno di soddisfare i desiderata dei professori, competendo tra loro, per vincere premi in denaro. Circostanze tutt’altro che verosimili nella vita di tutti i giorni. Quello che sarebbe utile fare durante questi percorsi è aiutare a formare il team al meglio, spingere gli ‘uomini mercato’ a indagare i reali bisogni delle persone (la domanda),


abbozzare un’idea (l’offerta), e valutare l’efficacia del team formatosi (la start up). A comandare è sempre la domanda, come un qualunque imprenditore ha scoperto, spesso a sue spese», riflette l’esperto. Il cambio di paradigma è più che sostanziale: incoraggiare la formazione di un team è l’ammissione stessa dell’impossibilità di un singolo di poter vincere la sfida in solitaria. Un salto in avanti quantico, al pari della consapevolezza di dover presidiare queste tre dimensioni: prodotto, mercato, finanza. «Un buon esperimento, e tanti auguri per il risultato, è chiudere in tre stanze distinte i rappresentanti delle tre sfere. Nella prima sarebbe la bolgia, tutti decanterebbero le proprie abilità e gli atout dei rispettivi prodotti; nella seconda sarebbe il silenzio, l’uomo mercato è ben disposto ad ascoltare i bisogni degli altri; nella terza meglio non pensarci. È quando i secondi incontrano i primi che è la meraviglia, sono consapevoli di non avere un prodotto, e non vedono l’ora di averne uno, quando lo trovano non se ne separano più, e cambiano il mondo. Mettono a sistema le diverse competenze, potendo eccellere nei rispettivi ambiti grazie al talento degli altri, facendo ciò che più gli dà gioia, vendere», chiarisce Sirolli. Una serie di banalità, di evidenze messe l’una in fila all’altra, ma proprio per questo tutt’altro che scontate. «In tutto questo l’educazione ha un ruolo fondamentale, le persone non sanno di dover fare determinate cose, ma per evitare che si facciano inutilmente male è indispensabile che vi sia qualcuno disposto a dirglielo, che è un po’ quello che ritengo essere il mio ruolo. Il principale contributo che gli americani hanno apportato al mondo dell’impresa è il management: la massima espressione della divisione del lavoro necessaria per far funzionare colossi da decine di migliaia di impiegati, nati durante la rivoluzione industriale. Negli anni tutte le imprese hanno adottato questa impronta, le ultime rimaste? Le imprese a conduzione familiare, in cui l’imprenditore vuole ancora fare tutto, e le start up, dove non ha ancora attecchito l’idea. Ed è su questo che dovremmo lavorare», chiosa l’esperto. A questo punto, sorge spontaneo domandarsi quale sia la differenza tra le due sponde dell’Atlantico, dunque, come approccino il business europei e americani. E anche in questo caso… «Lo scarto è di matrice squisitamente culturale, non si tratta di dire chi sia più bravo. Gli ame-

ricani fanno business, come gli italiani imbandiscono la tavola. I primi lavorano con passione e in squadra, tanto da aver introdotto la figura del management per coordinare team anche molto grandi, i secondi dedicano incredibili energie e molta passione a far da mangiare, una dimensione ampiamente condivisa con gli altri. Entrambi lo fanno per istinto, senza doverci riflettere, con risultati assolutamente straordinari», rileva Sirolli. Dire se questo sia la causa o l’effetto delle dimensioni delle imprese che compongono il tessuto economico e produttivo delle due regioni è certamente difficile, ma qualcosa si può comunque dire. «Il problema degli americani è però che non sanno quanto sono grandi, e quello che possono davvero fare, culturalmente sono rimasti dei bambinoni, e si vede. Tutti i Ceo della Silicon Valley non sono americani, e non perché non ne avrebbero le capacità. Gli europei si ostinano invece a rimanere divisi, senza eccessive differenze negli ultimi 3mila anni, non capendo che unendosi, e riallacciando anche con Londra, potrebbero competere seriamente anche con gli Stati Uniti, segnalandosi quale polo mondiale. La dimostrazione? Gli europei non hanno una lingua comune, e parlano tra loro con una certa difficoltà, non spingono sullo studio delle lingue, e i mercati nazionali restano il riferimento. Questo sarebbe del tutto inconcepibile per un americano, già solo culturalmente», nota l’esperto. Alla base di tutto, dunque, il vero problema è destinato a essere sempre e solo culturale, come nell’archetipo moderno di start up? «Ho studiato psicologia, e mi definisco agevolatore d’impresa. Faccio parte di una famiglia di medici e farmacisti da sette generazioni, e a modo mio ho deciso di assistere ‘pazienti’, semplicemente diversi, applicando un approccio umanistico al business, mettendo sotto gli occhi delle persone disposte a vedere quelle che viste da fuori sono semplici evidenze, non così evidenti dall’interno. Il messaggio che voglio far passare è che nessuno può eccellere in tutte le tre dimensioni, ed è per questo che è meglio specializzarsi, nel farlo si diventa però dipendenti da almeno altre due persone. Una dipendenza non semplice da accettare, ma necessaria. Del resto, nessuno può fare tutto, da solo», conclude Ernesto Sirolli. Federico Introzzi

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eureka/innovazione

La piattaforma di lancio dell’Epfl Se formazione e ricerca sono le missioni principali di una scuola politecnica, ecco che l’innovazione è il processo che le capitalizza quando dà vita a realtà imprenditoriali in grado di trasferire alla società le ultime conquiste della scienza sviluppando prodotti e servizi commercializzabili. L’esempio del Epfl, con la sua strategia Startup Launchpad.

© Epfl

A fianco, veduta aerea sul campus dell’Epfl. Sotto, a sinistra, la cerimonia di premiazione stagionale dei programmi di accelerazione Changemakers e Blaze, fra le proposte con cui l’Epfl sprona i suoi studenti all’imprenditorialità. Sotto a destra, un esempio: il promettente dispositivo sviluppato dalla spin-off Parithera, per la diagnosi precoce della resistenza ai trattamenti antitumorali.

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che per gli ospedali al Nasdaq (212 mio. Chf); Astrocast, attiva con i suoi nanosatelliti nel mercato di nicchia dello spazio, sull’Euronext Growth di Oslo (41 mio. Chf). E ancor prima dell’Ipo, Nexthing, leader nell’esperienza digitale dei collaboratori, è diventata il secondo unicorno nella storia dell’Epfl. Non basta un anno di euforia sui mercati finanziari, a giustificare l’exploit che, sommati agli altri 17 round di finanziamento, si è tradotto in

© Epfl

Photo : Alain Herzog, EPFL 2023

ripletta da record: nel 2021 sono state ben tre - tante quante nei trent’anni precedenti - le start up del Politecnico federale di Losanna a debuttare in borsa: Onward Medical (che tanto ha fatto parlare di sé anche negli ultimi mesi per le sue terapie per le lesioni del midollo spinale) si è quotata in Belgio raccogliendo 93 milioni di franchi; Sophia Genetics che si occupa di analisi genomiche e radiomi-

un ‘raccolto’ di 779 milioni di franchi. E nemmeno sarebbe sufficiente la pur indispensabile genialità degli studenti che qui si formano né l’eccellenza di professori e ricercatori che in queste aule e laboratori insegnano e conducono i loro progetti di ricerca all’avanguardia. Quello che invece occorre è una strategia che sappia mettere a sistema queste potenzialità, i tanti attori e processi indispensabili, al di là di un’intuizione rivoluzionaria, alla riuscita di un progetto imprenditoriale. «Il nostro primo programma di sostegno alla creazione di start up risale al 2005, con gli Innogrants: un finan-

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ziamento da 100mila franchi, pari a un salario annuale, attribuito al fondatore di una start up che proponga una soluzione tecnica innovativa e scalabile da sviluppare in stretta collaborazione con uno dei nostri laboratori, che oggi sono circa 340 fra Ict, Life sciences, Optics, micro & nanotechnologies. In 18 anni abbiamo così sostenuto oltre 175 team, contribuendo alla creazione di 130 start up, una decina solo l’anno scorso», illustra André Catana, responsabile dell’unità Startup dell’Epfl. Una dimensione nella quale è coinvolto sin dagli esordi, essendo stato fra i cofondatori nel 1994 della prima struttura di trasferimento tecnologico del Politecnico di Losanna, prima nel suo genere in Svizzera. La radicale evoluzione del panorama imprenditoriale nell’ultimo decennio ha però spinto l’Epfl a potenziare la sua strategia start up, per facilitare il passo dalla ricerca al business. «Gli Innogrants, che arrivano ormai ad attribuire un montante di 1 milione circa l’anno, finanziato dall’Epfl e da nostri sponsor che manifestano sempre più interesse, sono basati sull’idea che se sosteniamo i fondatori, il resto seguirà. Tuttavia abbiamo compreso che non era più sufficiente e abbiamo messo in piedi un vero e proprio ecosistema, lo Startup Launchpad, che consente di fornire una serie completa di servizi e risorse di cui laureandi di master, dottori di ricerca, postdoc e professori hanno bisogno per portare nel mondo una tecnologia innovativa e lanciare le aziende di domani», spiega André Catana. Lo Startup Launchpad si contraddistingue dunque per la sua ‘inclusività’ a 360 gradi. «Primo, a livello di tempo: grazie ai diversi programmi di incubazione e ai booster che abbiamo sviluppato copriamo ora tutte le diverse fasi, dall’intuizione iniziale al momento della costituzione della start up, che a seconda dell’ambito può richiedere dai due ai tre anni, ad esempio con tempi più lunghi nel medtech rispetto all’Ict», osserva il responsabile. L’inclusività si attua anche sul piano delle comunità interessate: non soltanto più chi ha terminato il percorso di studi e vuole lanciarsi sul mercato, ma ancor prima si cerca di stimolare all’imprenditorialità chi è ancora in formazione. «Siamo i primi in Europa a proporre agli studenti che stanno affrontando la tesi di Master di non lavorare su un soggetto assegnato dal professore ma direttamente sul loro

«Vero e proprio ecosistema, il nostro Startup Launchpad consente di fornire una serie completa di servizi e risorse di cui laureandi di master, dottori di ricerca, postdoc e professori hanno bisogno per portare nel mondo una tecnologia innovativa e lanciare le aziende di domani» André Catana, responsabile Unità Startup dell’Epfl

Alimentare l’innovazione

Una perfetta ripartizione

Numero di start up create ogni anno all’Epfl

Start up nate all’Epfl nel 2022 per settore

34

33 29

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24 21 18

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21

10%

12 12

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■ Engineering ■ ICT ■ Medtech ■ Biotech ■ Cleantech/Ambiente

12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 Fonte: Epfl

Fonte: Epfl

I tre pilastri del Launchpad Startup Incubazione

Ignition (30mila Chf)

Innogrant (100mila Chf)

Blaze (10Mila Chf)

Lavoro di tesi

Design & prototyping

Venture internship

Derisk

Crowfunding

Networking & visibility

Community space

Mentoring

Boosters

Community

Fonte: Epfl

progetto di start up. Hanno così la possibilità di usufruire della supervisione di un business developer che li può aiutare a porsi le giuste domande. Anche se non si darà seguito, si ha l’occasione di maturare competenze molto apprezzate in ambito industriale e di ricerca», sottolinea André Catana. Si ambisce così a far crescere la bassa percentuale di studenti che a conclusione di Master si lanciano nella loro avventura imprenditoriale: una decina su 1.500 laureati annuali - e ancor meno in

In una cinquantina di anni, l’Epfl ha lanciato oltre 500 start up. Ben l’80% è ancora attiva, prova della capacità di dare solide basi imprenditoriali e commerciali a brillanti idee scientifiche. La nuova strategia, Launchpad Startup, si basa su tre pilastri fondamentali: incubazione, accelerazione e comunità. Ingegneria, Ict, Life sciences e Green si suddividono in fette pressoché uguali i settori di attività. Ottobre 2023 TM · 59


Il valore degli Innogrants

2021, VC da record per l’Epfl

Borse attribuite, 100mila Chf l’una

Fondi raccolti dalle start up Epfl, mio. Chf

15 9 M&A 80% Incorporation rate 10

9

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700 600 500 400 300

05 007 009 011 013 015 017 019 021 023 2 2 2 2 2 2 2 2 2

20

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196

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50 35

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40 21

2021

11

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■ < 1mio chf ■ 1-5 mio Chf ■ 5-20 mio chf ■ >20mio Chf Fonte: Epfl

Sopra, lanciati nel 2005, gli Innogrants sono stati il primo programma di sostegno alla creazione di start up dell’Epfl, che corrisponde un anno di salario al fondatore (100mila Chf). A destra, dopo il record del 2021 con tre quotazioni, anche nel 2022 le giovani aziende nate all’Epfl hanno raccolto un ottimo volume di fondi, in controtendenza alla contrazione internazionale di investimenti VC.

Fonte: Epfl

proporzione sono gli svizzeri, più cauti dei loro colleghi provenienti dall’estero (che sono circa metà degli iscritti al Master). Sempre agli studenti, in questo caso anche Bachelor, è dedicato Changemakers, programma di 12 workshop settimanali che presentano nuovi modi di pensare per risolvere i problemi in modo creativo, strumenti pratici per creare innovazione, ma anche le competenze necessarie per esprimere le proprie idee in modo chiaro

Ci son tre Ipo e un unicorno Il 2021 è stato anno di grande raccolto per l’Epfl: tre debutti in borsa e il secondo unicorno della sua storia dopo MindMaze nel 2016, pioniere nello sviluppo di neurotecnologie e terapie digitali per la riabilitazione neurologica e il trattamento di disturbi neurologici. Ma chi sono? - Fondata nel 2011, con cinque sedi e oltre 450 collaboratori, Sophia Genetics si presenta come leader mondiale della medicina guidata dai dati, all’avanguardia nell’introduzione dell’intelligenza artificiale nello studio del cancro e delle malattie rare, utilizzata per produrre statistiche, previsioni e comprendere meglio determinate patologie. Più di 780 ospedali in 72 Paesi le affidano le informazioni genomiche raccolte durante gli esami medici. - Astrocast è uno dei principali operatori satellitari emergenti in Europa. Mira a creare una rete globale a basso costo per la copertura delle aree marittime e dei Paesi emergenti, ancora scarsamente servite. In due anni le azioni hanno perso gran parte del valore, ma intanto sono in orbita i primi 20 nanosatelliti certificati e disponibili in 70 Paesi, comprese le acque internazionali. - Momento d’oro invece per Onward, società medtech che questo maggio ha conquistato gli onori della cronaca e delle pubblicazioni scientifiche con i miracolosi progressi nel recupero della mobilità degli arti inferiori di pazienti paraplegici stabilendo un ponte digitale tra cervello e midollo spinale. Un progetto epocale che allinea Epfl, Chuv e innosuisse. Poche settimane fa ha annunciato ulteriori progressi, questa volta con applicazione agli arti superiori, sfida ancor più complessa. Basata a Eindohoven, con uffici a Losanna e negli Usa. - Non ha avuto bisogno di quotarsi, per superare il miliardo Nexthink, leader nelle soluzioni software di gestione dell’esperienza digitale dei collaboratori (Dex). Ha già più di mille dipendenti nel mondo, con 10 uffici a livello globale e headquater a Losanna e Boston. Oltre 1100 clienti usufruiscono della soluzione Infinity, piattaforma che ottimizza la gestione del workplace digitale.

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ed efficace. «Infatti, se è vero che per lanciarsi in una start up non occorre per forza essere dei buoni venditori, è invece determinante essere degli eccellenti comunicatori, sia per relazionarsi all’interno del proprio team che con diversi audience, dalle giurie dei premi, ai business angel alle grandi aziende alle quali si vuole promuovere il proprio progetto», conferma André Catana. In questa direzione, fondamentale è il secondo pilastro dello Startup Launchpad: i programmi Booster. Non basta l’idea del secolo, né un perfetto paper scientifico per conquistare il mercato che invece, prima di investire, vuole appurare che il prodotto o il servizio abbiano i requisiti per funzionare. «Lo Startup Booster dell’Epfl rappresenta un’opportunità unica per accelerare il time to market. È necessario comprendere il proprio mercato e ottenere un feedback tangibile sulla fattibilità, l’appetibilità e la redditività del progetto, così come è essenziale anche costituire un buon team con i diversi profili necessari al successo, perché gli investitori non sono disposti ad affidarsi a un one man (o woman) show, per quanto brillante. Ad esempio, il nostro servizio di Intership permette di individuare dei collaboratori finanziando dei periodi di stage di altri studenti», rileva il responsabile. I programmi di accelerazione sono pensati per aiutare ad acquisire maturità e a sviluppare strategie efficaci nello sviluppo del progetto in aree chiave: progettazione e prototipazione per una validazione preliminare (ad esempio, conformità clinica, biocompatibilità dei materiali, studi di tossicità, regolamentazioni); piano di gestione dei rischi, strategie di customer discovery, market validation e analisi delle prospettive di upscaling; accesso al crowdfunding, … «In quest’ottica, collaboriamo anche con le Sup e invitiamo investitori e rappresentanti di grande aziende a venire nel campus per portare una view corporate e dare feedback diretti dal mercato, anche perché solitamente le nostre sono start up B2B, raramente B2C tranne nel caso di qualche applicazione», prosegue André Catana. Ad esempio, il programma di open innovation Knova porta sul campus grandi nomi (come Audemars Piguet, L’Oréal, Siemens, Ruag, La Posta, ...) aiutando le giovani aziende a costruire e alimentare la loro pipeline di innovazione. Molto importanti sono anche i


Politecnico di Losanna, freccia dell’Arco lemanico Venture capital funding, mio. Chf, 2013-2022 Zurigo

1.777

16.078 MCHF Svizzera Venture Capital 2013-2022

6.537

MCHF

MCHF

Svizzera11,1% Nord-Occidentale

Espace Mitteland

40,7%

MCHF

Central Switzerland 1.775

233

MCHF

11%

4.717

2,9% Svizzera orientale 291 MCHF

1,8%

MCHF

Arco lemanico

Altri 468

1,5%

MCHF

29,3%

Ticino 280

MCHF

1,7% Fonte: startupticker.ch

role model proposti da alumni con una storia di successo. Ed è proprio qui che la dimensione istituzionale - dunque tutte le attività organizzate e promosse internamente, sotto l’etichetta dello Startup Launchpad, supportate con fondi propri o messi a disposizione da sponsor diretti - si interseca con il secondo anello dell’ecosistema che ruota attorno alle start up dell’Epfl, l’Innovation Park. Una contiguità anche fisica, visto che è ubicato a pochi passi dagli uffici dell’unità Startup. Primo parco dell’innovazione in Svizzera, lanciato nel 1993 da un gruppo di pionieri visionari, oggi è un quartiere di 14 edifici che ospita più di 150 start up, decine di progetti in incubazione e una trentina di grandi aziende che impiegano più di 2.800 persone. La prima è stata Logitech che una decina di anni fa ha voluto insediare qui il suo headquarter vicino all’università dove era nata nel 1981 (tra le sue prime start up di successo internazionale) e che oggi continua a fornirle competenze all’avanguardia, l’accesso a un network di innovazione di primo piano e talenti emergenti. «Questa prossimità è fondamentale per sostenere le giovani imprese ancora molto fragili che escono dai nostri laboratori. Fondato una trentina di anni fa, l’Innovation Park Epfl ha ospitato e sostenuto circa 500 start up e scale up, e tale è il suo successo che l’anno scorso è stato approvato il progetto che in capo a una decina di anni ne raddoppierà la superficie. C’è poi un terzo anello dell’ecosistema, che è quello cantonale, con l’agenzia Innovaud e luoghi di incubazione tematici come il Biopôle, per medtech e life sciences. Il tutto si inserisce nel quarto anello, quello nei programmi di sostegno delle start up a livello nazionale, come i progetti

Il fulcro della Svizzera delle start up si trova nell’Arco lemanico e nei cantoni di Zurigo e Basilea Città. La forza trainante dell’Epfl ha catalizzato l’ecosistema vodese. Nel 1993 è nato il primo Innovation Park svizzero (sopra), con cui ha stabilito una fondamentale simbiosi e che si prepara a raddoppiare le superfici. Punto di riferimento per le scienze della vita è il Biopôle (a fianco), sempre basato a Losanna.

dall’Agenzia svizzera dell’innovazione innosuisse oppure quelli sostenuti dalla Fondazione Gebert Rüf. Oltre a questi due principali vettori, un ruolo determinate è giocato dalle competizioni per start up, come >>venture>>, la principale in Svizzera, oppure il Prix De Vigier, la più antica, entrambe con un budget di 500mia franchi, ma soprattutto interessanti perché danno l’accesso a una guidance expert che permette alle partecipanti di confrontarsi con il mondo industriale ed economico», spiega André Catana. Quella delle start up all’Epfl è una storia di lungo corso: oltre 500 ne sono state fondate in cinquant’anni, ma il dato ancor più straordinario è che l’80% sia attualmente operativa. Con oltre 2.400 impieghi ad alto valore aggiunto e un ritorno economico stimato nell’ordine di 1,4 miliardi di franchi nel 2021, costituiscono un vero e proprio motore di innovazione che spinge il Canton Vaud, dove la maggior parte ha sede (227 su 336 attive), ai vertici delle classifiche internazionali. Che le tecnologie sviluppate dai laboratori dell’Epfl abbiano spesso un potenziale commer-

ciale, lo conferma il fatto che nell’ultimo decennio il suo Technology Transfer Office ha protetto la proprietà intellettuale di oltre 800 invenzioni, depositando 861 domande di brevetto in tutto il mondo. Per il settore privato, prima di investire, è infatti essenziale contare sull’esclusiva. Negli ultimi dieci anni sono stati firmati in media 45 nuovi contratti di licenza all’anno per acquisire i diritti di utilizzo di tecnologie qui brevettate. Mentre l’anno scorso, sia a livello internazionale che europeo, si è registrata una contrazione degli investimenti in giovani aziende tecnologiche dell’ordine rispettivamente del 35% (stima Crunchbase) e del 18% (EY), i 457 milioni di franchi incassati dalle start up dell’Epfl proseguono la tendenza positiva degli ultimi anni (scremando naturalmente le tre Ipo del 2021). Una conferma del valore delle proposte che germogliano al Politecnico federale di Losanna e della sua capacità di offrire strumenti, opportunità e visione per farle fiorire. Susanna Cattaneo Ottobre 2023 TM · 61


eureka/start up

Il futuro vola su rotaia? Nel cuore dell’Europa si sta sviluppando una tecnologia che potrebbe rivoluzionare il traffico ferroviario, rilanciando la sfida al trasporto aereo anche su base regionale. Alla base del suo probabile successo? Costi irrisori rispetto alla concorrenza e infrastrutture già esistenti.

L

a domanda di trasporti sostenibili che non compromettano la mobilità è in crescita e si prevede che possa raddoppiare nei prossimi 30 anni. Sebbene la ferrovia sia riconosciuta come una delle modalità di trasporto di massa più sostenibili, le sue attuali limitazioni di velocità, pari a circa 300 km/h, la rendono meno competitiva per distanze superiori ai 1.000 chilometri, creando un significativo gap di mercato. Tuttavia, il divario, che oggi può essere coperto solo dall’aviazione regionale, è uno dei maggiori responsabili dell’impronta di Co2 nel settore dei trasporti. La mobilità ad altissima velocità, come il MagRail, può dare una risposta competitiva. Non solo l’Unione Europea è interessata, la Cina sta avanzando rapi-

damente con il suo Maglev di nuova generazione progettato fino a 600 km/h. A differenza della tecnologia cinese che richiede la costruzione di un’infrastruttura ferroviaria separata, la startup europea di deeptech Nevomo, ha appena registrato un risultato rivoluzionario, dimostrando che la tecnologia MagRail può consentire ai treni di levitare sull’infrastruttura esistente fino a 550 km/h. Nevomo è conosciuta come un’azienda paneuropea di DeepTech con radici polacche. Tuttavia, le filiali dell’azienda sono situate anche in altri Paesi. «La Svizzera è fondamentale per la nostra espansione in Europa e oltre. Dal punto di vista geografico, si trova nel cuore dei principali corridoi di trasporto transeuropei e al centro di mercati ferroviari chiave come Germania,

Un versatile successo A livello globale, si sta assistendo a una crescente ondata di investimenti nel settore dei trasporti ad alta velocità, il che pone Nevomo in una posizione privilegiata per cogliere appieno le opportunità offerte da questa tendenza. Inoltre, la tecnologia sviluppata da Nevomo ha il potenziale per essere implementata in tutto il mondo, aprendo le porte a un vasto mercato globale. Un elemento distintivo di Nevomo è la sua versatilità, la sua tecnologia può essere infatti applicata sia alle linee ferroviarie esistenti che alle nuove infrastrutture. Questa flessibilità la colloca in una posizione unica, differenziandola dai concorrenti, in particolare dalle società attive nel settore degli hyperloop, che spesso affrontano sfide legate ai tempi di sviluppo e implementazione. Inoltre, Nevomo gode del supporto di partner strategici e investitori che possono contribuire significativamente alla sua crescita e al suo successo futuro, soprattutto da parte degli operatori ferroviari. Mentre le società coinvolte negli hyperloop spesso hanno relazioni complesse con gli operatori ferroviari e sono fortemente influenzate dall’agenda politica, l’azienda mira principalmente a fornire soluzioni per il settore privato, come la logistica. Questo la rende un candidato ideale per un’eventuale quotazione in borsa, un passo che potrebbe consolidare ulteriormente la sua posizione sul mercato.

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Francia e Italia. Abbiamo sede a Lugano e a Crans-Montana, il che facilita l’accesso a investitori, clienti e altri soggetti chiave. Stiamo anche lavorando per stabilire relazioni con i principali attori ferroviari svizzeri», precisa Przemek Ben Paczek, Ceo e co-fondatore di Nevomo. Nel settembre di quest’anno, a Bruxelles, è stata presentata in anteprima mondiale la tecnologia MagRail, sviluppata per far levitare i treni sui binari ferroviari esistenti. Cosa può dire al riguardo? «L’evento di Bruxelles rappresenta il culmine di quasi quattro anni di lavoro. Il nostro obiettivo è rendere il trasporto ferroviario più attraente con il minor investimento possibile, utilizzando risorse già disponibili. All’inizio dell’anno abbiamo testato con successo questa tecnologia sul binario di prova a levitazione magnetica passiva più lungo d’Europa, situato in Polonia. Per la prima volta è stato possibile far levitare con successo un veicolo di prova su un binario ferroviario a scartamento standard di 1435 mm, dotato di sistema MagRail», prosegue il Ceo. Dove sta però la rivoluzione, considerando i due esempi più noti di Maglev, il Transrapid di Shanghai e il giapponese Shinkansen? «Sono molto costosi, e utilizzano entrambi un’infrastruttura costruita appositamente. Ai prezzi odierni, i cinesi hanno pagato 50 milioni di euro per ogni chilometro di percorso, i giapponesi oltre 160. Con la tecnologia MagRail, stiamo parlando di costi di circa 10 milioni di euro per chilometro. È possibile perché si tratta di un retrofit abbastanza semplice degli impianti esistenti», illustra Paczek. Potrebbe descrivere la levitazione sul binario di prova? «Abbiamo accelerato a circa 130 km/h un veicolo ferroviario di


prova costruito ad hoc, del peso di circa 2 tonnellate e lungo 6 metri. A una velocità superiore a 70 km/h, il veicolo ha iniziato a levitare. Una volta superata questa velocità, le forze sono abbastanza elevate da far sollevare il veicolo dalle rotaie. Durante i test, lo spazio tra le ruote e le rotaie era di circa 20 mm, ma stiamo testando diverse varianti», rileva il Ceo, che prosegue: «Si tratta di un cambiamento gigantesco nel modo in cui si svolge il traffico su rotaia, che sta perdendo ormai da tempo, in termini di flessibilità e frequenza, rispetto alla gomma. Con la nostra soluzione, questa situazione potrebbe cambiare, anche in termini di capacità. Lo spazio di frenata di un veicolo a propulsione magnetica è molto ridotto, e l’alta accelerazione e la facilità di arresto sono i punti di forza della tecnologia MagRail, che renderà il traffico ferroviario più efficiente». L’idea consiste nel montare tra le rotaie dispositivi che muovono i convogli grazie all’interazione magnetica. Ma nella pratica? «Installiamo tra le rotaie una serie di elettromagneti opportunamente configurati che forniscono forza di spinta o di frenata, e delle travi di levitazione parallele alle rotaie sui loro lati. In questo modo, un binario equipaggiato con i dispositivi MagRail non è costituito solo dalle due rotaie e dalle traversine standard, ma da cinque elementi paralleli, ma racchiusi nello stesso spazio», nota Paczek. Quali sono le possibilità di commercializzazione della vostra idea? «Ne abbiamo discusso intensamente con i clienti per più di due anni. Tali discussioni ci hanno convinto a iniziare da una versione a trazione lineare, senza levitazione. Il momento giusto per farlo arriverà. La tecnologia MagRail Booster utilizza la propulsione magnetica (con la possibilità di installare in un secondo momento un modulo di levitazione), ma i veicoli di questo sistema non fluttuano sopra i binari, bensì si muovono su di essi grazie all’interazione elettromagnetica», evidenzia il Ceo, e prosegue: «A patto di dotare i vagoni di magneti permanenti a energia passiva e di una quantità abbastanza limitata di elettronica, essi saranno in grado di operare in modo indipendente, senza bisogno di locomotive. Con il supporto digitale, possiamo aumentare la capacità delle linee fino al doppio. Le carrozze potrebbero circolare sulla rete convenzionale anche ogni due minuti, come nella metropolitana. Questo migliorerà notevolmente il

«Ai prezzi odierni, i cinesi hanno pagato 50 milioni di euro per ogni chilometro di percorso, i giapponesi oltre 160. Con la tecnologia MagRail, stiamo parlando di costi per circa 10 milioni di euro per chilometro. È possibile perché si tratta di un retrofit abbastanza semplice degli impianti esistenti» Przemek Ben Paczek, Ceo e co-fondatore di Nevomo

sistema di trasporto ferroviario». Rimandare la levitazione significa rinunciare a un sogno e a un compromesso commerciale? «Si tratta di una risposta alle esigenze più pressanti e alle richieste del mercato. L’aumento della velocità, offerto dalla levitazione, è importante soprattutto per il trasporto di passeggeri, competendo con l’aviazione. Ha senso su linee selezionate, ossia quelle con un limite di almeno 160 km/h. MagRail consentirà di aumentare la velocità dei treni fino a 300-550 km/h, a dipendenza dei casi. Si tratta di uno sviluppo importante, ma oggi lo è maggiormente risolvere il problema della capacità della linea, della flessibilità del sistema e della frequenza dei treni», nota il co-fondatore. La vera domanda è: l’industria ferroviaria è interessata al MagRail? «L’interesse è in forte crescita, non ancora esponenziale, ma sempre più aziende ne sono a conoscenza e molte stanno iniziando a lavorare con noi. La prima partnership risale al 2021 con il gestore italiano Rfi, poi con

Sono molte le possibili modalità con cui il magnetismo può muovere un vagone, e senza locomotiva.

importanti operatori tedeschi e da marzo di quest’anno con le ferrovie francesi Sncf. Attualmente ci stiamo concentrando su porti e aziende industriali. Abbiamo una partnership strategica con Gatx, uno dei tre maggiori locatori di materiale rotabile per il trasporto merci al mondo, che ha dimostrato un forte interesse per la nostra tecnologia. Le aspettative politiche per le ferrovie sono molto ambiziose e il settore è consapevole che senza significativi miglioramenti tecnologici non sarà possibile raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea, che ci sostiene con i suoi fondi. Siamo beneficiari dell’acceleratore Eic, tra gli altri, il che dimostra l’importanza della nostra tecnologia per l’Europa», conclude Paczek. Emanuele Pizzatti Ottobre 2023 TM · 63


eureka/gli esperti

Ecosistemi d’innovazione La Svizzera ha tutte le carte in regola per diventare un hub mondiale dell’innovazione, sta dunque puntando molto sulle start up, creando le migliori condizioni quadro possibili.

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he la Svizzera voglia segnalarsi quanto meno nel panorama europeo, se non anche mondiale, quale polo aggregatore di start up innovative e imprese attive in tutti i settori alla frontiera della conoscenza, dunque prevalentemente delle economie avanzate, non è un mistero. A livello ecosistemico sono ormai anni che ci si sta muovendo in questa direzione, con le autorità politiche nazionali e locali sempre più attente alla tematica, come del resto l’ecosistema dell’innovazione cantonale ticinese ben dimostra, al pari della Swiss Startup Association, un’organizzazione dinamica e all’avanguardia dell’ecosistema nazionale. «Siamo l’associazione ombrello sotto cui si riuniscono start up, imprese consolidate e reti di supporto, e siamo parte attiva nella promozione dell’innovazione e dell’imprenditorialità a livello nazionale. Vogliamo creare l’ambiente più favorevole possibile perché i futuri campioni svizzeri dell’innovazione possano prosperare, e già oggi possiamo contare su una rete di 500 associati» dichiara Raphael Tobler, Presidente della Swiss Startup Association. Se l’obiettivo prefissato è dunque piuttosto chiaro, la strada per raggiungerlo potrebbe dimostrarsi molto più tortuosa, e meno lineare di quanto non ci si aspetterebbe, come però spesso accade. Ma come si sta muovendo l’Associazione? «Grazie a iniziative come il FeMonday promuoviamo attivamente il networking e la collaborazione tra imprenditori di ogni genere e grado. La Svizzera deve diventare un centro globale di innovazione, e ha tutte le carte in regola per attrarre start up dall’estero, potenziate e sostenute da un ecosistema che ne favorisca la creatività, erogando risorse e adeguando la cornice normativa affinché meglio rispecchi le 64 · TM Ottobre 2023

«Gli sforzi congiunti di tutti vanno in un’unica direzione, vogliamo coltivare e rendere il terreno quanto più fertile possibile, perché poi start up e imprese facciano il loro lavoro, trainando lo sviluppo della nazione, anche grazie alla collaborazione con il mondo accademico» Raphael Tobler, Presidente di Swiss Startup Association

esigenze delle imprese di domani. Partiamo comunque da una base già buona, con il panorama nazionale che sta cambiando, grazie anche ad attori chiave che continuano a investire, non da ultimo in capitale umano», prosegue il presidente. Quali migliori alfieri della capacità innovativa del sistema Paese si segnalano i politecnici federali, sempre in prima linea, con progetti e nomine di alto livello. «Il 1 giugno di quest’anno ha preso il timone dell’Eth Entrepreneurship, iniziativa del Politecnico di Zurigo, l’imprenditore

Frank Floessel, esperto di selezione del personale e valute digitali, e con un curriculum di grandi successi. Va a inserirsi all’interno del team di Vanessa Wood, responsabile per il trasferimento della conoscenza e delle relazioni con le imprese dell’Eth. L’obiettivo di questa nomina è chiaro: favorire il germogliare di una cultura ancor più imprenditoriale tra le start up del politecnico, stringendo legami di scambio e dialogo ancora più forti con la componente più accademica e di ricerca dell’istituzione. Del resto, fondando la sua prima impresa durante gli studi, Eth Juniors, Floessel si era già mosso in questa direzione», rileva Tobler. Tra i successi a lui direttamente ascrivibili, ha contribuito alla crescita di start up ormai rinomate, come GetYourGuide, Climeworks e Beekeper. Ma anche l’Associazione si sta muovendo, potenziando il consiglio direttivo, accogliendo: Joachim Maur, Ceo dell’omonimo Venture Capital, ma già Ceo di Zurich Insurance Switzerland; Dominique Gruhl-Bégin, Ceo di Serpentine Ventures, ed ex Innosuisse. «La squadra si sta velocemente ampliando, con personalità di primo piano, proprio a rimarcare la volontà di fare bene, ma anche le difficoltà del progetto. È fondamentale la convivenza di profili e background diversi, per avere una pluralità di punti di vista. Gli sforzi congiunti di tutti vanno in un’unica direzione, vogliamo coltivare e rendere il terreno quanto più fertile possibile, perché poi start up e imprese facciano il loro lavoro, trainando lo sviluppo della nazione, anche grazie alla collaborazione con le eccellenze del mondo accademico che il mondo ci invidia», conclude il presidente della Swiss Startup Association. Achille Barni


Vogliamo dare il 100% per arrivare a ZERO

Vogliamo raggiungere entro il 2050 la neutralità delle emissioni nette di gas serra dei patrimoni gestiti. Un obiettivo confermato nel Piano Industriale 2022 - 2025 del Gruppo e con la pubblicazione dei target richiesti dall’adesione alla Net Zero Asset Managers Initiative. Per noi, per i nostri investitori e per il pianeta.

Società del gruppo

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eureka/associazioni studentesche

Alternative al tribunale Tra i metodi extragiudiziali più rinomati per la risoluzione alternativa delle dispute, si distinguono l’arbitrato e la mediazione. Vantaggiosi in termini di rapidità, confidenzialità e i costi ridotti, in Svizzera non sono però ancora popolari.

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a risoluzione alternativa delle dispute si riferisce a metodi extragiudiziali, principalmente volontari, per risolvere le dispute. Tra i metodi più rinomati vi sono l’arbitrato e la mediazione. Essi possono evitare un processo in tribunale, ma anche essere un buon alleato di un eventuale processo in aula. L’applicazione può essere decisa in precedenza tramite una clausola nel contratto, ma anche dopo la nascita della disputa. Queste tecniche sono molto vantaggiose grazie alla loro rapidità, confidenzialità e i costi ridotti. Malgrado non sia molto evidente, anche in Svizzera se ne fa relativamente spesso uso. Infatti la legge prevede quasi sempre un tentativo di conciliazione tra le parti. Da notare è tuttavia che le decisioni di questi metodi extragiudiziali non possono essere impugnate, eccezion fatta per i casi di cattiva gestione dell’arbitrato, qualora l’arbitro sia stato di parte ad esempio. L’arbitrato si suddivide in due categorie: quello nazionale, applicabile a tutte le pretese di cui le parti possono disporre liberamente e per il quale si applica il codice civile procedurale, e quello internazionale, che è principalmente regolato dal capitolo dodicesimo della Legge federale sul diritto internazionale privato, che riguarda soprattutto casi di natura patrimoniale. Ci sono varie organizzazioni in Svizzera che si occupano dell’arbitrato; queste ultime emettono persino delle regole che le parti possono decidere di applicare per il proprio procedimento. L’arbitrato è piuttosto rinomato in Svizzera, soprattutto per le arbitrazioni internazionali siccome la Convenzione di New York del 1958 rende il risultato dell’arbitrato in Svizzera vincolante ed esecutivo nei Paesi stranieri membri. Inoltre la Svizzera stessa è ampiamente conosciuta come foro per le arbitrazioni grazie alla giurisdizione molto favorevole. La mediazione è la forma extragiudiziale più amichevole e legalmente è con66 · TM Ottobre 2023

«Tra i motivi per cui arbitrato e mediazione non sono così popolari è che il sistema giudiziale svizzero funziona molto bene. Tuttavia un maggior ricorso ridurrebbe il peso sui tribunali e i tempi di risoluzione» Bozana Sicic, membro dell’Associazione Giovani Giuristi Zurigo

siderata un contratto di mandato ai sensi dell’art. 394 del Codice delle Obbligazioni. Può essere richiesta anche durante un procedimento giudiziale. Ci sono vari titoli in Svizzera che rendono il mediatore riconosciuto sotto il livello professionale. I mediatori, come i difensori civici, hanno poi il diritto relativo di rifiuto di cooperare qualora le parti finissero per presentare il caso in tribunale. A livello federale la mediazione è superficialmente regolata nel codice di diritto processuale civile svizzero (art. 213 e segg.), mentre nello specifico intervengono le stesse istituzioni designate. Può tuttavia anche venire regolata a livello cantonale, infatti alcuni cantoni hanno emesso leggi a riguardo. Si tratta di una procedura principal-

mente volontaria, benché la legge svizzera preveda delle eccezioni: la mediazione può infatti essere obbligatoria per casi dove sono coinvolti bambini (ad esempio, diritto penale minorile), spesso gratuitamente offerta dai cantoni. La decisione finale può essere attuata dal giudice e assumere lo stesso valore di una decisione passata in giudicato. La conciliazione è molto simile alla mediazione che può esserle sostituita sotto accordo delle parti. Tuttavia divergono nella fase iniziale e nella gestione: la conciliazione è gestita dalle autorità di conciliazione, mentre la mediazione da un mediatore scelto dalle parti. In Svizzera c’è dapprima un tentativo di conciliazione mandatorio ai sensi dell’art 197 del Codice di diritto processuale civile svizzero per quasi tutte le controversie. Le eccezioni sono citate nei negli articoli seguenti. Tra i motivi per cui questi metodi non sono così popolari è che il sistema giudiziale svizzero funziona molto bene. Tuttavia un maggior ricorso ridurrebbe il peso sui tribunali e di conseguenza i tempi con cui le decisioni vengono emesse. Inoltre ci sono molti miti che ne minano la fiducia, malgrado mediatori e arbitratori abbiano titoli che ne certificano la capacità. È bene ricordare che anche gli avvocati possono partecipare alla procedura di mediazione; questo può sia riassicurare le parti coinvolte che anche portare alla luce aspetti legali della controversia. Per aumentarne la popolarità sarebbe bene che ogni cantone emettesse leggi sulla mediazione per regolare, ma soprattutto per supportare questo campo. In futuro ci si augura anche che lo stato introduca una legge più dettagliata a livello federale. Un altro buon input sarebbe rendere più spesso obbligatoria una risoluzione alternativa, proprio come viene fatto negli Stati Uniti, ad esempio. Finora si è arrivati all’introduzione di corsi formativi nelle università e della copertura assicurativa per questi metodi.


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eureka/digitale

Lei non sa chi sono io Qual è l’impatto che la Blockchain potrebbe avere sulle pratiche di marketing, e sulla raccolta dei dati relativi ai consumatori intorno cui costruire proposte ad hoc?

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onosci davvero chi ama il tuo brand? Sai cosa vuole e in che contesto è immerso? La verità è che solo io so cosa voglio davvero. Anzi, ‘lei non sa chi sono io’, verrebbe da dire. Non si tratta di scrivere di ironia o filosofia. Il punto è riflettere sulla qualità del dato consumatore. Un passo indietro! L’identità di chiunque nel mondo digitale è intermediata da soluzioni tecnologiche finalizzate al controllo del dato da parte della marca e alla minimizzazione delle frodi in qualsiasi scambio. Qualsiasi attore che voglia vendere i propri prodotti raccoglie informazioni sulle persone. Le marche identificano i consumatori da un indirizzo e-mail, una navigazione loggata (logged-in; una volta su due), o la marcatura tramite cookie dei prospect clients. In un mondo che si allontana dai cookie, l’unica maniera di riconoscere i Vip è attraverso un lento e continuo arricchimento dei dati cliente, attorno a un’email in Europa, a un numero di cellulare negli Stati Uniti e a un account WeChat in Cina. Il trade-off è la proprietà del dato da parte della marca, a cui corrisponde una serie di benefici, il cui scopo è quello di accrescere l’ingaggio dei consumatori e stimolarne la fidelizzazione. Uno dei programmi migliori al mondo è quello di Starbucks, che possiede i dati personali di 20 milioni di fanatici del caffè, e arriva a calibrare il marketing intorno a ‘personas’, ovvero segmenti, che risponderanno più prontamente a offerte costruite ad hoc Il limite del Web2 è qui: sarebbe troppo oneroso costruire un’offerta dinamica su base one to one, e in realtà non si sa nep68 · TM Ottobre 2023

pure cosa ciascuno dei nostri fan vuole in un preciso istante, senza chiederglielo. Sarebbe rischioso anche da un punto di vista legale, perché non si ha uno strumento di tracciamento, verifica e risposta in digitale di migliaia di transazioni al secondo. Fino ad ora. La Blockchain aggiunge un livello di dettaglio, impatto ed efficienza

a quello che si poteva fare. L’idea non è quella di abbandonare il vecchio Crm, ma di affiancarlo a un ulteriore strato di ‘cura’ di quei Vip che vogliono collaborare con il brand per co-creare esperienze uniche. In primo luogo, l’identificazione del fan avviene attraverso un wallet, che permette a chiunque, una volta passato un processo di Kyc (know your customer), di essere parte attiva di una comunità. In secondo, la ownership dei dati rimane al fan, che decide quando e dove mettersi in gioco, in cambio di ricompense e benefici, elargiti alla persona giusta, al momento giusto e proporzionalmente al suo desi-

Frank Pagano, azionista di Tokenance, Senior Partner di Jakala, Contributor de Il Sole 24 Ore.

derio di mettersi in gioco, con un servizio dinamico e istantaneo, che solo uno smart contract su blockchain può garantire. Dopo Settembre 2022, la nuova Ethereum viaggia a circa 100mila transazioni al secondo, a un costo per operazione infinitamente inferiore a qualsiasi transazione finanziaria nel mondo del Web2, senza errori e rischi. La marca ricompensa in maniera efficiente quella parte della propria base che ha voglia di accrescere il capitale sociale della comunità, mentre i fan sono in controllo del proprio capitale sociale e possono godere a pieno del proprio status per ricevere benefici che tangibilmente vanno ad arricchire la loro utilità. Per tornare a Starbucks, un Vip che acquista in un flagship di New York, e poi in uno in franchising a Milano (gestito da Percassi) e poi online a Dubai (magari con una struttura ibrida) non viene riconosciuto e servito come merita, proprio per la difficoltà di identificare il fan tra database che non comunicano tra loro, e per l’incapacità di un sistema, basato su personas, di rispondere in modo istantaneo a uno storico cliente unico. La Blockchain, essendo un registro distribuito, garantisce la visibilità di tutti gli attori certificati, e restituisce un servizio personalizzato, grazie alla sua programmabilità. Il futuro del marketing sta nella personalizzazione assoluta e nella co-creazione, rese possibili dalla Blockchain.


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eureka/eventi

© 2023 CERN

La scienza che sa unire e ispirare

Un centro di apprendimento interattivo e dinamico, situato cento metri sopra il più potente acceleratore di particelle al mondo. Con il suo nuovo Portale della Scienza, il Cern prosegue la propria tradizione educativa e architettonica. Attesi fino a mezzo milione di visitatori l’anno.

La Direttrice generale del Cern, Fabiola Gianotti, fra John Elkann, presidente di Stellantis, maggior donatore del progetto del Portale della scienza, e l’architetto Renzo Piano, che ha disegnato il nuovo complesso (sopra). 70 · TM Ottobre 2023

notti ha quindi lanciato l’idea di un nuovo centro che ampliasse la gamma dei nostri programmi. In particolare, l’offerta dai 5 agli 8 anni rappresenta una vera innovazione per noi, abbiamo sviluppato risorse divertenti ed educative appositamente per questo pubblico», racconta Patrick Geeraert, capo del progetto. Mostre immersive (Discover Cern, Our Universe e Quantum World), esperienze interattive, laboratori didattici, eventi pubblici, visite guidate, spettacoli scien-

tifici e persino un acceleratore di protoni funzionante: tutte le premesse per un’esperienza di visita coinvolgente e altamente formativa, essenziale per far comprendere la bellezza e l’utilità della scienza. Non è stato però un gioco impegnarsi in un progetto molto articolato per complessità degli edifici, numero di persone coinvolte, strette tempistiche e il pur generoso budget di 100 milioni franchi da rispettare, vincoli ai quali si sono sommate le ripercussioni della pandemia © 2023 CERN

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naugurato sabato 7 ottobre con una cerimonia che ha riunito quasi mille partecipanti, il nuovo Portale della Scienza del Cern di Ginevra ambisce a essere un centro di educazione e divulgazione scientifica per avvicinare il largo pubblico ai misteri della fisica delle particelle e alla comprensione dell’universo, soprattutto ispirando le giovani generazioni a intraprendere una carriera in ambito Stem. Un obiettivo in perfetta sintonia con la missione e i valori che il Cern si è dato sin dalla sua fondazione nel 1954, volendo condividere con la società i risultati della sua ricerca fondamentale e le sue tecnologie all’avanguardia. In quest’ottica, l’ingresso sarà gratuito. «L’educazione è uno dei pilastri della missione del Cern ma, a causa dell’elevata richiesta in termini di visite, era sempre più difficile soddisfare le domande. Nel 2017, la Direttrice generale Fabiola Gia-


Patrick Geeraert, responsabile del progetto del Portale della Scienza del Cern

La sostenibilità è un elemento centrale nella tradizione architettonica del Cern, che in sette decenni ha sempre proposto concetti innovativi e coerenti con la sua identità. Il Globo della Scienza e dell’Innovazione, costruito per l’Esposizione Nazionale Svizzera del 2002 e donato dalla Confederazione al Cern per festeggiarne i 50 anni, è stato il primo edificio carbon neutral del campus, costruito in cinque essenze di legno. L’Edificio 774, inaugurato nel 2015, presenta una fac-

© 2023 CERN

In sezione, uno dei due iconici tunnel del nuovo Portale della Scienza, progettato da Renzo Piano richiamando la struttura tubolare dell’acceleratore di particelle e simboleggiando con le passerelle sospese e il vetro lo spirito di collaborazione e apertura che contraddistingue il centro di ricerca.

pareti e passerelle in vetro simboleggiano l’impegno a collaborare al di là delle frontiere e delle culture e a promuovere una scienza aperta a tutti. Infine, il verde crea un legame tra gli edifici esistenti e la nuova struttura: con 400 alberi e 13mila cespugli, ricorda che tutte queste esplorazioni, a prescindere dalla loro scala, riguardano la natura» sottolinea Patrick Geeraert.

ciata ricoperta da pannelli solari sviluppati con la tecnologia del Cern, mentre il nuovo Data center, che si prevede operativo entro fine anno per supportare le future esigenze di calcolo, utilizzerà le più recenti tecnologie di raffreddamento e recupererà l’energia termica generata per riscaldare altri edifici del sito, raggiungendo un grado di efficienza energetica allo stato dell’arte.

© 2023 CERN

«Da sempre incoraggiamo la comunità dei “Cernois” al contatto con il pubblico, ma ora possiamo raggiungere un ulteriore livello. Stiamo reclutando e formando come guide centinaia fra i nostri scienziati che dedicheranno alcune ore ogni settimana o mese al nuovo Portale della Scienza»

© Renzo Piano

prima e della guerra in Ucraina poi. Il risultato, per chi è abituato a confrontarsi con le incognite dell’universo, non poteva che essere eccellente. A due anni e mezzo dalla posa della prima pietra si è arrivati all’inaugurazione. Il primo biglietto da visita è l’immagine architettonica. Il complesso di 8mila mq comprende cinque aree che ospitano mostre, laboratori, un auditorium, uno shop e un ristorante. Il Renzo Piano Building Workshop, affiancato da Brodbeck Roulet associés, ha saputo interpretare magistralmente la sfida, individuando il perfetto equilibrio fra funzionalità e simbolismo. «Questo edificio, che combina forme grezze, cemento a vista, vetro e acciaio, esalta la natura industriale del Cern grazie a diversi elementi iconici. Innanzitutto, il ‘ponte pedonale’, un’arteria lunga 210 metri, a 6 metri da terra, per collegare i diversi spazi. Un’idea che era molto importante per Renzo Piano: simboleggia il legame inscindibile tra scienza e società. La struttura tubolare dei tunnel sospesi, che ospitano due mostre, ricorda invece il complesso di acceleratori del Cern e le sue tecnologie all’avanguardia,

«Anche il nuovo complesso non fa eccezione, con un’impronta di carbonio pari a zero. Gli alberi assorbiranno CO2 e forniranno aree fresche in tutto il campus. Le pompe di calore provvederanno al riscaldamento e al raffreddamento. Inoltre l’edificio è dotato di quasi 4mila mq di pannelli fotovoltaici, per coprire interamente il fabbisogno di elettricità e alimentare anche alcuni degli altri edifici», precisa il responsabile del progetto. Ampia accessibilità di mezzi pubblici. La fermata del tram che collega al centro della città e alla stazione, comoda anche per chi proviene dall’aeroporto, si trova proprio di fronte alla reception. Anche gli autobus, compresi quelli provenienti dalla vicina Francia, servono la stessa fermata. Inoltre sono stati creati 13 posti per i pullman che portano scolaresche o gruppi, né mancano 240 posti auto (ma è stata aumentata anche la capacità per le biciclette). Attendendosi fino a mezzo milione ospiti all’anno, la logistica era fondamentale. «A oggi, il 70% dei nostri visitatori vive a più di 700 km di distanza. Ginevra è una destinazione urbana ambita e noi stiamo contribuendo a renderla tale, collaborando anche con Ginevra Turismo. Ora speriamo di avere un maggiore impatto sul nostro stesso territorio. Le scuole ci visitano già regolarmente e stiamo decuplicando l’offerta a loro dedicata. I gruppi prenotano con 9 mesi di anticipo», aggiunge il responsabile del progetto. Il Science Gateway sarà anche un centro per addetti ai lavori, con un auditorium da 900 posti, che può accogliere nei suoi spazi modulabili riunioni sugli esperimenti del Cern, annunci scientifici, eventi pubblici ed esterni. È stata intitolata a Sergio Marchionne: il tributo a Ottobre 2023 TM · 71


© Renzo Piano Building Workshop

Le attività da 5 a 8 anni rappresentano una vera innovazione nell’offerta divulgativa del Cern, per appassionare alla scienza sin dalla più giovane età e attirare verso carriere Stem.

un uomo che era appassionato di fisica e che se sui numeri ha costruito la propria carriera, altrettanto lo ha fatto dimostrando la capacità di pensare oltre gli schemi, come gli scienziati che qui lavorano. Un omaggio voluto dal principale finanziatore del progetto, la Fondazione Stellantis, che ha contribuito con 45 dei totali 100 milioni di franchi di donazioni che hanno interamente coperto i costi del progetto, seguita dalla Fondazione Hans Wildsorf (proprietaria di Rolex) e, tra i collaboratori e partner per il materiale educativo, la Fondazione Lego e la Loterie Romande. Altri sponsor sono Ernst Göhner Stiftung, Rolex, the Carla Fendi Foundation, the Fondation Gelbert, Solvay, the Fondation Meyrinoise du Casino e la città di Meyrin, oltre alla Repubblica, al Cantone di Ginevra e alla Cern Society Foundation.

Coinvolti fin dalla progettazione nella definizione e validazione del contenuto delle proposte didattiche, gli scienziati del Cern saranno presenti come guide. «Da sempre incoraggiamo la comunità dei “Cernois” al contatto con il pubblico, ma ora possiamo raggiungere un ulteriore livello. Stiamo reclutando e formando fra loro centinaia di volontari che dedicheranno alcune ore ogni settimana o mese al Portale della Scienza. Oltre a offrire l’opportunità di partecipare a interessanti corsi di formazione, diventare una guida dà la possibilità di mettere in discussione il valore che si attribuisce al proprio lavoro. È anche un’ottima occasione per migliorare le proprie capacità comunicative, imparando a esprimere idee complesse in modo semplice. Ed è un’esperienza gratificante vedere le persone che se ne vanno ispirate», commenta il responsabile. Al

Diplomazia quantistica Altra recente inaugurazione per il mondo della quantistica. A pochi giorni dal suo battesimo, il Portale della Scienza ha ospitato il lancio dell’Open Quantum Institute (Oqi), un progetto che vede la collaborazione di Cern, Dfae, Ubs e Gesda (Geneva Science and Diplomacy Anticipator), fondazione indipendente in cui esponenti della diplomazia e della scienza trovano uno spazio di dialogo e collaborano a progetti concreti. L’Oqi mira a mettere le tecnologie quantistiche al servizio del bene comune e dell’accelerazione del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, ad esempio nell’ambito della lotta contro la fame, dell’accesso all’assistenza sanitaria o del cambiamento climatico. Le soluzioni di informatica quantistica sono infatti potenzialmente in grado di prevedere con maggiore rapidità e precisione i modelli di resistenza agli antibiotici, di individuare nuovi farmaci più mirati o di ridurre il biossido di carbonio migliorando il processo catalitico di fissaggio del carbonio sulla superficie dei materiali. Come ricordato alla terza edizione del Gesda, che ha visto partecipare, in presenza e in virtuale, 1.200 leader politici, scienziati, diplomatici e rappresentanti del settore privato, la vera sfida sarà convincere le grandi aziende del Tech a garantire la diffusione dell’informatica quantistica.

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contempo, proprio in una prospettiva di sinergie e reciproco scambio, già da molti anni il Cern ha un programma artistico che offre residenze in collaborazione con altre istituzioni scientifiche e artistiche. Un legame che è stato integrato nel nuovo Portale della Scienza con la mostra Our universe, costituita da opere create da quattro artisti che, attraverso il loro linguaggio, esplorano intuitivamente i misteri del cosmo. Il Portale della Scienza ambisce anche a favorire il consenso attorno al prossimo progetto per un nuovo acceleratore di particelle, il Future Circular Collider, che triplicando la lunghezza del tunnel odierno a 91 km, permetterebbe un salto verso energie più elevate e nuove conoscenze. Se l’orizzonte della realizzazione è ancora lontano - inizio lavori nel 2030 e uno sviluppo lungo tutto il secolo - è oggi che si gioca la partita per convincere i 23 Stati membri ad approvare il progetto che prevede costi per diversi miliardi (attorno a 11 per la prima parte, che include, oltre alla costruzione del tunnel, un collisore elettroni-positroni, in grado di misurare con precisione le proprietà del bosone di Higgs). Lo studio di fattibilità cui stanno collaborando circa 150 università, istituti di ricerca e partner industriali, definirà una tabella di marcia sostenibile, che minimizzi i diversi aspetti critici, fra cui l’impatto ambientale dell’immensa infrastruttura fra Svizzera e Francia. Impatto che, sommandosi a quello finanziario, rischia di scoraggiare l’operazione, mentre la Cina incalza con il suo superacceleratore elettroni-positroni da 100 km, che potrebbe iniziare gli esperimenti già nel 2030. Rendere dunque meno intangibili le tematiche su cui si indaga nei sotterranei del Cern e creare ampio consenso anche fra i non addetti ai lavori permette di dare un chiaro messaggio a politica ed economia che dovranno dare pieno sostegno per avere la meglio su chi preferirebbe che i fondi fossero destinati a ricerche con applicazioni di - apparentemente - più concreta e immediata rilevanza sociale. Susanna Cattaneo


Quanto è veramente resiliente la vostra impresa? The Deloitte Resilience Barometer presenta gli impatti economici derivanti da geopolitica, avvenimenti climatici e pandemie. Deloitte.com/ch/resilienz

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/normative

Dati, la protezione che si potenzia Dagli Ibm 3090 all’informatica distribuita e al pc individuale. Sono poi comparsi internet, i social, l’intelligenza artificiale. E l’attore principale oggi sono loro: le informazioni personali.

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a nuova Legge federale svizzera sulla protezione dei dati, entrata in vigore il primo settembre di quest’anno, apporta i necessari correttivi alla precedente, datata 1992, considerato che in trent’anni le condizioni generali a livello tecnologico e sociale sono costantemente cambiate. Nel frattempo comunque, fuori dai confini confederati, anche l’Unione Europea aveva già rafforzato la protezione dei dati, con il suo Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr, 2016/679). In questo scenario, la revisione totale della legge svizzera sulla protezione dei dati ne ha permesso l’adattamento alla mutata situazione generale e l’ha resa compatibile con il diritto dell’Ue. La nuova legge protegge due aspetti: la personalità e i diritti fondamentali delle singole persone fisiche, e lo fa quando privati o istituzioni statali trattano i loro dati. Presta particolare attenzione

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al modo in cui i dati vengono trattati, a come vengono informate le persone interessate e a come queste possono influire su tale trattamento. Interviene Rosario Imperiali d’Afflitto, in qualità di ‘avvocato dei dati’: «Il tema dei dati mi affascina e lo approfondisco dagli anni Ottanta, interessato allora agli impatti generati dai grandi calcolatori: si parlava degli Ibm 3090, armadi ingombranti che richiedevano spazi adeguati predisposti ad hoc, con addetti che operavano in camici bianchi: sembrava di trovarsi in ospedale! L’attualità, da allora, è evoluta continuamente, fino anche alla recente legge, in Svizzera, che regolamenta la materia. Come? In buona sostanza, tutelando ciascuno di noi dall’uso non corretto dei propri dati personali», esordisce Imperiali d’Afflitto, avvocato, esperto di tematiche caratterizzate dall’interazione tra diritto e tecnologia, che prosegue: «Immaginiamo

il caso di scuola in cui un individuo è sottoposto ad una visita dal proprio medico di fiducia e, per esempio, l’assistente dello studio decide di fornire i dati sulla salute dell’ignaro paziente alla sua assicurazione complementare o al suo datore di lavoro. Ebbene, all’ignaro paziente la legge attribuisce oggi strumenti giuridici perché questo non avvenga, riconoscendo all’individuo importanti diritti», nota Imperiali d’Afflitto, spiegando che, «Con la revisione della legge, infatti, è stata migliorata la trasparenza dei trattamenti dei dati e rafforzata l’autodeterminazione delle persone interessate in merito ai loro dati». Il ‘diritto all’autodeterminazione informativa’ indica il diritto del singolo a decidere autonomamente in merito alla consegna e all’utilizzo dei suoi dati personali. Ciò significa che ogni persona ha un livello minimo di controllo in merito alle informazioni raccolte e trattate su di lei. «Il dato personale è definito in modo molto ampio, cosicché possa comprendere qualsiasi informazione riconducibile a un individuo anche molto indirettamente. Sorvolando sui dati tipicamente identificativi, come nome e cognome e simili, sono considerati indirettamente identificativi targhe automobilistiche, credenziali di autenticazione, immagini di videosorveglianza, registrazione audio della voce, e persino l’indirizzo Ip che riconosce il dispositivo informatico collegato in rete, almeno in determinati casi», spiega Rosario Imperiali D’Afflitto, fondatore di Dataism Imperiali, che aggiunge: «Il dato personale è di stretta pertinenza del soggetto al quale l’informazione si riferisce. La nuova Legge prevede, per l’uso dei dati personali di un soggetto, che questi venga


preventivamente informato e che gli siano chiesti autorizzazione o consenso». Con la trasformazione digitale, quello della protezione dei dati è del resto l’altro tema di grande attualità. «A volte, i due temi sono percepiti in modo conflittuale. In verità, hanno in comune il fondamentale argomento dell’uso dei dati», sintetizza l’avvocato, che si occupa delle implicazioni giuridiche di entrambi. «La nostra è definita ‘società dell’informazione’ perché il ‘dato’ è centrale per tutto ciò che ci circonda: conoscenza, produzione, commercio, ricerca e sviluppo. Per facilitare questi processi occorre dematerializzare l’informazione in modo che essa possa essere utilizzata da tutti gli strumenti tecnologici a disposizione. Se si usa WhatsApp, si scatta una foto con lo smartphone o si invia una email, si stanno producendo informazioni digitali, scritte in linguaggio informatico (serie di bit o di 0 e 1); anche se a noi utenti sembra che non sia cambiato nulla rispetto al mondo di prima. La digitalizzazione ci permette (quasi) di azzerare distanze geografiche

Sotto, nel corso di una tavola rotonda dedicata al tema, è stato di recente presentato il volume ‘Dati personali e libertà di scelta digitale’, di Rosario Imperiali d’Afflitto.

e spazi temporali: posso chattare con un interlocutore negli Stati Uniti e posso farlo in tempo reale, posso convertire il mio messaggio vocale in testo scritto e viceversa. Gli impatti legali sono molteplici e derivano da due fattori: la tecnologia che si usa e il bene giuridico oggetto di attenzione. Ad esempio, se si usano fax, email o uno strumento di messaggistica elettronica e il bene che si sta considerando è la riservatezza del contenuto informativo, gli impatti riguarderanno le misure tecniche e organizzative che vengono adottate per assicurarsi che quel contenuto rimanga riservato. Se, invece, il bene considerato è la proprietà del contenuto, ad esempio un’opera pittorica o testuale, ci si dovrà assicurare che la tecnologia utilizzata non ne permetta riproduzioni non autorizzate». La tutela della proprietà e la tutela della riservatezza dell’informazione «sono due profili distinti ma non alternativi: un’azienda protegge la proprietà delle proprie informazioni sensibili anche tramite accordi di riservatezza, al fine di regolamentare le modalità di circolazione di queste informazioni le quali, appunto, si è soliti chiamare ‘riservate’». Quando ci si sposta dal campo della tutela della proprietà dell’informazione a quello della protezione dell’individuo al quale l’informazione si riferisce si en-

Dati personali, quanto scegliamo? Raccolte in un unico volume, le ultime evoluzioni normative dettate dalla nuova legge svizzera sulla protezione dei dati - entrata in vigore il 1° settembre 2023 - e, specularmente, le corrispondenti regole e tendenze regolatorie del Gdpr, rivelano analogie e differenze. Il libro è una guida, completa e intuitiva, per la

comprensione e l’applicazione della nuova Lpd. Pensato per addetti ai lavori, operatori economici e semplici cittadini interessati al tema.

Rosario Imperiali d’Afflitto, avvocato esperto di tecnologia e fondatore di Dataism Imperiali.

tra nell’ambito della protezione dei dati personali, a cui fa espresso riferimento la nuova Lpd. «Legge che riguarda tutte le aziende e organizzazioni che trattano dati personali», spiega l’avvocato. Esse devono ad esempio garantire la sicurezza dei dati mediante misure tecniche e organizzative adeguate per evitare violazioni della sicurezza dei dati (come nel caso di attacchi hacker). Soprattutto considerando che il numero di attacchi hacker in Svizzera è aumentato. Stando per esempio ad una ricerca realizzata da swissVR e pubblicata nelle scorse settimane, circa una grande (con più di 250 dipendenti) azienda svizzera su due (45%) è stata vittima almeno una volta di un attacco informatico. Allo stesso tempo, emerge che solo circa la metà delle aziende ha una chiara strategia informatica. La Lpd si applica a tutti? «Sostanzialmente, sì. Vi sono alcune eccezioni ma che confermano la regola: ad esempio, non si applica alle informazioni personali che ciascuno di noi raccoglie e utilizza per scopi esclusivamente personali, come la tenuta di una rubrica personale. Ma se si esce dalla propria sfera personale, ad esempio pubblicando dati su internet, allora occorre adeguarsi alla normativa». Anche il pubblico deve rispettarla? «Sì, anche gli organi federali e chi agisce per conto di essi. Buona parte di principi e regole sono comuni a privati e organi federali, altre sono specifiche per l’uno o l’altro settore». Simona Manzione Ottobre 2023 TM · 75


/sunrise

Diffidare della fiducia Il mantenimento di un equilibrio tra le sfide e le opportunità poste dalla digitalizzazione dipende dalla corretta applicazione delle tecnologie, dal modo di gestirle e di prevenire rischi. Scende in campo il Soc.

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a trasformazione digitale ha avuto e avrà in futuro un impatto dirompente su tanti aspetti della nostra vita quotidiana. Molti servizi alla portata di clic o attivabili direttamente a voce hanno modificato lo svolgimento di diverse nostre abituali attività, complesse o semplici, la maggior parte delle volte, in meglio. Non senza aspetti controversi come, ad esempio, in merito alla nostra sfera privata. Il grado di personalizzazione di molti apprezzati servizi è infatti direttamente proporzionale a una certa esposizione di informazioni che, almeno in teoria, non sempre vorremmo condividere. Del resto, come potrebbe il nostro navigatore consigliarci la via più rapida senza conoscere la nostra posizione esatta? Come potremmo sbloccare il nostro smartphone con un semplice sguardo, se non avesse ‘mappato’ i nostri tratti somatici? Certo, c’è chi si oppone alla tendenza generalizzata e si ostina a consultare le classiche cartine geografiche e chi si affida a telefoni portatili di vecchia generazione (finché potranno funzionare). Ma la grande maggioranza di noi ha stabilito più o meno consapevolmente un determinato livello di fiducia. Verso chi o cosa? Probabilmente pochi di noi saprebbero dare una risposta. Ma a prescindere dal destinatario di un atteggiamento considerato spesso nobile, resta il nocciolo di un problema non del tutto risolto. Prova ne è il crescente aumento di truffe, il cui successo (si fa per dire) è basato sostanzialmente su un atteggiamento di fiducia, evidentemente mal riposto. Così, in ambito informatico, le “security best practices” partono oggi dal principio della “zero trust” ovvero non fidarsi mai, verificare sempre. 76 · TM Ottobre 2023

In passato vigeva il presupposto in base a cui le risorse poste all’interno del perimetro di una rete aziendale venivano considerate attendibili. Ma gli utenti, definiti attendibili in quanto dotati di necessari permessi, si sono dimostrati i principali veicoli (spesso inconsapevoli) dei più nefandi attacchi informatici. La ‘fiducia’ nei loro confronti si è quindi rivelata una vulnerabilità. Anche nelle più analogiche truffe telefoniche, i criminali puntano le

«I membri del Soc (Security Operation Center), ovvero un gruppo di professionisti della sicurezza IT ingaggiati per monitorare l’intera infrastruttura IT 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, sono capaci di rilevare e affrontare in tempo reale ogni evento relativo alla sicurezza informatica»

loro probabilità di successo sulla fiducia che la malcapitata vittima ripone in una persona che pensa di aver riconosciuto come un proprio parente, urgentemente bisognoso di aiuto. Tornando alla sicurezza informatica, come viene applicato il principio della ‘zero trust’? Innanzitutto, eliminando appunto il concetto di fiducia e, di conseguenza, la necessità di creare una rete attendibile. Si determina la superficie da proteggere e si controlla tutto ciò che la coinvolge: il traffico di rete, gli utenti che accedono alle

Carlo Secchi, Head of Sales Ticino di Sunrise Business.

risorse, le applicazioni utilizzate e le modalità di connessione. Se ben strutturato, il modello zero-trust permette di disporre di forza lavoro distribuita, con risorse e utenti che possono risiedere ovunque, anche in ambienti ibridi o multi-cloud. Ma com’è possibile applicare un controllo così capillare? Una risorsa sempre più indispensabile è il Soc (Security Operation Center) ovvero un gruppo di professionisti della sicurezza IT ingaggiati per monitorare l’intera infrastruttura IT 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, capaci di rilevare e affrontare in tempo reale ogni evento relativo alla sicurezza informatica. I grandi gruppi talvolta dispongono di un proprio Soc ma, per la maggior parte delle aziende, il continuo aggiornamento e l’operatività ininterrotta richieste da un Soc, lo rendono un investimento insostenibile. Un’ottima alternativa è rappresentata dal servizio in outsourcing, al quale oggi possono accedere aziende di qualsiasi dimensione. Il fatto che questo particolare approccio possa unificare e coordinare strumenti e pratiche di protezione più avanzate, in quanto basate su una maggiore variabilità di ‘incidenti’, spesso rende il modello in outsourcing più attrattivo di quello in proprio, anche per le grandi aziende. Qualcuno potrebbe obiettare che, affidare la protezione della propria infrastruttura It ad un Soc esterno, presuppone un certo grado di fiducia. Ma se diamo fiducia ad un servizio che non si fida di nessuno forse, per una volta, possiamo correre il rischio.


Venia Dimitrakopoulou, Towards Light 2009, detail

PHOSPHOR ASSET MANAGEMENT S.A. La nostra missione è racchiusa nel nostro nome: lavorare con chiarezza e trasparenza

Towards Light (in greco Phosphorus; φῶς = luce, φέρω =portare) si chiama la scultura da cui prende il nome la nostra società

Via P. Peri 15 – 6900 Lugano (Svizzera) phosphoram.ch


/lifestyle tech competence center

Spazio al futuro Intelligenza artificiale, realtà aumentata, Big data analysis, IoT, prototipazione e stampa 3D, … anche il digitale più avanzato per tradursi in progettualità e sviluppare applicazioni concrete ha bisogno di una sede fisica, non solo rappresentativa.

© Dagorà

Il nuovo Dagorà Lifestyle Innovation Hub porta nel pieno del centro di Lugano l’innovazione di punta. Nei 6 piani dei suoi nuovi spazi in via Peri accoglierà oltre 200 manager attivi nei settori di tecnologia, moda, alimentare, design, turismo e cosmetica. Inquilino d’onore il Lifestyle Tech Competence Center, parte dello Switzerland Innovation Park Ticino.

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n luogo reale, di incontro, dialogo e sperimentazione: anche il successo di un’associazione innovativa e digitale come il Lifestyle Tech Competence Center (Ltcc) è sancito dal suo insediamento in uno stabile che ne rispecchi l’identità e permetta di sostenerne la progettualità. A poco più di tre anni dalla nascita e dopo una rapidissima crescita che vede oggi 16 realtà di primo piano del mondo della digitalizzazione, imprenditoriale e della formazione nei suoi ranghi, arriva il trasferimento a Lugano, che conquista uno dei tre centri di competenza in sviluppo all’interno dello Switzerland Innovation Park Ticino - accanto a quello dei droni, a Lodrino e le scienze della vita a Bellinzona - e porta nel cuore della città il dinamismo di uno fra gli ambiti più promettenti per il futuro. Un’alleanza sancita dal credito di 250mila franchi annui votato dal Municipio a sostegno di Ltcc e dei suoi laboratori di ricerca fino al 2027, nella consapevolezza dell’importanza della vicinanza fra economia e mondo della ricerca per scalare ulteriormente marcia. La prossimità fisica con entrambe le università Usi e Supsi sarà determinante: entrambe fra i soci fondatori del Ltcc -

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insieme ad Accenture, Bally, Guess, Microsoft, Hyphen, Dagorà Innovation Hub e Loomish - hanno già dimostrato nei precedenti anni grande reattività e interesse: l’Usi ha ad esempio avviato l’apprezzatissimo Master in Digital Fashion Communication e un dottorato sui temi della digitalizzazione, comunicazione e valorizzazione dell’heritage aziendale, mentre la Supsi si sta rivelando un tassello fondamentale nella facilitazione della ricerca applicata. La nuova sede, in via Peri 21, sarà parte del nuovo Dagorà Lifestyle Innovation Hub, azienda che, partner dalla prima ora di Ltcc, ha investito oltre 2 milioni di franchi per la creazione di questi spazi. In futuro, la sottostante fermata del tram treno farà della zona una porta di accesso alla città, facilitando la mobilità sostenibile. Al termine della ristrutturazione dell’immobile - una delle sei unità del Centro Sant’Anna in precedenza sede di Bsi ed Efg poi, recentemente acquistato da Artisa Real Estate - il nuovo hub di Dagorà, con una superficie di più 2000 mq, ospiterà una ventina di aziende per un totale di oltre 200 manager, in particolare attivi nel settore tecnologia e lifestyle: moda, alimentare, design, cosmetica e turismo. Due piani accoglie-

ranno Accenture, principale partner del progetto, uno sarà interamente dedicato a Ltcc e alle aziende sue associate, inoltre saranno presenti zone di coworking per esterni. È previsto uno spazio eventi e un ampio terrazzo, oltre naturalmente ad aree lounge per pause ispiratrici. In calendario per il 2024 già un’agenda di oltre 15 eventi e workshop, che porteranno in città aziende, manager e investitori dalla Svizzera e dall’Europa. La prospettiva è sia di attirare nuove aziende sia investitori, contribuendo a creare posti di lavoro qualificati e nuove opportunità nel panorama tecnologico e dell’innovazione. Il Lifestyle Tech Competence Center ha dal canto suo già dimostrato in questi primi anni di attività di saper concretizzare progetti di ricerca molto interessanti - e in pipeline ne ha di altrettanto promettenti, ad esempio nel campi dell’Ai o sul passaporto digitale dei prodotti - e ha anche proposto eventi di grande attrattiva, come il Lifestyle Innovation Day che attira oltre mille partecipanti fra i protagonisti del settore, o il FoodTech Award organizzato insieme a Barilla e Lavazza, andato in scena a fine settembre, con start up partecipanti da anche da oltreoceano, quali la vincitrice di questa terza edizione, la statunitense Typeface, piattaforma di intelligenza artificiale generativa che potenzia la creazione di contenuti personalizzati per le aziende. Ermenegildo Peverelli


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/arkadia digital advisory

La strada è già tracciata All’interno di un mercato ancora agli arbori una giovane realtà del luganese dopo un biennio di preparativi è giunta al traguardo del ‘go to market’. Obiettivo? Diventare entro un lustro il più importante Advisor di Digital Asset della Piazza svizzera, con licenza ufficiale. A lato, una call di tutto il team di Arkadia, dunque una quotidiana sessione di lavoro di una società attiva nella finanza crypto.

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aese che vai, crypto che trovi. Sotto molti aspetti, anche, sospetto che raccogli. Del resto, al pari delle molte altre valute fiat, anche il mondo delle criptovalute è particolarmente vario, e non tutte godono della stessa rilevanza e rispettabilità, un po’ come è il caso del dollaro e del pesos. Ma se generalizzare è sempre sbagliato, è pur vero che agli onori delle cronache siano sempre le stesse a difendere la posizione, con il Bitcoin in testa. Il primo, di un’ampia pattuglia, che vede tra gli altri, in ordine di capitalizzazione: Ethereum, Tether Usd, Binance Coin, Ripple, Usd Coin, stEth, Solana… Una prima fondamentale differenza sta proprio nel valore di mercato. Se un Bitcoin passa di mano a 25mila dollari, e vale circa 525 miliardi, Solana scambia a 20 dollari e ne vale meno di 10 miliardi. Quali opportunità riserva in prospettiva il settore e quali sono i nuovi attori che si stanno facendo strada in questa nuova industria? «Arkadia è nata con l’intenzione di divenire un ponte ideale tra finanza

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tradizionale e la nuova finanza digitale, aiutando gli operatori di mercato tradizionali a capire questo settore nascente e in rapido sviluppo, supportandoli nella loro continua ricerca di diversificazione del portafoglio con nuovi asset alternativi. L’intuizione è di creare un’offerta che permetta un’esposizione attiva, sofisticata e diversificata nel mercato crypto, grazie alle competenze di un team strutturato, capace di mitigarne la volatilità e generare Alpha. Una proposta a oggi senza concorrenza, tenuta a confrontarsi con strumenti principalmente a gestione passiva», mette in evidenza Alessandro Piccolella, co-fondatore di Arkadia Digital Advisory. Qual è l’atteggiamento però degli operatori tradizionali nei confronti di tale mercato, a distanza ormai di anni dalla sua nascita? «Alcuni istituzionali stanno cominciando ad osservarlo con interesse e crescente curiosità. Anche se ancora in minoranza, alcuni istituti bancari, defintiti ‘crypto friendly’, cominciano offrire servizi di custodia di criptovalute. C’è comunque forte attesa di una normativa

chiara e omogenea da parte dei regolatori nei confronti dei Digital Assets. Altri operatori, come ad esempio il caso del gigante della Gestione BlackRock, stanno facendo forti pressioni per creare e distribuire prodotti finanziari dedicati, come Etf spot. In molti già prevedono che nei prossimi anni la componente crypto nei portafogli potrà crescere dall’attuale 3% sino al 5», rileva Vittorio Ricatto, Investor Relator e Business Developer di Arkadia Digital Advisory. Se la rotta sembra dunque tracciata, la strada da percorrere è ancora molto lunga, e accidentata. «Un’Asset Class diventa tale quando l’aumento di flussi e transazioni ne incrementano la capitalizzazione, diminuendone quindi anche la volatilità. Si tende spesso a dimenticare che il Bitcoin esista da appena 15 anni, ma è realistico pensare che le crypto entro un lustro possano ambire a divenire una componente ricorrente dei portafogli d’investimento», riflette il fondatore. In una fase di mercato particolarmente generosa in termini di rendimenti, perché affacciarsi a un settore ancora poco conosciuto? «Il ciclo dei rialzi dei tassi d’interesse sembra essere ormai prossimo al suo picco, e lo switch tra risk off e risk on si sta fisiologicamente avvicinando. A nostro avviso ciò dovrebbe favorire nel 2024 il settore crypto, sostenuto dal crescente interesse del grande pubblico oltre che dei grandi investitori tradizionali. Meglio quindi non farselo sfuggire», evidenzia il Business Developer.


La società Arkadia nasce come ponte tra finanza tradizionale e digitale, accompagnando l’operatore classico nel cogliere tutto il potenziale di un mercato giovane ma in crescita. L’intuizione è quella di creare un’offerta che permette un’esposizione attiva, sofisticata e diversificata nel mercato delle crypto, potendo contare su un team competente e strutturato capace di mitigare la volatilità e generare Alpha. Il team operativo, che oltre a possedere una comprovata esperienza ventennale nel settore finanziario, vanta già da molti anni un’importante esperienza nel crypto. Questa rara combinazione di competenze, costituisce un eccezionale vantaggio competitivo ed è il vero valore aggiunto di Arkadia.

Crypto quale? Asset Allocation al settembre 2023 (in % totale)

9%

16%

12%

■ Bitcoin 2% 8%

Da sinistra, Vittorio Ricatto, Investor Relator e Business Developer, e Alessandro Piccolella, cofondatore di Arkadia Digital Advisory. A lato, l’asset allocation del portafoglio d’investimento al settembre 2023.

Può dunque trattarsi di una reale opportunità, pur non priva di considerevoli rischi. Da qui un forte invito alla cautela. «Il nostro team vanta una comprovata esperienza ventennale nella finanza tradizionale, ma è attivo nel settore crypto già da diversi anni. Tale rara combinazione oltre a essere il nostro principale vantaggio competitivo su una concorrenza che ancora non si vede, è il valore aggiunto che creiamo. Oltre ad una gestione multistrategica attiva, uno degli elementi che più ci contraddistingue è la trasparenza: i nostri comitati sono sempre aperti a potenziali investitori,prospects e partner, il che contribuisce a superare l’effetto ‘Black box’, confrontandosi direttamente con i nostri specialists, creando quei presupposti educativi e di fiducia indispensabili a muovere i primi passi in un settore così nuovo», commenta Piccolella. La qualità del team è dunque fondamentale, e la sua scelta altrettanto delicata. «Nato oltre due anni fa, il team è composto da 12 persone e ha già affrontato diverse difficili fasi di mercato, che ne

■ Ethereum ■ Hedging ■ Venture Capital ■ Trading Bot

15%

■ Liquidity ■ DeFi 38%

Fonte: Arkadia

hanno migliorato i processi organizzativi. A livello di advisory possiamo contare invece su autorità di settore, ad esempio il divulgatore Giacomo Zucco, il legal Lars Schlichting, e il bitcoiner della primissima ora Sergio De Prisco. In vista del vero ‘go to market’ nel luglio scorso oltre a me, si è unito al team anche un Cfo d’esperienza, che ha completato la squadra», evidenzia Ricatto. Un team esperto e competente, al pari delle aziende partner. «Collaboriamo solo con i migliori per garantire la qualità del servizio. Tra questi in veste di Custodian contiamo su Anubi Digital e Fireblocks, mentre tra gli Exchanges su Binance, Kraken e Deribit, tra i più affermati nel mercato, ma siamo sempre alla ricerca di nuove partnership», prosegue il fondatore. In un settore ancora agli arbori, come si posizionano Svizzera e Ticino? «La Confederazione è stata tra i primi al mondo, ancora nell’agosto 2021, a introdurre un framework legale per la Blockchain, il che sta continuando a favorirne gli investimenti. La città di Lugano, invece,

con grande lungimiranza e coraggio sta cercando di affermarsi quale Hub di riferimento a livello europeo, puntando ad esempio sulla sua iniziativa PlanB, che sta attirando imprese e creando forte interesse. Senza dimenticare il supporto che sta venendo dalla formazione tecnico-accademica», nota Ricatto. Ma che genere di obiettivi si è data Arkadia, in tale contesto? «Vogliamo diventare un player di riferimento per il settore, e raggiungere entro un lustro i 100 milioni di Asset under Advisory. Vorremo inoltre essere tra i primi in Svizzera a dotarci di una specifica licenza quali gestori specializzati in Asset digitali, che prevediamo non tarderà ad arrivare. È con questi chiari obiettivi che abbiamo lanciato una campagna di fund raising per strutturare e rafforzare ulteriormente la società, coprendo l’ambito legal, cybersecurity, risk management e marketing. Obiettivi ambiziosi, ma che riteniamo siano pienamente raggiungibili», conclude Alessandro Piccolella. Achille Barni Ottobre 2023 TM · 81


/web lab agency e kahunacrm

L’unione fa anche la forza Il digitale ha completamente rivoluzionato il modo di fare business in quasi tutti i settori, ma al tempo stesso mette a disposizione delle imprese, già oggi, strumenti incredibilmente potenti per continuare a farlo. Solo integrando i diversi canali è però possibile restare competitivi.

A

Le due aziende Al centro di questa singolare partnership che discreti risultati sta ormai dando da qualche anno, due realtà tra loro differenti, ma al tempo stesso complementari. L’anello in comune? Il digitale in molte delle sue forme, e soluzioni sartorialmente concepite intorno al cliente, trasversalmente a molti settori. Web Lab Agency. Rende competitivi i clienti nella rivoluzione digitale con investimenti pianificati e un ritorno garantito nel breve termine. La sua attività va oltre la semplice creazione di siti, ma genera nuovi affari, ottimizza i processi aziendali e forma le risorse del cliente per il successo in Smart Working. Aiuta il cliente a raggiungere i suoi obiettivi senza sprechi di budget. Si tratta dunque del partner giusto per trasformare internet in una fonte di profitto e competitività. (weblabagency.ch) KahunaCrm. È un gruppo internazionale operante in Svizzera, Italia, Spagna e America Latina, specializzato in consulenza e implementazione di soluzioni per la trasformazione digitale. Tra i principali ambiti in cui si è specializzato nel corso degli ultimi anni si trovano: software cloud, Crm, Customer Care, Vendite, Helpdesk, Marketing e Gestione Hr. Il Gruppo ha accompagnato con successo nella trasformazione digitale oltre 500 aziende, grazie all’efficacia e al rapporto tempo/costi dei singoli progetti. Attualmente è partner di Zoho e Freshworks. (kahunacrm.ch)

82 · TM Ottobre 2023

ll’alba del 2024 ormai il termine digitale è ampiamente passato, significa tutto e nulla. Digitalizzarsi è certamente indispensabile anche solo per sperare di rimanere competitivi e sul mercato, ma non è la garanzia a che questo accada, è dunque indispensabile coinvolgere partner seri e competenti che sappiano rispondere alle reali esigenze dell’impresa. La versatilità e la penetrazione veloce del mercato da parte del ‘digitale’, hanno portato a una progressiva specializzazione di molte delle imprese attive nel settore, il che spesso implica di dover coinvolgere più professionisti per approcciare un unico apparente problema. E se questi partner fossero già sotto un solo tetto, e parte di un unico team ben oliato? «Siamo legati da una partnership che ci vede ormai coinvolti in decine se non centinaia di progetti, soprattutto in ambito turistico, sia sul lato Tour Operator, sia su quelle delle agenzie viaggi più retail. Ognuna delle due realtà contribuisce per quelle che sono le sue competenze che completano le fasi del processo di vendita. WebLab Agency è più focalizzata sulla generazione di lead e la conversione in vendita, mentre noi predisponiamo i sistemi aziendali per gestire internamente tutti i processi commerciali e di marketing. L’obiettivo comune è gestire l’intero ciclo di vendita e i relativi processi per garantire un quantificabile Roi» riflette Marco Tomasetta, Partner di KahunaCrm.

A lato, il team di KahunaCrm, società specializzata nello sviluppo di soluzioni avanzate di Crm. Attiva dal 2004, è oggi certificata B-Corp.


Un ruolo fondamentale lo ricopre il sito web, la vetrina con cui ogni impresa si presenta digitalmente, e in molti casi non solo, al mercato. Un atto particolarmente ricco di conseguenze. «I website non vanno sopravvalutati, sono solo uno dei molti tasselli del ciclo di vendita, e che se non integrati in un funnel possono ben poco. Qualora siano parte di un’architettura completa, che copra tutte le fasi del ciclo di vendita, ecco che possono invece fare la differenza, al pari di un qualunque e-commerce. Senza una comunicazione efficace, il visual merchandising, e la logistica, è destinato a essere inutile. In questo senso internet è pieno di siti fini a se stessi, e di un miracolo che continuerà a tardare» fa notare Andrea Barbieri, Ceo di Web Lab Agency. In ambito digitale lo sviluppo tecnologico è un faro a cui guardare costantemente, con la calda raccomandazione a non lesinare negli investimenti, con il rischio di ‘restare indietro’ e ‘perdere il treno’. Al tempo stesso l’apparenza spesso inganna. Un esempio? «Per gli addetti ai lavori l’Intelligenza Artificiale non è una novità, nonostante l’eco mediatica che ha assunto di recente. A livello Seo, nelle campagne di advertising online, nella Business Intelligence gli algoritmi sono una costante, e sono tutti figli dell’Ia, al pari è stata assorbita rapidamente anche dai sistemi di Crm, Customer Care e Sales Automation, che consentono di avere indicazioni molto precise sul cliente. Si tratta di soluzioni già alla portata di tutte le imprese. È pur vero che siamo solo all’inizio di una rivoluzione, man mano che le imprese capiranno cos’hanno tra le mani. La Generative Ia consentirà di riportare in house molte competenze esternalizzate negli ultimi anni, a patto che vi sia la volontà d’investire, anche in formazione del personale, e la giusta cultura» prosegue il manager di KahunaCrm. La criticità del capitale umano è infatti destinata ad aumentare ulteriormente, con tutti i pro e i contro che questo solleva. «A nostro modo di vedere l’attenzione nella selezione del personale, almeno in determinati settori, dovrebbe ricadere sulle soft skills. Individuate le persone è su queste che bisogna investire, formandole, abbandonando dunque la ricerca delle hard skills che seppur momentaneamente consentano di risolvere un problema, nel lungo periodo potrebbero rivelarsi importanti fattori di resistenza

al cambiamento. WebLab è attiva in Stati Uniti e Regno Unito, Kahuna in Spagna e Colombia, entrambe in Svizzera ed Italia. Non ci sono particolari differenze a livello di mercati, ma di aziende che li compongono, ma comune c’è una diffusa resistenza al cambiamento, nella pia illusione di poter sopravvivere, sfidando dunque la teoria darwiniana. E sappiamo come andrà a finire» nota il Ceo di Web Lab. Al netto degli strumenti messi a disposizione della clientela, molto più potenti oggi, anche solo rispetto a pochi anni fa, rimangono gli obiettivi di sempre. «Vogliamo semplicemente far vendere di più, e in maniera più efficiente, le aziende nostre clienti. Il digitale ha rivoluzionato il modo di fare business, ma non la sua essenza. Oggi un buon Crm fornisce all’azienda tutto il patrimonio di conversazioni intrattenute con il cliente, e sulla base di tali informazioni di formulare proposte adatte e in linea con le recipro-

Sopra, da sinistra, Andrea Barbieri, Ceo di WebLab Agency, e Marco Tomasetta, Partner di KahunaCrm.

che aspettative. Se è abbastanza intuitivo pensare a come integrare gli scambi di email, l’Ia consente di sintetizzare e rendere immediatamente disponibili i temi affrontati anche durante le video call, un canale di lavoro sempre più diffuso» mette in evidenza Tomasetta. Diversamente invece internet e il traffico online. «Il Seo e le campagne di advertising online permettono invece di acquisire nuova clientela evitando migliaia di inutili e demotivanti telefonate, profilando i clienti si può infatti proporre loro solo gli argomenti di loro interesse, migliorando nettamente l’engagement» conclude Andrea Barbieri. Achille Barni Ottobre 2023 TM · 83


/security lab

Threat Intelligence Il vasto mondo delle minacce informatiche è in costante mutamento ed evoluzione, solo un approccio adattivo e molto reattivo nel determinare brecce e pericoli può sperare di fare la differenza, salvaguardando i dati, e dunque la quotidianità, delle persone.

O

gni giorno migliaia di attacchi informatici impattano la quotidianità di milioni di persone, i dati sono sempre più esposti e le persone vengono sempre più prese di mira al fine di ottenere informazioni e ulteriori dati che, come spesso vengono definiti, sono l’oro del futuro. In questo labirinto di minacce l’unica difesa sembra essere quella di alzare sempre più scudi in difesa, e tra questi uno strumento che si distingue come un’arma di difesa efficace contro gli avversari informatici è la ‘Threat Intelligence’. Negli ultimi anni tale difesa ha assunto un ruolo sempre più centrale nel proteggere moli crescenti di dati, ma cosa si intenda con tale termine non è scontato. La Threat Intelligence può essere definita come un processo di raccolta, analisi e diffusione proattiva di informazioni delle minacce informatiche emergenti. Tale processo attinge da un’ampia gamma di fonti di informazioni, tra cui, ma non solo, indicatori tecnici, forum di hacker,

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social media e i ‘Market Place’ presenti nel Dark Web, luoghi dove i dati vengono abitualmente venduti al miglior offerente. Grazie a un’attenta analisi completa di dati eterogeni sulle minacce e la loro elaborazione volta ad ottenere motivazioni, obiettivi e metodologie, i professionisti della Cyber Threat Intelligence cercano di identificare le nuove minacce, di attribuirle a specifici soggetti malevoli, di prevedere i modelli di attacco futuri e infine di sviluppare contromisure efficaci. Perché quindi usare la Threat Intelligence? Gli attori malevoli, offrendo spesso servizi ‘as-a-service’ al servizio di terzi, sono sempre più motivati e sempre più dotati di risorse tecnologiche ed economiche. Ma spesso le vulnerabilità informatiche sono il risultato del ‘non conoscere’ e del ‘non vedere’, avere quindi una piena consapevolezza dell’intera area di superficie di attacco (la cosiddetta Attack Surface) sfruttabile da un soggetto malevolo è fondamentale. Comprendere l’ecosistema informatico

nella sua completezza aiuta a prepararsi, prevenire e riconoscere le minacce con meccanismi di sicurezza più ottimizzati. Le misure di sicurezza tradizionali, come Firewall e antivirus, sono essenziali ma non più sufficienti a mitigare minacce sempre più dinamiche e complesse, aver quindi accesso a questo tipo di informazioni consente all’azienda di adottare un approccio proattivo tramite decisioni più rapide, più contestualizzate alla propria realtà e basate su dati reali. Questo è possibile perché le informazioni sulle minacce informatiche possono fornire informazioni accurate, tempestive e pertinenti ed essere utilizzate per identificare in modo certo le falle di sicurezza esistenti o emergenti. La Threat Intelligence offre dati precisi per identificare le vulnerabilità. Aiuta anche la leadership a valutare i rischi, le risorse necessarie e l’impatto finanziario nella cybersecurity. Comprendere meglio le minacce che si devono affrontare permette quindi di proteggersi dalle stesse ottimizzando costi e sforzi. Servizi come l’Early Warning e l’Attack Surface Management permettono alle aziende di identificare e ridurre le potenziali minacce ai loro sistemi e dati fornendo una visione completa dell’attacco e monitorando costantemente le potenziali minacce dall’esterno. Il servizio Early Warning permette di monitorare qualsiasi fuga di dati, siano essi credenziali di accesso, indirizzi email e altri dati aziendali, andando a scandagliare tutto il web (sia Clear Web che Dark Web) alla ricerca di attori malevoli che stanno prendendo di mira l’azienda esaminando migliaia di siti e forum dove gli attori attaccanti si scambiano o vendono tali dati.


Come può un’azienda dotarsi di questi strumenti, migliorare la propria consapevolezza su minacce interne ed esterne, e dunque migliorare la propria postura di sicurezza? «Esistono diversi servizi a cui è possibile abbonarsi per ricevere questi flussi informativi. Il mercato della Threat Intelligence ha raggiunto negli ultimi anni una certa maturità. Servizi diversi hanno anche approcci diversi, alcuni sono migliori nel discovery di informazioni sui social media, altri a reperire contenuti sul dark web, altri a scovare i domain squatting appena un dominio probabilmente ostile viene registrato. Alcuni di questi servizi, quelli più completi e professionali sono però accessibili solo ai Managed Security Service Provider (Mssp) come noi», precisa Gianpiero Abellonio, Partner e Senior Advisor di Security Lab. Cosa si può dunque consigliare alle aziende che vogliano interessarsi di tali servizi? «Il suggerimento è di affidarsi sempre a un Mssp di provata affidabilità che utilizzi e integri diversi servizi in modo che il cliente abbia un’unica fonte informativa che si preoccupi non solo di integrare questi flussi ma di effettuare il ‘triage’, ossia di determinare la rilevanza di un’informazione e trasmetterla al cliente solo se valutata come una probabile minaccia», prosegue il Partner. Da dove iniziare e quali sono i primi passi da seguire è però tutt’altro che immediato. «In fase di attivazione vengono richiesti al cliente alcune informazioni che rappresentano quindi lo ‘scope’ del servizio, ossia cosa deve essere monitorato, in termini di domini aziendali di siti e posta elettronica e parole chiave di cui verificare un’eventuale esposizione sul web/dark web. Esempi di parole chiave possono essere dei nomi di brand o prodotti o servizi, o nomi di persone rilevanti all’interno dell’organizzazione», nota Abellonio. Completato il settaggio e la calibrazione della raccolta dati, si passa alla reale fase di avvio. «L’Mssp configura e attiva i flussi dai suoi provider di informazioni. In questa fase di assessment vengono quindi raccolte molte informazioni e preparato un primo report dettagliato per il cliente e presentato. Successivamente l’Mssp riceve dai suoi information provider solo le nuove informazioni non rilevate quindi nella fase di assessment. Le informazioni che vengono ricevute nel tempo vengono poi comunicate al cliente non appena ri-

«Abbiamo organizzato in collaborazione con Ated un evento all’Hotel Dante di Lugano per il 30 novembre alle 14:30, dove ci saranno diversi relatori e 5-6 interventi sul tema “Novità e trend della Cyber Security” con la Threat Intelligence quale focus principale, una sorta di filo conduttore» Alberto Redi, Ceo di Security Lab

Crescono le minacce N. di data leak segnalate ogni mese (2020 - 2022) N. siti colpiti 350 300 250 200 150 100 50 0 Gen

Feb

Mar

Apr

Mag

Giu

Lug

■ 2020

■ 2021

■ 2022

Ago

Set

Ott

Nov

Dic

Fonte: State of Cyber Threats 2022

levate e chiaramente se ritenute di una certa rilevanza», rileva il Partner. Si tratta di una materia particolarmente fluida, e per certi versi anche complessa, in cui il parere dell’esperto è fondamentale, al pari del rimanere costantemente aggiornati sugli sviluppi ‘di mercato’, che dunque ben si presta a un evento dedicato. «Abbiamo organizzato in collaborazione con Ated un evento all’hotel Dante di Lugano per il 30 novembre alle 14:30, dove ci saranno diversi relatori e 5-6 interventi sul tema Novità e trend della Cyber Security con la Threat Intelligence quale focus principale, una sorta di filo conduttore. Si parlerà delle novità nella nuova Iso 27001 e nel Nist 2. In entrambi i sistemi di gestione una delle novità è infatti rappresentata proprio della Threat Intelligence», mette in evidenza Alberto Redi, Ceo di Security Lab, che prosegue: «Sono previsti due interventi specifici sulla Threat Intelligence, uno per approfondire l’argomento e il secondo da parte di Group Ib, uno dei brand principali che utilizziamo per fornire questi servizi di

In un arco temporale estremamente ridotto, sulle ali della pandemia, le cyber minacce si sono moltiplicate, e le realtà coinvolte sono diventate sempre più eccellenti.

Mssp, che illustrerà il loro mix di servizi e farà anche una dimostrazione pratica. Al termine si farà il punto sulla Nuova Legge Federale per la Protezione di Dati (nLpd) entrata in vigore lo scorso 1 settembre. Al termine il consueto aperitivo e spazio per networking e approfondimento con i relatori. L’evento è promosso da noi, e da Ated, tramite comunicati stampa e via social, oltre che nei relativi siti». Achille Barni

Ottobre 2023 TM · 85


finanza /analisi regionale

Il leasing dei beni d’investimento Specie nel caso di attività del manifatturiero in cui il rinnovo degli investimenti fissi assume dimensioni rilevanti, e cicliche, trovare formule di finanziamento alternative può rivelarsi un importante supporto all’attività aziendale, garantendo ad esempio liquidità.

Nicchie cercansi Con in totale 85 collaboratori e un fatturato annuo di circa 17 milioni di franchi, Fontana Print è la tipografia più grande del Ticino. Gli affari vanno bene, ma la domanda di prodotti stampati scende continuamente. Il titolare e direttore Ruben Fontana illustra in che modo l’azienda affronta questa sfida. E come collabora con la concorrenza, per affrontare il maggior problema: «La sfida è soprattutto una: vengono richiesti sempre meno prodotti stampati», sottolinea Fontana. Viene dunque spontaneo domandarsi come reagire a questa tendenza. «In questo caso la nostra Casa editrice è un vantaggio, ma stiamo anche sviluppando nuovi prodotti digitali e siamo sempre alla ricerca di nicchie nell’industria tipografica. Ad esempio, al momento stiamo investendo nella finitura di prodotti stampati con impressione in oro o speciali vernici Uv. Stiamo anche ampliando la produzione degli imballaggi e abbiamo in programma di sviluppare un nuovo business: la stampa di etichette per l’industria alimentare e farmaceutica» rileva il titolare. Ma come distinguersi dagli altri fornitori? «Siamo l’unica tipografia del Ticino a produrre tutto in-house. Dalla stampa offset passando per quella roto-offset e digitale fino ad arrivare alle rilegature a colla o al cartonaggio. Visto che non dobbiamo coinvolgere soggetti terzi, i prezzi sono molto allettanti e non abbiamo ritardi nelle scadenze. Ma non ci emarginiamo dalla concorrenza, dato che cerchiamo anche la collaborazione», prosegue Fontana. Interessante il caso di un’altra azienda a conduzione familiare. «Abbiamo acquisito una legatoria, il che sta favorendo ulteriormente la nostra crescita. Vogliamo farlo anche in futuro e, in tale ottica, addentrarci ancora di più nella Svizzera tedesca. Abbiamo già una sede a Berna», rileva il direttore. Guardando al futuro la sostenibilità sembra essere una parola chiave. Come declinarla? «Insieme a Supsi e Camera di Commercio del Ticino abbiamo adottato diverse misure: le nostre lastre vengono realizzate senza prodotti chimici, tutti i colori vengono riciclati e la carta proviene da produzione certificata Fsc. Inoltre, compensiamo le nostre emissioni di Co2», conclude il titolare.

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A sinistra, il management della tipografia più grande in Ticino, forte di 85 collaboratori e 17 milioni di franchi di fatturato. A destra, una delle macchine tipografiche più vecchie, non che nel corso degli anni sia poi davvero cambiato qualcosa. Il settore si conferma tra i più conservatori, sia in termini di innovazione, sia di sviluppo tecnologico, con poche pietre miliari.

Q

uando uno stratega si mette all’opera si vede. Ruben Fontana, insieme al fratello Raoul, ha reso grande la piccola tipografia del padre. Oggi Fontana Print, leader di settore in Ticino, comprende nove aziende. La ricetta dei fratelli è piuttosto semplice: «Rimanere al passo tecnologicamente», dichiara Ruben Fontana. A dimostrarlo è anche il loro ultimo prodotto. L’azienda ha infatti sviluppato un’App di realtà aumentata. «Così gli utenti possono ad esempio scansionare la pubblicità della nuova Mercedes ed esaminare l’auto virtualmente, all’interno e all’esterno, in 3D». Due volte più veloci: grazie alla nuova stampante intelligente. Anche nei mezzi di produzione Fontana Print è al passo con i tempi. «Utilizziamo le macchine al massimo per dieci anni», afferma il direttore. Per questo una stampante a dieci colori per riviste, libri o prospetti ha lasciato da poco il parco macchine, sostituita da una versione più moderna. «Molto di quello che prima doveva essere fatto a mano avviene oggi in modo completamente automatico», Fontana


descrive così un progresso notevole e poi elenca: «Il cambio delle lastre, la ricarica della scatola dei colori o la misurazione del colore al momento della stampa». Ma il sistema di controllo intelligente può fare ancora di più. «Consente di eseguire il controllo del colore per ogni gruppo stampa. Prima era necessario farlo foglio per foglio.» L’effetto è enorme: l’azienda produce due volte più velocemente di prima. «Inoltre la nuova tecnologia consuma solo la metà della carta e circa il 10% in meno di energia», aggiunge Fontana. «In tempi di rincaro dei prezzi dell’elettricità è un vero e proprio vantaggio». Ingenti investimenti ed elevata liquidità. Per poter investire in nuove tecnologie, l’imprenditore punta da sempre sul leasing dei beni di investimento. Questa forma di leasing si presta in particolare per oggetti con un elevato valore di rivendita, quali macchinari, veicoli, dispositivi medici o impianti di produzione. Per gli investimenti in nuove tecnologie servono generalmente milioni di franchi. Soprattutto per le Pmi, in un caso di questo genere, la possibilità di accedere al capitale di terzi può aprire nuove opportunità e garantire sicurezza. «Con il leasing preserviamo i nostri fondi e garantiamo la presenza di liquidità sufficiente per le operazioni giornaliere». Un altro vantaggio di questa forma di finanziamento: «Ci risparmiamo l’onere di ammortamento», dichiara Fontana. A finanziare la nuova stampante Speedmaster Sx 102 ci pensa Raiffeisen Svizzera a Bellinzona. Goran Juric, Consulente Clientela aziendale, supporta la strategia di finanziamento di Fontana: «Il leasing dei beni di investimento è ideale specialmente per le aziende che effettuano continuamente nuovi acquisti», mette in evidenza il consulente, «Infatti la Banca ha l’oggetto in leasing come garanzia e, per questo, può finanziare più oggetti rispetto al prestito classico». Soluzioni di finanziamento su misura. Per far sì però che il leasing funzioni veramente come motore del progresso, c’è bisogno che il partner bancario garantisca grande flessibilità. «Ad esempio, dobbiamo essere in grado di reagire rapidamente a opportunità commerciali dirette», spiega l’imprenditore. Com’è il caso quando un produttore lancia sul mercato una nuova macchina molto promettente. Fontana: «Dobbiamo infatti

«Il leasing dei beni d’investimento è ideale specialmente per le aziende che effettuano continuamente nuovi acquisti; la banca può infatti avere l’oggetto in leasing quale garanzia e, per questo, può finanziare più oggetti rispetto al ‘prestito classico’» Goran Juric, Consulente Clientela aziendale di Raiffeisen Svizzera

«Stiamo sviluppando nuovi prodotti digitali e siamo alla ricerca di nicchie nell’industria tipografica. Ad esempio, al momento stiamo investendo nella finitura di prodotti stampati con impressione in oro o speciali vernici Uv. Stiamo ampliando la produzione degli imballaggi e abbiamo in programma di sviluppare un nuovo business: la stampa di etichette per l’industria alimentare e farmaceutica» poterla acquistare senza complicazioni». Goran Juric ne è convinto: «Con una consulenza in linea con le esigenze dell’azienda e con la situazione del mercato, troviamo la soluzione di finanziamento ottimale e, soprattutto, semplice», di-

chiara il consulente. «Questo è il bello del leasing dei beni d’investimento: si può offrire alla clientela una soluzione di finanziamento su misura». La vecchia macchina viene riutilizzata. Quando arriva il momento e la Speedmaster Sx 102 ha fatto il suo tempo, non significa comunque che sia arrivata alla fine del suo percorso: «Una volta terminato il finanziamento possiamo rivendere la macchina al produttore che, da parte sua, la vende una seconda volta», Fontana descrive così la sua pratica standard, «Un processo da un lato sostenibile che, dall’altro, permette di generare profitti». Si tratta poi di reinvestire l’utile nel prossimo leasing di beni d’investimento. L’imprenditore ticinese ha già idee concrete: «Stiamo lavorando all’ampliamento del business del packaging, quindi alla produzione di imballaggi. E, per questo, avremo bisogno di una punzonatrice e una piegatrice e incollatrice». Ottobre 2023 TM · 87


finanza/l’esperto di Ia

Un binomio vincente Perché banche, gestori e FinTech si alleano per innovare il processo d’investimento? Mai come oggi l’Intelligenza Artificiale sta squadernando gli equilibri anche della finanza.

Arriva l’Ia Quota di Gestori favorevoli a coinvolgere l’Ia nel processo d’investimento (Cfa)

84% 71% 29%

16% 2020

2022 ■ Non ancora

■ Si

Fonte: Cfa institute

L

’Ia non si ferma a ChatGpt. Ma il suo successo parla chiaro: è ormai una tecnologia matura, non più riservata ai soli addetti ai lavori. Al punto che il suo ingresso nel mondo degli investimenti è un segnale che non può passare inosservato. Chi vive i mercati lo sa bene, la crescita esponenziale dei dati negli ultimi anni ha reso sempre più difficile orientarsi nella complessità. E le nuove tecnologie, tra cui le piattaforme Ai, hanno permesso di superare questi ostacoli: più elasticità, potenza di calcolo e capacità di adattarsi ai mutamenti del mercato sono i motivi per cui i gestori oggi scelgono l’Ia per migliorare le decisioni d’investimento. Questa svolta non arriva certo all’improvviso. Al contrario, prima che l’Ia si affermasse in un mondo dove gli errori costano caro, come quello degli investimenti, ha affrontato un lungo percorso durante il quale ha affinato le tecniche e i casi d’uso più rilevanti. È il caso dei moderni indicatori di asset allocation, dell’analisi dei regimi di mercato e dei ribilanciamenti di portafoglio assistiti dalle reti 88 · TM Ottobre 2023

neurali per sintetizzare l’andamento di rischio, rendimento e correlazioni. Ancora una volta, il progresso tecnico permette di sbloccare opportunità prima invisibili per tenere il passo con l’evoluzione dei mercati. Segnali che emergevano già nelle indagini del Cfa Institute sul sentiment dei gestori riguardo l’adozione dell’Ia. A metà 2022, 8 su 10 si dichiaravano favorevoli ad avvalersene quale supporto delle loro decisioni d’investimento. Il successo di una nuova tecnologia comincia prima di tutto dal definirne il ruolo all’interno del processo d’investimento. Quando si parla di Ia, infatti, si possono a oggi identificare due macro famiglie che si distinguono per le loro finalità di utilizzo. La prima (e la più utilizzata in finanza) è comunemente chiamata ‘Intelligenza Artificiale Analitica’, ossia quell’insieme di strumenti, come le reti neurali profonde, che permettono di estrarre e gestire le strutture complesse nascoste nei dati finanziari, risolvere milioni di equazioni matematiche contemporaneamente e fornire previsioni più accurate dei tradizionali metodi statistici per guidare le

Tommaso Migliore, Ceo & co-fondatore di MdotM. A lato, l’accettazione dell’Ia da parte dei gestori sta crescendo in fretta, o almeno lo dichiarano.

decisioni d’investimento. La seconda è conosciuta con il nome di ‘Ia Generativa’: si tratta di strumenti per assemblare, simulare e ricreare, sulla base di milioni di esempi, una nuova immagine o un nuovo testo sulla base di alcune istruzioni, chiamate prompt. Questo è il caso ad esempio di MidJourney per la generazione di immagini e di ChatGpt per scrivere testo a partire da una serie di istruzioni di partenza. L’utilizzo migliore in ambito finanziario? Scrivere, ad esempio commentari, outlook, spiegazioni che aiutano l’utente finale a comprendere la complessità numerica sottostante. Per i gestori cambiano le risposte ma non cambiano le domande. E costruire un buon portafoglio sarà sempre una partita che si vince con disciplina, costanza e lungimiranza. E non c’è dubbio che, specialmente oggi, per navigare l’incertezza dei mercati sia indispensabile incrociare i dati, intelligenza (umana) e intuito per rispondere colpo su colpo a una complessità che aumenta di giorno in giorno. Per questo l’Ia viene adottata così frequentemente: perché è una nuova lente con la quale diventa possibile mettere a fuoco simultaneamente i singoli tasselli e l’intero mosaico senza ricorrere ad approssimazioni. E alle domande su se valga o meno la pena di usare l’Ia negli investimenti, si dovrebbero sostituire i dubbi su che cosa si perde a non usarla. Come recita un vecchio proverbio: “Il pessimista si lamenta del vento. L’ottimista aspetta che cambi. Il realista aggiusta le vele”.


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eureka/crypto

Tradizionale vs. digitale Dopo anni di sberleffi la finanza tradizionale sembra aver infine cambiato opinione sui cryptoasset, tornando sui suoi passi e riprendendo a dialogare con gli operatori di settore. Coinbase

2009 Bitcoin

2012 2013

Visa e Binance

2019

May 2020

July 2020

JpM ‘Cryptocurrency Paypal acceta Crypto Exposure Basket’

July 2020

Oct 2020

Feb 2021

Mar 2021

Greyscale Paul T. Jones compra MicroStrategy Tesla e i Bitcoin Btc anti inflazione acquista 4.5 mld di Btc

Q

uando, il 3-I-2009, il blocco genesi della blockchain di Bitcoin, invenzione disruptive dell’anonimo e misterioso Satoshi Nakamoto, riportava causticamente la frase del Times: Chancellor on the brink of second bailout for banks, nessuno avrebbe potuto immaginare che, a distanza di anni, sarebbero state proprio le stesse banche a voler investire nel Bitcoin. Nel frattempo, la finanza digitale, grazie alla Blockchain, si è molto evoluta. Sono stati inventati gli smart contracts - i contratti intelligenti - fervido humus per lo sviluppo di miriadi di progetti e protocolli. Da cui: Web 3, DeFi, Nft... È interessante analizzare come la finanza tradizionale si stia ponendo nei confronti della nuova industria. Quest’ultima, da trascurabile settore di nicchia ad appannaggio di qualche nerd, si sta contro ogni previsione, trasformando in un nuovo potenziale concorrente. L’insufficiente regolamentazione e l’assenza di un framework normativo globale, è spesso citato come motivo di differimento e scetticismo che ne ha finora ostacolato una più ampia adozione. Aleggia ancora un certo conservatorismo, sia ideologico che concettuale, per l’accettazione del nuovo paradigma, nonché la comprensione stessa del concetto di Blockchain come infrastruttura alternativa a quella finanziaria tradizionale. L’avvento ormai prossimo e annunciato 90 · TM Ottobre 2023

Morgan Stanley Black Rock, Bitwise e Grayscale fund Widsdomtree ok Sec a un Bitcoin Etf Invesco, Valkyrie

Set 2021

Nov 2021 Nov 2022 Jul 2023

El Salvador Trading di Ether adotta il Bitcoin e Bitcoin in Fidelity

delle regolate Cbdc (Central Bank Digital Currencies) potrebbe concorrere a far cadere quest’ultima resistenza. Nonostante la maggioranza degli attori finanziari ‘classici’ sia finora rimasta per lo più alla finestra, vi sono state, nell’ultimo decennio, alcune significative eccezioni. L’antesignano degli istituzionali è stato Grayscale che, con il suo Trust approvato dalla Sec, ha permesso investimenti in Bitcoin già a partire dal 2013. In seguito, altre aziende come MicroStrategy e Tesla, hanno deciso di investire parte della tesoreria in Bitcoin, quale riserva di valore. L’Exchange e Custody di criptovalute americano Coinbase, fondato nel 2012, si è addirittura quotato al Nasdaq. Visa e MasterCard hanno stretto partnership per l’emissione di carte brandizzate, mentre Paypal e Revolut permettono di acquistare criptovalute direttamente da App.Che il vento stia cambiando e che l’adozione di massa si stia avvicinando, lo si evince ormai da parecchi fattori. Recentemente ha fatto notizia che BlackRock si sia accodata alle richieste fatte alla Sec di altri operatori come Fidelity ed Invesco per ottenere l’autorizzazione all’emissione di un Etf spot su Bitcoin da offrire ai propri investitori. Il suo Ceo, Larry Fink, lo ha definito come un’alternativa all’oro, cambiando drasticamente idea su un ‘asset’ che aveva denigrato fino a poco tempo prima. Si sta assistendo al proliferare di veri

Mar 2023

73 mln di utenti su Coinbase

Thomas Zara, fondatore di Arkadia Digital Advisory.

e propri settori nell’ambito dei servizi di custody e security. Aziende nazionali elvetiche come Bitcoin Suisse e Taurus, ad esempio, offrono servizi di custodia di Digital Assets a colossi finanziari come Swissquote e Deutsche Bank. La Svizzera, cavalcando il sempreverde mantra della credibilità e sicurezza, si sta ritagliando, al pari di altri competitor asiatici e mediorientali, come Hong Kong, Singapore e Dubai, un ruolo sempre più rilevante come mercato di riferimento dell’arena Crypto globale. L’Europa prova a tenere il passo con la promulgazione della controversa MiCa, mentre gli Stati Uniti sono rimasti colpevolmente indietro zavorrati dalle contraddizioni della Sec e del suo presidente. Lugano, in particolare, sta recuperando terreno come cryptohub di riferimento nazionale sulla Crypto Valley di Zugo, grazie a una lungimirante e coraggiosa azione politica che mira a sviluppare un ecosistema ideale tramite PlanB. Quest’ultimo, in collaborazione con Tether, sta attirando un numero crescente di aziende del settore che la scelgono per risiedervi e, così facendo, aumentandone visibilità e prestigio internazionale. Chissà non sia questa, per Lugano, la strada giusta per far rivivere i fasti cittadini dei ruggenti anni Novanta…


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C R E A T E

B E A U T Y

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NOVEMBER

2023

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2012


Osservatorio

di Federico Introzzi

Avanti, piano I grandi vincitori del primo semestre dell’anno si confermano essere i fondi monetari, con masse in costante aumento, e una raccolta particolarmente brillante. Cosa preannunciano?

I

l mercato svizzero dei fondi d’investimento ha archiviato un luglio tutto sommato sereno, baciato da un’estate serena, e non troppo calda, che non ha visto scossoni inconsulti o sorprese a livello di borse e indici. Prosegue sulla falsa riga degli ultimi anni, con un reiterato movimento orizzontale, con movimenti minimi rispetto all’inizio dell’anno, con un calo delle masse amministrate di poco più di 5 miliardi di franchi. Se a inizio semestre il gestito era infatti dell’ordine di 1,217 trilioni, alla fine di luglio i listini erano saldamente sopra quota 1,212. Un calo importante, oltre 20 miliardi, rispetto al luglio 2022, ma con un incremento di quasi 200 miliardi rispetto a cinque anni fa. A continuare a guadagnare terreno i monetari, che tengono dietro al rialzo dei tassi d’interesse, e alla fase risk-off vissuta di recente dai mercati, con gli investitori tentati dal chiudere l’anno con ampio anticipo, archiviando i buoni rendimenti racimolati nel primo semestre. Correggono il tiro, e si riportano sui livelli di un anno fa gli azionari, mentre gli obbligazionari continuano ad accusare una perdita superiore ai 30 miliardi. Indicativo invece che i monetari viaggino saldamente già da qualche tempo sopra gli 80 miliardi, un buon numero considerato che solo un anno fa fossero a 60,2 miliardi. A spingere le masse la ripresa dei listini, seppur reduci da un 2022 particolarmente pesante, non seguita da una raccolta degna di questo nome. Pur con un’eccezione significativa nell’arco dell’ultimo anno tutte le classi hanno registrato deflussi di capitali, non compensati da new money. Guardando alla seconda metà dell’anno sorgono invece molti interrogativi, se e quanto la placidità estiva abbia sottostimato possibili colpi di coda autunnali, se le Banche Centrali abbiano capito di dover smettere, e quanto sarà pesante l’ormai imminente recessione.

Il mercato svizzero dei fondi (Dati Morningstar in mln di franchi) Categoria fondi

Asset under Management VII-2023 VI-2023

Var.

Sottoscrizione al netto dei riscatti

Fondi azionari

552.784

549.597

3.187

-238,0

Fondi obbligazionari

334.006

336.539

-2.533

-285,5

Fondi misti

140.433

140.486

-0.053

-126,0

Fondi mercato monetario

85.025

84.743

0.282

1.705,9

Fondi immobiliari

58.500

58.436

0.064

0,0

Materie prime

29.480

29.000

0.48

-31,1

Investimenti alternativi

11.400

11.628

-0.228

-173,7

864

832

32

36,1

1.212,493

1.211,262

1,231

887,8

Altri fondi Totale mercato

Raccolta per Asset class (in milioni di franchi) 1 mese

3 mesi

6 mesi

1 anno

Obbligazionari

-285,5

-671,2

-598,6

-12.419,7

Misti

-126,0

-766,0

-2.015,0

-3.862,4

Materie prime

-31,1

-269,5

-952,9

-3.210,5

Immobiliari

0,0

-151,2

-121,4

-590,2

Altro

36,1

5,6

2,9

-182,7

Alternativi

-173,7

-660,0

-1.346,6

-2.026,2

Monetari

1.705,9

4.415,3

13.625,4

27.313,6

Azionari

-238,0

-5.070,0

-5.933,5

-8.125,5

Osservatorio 4.0 Caro lettore, L’Osservatorio sta infine sfondando la famosa terza dimensione, l’online, per essere sempre più completo e aderente all’evoluzione vorticosa dei mercati finanziari, tenendo il passo. Una parte dei contributi dei numerosi Partner che da anni contribuiscono alla sua ricchezza, e che molti apprezzano, inizieranno a essere web-only, specie per quelle tematiche molto più ‘liquide’. Buona meta-lettura

FI

L’Angolo dell’investitore: (Energy, Utility, Tech; Isin): ▲ Shell

▲ Enel

▲ Alphabet

▲ Repsol

▲ Rwe

▲ Cisco Systems

▲ Schlumberger

▲ American El. Power

▲ Sap

(GB00BP6MXD84) (ES0173516115) (AN8068571086)

(IT0003128367) (DE0007037129) (US0255371017)

(US02079K1079) (US17275R1023)

(DE0007164600)

Ottobre 2023 TM · 93


osservatorio/mercati/emergenti

L’eterna promessa Le aspettative riposte nei mercati emergenti dagli investitori si rivelano ciclicalmente esagerate, con una cronica assenza di risultati sbalorditivi. La situazione sta però migliorando. Azionario emergente Principali driver di crescita dell’ultimo decennio 10y Eps Cagr %

10y Cagr Fx %

-0.9% 4.0% 5.2% 11.4% -1.9% 2.7% 7.9% 11.3% 5.5% -0.4% 7.3% 1.2%

-1.3% -1.9% -2.9% -0.2% -3.0% -2.5% -4.7% -8.7% -4.0% -1.8% NA -2.5%

Cina Corea India Taiwan Malesia Indonesia Sud Africa Brasile Messico Emergenti Stati Uniti Europa

10y diluizione Cagr Fx % 10.4% 2.1% 7.2% 1.3% 2.4% 2.1% 0.4% 2.2% -0.5% 5.7% -0.5% 0.6%

Fonte: Bloomberg

Un decennio movimentato Andamento degli Eps dell’indice Msci dei mercati emergenti 105 100 95 90 85 80 75 70 65 60 set 13

dec 14

mar 16

giu 17

set 18

dec 19

mar 21

giu 22

sept 23

Msci Em 12m forward Eps Fonte: Ubs

L

e economie emergenti presentano un forte potenziale: tante registrano una popolazione giovane e in forte aumento, altre sono ricche di materie prime, alcune hanno intrapreso percorsi di riforma e sviluppo. In effetti, secondo un’analisi di World Economics le economie emergenti hanno prodotto oltre l’80% della crescita mondiale degli ultimi 10 anni. A ben vedere, però, la parte del leone l’ha fatta l’Asia 94 · TM Ottobre 2023

con oltre il 60%, di cui metà ascrivibile alla Cina e un quarto all’India. Oltre a fattori quali la demografia e la disponibilità di materie prime, per uno sviluppo sostenibile occorrono un sistema di regole che permetta l’affermazione di imprese competitive e la formazione di una classe media che possa alimentare la domanda interna nel tempo. Anche in borsa le aspettative riguardo ai mercati emergenti sono quasi sempre

Matteo Ramenghi, Cio di Ubs Wealth Management Italia. A lato, i driver di crescita dei mercati azionari sono molto diversi da Paese a Paese, e da regione a regione, con forti differenze soprattutto tra mercati sviluppati, non tutti uguali, ed emergenti. Tra questi l’effetto diluizione da nuove azioni.

elevate, ma molto spesso sono state disattese. Dalla crisi del 2008 in poi, l’indice Msci Emerging Markets (espresso in dollari) ha sottoperformato l’indice globale (Msci Acwi) di oltre il 120%. È andata meglio proprio alle citate Cina e India, magra consolazione avendo comunque sottoperformato rispettivamente di oltre il 60% e il 30%. Analizzando i numeri si capisce facilmente la ragione di questo andamento: nell’ultimo decennio la crescita media degli utili delle società quotate nei mercati emergenti è stata negativa dello 0,4%, dato che si confronta con un +7% per quelle statunitensi (indice S&P 500). In altri termini, l’espansione economica non si è tradotta in un incremento degli utili delle società quotate, che anzi sono rimasti al palo. Sicuramente molti fattori esterni hanno inciso sulla redditività delle società dei Paesi emergenti, come la situazione geopolitica e le fasi alterne delle materie prime, ma i due fattori numericamente determinanti sono stati la svalutazione delle valute locali rispetto al dollaro americano e i copiosi aumenti di capitale intervenuti tramite l’emissione di nuove azioni, che nella maggior parte dei casi hanno comportato una decisa diluizione per gli azionisti senza apportare loro par-


ticolari benefici. Mediamente le società quotate dei mercati emergenti hanno incrementato il numero di azioni del 6% l’anno nell’ultimo decennio e la Cina addirittura del 10%. Gli utili per azione sono stati diluiti di pari passo. Per fare un confronto, l’emissione di nuove azioni è stata solo dello 0,6% l’anno in Europa e addirittura negativa negli Stati Uniti, dove è invece molto più comune il riacquisto di azioni proprie per aumentare conseguentemente la remunerazione degli azionisti. Aumentare il capitale emettendo nuove azioni non è necessariamente un elemento negativo soprattutto se serve a migliorare le prospettive, ad esempio per penetrare nuovi mercati o per realizzare un’acquisizione, ma questo deve tradursi almeno nel medio termine in maggiori utili. Il management delle società dovrebbe avere infatti la responsabilità di proteggere gli interessi degli azionisti, oltre a quelli degli altri stakeholder. Qui entra in gioco la qualità della Governance delle società e, probabilmente, è proprio questo che spiega una parte importante della sottoperformance dei mercati emergenti. Se si guarda ancora più lontano nel passato, la diluizione registrata negli ultimi dieci anni è comunque inferiore a quella del decennio precedente (2003-2012), quindi almeno in prospettiva, ci sono stati dei miglioramenti soprattutto in alcuni Paesi come Taiwan, Cina, Brasile e Corea del Sud. L’altro elemento da considerare sono le valute locali, perché spesso hanno subito svalutazioni importanti rispetto al dollaro: mediamente di quasi il 2% l’anno, storicamente molto di più in America Latina e in Africa. Il dollaro, infatti, non è solo la valuta di riferimento, ma spesso è anche quella nella quale molti di questi Paesi e di queste società si finanziano; un dollaro più forte può quindi incidere significativamente sui bilanci e sui costi di finanziamento. Come posizionarsi dunque sui mercati emergenti? Per tutte le ragioni discusse sinora, innanzitutto occorre ricordare che spesso hanno una rischiosità maggiore rispetto ai mercati avanzati e l’allocazione strategica va tarata e ben ponderata di conseguenza. Ma esistono fasi più positive e, probabilmente, il prossimo anno potrebbe vedere un contesto più favorevole in previsione di un indebolimento del dollaro,

«Mediamente le società quotate dei mercati emergenti hanno incrementato il numero di azioni del 6% l’anno nell’ultimo decennio e la Cina addirittura del 10%. Gli utili per azione sono stati diluiti di pari passo. Per fare un confronto, l’emissione di nuove azioni è stata solo dello 0,6% l’anno in Europa e addirittura negativa negli Stati Uniti, dove sono comuni i buyback»

a fronte di una politica monetaria più accomodante rispetto agli ultimi due anni e dell’elevato deficit del bilancio federale che difficilmente migliorerà nell’anno precedente le elezioni presidenziali. Inoltre, l’indice Msci Emerging Markets tratta a meno di 12x gli utili attesi nel prossimo anno, il che significa uno sconto di quasi il 40% rispetto ai titoli della borsa statunitense. Ma se si prende in considerazione il multiplo del patrimonio netto, lo sconto sale addirittura al 64%. Questo sconto probabilmente non verrà mai azzerato, ma basterebbe una modesta riduzione per un recupero dei mercati emergenti.

Perché la SICUREZZA non è un caso


osservatorio/tematici

Acqua, acqua: ce n’è bisogno In ambiti così fondamentali come l’approvvigionamento idrico pubblico e privato si dovrebbero trovare modalità collaborative che facciano l’interesse della popolazione. Come? Marc-Olivier Buffle, Head of Client Portfolio Managers & Research Thematic equities Team di Pictet Am. A lato, la sete di acqua del mondo continua a crescere, ma una quota crescente di popolazione rischia di rimanerne tagliata fuori.

Approvvigionamento idrico Quota della popolazione per ceto, con accesso a impianti di acqua potabile 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0

Alto

Medio-alto

Mondiale

Medio-basso

Basso

■ Gestiti in sicurezza ■ Di livello di base ■ Soggetti a limitazioni ■ Senza trattamento ■ Nessun accesso (solo acque di superficie) Fonte: Pictet Am

Sete mondiale Utilizzo di acqua dolce per regione (in mld di metri cubi, 1901-2020) 4.500 4.000 3.500 3.000 2.500 2.000 1.500 1.000 500 0 1900

1910

1920

1930

1940

1950

1960

1970

1980

1990

2000

2010

■ Brics ■ Ocse ■ Resto del mondo Fonte: Pictet Am

N

ei prossimi 25 anni, in tutto il mondo saranno necessari investimenti in infrastrutture idriche e fognarie per quasi 13 trilioni di dollari: un impegno che né il settore privato né quello pubblico possono affrontare da soli. Tuttavia, i loro sforzi congiunti devono essere gestiti in modo intelligente e con lungimiranza. L’esperienza mostra infatti che una cattiva collaborazione non porta che a risultati insoddisfacenti per entrambe le parti. 96 · TM Ottobre 2023

Secondo stime prudenti, per garantire l’accesso universale all’acqua entro il 2050 (vale a dire un accesso a fonti idriche e servizi igienico-sanitari sicuri per tutte le famiglie e trattamenti delle acque reflue in ogni città) saranno necessari 8,8 trilioni di dollari di investimenti infrastrutturali nei Paesi emergenti e altri 4,1 negli sviluppati. Pari a un investimento annuo di circa 370 miliardi di dollari. Secondo una nostra analisi, attualmente vengono impegnati appena 287 miliardi (settore agri-

colo escluso). Queste stime variano molto (ad esempio, l’Ocse prevede investimenti necessari per 1.000 miliardi di dollari all’anno), ma la maggior parte è concorde sul fatto che vi sia un’enorme differenza tra il necessario e l’effettivamente fornito. La strada da percorrere. Non c’è dubbio che le infrastrutture siano un aspetto cruciale. L’acqua inquinata causa 1,2 milioni di morti premature ogni anno; nei Paesi a basso reddito, circa il 6% dei decessi è conseguenza diretta di fonti idriche non sicure. Nel 2022, una persona su quattro in tutto il mondo non ha avuto accesso ad acque pulite e il 43% a servizi igienico-sanitari sicuri. Persino nei Paesi ad alto reddito, il 6 e il 9% delle persone non ha avuto accesso rispettivamente ad acqua e servizi sicuri. Al ritmo attuale, nel 2030 le percentuali mondiali saranno ancora rispettivamente del 23 e del 35%. Uno dei problemi è che molte delle reti idriche dei Paesi sviluppati sono state costruite nel XIX secolo. Londra, ad esempio, utilizza ancora l’enorme sistema fognario creato da Joseph Bazalgette e completato nel 1875 che non è più in grado di sostenere le esigenze della metropoli. Per questa ragione, nel 2025 sarà integrato dal Thames Tideway Tunnel, un collettore di scarico di 25 chilometri che passa in parte sotto il Tamigi e si estende da un’estremità all’altra della città. Investire è necessario, sia a livello pub-


Il grado di urbanizzazione e sviluppo di ogni regione è proporzionale alla quantità di rifiuti prodotti, e senza particolari eccezioni.

I risultati dell’urbanizzazione La produzione di rifiuti è proporzionale al grado di sviluppo Rifiuti urbani solidi (kg pro capite per giorno) 2

blico che privato. È quindi probabile che aumenteranno sia le spese in conto capitale che le bollette dell’acqua. Pubblico o privato? Il 20% della popolazione mondiale è servito da operatori privati, il restante 80% è servito da aziende statali o non gode di alcun servizio. Tuttavia, le enormi carenze in termini di quantità e qualità della fornitura suggeriscono che forse il pubblico non è il miglior gestore di questo bene essenziale. In primo luogo è necessario che i fornitori dispongano di una struttura di incentivi e supervisione corretta. In troppi Paesi (come Indonesia o Kenya) l’offerta è buona per i ricchi ma inadeguata per gli altri, un problema abbastanza diffuso. La crisi idrica di Flint, nello stato americano del Michigan, dove tra il 2014 e il 2017 fino a 12mila bambini sono stati esposti a livelli elevati di piombo nell’acqua, è stata una mancanza imputabile al Dipartimento per acqua e fognature di Detroit. Il risparmiare una piccola somma di denaro ha comportato, in ultima analisi, costi sociali e di bonifica molto elevati. I sussidi e altre mosse sbagliate delle amministrazioni, inoltre, creano distorsioni risultanti in prezzi dell’acqua inadeguati. Un problema simile assilla lo stato della California, dove in un ambiente semi-desertico è fiorita un’agricoltura ad alta intensità idrica grazie a prezzi dell’acqua artificialmente bassi, determinati dalla forza delle lobby del settore. Allo stesso modo, anche il settore privato ha le sue mancanze: aziende idriche private inglesi e gallesi sono state di recente sottoposte a considerevoli controlli in seguito allo sversamento di acque reflue nei fiumi e su spiagge pubbliche. È necessario fare distinzioni. Il caso del Regno Unito offre un paragone particolarmente interessante per quanto riguarda la fornitura pubblica e privata di servizi idrici. Ognuna delle quattro nazioni che lo compongono adotta un approccio diverso. Le dieci aziende idriche e fognarie di Inghilterra e Galles sono state privatizzate nel 1989. Le nove società inglesi sono un mix di società quotate in borsa, di private equity e di controllate di società internazionali. La gallese Welsh Water è

Ocse

1.5 Europa emergente

1 0.5 0

Sud Asia 0%

20%

America Latina

Est Asia

Medio Oriente

60%

80%

Africa 40%

100%

% di popolazione in aree urbane Fonte: Pictet Am

un’azienda privata no profit. Le aziende di Irlanda del Nord e Scozia restano monopolio pubblico. In generale, le aziende private hanno ottenuto risultati migliori: percentuali di perdite d’acqua inferiori, trattamenti delle acque reflue più avanzati e migliore qualità dell’acqua potabile. A partire dalla privatizzazione, i loro investimenti in infrastrutture sono stati proporzionalmente superiori a quelli degli anni Settanta e Ottanta, quando il settore era in mani statali. Anche la gestione dei servizi è più efficiente. Una famiglia che utilizza 10 metri cubi di acqua al mese, ad esempio, pagherebbe 82,7 dollari al mese a Glasgow (Scottish Water) contro 39,4 a Londra (Thames Water) e 53,3 a Cardiff (Welsh Water). L’acqua è pagata dalla fiscalità generale in Irlanda del Nord. Alcuni recenti scandali inglesi dipendono da un sistema di monitoraggio più rigido rispetto ad altri Paesi europei. Le analisi suggeriscono infatti che le aziende idriche britanniche siano responsabili per meno del 30% dell’inquinamento dei fiumi, con invece agricoltura e industria quali principali indiziate. Alcune mancanze derivano, tuttavia, da carenze normative. In generale, il pubblico è molto migliorato nel negoziare e strutturare partnership pubblico-privato per la fornitura di servizi di pubblica utilità. Trent’anni fa, molti contratti erano lacunosi e finivano in contenziosi; da allora, i funzionari si sono impratichiti e riescono oggi a inquadrare gli accordi in modo da garantire il raggiungimento dei loro obiettivi a un costo inferiore. Tuttavia, in alcuni casi le autorità di regolamentazione mostrano ancora criticità: ad esempio, dimostrano spesso poca familiarità con le modalità con cui operano le aziende detenute dal Private

Equity, come nel caso di Thames Water. Fare le cose per bene. Un monopolio ben regolamentato può produrre risultati eccellenti, anche in un contesto complicato. A Manila e Phnom Penh, il privato è riuscito a fornire un approvvigionamento idrico affidabile e accessibile con perdite (da fuoriuscite o furti) ridotte: dell’11,6% a Manila e dell’8,5% a Phnom Penh rispetto al quasi 25% di Londra. Negli ultimi vent’anni, molti appalti del privato si sono concentrati sullo sviluppo di reti e impianti per il trattamento delle acque reflue, mentre le municipalità si occupavano dei servizi alla clientela. Ciò ha permesso di ridurre drasticamente i costi di sviluppo di nuove infrastrutture. In generale, sia per il settore pubblico che per quello privato, le tariffe per acqua e fognature che coprono i costi sono il modello preferito poiché sono sostenibili, sebbene si possano destinare dei sussidi laddove l’accessibilità economica rappresenti un problema. Di fondamentale importanza è l’engagement costante degli investitori con le aziende idriche al fine di migliorare i risultati relativi all’inquinamento e stabilire sistemi di incentivazione, migliorando così, a loro volta, i risultati ambientali e finanziari. Acqua pulita e servizi igienico-sanitari sicuri sono elementi essenziali per la vita. La loro fornitura deve essere gestita con efficienza e in modo da garantire il massimo beneficio. Spesso, ciò richiede il coinvolgimento di aziende del settore privato, pur con una regolamentazione adeguata. È inoltre necessario sviluppare competenze e capacità adatte alla progettazione e alla realizzazione delle opere necessarie. Significa sviluppare le modalità più efficaci per consentire a pubblico e privato di collaborare per il bene comune. Ottobre 2023 TM · 97


osservatorio/macro

Recessione o stagnazione? Le economie sviluppate si avviano verso un periodo di raffreddamento congiunturale, e non di profonda recessione. A fare la differenza saranno però le sue caratteristiche. Giovanni Rickenbach, Responsabile Strategia di Pkb. A lato, crescita economica resiliente negli Stati Uniti, in decelerazione in Europa.

Pil a confronto Variazione annua del Pil dei diversi Paesi (in %)

15 10

Stati Uniti Eurozona Svizzera

5 0 -5 -10 -15 30.06.00

30.06.05

30.06.10

30.06.15

30.06.20

Fonte: Pkb

S

ei mesi fa, la tensione dei mercati del lavoro e la resilienza dell’attività economica alimentavano il timore che l’inflazione potesse riaccelerare in Stati Uniti ed Europa. Avrebbe spinto le politiche monetarie in territorio ultra-restrittivo, aprendo a una profonda recessione e destabilizzato i mercati. La situazione sul fronte inflativo è nel frattempo nettamente migliorata. L’inflazione di fondo ha iniziato a defluire in Stati Uniti e Svizzera. Si è stabilizzata a livelli elevati in Eurozona e Regno Unito. Soprattutto, i mercati del lavoro hanno iniziato a rilassarsi, come mostrato dai dati di Stati Uniti, Germania e Regno Unito. Gli indicatori anticipatori dell’attività economica, come le curve dei tassi, le misure di fiducia di imprese e consumatori, gli aggregati monetari e di credito, preannunciano una fase di raffreddamento dell’attività economica che distenderà i mercati del lavoro, spezzerà temporaneamente il ‘pricing power’ delle imprese e permetterà quindi il completamento del processo di disinflazione. Gli utili delle imprese si muovono 98 · TM Ottobre 2023

nell’insieme in sintonia con le variabili d’attività. Durante le recessioni, le revisioni al ribasso degli utili attesi e le sorprese negative al momento delle pubblicazioni tendono a penalizzare l’azionario. La domanda da porsi riguarda quindi le caratteristiche che avrà l’attesa fase di contrazione economica. Sarà profonda o contenuta? Breve o lunga? Il mercato finanziario sarà di nuovo destabilizzato? È probabile una fase di raffreddamento corta, poco profonda e non destabilizzante; per alcune ragioni. Gli anni scorsi non sono stati caratterizzati da un boom del credito, bolle o eccessi sugli attivi utilizzati quale collaterale dalle banche. Altrimenti detto, il ciclo finanziario nei Paesi avanzati è ancora lontano dal suo picco. I bilanci del settore privato, imprese non finanziarie e famiglie, non mostrano nell’insieme rapporti esagerati tra debito e mezzi propri, o tra debito e Pil. I rapporti patrimoni netti su Pil sono alti rispetto alla media storica, come pure la reddittività delle imprese. In tali condizioni, la contrazione dell’attività generata dalle politiche monetarie

non sarà sufficiente per spingere il settore privato a ridurre aggressivamente gli impieghi per proteggere la redditività, le famiglie a tagliare i consumi anticipando il calo dell’occupazione e le condizioni di finanziamento a peggiorare scontando forti aumenti del rischio di credito. La recente esperienza della pandemia ha inoltre mostrato alle imprese gli inconvenienti della riduzione dell’impiego quando la contrazione è breve. Le economie avanzate sono pure entrate in un periodo intenso in investimenti, a causa del riposizionamento delle catene logistiche e della svolta energetica. La fase di contrazione dell’attività a venire ha quindi poca probabilità di provocare le reazioni a catena tipiche delle recessioni profonde o, peggio ancora, delle crisi sistemiche. Nei prossimi dodici mesi, gli Stati Uniti dovrebbero quindi soffrire solo di una lieve e breve contrazione e l’Europa di una continuazione della stagnazione già in corso. Non si vedranno quindi distruzioni permanenti delle capacità produttive e degli utili delle imprese, neppure un calo durevole delle prospettive di crescita. I multipli dei mercati azionari non sono quindi destinati a contrarsi. L’investitore azionario potrà contare su un rischio al ribasso limitato. Il raffreddamento contenuto delle economie sviluppate deve essere inteso come soluzione del problema inflazionistico e quale segnale della fine del periodo d’instabilità di attività e prezzi iniziato con la pandemia, ovvero il segnale del ritorno di una nuova normalità.


osservatorio/azionario

Meglio restare sul mercato In vista di un 2024 positivo per le azioni globali la migliore delle soluzioni è restare investiti, e attendere che i rendimenti arrivino. Diversi ovviamente i modi per farlo. Eleanor Taylor Jolidon, Co-Head of Swiss & Global Equity, di Ubp. A lato, quali potrebbero essere le conseguenze sull’azionario del nuovo scenario d’inflazione?

Nuovo scenario, nuovo mercato? Andamento dell’inflazione annua dal 2000 (var. %) 10 8 6 4 2 0 -2 -4

Msci Ac World Valore Msci Ac World Quality Msci Ac World Growth

S&P 500 Msci Ac World Universo Cfroi

5 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 21 22 22 c c0 v0 t0 t0 0 0 0 0 r0 r0 1 1 c1 v1 t1 t1 1 1 1 1 r1 r2 Di No Oc Se Ago Lug GiuMag Ap Ma FebGen Di No Ot Se Ago Lug GiuMag Ap Ma Feb Gen Di

Dic. 2000-2007: inflazione Usa sopra il 2%

Dic. 2007-2012: volatilità

Gen. 201-Feb. 2021: inflazione USA sotto il 2%

II.21-XII.22 nuovo scenario

+70,5% +55,1 +42,2% +26,4% +56,25% +110,8%

10,0% +10,9% -3,5% +6,0% -5,66% K -5,66%

+65,8% +176,7% +177,8% +199,3% +116,8% +133,2%

+6,7% -7,3% -16,5% +13,6% -4,99% K -11,1% K

Inflazione Usa

Tasso target della Fed

Fonte: Ubp 2023

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el 2024 ci si attende che gli utili per azione riprendano a salire, pur con alcune differenze tra i segmenti di mercato, mentre tassi d’interesse e inflazione saranno più elevati che in passato, quindi la gestione attiva è essenziale. Si sono dimostrate efficaci le strategie improntate sulla selezione di società diversificate che creano valore, con ottimi fondamentali e buone opportunità di crescita. Per conseguire un’outperformance a lungo termine non conta tanto anticipare il mercato, ma piuttosto rimanere investiti. Per le azioni globali si prospetta dunque un 2024 favorevole, sulla scorta della prevista ripresa degli utili e più in generale della crescita. Emergono tuttavia alcune disparità tra settori, capitalizzazioni di mercato e regioni, e la fiducia delle imprese rimane debole, contribuendo ad alimentare le incertezze. Ecco perché dare la priorità alla selezione attiva delle

azioni è fondamentale per chi investe in azioni globali, che dovrebbe puntare a un portafoglio diversificato di società fortemente orientate alla creazione di valore. Le società che ottengono rendimenti robusti prima di quanto solitamente avviene nel loro ciclo di vita evidenziano normalmente elevati e stabili CfRoi (Cash Flow Return on Investment. Fonte: Credit Suisse Holt), ossia creano valore in modo sostenibile. Hanno ottimi fondamentali, in particolare potere di prezzo, bilanci solidi, bassi livelli di indebitamento e buone pratiche Esg, che producono una crescita superiore e visibile degli utili. L’esposizione ai trend strutturali di crescita tra cui l’Ia, l’healthcare o la mobilità elettrica, favoriscono sicuramente la creazione di valore. Queste società tendono a sovraperformare rispetto al ciclo di mercato, soprattutto quando l’inflazione punta a una media superiore al 2%, in quanto possono

dimostrare un forte potere di prezzo e un basso livello di indebitamento. Dimostrano una buona tenuta anche nelle fasi di volatilità o recessive, grazie alle loro caratteristiche difensive, tra cui la visibilità degli utili. Nei periodi di bassa inflazione, tutti i segmenti di mercato evidenziano buoni risultati e anche le strategie orientate alle società con CfRoi elevati e stabili possono dimostrarsi resilienti. Il regime di inflazione sostenuta contrassegnato dai rapidi rialzi dei tassi d’interesse, che hanno messo sotto pressione le valutazioni all’inizio del 2022, dovrebbe ormai avviarsi alla conclusione. L’inflazione e i tassi d’interesse sembrano destinati a rimanere al di sopra dei livelli dell’ultimo decennio, ma le prospettive per i titoli con un CfRoi elevato risultano particolarmente interessanti considerando lo spettacolare reset della valutazione avvenuto nel 2022. Se le aspettative di ripresa della crescita per il 2024 si rivelassero troppo ottimistiche, le società di qualità esposte a trend di crescita strutturale potrebbero fornire una migliore visibilità degli utili e una maggiore resilienza operativa rispetto ai segmenti ciclici e poco redditizi del mercato. In un’ottica di lungo periodo, l’approccio orientato al CfRoi elevato ottiene sistematicamente risultati robusti nei diversi regimi di mercato, sovraperformando altri stili e settori nonché il mercato nel suo insieme. Ottobre 2023 TM · 99


osservatorio/settori

Innovazione sanitaria Un mondo sempre più popoloso, ma anche più vecchio, spalanca le porte a immense opportunità nel settore della salute. Come intercettarle, e in quali ambiti? Arelis Agosto, analista di Global X. A lato, le dimensioni del mercato del diabete e la quota di mercato che hanno i principali farmaci.

Il mercato del diabete Valore del mercato (mld usd) e principali prodotti 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 2022 ■ Altri

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■ Eli Lilly's Trulicity (Glp1)

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■ Boehringer Ingelheim's Jardiance (Sglt2)

■ Eli Lilly's Mounjaro (Glp1 + Gip) ■ Novo Nordisk's Rybelsus (Glp1)

■ Novo Nordisk's Ozempic (Glp1)

Fonte: Evaluate Pharma 2023

I

n tutte le aree geografiche, la popolazione mondiale sta invecchiando e le persone vivono più a lungo. La quota mondiale degli ultra-sessantacinquenni salirà a quasi il 20% già nel 2060, rispetto all’attuale 10%. Nei Paesi sviluppati, la tendenza è ancora più pronunciata: lo è già quasi un quinto della popolazione svizzera e si avvicinerà a un terzo entro il 2060. Tale dinamica fornisce opportunità chiave nel settore dell’innovazione sanitaria sulla scorta di significativi investimenti pubblici e privati. In particolare, per prevenzione e trattamento del diabete, genomica e telemedicina. I farmaci Glp-1. In parte per l’invecchiamento e in parte per l’obesità, il numero di adulti affetti da diabete in tutto il mondo è in aumento. La cifra era di 151 milioni di individui a inizio secolo, ma da allora è salita a oltre 537 milioni, con stime al 2045 per 783 milioni di malati. Il diabete può compromettere in modo significativo la qualità della vita di chi ne soffre, ma è emersa una speranza grazie ai farmaci Glp-1 (glucagon-like peptide 1), che stimolano l’organismo a produrre 100 · TM Ottobre 2023

più insulina quando gli zuccheri nel sangue aumentano, aiutando a combattere i sintomi del diabete. Questi farmaci, come Ozempic di Novo Nordisk e Mounjaro di Eli Lilly, hanno guadagnato rapidamente in popolarità. In studi clinici recenti, Mounjaro di Lilly ha mostrato riduzioni di peso fino al 22,5%, superando i risultati di Ozempic di Novo Nordisk, con una perdita media della metà. Un dato interessante se si considera il trilione di dollari di spese sanitarie annuali per diabete. La genomica. Si tratta dell’esplorazione e della ricerca del Dna. Studiando i genomi, si possono ottenere informazioni preziose, compresi nuovi modi per curare e prevenire le malattie. Il potenziale di crescita del sequenziamento genomico appare promettente, anche a fronte di un crollo dei costi, da 100 milioni dei primi Duemila ai 600 dollari dello scorso anno. Questa diminuzione sta consentendo una significativa penetrazione del mercato. Illumina, leader nel sequenziamento genomico con una quota di mercato di circa il 70%, stima che l’opportunità di mercato supererà i 120 miliardi di dol-

lari entro il 2027, con un ruolo chiave ricoperto dall’Ia. Nvidia, ad esempio, ha stimato che oltre il 30% dei nuovi farmaci sarà scoperto utilizzando l’Ia già nel 2030, rispetto allo zero attuale. La telemedicina. Una popolazione più anziana significa una maggior dipendenza dalla telemedicina, ovvero dalla diagnosi e dal trattamento a distanza dei pazienti. Secondo un sondaggio del National Center for Health Statistics, la percentuale di adulti che hanno utilizzato la telemedicina nel 2021 è aumentata con l’età, dal 29% tra i soggetti di età compresa tra 18 e 29 anni al 43% tra quelli di età pari o superiore a 65 anni. Questa tendenza è stata ulteriormente favorita dalla pandemia, con un aumento fino a 15 volte. Sebbene la curva di adozione si sia appiattita, la pandemia ha introdotto molti nuovi pazienti alla telemedicina, indicando le prospettive a lungo termine della tecnologia. Ciò è particolarmente vero per quanto riguarda la salute mentale, che ne rappresenta circa i due terzi dei ricavi. Dai cambiamenti demografici, come l’invecchiamento della popolazione, agli importanti sviluppi tecnologici, questo potrebbe essere un momento interessante per gli investitori per considerare l’aggiunta nel proprio portafoglio dei temi dell’innovazione sanitaria. Il mondo del futuro sembra destinato a essere caratterizzato da una notevole richiesta di migliori risultati sanitari, e una serie di aziende innovative sono già oggi all’altezza di questa epocale sfida.


osservatorio/mercati

Uno sguardo agli utili La buona performance dei mercati degli ultimi mesi è stata sostenuta dall’espansione dei multipli di valutazione, ma in prospettiva sarà l’andamento degli utili a fare la differenza. Questione di rendimento Confronto tra tassi della Fed e il rendimento dello S&P500 7%

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Jeremiah Buckley, gestore di fondi di Janus Henderson. A lato, l’evoluzione delle fonti di rendimento dello S&P500 negli ultimi anni.

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Fed Funds Eff Rate (sx)

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S&P 500 P/E (dx)

Fonte: Bloomberg, VIII-23

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entre le aziende si adattano a tassi più elevati e l’inflazione si attenua, non si dovrebbe perdere di vista la dinamica degli utili, ora fondamentale per la crescita dei mercati. Se è vero che sia probabile che i tassi resteranno strutturalmente più alti rispetto all’ultimo decennio, è però probabile che la correlazione tra i tassi più elevati e le valutazioni non sarà così forte come viene percepita. L’azionario statunitense negli ultimi 25 anni ha conservato valutazioni tendenzialmente costanti, nonostante l’oscillazione dei tassi. Il P/E dello S&P 500 normalmente è compreso fra il 14 e il 19%, con un rendimento da dividendo di circa l’1,7-2%, come mostrano i dati questo si è verificato sia con tassi 0 sia al 4-5%. I tassi d’interesse più alti sicuramente incidono sulla domanda di consumatori e imprese, e l’aumento dei costi di finanziamento ha influito sulle stime degli utili, ciononostante è probabile i multipli azionari siano ancora in un intervallo storico normale. Cosa alimenterà la crescita degli utili? La performance del mercato quest’anno,

per quanto robusta, è stata estremamente concentrata, con un numero ristretto di titoli tecnologici a dominare la scena. Sebbene la maggior parte dei rialzi dei mercati sia riconducibile all’espansione dei multipli, la crescita degli utili sarà determinante nei prossimi mesi. In quest’ottica, le aziende si concentrano in modo particolare sulla produttività, che viene favorita da investimenti in tecnologia (come l’Ia) che possono contribuire alla riduzione dei costi, con tutti i campioni di settore che potranno cavalcarne l’onda, anziché subirne gli effetti dirompenti. Si vedono però casi in cui una percezione errata del mercato ha portato a una divergenza di valore, il che costituisce un’opportunità per gli investitori. Il mercato del lavoro è ancora sano e sta migliorando la partecipazione alla forza lavoro, che può contribuire a ridurre l’inflazione dei costi. Parimenti le catene di fornitura hanno iniziato a normalizzarsi e le imprese sono tornate a modelli di ordinazione e produzione più consueti. Questi fattori, insieme al deprezzamento dei materiali, potrebbero aiutare

a ridurre il costo del venduto e incrementare i margini. Ciò potrebbe rappresentare un’opportunità, in particolare per le imprese solide che operano con un orizzonte di lungo periodo, ma hanno patito le recenti carenze di scorte. Anche se ci attende un percorso volatile e accidentato, c’è ottimismo sulle prospettive di crescita degli utili per il resto dell’anno e per il 2024, anche ipotizzando uno scenario di espansione lenta o piatta dell’economia reale. Se alla fine la recessione arriverà, sarà una delle più attese che si siano mai viste e peraltro questo scenario potenziale è stato in parte già scontato dal mercato. I tassi ufficiali rimangono sopra la media di lungo periodo, e in caso di problemi le Banche Centrali potrebbero intervenire a supporto. La qualità è fondamentale. Con la politica monetaria più restrittiva e una crescita reale probabilmente più lenta, a trainare la performance del mercato saranno a nostro avviso le società con vantaggi strutturali. In questo ambiente, è importante concentrarsi sulle aziende di qualità, con posizioni di capitale forti e un saldo potere di determinazione dei prezzi. Le società con una certa flessibilità nei bilanci e cashflow costanti sono avvantaggiate rispetto alle concorrenti che fanno maggiore affidamento su condizioni finanziarie più morbide. Inoltre, quelle che hanno creato valore incrementale per i loro clienti negli anni possono oggi aumentare i prezzi per coprire i costi inflazionistici e mantenere la redditività. Ottobre 2023 TM · 101


osservatorio/macro

Elogio della recessione Politica monetaria fortemente restrittiva, fiscale estremamente espansiva. Risultato? L’economia americana continua a crescere, ma nel medio-lungo termine saranno solo problemi. Caro debito governativo Spesa netta per interessi in % delle entrate totali (2023)

S It Re tat ali gn i U a o nit U i Isr nito a Po Gr ele rt ec og ia Sp all ag o M na Cr ed A oa ia u z Eu str ia ro ali N zo a uo va Irla na Ze nd Re la a pu Fr nd bb a Re lic B nc a pu a S el ia bb lo gio lic vac a c Sl Ce a ov ca e A n G us ia er tr m ia Le an tt ia o Sv nia Li ezi tu a Es an Fi tonia n G lan ia ia d p ia Sv pon iz e O zer la a Co C re a nda a na D de da an l S u N ima d or r ve ca gi a

4.0% 2.0% 0.0% -2.0% -4.0% -6.0% -8.0% -10.0%

■ Paese

■ Stati Uniti

■ Media economie avanzate

Fonte: Fmi

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entre i mercati azionari e del Credito santificano la resilienza dell’economia americana, tributandole multipli ambiziosi e spread segaligni, la logica impone di non abbassare la guardia. Il trend disinflazionistico, con hard data che prolungano la fase espansiva, appare ai più come il migliore dei viatici, un sereno peregrinare nell’attesa che la Fed sia pronta a tagliare i tassi. Questo il messaggio dell’ultimo Fomc che ha alzato le stime di crescita 23/24, e confermato ottimismo sull’inflazione, dunque Goldilocks, seppur con una stonatura. Nel 2022 la Fed aveva dato inizio al ciclo di rialzi dopo aver faticosamente cambiato idea sulla natura dei trend inflazionistici in atto. Trattandosi di inflazione da domanda per il 70%, in un sistema a pieno impiego e prono a pressioni salariali, bisognava muovere i tassi in campo restrittivo per raffreddare l’economia, ed evitare un salto delle aspettative. Dopo 16 mesi di questa ventilazione, con oltre 500 punti base di rialzo, l’impianto di aria condizionata ha raffredda102 · TM Ottobre 2023

to la stanza di qualche grado, ma la Fed dichiara di ‘voler procedere con cautela’. Gli shock sul lato dell’offerta sono in archivio, e il mercato del lavoro ha iniziato a raffreddarsi, ma i recenti rialzi di energia e materie prime potrebbero posizionare i prossimi frutti nella lotta all’inflazione su un ramo più alto, e il mercato del lavoro resta sempre robusto e saturato, con disoccupazione vicinissima ai minimi, posizioni lavorative aperte e tassi di mobilità molto elevati, e perduranti rivendicazioni salari, come testimoniato dal rischio di sciopero su larga scala promosso dai sindacati automobilistici, e da una crescita dei salari superiore a quella fisiologica. Si dovrebbe essere in montagna sotto la neve e invece si è ancora in gommone sotto il tendalino. La spiegazione sta nel ruolo antagonista giocato dalla politica fiscale, che ha più che compensato la restrizione monetaria, incrementando il disavanzo primario malgrado la crescita del costo del servizio, e del debito pubblico. Solo 4 mesi fa il Cbo, l’organo apartitico che presiede alla valutazione delle leggi di Bilancio americane, proiettava un

Fabrizio Biondo, Senior Portfolio Manager di Lemanik Invest, responsabile Innovative and Liquid Alternative Investments Division. A lato, crescono le risorse assorbite dal servizio del debito pubblico.

deficit in linea con quello 2022 (5,7%), rivedendolo poi al 6,3, e prevedendo che resti intorno al 6% per un decennio. Un deficit di tali dimensioni senza una recessione è già una notevole anomalia, ma una sua stabilizzazione è una rivoluzione copernicana; nel periodo 20132019 si era mediamente attestato intorno al 3,5%, mentre nel 1950-2008 era rimasto intorno al 2%. Esiste inoltre un’elevata probabilità che la posizione fiscale si deteriori ben oltre, sembra improbabile evitare una recessione per dieci anni, e già oggi la spesa per interessi sta crescendo. I repubblicani sono restii a nuove tasse e i democratici a qualunque taglio di spesa, a dispetto di un trend che vedrà la componente obbligatoria (le spese sanitarie ad esempio) continuare a salire. Peraltro, le previsioni del Cbo appaiono ottimistiche in vari ambiti, come nel caso dell’Ira, 400 miliardi entro il 2031, contro i 900 stimati dal Brookfield Institute, o i tagli fiscali di Trump, o ancora delle spese per difesa e cambiamento climatico, per non parlare del tasso d’interesse reale, proiettato a zero per un decennio. La politica fiscale americana si è impegnata a contrastare quella monetaria, in un evidente cortocircuito a livello di politiche macro, a un costo eccessivo. Il debito pubblico americano è cresciuto di quasi il 50% dall’avvento del Coronavirus, passando da 17 a 25 trilioni di dollari, seppur il rapporto debito/Pil sia poi leggermente


sceso per l’alta inflazione, ma come detto tenderà ora a salire vigorosamente. Sebbene al 122% tale rapporto non appaia particolarmente alto, gli Stati Uniti sono il secondo Paese sviluppato (dopo l’Italia) con la più alta incidenza della spesa netta per interessi sulle entrate fiscali, dato che la base imponibile è particolarmente bassa (31%) rispetto all’Europa (47% medio). Anche l’Europa peraltro ha problemi fiscali urgenti, in vista del ritorno nel 2024 del Patto di stabilità, sospeso nell’era pandemica. Proprio di recente il Fmi è tornato a lanciare l’allarme sulla crescita del debito globale, da ricondurre all’uso allegro del bilancio pubblico. In questo contesto la politica fiscale americana ha solo due scelte: fermarsi o accelerare: - La prima conduce a una recessione, per l’azzerarsi dell’impulso all’economia, e all’inasprirsi della stretta monetaria. Già oggi si sta assistendo a una chiara crescita dei tassi di delinquency sulle carte di credito e sugli Abs, e il più rapido aumento delle bancarotte di Pmi dal 2008, oltre che un aumento dei default in Hy e leveraged loans, ma la situazione è destinata a peggiorare. Mentre l’80% dei rialzi della Fed è avvenuto nel 2022, l’80% di quelli sulle diverse forme di prestito al consumo e investimento avverrà entro il 2023. Al rialzo dei rendimenti nominali si aggiunge ironicamente il contributo negativo portato dal calo dell’inflazione, che spinge al rialzo i tassi reali, quelli che davvero contano. Le banche americane siedono al momento su perdite non realizzate pari a 558 miliardi secondo il Fdic (ma altri come Whalen stimano perdite fino a 1,2 trilioni), e nel 2024 saranno soggette a una notevole pressione al rialzo della remunerazione pagata sui depositi, visto che fin qui il deposit beta è stato pari a circa il 30% (150 bps di aumento medio). Ergo non stupisce che dalla Sloos (la survey sugli standard di concessione di credito bancario) emerga riluttanza a erogare, e a tassi sempre più elevati. Il tasso di risparmio è passato dal 7,6 nell’era pre-pandemica al 3,5%, molto al di sotto delle medie storiche, mentre i risparmi in eccesso sono passati da un picco di 2,1 trilioni di dollari nel 2021 a 400 miliardi, e si prevede esauriscano entro la prima metà del 2024. Il 1 ottobre dovrebbero ripartire i pagamenti sugli Student Loans, sospesi durante la pandemia, mentre il costo della benzina sta drenando risorse dalle tasche degli americani.

Le Pmi negli Stati Uniti Variazione del numero di fallimenti (in % y/y) 70 60 50 40 30 20 10 0 -10 -20 -30 -40 -50

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Variazione y/y Fonte: Clarksons Securities AS, Macrobond, Bloomberg

Caro interessi bancari Tasso effettivo dei prestiti bancari in essere (in %) 8 7 6 5 4 3 12.2002

12.2005 Business

12.2008

12.2011

Immobiliare commerciale

12.2014

12.2017

Mutui Residenziali

Consumi personali

Fonte: Deutsche Bank, Ffiec

La media trimestrale dei posti di lavoro creati è attualmente pari a 150mila, mentre la disoccupazione è superiore alla media a 12 mesi dello 0,2%; storicamente quando si scende sotto i 200mila posti, la recessione avviene entro l’anno successivo; e quando si verifica la seconda condizione, segue sempre una recessione, come del resto quando la media trimestrale della disoccupazione cresce di oltre lo 0,3%. Mentre il mercato festeggia per la crescita del 4% dei consumi nel terzo trimestre, il 2024 delinea un’elevata probabilità di recessione. Per l’economia è una buona notizia, per sconfiggere un’ondata di inflazione endogena è indispensabile la distruzione di domanda. Ciò avverrebbe però con contrazione degli utili societari, il che non è una buona notizia, con i mercati che scontano: accelerazione della crescita e ritorno dell’inflazione a target, utili in rialzo, espansione dei margini, ed equity risk premium inferiore ai T-bills. - Lo scenario alternativo è quello in cui la politica fiscale accelera per contrastare la monetaria. Questo scenario, che ha una probabilità non trascurabile date le

Il caro interessi, con i tassi effettivamente percepiti dal mercato in deciso aumento, si stanno ripercuotendo violentemente sull’andamento dei fallimenti delle Pmi negli Stati Uniti.

elezioni, avrebbe implicazioni negative molto serie nel medio-lungo periodo, specie se accompagnato da un atteggiamento più possibilista della Fed relativamente ai tagli in concomitanza con inflazione più bassa per effetti base meccanici. Oltre all’impatto sui conti pubblici, e allo spiazzamento del mercato del credito, stimolare un’economia molto vicina al pieno impiego, a cui non è stato consentito di rifiatare, potrebbe facilmente sfociare in una seconda ondata di inflazione stile anni Settanta, con rischi ancora più elevati. Questo scenario sarebbe molto più negativo nel medio-lungo termine anche e soprattutto per i mercati. Parafrasando Oscar Wilde, gli investitori dovrebbero stare attenti a quello che desiderano, perché potrebbero ottenerlo. Ottobre 2023 TM · 103


osservatorio/macro/cina

Il bue e l’asino Nonostante si allunghino rapidamente le ombre sull’economia del dragone asiatico, le preoccupazioni appaiono infondate. Pechino avrebbe tutti i mezzi per uscirne, solo che... Reddito fisso Confronto tra indici obbligazionari cinesi e americani (1-I-2020: 100) 125 120 115 110 105 100 95 90 85 80

2 .20 .20 .20 .20 .20 .20 .21 .21 .21 .21 .21 .21 .22 .22 .22 .22 .22 1.2 .23 .23 .23 .23 .23 .01 3.03 3.05 3.07 3.09 .11 3.01 3.03 3.05 3.07 3.09 .11 3.01 3.03 3.05 3.07 3.09 .01 3.01 3.03 3.05 3.07 3.09 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 03 03 0 03 0

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Bloomberg China Aggregate Tr Index Bloomberg China Agg Corporate 5y Baa Bloomberg Us Corporate Tr Value Unhedged Usd Fonte: Bloomberg

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el corso delle ultime settimane si sono moltiplicati i timori per un crash dell’economia cinese, ben riassunti in una drammatica prima pagina del Wsj, guarda caso pochi giorni dopo il downgrade del debito americano da parte di Fitch. È indubbio che il serio declino del settore immobiliare stia avendo un effetto non indifferente sulla Cina, dopo averne contribuito alla crescita negli ultimi decenni. Le vendite nel settore immobiliare hanno accelerato il proprio declino, mettendo in seria difficoltà i colossi delle costruzioni e creando panico. Poco importa che nei fatti società come Evergrande siano praticamente già fallite da mesi. A questo punto sorge l’interrogativo sul perché Pechino non intervenga massicciamente. La risposta è semplice, ma complicata. Dopo anni di critiche sulla ‘bolla’ immobiliare è più che ragionevole che lo Stato non voglia rimontare tali squilibri. In assenza, per giunta, di emergenze elettorali e populismi propagandistici come avviene in Europa (Ecobonus, qualcuno?). Nel settore finanziario, inoltre, non si 104 · TM Ottobre 2023

vuole in alcun modo avallare fenomeni di moral hazard condonando cattive politiche di bilancio sia dei costruttori che di alcune province (banche regionali americane, Monte dei Paschi, qualcuno?). Il settore necessita di ‘spurgare’ naturalmente e senza eclatanti aiuti, a meno di rischi sistemici che tuttavia non si vedono. Nel frattempo, è indubbio che siano molti i costruttori in difficoltà così come, di conseguenza, alcuni istituti creditizi di piccole-medie dimensioni. Occorre ricordare tuttavia che il grosso del sistema finanziario cinese è rappresentato da meno di 20 banche pubbliche che sono solidamente capitalizzate e iper-regolate. Quale metro di paragone, alcune analisi dimostrano che basterebbe un aumento dell’1% nell’aliquota media di tassazione per coprire le necessità delle province locali più in crisi. Così come basterebbe vendere una significativa ma non clamorosa porzione di riserve in valuta estera per riportare il Renmimbi a livelli più consoni (Us Treasuries, qualcuno?). Lo scenario più probabile è quindi quello di un intervento silenzioso e mi-

Mario Cribari, responsabile ricerca di BlueStar Investment Manager. A lato, un confronto tra mercato obbligazionario cinese e americano.

rato senza misure di sostegno clamorose che da una parte prolungherà la crisi del settore, e di conseguenza una crescita economica “fiacca”, dall’altra riporterà equilibrio e sostenibilità nel più lungo termine, tipico del mindset cinese di Xi. Ciò è chiaramente dimostrato dall’andamento dell’Investment Grade corporate cinese che ha poco reagito alle recenti notizie e che anzi, grazie a tassi bassi e a un’inflazione perfettamente sotto controllo, ha nettamente sovraperformato gli stessi indici americani negli ultimi tre anni (inflazione transitoria, qualcuno?). Chi si aspetta quindi il ‘botto’, sia in termini di scoppio incontrollato (Lehman Brothers, qualcuno?), sia nel senso opposto di un ‘bazooka’ risolutivo è destinato a rimanere deluso. Del resto non è certo la Cina a soffrire di un perenne deficit commerciale, deficit pubblico e tassi di risparmio negativi. Al contrario continua a esportare più di quanto importa, nonostante il netto miglioramento dei consumi del ceto medio (la forbice della disuguaglianza, qualcuno?), ad avere un bilancio centrale sotto controllo e un tasso di risparmio privato enorme, che andrebbe al contrario ‘smosso’ e investito. Per quanto quindi i rischi e le problematiche cinesi non vadano sottovalutati, non sembrano più gravi di alcuni Paesi occidentali che invece sopravvivono nello sfarzo e nel debito solo grazie alla militarizzazione della propria valuta e a un sistema politico apparentemente democratico ma nei fatti profondamente oligarchico…


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arte /fiere internazionali

© Wilmotte et Associés

Parigi capitale par Art Basel

L’arrivo di Art Basel a Parigi è prova dell’attrattiva che la Ville Lumière è tornata a esercitare sulla scena culturale e testimonia al contempo l’intelligente strategia della multinazionale delle fiere, suggellata dalla collaborazione con le più prestigiose istituzioni cittadine per la seconda edizione, in coincidenza con un calendario espositivo da vera capitale dell’arte.

Q

uando l’anno scorso è stato annunciato che l’organizzazione della ormai storica fiera di arte contemporanea parigina Fiac sarebbe passata da Rx France al gruppo svizzero Mch, portando di fatto sotto l’egida di Art Basel, di cui è proprietario, la manifestazione che da 47 anni inaugurava l’autunno parigino, il mondo della cultura e dei media si è affrettato a gridare al terremoto, temendo che lo stradominio della multinazionale elvetica delle fiere finisse per fare tabula rasa della tradizione locale. 106 · TM Ottobre 2023

Rispolverando gli archivi, si scopre però come la Fiac in origine sia stata ideata proprio a imitazione della fiera di Basilea che, lanciata cinque anni prima, nel 1969, da galleristi del calibro di Ernst Beyeler, Trudl Bruckner e Balz Hilt, sin dalla prima edizione aveva vantato un’envergure internazionale, richiamando oltre 16mila visitatori, 90 gallerie ed editori internazionali. Anche a Parigi fu un gruppo di galleristi e artisti a mobilitarsi: inizialmente ospitato dalla stazione ferroviaria dismessa della Bastiglia, il loro Salone approdò dal 1977 al Grand Palais.

Filiale francese del gruppo anglo-olandese Relx, Rx France continuerà a organizzare Paris Photo, a dicembre, ma ha dovuto ridimensionare le proprie

Art Basel e Parigi: una liaison che a entrambe può aprire arricchenti opportunità. Già ora la portata dell’evento si estende ben oltre la fiera al Grand Palais Éphémère, grazie alla programmazione pubblica in collaborazione con le più prestigiose istituzioni culturali della città.


Vincenzo de Bellis, Direttore delle Fiere e delle Piattaforme internazionali di Art Basel

ambizioni dopo il colpo della pandemia, dal quale invece Art Basel è riemersa con rinnovato slancio, forte del sostegno dei suoi azionisti, dei Cantoni di Basilea e Zurigo e della nuova partecipazione di James Murdoch. Quanto basta per stanziare un cachet di 10,6 milioni di franchi per i prossimi sette anni di mandato a Parigi. Multinazionale però non significa per forza omologazione. «È chiaro che Art Basel è un’organizzazione globale. Ma esserlo significa anche essere rispettosi dei contesti in cui lavoriamo e fare ogni sforzo per contribuire all’ecosistema lo-

Courtesy of Paris+ par Art Basel

Courtesy of Paris+ par Art Basel. / Photo by Bettina Pittaluga

Courtesy of Art Basel / Photo by Noé Cotter

«Ogni nostra fiera è unica e definita dalla città e dalla regione che la ospita, il che si riflette nelle gallerie partecipanti, nelle opere e nella programmazione parallela. E comunque, l’arte è sempre globale e interculturale, in grado di parlare a tutti»

cale. Ogni nostra fiera è unica e definita dalla città e dalla regione che la ospita, il che si riflette nelle gallerie partecipanti, nelle opere presentate e nella programmazione parallela. Comunque, l’arte è sempre globale e interculturale, in grado di parlare a tutti. Sosteniamo una diversità di offerte e punti di vista artistici attraverso il mondo, a maggior ragione necessario di fronte ai rapidi cambiamenti e alle crisi attuali - sanitaria, economica e geopolitica, … - che gli artisti ci aiutano a comprendere», afferma Vincenzo de Bellis, dall’anno scorso Direttore delle Fiere e delle Piattaforme internazionali di Art Basel, chiamato ad articolare una strategia globale, sovraintendendo le direzioni delle fiere di Basilea, Hong Kong, Miami Beach e Parigi, oltre a occuparsi dello sviluppo di nuovi eventi e iniziative espositive. A dimostrazione della capacità di rispondere alle specificità dei diversi mercati per accrescere la propria influenza, si può portare l’esponenziale crescita della fiera di Honk Kong: quest’anno ha battuto per affluenza persino l’appuntamento renano, 86mila visitatori contro 82mila (+43% in dieci anni dall’inaugurazione) e se è vero che di mezzo c’è un’altra logistica, altri spazi e una pandemia che ancora condiziona gli spostamenti dall’Asia, sotto sta altrettanto l’abilità di interpretare una diversa cultura e la sua fame di arte. «Art Basel è sempre stata associata all’arte di altissima qualità, a un servizio impeccabile sia per gli espositori sia per il pubblico, e a nuove opportunità d’incontro e di scoperta. A Parigi desideravamo sostenere una scena artistica nella quale siamo sempre stati coinvolti attivamente. L’attenzione a favorire le opportunità per i protagonisti degli ecosistemi culturali

«Non abbiamo avuto difficoltà a integrarci: un team locale impegnato, il know-how e la visione di Art Basel hanno contribuito a convincere chi dubitava che la sfera culturale parigina avrebbe guadagnato attrattiva senza dover rinunciare alla propria autonomia» Clément Delépine, Direttore di Paris+ par Art Basel

locali guida tutti i nostri sforzi, più di un terzo dei galleristi hanno spazi espositivi in Francia», sottolinea Vincenzo de Bellis. Già la scelta del nome, Paris+ par Art Basel, che differisce da quello delle tre consorelle, rivela il tatto con cui ci si è profilati. Una quarta stagione a sole poche centinai di chilometri da Basilea potrebbe apparire una scelta poco strategica se non si tenesse in considerazione il prestigio della Ville Lumière, culla dell’arte moderna: fuori discussione dunque non rispettarlo. Art Basel ha saputo aspettare il giusto momento che, dopo decenni di

Palais d’Iéna, Paris, 2023, Daniel Buren and Michelangelo Pistoletto Courtesy of Paris+ par Art Basel

Ottobre 2023 TM · 107


Mike Kelley © Adagp, Paris - Dettaglio

© Succession Picasso 2023 © Centre Pompidou, Mnam-Cci / Georges Meguerditchian / Dist. Rmn-Gp

Dall’omaggio ai 50 anni dalla scomparsa di Picasso proposto dal Centre Pompidou, che analizza l’importanza del disegno nella sua produzione, all’attesissima retrospettiva su Mike Kelley alla Bourse du Commerce, fra pensiero critico ed estetica pop. Ma anche la scultura, con le opere di Antony Gormley che invadono il Musée Rodin, mentre a fine novembre, per la moda, l’innovativa stilista olandese Iris Van Herpen arriverà al Musée des Arts Décoratifs.

108 · TM Ottobre 2023

gnato attrattiva senza dover rinunciare alla propria autonomia. Anche l’apertura mentale e l’entusiasmo dei nostri contatti a Parigi sono stati un fattore importante», commenta Clément Delépine, direttore di Paris+ per Art Basel. Grande spazio alle gallerie emergenti, simbolicamente collocate nel cuore del Grand Palais Éphémère, che ospita queste prime edizioni in attesa che termino i lavori di restauro del Grand Palais l’anno prossimo. «La collocazione degli Emergenti al centro della fiera, con le loro proposte personali spesso radicali, riflette la nostra missione di offrire ai visitatori il meglio

dell’arte moderna e contemporanea, non solo a favore del mercato, ma anche della nascita di nuovi discorsi e nuove relazioni. È la ricerca dell’eccellenza a guidare le scelte del comitato di selezione di Paris+ par Art Basel, composto da galleristi che sono nella posizione migliore per valutare i profili e le proposte dei loro colleghi», spiega il direttore.

Solve Sundsbo pour Iris van Herpen, Haut Hypersonic Speed, Collection Capriole 2018 - © DR

© Jérome Manoukian, Musée Rodin

stasi, ha visto il mercato parigino dell’arte risorgere per contendere a Londra lo scettro, complice la Brexit e con l’arrivo di tante gallerie internazionali e l’apertura di emergenti che hanno ribaltato la sudditanza rispetto alla capitale britannica. Preparata in soli 9 mesi, l’edizione inaugurale dello scorso anno era già stata un successo, con 156 gallerie leader provenienti da 30 Paesi e territori, un totale di 40mila visitatori e importanti vendite in tutti i settori di mercato e in tutte le giornate. «Non abbiamo avuto difficoltà a integrarci: un team locale impegnato e il know-how e la visione di Art Basel hanno contribuito a convincere chi poteva dubitare che con Paris+ par Art Basel la sfera culturale parigina avrebbe guada-


© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt

© 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023

Fra le mostre imperdibili dell’autunno parigino, la monografica dedicata dalla Fondation Louis Vuitton a Rothko, in cammino verso l’astrazione (fino al 2 aprile 2024), e il focus sulle opere degli ultimi due mesi di van Gogh al Musée d’Orsay (fino al 4 febbraio 2024).

In programma dal 20 al 22 ottobre, con anteprima Vip mercoledì e giovedì, la seconda edizione conferma impostazione e qualità, accogliendo anche 15 nuove gallerie. Ma il vero plus è dato dal potenziamento del programma pubblico, completamente gratuito, che rafforza ulteriormente l’ancoramento nella scena culturale parigina. Il coinvolgimento di tre nuove prestigiose istituzioni - il Palais d’Iéna, il piazzale dell’Institut de France e il Centre Pompidou, che si sono affiancati al Jardin des Tuileries, alla Chapelle des Petits-Augustins des Beaux-Arts de Paris e alla Place Vendôme - ha permesso di arricchire notevolmente la costellazione di appuntamenti proposti. «Ogni progetto riflette la nostra ambizione di offrire al pubblico un momento di meraviglia e di riflessione, indipendentemente dalla visita al Grand Palais Éphémère. Il lavoro per mettere insieme questo programma è notevole ma sempre produttivo, e non è mai fatto da soli: siamo orgogliosi di po-

ter collaborare con esperti di ingegneria culturale, siano essi enti pubblici come la Città di Parigi e il Conseil Économique, Social, et Environnemental, che ha sede al Palais d’Iéna, scuole d’arte prestigiose come le Beaux-Arts de Paris e l’Ecole du Louvre, o istituzioni culturali di fama mondiale come il Musée du Louvre e il Centre Pompidou», racconta il direttore di Paris +. Proprio in collaborazione con il Centre Pompidou è organizzato il programma di Conversation, sezione che assume particolare rilevanza quando l’ambizione è quella di presentarsi non solo come vetrina dell’arte ma come spazio di riflessione. «Questa collaborazione con uno dei centri più importanti al mondo per la creazione e l’apprendimento contemporaneo, in un edificio emblematico come quello progettato da Renzo Piano e Richard Rogers, è di per sé un invito alla riflessione. Per quest’edizione abbiamo scelto di esplorare diversi aspetti del discorso culturale contemporaneo, nonché i recenti sviluppi del mercato. Negli ultimi anni si è assistito a una necessaria revisione del canone per includere figure e pratiche fino a poco tempo fa considerate marginali, in particolare artisti queer e razziali. Fortunatamente, ci stiamo anche allontanando sempre più dalla separazione spesso artificiale tra le diverse discipline artistiche e dal disprezzo per le arti cosiddette ‘popolari’. I curatori del

programma hanno scelto, ad esempio, di esplorare la storia di Walt Disney e l’influenza del drag sulla cultura contemporanea», descrive Clément Delépine. Un autunno da capitale. Ma è tutta Parigi ad approfittare del momento topico, proponendo una programmazione espositiva di altissima qualità e attrattiva, che ne conferma il ruolo di leader nella scena europea e la rende una destinazione da non mancare. Dall’imperdibile retrospettiva di Marc Rothko alla Fondation Louis Vuitton, che ne ripercorre la strada dalla figurazione all’astrazione, a quella che il Musée d’Art Moderne dedica a una figura chiave della scena artistica francese del dopoguerra, Nicolas de Staël. Molti i nomi popolari come Amedeo Modigliani al Musée de L’Orangerie (ma se ne racconta il rapporto, meno noto, con il mecenate Paul Guillaume), van Gogh con le opere degli ultimi anni al Musée d’Orsay, Berthe Morisot al Musée Marmottan Monet, mentre il Centre Pompidou si unisce alle celebrazioni per i 50 anni dalla morte Picasso facendo luce sulla parte più prolifica della sua produzione creativa: il disegno, luogo di invenzione dai primi studi alle opere finali. Quasi mille opere - taccuini, disegni e incisioni - sono state riunite in collaborazione con il Musée national Picasso-Paris, che ospita a sua volta la personale di Sophie Calle, artista concettuale, scrittrice, fotografa, videoartista Ottobre 2023 TM · 109


La Parigi dell’arte riprende lo scettro Courtesy of Hauser & Wirth and Henry Taylor / Photo Nicolas Brasseur.

Il Marais e Saint-Germain-des-Prés rimangono l’epicentro in cui sono insediate alcune delle più prestigiose gallerie francesi da decenni (Templon, Chantal Crousel, Templon, frank elbaz, Michel Rein, Polaris, …), ma anche la geografia artistica di questi quartieri è stata ridisegnata nel giro di cinque anni, con una serie di spostamenti e nuove spettacolari installazioni (fra i nuovi arrivati, lo svedese Andréhn-Schiptjenko, new-yorkais David Zwirner, la giovane sans titre, il brasiliano Mendes Wood Dm, Dvir Gallery da Tel Aviv, lo zurighese Peter Kilchmann, …). Anche Saint-Germain-des-Prés, altro quartier generale storico delle gallerie, rimane un’arteria essenziale dell’ecosistema parigino con il suo mix unico di moderno e contemporaneo, arti primitive e design (Kamel Mennour, Hervé Loevenbruck, Le Minotaure, Zlotowski, …). Ma la vera novità è Parigi Ovest, che ha visto ripopolarsi l’VIII Arrondissement di nomi interessanti, da Place Vendôme a L’Alma. Partenza lenta, una ventina di anni fa, con l’arrivo di Christie’s, poi seguita da Sotheby’s di fronte all’Eliseo. Nel 2010 l’insediamento di Gagosian (che poi ha inaugurato una gigantesca sede a Le Bourget nel 2012 e una più piccola in rue de Castiglione nel 2021), affiancatasi a Tornabuoni Art, bastione dell’arte moderna italiana. A seguire sono stati tanti i nomi - di rilevo ed emergenti - a scegliere la zona. Lo ha appena fatto anche un’autorità in materia come la zurighese Hauser & Wirth, che il 14 ottobre ha inaugurato la sua splendida sede nell’hôtel particulier neoclassico del XIX secolo al 26 bis di rue François 1er (in foto, con la sua prima mostra, dedicata all’artista di Los Angeles Henry Taylor), non lontano dagli Champs-Élysées e dall’Avenue Montaigne, installandosi in una città che tanta ispirazione ha dato ai suoi artisti, da Louise Bourgeois e Pierre Huyghe che vi sono nati, a quelli che vi sono arrivati, come Takesada Matsutani, Alina Szapocznikow e Ed Clark. E già ha dichiarato di voler stabilire importanti partnership locali per creare un programma educativo inclusivo. Disposto su quattro piani, lo spazio di 800 mq è stato ridisegnato dallo studio di architettura parigino Laplace, confermando l’impegno di Hauser & Wirth per gli edifici storici.

a cui ha dato carta bianca per dispiegare il suo universo in relazione al maestro spagnolo. Altro dialogo fra maestri è quello che vede le sculture di Antony Gormley popolare gli spazi interni ed esterni del Musée Rodin, mentre il Louvre ospita 31 dipinti di una fra le più straordinarie collezioni di pittura italiana, quella del Museo Capodimonte. In concomitanza con Paris + par Art Basel viene inaugurata anche l’attesissima Ghost and Spirit, che la Collezione Pinault, nella sede della Bourse de Commerce, consacra a Mike Kelley (1954-2012), un visionario, particolarmente interessato al modo in cui la soggettività è plasmata 110 · TM Ottobre 2023

dalle strutture di potere familiari e istituzionali all’interno della società americana capitalista postmoderna, dai rapporti fra memoria collettiva e individuale, relazioni di genere e di classe sociale. Il centenario dalla morte di Gustave Eiffel offre alla Cité de l’architecture et du patrimoine l’occasione per mettere in luce l’eredità lasciata dall’illustre ingegnere e imprenditore sul paesaggio di Parigi. Tante anche le mostre di moda, su tutte quella che il Palais Galliera consacra a Azzedine Alaïa, esplorando la sua passione per il collezionismo dei grandi couturier del passato, di cui ha acquistato oltre 20mila pezzi da fine XIX secolo ai suoi

contemporanei. A fine novembre arriverà invece al Musée des Arts Décoratifs l’innovativa stilista olandese Iris Van Herpen. Gli stessi musei propongono anche due esposizioni che indagano il rapporto fra moda e sport in attesa delle Olimpiadi che Parigi tornerà a ospitare nel 2024 dopo un secolo. Giochi da farsi. Moda (e cinema) sono settori con i quali, lanciandosi su Parigi, Art Basel ha chiaramente dichiarato di puntare a dialogare e l’anno olimpico potrebbe esser la partenza. «È troppo presto per dire cosa abbiamo in serbo per il 2024. Tuttavia, il trasferimento al Grand Palais sarà certamente un’opportunità per svelare nuove proposte in tutti i settori. Vogliamo continuare a costruire ponti tra l’arte e altre industrie culturali, come la moda e il cinema, vere e proprie icone culturali francesi», anticipa il direttore di Paris+. Attualmente, le gallerie che espongono sono circa un terzo in meno di quelle di Basilea, ma già vicine a quelle presenti alla Fiac delle ultime stagioni. Se al di là della quantità è la qualità a contare, comunque le aspirazioni sono chiare. «In qualità di leader nel mondo dell’arte, è importante lavorare costantemente per ampliare lo spettro delle piattaforme espositive, per creare ulteriori opportunità di scambio tra tutte le industrie creative. A Parigi, stiamo già collaborando con una casa di moda leggendaria, e a Miami Beach con il Tribeca Film Festival», precisa Vincenzo de Bellis. «Guardando al futuro, ci impegniamo a trovare metodi per aumentare il valore delle nostre gallerie, dei collezionisti, dei partner e del pubblico di tutto il mondo, attraverso nuove opportunità all’interno e all’esterno dell’ecosistema dell’arte. Ciò include il coinvolgimento di comunità di collezionisti emergenti in tutto il mondo e il collegamento di queste comunità con le nostre gallerie», conclude il Direttore delle fiere di Art Basel. Almeno fino al 2028, contratto assicurato, ma è indubbio che la regina delle fiere non si lascerà spodestare facilmente. Ogni sua mossa sullo scacchiere è sempre stata attentamente meditata per consolidare la sua leadership del mercato mondiale dell’arte moderna e contemporanea. Quattro stagioni in tre continenti non sono semplicemente frutto di disponibilità finanziaria. Susanna Cattaneo


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Luce, Verità rivelata

© Studio Fotografico Enrico Cano Sagl / Opere © 2023, ProLitteris, Zurich

cultura/collezioni/mostre

S

e la luce, principio vitale e spirituale, è la materia prima con cui, al di là della tecnica e della poetica, nessun’espressione artistica può esimere dal misurarsi, quando il fenomeno visivo viene eletto a esplicito centro di indagine, non è semplicemente una questione formale che si affronta, ma un assoluto: l’origine stessa dell’esistenza, la sua manifestazione. Dalla luce ultraterrena dell’oro divino alla limpida precisione fiamminga, dalle più drammatiche enfatizzazioni barocche sino alle codificazioni scientifiche dell’ottica, non è mai la padronanza tecnica il fine ultimo di un anelito che della Verità ambisce a cogliere almeno l’umano riflesso. La nuova mostra della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati presenta uno dei più alti momenti di questa ricerca. L’accostamento fra le Compenetrazioni iridescenti di Giacomo Balla (1912) e le

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Trame di Piero Dorazio (19581963) è la rivelazione di un’affinità elettiva che apre un nuovo fronte nello studio della storia dell’arte, acclarando il ruolo antesignano giocato dal primo, alle soglie della sua stagione futurista, nell’intuire, se non ancora nell’estrarre, la radice dell’astrattismo, e la capacità del secondo di sviluppare, cinquant’anni dopo, la novità profonda della lezione di quelle ‘notazioni’ geometriche e cromatiche. Proprio Dorazio ha condotto Danna Olgiati a guardare ‘sotto una nuova luce’ a Balla, artista che nel suo stesso percorso professionale e personale rappresenta un autore incipitario, oggetto di intenso studio sin da quando, giovane laureata, si impegnò nel

© Studio Fotografico Enrico Cano Sagl

Il maestro indiscusso del futurismo e uno dei più interessanti artisti del dopoguerra. La Collezione Giancarlo e Danna Olgiati pone in dialogo le “Compenetrazioni iridescenti” di Balla (1912) e le “Trame” di Dorazio (1960), testimoniando un momento altissimo dell’arte italiana del Novecento: la ricerca sulla luce, che da indagine ottico-fisica si eleva a riflessione concettuale-esistenziale. “Dove la luce”, con un illuminante allestimento di Mario Botta.

Svelare l’affinità fra Balla e Dorazio richiedeva un colpo da maestro, per far interagire scale tanto diverse. Mario Botta ha individuato nel triangolo, elemento basilare della sintassi di Balla e dei pattern doraziani, l’unità che modella lo spazio espositivo e assicura continui rimandi visivi fra le nicchie bianche, compresse, per gli schizzi di Balla e le grandi superfici nere, in primo piano, per le tele di Dorazio.


© 2023, ProLitteris, Zurich

lavoro di schedatura e archiviazione per il suo catalogo ragionato, trascorrendo mesi a casa delle sorelle Balla. Ancora oggi è considerata una pubblicazione di riferimento, edita nel 1982 dalla Galleria Fonte d’Abisso di Modena, della quale Danna era contitolare e che è stata la prima a documentare il legame tra futurismo e avanguardie europee, ‘teatro’ anche dell’incontro, nel 1985 al Salone d’arte internazionale Sima di Venezia, con Giancarlo, che lì giungeva invece nella sua prima avventura da collezionista seguendo i passi di Armand. Dorazio ha permesso a Danna Olgiati di evidenziare non il Balla delle Velocità e di altre straordinarie opere che sono il nucleo fondante della Collezione costruita insieme al marito, ma quello delle Iridi, nome originario con cui Balla faceva riferimento agli studi, per lo più affidati a semplici fogli di un taccuino per schizzi, che poi nel 1951 sarebbero stati ribattezzati, più liricamente, Compenetrazioni iridescenti. Risalgono al soggiorno dell’artista a Düsseldorf dove, invitato a decorare il villino della famiglia Löwenstein, raccogliendo gli stimoli artistici che gli offriva la scena tedesca e quanto portava con sé dalla precedente esperienza parigina a contatto con le conquiste del neoimpressionismo e con gli esiti più avanzati delle ricerche dell’ottica, a sua volta sembra passare al microscopio la rifrazione luminosa, come un alchimista allo studio dello spettro cromatico, per poi riprodurre tecnicamente nel suo taccuino quanto quella ricognizione scientifico-anatomica gli dischiudeva: la componente di Verità e Mistero che accomuna tutta la grande pittura. Non è un caso che Duchamp - dell’arte moderna iniziatore concettuale - riconoscesse nel 1913 proprio a Balla il merito di averlo introdotto all’astrattismo. Non fu che una brevissima parentesi, un semestre tra il luglio e il dicembre del 1912, che non resterà però isolata, ma germoglierà nell’esperienza futurista, che della luce

pulsante farà la sua materia, come poi molte altre avanguardie. Quando nel 1951 Dorazio, appena trentenne, frequentando l’atelier di Balla, scopre queste composizioni sino ad allora neglette, la sua viva intelligenza ne fa il vettore di nuove esplorazioni. Nelle opere che ne nascono, la verità annunciata da Balla si fa rivelata. Una tessitura, come suggerisce il titolo Trame, di linee verticali, orizzontali e diagonali che intrecciano strato su strato colori primari e complementari nelle combinazioni dell’iride, dilatando nello spazio tra fondo e superficie la percezione visiva. Da leggere

singolarmente come anche nelle sequenze cromatiche che formano affiancate, a suggerire una ricerca sempre aperta, proprio come quei varchi - montaliane smagliature nella rete - che introducendo un’irregolarità, un improvviso scarto di registro, svelano la struttura interna, configurandosi come epifania della coscienza. Proprio le opere di Dorazio offrono una chiave d’accesso più immediata alla mostra, per poi convogliare l’attenzione sul discorso più analitico di Balla. Un’esposizione che, dall’intuizione iniziale di Danna Olgiati, è stato possibile realizzare grazie alla preziosa curatela di un’intima

© 2023, ProLitteris, Zurich

Due opere che testimoniano l’anelito a esprimere l’essenza della luce. Sopra, Balla, Compenetrazioni iridescenti (studio), 1912-1913, acquarello su carta, foglio dal taccuino di Düsseldorf,12,5 x 17,7 cm, Collezione Gian Enzo Sperone. A fianco, Dorazio, Crack verde [Senza titolo], 1959, olio su tela, 81 x 100 cm, Collezione Intesa Sanpaolo. Ottobre 2023 TM · 113


amica dei coniugi, Gabriella Belli, tra le maggiori storiche dell’arte italiana del Novecento, contando sulla determinante collaborazione dell’Archivio Piero Dorazio con il prezioso apporto di Francesco Tedeschi, curatore del catalogo ragionato su Piero, nonché sul contributo speciale

della Gam di Torino, che ha concesso in prestito di quasi tutte le più importanti Compenetrazioni iridescenti. In totale, compreso l’apporto anche di altri collezionisti e musei, una ventina di esemplari per ciascuno dei due autori, tutti di altissimo valore.

Una Collezione all’avanguardia La nuova mostra della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati segna uno degli apici delle tante eccellenti esposizioni che i coniugi hanno proposto nei dieci anni dall’accordo siglato con la Città di Lugano, che non solo si è così garantita un futuro lascito di immenso valore, ma ha compreso di potersi avvalere sin da subito del patrimonio di conoscenze e della capacità di visione dei due donatori. Un valore attestato anche di recente dall’ambito premio Rinascimento+ un importante riconoscimento internazionale che ha reso omaggio alla loro pluriennale attività improntata al mecenatismo, proprio nella città che ne detiene il primato, Firenze. Il direttore del Museo del Novecento, Sergio Risaliti, ha sottolineato la straordinaria rilevanza della Collezione, dalle avanguardie storiche al contemporaneo, progetto di una vita e risultato di capacità e sensibilità uniche. A ulteriore conferma, proprio Collezione Giancarlo e Danna Olgiati è stata selezionata grazie al suo importante corpo di opere di Arte Povera, come ‘co-protagonista’ del nuovo documentario prodotto da Michele Bongiorno che, in viaggio tra Piemonte, Svizzera e Stati Uniti, racconterà quanto questa stagione abbia profondamente influenzato lo sviluppo dell’arte contemporanea. Sarà distribuito nel 2025 nelle sedi artistiche e di comunicazione più importanti al mondo.

© Foto Alfio Tommasini

© Studio Fotografico Enrico Cano Sagl / Opere © 2023, ProLitteris, Zurich

Un altro accostamento suggerito dalle prospettive dell’allestimento espositivo fra la ‘trama’ Allo scoperto di Dorazio (1963) e un’opera di Balla del 1926, Organo di cipressi, in cui torna a esprimere, fra figurazione e astrazione, la sua attenzione ai fenomeni dell’irradiazione luministica.

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Altrettanto fondamentale nel rendere quest’esposizione una delle più riuscite e importanti che il Ticino abbia saputo offrire negli ultimi anni è l’allestimento ideato da Mario Botta che, maestro dello spazio, ha vinto la complessa sfida non solo di far coabitare ma di far interagire opere di due scale talmente dispari da rischiare di annichilire il confronto - poco più che cartoline quelle di Balla, grandi come manifesti le tele di Dorazio. Enucleando la matrice del triangolo, Botta è riuscito a porre in intima e chiara relazione le due serie, valorizzando ciascuna nella sua dimensione e preziosità e, al contempo, creando una relazione tanto spaziale quanto concettuale. Figura geometrica basilare della sintassi artistica di Balla, che non esita a investirla anche degli echi misteriosofici ai quali non era impermeabile, il triangolo torna per sottrazione nei pattern di Dorazio, fenditura che ne va vibrare le tessiture pittoriche. Elevato alla tridimensionalità del cuneo, modella il vasto spazio onnicomprensivo del -1, creando due condizioni espositive complementari: nicchie bianche, compresse, per Balla; grandi superfici nere, in primo piano per Dorazio, che rispecchiano le rispettive identità e, al contempo, garantiscono un rimando percettivo e visivo continuo. Da scoprire fino al prossimo 14 gennaio (aperta da giovedì a domenica, 11-18, ingresso gratuito). Perfetto il titolo scelto per la mostra, Dove la luce, incipit di una lirica di Ungaretti, che nel 1971 venne inserita nella raccolta La luce. Poesie 1914-1961 (Erker Presse, San Gallo), illustrata da 13 litografie a colori proprio di Dorazio, del quale Ungaretti fu amico, così come fu anche grande estimatore di Balla, tributando proprio alle sue ricerche sulla luce tutto l’afflato della sua altissima prosa critica nell’introduzione che nel 1968 scrisse per il volume di Virginia Dortch Dorazio (moglie di Piero) Balla Futurista. An Album of His Life and Work. “Dove la luce” risuona allora non come un interrogativo, ma come la rivelazione che la sola Arte può manifestare, nella sua sintesi di spazio e tempo, di forma e concetto. Illuminando d’immenso. Susanna Cattaneo Per informazioni: www.collezioneolgiati.ch www.masilugano.ch


museo.mendrisio.ch +41 58 688 33 50 Ma–Ve 10–12 / 14–17 Sa – Do, festivi 10–18 Chiuso lunedì 24 – 25.12.2023 1.1.2024 Con il sostegno di

Le diabolo , 1913, Kunstmuseum Solothurn,Josef Müller-Stiftung

Museo d’arte Mendrisio Piazzetta dei Serviti 1 6850 Mendrisio


cultura/arte/mostre

L’avanguardia delle avanguardie

© 2023, ProLitteris, Zurich / Photo The Museum of Modern Art, New York/Scala, Florence

Conserva intatta tutta la sua potente carica eversiva la pittura dei Fauves che a inizio Novecento, in una folgorante stagione, inaugurarono l’arte moderna. Il Kuntmuseum Basel pone l’accento sulla coralità degli apporti che ne alimentarono la dirompente vitalità.

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n uso spregiudicato, radicale del colore: impiegato in purezza, nella perentorietà delle cromie primarie accostate in combinazioni sperimentali; steso in grandi campiture piatte che irridono il chiaroscuro e riconducono la prospettiva alla semplificazione bidimensionale. Ancora oggi, non è difficile immaginarsi lo scandalo che una pittura tanto audace dovesse provocare al Salone d’Autunno del 1905, roccaforte di un conservatorismo oltraggiato da quell’esplicito assalto 116 · TM Ottobre 2023

alle convenzioni. Quella che però si tenne nella sala numero 7 del Grand Palais, fu ben di più di “un’orgia di colori puri”, come ebbe a descriverla Louis Vauxcelles, influente critico d’arte che, tra i vari appellativi canzonatori usati per definire gli autori di quelle opere, sfoderò il ‘Fauves’ che li avrebbe consegnati alla storia dell’arte. ‘Belve’, ‘selvaggi’: così gli erano sembrati rispetto alla delicata scultura di fanciullo che si trovava al centro della sala, scolpita da Albert Marque alla maniera di Donatello.

Una breve, folgorante stagione - dal 1904 al 1908 - che ha inaugurato l’arte moderna. La svolta coloristica che ne manifestava, quasi fisiologicamente, la rivoluzionarietà, annunciando una nuova sensibilità: affrancata dai principi tradizionali della composizione, non mirava a proporre una caricatura della realtà, come poteva sembrare, ma a esprimerla in maniera più autentica portando su tela la soggettività delle emozioni. La Svizzera è stata la prima, al di fuori dalla Francia, a riconoscere l’importanza capitale del Fauvismo dedicandogli ‘già’ nel 1950 una mostra istituzionale, alla Kunsthalle di Berna. A distanza di oltre 70 anni, per coincidenze di calendario, si trova quest’autunno al centro della programmazione di due fra le sue maggiori istituzioni museali, la Fondation Gianadda di Martigny con Les années fauves e il Kunstmuseum Basel con Matisse, Dérain e i loro amici. Corale in entrambi i casi l’impostazione, con il pregio di non irrigidire la complessità di un movimento seminale che non ebbe mai una precisa

Sopra, Kees van Dongen ritrae nel suo controverso carisma il trasformista afroamericano Claude Modjesko (1908, olio su tela, 100 x 81,3 cm), che scandalizzava la società dell’epoca.


identità formale né volle dotarsi di un così invece verso il sottomondo della manifesto programmatico, ma vide in- prostituzione, da cui provenivano molte teragire costellazioni cangianti di artisti: modelle, cantanti e ballerine che posavano Georges Braque, Charles Camoin, Émilie per loro, in opere che non esitavano a Charmy, Sonia e Robert Delaunay, André denunciare le contraddizioni di una soDérain, Kees van Dongen, Raoul Dufy, cietà perbenista e patriarcale. Aspetto sul Othon Friesz, Marie Laurencin, Henri quale il Kunstmuseum Basel ha voluto Charles Manguin, Albert Marquet, Henri presentare un affondo, grazie agli studi Matisse, Jean Puy, Maurice de Vlaminck della storica parigina Gabrielle Houbre. e altri ancora. Sempre nell’ottica di meglio contestuaColpisce in particolare la © Succession H. Matisse / 2023, ProLitteris, Zurich qualità della proposta del Photo RMN-Grand Palais - Hervé Lewandowski Kunstmuseum Basel, in programma fino al 24 gennaio. L’accento posto sulle relazioni di amicizia e scambio che si crearono tra i Fauves, riesce a dar conto dell’unità di intenti e visione al di là dell’eterogeneità degli esiti espressivi, rispecchiata dalla varietà e dalla alta qualità delle 160 opere esposte. Il percorso di visita, tematico-cronologico, chiarisce la genesi dell’avventura fauvista, individuandone i tre principali nuclei generatori: se il momento aurorale è da individuare nell’estate del 1905 che Matisse e Dérain trascorsero insieme a Collioure, località nel sud della Francia, entrambi avevano già iniziato a maturare quella vocazione precedentemente: Matisse, insieme a Marquet, Camoin, Puy e Manguin nella classe del simbolista Gustave Moreau all’École des Beaux-Arts di Parigi; Dérain nella periferica Chatou, condividendo atelier e scampagnate lungo la Senna con Maurice de Vlaminck. Dopo l’exploit autunnale, attirarono anche tre © 2023, ProLitteris, Zurich / Privatsammlung giovani pittori di Le Havre, I due capofila dei Fauves, con la carica Raoul Dufy, Georges Braque e Othon Friesz, che frequentavano allora eversiva delle loro cromie. le località costiere balneari, attratti dalla Sopra, Henri Matisse, Luxe, calme nascente industria del turismo e dei diver- et volupté, 1904, olio su tela, 98,5 x 118,5 x 2,2 cm. Sotto, André Dérain, La timenti, loro soggetto d’elezione. L’anticonformismo degli esiti è evi- Danse, 1906, olio su tela, 185 x 228 cm. dente anche laddove vengono ripresi i generi più classici del ritratto e della natura morta. I Fauves furono anche i primi lizzare il movimento, molto interessanti a collezionare arte primitiva, trovando sono le fotografie d’epoca della straorun’affinità immediata con la linearità e dinaria Collezione Ruth e Peter Herzog l’urgenza di quelle opere, tuttavia il loro che forniscono una visione della società rimase uno sguardo eurocentrico. Non di Belle Époque. Fra le chicche un ritratto

di “Mère Weill”, prima mercante d’arte donna parigina, nonché - proprio per la posizione di outsider che ne faceva una patrocinatrice di talenti emergenti e non di rado emarginati - prima gallerista a dedicare una personale ai Fauves. Fu attenta anche alle artiste donne, che del gruppo furono una componente essenziale, a partire da Madame Matisse, che con i suoi disegni tessili fornì sostentamento al marito, ma soprattutto Émilie Charmy, compagna di Camoin, e la ‘fauvette’ Marie Laurencin, amica di Braque e amante di Apollinaire. Fra le 160 opere provenienti da collezioni pubbliche e private internazionali, non mancano capolavori come Luxe, Calme et Volupté (1904) o La Gitane (1905) di Matisse o La Danse di Dérain, ma viene pure messo in valore (qui e anche a Martigny) un capitolo come quello delle ceramiche, che testimonia l’inclinazione alla sperimentazione di nuove tecniche e materiali tradizionali. Vasi, piatti e altri manufatti presentati al Salon d’Automne del 1907 segnarono di fatto l’epilogo di un’esperienza che, per quanto breve, avrebbe però presto germogliato su altri, affini, terreni. Braque e Dérain entrando nell’orbita di Picasso si preparavano alla stagione cubista (anche questo termine derivato da una recensione di Vauxcelles), mentre Matisse avrebbe lasciato la sua impronta sui futuri studenti della sua accademia privata e i lettori delle sue Notes d’un peintre. Anche perché se il fauvismo, come non dimentica il Kunstmuseum Basel, ebbe un ruolo centrale nello sviluppo internazionale dell’arte moderna in Europa, fu perché si inseriva in un contesto transnazionale di nascenti avanguardie che ne sposavano il discorso, dal Blaue Reiter a die Brücke, fino agli Stati Uniti. L’assalto delle ‘belve’ aveva dimostrato che le convenzioni accademiche non potevano più ingabbiare la moderna arte. Susanna Cattaneo Ottobre 2023 TM · 117


cultura/ alta orologeria

Cosmopolis, Louis Moinet

Meteoriti da polso L’originalità contraddistingue la Maison fin dalle origini. Geniale, Louis Moinet fu l’inventore del ‘conta-terzi’, guadagnandosi il titolo di ‘padre del cronografo’. Era il 1816. Due secoli più tardi, il suo cronografo viene designato dal Guinnes World Record come’il primo cronometro ad alta frequenza’. La storia continua e il marchio, sotto l’egida di Jean-Marie Schaller, esplora nuovi territori e racchiude in un epico segnatempo ben dodici diversi meteoriti.

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n a c o l l ez i o ne a vvi a ta vent’anni fa e tutt’altro che comune. «Colleziono meteoriti eccezionali. Ognuno di essi ha una propria storia», esordisce Jean-Marie Schaller, alla testa di Les Ateliers Louis Moinet come proprietario, amministratore delegato e mente creativa. Fanno parte di questa collezione pezzi rari, come il meteorite lunare Dhofar 461, noto per il suo interno a macchie bianche. E un prezioso meteorite proveniente da Marte, uno dei 300 campioni identificati fino ad oggi. Inoltre, il famoso Allende, la roccia più antica del sistema solare, e l’Erg Chech, la più antica roccia

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magmatica conosciuta, che proviene da un protopianeta poi scomparso. Per quanto riguarda il Jbilet Winselwan, a renderlo notevole sono le tracce di aminoacidi, che potrebbero essere i primi segni di vita nel cosmo. Il Sahara 97093, invece, si distingue per i suoi microdiamanti, che hanno preso forma nel cuore di stelle esplose e diventate supernove. Queste storie affascinanti sono state la scintilla creativa che ha dato vita al segnatempo Cosmopolis il quale, prima ancora che una grande opera di orologeria, è un viaggio storico e scientifico, un microcosmo del macrocosmo. Sotto la luce dei riflettori, infatti, Cosmopolis di Louis Moinet non è un semplice

segnatempo. Incastonato in una cassa di 40,7 mm realizzata in oro rosa 18 carati 5N, questa meraviglia dell’orologeria presenta un quadrante decorato da 12 meteoriti. È stato insignito dal Guinness World Records per ‘il più alto numero di inserti meteoritici in un orologio’. Non è la prima volta che il marchio Louis Moinet si aggiudica un Guinness dei Primati. Era già capitato all’omonimo fondatore del marchio, orologiaio al beneficio di tanti talenti che, mentre realizzava capolavori orologieri per le personalità più illustri del suo tempo, da Napoleone Bonaparte ai presidenti americani Thomas Jefferson e James Mon-


A destra, Jean-Marie Schaller, oggi alla testa di Les Ateliers Louis Moinet, come proprietario, Ceo e creativo e, a sinistra, il suo Cosmopolis da Guinness. In basso, a Bourges, la via dedicata al talentuoso Louis Moinet, fondatore del Marchio e, accanto, il suo primo cronografo.

roe, dai monarchi europei come Giorgio IV e Ernesto Augusto I, al culmine della sua carriera, nel 1816, concepì il primo ‘conta-terzi’, guadagnando il titolo di padre del cronografo. Questa gemma della meccanica, battezzata conta-terzi (dato che la denominazione ‘cronografo’ non era ancora in voga), misura un 60° di secondo, vibrando a 216mila alternanze orarie ed è dotata della funzione reset. Con questa creazione, Moinet si afferma pioniere dell’alta frequenza, proiettandosi un secolo avanti rispetto ai suoi contemporanei. E nel 2020, in riconoscimento di tale maestria, il suo cronografo viene immortalato dai Guinness World Records™️ come ‘il primo cronometro ad alta frequenza’. All’alba del nuovo millennio, nel 2000, Jean-Marie Schaller si lancia in una mis-

sione audace: rianimare il prestigioso nome di ‘Louis Moinet’ e cementarne la leggenda per le future generazioni di collezionisti dell’orologeria. Alla guida di Les Ateliers Louis Moinet Schaller, condivide con Moinet non solo la passione per l’arte dell’orologeria, ma anche un innato amore per la pittura e un’intensa passione per il design. Schaller ha sempre avuto una certa propensione ad usare materiali insoliti e pregiati per i quadranti delle sue creazioni orologiere. Questa tendenza ha portato Louis Moinet a concepire un cronografo con contatori, decisamente particolari, rivestiti di legno di palma fossilizzato. In un altro audace colpo di genio, la Maison ha svelato un ‘Jurassic Tourbillon’, con un quadrante ricavato da autentico osso di dinosauro fossilizzato. Cosmopolis è il livello più alto dell’audacia di Louis Moinet. Ha lancette dorate, sapientemente lavorate e luminescenti, che non si limitano a segnare il tempo ma si fondono, con discrezione, nel contesto generale del quadrante. E, come se non bastasse, la presenza di un ‘tourbillon volante’, eredità dell’inventiva di Abraham-Louis Breguet del 1801, aggiunge un ulteriore

strato di fascino all’orologio. Dopo aver messo molto impegno nella composizione del quadrante, Schaller si è dedicato alla progettazione di una cassa adatta. Con un diametro di 40,7 mm, la cassa è realizzata in oro rosa 18 carati 5N, e unisce superfici lucide e satinate con una netta distinzione tra le due. Il vetro zaffiro bombato permette alla luce di inondare il piano del quadrante, accentuando la bellezza naturale dei meteoriti. Le anse sono traforate e contribuiscono alla leggerezza visiva della composizione. Sul retro dell’orologio, una lastra di vetro zaffiro permette di vedere il movimento a carica manuale (Calibro 135). Movimento dotato di due bariletti, con un bariletto invertito e posizionato sopra la sua controparte, un sistema noto come ‘volte-face’. Inoltre, se i bariletti sono completamente carichi, l’orologio funziona autonomamente per 96 ore. Il grande ponte sul retro del movimento è impreziosito da Côtes de Genève circolari, da perlage, da affossamenti lucidi dei gioielli e delle viti e da ulteriori raffinate finiture che si addicono al termine ‘Alta Orologeria’. Dotato di 26 rubini, il movimento ha una frequenza di 28.800 vph (4 Hz). L’influenza di Louis Moinet sull’orologeria è innegabile. Con il Cosmopolis, Jean-Marie Schaller rende omaggio a questa eredità. Se gli orologi potessero raccontare più del semplice tempo, Cosmopolis narrerebbe un’epica storia di passione, precisione e arte.

Maria Antonietta Potsios Ottobre 2023 TM · 119


cultura/alta orologeria/premi

Lancette sotto i riflettori È considerato l’Oscar della gioielleria. Creato nel 2001, il Grand Prix d’Horlogerie de Genève (Gphg) mette in luce e rende omaggio ogni anno all’eccellenza dell’orologeria contemporanea. La cerimonia di premiazione si terrà al Théâtre du Léman di Ginevra il 9 novembre 2023.

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Audemars Piguet Code 11.59 by Audemars Piguet Starwheel

De Bethune DB28xs Starry Seas

trenta membri della giuria, tutte personalità internazionali del mondo dell’orologeria e delle arti, si riuniranno a porte chiuse pochi giorni prima della cerimonia di premiazione del Gphg, sotto la guida del presidente Nick Foulkes, per valutare fisicamente i 90 segnatempo nominati e premiare le creazioni contemporanee più notevoli. Saranno assegnati circa venti premi, tra

cui quello per l’orologio da uomo (per il quale concorrono i sei qui in foto). Dal 2020, il Gphg ha creato un’Accademia, invitando tutti gli operatori del settore che credono nel destino comune dell’orologeria mondiale a partecipare alle varie fasi di selezione degli orologi. Il Grand Prix si conferma un evento imperdibile nel calendario dell’orologeria e una delle vetrine mediatiche più famose del settore.

Ferdinand Berthoud Chronomètre FB 3SPC

Parmigiani Fleurier Tonda PF Micro-Rotor

Simon Brette Chronomètre Artisans

Xhevdet Rexhepi Minute Inerte

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LUIGI ROSSI 1853–1923

In copertina: Luigi Rossi Genzianella 1908, Casa Museo Luigi Rossi, Capriasca

ARTISTA EUROPEO TRA REALTÀ E SIMBOLO

15 ottobre 2023 – 25 febbraio 2024

Con il sostegno di:


società /viaggi

Dinamismo tra le nuvole

Un movimento senza sosta. Il settore dei voli privati, con jet o elicotteri, registra numeri in crescita. La possibilità di raggiungere destinazioni remote, esclusive o dove i voli di linea non possono arrivare, ne fa una modalità ideale per viaggi d’affari, anche d’impronta ‘bleisure’.

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ulla pista di Agno un Pilatus PC12 è pronto a partire. Destinazione Saint-Tropez. A bordo sei persone. «Tre giorni nella località francese, dove abbinare un impegno di lavoro a un weekend di vacanza, approfittando di un autunno ancora mite», esordisce Raffaella Meledandri, direttrice di Air Dynamic, società da lei co-fondata nel 2012 e da allora basata nello scalo aereo luganese. Soluzioni di volo di questo genere risultano ideali per aeroporti come Lugano, dalle dimensioni contenute e in una posizione strategica. Nell’organizzazione di voli charter ad hoc di elicotteri Vip (in Svizzera, Italia, Costa Azzurra e Alpi francesi) e Vip Jet. «La nostra base principale è qui, ma organizziamo voli con jet privati in tutto il mondo», aggiunge Meledandri che, alla testa di Air Dynamic, è affiancata da Nicholas Evstigneev, direttore delle operazioni. Voli privati la cui domanda sta registrando, con riguardo al panorama internazionale, una crescita costante. Secondo uno studio condotto dalla società olandese CE Delft, infatti, solo in Europa, i voli non di linea sono aumentati di quasi 122 · TM Ottobre 2023

cinque volte, arrivando lo scorso anno a ben 572.806 viaggi. In Svizzera nel 2022 l’aviazione generale operata con aeromobili prevalentemente di piccole dimensioni ha rappresentato circa il 74% dei movimenti nel traffico aereo (fonte: Ufficio federale di statistica). Il concetto di ‘aviazione generale’ racchiude tutti i voli privati e commerciali: viaggi d’affari, voli di diporto, voli di trasporto, voli sportivi, ecc. A connotarlo, negli ultimi anni, anche la maggior frequentazione da parte di un’utenza che, storicamente, privilegiava la business class nei voli di linea. I motivi sono diversi, come spiega Raffaella Meledandri: «Certo la possibilità di spostarsi, liberamente, secondo le proprie necessità; e anche la rapidità e la facilità nel raggiungere, con voli privati, destinazioni poco o affatto servite dai voli di linea. Prerogative riservate non solo a chi viaggia per motivi di lavoro ma anche a tutti coloro che, singoli, gruppi, famiglie, hanno regolarmente o una tantum esigenze o desideri specifici». Sicurezza, comfort e privacy insieme ad un alto livello di servizio è ciò che questo tipo di clientela si aspetta scegliendo tale

modalità di viaggio che, quanto ai costi, non è più solo appannaggio di pochi privilegiatissimi: «In realtà, a seconda della lunghezza del tragitto, della tipologia di mezzo e del numero di passeggeri, i costi possono essere molto più accessibili di quanto si immagini», nota la direttrice di Air Dynamic, e presidente del Club St.X, che prosegue: «Ad affiancare ‘Air Dynamic’, che gestisce qualsiasi volo commerciale in Svizzera e nel mondo, esiste dal 2018 un club, il Club St.X, i cui soci, oggi una cinquantina e prevalentemente basati in Ticino, possono accedere ai voli con i PC12 e a tutte le informazioni e le idee,

I voli privati, non necessariamente appannaggio di pochi privilegiati, sono sempre più spesso opzionati da chi viaggia per lavoro come pure da gruppi e famiglie, per tragitti brevi o su rotte più lunghe. L’aviazione generale in Svizzera nel 2022 è stata del 74% sul totale dei movimenti nel traffico aereo. Nella pagina accanto, PC12NGX operato dal club ST.X.


che riguardano la società e le sue attività; i soci possono anche condividere costi e spazi, soprattutto per tratte molto gettonate, tra cui anche Saint-Tropez. Questo significa, per esempio, che se un socio ha necessità di raggiungere una specifica destinazione, partendo da Lugano, e un altro ha, al contrario, l’esigenza di spostarsi da quella destinazione alla volta di Lugano, sarà loro possibile ottimizzare un volo di andata/ritorno, sostenendo ognuno il costo solo della tratta realmente utilizzata». Il Club, il cui nome prende ispirazione da Antoine de Saint-Exupéry, il celebre scrittore e aviatore francese, «nasce dal desiderio di mettere a disposizione dei membri servizi e aerei idonei per il territorio ticinese e, in particolare, adatti alle limitazioni di pista degli aeroporti di Lugano, Agno e Locarno. Oltre a dare la possibilità di viaggiare comodamente all’interno della Svizzera in destinazioni come Ginevra, Sion, Gstaad, St. Moritz e in tutta Europa comodamente da Lugano o Locarno, ci è piaciuta l’idea di offrire ai soci del Club nuovi stimoli e idee di viaggio». Membri a beneficio dei quali sono pensate proposte sempre nuove e originali, come quella di un safari in Africa, previsto per il prossimo aprile e quella che porterà dei piccoli gruppi a Venezia, a febbraio, per ‘Il Ballo del Doge’, l’evento più esclusivo del carnevale veneziano, riservato a cinquecento ospiti di tutto il mondo. «Un tempo, per essere innovativi, bisognava aggiornare la propria strategia aziendale ogni cinque anni, poi ogni due anni, oggi occorre rinnovarla ogni sei mesi», sottolinea Raffaella Meledandri anticipando il lancio, proprio in questi giorni, di ‘Raffa Private Jet’, il primo canale in italiano dedicato ai jet privati, con informazioni pratiche, da come si fa a rifornire o ristrutturare un aereo alle tante curiosità legate al mondo dell’aviazione. Un mondo, quello dell’aviazione, che apre ad ampie geografie, non solo ovviamente in termini di continenti e Paesi, ma anche sotto il profilo delle possibili situazioni ed esperienze. Una dimensione nella quale, «ci occupiamo di voli privati

«Un mondo, quello dell’aviazione, che apre ad ampie geografie, non solo ovviamente in termini di continenti e Paesi, ma anche sotto il profilo delle possibili situazioni ed esperienze. Una dimensione nella quale, ci occupiamo di voli privati in elicottero e in jet» Raffaella Meledandri, Sales Director Air-Dynamic e Presidente ST.X

in elicottero e in jet, come pure, e in tutto il mondo, di vendita, acquisto e gestione di aeromobili, di noleggio di elicotteri off-shore e vendita su yacht privati, di lavoro aereo e di fornitura di aeromobili e soluzioni logistiche in ambienti ostili, di cargo e aeroambulanza. Con un servizio 24 ore su 24, 7 giorni su 7 utilizzando la maggior parte delle lingue più diffusamente parlate: inglese, russo, francese, te-

desco, spagnolo, e comunicando mediante e-mail, sms, WhatsApp, Viber o qualsiasi altro mezzo crittografato sia preferito dal cliente», aggiunge la co-fondatrice di Air Dynamic, che sottolinea l’importanza di una rete mondiale di professionisti e realtà conosciuti e sperimentati nel tempo, con cui il team di Lugano, ormai consolidato, puntualmente collabora, a seconda delle richieste e necessità dei propri clienti. Perché siano garantite quella sicurezza e protezione che ci si aspetta da questa tipologia di servizio, «sono selezionati solo gli operatori più affidabili, con la certezza

che sono stati verificati elementi salienti, tra cui conferma dell’assicurazione di responsabilità civile, formazione del pilota, esperienza, certificazioni e abilitazioni per tipo, completamento dei controlli dei precedenti del pilota eseguiti dall’operatore», sintetizza la direttrice della società basata a Lugano-Agno. Con un Master in Scienze Politiche ed un’esperienza decennale nell’ambito delle Nazioni Unite, esperta in negoziazioni, gestione delle operazioni, gestione della logistica e aviazione, Raffaella Meledandri evidenzia come nelle sue giornate di lavoro l’organizzazione passi quasi in secondo piano rispetto alla necessità, urgente, di risolvere problemi, far fronte agli imprevisti, rispondere a richieste sempre diverse. Dopo aver viaggiato e vissuto per molti anni in tutto il mondo, inclusi Iraq, Afghanistan, Giordania, Kuwait, Africa, «Sono affascinata dalla diversità culturale come motore di scoperta e arricchimento, con l’imprescindibile necessità che tale diversità sia sempre reciprocamente rispettata», sintetizza Raffaella Meledandri, che si congeda con questa considerazione: «Il viaggio non è (solo) lo spostamento. È un’opportunità per vivere un’esperienza. L’impegno per chi fa il nostro lavoro è volto a offrire un servizio pratico, sicuro, confortevole, personalizzato, e non da meno dal contenuto emozionale». Simona Manzione Ottobre 2023 TM · 123


società/turismo

Dolce Vita d’autunno mite è possibile fare un bel giro in barca nei dintorni. Alzando gli occhi si noteranno le ville storiche che dominano tutta la zona; tra esse, Villa Altachiara, dimora che molti conoscono per le tristi vicende della penultima proprietaria, la Contessa Vacca Augusta, ma che in pochi sanno essere collegata al celeberrimo Highclere Castle: Villa Altachiara fu fatta costruire dal Conte George Carnarvon, nel 1874, che diede alla dimora italiana lo stesso nome della sua proprietà inglese. Quest’ultima è divenuta in anni recenti ambientazione della celebre serie televisiva britannica Downton Abbey. Tornando ai nostri giorni, e a un giro ideale, tappa d’obbligo, se al rientro viene fame, è la pasticceria/panificio Canale che sforna da più di cento anni la focaccia ligure. Per vivere appieno la ‘Dolce Vita’ l’indirizzo ideale è il Belmond Splendido

Al mare

© Tiziana Cosso

Portofino regala il mare calmo della Piazzetta, riconosciuta dal 2012 ‘Locale storico d’Italia’, dalla quale partire verso il Castello Brown che domina la baia: si può salire per una passeggiata passando per la Chiesa di San Giorgio, proseguendo poi verso il Faro dove ammirare il golfo del Tigullio. Se il tempo è bello e la temperatura resta piacevolmente

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Mare fresco, di recente ristrutturazione, che resta aperto sino all’Epifania. In quella che era una antica casa privata ora sono ospitate 14 camere e suite; general manager e perfetta padrona di casa, Michela Nicosia accoglie i suoi ospiti in un’atmosfera che risulta subito familiare. La cucina è orchestrata dai fratelli Cerea che, oltre a curare il pluristellato Da Vittorio a Brusaporto, hanno preso in

In questa pagina, particolarmente suggestivo in autunno, Portofino, borgo marinaro, caratterizzato dalle alte case colorate poste a semicerchio intorno alla Piazzetta, dal 2012 ‘Locale storico d’Italia’.

© Tiziana Cosso

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cco due destinazioni capaci di soddisfare appieno il desiderio di un weekend immersi tra le bellezze dell’Italia iconica e autentica: Portofino e il Monferrato. Due luoghi non lontani tra loro, ma con due essenze molto diverse: Portofino, che respira lenta dopo l’affollata estate. Il Monferrato, che in autunno invece si risveglia con la vendemmia e ne conserva l’euforia a lungo.

© Tiziana Cosso

Stagioni come l’autunno e l’inverno, generose, offrono mosaici di luci e colori, atmosfere calde che amplificano quel quiet luxury inteso nella sua accezione più vera.


gestione il ristorante trasformandolo in DaV, luogo in cui il viaggio vale la pena anche solo per i famosi paccheri declinati in versione seafood, indimenticabili. Non solo pesto, dunque. Portofino con le sue case colorate che si specchiano nel mare resta meta indiscussa del jet set internazionale, ma una puntata fuori stagione la rende incredibilmente chic.

In collina

E precisamente in mezzo ai vigneti del Monferrato, località del Piemonte forse meno blasonata delle vicine Langhe, ma ricca di meraviglie, colori e profumi. Percorrere le stradine che si snodano tra le dolci colline che in autunno regalano uno scenografico foliage e in inverno una atmosfera rarefatta e pittoresca è già di per sé un’emozione. Ci troviamo intorno ad Asti, che vale certamente una visita per ammirare la sua architettura medievale. Non lontano ecco la zona che era l’antico Marchesato del Monferrato e che racconta storie tra chiese romaniche e barocche, castelli e borghi medievali: ognuno può trovare il modo di vagare

Inserito dal 2014 nel Patrimonio Unesco per la particolarità del territorio, il Monferrato accoglie nel suo ‘mare’ di colline, dolci o ripide, verdi o selvagge, addobbate da boschi e vigneti. Nelle foto, tra le colline, il Relais Sant’Uffizio.

senza meta in questa oasi di tranquillità e bellezza che, a Castelnuovo d’Asti, ha dato i natali a San Giovanni Bosco. I vigneti e il vino piemontese sono protagonisti assoluti, i vini sono spesso conservati negli ‘infernot’, cantine scavate nella pietra, ognuna diversa dall’altra e divenute Patrimonio Unesco. Sono tutte private, ma alcune sono aperte al pubblico e visitabili, basta curiosare nel sito dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni (www.ecomuseopietracantoni.it/il-monferrato-degli-infernot). La pausa di tanto girovagare si fa in un antico monastero divenuto Hotel di Charme, il Relais Sant’Uffizio a Cioccaro di Penango. Fa parte di Ldc (che sta per Luxury, Dream and Culture) Hotels & Resorts e dispone di una varietà di camere e suite elegantemente arredate ognuna con il proprio fascino e carattere. La cucina è fiore all’occhiello grazie alle due stelle Michelin della Locanda del

Sant’Uffizio con Chef Gabriele Boffa a creare piatti che celebrano le eccellenze del territorio, dal tartufo bianco ai funghi esaltati da una carta dei vini che rende felice ogni appassionato del buon bere. La Spa Aquanatura offre trattamenti sontuosi, oltre a una piscina interna dall’acqua riscaldata in cui gli ospiti possono rilassarsi ammirando attraverso la scenografica vetrata il parco circostante. Anche qui i dintorni celano piccoli tesori, da scoprire visitando antichi castelli, degustando vini locali, passeggiando nei suggestivi nuclei, lasciandosi sedurre. Perché, come scriveva Cesare Pavese nel suo libro La luna e i falò, ambientato non lontano da qui, “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo che, anche quando non ci sei, resta ad aspettarti”. Tiziana Cosso Ottobre 2023 TM · 125


società /auto

Formula E, altro giro, altra corsa Con 17 tappe, compresa la novità di Tokyo, Giappone, la stagione numero 10 del campionato di Formula E sarà la più lunga della serie. Inizierà il 13 gennaio 2024 a Città del Messico dopo la conclusione dei test pre-stagionali. Appena svelata, la Maserati Tipo Folgore sintetizza la tradizione del Marchio nel motosport e il suo innovativo viaggio verso l’elettrificazione.

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aserati Msg Racing è uno dei team fondatori del Fia Formula E World Championship. Guidato dal Chairman & Managing Partner Scott Swid e dal team principal James Rossiter, il marchio monegasco è la squadra più gender-diverse della Formula E ed è all’avanguardia in quanto a sostenibilità, promozione dei principi di equità, diversità e inclusione, innovazione tecnica ed eccellenza. La nona stagione del campionato di Formula E aveva visto il ritorno dello storico marchio in una competizione mondiale per monoposto: il Tridente, infatti, tornava sulla griglia di par126 · TM Ottobre 2023

tenza per la prima volta dall’ultimo Gran Premio di Formula Uno corso 66 anni prima. Quest’anno, tra le novità del Campionato di Formula E, si annovera anche la Maserati Tipo Folgore. Presentata alla vigilia dei pre-test tenutisi sulla pista del Circuito Ricardo Tormo di Valencia, Spagna, è pronta per la decima stagione; con una nuova estetica, a rappresentare la tradizione del marchio Maserati nel motorsport e il suo continuo e innovativo viaggio verso l’elettrificazione, nell’iconica nuance blu, ha dettagli nella contemporanea tonalità rame che richiamano il colore della Folgore, il colore del futuro. Equipaggiata con l’innovativo pacchetto

Mentre si scaldano i motori per la stagione numero 10 del Campionato mondiale di Formula E, è stata appena svelata la Maserati Tipo Folgore.

Gen3 per la Formula E, che la rende la vettura più veloce e più efficiente in termini di consumo energetico che abbia mai partecipato al Campionato del mondo, la macchina rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per quanto riguarda le prestazioni dei veicoli elettrici. Eleonora Valli


Partita doppia GIO 23.11.2023 18:00 - 20:00 Auditorium CPT Lugano-Trevano

SUFFP S CU O L A U N I V E RS I TA R I A FEDERALE PER LA FO R M A Z I O N E P R O F E SS I O N A L E

TICINO


società/auto

Un carico d’energia Il segmento dei Suv risulta molto interessante da elettrificare, in quanto dispone di ampio spazio per stivare grosse batterie a favore di un’autonomia maggiore. Per il consueto tragitto casa/ufficio ma anche la scampagnata di un weekend, a patto di ricaricarle con intelligenza, anche perché pure la tecnologia ha il suo peso, che incide sui consumi.

Audi Q8 e-tron 55 Quattro Audi Q8 e-tron 55 Quattro Lanciata nel 2018, la e-tron è stata la prima auto elettrica di Audi. Dopo cinque anni, il modello si aggiorna e diventa Q8 e-tron, nuova brand identity della Casa degli anelli. È cambiata dall’estetica alla tecnologia, all’insegna di tre concetti principali: efficienza, facilità di ricarica e autonomia. Grazie a una batteria più grande e a una potenza di ricarica più elevata, l’Audi Q8 55 e-tron Quattro percorre fino a 570 km con una sola carica della batteria. Le proporzioni rimangono uguali, lunga 4,91 metri e larga poco meno di 2, ma ora offre una serie di inedite soluzioni aerodinamiche che migliorano il CX a 0,27 per il Suv e 0,24 per la Sportback. Nel frontale domina la scena la calandra che incorpora una serie di elementi mobili che modificano i flussi d’aria. Per limitare i vortici nella zona degli archi-ruota sono state ricavate aperture verticali ai lati del paraurti. Nuovi anche i fari Digital Matrix light, che comunicano con il conducente 128 · TM Ottobre 2023

proiettando sull’asfalto eventuali avvisi di pericolo. La Q8 e-tron continua a essere sviluppata sulla piattaforma Mlb, quindi non una ‘elettrica nativa’ ma pensata per accogliere motorizzazioni tradizionali. Ciò nonostante, i tecnici Audi gestiscono in maniera efficiente lo spazio interno, anche per chi siede dietro ci sono centimetri in abbondanza tanto per le gambe quanto per la testa, con vano di carico minimo di 569 litri. Sul cruscotto sono presenti tre differenti schermi, il primo dietro il volante funge da quadro strumenti con grafica ampiamente personalizzabile. Al centro plancia il sistema di infotainment, subito sopra un altro schermo preposto alle funzioni del climatizzatore. L’abitacolo trasmette una grande sensazione di qualità con rivestimenti morbidi al tatto e aumenta la presenza di quelli derivati da materiali riciclati. La versione intermedia Q8 e-tron 55 Quattro è alimentata da un rinnovato pacco batterie con una capa-

cità netta di 106 kWh, per un aumento di autonomia del 40%, raggiungendo i 570 km. L’assetto sfrutta uno schema a quattro ammortizzatori idraulici in grado di modificare l’altezza della vettura e tra le curve i movimenti della scocca sono contenuti, nonostante una massa di oltre 2,5 tonnellate. Ottima anche la nuova taratura dello sterzo, con maggiore feeling sull’avantreno. Molto potenti i freni, malgrado la presenza del sistema di recupero dell’energia, la sensazione sul pedale è naturale anche quando passa dalla frenata rigenerativa a quella idraulica. A partire da 99.450.- Chf.


Suzuki Across

Suzuki Across La Suzuki Across, ibrida plug-in da 306 cavalli si è aggiornata per il 2023 con importanti novità, migliorando tecnologia di bordo e velocità di ricarica a prezzi invariati. Rinfrescato anche l’abitacolo con nuovo quadro strumenti da 12,3 pollici in alta definizione a grafiche inedite personalizzabili e un nuovo display dell’infotainment da 10,5 pollici con connettività wireless. Non mancano base di ricarica senza filo per lo smartphone e prese Usb-C per i passeggeri posteriori. Un caricatore di bordo da 7 kWh con cavo di ricarica Mennekes tipo 2 permette di fare il pieno di elettricità in meno di 3 ore ottenendo fino a 98 km di autonomia elettrica Wltp. Viene proposta esclusivamente in allestimento Top con ricca dotazione, come sedile conducente regolabile elettricamente con supporto lombare, sedili anteriori e posteriori riscaldabili, volante riscaldabile in pelle, climatizzatore automatico bi-zona, sensori di parcheggio anteriori e posteriori con retrocamera e cerchi da 19 pollici. I sistemi di assistenza alla guida includono tempomat adattativo con funzione Stop&Go, riconoscimento dei segnali stradali, monitoraggio degli angoli ciechi e frenata automatica d’emergenza. A partire da 57.990.- Chf.

Opel Grandland GSe La Opel Grandland GSe è il primo Suv Opel che si distingue per sportività, affidabilità, spaziosità interna, design lussuoso ed emissioni ridotte. Il GSe - che non è più l’abbreviazione di Grand Sport Einspritzung, cioè Iniezione, bensì di Grand Sport Electric - richiama un passato ricco di episodi avvincenti e tuttora attuali con l’assetto sportivo, telaio e carrozzeria rivista. Infatti non si guida come un Suv, ma come una berlina sportiva. In versione GSe offre un allestimento piuttosto completo con paraurti anteriore con prese d’aria, diffusore posteriore e cerchi da 19 pollici modello Monza, restringendo il catalogo degli optional estetici al cofano nero per sottolineare ulteriormente la presenza scenica. L’abitacolo spicca con sedili sportivi, sagomati e rivestiti in Alcantara; volante e sedili riscaldabili, sistema multimediale Navi Pro con display da 10 pollici compatibile con Apple CarPlay e Android Auto, la strumenta-

zione digitale da 12 pollici e telecamera posteriore fanno parte della dotazione di serie. Idem gli aiuti alla guida come frenata d’emergenza con rilevamento pedoni, riconoscimento automatico dei cartelli stradali, tempomat adattivo e assistenza al parcheggio automatic per citare alcune chicche di serie. Tutto ciò rende la Grandland GSe facile da usare come un’auto di tutti i giorni, forte di un’autonomia completamente elettrica di circa 60 km, ideale per numerosi spostamenti brevi, come casa/ufficio. Ma la vera indole di questo Suv emerge quando ci si concede una gita su qualche strada panoramica tutta curve e tornanti: al minimo richiamo del piede destro ci sono un 1,6 turbo benzina da 200 Cv coadiuvato da due unità elettriche, da 110 Cv sull’asse anteriore e da 113 al posteriore con cambio automatico 8 rapporti, a trazione integrale elettrificata permanente che in uscita di curva infonde fiducia e invoglia a spingere. L’assetto assai sportivo regge bene la potenza. E per uno sterzo ancor più sportivo, basta impostare la modalità Sport ottenendo un feedback più consono alle prestazioni che la Grandland GSe offre. A partire da 59.900.- Chf, da cui dedurre il bonus elettrico di 4.500.- Chf. Claus Winterhalter

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