Ticino Management: Febbraio 2023

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Estero: Ume 10 Euro, Anno XXXV n. 2 • Febbraio 2023 Regno Unito: Gbp 9,00; Us: Usd 10,00 Svizzera: Fr. 12.Analisi La fiammata del Sud Est asiatico durerà? Aziende Il trilemma energetico che scuote la Svizzera Eventi La chiamata di Davos al mondo Tassi e inflazione La stretta è la soluzione? Tassi e inflazione La stretta è la soluzione? Aziende Analisi Eventi Orologiero La lunga tradizione del castello di Môtiers Orologiero Tendenze La moda uomo da Milano e Parigi Tendenze Turismo Conquistare la vetta Turismo

Vogliamo dare il 100% per arrivare a ZERO

Vogliamo raggiungere entro il 2050 la neutralità delle emissioni nette di gas serra dei patrimoni gestiti. Un obiettivo confermato nel Piano Industriale 2022 - 2025 del Gruppo e con la pubblicazione dei target richiesti dall’adesione alla Net Zero Asset Managers Initiative

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Ettore Accenti, Achille Barni, Ignazio Bonoli, Fabio Bossi, Alessandro De Santis, Paola Gervasio, David Mülchi, Stelio Pesciallo, Daniel Schüpbach, Luca Trisconi

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ISSN 1664-3798
Editoriale

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È vera inflazione?

L’inflazione, quella vera, è un disordine monetario di cui le Banche Centrali devono preoccuparsi per mandato. L’attuale fiammata inflativa, cosa condivide però con quella che macroeconomicamente viene definita tale?

Opinioni

12 Ettore Accenti. Dalla fusione atomica, una inaspettata soluzione per ‘bucare’ le rocce in profondità.

14 Stelio Pesciallo. Preoccupa l’arbitrarietà del sequestro degli averi di cittadini russi. A maggior ragione che si pensi di confiscarli.

16 Ignazio Bonoli. Ampiamente dibattuta da favorevoli e contrari, la libera circolazione resta un tema complesso, di cui si trascurano spesso aspetti essenziali a circostanziarla.

18 Luca Trisconi. Le interessanti novità a tutela degli azionisti introdotte dalla recente revisione del diritto societario svizzero.

20 Fabio Bossi (in foto). Aumento dei prezzi. Anche in Svizzera l’attenzione resta alta, come il franco.

Economia

34 Testimonia nze . Notizie dalla Spagna su importanti cambiamenti in materia fiscale, destinati a coinvolgere i residenti al pari dei non residenti. Limiti e opportunità.

50 Formazione. Integrare principi etici nella presa delle decisioni societarie più importanti non è un’alternativa, ma una necessità.

Da sinistra, Kevin Gardiner, Global Investment Strategist di Rothschild&Co, Luca Paolini, Chief Strategist di Pictet Am, David Kohl, Capoeconomista di Julius Baer, e Sergio Rossi, professore dell’Università di Friburgo.

Osservatorio

67 Sfama. I risultati dell’industria svizzera dei fondi.

68 Analisi. La corsa dei prezzi perde slancio, ma i banchieri centrali non sembrano preoccuparsene.

70 Obbligazionario . È il grande ritorno sulle scene di quello che fu il grande protagonista degli investimenti in Europa.

72 Obbligazionario (a lato, Sabrina Jacobs). Il mercato del credito emergente sarà la grande rivelazione del 2023, dopo anni di sordina.

76 Pianificazione. Le geografie delle persone più benestanti del mondo continuano a cambiare.

82 Outlook. Dieci provocazioni e possibili spunti per investire e posizionarsi quest’anno.

56 Formazione . Nato negli anni Novanta, per colmare una lacuna formativa, è un Master che guarda all’universo sportivo, formandone i dirigenti e i manager

Finanza

58 Analisi. Importanti collaborazioni con realtà bancarie garantiscono serenità anche al mondo sportivo.

68 Strategie . Quanto ha senso guardare agli Outlook, se inevitabilmente si concentrano sugli scenari centrali?

70 Sostenibile . La finanza verde non si limita alla semplice filantropia, l’impact investment sta crescendo velocemente.

74 Settori Il Pharma, americano ed europeo, si dimostra in ogni crisi un potente alleato.

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Cover Story p. 22
sommario febbraio 2023

Fucina del mondo p. 36

Il Sud Est asiatico si conferma una delle regioni più interessanti al mondo, ma la situazione sta cambiando. In foto, Giacarta.

La dieta di Davos p. 40

Si è chiusa la 53esima edizione del Wef. Cosa è emerso dal crogiolo di idee e dibattiti del mondo, senza però la Politica?

A lato, il cancelliere tedesco Olaf Scholz con il fondatore del Wef Klaus Schwab.

Il futuro è il Wealth p. 60

Una realtà nata nel luganese ha iniziato una nuova avventura a Zurigo. Grandi speranze, e grandi sforzi, ma cosa ne emergerà?

A lato, Pietro Ugazzi, Founding Partner di Compass Am.

Arte e Cultura

96 Mostre. Il Rijksmuseum di Amsterdam per la prima volta riunisce 28 capolavori del pittore olandese in una mostra di altissima qualità e rilevanza scientifica, tra gli appuntamenti più attesi dell’anno.

100 Design. Willy Guhl, antesignano della funzionalità e della sostenibilità, in mostra a Zurigo.

Carica energetica p. 46

È il numero uno del settore energetico svizzero, abbina trading e produzione, puntando sulle rinnovabili. A lato, Martin Koller, Head of Strategy & Economics di Axpo Group.

Ingegneri del tempo p. 92

C’è tradizione nella precisione, qualcosa che incanta gli artisti e i cultori del settore. Una magia è iniziata nel 1822

A lato, Récital 26

Brainstorm Chapter Two di Bovet.

Moda Milano p. 88

Eleganza, formalità, lusso e rigore: direttamente dalle Fashion week di Milano e Parigi le tendenze per la moda maschile della prossima stagione autunnoinverno. A lato, sfilata Giorgio Armani .nesco.

102 F otografia . Il ticinese Marco D’Anna rende omaggio alla sua terra con 80 emozionanti scatti.

106 Arte contemporanea. Il potenziale espressivo del vetro, esaltato dalle opere di Simon Berger.

114 Turismo. Dai treni a cremagliera a funivie, teleferiche, cabinovie trifuni o rotanti… gli impianti di risalita hanno aperto la strada al turismo alpino svizzero.

Rubriche

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Febbraio 2023 TM · 7
Appuntamenti
Lac
Auto
Business

Brescia

Lotto, Romanino, Moretto, Ceruti. I campioni della pittura a Brescia e Bergamo Nell’anno in cui Bergamo e Brescia condividono il titolo di “Capitale Italiana della Cultura”, fra la ricca serie di iniziative previste spicca la mostra proposta a Palazzo Martinengo, che presentando una selezione di oltre ottanta capolavori provenienti da collezioni pubbliche e private sia italiane che estere, dà vita a un inedito e stimolante confronto artistico e storico tra i più grandi pittori attivi nelle due città durante i quasi quattro secoli di dominazione veneziana. I lavori dei grandi maestri bresciani del Rinascimento quali Foppa, Moretto, Romanino, Savoldo e Gambara sono messi in dialogo con quelli dei bergamaschi Moroni, Palma il Vecchio, Cariani, Previtali e Lotto per comprendere come il comune substrato culturale lombardo, ravvivato dalle novità proposte dai pittori veneziani - Bellini e Tiziano in primis - abbia dato vita a lin-

guaggi espressivi in alcuni casi similari, in altri antitetici.

Di estremo interesse il paragone fra tele eseguite nel corso del quinto decennio del Cinquecento da Moretto e da Moroni, che in quegli anni si trovava a Brescia nella bottega del Bonvicino, dal quale assimilò l’intenso naturalismo che caratterizza la poetica del genio bresciano.

Lo stesso inedito ed emozionante parallelo tra gli esponenti delle due scuole pittoriche viene proposto nelle sale successive dedicate al tema della “ritrattistica” - Moroni, Ceresa e Fra Galgario da un lato, Bellotti, Cifrondi e Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto dall’altro -, della “pittura barocca”, della “natura morta” - Baschenis e Bettera campioni nella Città dei Mille, Rasio e Duranti in quella della Leonessa - e della “pittura di genere”, dove protagonisti sono gli irriverenti dipinti con nani e pigmei di Bocchi e dell’allievo bergamasco Albrici, i paesaggi di Roncelli e i rustici interni di cascinali e osterie di Botti.

A sinistra, Lorenzo Lotto, Madonna con il Bambino, san Giovanni Battista e santa Caterina, olio su tela, 74 x 68 cm. Collezione privata.

Il percorso espositivo prosegue poi al piano nobile della storica residenza cinquecentesca con una sorprendente “mostra nella mostra”, costituita da quattro approfondimenti dedicati a temi caratterizzanti l’identità culturale e la storia delle due città, dove si incontrano sculture, disegni, strumenti musicali, dipinti, cimeli storici, documenti antichi e fotografie d’epoca.

In particolare, sono indagate le figure dei due papi del Novecento, il bergamasco Giovanni XXIII e il bresciano Paolo VI, e il loro rapporto con l’arte e gli artisti, da Picasso a Chagall, da Matisse a Dalí fino a Manzù; le tradizioni gastronomiche e quelle musicali tra Rinascimento e XX secolo; un focus particolare è riservato all’avventura del grande architetto Marcello Piacentini, che nei primi decenni del Novecento trasformò il volto urbano delle due città.

Palazzo Martinengo

Me-Ve, 09-17; Sa-Do, 10-20 Fino all’11 giugno

Riehen / Basilea

Wayne Thiebaud

La Fondation Beyeler si fa ponte culturale, dedicando la prima mostra personale nel mondo di lingua tedesca a Wayne Thiebaud (1920-2021), un eccezionale pittore americano con cui sente una forte affinità, sebbene finora sia rimasto praticamente sconosciuto in Europa. A prima vista, i suoi dipinti sembrano quasi semplicistici, persino caricaturali. Tuttavia, a un esame più attento, si nota subito una dimensione aggiuntiva. In ogni sua opera, Thiebaud gioca e compone impressioni tratte dalla sua quotidianità. Dà vita a torte, paesaggi e persone in modo unico con le sue palette di colori scintillanti, i contrasti armoniosi e le linee molto originali. Nelle sue ammalianti nature morte a pastello con oggetti di uso quotidiano, Thiebaud evoca la promessa dell’“American Way of Life”. I motivi scelti sembrano umoristici e ironici: come i fumetti, fanno sorridere, divertono o riportano alla mente la meraviglia dell’infanzia. Allo stesso tempo,

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appuntamenti di Mirta Francesconi

Wayne Thiebaud, Senza titolo (Veduta di città), 1993, olio su tela, 50,8 x 40,6 cm, Collection de la Wayne Thiebaud Foundation. In mostra alla Fondation Beyeler che si fa ambasciatrice di un artista ancora poco noto in Europa.

emanano una forma di malinconia. Ciò che però lo interessa maggiormente sono le possibilità offerte dalla tecnica pittorica, e in particolare dal colore. Pertanto i confini tra figurativo e non figurativo rimangono sfumati.

Evolutosi lontano dalle grandi metropoli artistiche, Thiebaud è rimasto indipendente dai movimenti artistici dominanti dell’epoca, anche se molti lo accostano alla pop art, di cui piuttosto è stato un precursore.

L’esposizione della Fondation Beyeler delle principali opere di Wayne Thiebaud, raggruppate per tema e per sala, presenta nature morte, composizioni di figure e paesaggi urbani e fluviali. In totale 65 dipinti e disegni provenienti da collezioni private e pubbliche, soprattutto americane, emblematici della sua tecnica pittorica unica e del suo personalissimo approccio al colore.

Fondation Beyeler

Lu-Do, 10-18; Me 10-20

Fino al 21 maggio

Berna

Nuovi orizzonti. Miró

Il Zentrum Paul Klee dedica una grande mostra alla poco conosciuta opera tarda dell’artista catalano Joan Miró. Queste

opere di grande formato, caratterizzate da una costante ricerca di nuove forme espressive, rivelano al pubblico - compresi gli appassionati di Miró - un lato

sorprendentemente crudo del suo lavoro rispetto ai mondi onirici colorati e surrealisti creati negli anni Venti e Trenta per cui è maggiromente noto.

Punto di partenza è il tanto atteso trasferimento di Mirò in un grande studio a Palma nel 1956. Qui, dopo anni di spostamenti fra Parigi, Barcellona e Mont-roig, all’età di 63 anni poté per la prima volta fermarsi a riflettere su tutta la sua produzione, mentre spacchettava le casse in cui aveva riposto opere giovanili e dipinti, disegni, schizzi e quaderni di schizzi degli ultimi decenni. Iniziò così a sottoporre il suo lavoro a un’attenta revisione critica, che lo portò a mettere in discussione la tradizionale pittura da cavalletto e a distanziarsi dal suo precedente lavoro di

A sinistra, Joan Miró, Tela bruciata 2, 1973, acrilico su tela tagliata e bruciata, 130 x 195 cm, Fundació Joan Miró, Barcellona.

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© Wayne Thiebaud Foundation/2022, ProLitteris, Zurich / Foto: Matthew Kroening Foto: Joan Ramon Bonet © Successió Miró / 2022, ProLitteris, Zurich

ispirazione surrealista, per sviluppare un linguaggio pittorico più semplice e universale, accessibile e comprensibile a a tutti. Invece di usare i pennelli, ‘dipingeva’ con il fuoco, le forbici e una scopa bagnata: un gesto distruttivo che ha dato vita a nuove creazioni, le “tele bruciate”. Una tecnica poi estesa agli arazzi e ai “sobreteixim”, in cui combinava arazzo, collage e pittura. Lavorava con le stoffe o dipingeva su quadri classici acquistati nei mercatini delle pulci con pennellate impulsive e simboli poetici molto semplici come cerchi, stelle e mezzelune. I viaggi negli Stati Uniti e in Giappone

confermarono la sua nuova vocazione artistica. I grandi formati e la pratica gestuale degli espressionisti astratti americani, così come la calligrafia, il vuoto e la concentrazione della cultura giapponese gli ispirano dipinti di grandi dimensioni e sculture giocose in ceramica e bronzo, che ancora oggi colpiscono per la loro ininterrotta attualità artistica.

La mostra del Zentrum Paul Kleeartista, quest’ultimo, che su Mirò ebbe un’influenza determinante - riunisce 73 opere, la maggior parte realizzate fra la fine degli anni Sessanta e i primi Ottanta, molte esposte per la prima volta in Svizzera, provienti in particolare dalla Fundació Joan Miró di Barcellona e dalla Fundació Pilar i Joan Miró di Maiorca.

Zentrum Paul Klee

Ma-Do, 10-17

Fino al 7 maggio

Losanna Léon Spilliaert Con il mare del Nord…

La Fondation de l’Hermitage dedica una vasta retrospettiva a uno dei più importanti artisti belgi del primo Novecento: Léon Spilliaert (Ostenda 1881 - Bruxelles 1946). Autodidatta, convinto del suo destino di artista eletto, è autore di un’opera di profonda originalità, immersa in questioni metafisiche e nella cultura fiamminga, realizzata quasi esclusivamente su carta. Mescolando tecniche grafiche, intreccia legami con il simbolismo e l’espressionismo annunciando, nei suoi paesaggi più radicali, semplificati all’estremo, l’astrazione geometrica e il minimalismo. Di salute cagionevole e dal carattere introverso e sognatore, proveniva da una famiglia benestante di Ostenda, a metà XIX secolo località balneare molto alla moda. Figlio di un profumiere che riforniva la corte di re Leopoldo II, frequentò brevemente l’Accademia di Bruges sviluppando rapidamente il proprio stile, nutrito dalle sue letture - Maurice Maeter-linck, Emile Verhaeren, Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche - e segnato dalle opere di James Ensor, Ed-vard Munch, Odilon Redon, i Nabis e Fernand Khnopff.

Fino alla prima guerra mondiale, utilizza soprattutto china, acquerello, pastello e matita colorata, in paesaggi di una sobrietà che sfiora l’astrazione. I rari personaggi che popolano queste coste malinconiche sono per lo più di donne, accomunate da un profondo senso di isolamento. Le rappresentazioni umane culminano nei suggestivi autoritratti, in cui Spilliaert mette in discussione il suo status di artista e il confine tra riflessione e realtà. Dopo il 1920, fa un uso intensivo dell’acquerello e della gouache, creando paesaggi marini sgargianti ed estremamente lirici. Negli anni Trenta e Quaranta torna al soggetto della sua giovinezza - gli alberi. In queste opere, che emanano un senso di pace misto a stranezza e a un tocco di inquietudine, propone immagini di una natura senza tempo, affascinando per il virtuosismo della composizione e la semplicità dei mezzi utilizzati.

Organizzata in modo tematico e cronologico, la mostra riunisce un centinaio di opere e copre l’intera carriera dell’artista.

Fondation de l’Hermitage

Ma-Do, 10-18; Gi 10-21

Fino al 29 maggio

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©
Sopra, Léon Spilliaert, L’attesa, 1908, matita, inchiostro di Cina, pennello, pastelli, gesso e graffi su carta, 65,4 × 50,1 cm, The Hearn Family Trust. Foto The Hearn Family Trust, New York

Perché è importante pianificare per tempo la successione. Anche per voi.

Tutti sanno che la successione aziendale dovrebbe essere pianificata per tempo, idealmente 5 - 10 anni prima del previsto passaggio di consegne. Ma per quale motivo occorre un orizzonte temporale così lungo? «In fase di preparazione della successione aziendale si deve tenere conto di diversi importanti aspetti privati e aziendali, che richiedono tempo», spiega la Dr. Alexandra Bertschi, responsabile della pianificazione successoria per le PMI presso Credit Suisse.

L’imprenditore finisce spesso per essere trascurato

Questo riguarda soprattutto le esigenze personali dell’imprenditore, che spesso nella successione aziendale passano in secondo piano - proprio perché è l’impresa a essere al centro dell’attenzione. Tuttavia è importante esaminare in dettaglio anche la situazione personale e familiare dell’imprenditore. A tale proposito, spesso si realizzano innanzitutto convenzioni matrimoniali, contratti successori e, da non trascurare, mandati precauzionali. Quale imprenditore vorrebbe che, in caso di incidente, fossero le autorità a decidere se sia possibile investire nell’azienda o meno?

La pianificazione finanziaria consente di avere un quadro della situazione personale

È consigliabile richiedere per tempo - al più tardi verso i 55 anni - una pianificazione finanziaria personale, che fornisce un quadro dettagliato della situazione patrimoniale personale, compresi l’avere di previdenza e la partecipazione nell’azienda. La pianificazione finanziaria riporta anche la situazione degli anni successivi sul piano finanziario, ma una pianificazione strategica può anche contemplare una rielaborazione del piano LPP, la generazione di ulteriori lacune di riscatto e i versamenti scaglionati nella cassa pensione. In generale, «il margine d’azione nella strutturazione degli ultimi anni di contribuzione è tanto maggiore quanto più tempo si ha a disposizione prima di raggiungere l’età di pensiona-

mento». Infine, vengono definiti anche i prelievi futuri e le quote di rendita in una sorta di tabella di marcia previdenziale personale. Proprio per gli imprenditori è di centrale importanza comprendere se e quali lacune finanziarie derivanti dalla successione aziendale debbano essere colmate per mantenere il consueto tenore di vita.

Quali sono gli obiettivi dell’imprenditore?

Per la realizzazione di una pianificazione finanziaria, gli obiettivi personali dell’imprenditore uscente giocano un ruolo centrale. Come si immagina l’imprenditore la terza fase della sua vita? Desidera lavorare ancora qualche anno in azienda oppure preferisce uscirne subito e viaggiare? L’eventuale prezzo di vendita deve essere massimizzato oppure deve essere tale da consentire al successore di avviare l’attività in condizioni ottimali? Secondo Alexandra Bertschi, discutere in modo approfondito di queste tematiche aiuta spesso l’imprenditore a prepararsi sul piano emotivo a lasciare l’azienda, in quanto lo porta a pensare al suo futuro lontano dall’attività imprenditoriale.

Ma anche l’azienda deve essere preparata per la successione

Oltre a ciò, deve essere preparata per la successione l’azienda stessa. A tale proposito, aspetti centrali sono il contesto di mercato e la posizione di mercato dell’azienda, l’assetto proprietario e organizzativo, compresi management e collaboratori chiave, nonché processi e meccanismi. Spesso nelle PMI mancano strutture formali o un

middle management, poiché molte responsabilità ricadono direttamente sull’imprenditore - patron. Inoltre, in molti casi i collaboratori chiave hanno pressappoco la stessa età dell’imprenditore uscente. Questo grado di dipendenza nell’organico deve essere ridotto quando si prepara una successione, ad esempio creando strutture di management formali, promuovendo in modo mirato le generazioni successive e definendo i processi per iscritto. Devono essere preparati al cambiamento e ai successori anche partner esterni come fornitori e clienti. Inoltre, in campo finanziario spesso sono richieste rettifiche di bilancio, ad esempio in relazione a immobili non necessari per l’impresa o un eccesso di liquidità derivante dalla tesaurizzazione pluriennale degli utili, che devono essere scorporati dall’effettiva successione o trasferiti.

Un processo corretto aiuta l’imprenditore a prepararsi emotivamente

L’esperienza dimostra che gli adeguamenti aziendali menzionati richiedono tempo e, in ambito finanziario, spesso anche chiarimenti di ordine fiscale. Tuttavia, secondo Alexandra Bertschi, è fondamentale affrontare questi aspetti prima di discutere e decidere in merito alle opzioni d’intervento concrete per la successione. «È molto importante che l’imprenditore sia emotivamente preparato ad affrontare la successione, dal punto di vista personale e professionale».

Fonte dei dati: Credit Suisse (CS), altrimenti specificato Le informazioni fornite non sono legalmente vincolanti e non costituiscono un’offerta o un invito a effettuare una transazione finanziaria. Le informazioni e le opinioni contenute in questo documento rappresentano le opinioni di CS al momento della redazione e sono soggette a modifiche senza preavviso. CS non garantisce il contenuto o la completezza delle informazioni e, per quanto legalmente possibile, declina ogni responsabilità per qualsiasi perdita derivante dall’uso delle informazioni. Copyright © 2023 Credit Suisse Group AG e/o sue affiliate. Tutti i diritti riservati. State pensando a due CEO. Perché no? Pianificare per tempo la successione aziendale conviene a tutti. Gli imprenditori e le imprenditrici guardano lontano. E noi con loro. credit-suisse.com/imprenditori
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/ l’esperto di tecnologia

Homo Technologicus

L’interdisciplinarietà è la vera forza della ricerca, è così che soluzioni trovate indagando i misteri della fusione atomica, potrebbero essere già domani la fortuna dell’umanità.

Ettore Accenti, esperto di tecnologia. Blog: http://bit.ly/1qZ9SeK

Sperimentato al Mit per l’innesco della fusione atomica, l’utilizzo di microonde di potenza si è dimostrato una fantastica soluzione per “bucare” le dure rocce. Poiché a differenza del laser l’effetto non diminuisce con l’aumentare della temperatura, se ne intravede l’impiego nella geotermia di profondità.

insieme oggi si sfruttano le conseguenze, soprattutto in medicina.

Quanto detto per venire a un fatto poco noto ed emerso quasi per caso, studiando l’avanzamento delle ricerche sull’energia da fusione nucleare, quell’energia che entro la fine di questo secolo dovrebbe fornire energia pulita illimitata.

Ènoto che da quando l’Homo Sapiens, o meglio l’Homo Technologicus, ha iniziato a inventarsi diavolerie per la sua sopravvivenza ne sono derivate inattese applicazioni, nel bene e nel male. Impadronitosi del fuoco per allontanare le belve dalla sua caverna, ha scoperto quant’erano buone le bistecche abbrustolite. Fondendo casualmente insieme rame e stagno per farne utensili è nata l’era del bronzo, piena di

spade e armi di ogni genere. Dagli antichi composti cinesi per realizzare spettacolari fuochi d’artificio, quelle stesse sostanze, una volta in Europa, hanno dato origine alle più cruente battaglie a suon di bombe esplosive. Giocando con le rane per capirne aspetti biologici Galvani scoprì la corrente elettrica e oggi, con quella corrente, si vorrebbero alimentare tutte le automobili. E di questi fatti, quasi casuali, è disseminata la storia, fatti di cui nel loro

È il caso del Mit (Massachusetts Institute of Technology) di Boston sull’innesco di un processo di fusione atomica. Si tratta di un modello, quello della fusione, che nel mondo si sta studiando in diverse sedi (Iter in Francia, altre negli Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Italia, ecc.). Si basa sulla creazione di un plasma a 150 milioni di gradi generato dalla fusione di deuterio e trizio, due isotopi dell’idrogeno e che, a certe condizioni, dovrebbe essere in grado di autosostenersi producendo più energia di quanta ne occorra per innescarlo. Questa energia in eccesso sarebbe la parte che darebbe origine alle centrali elettriche del futuro.

Pur coscienti che l’intera questione per poter fornire qualcosa di davvero concreto richieda ancora decenni di studi e prove, nel mondo si sperimentano vari sistemi per innescare quelle incredibili

12 · TM Febbraio 2023
opinioni

Da anni, il Professor Paul Woskov studia con successo al Mit metodologie per individuare i parametri che ottimizzano la fusione delle rocce, sfruttando microonde concentrate. Sono previsti esperimenti fino a oltre 10 km di profondità con temperature di 500 °C e oltre.

temperature, dieci volte superiori alla temperatura presente al centro del Sole.

Ebbene, il professore di fisica nucleare Paul Woskov, direttore degli studi sulla fusione nucleare del Mit anni addietro ha intrapreso, unico al mondo, una strada per creare quell’innesco sfruttando una concentrazione di onde elettromagnetiche. In altri siti si sfruttano le capacità di potenti raggi laser, come nel caso della California, recentemente divenuta virale per essere riuscita a scaldare per un’infinitesima frazione di secondo a oltre 100 milioni di gradi una pallina di deuterio e trizio non più grande di un milionesimo di grammo sviluppando, pare, più energia di quanta immessa.

Mentre la comunità scientifica tutta e i giornali riportavano quella strepitosa, quanto modesta, notizia scientifica il professor Woskov, nel silenzio generale, scopriva come quella sua ricerca avesse creato opportunità di applicazioni nell’ingegneria civile e nella geotermia a breve termine e non fra cinquanta anni!

Facendo un passo indietro da problematiche che segneranno certamente il futuro dell’umanità, come la fusione atomica, ma tra mezzo secolo, cosa potrebbe succedere nell’immediato? Le ricerche nel mondo nucleare di Woskov hanno trovato imprevedibili impieghi immediatamente sfruttabili in un largo spettro di applicazioni.

Si sa come il laser, con la sua luce concentrata alle diverse frequenze dall’infrarosso all’ultravioletto, venga largamente impiegato sia nella siderurgia per tagliare vari materiali, dalle plastiche ai metalli, che nella medicina per delicate operazioni sul corpo umano. L’impiego delle microonde, cioè onde elettromagnetiche a più bassa frequenza della luce, è invece conosciuto dai più come mezzo per il trasporto di informazioni nelle trasmissioni a distanza, nei radar, ecc.

Ebbene, al Mit hanno voluto sperimentare i potenti fasci di onde elettromagnetiche che loro prevedevano per l’innesco

della fusione nucleare, anche come interagiscano per tagliare e fondere le dure rocce. Hanno così scoperto che mentre i laser interagiscono poco con le rocce, i fasci di microonde, alle opportune frequenze e potenze, sono in grado di fonderle, tagliarle e con elevata efficienza.

Hanno anche sperimentato la loro efficacia nel fondere le durissime e caldissime rocce che si trovano nelle profondità della crosta terrestre, dove mezzi meccanici basati sui metalli non possono operare.

Ecco che così, indagando con la futuribile energia da fusione nucleare, si è aperta la strada alla più prossima energia geotermica di profondità che non richiederà decenni per tornar utile, bensì qualche anno.

Ma la geotermia in queste ricerche non è tutto: parlando col professor Woskov ho potuto apprendere come l’interazione di microonde e rocce sia un grande capitolo aperto. Si pensi a quanto importante sarebbe per l’ingegneria civile disporre di metodi semplici, rapidi e sicuri per esplo-

rare le aree previste per la realizzazione di gallerie scoprendo in anticipo i dettagli di quanto poi si dovrà scavare con le trivelle.

In grande sintesi, queste onde millimetriche vengono convogliate sull’obiettivo da fondere con apposite ‘guide d’onda’ flessibili della lunghezza anche di decine di chilometri e senza che la potenza immessa venga dispersa lungo il percorso. La guida d’onda può quindi seguire percorsi anche non rettilinei come le fratture geologiche tra le diverse formazioni rocciose, impossibile per i mezzi meccanici.

È solo l’inizio negli Stati Uniti e sono già nate start up che intendono sviluppare applicazioni su tali basi, applicazioni sia in geotermia di profondità (oltre 10 km), sia in applicazioni di ingegneria civile.

Ancora una volta l’Homo Technologicus, partito alla ricerca di soluzioni per un suo grande problema da risolvere, ha trovato applicazioni che non aveva minimamente immaginato quando era partito: questa è la tecnologia!

Febbraio 2023 TM · 13

Doppiamente arbitrarie

Le misure di sequestro adottate sugli averi di cittadini russi sono prive dei presupposti di legge. A maggior ragione preoccupa l’idea che si possa pensare di confiscarli.

L’adozione tout court da parte della Svizzera delle sanzioni decise dall’Unione Europea nei confronti di cittadini russi o persone giuridiche russe o ritenute appartenenti a cittadini russi considerati vicini al governo russo, in particolare al suo presidente, solleva non solo interrogativi relativi sullo statuto neutrale del nostro Paese, come già sottolineato in precedenti contributi, ma anche problematiche che coinvolgono il nostro sistema giuridico, i principi che reggono il nostro Stato di diritto e quello della sicurezza del diritto.

Già la misura del sequestro di averi mobili o immobili presuppone alla base il sospetto fondato che gli averi oggetto della misura siano di provenienza illecita o siano stati conseguiti in modo illecito. Non parliamo qui della misura del sequestro civile che si applica per assicurare l’esecuzione di pretese civili ma di quello in ambito penale o di una domanda di assistenza internazionale. Questa misura, quando non viene emanata in un procedimento penale per assicurare delle prove o utilizzata per garantire spese procedurali, viene emanata dall’autorità competente al fine di restituire gli averi ai danneggiati o ai fini di confiscarli per devolverli agli aventi diritto. Già alla base della misura del sequestro, che come tale è di natura provvisoria, vi devono essere chiari presupposti di punibilità a carico della persona fisica o giuridica che ne è oggetto. Non solo; alla persona colpita deve essere garantita la possibilità di opporsi facendo valere le proprie ragioni. Senza questi presupposti basilari la garanzia costituzionale della libertà personale e del diritto di proprietà resterebbero lettera morta.

Orbene le misure di sequestro ordinate dal Consiglio federale, che secondo

le stime avrebbe portato su averi per più di 7 miliardi di franchi e sul sequestro di proprietà immobiliari, non rispettano per niente i principi elencati che stanno alla base del nostro Stato di diritto. Infatti alle persone fisiche o giuridiche oggetto di queste misure non viene imputato alcun reato penale se non quello di essere “vicine” a Putin, il che non costituisce a ragion veduta alcun reato penale. A nessuno viene in mente di considerare lecita una misura di sequestro a carico di una persona solo per il fatto che sia ritenuta “vicina” a una determinata persona. Alla stessa stregua a nessuno viene in mente di considerare lecito il sequestro di averi di una persona solo per il fatto che sia ritenuta “vicina” a un delinquente o ad uno ritenuto delinquente.

E fino a prova contraria il signor Putin non solo non è sospettato o è stato condannato per azioni delittuose o criminali ma neanche risulta oggetto di procedimento penale da parte di autorità nazionali o internazionali. Ma anche se lo fosse, per procedere sarebbe necessaria la presunzione di reato anche a carico di queste persone o che le stesse inconsapevolmente fossero in possesso di averi provenienti di reato.

Con queste misure di sequestro, di per sé arbitrarie, neanche viene garantito alle persone colpite il diritto di opporsi chiamando un’autorità superiore a decidere sulla loro legittimità. Neanche il diritto di essere sentiti dall’autorità che ha emesso la misura, il Consiglio federale, risulta essere stato garantito. Queste misure sono quindi doppiamente arbitrarie.

Il riflesso che l’adozione di queste misure ha sul comune cittadino e soprattutto su persone fisiche e giuridiche estere che detengono averi o che sono proprietarie

di immobili nel nostro Paese sono disastrose. Viene a mancare la sicurezza del diritto, che è sempre stato il fiore all’occhiello del nostro Stato federale se questi averi possono essere esposti al rischio di misure di sequestro solo per il fatto che queste persone sono cittadini di uno Stato che parte della comunità internazionale (perché i tre quarti degli Stati dell’orbe terrestre si sono guardati bene dall’adottare queste sanzioni) considera ‘canaglia’.

Il seguito che sembra si voglia dare a queste misure di sequestro non può che preoccupare. In forza delle nostre leggi attualmente in vigore, gli aventi diritto sugli averi sequestrati possono essere legalmente spogliati degli stessi dalla confisca che può essere pronunciata solo in base a una sentenza di condanna definitiva in un procedimento che garantisca tutti i diritti di difesa e accerti la colpevolezza. Vi è chi non veda come una simile eventualità non possa presentarsi dal momento che già la misura del sequestro risulta priva di quei presupposti di legge messi a tutela di ogni persona fisica o giuridica, svizzera o estera. Non può che preoccupare quindi l’opinione espressa dal consigliere federale Cassis che sembrerebbe lasciare aperta l’eventualità di potere confiscare gli averi sotto sequestro sulla base di accordi a livello internazionale che porterebbero alla modifica anche delle nostre basi legali il che significherebbe fare strame dei principi giuridici sia materiali che procedurali del nostro Stato di diritto garantiti dalle nostre leggi e tutelate dalla nostra Costituzione. Ma per fortuna in Svizzera è ancora il popolo a decidere.

14 · TM Febbraio 2023
Stelio Pesciallo, avvocato e notaio presso lo Studio 1896, Lugano.
opinioni / il consulente legale

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Libera circolazione

Il 10 dicembre dello scorso anno, la Neue Zürcher Zeitung pubblicava un articolo dal titolo significativo: “Wachstum in die Breite”, che tradotto liberamente, e nel senso dello scritto, significa “la Svizzera cresce solo in larghezza”. A questa tesi rispondeva, nello stesso giornale il 3 gennaio, Boris Zürcher, capo della Direzione del lavoro del Segretariato di Stato per l’economia (Seco) e docente all’Università di Berna.

Il primo articolo prendeva lo spunto da un’inchiesta della Banca cantonale di Zurigo che metteva in evidenza la debolezza della produttività in Svizzera, che non cresce e che dunque ha un apporto al Pil praticamente nullo. L’articolo concludeva quindi che la crescita economica in Svizzera sia dovuta alla sola crescita della popolazione, non da ultimo grazie alla libera circolazione delle persone.

Un argomento molto dibattuto e utilizzato tanto da coloro che sono contrari alla libera circolazione, quanto da coloro che criticano semplicemente la crescita. Si creerebbe così un’illusione ottica nel senso che la ‘torta’ cresce di volume, ma le ‘fette’, le sue componenti, arrancano.

Effettivamente, nel periodo 1991/2021, il Pil svizzero è cresciuto del 48,9%. Nel contempo la popolazione è aumentata da 6,8 a 8,7 milioni di persone, cioè del 24,7%. Il benessere, misurato in termini di Pil pro capite, è aumentato soltanto del 24,2 (differenza tra crescita del Pil e crescita della popolazione). La rimanente metà della crescita va quindi attribuita ad aumenti senza influssi sul benessere: migliori prestazioni per salute e formazione, più Stato, più infrastrutture e via dicendo. In pratica una crescita ‘orizzontale’, senza effetti sul benessere della popolazione.

La situazione non cambia se si conside-

ra la crescita del Pil in rapporto alla popolazione attiva, che è aumentato proporzionalmente alla popolazione (+23,3%). L’argomentazione non convince però il professore che precisa: se si considera il Pil il riferimento al volume di lavoro utilizzato, il quadro cambia rapidamente. Il volume di lavoro totale dell’economia, nel periodo considerato, è aumentato del 12%, cioè la metà della popolazione o solo di quella attiva. Di conseguenza il Pil riferito al volume globale di lavoro utilizzato è cresciuto del 36,9%. Non solo la metà del Pil, ma i tre quarti sono frutto di una migliorata produttività del lavoro.

Ma non solo. Mentre il volume globale di lavoro è aumentato del citato 12%, il volume per persona attiva è diminuito dell’11,4%. Se, nel 1991, una persona lavorava in media 1,718 ore all’anno, nel 2021 erano 1,534. Chi avrebbe potuto compensare questa diminuzione, se non i lavoratori immigrati? Si chiede il professore, che aggiunge: il reddito reale (epurato del deflatore) per ora lavorata è aumentato del 41,6%, quasi come il Pil.

La cosiddetta ‘torta’ prodotta in Svizzera negli ultimi 30 anni è cresciuta molto rapidamente. Non si può quindi parlare di crescita o produttività debole. Anzi, questa crescita pone la Svizzera fra i Paesi più concorrenziali al mondo. E questo anche grazie alla libera circolazione.

Una tale crescita comporta anche un ritmo elevato nei cambiamenti strutturali economici e sociali. Il malessere suscitato dalla libera circolazione e dall’aumento di popolazione è sicuramente all’origine di questi mutamenti. L’evoluzione solleva a sua volta molte questioni, inerenti però al campo politico, non economico.

Il tema ha suscitato un’ampia discussione, non solo a livello accademico. Vi

è chi ha fatto notare che effettivamente, nel trentennio 1991/2021, accanto a una crescita media del Pil pro-capite dello 0,82% si constata un aumento della produttività del lavoro dell’1,24%. Ma anche il dato del Pil per ora lavorata non cambia il rallentamento della produttività che è scesa dall’1,45% all’1,01% tra il 2008 e il 2021, in concomitanza con la totale liberalizzazione nell’assunzione di mano d’opera estera. Secondo l’Ocse, anche nelle maggiori economie europee, americana e giapponese, la produttività per ora lavorata è aumentata in media dell’1,4%.

La replica del professore può essere criticata sotto almeno tre aspetti: correttamente viene constatato un aumento della popolazione non attiva e una diminuzione dell’orario di lavoro, che però non giustificano il risultato di una migliore produttività di chi è attivo, tanto meno se accompagnata da un aumento di popolazione. In secondo luogo, il confronto fra la qualità della vita del 1990 e quello attuale dovrebbe tener conto degli effetti avuti sulla politica economica e della migrazione. In terzo luogo, Zürcher trascura i costi dell’aumento della popolazione da paragonarsi invece alla crescita.

La conclusione porta a dire che, dopo l’applicazione integrale della libera circolazione delle persone, la produttività del lavoro in Svizzera è diminuita. Non sempre però vi è un collegamento diretto tra causa ed effetto. Si dovrebbe perciò tenere in maggior conto i settori nei quali la popolazione attiva è aumentata più intensamente, nonché del fatto che la tendenza generale è quella di lavorare meno, anche per un salario inferiore.

16 · TM Febbraio 2023
Nonostante si confermi saldamente al centro del pubblico dibattito, si trascurano spesso addentellati fondamentali che aiuterebbero nel meglio circostanziarla.
Ignazio Bonoli, economista.
opinioni / l’economista

Nuovo diritto societario

La recente revisione del diritto societario svizzero introduce interessanti novità a tutela degli azionisti e nell’ottica di favorire la loro partecipazione alle assemblee.

Lo scorso primo gennaio sono entrate in vigore numerose innovazioni nel diritto societario. Gli obiettivi principali della novella legislativa sono il miglioramento della cosiddetta governance aziendale, il rafforzamento dei diritti degli azionisti, la modernizzazione dell’assemblea generale e la maggiore flessibilità delle norme sul capitale azionario. Per le società quotate in borsa sono poi state introdotte linee guida per una maggior uguaglianza di genere e norme più severe a garanzia della trasparenza, specie per le aziende attive nel settore del commercio di materie prime.

Fra le maggiori novità di interesse per le piccole e medie aziende attive sui mercati internazionali, si segnala la facoltà per la società anonima di iscrivere a statuto un capitale azionario in valuta straniera e quindi di tenere la propria contabilità in valuta estera in funzione delle necessità legate alla loro attività commerciale. Oltre al franco svizzero, sono così al momento ammesse le seguenti valute: euro, dollaro Usa, sterlina britannica e yen giapponese.

Ora lo statuto può prevedere una cosiddetta fascia di capitale all’interno di una fascia di più 50% o meno 50% del capitale azionario. All’interno della fascia di capitale, il Consiglio di amministrazione può ridurre o aumentare il capitale azionario entro un periodo di cinque anni. Si noti che il capitale delle società anonime non può comunque scendere al di sotto della soglia minima di 100mila franchi e che una riduzione del capitale all’interno della fascia suddetta è consentita solo se la società non ha rinunciato alla revisione limitata del bilancio annuale.

Per quel che concerne i diritti degli azionisti, merita sottolineare come con le

nuove disposizioni gli azionisti di società private, cioè non quotate, che detengono almeno il 10% del capitale azionario o dei diritti di voto, possono chiedere informazioni al Consiglio di amministrazione in qualsiasi momento e non solo in occasione dell’assemblea generale. Il Consiglio di amministrazione deve rispondere alle richieste entro quattro mesi. Inoltre, i soci di società a responsabilità limitata che de-

«Gli obiettivi principali delle numerose innovazioni nel diritto societario entrate in vigore da questo primo gennaio sono il miglioramento della governance aziendale, il rafforzamento dei diritti degli azionisti, la modernizzazione dell’assemblea generale e la maggiore flessibilità delle norme sul capitale azionario»

Un aggiornamento legislativo che merita particolare attenzione, interessante per la conduzione delle piccole e medie imprese, è quello che si riferisce alle disposizioni sulla modalità di convocazione e di svolgimento dell’assemblea generale. In quest’ambito - verrebbe la voglia di dire finalmente - il legislatore ha adeguato le disposizioni legali alle esigenze delle aziende, da un lato, e alle possibilità offerte dall’odierna tecnologia informatica, dall’altro. È così oggi possibile tenere un’assemblea utilizzando anche mezzi elettronici, in più località e anche all’estero. Se così autorizzati, azionisti non presenti fisicamente all’assemblea generale possono quindi esercitare i propri diritti per via elettronica.

tengono almeno il 5% del capitale sociale o dei diritti di voto hanno il diritto di prendere visione dei documenti aziendali anche senza l’autorizzazione dell’assemblea generale, purché ciò sia necessario per l’esercizio dei loro diritti. Restano salvi gli eventuali interessi superiori dell’azienda meritevoli di tutela. La soglia che consente agli azionisti di minoranza delle società private di chiedere l’inserimento di argomenti all’ordine del giorno e di convocare un’assemblea generale straordinaria è stata ridotta al 5%.

Va precisato che talune novità, come la facoltà di creare una fascia di capitale, o per l’appunto quella di tenere un’assemblea generale virtuale o un’assemblea generale all’estero, dovranno obbligatoriamente essere ancorate nello statuto. Si rende pertanto necessario un adeguamento del medesimo. Altri contenuti statutari precedentemente obbligatori, come la convocazione dell’assemblea generale e i diritti di voto degli azionisti, o la nomina degli organi di amministrazione e di revisione, non devono più essere forzatamente menzionati nello statuto, poiché sono ora direttamente derivati dalla legge.

Gli statuti, i regolamenti e i contratti che non fossero conformi alle disposizioni del nuovo diritto societario dovranno essere adeguati alla legge entro due anni, cioè entro il primo gennaio 2025.

18 · TM Febbraio 2023
Luca Trisconi, avvocato e notaio, partner studio legale Barchi Nicoli Trisconi Gianini, Lugano e Bellinzona.
opinioni / lo studio legale

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L’inflazione va contenuta

Al centro delle preoccupazioni degli istituti centrali resta l’aumento generalizzato del livello dei prezzi. Nonostante una situazione serena, anche in Svizzera l’attenzione resta alta.

la Svizzera italiana. A lato, le stime d’inflazione.

reale. Senza un’azione decisa e precoce si corre infatti il rischio di dover ricorrere a un più brusco e forte aumento dei tassi in un momento successivo, determinando così una maggiore contrazione economica, o pregiudicando la stabilità finanziaria.

L’ultima volta che l’inflazione in Svizzera ha raggiunto valori simili a quelli dell’estate scorsa era l’inizio degli anni Novanta. Questo nuovo contesto ha richiesto un adeguamento della politica monetaria della Banca Nazionale Svizzera, che già a dicembre 2021 aveva iniziato a tollerare un certo rafforzamento del franco svizzero. Tra giugno e dicembre 2022 il tasso guida è poi stato aumentato da -0,75% all’1%. In pochi mesi si è così assistito al primo rialzo da 15 anni e alla fine degli interessi negativi, introdotti nel 2015.

Nonostante alcuni attori economici possano nell’immediato essere sfavoriti dall’aumento del costo del denaro, dal rafforzamento del franco o dall’impossibilità di beneficiare di una distribuzione dell’utile a Confederazione e Cantoni, il ritorno alla stabilità dei prezzi a medio termine crea i presupposti affinché l’economia possa prosperare. Aumenti di prezzo, come i recenti, rendono infatti difficili le scelte imprenditoriali e d’investimento, erodono potere d’acquisto ai consumatori e mutano radicalmente le condizioni di

fondo per le Banche Centrali.

Nel corso dell’anno passato l’inflazione è fortemente cresciuta in tutto il mondo, toccando in Svizzera il 3,5% durante l’estate e una media annua del 2,8%. Meno di quanto osservato in Stati Uniti ed Eurozona, ma nettamente superiore all’intervallo (0-2%) che la Bns assimila alla stabilità dei prezzi. Questa definizione non implica un obiettivo d’inflazione puntuale e nemmeno uno di corto termine. Una scelta che permette di tollerare per brevi periodi anche un’inflazione negativa o dei saggi superiori al 2%, purché le prospettive a medio termine siano compatibili con un ritorno nell’intervallo.

Una scelta pragmatica e realista, legata alla consapevolezza di non poter contrastare ogni oscillazione e che l’inflazione non può essere regolata e misurata con esattezza assoluta. Allo stesso tempo la Bns agisce con risolutezza quando ritiene che il ritorno alla stabilità dei prezzi non sia più dato a medio termine. In questi casi si rende allora necessaria una politica monetaria restrittiva malgrado le conseguenze negative per l’economia

La maggiore sfida attuale sta nello svolgere le analisi necessarie all’attuazione della politica monetaria in un contesto caratterizzato da un’inusuale incertezza e un’elevata difficoltà nel distinguere la pressione inflazionistica temporanea da quella durevole. Buona parte dei fattori all’origine dell’attuale inflazione sono infatti riconducibili a shock di offerta transitori, come le strozzature nelle catene di fornitura di materie prime e componenti elettroniche o l’aumento dei prezzi energetici. Allo stesso tempo occorre però non sottostimare la diffusione dell’inflazione e il suo carattere persistente.

Negli scorsi mesi è infatti aumentata la quota di beni e servizi nell’indice nazionale dei prezzi al consumo che presentano una dinamica di rincaro. Anche i colloqui diretti con le aziende mostrano che la loro cautela nel procedere ad aumenti di prezzo è in larga parte venuta meno.

Senza gli aumenti del tasso guida, da metà dicembre all’1%, la previsione d’inflazione presenterebbe valori ancora più elevati anche nel medio periodo. Non è inoltre da escludere si rendano necessari nuovi rialzi del tasso di interesse per garantire la stabilità dei prezzi a medio termine.

Al fine di assicurare condizioni monetarie adeguate, la Bns resta pronta ad agire all’occorrenza sul mercato dei cambi.

20 · TM Febbraio 2023
Fabio Bossi, Delegato della Banca Nazionale Svizzera per
condizionata d’inflazione
dell’indice nazionale svizzero dei prezzi al consumo (in %) Fonte: Snb 2023 Inflazione -2 -1 0 1 2 3 4 Previsione XII-22, tasso guida 1% Previsione IX-22, tasso guida 0,5% 2019-Q12019-Q3 2020-Q1 2020-Q3 2021-Q1 2021-Q3 2022-Q1 2022-Q3 2023-Q1 2023-Q3 2024-Q1 2024-Q3 2025-Q1 2025-Q3 opinioni / il delegato della Bns
Previsione
Variazione
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La vulgata dei tassi

L’inflazione è una variabile macroeconomica delle più complesse, anche solo in termini di definizione, il che contribuisce non poco a creare una certa confusione. Cos’è davvero, e dunque com’è possibile combatterla? L’azione decisa degli istituti centrali rischia di creare più danni che benefici, la speranza è dunque che lo capiscano. Sarà davvero così?

Terrore, morte e distruzione. Di cosa si tratta? Non è un fenomeno naturale, per quanto ne sia forse l’unica concorrente, un’epidemia di peste non è del resto mai stata accolta con particolare fervore da alcun popolo nel corso della storia, ma è altrettanto concreta, seppur squisitamente economica, e nei secoli si è ritagliata un ruolo e guadagnata una nomea delle più eccellenti e sinistre: è l’inflazione.

Nonostante quanto si possa credere, secondo diverse analisi andate raffinandosi nel corso dell’ultimo secolo, non è un fenomeno proprio delle sole economie moderne, ma è tipico anche del mondo antico, seppur fosse vissuto in una dimensione molto più spicciola. Alla base o quale conseguenza, e qui la questione si fa sottile, di quella oggi nota come ‘Crisi del III secolo’, una parentesi travagliata

della storia di Roma, che vedrà succedersi sul trono oltre 50 imperatori, fu proprio l’inflazione. O meglio, le soluzioni spesso molto inventive che il cesare di turno doveva inventarsi per supplire a una cronica mancanza di fondi per finanziare le attività delle più disparate.

Qualche esempio è presto dato. Da un punto di vista monetario il III secolo fu infatti uno dei più caotici, dopo una sostanziale stabilità che prima la Repubblica, e poi le prime dinastie imperiali, erano riuscite a garantire. Diocleziano, l’imperatore più noto nella lotta all’inflazione, nel 301 fissò il prezzo di una libbra d’oro in 50mila denarii, un decennio più tardi ne erano però già necessari 120mila, e nel 324 ben 300mila. Per non parlare del 337, alla morte di Costantino, quando la stessa libbra d’oro passava di mano per non meno di 20 milioni di denarii.

Se ovviamente questo correre dei prezzi aveva avuto effetti devastanti sulla popolazione, e ben peggiori delle meglio note invasioni barbariche, proprio per via delle stesse, o meglio dei costi esponenziali sostenuti dallo Stato per difendersi, l’unico a non poterne pagare le conseguenze era l’esercito. Ai tempi di Augusto la paga di un legionario era di 225 denarii annui, un secolo dopo, al tempo di Domiziano, era di 300; a distanza di un altro secolo, con Settimio Severo, constava di ben 500 denarii, mentre con Caracalla, dunque dopo solo un altro decennio, in 750.

Ma cos’era successo? Coniato per la prima volta durante gli anni più bui della II Guerra punica, dunque intorno al 211 a.C., il Denario, da cui deriva non troppo sorprendentemente il moderno termine ‘denaro’, rimase l’unità di conto dell’economia romana per oltre quattro secoli,

22 · TM Febbraio 2023
cover/ macroeconomia
a cura di Federico Introzzi

oltre a essere anche la moneta più scambiata. Poco più grande di 10 centesimi di euro, e del peso di 4,55 grammi, era in origine l’equivalente della paga giornaliera di un artigiano o un legionario, caratteristiche conservate tali nel tempo.

Ancora più interessante, la sua composizione chimica: per i primi 250 anni di vita, dunque sino al 64 d.C., il 95% di quei 4,55 grammi erano stati di puro argento. Nerone fu il primo a mettervi mano, ritoccandone leggermente la purezza, ma portandone il peso a 3,4 grammi. Via via, un secolo più tardi, dunque ai tempi di Marco Aurelio, la purezza era ancora intorno al 75%, ma il peso era sceso a 2,36 grammi. E se con Settimio Severo, nel 200, la situazione si dava ancora un minimo di serietà, dunque 1,7 grammi puri al 50%, dopo il 250 dei suoi 0,17 grammi, solo lo 0,5% d’argento era sopravvissuto.

In tutti i sensi era nata l’inflazione, sicuramente più vera di quanto non sia predicata oggi. Del resto, cos’è davvero?

È già qui che iniziano i problemi. La natura. È buon costume, prima di fare qualunque altra cosa, intendersi sulla definizione dell’oggetto del contendere, il che è ancora più necessario laddove i suoi contorni possano prestarsi a fraintendimenti o dubbi. Cos’è l’inflazione? «La definizione più comune è “la variazione annualizzata dei prezzi di un dato paniere di beni e servizi”. La ponderazione dei singoli prodotti è variabile a dipendenza dell’anno e del Paese in quanto dovrebbe riflettere le preferenze d’acquisto del consumatore finale, che nel corso del tempo possono facilmente cambiare. Se dunque la definizione accomuna Paesi sviluppati ed emergenti, è anche vero che a livello di pesi relativi dei prodotti le differenze possano essere importanti, come ad esempio nel caso dei beni di prima necessità», esordisce così David Kohl, Capoeconomista di Julius Baer.

La risposta potrebbe non essere però sempre la stessa, e non è nemmeno detto che quella più semplice sia anche la più corretta. «L’inflazione è la perdita di potere d’acquisto della moneta, si tratta dunque di un disordine monetario. Imprime una pressione al rialzo sul livello generale dei prezzi, che non si manifesta però sempre allo stesso modo: impoverisce i ceti più bassi, salari e sussidi sociali solo raramente sono completamente indicizzati, arricchisce quelli più alti, gonfiando il valore degli asset finanziari, esasperando

Il Denario d’argento

dunque le disuguaglianze, e peggiorando la coesione sociale. Se in un’economia sviluppata la finanza pubblica sarà maggiormente sollecitata, ma il costo effettivo del servizio del debito ne risulterà ridotto, in una emergente l’inflazione è osservabile sul mercato dei prodotti. I limiti strutturali di molti Paesi in via di sviluppo riducono l’elasticità dell’offerta, e dunque nel caso di un aumento della domanda dei prodotti si renderà necessaria la loro im-

L’inflazione, ossia la perdita di potere d’acquisto della moneta, nel mondo antico era paradossalmente molto più semplice da determinare, seppur indirettamente. È sufficiente guardare ad esempio alla quantità di metallo prezioso della singola moneta. La storia del Denario romano è esemplificativa, ma del resto non potendolo stampare ma per forza coniare il problema è reale.

Febbraio 2023 TM · 23
Variazione della purezza d’argento nel corso del tempo (in % del peso totale) Fonte: Nicolas Perrault Purezza di argento 100 75 50 25 0 31 1 50 100 150 200 250 Anno ■ Giulio-Claudi ■ Guerra civile (69 dC) ■ Flavi ■ Antonini ■ Guerra civile (193 dC) ■ Severi ■ Crisi del III secolo Materie prime: ● Oro ● Zolfo ● Argento ● Carbone ● Rame ● Piombo ● Legname ● Stagno ● Ferro ■ 218 a.C. ■ 133 a.C. ■ 44 a.C. ■ 14 d.C. ■ Dopo il 14 d.C. ■ 115-117 d.C. L’epopea di Roma
«Se guardiamo al Regno Unito i salari reali medi sono già scesi più di quanto non abbiano fatto in tutti gli anni Settanta, quando nonostante l’alta inflazione riuscivano a crescere. In quel caso erano infatti i salari a guidare la salita dell’inflazione, cosa che oggi invece non avviene»
Gardiner, Global Investment Strategist di Rothschild & Co

Buona parte di quella che al momento viene definita inflazione è in realtà un modo più formale di dare una definizione al caro energia, e in misura indiretta al caro materie prime, che in seguito all’esplodere del conflitto in Europa orientale è cresciuto esponenzialmente. C’è però inflazione e inflazione, generalizzare è una prassi destinata a fallire miseramente specie in questo caso.

«Gli anni Settanta sono l’unico esempio di alta inflazione in assenza di un conflitto, la cui radice è nel cambio di mentalità degli agenti economici, che avevano metabolizzato il persistere di un’inflazione crescente, e dunque anche del reciproco rinforzarsi di prezzi e salari»

Chiara Casale, Responsabile ricerca macroeconomica di Ceresio Investors

che determinano l’offerta e la domanda aggregata, dovrebbe dunque ridursi al migliorare dell’offerta, o all’affievolirsi della domanda, movimenti comunque difficili da misurare accuratamente, anche in una fase congiunturale più ordinaria dell’attuale. A dipendenza di quale delle due tendenze dovesse imporsi, se anche l’effetto sull’inflazione potrebbe risultare paragonabile, le conseguenze sarebbero diverse sul resto dell’economia. Se infatti a livello di offerta, il principale nodo degli ultimi mesi, ha sinora prevalso il caro materie prime, nel lungo periodo a pesare sarà la carenza di manodopera che invece non è destinata a scomparire», mette in evidenza Kevin Gardiner, Global Investment Strategist di Rothschild & Co.

%, dati dic. ‘22)

A dipendenza dunque di quale sia la definizione scelta anche le conseguenze, o meglio le evidenze, potrebbero essere delle più varie, a partire dall’antonomastico ‘carrello della spesa’. «La ponderazione dei beni del paniere prescelto viene rivista su base annua, ciononostante è piuttosto diffuso un divario tra quanto ‘percepito’ dai consumatori e quanto invece mostrato dagli indici statistici. Le spiegazioni sono diverse, ma a prevalere sono le abitudini di spesa: inconsapevolmente viene attribuita una maggior importanza a quei beni di largo consumo il cui uso è frequente, anche se sono meno importanti in termini di spesa complessiva. A sommarsi c’è poi una componente ancora più sfuggente, e frutto di tecniche statistiche, che è il costo degli alloggi, specie in quei Paesi in cui la proprietà sia molto diffusa. Se la variazione dei prezzi degli affitti non fornisce comunque un quadro completo, quelli delle case sono invece completamente esclusi dal calcolo, il che complica qualunque tentativo di misurazione», rileva Kohl.

portazione, che in ultima analisi porterà a una svalutazione della moneta nazionale», sintetizza Sergio Rossi, Professore ordinario di macroeconomia ed economia monetaria dell’Università di Friburgo.

Ovviamente rilevare tali dinamiche, assolute dal contesto in cui si verificano, è pressoché impossibile, al pari in molti casi rilevare che ruolo giochino le singole componenti. «L’inflazione riflette solitamente uno squilibrio tra i fattori

Del resto alla base di una semplice variazione dei prezzi, difficile comunque da catturare completamente, le cause potrebbero essere molte, e delle più disparate, oltre che non troppo indicative. «Non bisognerebbe cedere alla tentazione di confondere l’inflazione con il costo della vita. L’evoluzione dei prezzi di un paniere di beni e servizi, seppur attentamente vagliato, rifletterà sempre e solo il secondo, dicendo molto poco della prima, per due semplici ragioni: da un lato, i prezzi di un bene di consumo possono aumentare per diverse ragioni, un eccesso di domanda o una posizione monopolistica dell’azienda

24 · TM Febbraio 2023
I consumi globali Componenti degli indici dei consumi per Paese
Fonte: Haver Analytics 96 99 02 05 08 11 14 17 20 23 Cpi Usa (92.7) Eurozona (69.2) Giappone (8.9) Svizzera (15.6) Taiwan (33.8) Uk (59.4) Svezia (65.8) Cpi beni durevoli Usa (-2.1) Eurozona (8.6) Giappone (47.3) Uk (20.2) Svizzera (20.7) Taiwan (28.8) Svezia (26.0) -60 -40 -60 -40 -20 0 20 40 60 80 100 -20 0 20 40 60 80 100 Prezzi globali al consumo Andamento al netto delle componenti alimentari ed energia (var. % y/y) Fonte: Haver Analytics 97 00 03 06 09 12 15 18 21 24 Eurozona (5.2) Giappone (1.5) Svezia (6.6) Svizzera (1.6) Taiwan (1.8) Usa (6.4) Uk (6.4) -4 -2 0 2 4 6 8 10 -4 -2 0 2 4 6 8 10
(var

produttrice, ad esempio, dall’altro l’aumento dei prezzi dei titoli finanziari potrebbe essere sì inflazionistico, laddove l’aumento della massa monetaria sia superiore a quello del reddito nazionale, come ampiamente osservato nel 2008 e sino al 2021. Se però l’inflazione è un disordine di natura monetaria nulla ha a che spartire con il rincaro dei prezzi dei beni, che è invece legato al comportamento degli attori economici», nota Rossi. Alle origini. L’inflazione, dunque, o comunque quella definita tale, nonostante sia divenuta protagonista delle cronache solo nel corso dell’ultimo anno, non è però del tutto inaspettata, o una significativa novità, seppur abbia certo vissuto una forte crescente accelerazione più di recente. «L’ultimo biennio è stato intensamente vissuto anche nel suo segno. Nonostante nel 2021 i banchieri centrali avessero predicato e rassicurato che si trattasse di un fenomeno dei più transitori, nel corso del 2022 è divenuto man mano sempre più assiduo, alimentando anche tra famiglie e imprese un clima di allarme generalizzato. Quanto? Banca dei Regolamenti Internazionali e Fondo Monetario hanno suggerito di guardare al numero di volte in cui il termine ‘inflazione’ sia cercato in Google. Una fiammata dei prezzi all’uscita da una forte recessione nei Novanta o Duemila non avrebbe fatto notizia, al pari di una normalizzazione monetaria a distanza di due o tre trimestri dal punto più basso del ciclo economico. Oggi sembra invece tutto diverso», circostanzia Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management.

Se però inizialmente le rassicurazioni erano servite a indorare la pillola, e avevano riservato al tema uno spazio tutto sommato modesto, la situazione è molto cambiata negli ultimi mesi. «Lo scorso anno sarà ricordato per il ritorno in grande stile dell’inflazione, che in molti Paesi sviluppati, Eurozona e Svizzera incluse, ha superato di molto gli obiettivi degli istituti centrali e le attese degli analisti. Se determinarne la natura, temporanea o strutturale, potrebbe non essere semplicissimo, le cause sono abbastanza chiare, e soprattutto la buona notizia è che nonostante i prezzi siano saliti al ritmo più sostenuto dai primi anni Settanta, la loro dinamica sembra destinata a normalizzarsi in tempi relativamente brevi», sottolinea GianLuigi Mandruzzato, Senior Economist di Efg Bank.

«Nonostante vi siano diffusi segnali che il picco inflativo sia ormai alle spalle, c’è un eccesso di ottimismo sul quanto velocemente ci sarà un rientro verso un livello di prezzi più normale. Il rischio di vedere la propria credibilità compromessa frenerà qualunque taglio dei tassi»

Andamento del Pil reale e dei consumi (2019:

Dopo dunque la ‘sorpresa’ dell’ultimo anno, cosa ci si dovrebbe verosimilmente aspettare da quello appena iniziato? «In una prospettiva storica, fasi prolungate di inflazione elevata sono state relativamente rare, e tipicamente coincidenti con periodi bellici, segnati dunque da distruzione dell’offerta, e non a eccessi di domanda. Gli anni Settanta sono l’unico esempio di alta inflazione in assenza di un conflitto armato, la cui radice è individua-

La componente più forte dell’economia europea si è trovata spiazzata dall’esplodere dei costi delle materie prime, il che ha portato inevitabilmente a una frenata del manifatturiero. La forte inflazione generalizzata ha però obbligato a tornare a ragionare in termini reali, come non si era più fatto da diversi lustri. Un ambiente inflativo non è una novità, bisogna però saperlo.

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L’economia reale
100, var % q/q) Fonte: Eurostat, Us Bureau Pil Usa Consumi privati Cons. beni Cons. servizi Pil Eur. Consumi privati Cons. beni Cons. servizi Q4 2019 Q2 2020 Q4 2020 Q2 2021 Q4 2021 Q2 2022 75 80 85 90 95 100 105 110 115 120 125 Gli indici Pmi europei Andamento del settore manifatturiero e non nell’Eurozona Fonte: Haver Analytics 0 10 20 30 40 50 60 70 0 10 20 30 40 50 60 70 Pmi Manufacturing Eurozona (47.8) Germania (47.1) Francia (49.2) Italia (48.5) Spagna (46.4) Pmi non manifacturing Eurozona (49.8) Germania (49.2) Francia (49.5) Italia (49.9) Spagna (51.6) 2019 2020 2021 2022

bile nel cambio di mentalità degli agenti economici, che avevano metabolizzato il persistere di un regime economico a inflazione crescente, e dunque anche del reciproco rinforzarsi di prezzi e salari. È questo rischio lo scenario più temuto attualmente dalle Banche Centrali, e alla radice del ciclo di rialzi più sincronizzato e aggressivo degli ultimi quarant’anni. Attualmente non vi sono però le avvisaglie che lo rendano dei più verosimili», precisa Chiara Casale, Responsabile ricerca macroeconomica di Ceresio Investors.

Di per sé non si tratta di un fenomeno

«Se guardiamo soprattutto all’Europa le richieste dei sindacati, e quanto effettivamente sono stati in grado di ottenere, sono state sinora ragionevoli, il che rende molto poco probabile una viziosa spirale prezzi-salari. Parimenti è questo uno dei principali rischi»

particolarmente nuovo, e lascia sicuramente sorridere il fatto che nella maggior parte dei casi sia stato l’alibi perfetto per avallare le politiche monetarie straordinarie dell’ultimo quindicennio. Dunque, anche escludendo scenari estremi, dove sta il punto? «Non è un problema sin tanto che si è abituati a gestirla, e soprattutto a tenerne conto, cosa che invece negli ultimi anni non si è più fatta in parte per semplice pigrizia mentale, in parte per un contesto economico disinflativo prolungato nel tempo. La sua cronica assenza protrattasi per oltre vent’anni, intervallata

Fare i conti con la tecnologia

Per come l’inflazione viene catturata dagli indici statistici, dunque la variazione percentuale anno su anno dei prezzi dei singoli beni, poter fare ‘paragoni’ è un elemento essenziale alla base del buon esito dell’operazione. Ma cosa succede nel caso di beni tecnologici, o più in generale nel caso di beni nella cui produzione insista in esponenziale misura proprio lo sviluppo tecnologico? «Laddove l’utilità di un bene o di un servizio cambi in modo significativo per il consumatore finale i cambiamenti tecnologici complicano ulteriormente la misurazione dell’inflazione. Nonostante in linea teorica ci siano gli strumenti per tener conto nelle stime del miglioramento della qualità dei beni nel corso del tempo rispetto al loro prezzo, tutto dipende dalle ipotesi sottostanti, che tali rimangono: ‘ipotesi’. Se poi si prendono in considerazione anche quei beni e servizi ‘gratuiti’ frutto del progresso tecnologico, ecco ulteriori difficoltà», nota l’esperto di Julius Baer. Ma anche sull’altro fronte, le ambiguità si sprecano tanto nella domanda, quanto nell’offerta, con forse un ruolo ancor più decisivo. «Il progresso tecnico, ceteris paribus, dovrebbe consentire una riduzione dei costi di produzione, il prezzo dei beni forniti al mercato dovrebbe essere quindi decrescente nel tempo in misura paragonabile. Solitamente questo non avviene, e una possibile spiegazione è proprio l’inflazione. La

da rischi concreti di deflazione, e dunque anche di tassi d’interesse negativi, ha spinto ad abbandonare l’abitudine di calcolare tutto due volte, a livello nominale e reale, anche le performance dei portafogli. Politiche monetarie particolarmente lasche, e rendimenti nulli, hanno spinto sempre più operatori a investire in titoli a lunghissima scadenza e tecnologia, l’equivalente azionario della lunga duration dei bond, da qui la sorpresa per molti. Se nei Settanta ci vollero due anni per capire la dinamica dell’inflazione, in decenni più recenti i mercati si sono spaventati molto più spesso, salvo poi constatare che stesse continuando solo a scendere, come infine non è accaduto», chiosa Guglielmin. Il peggio è passato? Dopo un anno di corsa notevole, degna di un centometrista alle Olimpiadi, la situazione dovrebbe essersi infine stabilizzata, ma non certo grazie all’azione dei banchieri centrali che sono comunque chiamati a misurarsi con i limiti della politica monetaria, in una situazione che di moneta ha ben poco. «Nel corso di quest’anno l’inflazione diminuirà, anche grazie alla risoluzione almeno parziale dei problemi legati alle catene di fornitura, dagli effetti base statistici, e dalla distruzione della domanda causata

perdita di potere d’acquisto della moneta è compensata dal calo dei prezzi, che dunque non viene percepito dal consumatore. In secondo luogo, le imprese sono solitamente state restie a rinunciare a quella minima differenza positiva che non veniva ‘mangiata’ dall’aumento dei prezzi, preferendo migliorare i margini, tendenza che potrebbe però cambiare nell’immediato futuro, del post pandemia e post Ucraina. Potrebbero infatti decidere di puntare sulle quantità, sacrificando una parte dei margini, sull’onda della globalizzazione, dunque guerra dei prezzi per essere più competitive, e ritagliarsi quote nel mercato mondiale. Si potrebbe dunque concludere l’inutilità di continuare a misurare l’inflazione guardando ai prezzi», conclude Rossi.

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Il manifatturiero al centro L’andamento degli indici manifacturing di alcuni Paesi Fonte: Rothschild -4 -3 -2 -1 0 1 2 2005 2010 2015 2020 Media ponderata indici nazionali manifatturiero (Ch, Us, De, Ja, Uk)

dall’aumento dei prezzi. Per vedere gli effetti dell’aggressiva stretta monetaria sarà invece necessario attendere l’ultimo trimestre, o i primi del 2024, dati i lunghi tempi di reazione tipici delle politiche monetarie tradizionali», evidenzia il capoeconomista di Julius Baer.

Se a pesare sono molti fattori e diversi, trattandosi proprio dell’andamento dei prezzi di beni e servizi, è tutto risolto? «Il picco è verosimilmente alle spalle, soprattutto per gli shock sui prezzi di generi alimentari ed energia in uscita ‘tecnica’ dalle statistiche. Dicasi lo stesso per l’inflazione di fondo, grazie al rallentamento della domanda, il ripristino delle forniture e la normalizzazione del mercato del lavoro, tuttavia il “2%” potrebbe non essere semplice e immediato da agguantare, e l’ampiezza di un’eventuale recessione sarà correlata positivamente con l’intransigenza delle Banche Centrali nel voler rispettare tale soglia», nota Casale.

Parimenti non sembra però il caso di lasciarsi prendere da un irrefrenabile entusiasmo, come invece in alcuni segmenti si sta già verificando, con un impatto già apprezzabile sulle aspettative di molti operatori. «L’inflazione rimarrà un ostacolo, ma non sarà il principale driver di mercato nel corso dell’anno. Nonostante vi siano diffusi segnali che in molti Paesi il picco inflativo sia ormai alle spalle, c’è un eccesso di ottimismo sul quanto velocemente ci sarà un rientro verso un livello di prezzi più normale. Il mercato del lavoro, ad esempio in Nord America, si conferma molto forte, con diretti riflessi sulle dinamiche salariali, ma componenti importanti del paniere, come il costo degli alloggi, si muovono molto lentamente e impiegheranno più tempo per normalizzarsi. Il rischio di vedere la propria credibilità compromessa, o più di quanto già non sia, frenerà qualunque possibile taglio dei tassi prima del 2024», sintetizza Luca Paolini, Chief Strategist di Pictet Am. Ineffabile per natura. Le molte tortuosità e complicazioni già presenti nella sua definizione, fanno dell’inflazione un concetto astratto, e spesso poco percepibile. Da qui molti problemi. «È un fenomeno difficile da interpretare, oltre che controllare, proprio per la sua natura in continuo movimento com’è avvenuto negli ultimi mesi. Si sposta continuamente, ‘saltando’ di bene in bene, con le materie prime quali esempi perfetti. Se infatti nel 2021 l’avevano alimentata, spingendola verso

«La politica monetaria non si presta a tutti i tipi possibili d’inflazione. È più adatta ad affrontarne una da eccesso di domanda, alimentata da un eccesso di credito, mentre incontra difficoltà se chiamata a frenarne una troppo alta o troppo bassa dovuta al progresso tecnologico»

l’alto, nel 2022 l’hanno generalmente frenata, seppur con qualche eccezione, com’era del resto successo con la componentistica, semiconduttori in testa. Un ulteriore aiuto, quest’anno, verrà dal calo generalizzato dei costi dei noli marittimi, seppur ampiamente compensati dal significativo allungamento delle rotte: lo stesso barile di petrolio che prima viaggiava da San Pietroburgo ad Amburgo, deve oggi essere prima spedito in India, ivi raffinato

Le differenze tra Paese e Paese, nel caso di questa nuova fiammata dei prezzi, sono importanti e destinate a fare la differenza nell’adottare le misure più macroeconomicamente adeguate a frenarla. Svizzera, Europa e Stati Uniti sono casi diversi, con una netta divisione tra le due sponde dell’Atlantico. Se le decisioni della Fed sono in parte razionali, quelle del Vecchio Continente molto meno.

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Inflazione europea Componenti Hicp eurozona (var. % y/y) Fonte: Eurostat -2 0 2 4 6 8 10 12 2021 2022 ■ Core ■ Energia ■ Aliment. ■ Headline Inflazione americana Componenti Cpi Usa (var. % y/y) Fonte: Us Bureau Stat. -2 0 2 4 6 8 10 12 2021 2022 ■ Core ■ Energia ■ Aliment. ■ Headline L’inflazione Cpi in Svizzera Contributo delle componenti (var % y/y) Fonte: Bns, Sfso ■ Comp. domestica ■ Prod. petroliferi ■ Importaz. senza petroliferi Cpi -2 -1 0 1 2 3 4 2018 2019 2020 2021 2022 L’inflazione Cpi in Svizzera Componenti domestiche (var % y/y) Fonte: Bns, Sfso ■ Beni ■ Affitti ■ Servizi, senza affitti Cpi domestica -1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2018 2019 2020 2021 2022

Scomporre il tasso d’inflazione dell’Eurozona è un esercizio interessante, se a livello di singolo Paese le varie componenti hanno pesi molto diversi e variabili, nel momento in cui tali saggi vengono aggregati la situazione è destinata a cambiare ulteriormente. Ha davvero senso guardare al dato aggregato? Nonostante la moneta unica, il tema del come agire è più attuale che mai.

«Sarà sempre più manifesta l’inutilità delle mosse delle Banche Centrali, che in più d’un caso potrebbero rivelarsi controproducenti, da qui l’urgenza di un radicale cambio di rotta. A un certo punto la vera emergenza sarà la disoccupazione, seguita dalla depressione, e non l’inflazione»

Sergio Rossi, Professore di macroeconomia dell’Università di Friburgo

massa monetaria unita a politiche fiscali ultraespansive, necessarie entrambe per combattere la pandemia; le molte difficoltà che hanno attanagliato a turno le principali filiere, e peggiorate dalla politica ‘zero Covid’ cinese, attualità ancora poche settimane fa, e infine lo shock sui prezzi delle materie prime causato dalle ostilità in Europa orientale. L’eccesso di liquidità ha gonfiato i valori di attivi finanziari, e materie prime, le politiche fiscali hanno sostenuto la domanda in una fase di stallo dell’attività economica, con forti pressioni sui prezzi dei beni durevoli. La riapertura delle economie occidentali si è poi scaricata sui servizi, la cui offerta era compromessa per la mancanza di personale. Quando poi politiche monetarie e fiscali erano in procinto di essere ritirate ecco scoppiare il conflitto, con una nuova fiammata sui prezzi delle materie prime, seguito dal riacuirsi di un’ondata pandemica in Cina», riassume Mandruzzato.

e poi consegnato in Europa, al pari del gas, chiusi e/o distrutti i tubi, dipende dai casi, deve essere oggi prima liquefatto, e poi rigassificato prima del suo effettivo utilizzo», precisa il Cio di Ubs.

Ma quali sono state le cause principali alla base dello scatenarsi di questa, non più troppo recente, ondata non pandemica ma inflativa? «Si tratta principalmente di quattro fattori che hanno poi avuto conseguenze molto ampie: l’aumento della

Regione che vai, differenze che trovi. Anche convenendo sulla definizione, non tutte le inflazioni sono infatti uguali, con risultati molto evidenti. «Nella maggior parte dei Paesi occidentali i saggi d’inflazione sono oggi sui massimi, soprattutto fuori dall’Asia, dove gli stati hanno imposto pesanti misure di calmieramento dei prezzi. Pur limitandosi a Europa e Stati Uniti la situazione appare però molto diversa, sulla sponda americana le misure fiscali hanno spinto i redditi delle famiglie ben al di sopra dei livelli pre-pandemici, alimentando una forte ripresa ciclica, con un conseguente rimbalzo dei prezzi. L’ondata dei licenziamenti ‘pandemici’ ha invece spinto la rincorsa salariale, per rispondere a questa domanda straordinaria. Su quella europea, invece, i sostegni pubblici si sono concentrati sul mantenimento dei posti di lavoro, con i redditi rimasti stazionari, il che ha prodotto una ripresa più lenta e rinegoziazioni salariali meno pressanti, lasciando ai soli rincari alimentari ed energetici l’ingrato compito di spingere l’inflazione», nota la responsabile di Ceresio Investors.

Differenze destinate a non esaurirsi qui, e che sono il riflesso anche dei cicli di politica monetaria promossi dai rispettivi istituti, con la Fed in una fase decisamente più avanzata. «Le difficoltà delle catene di fornitura vanno risolvendosi, come tutti i principali indici, a partire da quello della Fed di New York, mostrano, il che si spiega dal rallentamento della domanda, ma so-

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Le
Distribuzione dei saggi d’in azione per percentili (var. %) Fonte: Refinitiv, Eurostat -10 -5 0 5 10 15 2000 2003 2006 2009 2012 2015 2018 2021 Var. % Mediana 10% 25% 75% 90% -1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 01/21 03/21 05/21 07/21 09/21 11/21 01/22 03/22 05/22 07/22 09/22 11/22 ■ Energia ■ Aliment. ■ Non energ. ■ Servizi Inflazione Hicp Hicpx Inflazione Headline europea
contributo delle sue principali componenti nell’Eurozona (var. % y/y) Fonte: Eurostat
inflazioni dell’Eurozona
Il

prattutto dalla capacità delle imprese di adeguarsi al mutato contesto di mercato, meglio fronteggiando il ‘rischio Covid’. Nel caso delle materie prime una grossa mano sta arrivando dall’effetto base degli indici, com’è il caso di energia e alimentari, che in Europa viaggiano intorno al 50% dei massimi del 2022. Questo si sta riflettendo sugli indici, con l’inflazione headline americana in costante calo, e con qualche ritardo in Europa dove staziona invece sulla doppia cifra, nonostante gli sforzi di Governi e privati: taglio del consumo energetico, calmieramento dei prezzi e diversificazione dell’import, inverno mite e buoni livelli degli stoccaggi», mette in evidenza Gardiner.

Questioni salariali. Nonostante in circostanze normali remunerazioni frizzanti e in crescita sarebbero viste da economisti e mercati con un certo favore, in queste peculiari circostanze una tale dinamica potrebbe sortire gli effetti opposti. Da qui una certa attenzione riservata alla materia. «Diversamente che in Europa, in Nord America l’inflazione si sta scaricando sul costo del lavoro che a dipendenza dei settori pesa tra uno e due terzi dei costi complessivi delle imprese, da qui il rischio che il livello generale dei prezzi nel terziario possa rimanere alto più a lungo. Va segnalato che se generalmente gli aumenti salariali vengano accolti positivamente dal mercato, che in essi privilegia la spinta data ai consumi, e non il peggioramento dei margini, è anche vero che era da oltre un decennio che veniva proposta la tesi secondo cui l’invecchiamento della popolazione fosse deflazionistico, mentre ora si scopre che sia anche l’opposto, riducendo la forza lavoro ne aumenta infatti anche il prezzo», chiarisce Guglielmin.

Il paragone con gli anni Settanta è però sempre dietro l’angolo, il che spaventa non pochi. Ma quanto è realistico? «Era allora presente un humus politico e sociale estremamente favorevole al potere contrattuale del lavoro, che oggi invece è scomparso. Si sta sì assistendo a pressioni salariali in accelerazione, ma sono di natura tipicamente ciclica, frutto ad esempio del riequilibrio di domanda e offerta, con la pandemia che aveva ridotto l’offerta di lavoro in una fase di ripresa della domanda aggregata. A mancare sono segnali convincenti che si stia verificando un riequilibrio di potere tra lavoro e capitale di natura più strutturale, il che scongiura quindi tale paragone», precisa Casale.

«Ci troviamo in una fase confusa, si è fatta ‘economia di guerra’ quando la guerra non c’era, mentre si è iniziata la normalizzazione allo scoppio delle ostilità. Smettere di stampare moneta, e aumentare gli interessi reali è sicuramente una scommessa, difficile da mantenere» Elena

Il caro energia

Le dinamiche salariali degli ultimi mesi, comuni a tutte le principali economie, sono del resto se non deludenti pesantemente negative, indipendentemente da Paese o regione. «Se guardiamo al Regno Unito, i cui saggi d’inflazione sono tra i più alti delle economie sviluppate, i salari reali medi sono già scesi più di quanto non abbiano fatto in tutti gli anni Settanta, quando nonostante l’alta inflazione, seppur di poco riuscivano a crescere. In

A trainare la crescita dell’inflazione nel Vecchio Continente la componente energetica sta avendo un ruolo più che fondamentale, intestandosene la maggior parte, diversamente ad esempio dagli Stati Uniti, dove i problemi sono altrove. Alimentari ed energia viaggiano insieme, ma l’energia è ancora più pervasiva, influenzando alla radice tutti i prezzi di beni e servizi.

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Andamento del prezzo dell’energia (var % y/y) Fonte: Haver Analytics Eurozona (25.5) Giappone (15.2) Svezia (31.8) Svizzera (16.3) Uk (52.8) Usa (7.0) -30 -20 -10 10 20 30 40 50 60 70 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60 70 0 97 00 03 06 09 12 15 18 21 24
La spinta energetica Pressione sui costi di produzione di energia e alimentari (var. % y/y) Fonte: Eurostat -7 0 7 14 21 28 -40 0 40 80 120 160 2017 2018 2019 2020 2021 2022 Ind. prezzi prod. energia
Ind. prezzi prod. alim. Hicp
Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management
Prezzi prod. agric. eurozona
alim. (dx)

La

dell’era ‘più bassi e più a lungo’

La fiammata dei prezzi ha dato il là a decisioni controcorrente degli istituti centrali. Dopo aver sottovalutato il problema nell’ultimo biennio, la stretta monetaria è infine arrivata, e sta già sortendo i suoi effetti. Ma ha davvero senso tale decisione?

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Fed (32.9)

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bilancio (in % del Pil in valuta locale) e 40

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Caro materie prime

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quel caso erano infatti i salari a guidare la salita dell’inflazione, cosa che oggi invece non avviene, o non si parlerebbe di ‘crisi’ derivante dal costo della vita. I mercati del lavoro sono oggi molto più flessibili dell’epoca, la contrattazione è molto meno collettivizzata, molte riforme strutturali sono state introdotte da tutti i Paesi europei, il capitale umano è sempre più mobile su scala globale, e lo stesso lavoro è profondamente cambiato, tutti questi fattori lasciano ben sperare», prosegue l’esperto di Rothschild.

Da un punto di vista macroeconomico il netto miglioramento delle previsioni avvenuto dall’inizio dell’anno è in parte legato alla ripartenza della seconda economia mondiale, non priva però di diversi rischi e possibili notevoli costi. «Il rallentamento della crescita ha sicuramente aiutato il ripristino delle catene di fornitura, e il venir meno delle restrizioni in Cina potrebbe velocizzare ulteriormente il processo. Sono però da mettere ora in conto le potenziali ripercussioni che la domanda cinese potrà avere sul prezzo delle materie prime, e dunque anche sull’inflazione», rileva l’economista di Efg.

A dipendenza della regione, il ruolo giocato dalle stesse sulle pressioni inflative non è trascurabile, con conseguenze dirette sull’intonazione delle decisioni degli istituti centrali. «Controllare l’apprezzamento dei prezzi delle materie prime non è un compito agevole per le autorità monetarie, una stretta potrebbe infatti sortire l’effetto opposto di quanto desiderato. Tassi più alti limitano infatti gli investimenti delle imprese ad esempio di espansione delle loro capacità produttive, aggravando la carenza di offerta e incrementando l’inflazione», chiarisce Kohl. Eppure, anche a patto che cessassero immediatamente le ostilità in Europa orientale, quali sarebbero le conseguenze sulla domanda e offerta di materie prime? «La pandemia in misura sostanziale, e poi la guerra, hanno avuto un ruolo chiave nel cambiare alla radice gli equilibri precedenti. La serenità di approvvigionamento non sarà più data per scontata, e anzi, sarà oggetto di sforzi e attenzioni da parte di Governi e imprese, che dovranno farsi dunque carico di ingenti investimenti per perseguire tra gli altri ambiziosi obiettivi politici di autosufficienza energetica e produttiva», conclude Casale.

Allo stato attuale, dati alla mano, azzardare particolari confronti, anche a fronte dei risultati ottenuti ‘sul campo’, apparirebbe quindi quanto meno azzardato. «Se guardiamo soprattutto all’Europa le richieste dei sindacati, e quanto effettivamente sono stati in grado di ottenere, laddove questo è successo, sono state sinora ragionevoli, il che rende molto poco probabile una viziosa spirale prezzi-salari. Parimenti è questo uno dei principali rischi perché l’inflazione ritorni tardivamente verso l’obiettivo delle Banche Centrali», evidenzia l’economista di Efg. Osservati speciali. A fare il bello e il cattivo tempo, anche quest’anno, saranno i banchieri centrali, che nelle ultime settimane si stanno dimostrando particolarmente ‘ciarlieri’, chiudendo un anno sicuramente memorabile. In meno di nove mesi, del resto, e limitandosi fortemente nel novero, se la Fed ha aumentato i tassi di 450 bp, la Bce ha replicato con ben 300, mentre la Bns si è accontentata di 175, portando il franco sulla parità con l’euro. «Il rallentamento globale, e in diversi casi l’inizio di una leggera recessione, è stato il più scontato della storia. Le conseguenze del freno monetario persisteranno per tutto il 2023, con la crescita reale trimestrale annualizzata destinata a rimanere ben al di sotto del suo potenziale. Sarà comunque un rallentamento poco doloroso, la salute dei bilanci di famiglie e imprese è buona e sta contribuendo ad assorbire l’inflazione, la crescita nominale sta tenendo, e non ci sono avvisaglie di

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fine
Fonte: Imf 2022 2007 2009 2011 2013 2015 2017 2019 2021 2023 ■
europea ■ Banca d’Inghilterra ■ Banca Nazionale Svizzera -1 0 1 2 3 4 5 6 7
Tassi e previsioni di banche centrali selezionate (tassi direttori %) Federal Reserve ■ Banca centrale
Centrali
attivi a
Var. % y/y del totale variazione % y/y Fonte: Haver Analytics 97 00 03 06 08 11 14 17 20 24

una crisi del debito in nessun segmento, diversamente dal 2008», riflette Paolini.

Ma quali sono i reali margini di manovra degli istituti centrali a fronte delle molte peculiarità dell’attuale ondata inflativa? E in questo caso non è semplice semantica. «La politica monetaria non si presta con gli stessi risultati a tutti i tipi possibili d’inflazione. È più adatta ad affrontarne una da eccesso di domanda, alimentata da un eccesso di credito, mentre incontra maggiori difficoltà se chiamata a frenarne una troppo alta o troppo bassa dovuta al progresso tecnologico o al calo/ aumento del prezzo di beni e servizi di base. Altrettanto difficilmente potrà operare in scenari opposti, quali un eccesso di credito, o di un eccessivo apprezzamento dei prezzi delle attività, eventualità in cui tassi negativi e Qe non riusciranno ad alimentarla», nota Kohl.

Prova provata di tale incapacità è l’ultimo decennio, all’insegna di sforzi senza precedenti per cercare di creare inflazione, risorta solo grazie a una pandemia, salvo poi convenire che nessuno volesse davvero rivederla. «I limiti della politica monetaria per quanto fossero noti, oggi sono sotto gli occhi di tutti: non rilancia l’attività economica, per quanto abbia indubbiamente salvato il sistema bancario, non può contenere l’aumento dei prezzi.

L’unica inflazione che le Banche Centrali sono riuscite a creare è stata, comprensibilmente, quella che si definisce ‘asset price inflation’, ossia l’aumento del prezzo dei titoli finanziari. Il problema è che ora sono convinte di poter contenere l’inflazione sul mercato dei prodotti alzando i tassi, nonostante sia evidente si tratti di un problema di offerta, dunque fuori dal loro raggio d’azione. Peggio, i già lievitati costi di produzione delle imprese, per il caro materie prime, aumenteranno ulteriormente per il rifinanziamento del debito, il che le costringerà a ritoccare i prezzi di vendita. Il classico serpente che si morde la coda», chiosa il professore di Friburgo.

Che qualcosa stia cambiando non è più nemmeno sottotraccia, e che tale cambiamento vada a insistere in una parentesi storica ricca di incognite con rari precedenti è particolarmente evidente, da qui qualche legittimo interrogativo sull’esito più prevedibile. «Gli istituti centrali, sin tanto che sarà possibile, manterranno la guardia particolarmente alta, e non lesinano nel comunicarlo. Ci troviamo del resto in una fase confusa, nell’ultimo

biennio si è fatta ‘economia di guerra’ quando la guerra non c’era, tra il ‘20 e il ‘21, mentre si è iniziata la normalizzazione allo scoppio delle ostilità, tra il ‘22 e il ‘23. Il risultato è che la discesa dell’inflazione contestualmente a una crescita in rallentamento potrebbe avere conseguenze sulla qualità del debito governativo, meno inflazione e meno crescita hanno quale conseguenza minori entrate fiscali, e soprattutto meno erosione

Il maggior timore resta la spirale prezzi-salari, stile anni Settanta. Tale scenario rimane ampiamente improbabile, specie in Europa, dove la componente reale dei salari è andata solo fortemente diminuendo, portandosi in territorio decisamente negativo. Negli Stati Uniti la situazione è diversa, ma a pesare è un costo fittizio, un prodotto statistico che riassume il costo degli affitti.

Febbraio 2023 TM · 31
Rivendicazioni salariali? Andamento dei salari reali e nominali (var %) Fonte: Rothschild 2022 -8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 2020 2015 2010 2005 2000 Usa Eurozona Uk Usa Eurozona Uk Nominali: Reali: Questione di competitività Componenti dell’Eurozona (2015: 100) Fonte: Eurostat Prezzo reale energia Hicp (sx) Ragioni di scambio (dx) 98 99 100 101 102 103 104 80 90 100 110 120 130 140 2008 2011 2014 2017 2020 2022 2005 Il potere d’acquisto Variazione dei salari reali eur. (2019: 100) 94 96 98 100 102 104 106 108 110 Fonte: Eurostat Salario nominale Salario reale Paga oraria nominale Paga oraria reale Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 Q3 Q4 Q1 Q2 2019 2020 2021 2022 La componente più rigida Andamento del costo degli affitti rispetto alla Cpi (y/y %) Fonte: Haver Analytics 96 -1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 -1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Costo degli affitti 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16 18 20 22 Usa Eurozona Giappone

Solare: mission impossible Inst. potenza (Gw), accelerazione necessaria

Eolico: mission impossible Inst. potenza (Gw), accelerazione necessaria

mento della produttività, e dall’azione dei Governi, ancora attivi in diversi ambiti, ad esempio energetico, tutti elementi che aiuteranno a ridurre gli squilibri tra domanda e offerta. Bisogna però anche non dimenticare quella che può essere definita ‘lezione inglese’, ossia la reazione molto violenta dei mercati ai piani dell’ex Governo Truss», rileva Gardiner.

Come muoversi? In uno scenario particolarmente fluido, e ricco di incognite, come è dunque necessario prepararsi ad affrontare con un minimo di serenità i prossimi mesi a livello di investimenti?

L’energy mix delle singole regioni

Consumo

Se la più importante componente del caro prezzi è attualmente l’energia, va anche precisato che nell’immediato sia del tutto inutile riporre false speranze nelle rinnovabili, la cui velocità d’installazione dovrebbe aumentare esponenzialmente. Cosa che ovviamente è impossibile.

reale del rapporto debito/Pil, che invece c’è stata durante ‘l’economia di guerra’. Smettere di stampare moneta, e aumentare gli interessi reali è sicuramente una scommessa, che nel lungo periodo non è detto gli istituti possano mantenere a fronte delle esigenze di cassa dei Governi. Da qui la necessità di essere molto fermi ora», nota il Cio di Ubs.

A dipendenza del da dove si affronti il problema, le possibili soluzioni potrebbero essere delle più varie, e con effetti potenzialmente e significativamente indesiderati. «Esiste l’eventualità che alzare i tassi possa dimostrarsi controproducente, ad esempio in relazione al prezzo delle materie prime. Va però anche detto che:

una politica di tassi zero come quella degli ultimi anni non sarebbe appropriata in una fase di forte crescita economica; che la normalizzazione tardiva ha dato fiato alle pressioni inflative; ma che allo stesso tempo l’eccessivo e affrettato inasprimento degli ultimi mesi aumenta il rischio di un crollo deflativo. Diverso sarebbe mantenere una politica monetaria neutrale, coordinata con una fiscale che sfruttando prezzi già ampiamente amministrati ne estenda nel tempo i necessari adeguamenti», riflette l’esperto di Julius Baer.

Un ruolo, quello giocato dalla politica fiscale, che non è esaurito, ma che si troverà comunque a dover fronteggiare ‘rischi nuovi’, o forse non troppo. «Il livello che i tassi d’interesse toccheranno nei prossimi mesi, almeno secondo il consensus di mercato, corrisponderà a quella che sino a un decennio fa era considerata neutralità, e diversamente da quanto si attendono molti analisti non sarà destinata a cambiare tanto presto. Rischi al ribasso dovrebbero essere mitigati da mercati del lavoro flessibili, da un au-

«Non è importante, o comunque solo relativamente, sapere quanto cresceranno i tassi, ma è fondamentale capire sino a quando, ossia il momento in cui la stretta avrà toccato il suo apice. Da quel momento in avanti inizieranno a venirne i primi benefici per il debito di qualità, dunque obbligazioni sovrane e più in generale il credito Investment Grade, dalle brevi scadenze via via risalendo la curva. Il rialzo potenziale dei tassi d’insolvenza dovrebbe però fungere da monito. Quando gli interessi avranno raggiunto il picco sarà anche l’inizio della ripresa per le borse, grazie a un miglioramento dei multipli di valutazione, sgonfiatisi nell’ultimo anno. Un primo segnale in tal senso potrebbe arrivare dagli Stati Uniti, la Fed si trova in una fase già molto avanzata della stretta, rispetto al Vecchio Continente, e il dollaro non vanta certo fondamentali straordinari», chiarisce l’analista di Pictet. Cambi repentini di rotta potrebbero non risultare nemmeno troppo inaspettati, basti pensare a quanto accaduto tra la fine del 2022, e le prime settimane del nuovo anno, semplicemente a livello di sentiment di mercato. «Se ancora a novembre era convinzione diffusa che sarebbe stato un anno complicato, in cui la discesa dell’inflazione si sarebbe fatta desiderare e che per accelerarla i tassi sarebbero continuati a crescere, e che quindi una recessione sarebbe stata più che garantita, con tutte le conseguenze economiche e finanziarie del caso, a gennaio il paradigma è cambiato. Si ritiene che l’inflazione scenderà, seppur non rapidamente, e che il fatidico “2%” verrà raggiunto, ma non quest’anno; i tassi continueranno a crescere, ma solo nel primo semestre, e che con un po’ di fortuna la recessione verrà risparmiata all’Europa, e forse anche agli Stati Uniti, con la Cina che varerà una serie di misure volte a so-

32 · TM Febbraio 2023
Sud-Est Asiatico Giappone India Stati Uniti America Latina Cina Europa Australia Medio Oriente Africa Fonte: McKinsey 2022 1 2 14 46 8 6 5 3 4 12 16 6 50 80 67 9 14 20 26 40 x11.0 x 2.5 x 3.7 x 1.7 x 8.5 x 1.4 x 2.8 x 7.6 x 6.4 x 3.3 ■ 2016 al 2021 ■ 2021 al 2030
Sud-Est Asiatico Giappone India Stati Uniti America Latina Cina Europa Australia Medio Oriente Africa Fonte: McKinsey 2022 1 1 10 36 2 0 4 0 1 10 11 4 22 65 13 2 9 2 4 27 x16.0 x 3.9 x 2.3 x 1.8 x 5.7 x 8.3 x 2.3 x 9.0 x 3.9 x 2.6 ■ 2016 al 2021 ■ 2021 al 2030
di energia primaria per fonte ed emissioni in rapporto al Pil (tCo2/usd) Fonte: McKinsey 2022 ■ Petrolio ■ Gas naturale ■ Carbone ■ Nucleare ■ Idroelettrico ■ Rinnovabili 83 0.59 90 0.51 70 0.16 99 0.85 90 0.80 70 0.27 81 0.20 90 0.36 85 0.21 87 0.24 158 56 27 38 20 35 6 Medio Oriente America Stati Uniti Giappone India Sud-Est Asiatico Europa Africa Cina 18 Australia 93 35 Quota di fossili Intensità emissioni

stenere una forte ripresa del suo mercato domestico. A suffragare tali ipotesi diverse sorprese positive: un inverno particolarmente mite in Europa, e il ridursi del rischio blackout, oltre a una discreta tenuta macroeconomica sorprendentemente diffusa», evidenzia Guglielmin.

Sorprese positive che potrebbero continuare ad arrivare nel corso dell’anno anche da altri fronti, andati un po’ scomparendo nell’ultimo biennio. «La rivelazione del 2023 saranno gli Emergenti, a partire dalla Cina, le cui azioni sono al momento tra le più convenienti. Un sostegno decisivo a questi mercati arriverà dall’indebolimento del dollaro, che secondo i nostri modelli è sopravvalutato di un buon 20%, e da una traslazione favorevole dei differenziali di crescita. Al pari l’obbligazionario, oltre l’80% dei titoli emergenti offre rendimenti reali superiori a quelli statunitensi. Se da un lato muovendosi per tempo sono riusciti a tenere l’inflazione sotto controllo, il che esclude ulteriori rialzi quest’anno, dall’altro l’indebolirsi del dollaro giocherà a favore dell’apprezzarsi, almeno relativo, di tali valute», prosegue Paolini.

Fuori dalle economie in via di sviluppo sarà però comunque possibile trovare delle opportunità, nonostante resti indispensabile prestare tutta l’accortezza del caso. «A livello di azionario dovranno essere preferiti i titoli value, società che producono buoni flussi di cassa e con valutazioni contenute, che storicamente hanno performato bene con l’inflazione superiore al 3%. Bene il Pharma, i beni di prima necessità e gli energetici, ma anche i titoli azionari di qualità, che garantiscono valore e stabilità al portafoglio, cautela invece sul Nord America. L’obbligazionario offrirà maggior protezione agli investitori anche in caso di una recessione, con i titoli di qualità, ad esempio i corporate investment grade, che non avranno nulla da temere da un rallentamento della crescita globale», chiarisce il Cio di Ubs.

Un quadro tutto sommato positivo, quello andato delineandosi nelle ultime settimane, con un’unica grande incognita seppur tra molte, imprevedibile e dipendente dal semplice ‘buon senso’ di alcune persone. C’è dunque di che preoccuparsi? «L’andamento dell’inflazione a medio termine non dipenderà dall’andamento dell’economia mondiale, quanto invece dalla geopolitica, da cui potrebbe dipendere la fornitura di materie prime.

Sarà sempre più manifesta l’inutilità delle mosse delle Banche Centrali, che in più d’un caso potrebbero rivelarsi controproducenti, da qui l’urgenza di un radicale cambio di rotta, tutto fuorché scontato. A un certo punto, come gli indicatori macroeconomici segnaleranno, la vera emergenza sarà la disoccupazione, seguita dalla depressione economica, e non certo l’inflazione», conclude Sergio Rossi.

Quello che emerge è quindi che per combattere con efficacia l’inflazione, sia indispensabile prima di farlo chiarirsi le idee su quale ne sia la vera natura. Il compito delle Banche Centrali è garantire la stabilità dei prezzi, dunque agendo con risolutezza allorquando tale obiettivo risulti, o possa esserlo, compromesso, ma sono molte le possibili cause del fenomeno. Se la radice è di stampo monetario evidentemente a dover agire sono i banchieri centrali, con l’ampia gamma di strumenti a disposizione, se però non è il caso, allora incaponirsi rischia di creare più danni che benefici, destinati però a emergere solo nel medio periodo, per i tempi dilatati della politica monetaria.

A pesare sul paniere dei prezzi e a frenare l’attività del secondario sono le materie prime, anche industriali, specie in quei Paesi a vocazione manifatturiera, come Germania e Italia, cui va a sommarsi il caro energia, altra componente chiave della produzione.

Le Banche Centrali, dopo aver commesso quello che sotto molti aspetti può essere considerato effettivamente un errore, rischiano di compierne uno ora ancora peggiore, portando avanti una strategia di inasprimento monetario che mieterà non poche vittime, la principale la loro credibilità, già compromessa.

La componente chiave delle economie moderne è destinata a rimanere la fiducia, e specie in ambito macroeconomico e finanziario i garanti della stessa sono proprio i banchieri centrali. In molti casi, come l’attuale, fare un semplice mea culpa, e ammettere che l’attuale inflazione non sia inflazione potrebbe essere un primo fondamentale passo in avanti. ❏

Febbraio 2023 TM · 33
Materie
Andamento
Fonte: Haver Analytics 175 275 375 475 575 675 775 2 4 6 8 10 12 14 16 18 0 1981 85 89 93 97 01 05 09 13 17 21 25
prime
dei prezzi di quelle Industriali e del gas naturale
Indice dei prezzi Crb Tutte le materie prime (sx) Industriali spot (sx) Media mob. 200 giorni mmbtu usd Gas naturale Var. prezzo in mmbtu usd
Fonte:
Transitoria? No, consolidata Andamento dei saggi d’inflazione in alcuni Paesi (in %) Credit Suisse, al 15-X-2022
-2 0 2 4 10 8 6 2008 2010 2012 2014 2018 2016 2020 2022
Svizzera Regno Unito Eurozona Usa Giappone

Luci accese sulla fiscalità spagnola

Buone e meno buone notizie sul fronte tributario anche per i non residenti in Spagna. Conviene, adesso più che mai, essere attenti. Anche alle differenti opportunità.

In Spagna sono appena entrate in vigore alcune nuove norme tributarie che avranno ripercussioni importanti non solo per i residenti, persone fisiche e giuridiche, ma anche per i non residenti. Da una parte, la strana coalizione di governo del partito socialista con il partito di estrema sinistra Podemos e con l’appoggio di altri partiti nazionalisti - baschi e catalani - ha reagito con inusitata velocità all’annuncio della pratica abolizione nella regione dell’Andalusia, governata dai partiti dell’opposizione al governo, dell’imposta sulla sostanza ‘Impuesto de Patrimonio’; e ha seguito, in questo, l’esempio della regione di Madrid e di altre pure governate dall’opposizione, introducendo a livello nazionale una nuova imposta, l’Imposta di Solidarietà sulle grandi fortune, un’imposta patrimoniale anche nelle regioni che l’avevano abolita. Dall’altra parte, la coalizione di governo ha approvato finalmente una legge che promuove le ‘start up’ create in Spagna così come il cambiamento di residenza fiscale in Spagna con speciali incentivi fiscali.

Mentre l’introduzione dell’Imposta di Solidarietà sulle Grandi Fortune ha avuto subito una grande eco sulla stampa nazionale, nei dibattitti pubblici e nell’ambito di quelli tra i professionisti del settore tributario, è invece passato meno avvertito un cambiamento normativo che potrebbe contenere le premesse di un autentico incubo per un certo numero di persone non residenti in Spagna. Mi riferisco all’assoggettamento all’imposta sulla sostanza o alla nuova Imposta di Solidarietà sulle Grandi Fortune anche delle persone fisiche che, indirettamente attraverso

società estere, detengano beni immobili in Spagna (e in tutte le regioni). Fermo restando che, praticamente da sempre, esiste per principio l’assoggettamento per appartenenza economica all’imposta sulla sostanza per i proprietari, persone fisiche, di immobili in Spagna, fino al 31 dicembre del 2022 questo assoggettamento si

In questa pagina, Shakira e, nella pagina accanto, Lionel Messi. Sia la cantante sia il calciatore sono stati al centro di casi mediatici legati al pagamento delle imposte in Spagna.

evitava ‘semplicemente’ intestando il bene immobile ad una società estera (pratica consolidata e persino accettata dalla giurisprudenza in materia tributaria).

Con la recente modifica della norma sull’imposta sulla sostanza, il 2023 introduce l’obbligo, anche per le persone fisiche azioniste o partecipi di entità non residenti in Spagna ma i cui attivi immobiliari qui superino il 50% del totale degli attivi, a presentare ed a pagare l’imposta applicabile (quella sulla sostanza o quella sulle grandi fortune). Se si pensa che l’aliquota d’imposta può arrivare fino al 3,5%

del valore imponibile, il costo fiscale di una bella proprietà in Spagna può tradursi in una bella sciabolata. Inoltre non tutte le persone non residenti in Spagna sono a conoscenza della circostanza che, secondo la normativa in vigore, un mancato pagamento d’imposta (consapevole o inconsapevole) da parte di un residente o anche di un non residente, per un importo a partire da 120mila euro, può configurare un reato perseguibile penalmente con una multa e anche con il carcere (famosi i casi mediatici di Shakira, Messi, Ronaldo, ecc.). Pertanto, è non solo raccomandabile ma direi assolutamente necessario farsi assistere professionalmente per analizzare la situazione fiscale in relazione a proprietà importanti in Spagna, per il puntuale ottemperamento degli obblighi tributari (onde evitare sanzioni e anche problemi più gravi) e per lo studio di eventuali misure che possano edulcorare la pillola impositiva. Per esempio, la nuova legge ha introdotto un’eccezione all’obbligo di assoggettamento dei non residenti all’imposta sulla sostanza o sulle grandi fortune nel caso in cui la società intestataria dei beni immobili sia quotata in Borsa. Ora si penserà che questa eccezione sia applicabile solo a casi straordinari, tenuto conto magari che i costi di una quotazione (per esempio, nel caso anche di una grande villa) potrebbero essere superiori

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economia / testimonianze

all’imposta stessa. Ma non è sempre così. In effetti esistono dei mercati che danno accesso alla Borsa anche alle piccole e medie imprese, incluse quelle con investimenti immobiliari. È il caso, per esempio, della Mtf Prospects della Borsa di Malta (presso la quale il nostro Studio di Madrid è registrato come ‘corporate advisor’), la quale prevede dei requisiti per quotare facilmente raggiungibili, senza un obbligo di ‘free floating’, con una tempistica breve e a costi decisamente inferiori alla maggior parte degli altri mercati europei. Dunque già per proprietà con un valore imponibile di 5 milioni di euro (ma anche meno), il costo della quotazione della società proprietaria dell’immobile sarebbe di gran lunga inferiore all’imposta patrimoniale dovuta. Un altro vantaggio tributario nel quotare la società immobiliare con attivi in Spagna è che, nel caso di vendita delle azioni attraverso la Borsa, l’acquirente non è soggetto all’imposta di trasmissione dei beni immobili che, a dipendenza delle regioni, può variare da 6% fino a 11% del valore della transazione.

Il rovescio della medaglia, quanto alle nuove misure fiscali adottate per il 2023, è rappresentato dalle modifiche introdotte al regime speciale conosciuto come ‘Ley Beckham’ che incentiva lo spostamento in Spagna di lavoratori e persone qualificate dall’estero. Il regime speciale consiste nell’offrire al nuovo arrivato la possibilità di pagare le imposte sui redditi solo sui redditi generati in Spagna (e solo su quelli da lavoro generati all’estero) e, le imposte sulla sostanza, solo sul patrimonio ubicato in Spagna per un periodo totale di sei anni (esercizi fiscali). Con le nuove modifiche, le persone che hanno diritto all’applicazione della Legge Beckham dovranno dimostrare di non essere state residenti in Spagna nei 5 anni antecedenti al trasferimento (invece dei dieci previsti nella redazione anteriore). Ciò per favorire in particolare il rientro delle persone qualificate che hanno lasciato la Spagna per lavorare all’estero. Si permette l’applicazione del regime speciale ai telelavoratori (anche nel caso di lavoro dalla Spagna per un datore di lavoro all’estero) ed agli amministratori di società spagnole. Secondo la nuova versione della norma, l’amministratore di una società spagnola può beneficiare del regime speciale anche nel caso che sia azionista (anche unico) della stessa società, sempre che questa eserciti un’attività d’impresa (non pas-

«Con la recente modifica della norma sull’imposta sulla sostanza, il 2023 introduce in Spagna l’obbligo, anche per le persone fisiche azioniste o partecipi di entità non residenti ma i cui attivi immobiliari qui superino il 50% del totale degli attivi, a presentare e a pagare l’imposta applicabile (sulla sostanza o sulle grandi fortune)»

siva dunque). Si apre l’applicazione del regime speciale anche ai professionisti indipendenti in casi speciali come quelli di imprenditori e professionisti altamente qualificati che prestano servizi a startup o nell’ambito di attività di formazione, ricerca, sviluppo e innovazione.

Un altro cambiamento importante è che il regime speciale viene esteso anche al coniuge e ai figli minori di venticinque anni. Rimane in vigore anche la disposizione che solleva i beneficiari del regime speciale di presentare la dichiarazione dei beni all’estero (‘Modello 720’) e, dipendendo dalle regioni di residenza, dell’applicazione di riduzioni fino al 99% della base imponibile dell’imposta di successione e donazione (sia per i beni all’estero che in Spagna). Con le nuove misure, il regime speciale della Legge Beckham è più attraente, soprattutto pensando che il Paese oggi offre una qualità di lavoro

e di vita invidiabile a livello europeo. Ma la nuova legge sulle start up introduce una serie di incentivi, che spaziano dal diritto commerciale al diritto tributario, alle disposizioni di immigrazione e in generale a un alleggerimento delle pratiche burocratiche volte a rendere la Spagna un Paese favorevole per lo stabilimento di imprese innovatrici, sia da parte dei residenti (esistono anche degli incentivi specifici per startup universitarie) che per gli investitori non residenti. Si coglie l’occasione di promulgazione della legge sulle startup anche per introdurre un incentivo fiscale applicabile in generale agli amministratori di fondi d’investimento con la definizione, per la prima volta nel diritto tributario spagnolo, dei cosiddetti ‘carried interests’, che d’ora innanzi avranno un chiaro e più vantaggioso trattamento fiscale in Spagna. Anche gli investitori sono oggetto di particolare attenzione quanto a incentivi fiscali, specie nelle regioni economicamente più avanzate del Paese. In particolare quella di Madrid ha annunciato un incentivo per i ‘nuovi’ investitori che arrivano dall’estero e che beneficeranno di una deduzione del 20% degli importi investiti (senza limiti minimi né massimi). ‘Summa summarum’, da una parte entra in vigore un’autentica sciabolata fiscale che deve destare l’attenzione dei proprietari di immobili di una certa importanza in Spagna, dall’altra invece si offrono incentivi a chi intende trasferirsi in Spagna per lavorare o per investire.Da una parte si crea un’imposta speciale di solidarietà sulle ‘grandi fortune’, dall’altra si annuncia che da quest’anno non saranno più nella lista dei paradisi fiscali Monaco e il Liechtenstein… Tant’è.

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David Mülchi, Avvocato e socio dello Studio Mülchi & Asociados

I mal di pancia del sud est asiatico

Tra le regioni che meglio hanno fatto nell’ultimo ventennio, alcuni Paesi dell’Asia si trovano oggi confrontati con problematiche tipicamente occidentali, pur non essendone parte, e non potendo nemmeno far conto sugli strumenti tipici delle economie avanzate.

L’Asia ha fatto la storia degli ultimi decenni, non solo da un punto di vista economico, ma anche sociale e culturale, incrinando il monopolio che invece l’Occidente aveva imposto al resto del mondo nel XIX secolo. Se nel corso del Novecento l’egemonia mondiale era stata un affare quasi esclusivamente occidentale, prima europeo, e poi nordamericano, il primo decennio del nuovo millennio ha sancito un radicale cambio di rotta, rimarcato in parte anche da due eventi in apparenza casuali, e certamente non correlati. È il 2001 quando gli eventi dell’11 settembre cambiano e sconvolgono la storia degli Stati Uniti, che mai prima avevano vis-

suto qualcosa di vagamente confrontabile, seppur sul continente, dal termine della guerra di secessione. Mentre è il 2008 quando Wall Street inaspettatamente, o forse no, inizia a vacillare, inaugurando una nuova stagione non solo geopolitica, come nel 2001 era successo, ma anche economica.

Archiviata la lunga parentesi americana, ecco farsi avanti, seppur con un certo garbo, l’Asia, che sin dal principio ha manifestato il suo interesse ad assumersi un nuovo ruolo, integrandosi sempre più nel mercato mondiale, alterandone gli equilibri, e imponendosi quale fabbrica del mondo, di un manifatturiero sempre più complesso. In questo chiaramente la Cina

ha giocato il suo ruolo di vera protagonista, senza che però questo debba anche significare protagonismo assoluto. La Cina per quanto grande, e nonostante sia già divenuta la seconda economia mondiale, a dipendenza del come si guardi all’Europa, è infatti in ottima compagnia, di stati che nei prossimi decenni avranno molto da dire, e non poco da dare.

Una recente analisi di Credit Suisse vede al suo centro le 10 principali economie asiatiche, dunque Cina, India, Indonesia, Giappone, Filippine, Vietnam, Tailandia, Corea del Sud, Malesia e Taiwan, valutandone i profondi cambiamenti sociali e strutturali che se non l’hanno già fatto, ne scandiranno le sorti nel corso

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economia / studi

dei prossimi anni. Qualche primo dato potrebbe aiutare nel dare evidenza del fenomeno, spesso sottovalutato e destinato a passare sotto silenzio: nel corso del secondo decennio del nuovo millennio il 50% della crescita del Pil mondiale è venuta da questa regione del mondo, al pari del 60% dell’export di merci, o ancora 5 trilioni di dollari di capitali esportati verso Paesi per lo più occidentali.

La demografia. Un primo fattore che ne segnerà profondamente lo sviluppo nel prossimo futuro saranno le dinamiche demografiche. Un fenomeno che l’Occidente ha conosciuto in una fase decisamente più avanzata, e che è riuscito a gestire in maniera molto più agevole, ma che invece avvenendo in quelle che nella maggior parte dei casi sono ancora, e rimarranno tali, economie emergenti solleva non poche difficoltà.

Osservando la curva della fertilità si può facilmente notare un’apparente correlazione tra crescita del Pil, e dunque il livello di benessere raggiunto, e crollo della natalità. Nel breve periodo questo non è però deterministico, e soprattutto non mancano le eccezioni: gli Stati Uniti. Dal 1800 al 1925 il tasso di fertilità è andato costantemente calando, tenendo il passo della crescita significativa del Pil, tracollando durante gli anni della Grande Depressione, per poi rimbalzare nel Dopoguerra, e tornare ad assestarsi.

Ma perché maggior benessere dovrebbe tradursi in minore natalità, come si sta già osservando in Asia? Le ragioni possono essere molte, e spesso di natura sociale. Una popolazione più benestante tende normalmente a urbanizzarsi, dunque vive in prima persona l’aumento del costo della vita, dovendo destinare quote crescenti di reddito, seppur più alto, a beni e servizi di cui in campagna si può tranquillamente fare a meno: istruzione, tempo libero, affitto e consumi.

A pesare particolarmente sulla fertilità e sulle nuove nascite, almeno nell’immediato, è proprio il grado d’istruzione. Aver dedicato più tempo agli studi sposta gioco forza la nascita del primo figlio più in là nel tempo, il che dunque limita naturalmente il tempo a disposizione per i successivi, anche a parità di condizioni rispetto alle campagne, cosa che comunque non può verificarsi, come ad esempio parità di costi degli alloggi e dei consumi.

Una fertilità inferiore impiega però anni a manifestarsi, tra i 25 e 40, lasso

Il problema delle nascite

di tempo in cui molto può succedere, in un verso e nell’altro, con cambi di rotta repentini e del tutto inaspettati. Ma del resto non mancano le eccezioni, anche all’interno della stessa regione. Da un lato la Cina, causa politica del figlio unico, sta vivendo e vivrà un molto probabile calo della popolazione, al pari di Corea e Giappone; in senso opposto, invece, India e Indonesia, vedono ancora una popolazione in forte aumento.

In apertura Giacarta, capitale della Indonesia. Sopra, particolarmente critico si sta dimostrando il rapido invecchiamento della popolazione asiatica, il crollo della natalità, che mal si concilia con economie ancora in tutto e per tutto emergenti. Se di sistemi previdenziali sviluppati nemmeno a parlarne, spesso a mancare è anche lo stesso capitale finanziario che dovrebbe alimentarli.

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1
usd) Fonte: Credit Suisse Pil Pro Capite Tasso di fertilità ■ Altri ■ Top10 Paesi asiatici 2 3 4 5 6 0 20,000 40,000 60,000 80,000 100,000 120,000 La crescita continua Variazione della popolazione attiva (in mln di persone) per Paese al 2030 dal 2021 Fonte: Credit Suisse ■ Altri ■ Top10 Paesi asiatici -20 -10 0 10 20 30 40 0 50 100 150 Livello di apertura economica India: 93 mln La cultura conta Ripartizione dei patrimoni per asset Fonte: Credit Suisse ■ Non-finanz. ■ Assicurazioni e prev. ■ Altro ■ Depositi e liq. ■ Securities e fondi 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Usa Giappone Cina S. Corea India Grane previdenziali Contributi in % del salario Fonte: Credit Suisse ■ Contributi necessari (Ocse) ■ Contributi per legge 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% 45% 50%
Correlazione tra tasso di fertilità e benessere economico (in CinaVietnamTaiwanTailandiaFilippineSud-CoreaGiappone

La popolazione invecchia, aumenta la propensione al risparmio, a fronte di una vecchiaia che si delinea non troppo serena. Se i capitali non sembrano mancare, è anche vero che scomponendo il campione statistico emergono profonde differenze, con la maggior parte dei Paesi ancora vittime di una cultura tipicamente rurale, legata dunque a investimenti in terre, oro e immobiliare.

Questo crea non pochi problemi alle autorità nazionali, in primis proprio a livello previdenziale. Sono economie emergenti, dunque ancora immature, nelle quali il quadro normativo si è sedimentato, laddove l’ha fatto, solamente da poco, e nelle quali ad esempio sistemi previdenziali avanzati non hanno avuto il tempo di nascere e svilupparsi. Chi si farà carico, tra pochi anni, della popolazione più anziana?

Il risparmio. Un’immediata conseguenza di questa domanda, la cui risposta appare ancora molto aperta e senza grandi prospettive di soluzione nell’immediato, è l’esplosione del tasso di risparmio in tutte le economie della regione. Temendo per il futuro, e a fronte di un’aspettativa di vita in rapida accelerazione, la propensione al risparmio delle famiglie è andata esponenzialmente aumentando, il che nell’immediato spingerà la crescita a moderarsi.

L’assenza di un sistema finanziario ancora sufficientemente sviluppato, unita al forte export di merci verso le economie avanzate, garantisce ormai da anni bilance delle partite correnti in forte surplus, con capitali ampiamente piazzati nei mercati avanzati. Dei 4,7 trilioni di dollari di risparmi aggregati, dell’ultimo decennio, ben 2 sono riconducibili alla Cina, mentre 1,3 all’eccezione del gruppo: il Giappone.

Questa sproporzione - due sole economie che hanno accumulato 3,3 trilioni su un totale di 4,7 - è frutto dei diversi livelli di sviluppo dei singoli Paesi. Nel caso dell’India, ad esempio, un’economia ancora fortemente agricola, la maggior parte del risparmio della popolazione non è finanziario, ma è costituito da beni reali: terra, immobili, oro. Non sorprenderà dunque sapere che quasi il 50% della ricchezza indiana non è finanziaria, contro appena il 22% degli Stati Uniti, per quanto questo sia comunque vincolato a singolarità anche culturali, variabili Paese per Paese, ma non prive di riflessi.

Differenze sostanziali sono però insite all’interno degli stessi Stati, sia su base regionale, sia su base anagrafica, con la popolazione più anziana ancora legata a un certo tipo di asset, e quella più giovane maggiormente propensa anche a sottoscrivere debito, o formare del capitale previdenziale finanziario.

Capitolo a parte costituirebbe la sanità, un comparto ancora profondamente arretrato, pubblico e privato, ma che costituirà una delle principali sfide nei prossimi anni, specie se misurato con una popolazione che sta già invecchiando, che lo sta facendo rapidamente, e inevitabilmente legata a una cultura del ‘secolo passato’, o così sarebbe almeno in Europa.

Dunque anche l’Asia, o almeno una piccola ma sostanziale parte di essa, ha diversi problemi che nei prossimi anni la costringeranno a rimettersi in discussione.

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Giulio De Biase Crescita sì, ma con moderazione Aumento della popolazione attiva, e tasso di crescita nella Top10 dei Paesi asiatici Fonte: Credit Suisse 0 500 1,000 1,500 2,000 2,500 3,000 Mln Pop. attiva Top10 Asia (in mln, sx) Var. anno su anno Top10 (in %, dx) -1.0% -0.5% 0.0% 0.5% 1.0% 1.5% 2.0% 2.5% 3.0% 3.5% 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020 2030 2040 2050 La fabbrica mondiale di capitale Saldo della bilancia delle partite correnti della Top10 Asia Fonte: Credit Suisse 0% 0,2% 0,4% 0,6% 0,8% 1,0% 1,2% 0 100 200 300 400 600 700 Surplus in mld usd Surplus in % del Pil mondiale (dx) 1997 2000 2003 2006 2009 2012 2015 2018 2021 500
Età mediana della popolazione divisa per continente, per anno Fonte: Credit Suisse 0 10 Mondo Africa Asia Europa America Latina Nord America Anni 20 30 40 50 ■ 2030 ■ 2021 ■ 2000
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Si è da poco conclusa la 53esima edizione del più noto summit internazionale che da oltre mezzo secolo allieta i grandi del mondo, che una volta l’anno si riuniscono in Svizzera per cercare di discutere di qualche problema, nella speranza condivisa da molti che lo risolvano.

Il che solitamente non avviene, per molte e disparate ragioni, rinnovando l’auspicio che la volta buona possa essere la successiva. Ad aver segnato le sorti e le cronache di quest’ultima edizione, senza dubbio i banchieri centrali, dimostratisi più che loquaci e ben disposti nell’esprimere il loro punto di vista sulle tematiche più varie. Prima in assoluto l’inquilina di Francoforte, che più d’un dubbio continua a suscitare sull’opportunità di molte delle sue uscite e sui tempi in cui queste avvengono. A memoria d’uomo, mai si era sentito di un governatore che si pronunciasse quattro giorni di fila, rompendo la buona prassi di una volta al mese, laddove non a trimestre.

«Ad aver segnato le cronache di quest’ultima edizione senza dubbio i banchieri centrali, dimostratisi più che loquaci e ben disposti nell’esprimere il loro punto di vista su tematiche delle più varie»

Trichet docet, certamente se ne sono viste, quantomeno potevano essere oggetto di discussioni dal momento che decisioni erano comunque state.

Come in molti vanno ormai da mesi ricordando, quanto di questo capitale andato accumulandosi nel corso dell’ultimo complicato decennio, è già stato dilapidato? Fortuna vuole che non sia possibile determinarlo, e che un bilancio non debba essere presentato. Un po’ come avviene, per sua fortuna, nel caso dell’Avs, ma per sua sfortuna, per la Bns.

Data al macero la vecchia prassi dell’esercitare pubblicamente retorica e ineffabilità, lasciando i pochi interessati a interrogarsi su cosa si intendesse davvero dire, la Grande Crisi finanziaria sembrava averne inaugurata una nuova: dare indicazioni precise, messaggi chiari, circoscritti nel tempo e motivati su basi economicamente ponderate, seppur umanamente discutibili. Se di decisioni avventate, ed ex post considerate unanimemente errate,

Sono state molte le tematiche affrontate a Davos, diversamente dall’ultimo biennio con sicuramente nuovo slancio, almeno a livello di varietà e pluralità di view. Non sono stati fatti sostanziali progressi in termini di concretezza delle soluzioni portate, ma non si può che convenire vi siano significativi margini di miglioramento. La miglior garanzia per un futuro sereno e prospero!

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Foto: © World Economic Forum economia / summit internazionali

La dieta di Davos

La

53esima edizione del Wef ha visto al centro della scena temi di stretta attualità, specie economici, affrontati da tecnocrati e privati, ma ‘snobbati’ platealmente dalla Politica.

Embrace Uncertainty. Comprendere, accettare e affrontare l’incertezza. Una necessità, una sfida, un’opportunità. Il messaggio del World Economic Forum 2023 di Davos è chiaro, diretto, quasi scontato. L’incertezza domina il terzo millennio, un disordine distruttivo o creativo, tutto dipende da come la si affronta, dalla capacità che la società moderna saprà dimostrare nel trasformare il disequilibrio in una nuova armonia, le asimmetrie in nuovi assetti, in rinnovate stabilità.

L’invasione russa in Ucraina, l’inflazione che erode il potere di acquisto, la transizione ecologica, l’intelligenza artificiale e la sicurezza. Temi globali, storici, che influiscono direttamente sulla allocazione degli investimenti privati e pubblici, che impattano profondamente sulla capacità di intervento delle comu-

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Sopra, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, l’unico politico di rilievo ad aver partecipato, e Klaus Schwab, il fondatore del Wef, manifestazione giunta alla sua 53esima edizione. Sotto, una veduta di Davos.

Una scelta sostenibile

L’elefante nella stanza dell’evento si è ancora una volta confermato essere il clima, o meglio i suoi cambiamenti, e come questi possano essere se non affrontati, almeno arginati. Se la stretta attualità dell’ultimo biennio aveva pesantemente condizionato il dibattito su tematiche strettamente sanitarie, non che siano poi scomparse, quest’anno il punto è tornato a essere il clima, e più in generale la sostenibilità. «Nell’ultimo anno le sfide con cui si trova confrontato il mondo delle imprese sono andate solo moltiplicandosi, alle tradizionali se ne sono affiancate di nuove. Accanto all’importante livello d’incertezza e alle interruzioni delle catene di fornitura, tipiche dell’emergenza pandemica, è riaffiorata la difficoltà nella ricerca di giovani talenti, ma soprattutto un ruolo principe l’ha assunto la geopolitica. La maggior parte degli intervistati della nostra ultima indagine si professa ancora fiduciosa che gli ambiziosi obiettivi climatici assunti non siano confliggenti con la crescita economica, per quanto a persistere siano i ritardi con cui tali obiettivi vengono recepiti dalle imprese a livello strategico, e operativo», evidenzia Adam Stanford (in foto), Managing Partner di Deloitte Consulting Svizzera, e membro dello Swiss Executive e dell’Executive di Deloitte Consulting in North and South Europe.

nità e degli Stati e che incidono sul senso stesso di appartenenza a un sistema, a una classe sociale, a una nazione, a una cultura: in sostanza, al concetto stesso di libertà, sicurezza, autodeterminazione e di libera iniziativa economica.

Temi epocali con i quali chiunque deve fare i conti, anche indirettamente, e che non si ponevano in modo così dirompente dai primi decenni del secolo scorso.

Il Wef quest’anno ha segnato un momento di passaggio, di rinnovamento, di nuove percezioni e rinnovata narrativa. Presenti tutti i grandi leader del settore privato, dei grandi fondi d’investimento, delle banche globali delle major del settore informatico, anche tutte le Big Tech al gran completo. Presenti anche i rappresentanti delle autorità monetarie, la Banca Centrale Europea, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Centrale del Giappone.

Un quadro comunque frammentato, quello delle imprese, al pari della sensibilità dimostrata per l’argomento, in linea però con gli anni precedenti. «La pressione che gli stakeholder svizzeri esercitano sulle imprese sono importanti, e questo le sprona a investire in sostenibilità più risorse rispetto al resto del mondo, e in misura crescente anno su anno. Sopravvive però un certo scetticismo, più marcato che all’estero, su come effettivamente finirà la lotta ai cambiamenti climatici. Le imprese si confermano lente nel coniugare teoria e pratica, adottando un vero approccio alla sostenibilità. Per molto tempo hanno cercato di adeguare business model passati a questa nuova esigenza, senza però rivederli completamente, da qui i molti limiti della strategia che stanno portando avanti, pur con dei miglioramenti sensibili», prosegue il Partner. A fare spesso la differenza è anche però chi eserciti tali pressioni, all’interno della galassia dei portatori d’interesse cui ogni impresa presto o tardi deve rendere conto. In Svizzera la situazione presenta, non troppo sorprendentemente, alcune differenze. «A essere percepiti come particolarmente sensibili alla tematica, e che non lesinano nel renderlo noto, ci sono le autorità, la società civile nel suo insieme, oltre che le figure apicali all’interno delle imprese, mentre un ruolo sottotono è invece quello ricoperto dagli attivisti, e dal sistema finanziario, che in più d’un caso, specie all’estero, è un attore molto influente. Se da non sottovalutare è l’influenza che le imprese possono esercitare sulle altre imprese, non solo a livello di fornitori, l’indagine accende un importante faro anche sul greenwashing, che è considerato una delle problematiche più serie e urgenti da affrontare. Leggerezze o mosse sbagliate in tale ambito rischiano infatti di incrinare irrimediabilmente il rapporto di fiducia dell’azienda, con il mercato e la clientela», conclude Stanford.

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Da sinistra, R. Hatchett, H. Clark, T. Blair, S. Moreno, e A. Bourla, un momento della tavola rotonda dedicata alla prevenzione della prossima emergenza sanitaria: 100 Days to Outrace the Next Pandemic.

Sopra da sinistra, G. Cutmore, K. Georgieva, B. Le Maire, C. Lagarde, K. Haruhiko e L. Summers, intervenuti nel Global Economic Outlook. Del resto, sono stati i banchieri centrali i veri protagonisti di questa edizione. A lato da sinistra: M. Lundstedt, L. Schreinemacher, A. Murray, A. Vaishnaw, P. Gelsinger, intervenuti in una sessione dedicata a: Learning from Semiconductor Supply Shocks.

Grande assente: la Politica. O meglio, l’espressione politica della volontà popolare. L’unico leader del G7 presente è stato il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, con i suoi temi legati alla necessità impellente di rinnovamento della leadership produttiva tedesca, dopo lo shock russo. Grandi assenti Francia (rappresentata comunque da Bruno Le Maire, Ministro dell’Economia), Italia e Regno Unito. Risibile la presenza degli Stati Uniti. Presenti in forze, invece, i leader dell’area mediorientale, in particolare gli Emirati Arabi Uniti, alla ricerca di visibilità e di approvazione, un terreno da preparare nell’ottica di Paese ospitante del nuovo vertice globale sul clima. Non certo una monarchia assolutista e autocratica.

Come dire: presenti e visibili il mondo del business, i leader di Stati con peso politico minore o di Stati in cerca di nuova visibilità. Assente il grande pubblico, la Politica, il sistema sociale su cui il business

si incardina e prospera. Assente il popolo, i rappresentanti della gente comune, i rappresentanti del vero mercato, delle istanze sociali. Un silenzio assordante, che lancia messaggi su cui riflettere.

Ampiamente trattati e dibattuti i temi della sicurezza energetica e della transizione ecologica. Piani economici globali e massivi di incentivazione dei settori green stanno cambiando le prospettive dell’allocazione del capitale, pubblico e privato. In costante crescita l’interesse degli investitori e dei policymaker per i settori Esg: sussidi pubblici enormi stanno concretamente modificando le scelte di allocazione del capitale degli stakeholder, del potere politico, dei ma-

nager delle multinazionali e di tutti noi. Banalmente, modificando le abitudini di consumo, di smaltimento e la percezione di cosa sia consumo giusto ed etico. Una nuova consapevolezza che ha modificato definitivamente la vita dei consumatori. Un buon parallelo di cosa stia succedendo a livello globale in tema di decarbonizzazione è considerarla simile - in termini di portata storica - alla scelta francese di investire sul nucleare, negli anni Settanta. Altro tema centrale e ampiamente dibattuto è, ovviamente, l’inflazione. La ‘trappola della liquidità’ che aveva caratterizzato gli anni fino alla pandemia, si è trasformata in una ‘caldaia’ in surriscaldamento preoccupante. Tanti fattori hanno

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determinato questa situazione, la politica monetaria eccessivamente accomodante di quegli anni e più in generale l’approccio ‘whatever it takes’, che ha determinato scelte in termini di tassi d’interesse forse eccessivamente bassi, la quasi contestuale pandemia e la necessità di irrorare il mercato di liquidità: la creazione, in sostanza, di una ‘bomba ad orologeria inflattiva’ pronta a esplodere. Un’esplosione che era logico attendersi e che forse era comprensibile volere dimenticare.

A tutto questo, certamente, si aggiunge un contributo ulteriore alla spinta inflattiva causato da altri fattori, quali la deglobalizzazione, il reshoring e le tensioni e il protezionismo commerciale internazionale. La guerra in Ucraina, infine, e le sanzioni che ne sono derivate, le quali incidono direttamente sul costo delle materie prime, così come lo stop allo’zero Covid Policy cinese’, hanno rafforzato ulteriormente una tendenza già inesorabilmente in atto. Le Banche Centrali de-

vono raffreddare il sistema aumentando i tassi e, più in generale, favorire una stretta monetaria costante, che possa invertire o quantomeno stemperare la spirale inflattiva. Con effetti particolarmente tangibili nella quotidianità di famiglie e imprese.

Per passare alle Big Tech. La stretta monetaria è possibile colpisca l’appetito degli investitori in un settore che, tipicamente, presenta brillantissime prospettive future ma, spesso, più concreti e attuali margini operativi negativi, salvo i casi di grande successo delle ‘trillion’ Big Tech. Come dire: grandi sogni, grande interesse in prospettiva e grandi investimenti ‘capital intensive’, che però impattano, oggi, sui conti economici, in maniera negativa. Tutto questo, inoltre, fa il paio con i recenti crolli e scandali del mondo crypto, grandi star delle precedenti edizioni del Wef, oggi grandi assenti. Uno scenario di questo tipo in un contesto di rallentamento economico e spirale inflattiva, certamente preoccupa.

C.

e A.

in

Y.

delle sessioni più attese: Restoring Security and Peace. A lato da sinistra, T. Wei, J. Pardini, J. Vandermeiren, H. Mountford, N. Mårtensson, intervenuti in Decarbonizing Supply Chains: Leaving No One Behind.

Infine, l’Ucraina. Un’emergenza umanitaria senza fine. Programmi di fornitura di armi globali, tensioni internazionali, sanzioni economiche alla Russia, interventi logistici enormi, a favore delle popolazioni vittime dell’aggressione russa. Il mondo occidentale che individua gli assalitori e le vittime dell’assalto. Una crisi storica, che tutti toccano con mano, ma che forse evidenzia fino in fondo le contraddizioni di questa 53esima edizione del Wef. La mancanza di una presa di posizione forte, inequivocabile, stride.

La Russia, oggi Paese assalitore, fino a ieri era uno degli ospiti più graditi e influenti del Wef, che cooperava attivamente con il Cremlino.

Se il Wef è il crogiolo del denaro, del potere economico e della globalizzazione, sarà interessante osservare come questo consesso reagirà a un contesto in cui crisi umanitarie, deglobalizzazione, messa in discussione del ‘turbo liberismo’ e pericolosa tendenza al populismo e ai nazionalismi mettono in discussione i vecchi paradigmi. Sarà curioso capire, in sostanza, come il Wef si rapporterà proprio con la ‘uncertainity’ che ha evocato.

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Achille Barni De Santis Sopra da sinistra, F. Zakaria, A. Duda, J. Stoltenberg, Freeland, Svyrydenko Haines, una

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Alla carica, con rinnovate energie

L’attuale situazione geopolitica ha reso drammaticamente evidente quello che per la Svizzera si qualifica come un ‘trilemma’ energetico: il prezzo politico della forte dipendenza energetica dall’estero; l’incertezza dell’approvvigionamento; la necessità di condizioni quadro che sostengano la transizione alle fonti alternative. Numero uno del settore, Axpo Group abbina produzione e trading, giocando d’attacco sulle rinnovabili.

Il rivoluzionario AlpinSolar, in funzione dallo scorso agosto, è il più grande impianto fotovoltaico alpino in Svizzera, sulla diga di Muttsee, in grado di generare 3,3 GWh di elettricità l’anno grazie alla particolare luminosità dell’ubicazione. Un progetto emblematico dell’innovatività, del know-how e della crescente focalizzazione sulle energie verdi di Axpo Group, che si profila come leader europeo delle rinnovabili.

Itagli russi alle forniture di gas non sono stati che l’ultima bufera della tempesta perfetta che imperversa sul settore energetico. Sin dall’anno precedente ci si confrontava con la forte riduzione della disponibilità delle centrali nucleari francesi, ostaggio delle procedure di manutenzione, e quelle tedesche in rapida dismissione. Inoltre già si assisteva all’aumento del prezzo del gas, provvisoriamente premiato come vettore alternativo per supportare la transizione energetica, che ancora non può affidarsi alle sole rinnovabili di solare ed eolico, tecnologicamente immature e troppo aleatorie per supportare i consumi in esponenziale crescita dell’industria e di una società sempre più elettrizzate. Il surriscaldamento climatico ha ulteriormente peggiorato il quadro con precipitazioni ai minimi storici e venti poco propizi. Il tutto, per giunta, proprio mentre produzione e servizi erano in ripartenza uscendo dalla crisi pandemica.

Le fluttuazioni sui mercati dell’energia sono state enormi. Ad agosto in Svizzera

si è registrato il picco con prezzi all’ingrosso per elettricità e gas venti volte superiori alla media dell’ultimo decennio. Se, a valle, i privati e le aziende hanno visto lievitare le bollette, a monte enorme è stata la pressione sui grandi fornitori di elettricità, costretti a reperire la liquidità necessaria per pagare i margini in vertiginosa ascesa sulle cauzioni dei contratti futuri.

A settembre il riflettori si sono accesi sulla notizia della linea di credito di 4 miliardi di franchi sollecitata da Axpo Group, prontamente sbloccata dal Governo federale intenzionato a scongiurare qualsiasi rischio potesse compromettere una delle tre imprese del settore dell’energia elettrica di rilevanza sistemica per la Svizzera, con Alpiq e Bkw. Finora non è stato però necessario scomodarla. «Merito della nostra strategia a tre pilastri, che si concentra sulle attività in Svizzera, sulle energie rinnovabili e su trading & origination, assicurando la diversificazione tra i vari settori di attività e i mercati geografici. Grazie alla forte attenzione

alla liquidità con una gestione attiva del capitale, Axpo è riuscita così a superare la tempesta senza ricorrere alla scialuppa di salvataggio che, ricordo, era stata richiesta a titolo puramente precauzionale e che faremo tutto il possibile per non utilizzare mai», sottolinea Martin Koller, Head of Strategy & Economics di Axpo Group. Sede principale a Baden, presente in 30 Paesi fra Europa, Stati Uniti e Asia, con quasi 6000 collaboratori, Axpo Group è il numero uno svizzero dell’energia e, in particolare, il leader assoluto nelle rinnovabili.

A fronte della situazione, si sono però intensificate le voci politiche che hanno richiamato all’ordine Axpo, sollecitandola a ridimensionare le sue attività di trading e a vendere invece a costo di produzione ai cantoni della Svizzera nord-orientale (Zurigo, Argovia, Sciaffusa, Glarona e Zugo, suoi proprietari insieme alle aziende elettriche di Zurigo, Argovia, San Gallo e Turgovia), quelli che nel 1914 diedero vita alla Nordostschweizer Kraftwerke, alle origini dell’odierno Axpo Group (dal

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economia / aziende

2001). Se da un lato l’azienda ricorda che soltanto quando si registra un consistente surplus di riserve l’energia prodotta o immagazzinata in Svizzera viene esportata - quindi mai durante l’inverno quando la Confederazione è un importatore nettoè ancor prima la stessa legge sulla concorrenza a impedirle di accordare condizioni di favore ai suoi proprietari. «Per giunta, sarebbe inutile in termini economici vendere a prezzo di costo durante le fasi di prezzo elevato e sottocosto in quelle di prezzo basso, come è avvenuto per metà dell’ultimo decennio. Nel lungo periodo, nessuna azienda sopravviverebbe a una simile strategia. Inoltre si tratterebbe di una distribuzione occulta di dividendi ai cantoni proprietari con utenze cantonali, a scapito di quelli che ne sono privi. Potrebbe avere invece senso proporre dei contratti di fornitura che durino più di un ciclo, ad esempio oltre 15-20 anni, che siamo in grado e disposti a offrire», dichiara Martin Koller.

Il caso di Axpo dimostra chiaramente come produzione e trading siano due componenti essenziali di un portafoglio bilanciato e diversificato. Un’azienda che produce elettricità deve infatti avere acquirenti per l’elettricità generata in ogni momento. Axpo deve dunque essere sempre in grado di vendere l’intera produzione delle sue oltre 100 centrali elettriche svizzere, nonché l’energia coperta da contratti di acquisto a lungo termine. Poiché ha solo un piccolo numero di clienti finali attraverso la sua affiliata, la lucernese Ckw, la maggior parte della produzione viene commercializzata sul mercato all’ingrosso.

«Il trading è indispensabile nel settore dell’energia perché, a differenza della maggior parte degli altri beni, domanda e offerta devono essere allineate secondo per secondo. Se dovessimo vendere l’elettricità sempre a prezzo di mercato, saremmo esposti a un elevato livello di rischio che, quando i prezzi scendono al di sotto del costo di generazione come è successo tra il 2015 e il 2019, si trasforma in perdita», illustra Martin Koller. Per questo motivo Axpo vende a termine, in media con 3 anni di anticipo, gran parte dell’elettricità prodotta, un approccio comune nel settore. Se fatto correttamente, i costi dei pagamenti di margine (le garanzie collaterali richieste per la contrattazione dei future per lo scambio di energia elettrica e di gas) sono inferiori alla ridu-

«Il trading è indispensabile nel settore dell’energia perché, a differenza della maggior parte degli altri beni, domanda e offerta devono essere allineate secondo per secondo. Se dovessimo vendere l’elettricità prodotta sempre a prezzo di mercato, saremmo esposti a un livello di rischio troppo elevato»

Martin Koller, Head of Strategy & Economics di Axpo Group

All’estero, focus su solare ed eolico Presenza internazionale di Axpo,

idroelettrici ■ Centrali nucleari ■

Il mix elettrico di Axpo in Svizzera Centrali elettriche Axpo in Svizzera, incluse partecipazioni e diritti di sottoscrizione Fonte:

Da 50 a 1.081 €/MWh, un picco senza precedenti Sviluppo del prezzo dell’elettricità, 2020-2022

zione del rischio. Nel 2022, il prezzo si è però moltiplicato più volte rispetto agli anni precedenti.

«Alla fine dell’estate, il prezzo all’ingrosso dell’elettricità per la consegna nel primo trimestre 2023, che nei 7 anni precedenti era in media di 50 euro/MWh, è più che raddoppiato in pochi giorni, passando da un valore già molto alto di 464 euro a circa 1.081. Axpo ha quindi dovuto garantire margini dell’ordine di

Quella abbattutasi sul settore energetico è una tempesta perfetta, che ha visto i tagli russi alle forniture sommarsi a un contesto già critico. Grazie a una strategia che combina attività in Svizzera, energie rinnovabili e trading & origination, assicurando la diversificazione tra settori di attività e i mercati geografici, Axpo è riuscita a non ricorrere alla linea di credito predisposta dalla Confederazione.

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Fonte: Axpo Group 1000 800 600 400 200 0 20Gen. 20Apr. 20Ago. 20Dic. 21Apr. 21Ago 21Dic. 22Apr. 22Ago. EUR/MWh Dic. 2021 Febbr. 2022 Ago. 2022 Prolungata siccità 50% centrali nucleari francesi in manutenzione Blocco Nordstream 1 Forte aumento prezzi combustibili fossili Linea credito 4 mld per Axpo Temperature miti Stoccaggio gas sopra la media Price cap gas Calo domanda per attesa recessione Ott. 2022 Sett. 2022
Axpo Group
Impianti
Biomassa,
truciolato, fotovoltaico ■ Parchi eolici
Fonte: Axpo Group USA Singapore ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ Baden
Europa, Usa, Asia

Una possibile soluzione per la neutralità climatica nel 2050 Periodo invernale, ottobre-marzo, TWh Scenario elaborato da Axpo per la Svizzera

miliardi. Per questo motivo, la vendita è stata sospesa per il 2025 e il 2026. In termini economici, ciò significa che abbiamo sostituito la riduzione del rischio della copertura con un maggiore rischio di prezzo di mercato o di controparte, se avessimo venduto direttamente, ad esempio, a un’azienda elettrica o industriale», illustra l’Head of Strategy & Economics di Axpo Group.

In un mondo sempre più caratterizzato da una produzione distribuita e decentralizzata, con l’apporto intermittente delle rinnovabili in aumento, le capacità di tra-

ding sono destinate ad assumere crescente importanza, soprattutto quando alcune regioni sono più adatte a determinate tecnologie. Risulta dunque poco sensato esortare Axpo, come non si è mancato di fare, a esternalizzare le attività di trading a un’unità autonoma da privatizzare.

Leader assoluto nella produzione di energia rinnovabile in Svizzera, l’azienda sta portando avanti su scala internazionale la sua ‘offensiva’ solare ed eolica. In particolare, sono previsti investimenti nell’ordine di 1,5 miliardi di franchi per potenziare il fotovoltaico in Svizzera da

La reazione allo shock dei prezzi

Le turbolenze sui mercati dell’energia si sono inevitabilmente riflesse negli scompensi dei risultati nell’ultimo anno fiscale di Axpo Group (01.10.202130.09.2022). In gran parte a causa dell’andamento dei prezzi dell’elettricità e del gas, il fatturato operativo è salito a 10,5 miliardi di franchi, in netto aumento rispetto ai 6,1 dell’anno precedente, con un’incidenza solo parziale dei maggiori costi per l’acquisto di energia. A fronte della necessità di compensare la contrazione della produzione propria di energia elettrica nucleare, idroelettrica e da fonti rinnovabili, l’utile operativo rettificato è stato significativamente inferiore (392 milioni Chf rispetto a 643), malgrado il contributo molto più elevato agli utili dell’area Trading & Sales e della vendita di parchi eolici e solari.

«Per aumentare la manovrabilità finanziaria, Axpo ha collocato due sustainability-linked bond da 500 milioni di franchi ciascuno e uno Schuldschein (uno strumento di debito non garantito di diritto tedesco) vincolato alla sostenibilità di 600 milioni di euro. A fine ottobre ha inoltre aumentato le linee di credito sindacate e impegnate con le banche per un totale di 6 miliardi di euro e ampliato le linee di credito bilaterali. Inoltre, a fine dicembre, abbiamo ulteriormente rafforzato e diversificato le fonti di finanziamento lanciando il primo programma di Negotiable European Commercial Paper della società, per 500 milioni di euro», commenta l’Head of Strategy & Economics di Axpo Group.

Anche nel contesto attuale, la strategia diversificata e tripartita (leadership sulla strada per un futuro energetico CO2-free in Svizzera, espansione nelle energie rinnovabili e crescita del business dei clienti internazionali e nel trading) ha dimostrato la sua validità, con le entrate dall’attività internazionale ad attenuare in misura considerevole le uscite dovute alla copertura della produzione svizzera.

Decarbonizzazione, decentralizzazione e digitalizzazione stanno trasformando radicalmente il mercato dell’energia. Oltre a essere il maggior produttore di energia idroelettrica in Svizzera, Axpo sta rapidamente portando avanti la sua ‘offensiva’ solare ed eolica in Europa e sta effettuando investimenti in idrogeno verde e batterie d’accumulo. Secondo lo scenario elaborato dal suo sistema Power Switcher, per rispondere agli obiettivi di transizione energetica, in Svizzera nel 2050 quasi il 50% del fabbisogno dovrebbe essere coperto dal solare.

0,2 a 1,2 GW entro il 2030. In Europa conta già più di 5.000 MW di capacità installata di energia rinnovabile e commercializza un portafoglio clienti per un totale di 19.700 MW di energia da fonti verdi. «Con le nostre due controllate, la tedesca Volkswind e la francese Urbasolar, sviluppiamo parchi eolici e fotovoltaici soprattutto in Germania e Francia, ma anche in altri Paesi europei. La crescita in queste aree è così forte che siamo costretti a venderne alcuni per finanziare lo sviluppo di altri. Grazie a questo knowhow, siamo anche in grado di realizzare impianti corrispondenti su larga scala in Svizzera, come NalpSolar, una centrale elettrica a terra da 10 MWh che, in attesa delle necessarie autorizzazioni, intendiamo costruire nei Grigioni, con un’ubicazione strategica al di sopra della linea di nebbia che permette di triplicare la produttività», spiega Martin Koller.

In molti casi, quando vende parchi eolici e solari, Axpo continua a intermediare i Ppa (Power Purchase Agreements), ossia contratti a lungo termine per la fornitura di energia proveniente da fonti rinnovabili con un accordo di natura privata che permette di definire tutti i termini commerciali per la vendita di energia tra le due parti, produttore e cliente. Il vantaggio è reciproco, con da un lato la soddisfazione delle esigenze di sostenibilità dell’acquirente, tipicamente la grande azienda, che riduce al contempo l’esposizione alla volatilità del prezzo dell’energia bloccandolo per un periodo lungo; dall’altro lato permette al produttore di svincolarsi dalla dipendenza dalle sovvenzioni. Un assist per transizione energetica, sicurezza dell’approvvigionamento e diversificazione delle fonti, tanto che oggi i Ppa sono ritenuti una delle aree di crescita

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Fonte: Axpo, Power Switcher
2020 2030 2040 2050 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 2025 2035 2045 ■ PV ■ Eolico ■ Idroel. ■ Biomassa ■ Idrogeno ■ Geotermia ■ Nucleare ■ Import Domanda Idroelettrico, fotovoltaico ed eolico si completano a vicenda Svizzera, 2017-18, % prod. annua elettricità Fonte: Axpo, Power Switcher ■ PV ■ Eolico ■ Idroelettrico Gennaio 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14% 16% FebbraioMarzoAprileMaggioGiugnoLuglioAgostoSettembreOttobreNovembreDicembreGennaioFebbraioMarzoAprileMaggioGiugnoLuglioAgostoSettembreOttobreNovembreDicembre 2017 2018

più promettenti del settore energetico. Apripista, Axpo mira a quadruplicare il volume di Ppa entro la fine del decennio.

Tuttavia è legittimo chiedersi se il processo di elettrificazione dei prossimi anni sia davvero sostenibile rinunciando alle fonti fossili e con molte centrali nucleari che, laddove non si sia votato per l’abbandono, dovranno comunque essere sostituite. Di pari passo con la crescita globale, la domanda di energia elettrica da qui al 2050 potrà aumentare del 50% o più a seconda dei Paesi. «E questo non su una media annuale o semestrale, come alcuni calcolano semplicisticamente, ma per ciascuna delle 8.760 ore dell’anno. Inoltre, il fabbisogno di materiali e terreni per l’eolico e il fotovoltaico è enorme a causa della loro bassa densità energetica. Tantomeno va sottovalutata la questione dell’accettazione sociale: molte persone sono favorevoli alla loro espansione, purché non ne subiscano gli effetti. È il cosiddetto sentimento nimby, not in my back yard», osserva Martin Koller.

Non appena Beznau sarà dismessa, o al più tardi quando le altre due grandi centrali nucleari di Gösgen e Leibstadt cesseranno la loro attività, se non sarà più possibile emettere CO2, la Svizzera si ritroverà con centrali a gas che utilizzano idrogeno verde o un gas di sintesi che deve essere prodotto da qualche parte nel mondo. D’altronde per eventuali nuove centrali nucleari - cui non è escluso pensare dopo la velata apertura del neoeletto Albert Rösti al Datec - occorre tener conto del tempo necessario per pianificazione, approvazione e costruzione.

Attiva nel settore mid e downstream del gas naturale e Gnl, Axpo è l’unica azienda energetica in Svizzera in grado di fornire le competenze necessarie di trasporto, stoccaggio e commercio, sia all’interno che all’esterno del Paese. Per questo motivo ha sostenuto la Task Force svizzera del gas, istituita dall’Ufficio federale dell’energia. «Il gas sarà necessario ancora per decenni, fino a quando non entreranno in funzione nuove tecnologie. L’Europa ne ha ancora bisogno per il riscaldamento, come materia prima industriale, per sostituire le capacità nucleari perse e, in futuro, per ridurre l’uso del carbone. A livello globale, può contribuire a ridurre le emissioni sostituendo carbone e petrolio, insieme a maggiori investimenti nelle rinnovabili» osserva Martin Koller, scettico però sull’introduzione del tetto

Svizzera, una posizione nevralgica

Con le sue 41 linee transfrontaliere ad alta tensione, la rete elettrica elvetica è uno snodo centrale del sistema europeo, dal quale a sua volta dipende per scambiare energia. Nel 2022, la Svizzera ha importato 32,7 TWh, esportato 28,8 TWh e fatto transitare 23,1 TWh. Tuttavia lo stallo sull’accordo quadro, al quale è subordinata l’intesa settoriale, complica la cooperazione tra i gestori di rete aumentando il rischio di flussi di energia non pianificati che ne compromettano la stabilità.

Ulteriori problemi potrebbero emergere con l’entrata in vigore dal 2025 del Clean Energy Package dell’Ue, e in particolare della “regola del 70%”, secondo cui gli Stati membri dal 2025 dovranno destinare almeno il 70% della capacità dei loro elementi di rete disponibili allo scambio commerciale interno. «Ad oggi, non è chiaro quanto rigidamente questa clausola sarà applicata e cosa implicherà per i Paesi terzi. In casi estremi, le capacità di importazione verso la Svizzera potrebbero essere ridotte in modo massiccio e in caso di guasto simultaneo di altre infrastrutture di produzione - problemi tecnici, scarsa disponibilità d’acqua, eccetera - le forniture in Svizzera potrebbero essere compromesse», prevede Martin Koller. Un accordo sull’elettricità sarebbe benvenuto, ma da solo non garantirebbe la sicurezza dell’approvvigionamento. «La Svizzera dovrà comunque sviluppare ulteriormente la propria infrastruttura energetica. In una situazione di crisi estrema, nessun Paese esporterebbe elettricità in Svizzera solo perché esiste un accordo. Inoltre difficilmente un accordo sopravvivrebbe a un referendum nazionale, date le questioni istituzionali ancora irrisolte, ovvero la giurisdizione arbitrale di un tribunale dell’Ue e la prevista adozione automatica della legge da parte della Svizzera», sottolinea l’Head of Strategy & Economics di Axpo Group. Nel frattempo, Swissgrid sta cercando almeno di siglare accordi tecnici bilaterali con altri gestori di reti europei. A fine 2021, ha trovato un’intesa con la regione di calcolo Italy North, che comprende Italia, Austria, Slovenia e Francia.

massimo che avrà il pericoloso effetto di distorcere le condizioni di mercato.

Probabilmente nei prossimi decenni molte delle concessioni ad Axpo per la gestione delle centrali idroelettriche torneranno a cantoni e comuni d’appartenenza. Inoltre, il Gruppo gradualmente smantellerà alcune sue centrali nucleari. È evidente che a compensare queste dismissioni non potranno bastare gli investimenti sul suolo nazionale in impianti fotovoltaici ed eolici, peraltro frenati da una politica troppo timida nel concedere autorizzazioni e riconoscere adeguati incentivi, come invece esigerebbero gli ambiziosi traguardi climatici che richiedono una produzione aggiuntiva da rinnovabili di 50 TWh entro il 2050. Svilupparsi sui mercati esteri, dove puntare agli investimenti legati a un futuro energetico sostenibile, è dunque d’obbligo per Axpo. Sem-

pre con l’intenzione di applicare poi in Svizzera il know-how maturato. Data la loro importanza per il futuro dell’approvvigionamento energetico, Axpo Group sta investendo da tempo sia nella produzione di idrogeno che nelle batterie di accumulo dell’energia, con diversi progetti in sviluppo sia in Svizzera che all’estero. Il sostegno ad aziende innovative impegnate nella decarbonizzazione e la digitalizzazione delle proprie attività completano il quadro. Nella consapevolezza che la transizione energetica non riguarda tanto le singole tecnologie, quanto un portafoglio di soluzioni adatte a garantire la produzione di energia più economica, affidabile e rispettosa dell’ambiente. Dimostrando che di necessità si può far virtù. Per portare nuove energie.

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Scambi
In TWh, 2022 Fonte: Swissgrid Germania Austria Francia 18,2 2,8 1,0 20,3 5,0 1,2 8,4 4,5 ■ 380 kV ■ 220 kV Italia
con il sistema elettrico europeo

Il valore della responsabilità

In un mondo definito Vuca - volatile, incerto, complesso, ambiguo - l’integrazione di principi etici nelle decisioni manageriali diventa un presupposto funzionale per ogni organizzazione, sollecitando un approccio umanistico e sostenibile da parte di una leadership che, oltre a conoscere molto bene il proprio business, sappia moltiplicare il proprio impatto positivo.

Settantamila anni fa circa, la rivoluzione cognitiva ha permesso al Sapiens di superare i cacciatori-raccoglitori Neanderthal, accedendo a un uso del linguaggio narrativo che ha consentito di sviluppare credenze, storie e costrutti intellettuali che ne hanno favorito le capacità sociali e organizzative. A seguire, 12mila anni fa, la rivoluzione agricola, 500 anni fa quella scientifica e 200 l’industriale. Se lo storico israeliano Yuval Noah Harari scandisce in queste tre svolte epocali il percorso compiuto dall’umanità, ci si può chiedere se oggi non se ne stia delineando una quarta. Quella etica. Esortata dai palesi allarmi climatici, dopo essersi fatta strada nelle agende politiche e aver trovato una prima forma in obiettivi e metriche di sostenibilità che hanno visto la responsabilità sociale e ambientale affiancarsi alle logiche di mercato, sta sempre

più assumendo un peso strategico nell’orientamento dei processi decisionali. Crisi dopo crisi, a culminare con la pandemia e quella energetica, l’attualità ha ricordato come anche in un tempo e uno spazio smaterializzati dal digitale, un’organizzazione, che sia un’azienda privata o un ente pubblico, non è mai un’astrazione isolata ma un insieme di persone, a propria volta parte integrante di una rete di portatori di interesse e di un territorio con il suo tessuto sociale. Una consapevolezza che dovrebbe sollecitare all’assunzione attiva delle proprie responsabilità, nell’ottica di creare benessere per l’intero ecosistema.

«Quello del management responsabile è un concetto molto più ampio della Csr, che piuttosto è la parte operativa della business ethics, dunque uno strumento che permette di prendere in rassegna certi elementi che devono essere monitorati per vedere in che modo l’organizzazione

Come insieme di persone, a sua volta parte integrante di una rete di portatori di interesse e di un territorio con il suo tessuto sociale, ogni azienda dovrebbe sentirsi chiamata all’assunzione attiva delle proprie responsabilità, nell’ottica di creare benessere per l’intero ecosistema.

o un manager prendono le proprie decisioni, valutare la loro consapevolezza, collocarsi rispetto al livello raggiunto e capire come creare una cultura aziendale autenticamente responsabile, che integri considerazioni etiche nei processi decisionali, cercando di allineare l’output delle azioni intraprese ai valori di fondo», spiega Ivan Ureta, responsabile della Formazione continua del Dipartimento Economia aziendale, sanità e sociale (Deass)

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economia / formazione

della Supsi, che proprio sotto la sua guida, tre anni, fa ha intrapreso un processo di revisione dei corsi dell’area economica, orientandosi a un approccio umanistico, etico e sostenibile.

«Nel nostro mondo - mi riferisco a quello occidentale e non ai Paesi emergenti, di cui mi sono anche occupato ma dove il discorso coinvolge ulteriori aspetti - è ormai il cliente stesso, sempre più informato e sensibile a tematiche di cui prima era all’oscuro, a fare indirettamente pressione affinché si abbraccino nuovi modelli, analogamente al potere esercitato dalle nuove leve professionali che non hanno paura a sprigionare anche valori molto diversi dal buono stipendio e dal posto fisso che rincorrevano i baby boomer. Per chi porta avanti un modo di fare impresa ancorato a vecchie logiche dirigenziali e di mero profitto diventa pertanto difficile attrarre giovani talenti. Naturalmente non si tratta di demonizzare il capitale, che è anzi essenziale per sostenere ogni buona iniziativa. Determinante è però come lo si fa e come si utilizza», osserva Ivan Ureta.

A lungo, a livello formativo, è stato reiterato il modello messo a punto con la creazione delle prime business school, nate tra gli anni Cinquanta e Sessanta, per soddisfare le esigenze formative delle aziende che quelle scuole le finanziavano chiedendo che sfornassero un determinato tipo di manager, orientati alla massimizzazione del profitto tout court. I primi docenti che fin dagli inizi dell’executive education europea hanno cercato di far passare i temi del responsible management per decenni si sono pertanto scontrati con la dirigenza stessa delle loro scuole, ancor prima che con quella delle aziende dall’altra parte del tavolo.

«Oggi, invece, messi all’angolo da uno scenario internazionale particolarmente critico, incapaci di prevedere cosa accadrà in un mondo che definiamo Vuca - volatile, incerto, complesso, ambiguo - emerge con forza il bisogno di trovare dei punti di riferimento che giustifichino il modo in cui si agisce. Anche i più conservatori sono costretti a uscire dalla propria zona di confort. Stiamo vivendo un momento inedito per la costruzione di una narrativa condivisa tra società civile, governi, scuole e aziende», commenta Ivan Ureta.

Anche da parte delle imprese del territorio della Svizzera italiana si raccoglie un crescente interesse per pratiche ispi-

«Messi all’angolo da uno scenario internazionale particolarmente critico e incerto, emerge con forza il bisogno di trovare punti di riferimento che giustifichino il modo in cui si agisce. Stiamo vivendo un momento inedito per la costruzione di una narrativa condivisa tra società, governi, scuole e aziende»

Ivan Ureta, responsabile Formazione Continua Deass Supsi

Un nuovo paradigma formativo

Introdurre in corsi di economia aziendale concetti come etica, responsabilità, fiducia o compassione è una scelta forte e radicalmente innovativa per un’istituzione universitaria che, in ultima analisi, è chiamata a trovare un pubblico per i suoi prodotti formativi. Una sfida che l’area Formazione continua del Deass della Supsi ha colto tre anni fa, allineando la propria identità d’area ai valori dell’etica aziendale, della gestione responsabile, della sostenibilità e di un approccio umanistico in cui individua i principi per contribuire allo sviluppo del tessuto economico regionale in un contesto globale in costante evoluzione. «Abbiamo avviato un lavoro di rivisitazione con tutta la faculty dopo aver colto l’entusiasmo per il progetto, non limitandoci a proporre singoli corsi dedicati al responsible management o alla business ethics, ma facendone una visione sottesa a ogni disciplina di insegnamento. Banco di prova è stata una proposta classica e affermata come l’Emba, dove oltre a ripensare i vari moduli abbiamo creato l’Executive Development Program, coadiuvato da un team multidisciplinare di esperti che accompagna gli studenti durante tutto il loro percorso, aiutandoli a dischiudere il proprio potenziale. Un’opportunità molto apprezzata», sottolinea Ivan Ureta, che ha coordinato il lavoro, in costante dialogo con altre università svizzere e rinomate business school internazionali. A seguire sono stati rivisitati anche il Mas in Human Capital Management, così come i programmi di breve durata e quelli creati in cooperazione con le aziende.

«L’obiettivo è offrire spunti e strumenti di riflessione che spingano gli executive che frequentano questi programmi a interrogarsi sulla loro identità professionale e il modo in cui si manifesta nelle loro scelte quotidiane. Da un paradigma formativo incentrato sul sapere e sul saper fare, si sposta l’accento sul senso di quello che si fa», chiarisce Ivan Ureta. Proprio la Supsi è stata fautrice lo scorso dicembre dell’attivazione dello Swiss Business Ethics Network, il capitolo svizzero dello European Business Ethics Network (Eben), una rete impegnata da oltre trent’anni nella sensibilizzazione sulle buone pratiche in ambito organizzativo e aziendale, che conta oggi altre 17 sezioni nazionali. «Come istituzione che ha una responsabilità nei confronti del tessuto aziendale e sociale nel quale è inserita, la Supsi vuole giocare un ruolo importante da questo punto di vista, in linea con i nostri orientamenti strategici di fondo e l’impegno di attuazione dei principi della sostenibilità nelle sue molteplici dimensioni, dimostrando coerenza fra i nostri valori e quello che facciamo», conclude Ivan Ureta.

In linea con questa nuova visione, da gennaio 2022 il Deass è inoltre membro della rete globale che fa capo all’iniziativa delle Nazioni Unite “Principles for Responsible Management Education” (Prme), il cui scopo è promuovere l’impegno delle scuole di management nel formare una futura classe dirigente dotata delle competenze necessarie per lo sviluppo sostenibile.

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«Oggi stiamo assistendo a una nuova fase con il marketing Human To Human che guarda sia al cliente finale sia all’azienda come a individui con valori e alla ricerca di valori. Viene quindi messa al centro la dimensione umana e relazionale»

Bologna Business School

Marketing Human to Human

Anche per il marketing è tempo di tornare alla persona. Un’esigenza che non è in contrasto con l’epoca del digitale, anzi. Storicamente il marketing ha conosciuto un’evoluzione che lo ha portato dalla promozione di prodotti di consumo a svilupparsi, oltre che nel retail, nell’ambito dei beni industriali e in quello dei servizi, sono successivamente emerse forme ibride di B2B e B2C. Analisi e strategie di marketing hanno quindi cominciato a chinarsi sulle motivazioni psicosociali delle scelte, con politiche di branding anche per i beni industriali. «Oggi stiamo assistendo una nuova fase con il marketing Human to Human che guarda sia al cliente finale che all’azienda come a individui con valori e alla ricerca di valori. Viene quindi messa al centro la dimensione umana e relazionale», spiega Fabio Ancarani, Professore Ordinario di Marketing all’Università di Bologna e Associate Dean della Bologna Business School. Un’evoluzione che giunge nel momento storico in cui la pandemia e l’odierna crisi fanno riemergere la centralità dell’individuo. «Il marketing H2H non è però antitecnologico, al contrario si assiste a una maggiore integrazione fra fisico e digitale, che insieme alla logica di servizio e al design thinking è a fondamento di un approccio Human to Human. La tecnologia è destinata a supportare le relazioni umane, con la raccolta di dati che permettano di definire meglio il soggetto, customizzare prodotti, servizi e fidelizzare, anche attraverso interfacce personalizzate. Dunque un approccio empatico, incrementale e simpatetico con il cliente che non ha più la sensazione di essere un numero», spiega Fabio Ancarani che ha recentemente curato l’edizione italiana del volume H2H Marketing. Human to Human Marketing di Philip Kotler, massimo guru globale del marketing. Sempre più viene proposto un mix inestricabile fra prodotto e servizi che, con esperienze o soluzioni, diventano la parte differenziante fra prodotti altrimenti di per sé piuttosto simili. Si potrebbe pensare che però solo una grande azienda possa permettersi un tale investimento. «Ma in realtà si tratta di una mentalità che tante Pmi hanno geneticamente, fa parte della filosofia dell’imprenditore e del piccolo gruppo che gli sta attorno. La si ritrova anche nelle aziende terziste, con processi di co-design, co-progettazione e customizzazione dei servizi sempre più curvati sulle esigenze del cliente», precisa il professore, attivo come docente di marketing anche in diverse proposte di formazione continua della Supsi. Un discorso che riconduce alla dimensione etica, laddove l’H2H argina il rischio di deriva che il marketing correva, scavallato dalle evoluzioni di It e digitalizzazione. «In relazione alle istanze di responsabilità sociale e sostenibilità, il marketing umanistico acquisisce una funzione aziendale guida: interagire correttamente e in modo soddisfacente con i diversi stakeholder è infatti nel Dna della disciplina. Ecco che il marketing per il valore diventa sempre più un marketing dei valori, capace di innescare un circolo virtuoso fra employee e customer satisfaction, shareholder value e stakeholder value», conclude Fabio Ancarani.

Il nuovo modello del marketing Human To Human

Una logica improntata sui servizi, una metodologia ispirata al design thinking e un uso intelligente e sensibile delle opportunità del digitale sono i tre pilastri del nuovo paradigma del marketing, incentrato sulla persona e i suoi valori.

rate al management responsabile e per le proposte formative che rispondono a questa visione. Non solo da parte dei settori più votati per la loro natura a prendere in considerazione questi aspetti, come potrebbero esserlo la sanità, il sociale, la cultura e l’istruzione.

«Sembra che spesso sia più difficile attuare certe politiche nel contesto industriale, ma nella nostra realtà, pur legata a un ambito critico come quello chimico-farmaceutico, l’approccio umanistico e la sensibilità a questi temi sono presenti sin dalle origini, ormai quasi quarant’anni fa, quando non si parlava ancora di sostenibilità o gestione responsabile», sottolinea Annalisa Matta Ghielmetti, Director of Human Resources di Has Healthcare Advanced Synthesis (Has). Con sede a Biasca, l’azienda è da anni tra i leader a livello internazionale nello sviluppo e produzione di principi attivi farmaceutici, principi attivi farmaceutici ad alta attività e composti anticancro per aziende farmaceutiche e biotecnologiche. «Il paziente è al centro del nostro mondo e richiede di ‘prendersi cura’ di ciò che facciamo, richiamando valori importanti e profondi, fortemente voluti dalla proprietà e declinati a cascata negli anni. Dedicarsi a sviluppare e mantenere un approccio sostenibile e umanistico, con attenzione e sensibilità alla gestione responsabile delle persone e, più in generale, di tutte

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H2H Marketing Digitalizzazione Logica orientata ai servizi Design Thinking Mentalità Management Processo
Fonte: Philip Kotler, H2H Marketing. Human-to-human marketing, 2021 Padova, Piccin
Chi viene da noi resta da noi. Di solito, per sempre. Wealth Management Materiale di marketing Il vostro patrimonio, i vostri obiettivi, la nostra competenza. Vi aspettiamo nelle nostre sedi di Lugano e di Locarno. vontobel.com/wealthmanagement La presente pubblicazione rientra nella classificazione di materiale di marketing ai sensi dell’art. 68 LSerFi svizzera e svolge una funzione esclusivamente informativa.

le tematiche che ruotano intorno ad essa, significa creare una catena di valore autentica e spontanea che si autoalimenta, a tutti i livelli e in tutti gli ambiti», afferma la Hr Director di Has.

Il collaboratore entra così a far parte della “Comunità azienda”, che a propria volta si inserisce nella “Comunità territorio” con cui interagisce, da cui riceve servizi e a cui ne restituisce, a partire dagli impieghi diretti e indiretti generati. «Le persone lavorano al loro meglio quando lo scambio si basa su fiducia, rispetto, integrità, voglia di far bene e riconoscimento della professionalità. Si creano sinergie, gli obiettivi sono o diventano spesso comuni, la produttività aumenta. E anche quando ci sono dei problemi, si risolvono insieme perché chi si sente ascoltato è disposto anche a esporsi», illustra Annalisa Matta Ghielmetti.

Chiave di volta per tradurre in strategia aziendale la spinta etica è poter contare

«Sviluppare e mantenere un approccio sostenibile e umanistico, con attenzione e sensibilità alla gestione responsabile delle persone e di tutte le tematiche che ruotano intorno a essa, significa creare una catena di valore autentica, che si autoalimenta, a tutti i livelli e in tutti gli ambiti»

scrivano gli stessi valori e criteri. Partendo da un piano di welfare aziendale allo stato dell’arte per condizioni di impiego e previdenziali, benefit e worklife balance, contribuendo a offrire un ambiente di lavoro positivo e collaborativo, in cui i membri del team possano crescere e realizzarsi come individui. «L’importante è che ci sia linearità e regolarità nelle diverse iniziative che si sviluppano, piccoli passi concreti, come può esserlo stato, ultimo in ordine di tempo per noi, l’attivazione di un nuovo servizio mensa, più salutare e aderente alle richieste dei collaboratori e ai nostri principi si sostenibilità. Se si accompagna l’introduzione di queste novità con un buon piano di comunicazione e condivisione, creando il giusto coinvolgimento già in fase di progettazione, anche i possibili piccoli ostacoli di attuazione si superano. Probabilmente in alcuni casi specifici, la modifica di alcune condizioni quadro legali e normative potrebbe aiutare l’implementazione di alcune misure, penso per esempio al vincolo per i lavoratori frontalieri sul lavoro da remoto», conclude Annalisa Matta Ghielmetti.

su una leadership umanistica consapevole, che per prima dia l’esempio, in grado di ‘ascoltare’ e agire con coraggio, gentilezza, autenticità e competenza, non solo tecnica. «Una dirigenza che abbia una visione ampia, che oltre a conoscere bene il business dell’azienda e le sue logiche di governance, comprenda l’importanza della persona come risorsa fondamentale del complesso sistema azienda e desideri autenticamente ‘lavorare bene con gli altri’, attraverso la promozione e la crescita, con il coinvolgimento fattivo e autentico degli stakeholder e l’integrazione di principi di valutazioni etiche nelle decisioni manageriali. È tramontato il tempo del battitore libero, del leader autoritario, tecnicamente ineccepibile, sempre in prima linea: oggi il successo nei progetti aziendali arriva nella misura in cui con una buona dose umanità e umiltà si affrontano le sfide tutti insieme, affidandosi agli altri, condividendo vittorie e difficoltà», spiega l’Hr Director di Has. La global value proposition dell’azienda prevede molteplici ambiti di azione, dalla sostenibilità ambientale, alla scelta di partner che sotto-

Un caso concreto, quello di Has Healthcare Advanced Synthesis, che conferma come, quando si parla di responsabilità, sia capzioso sostenere che tra il dire e il fare ci sia di mezzo il mare. La convergenza fra principi dichiarati e gestione aziendale deve essere univoca. Una mentalità che si traduca in un modus operandi che guidi tutte le reazioni e le scelte. «La coerenza è fondamentale: inutile cercare scuse, i nobili principi sono quelli che si applicano e non soltanto quelli che si dichiarano a parole, altrimenti non è che propaganda. Teoria e pratica sono indissociabili: il modo in cui agisci è una rappresentazione materiale della filosofia valoriale a cui ti richiami, sottostante a ogni decisione», conclude Ivan Ureta. È forse proprio questa quella quarta rivoluzione che, ben più del digitale, mero per quanto potente strumento, può portare a un salto di paradigma e permettere di lasciarsi alle spalle una cultura della sfiducia che non può che generare opportunismo, laddove responsabilità, integrità e coinvolgimento sono il propulsore più potente di una crescita solida e organica. Tornando a metter al centro la persona, per restituire senso e misura in un’epoca di grandi incertezze e incongruenze.

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La sede di HAS Healthcare Advanced Synthesis, a Biasca.
DRAFT © 2022 Medacta International SA. All rights reserved. | ref: 99.99.5ADV rev. 07-Ticino Management

Strategie per fare squadra

Creato negli anni Novanta, colmava una lacuna formativa in ambito sportivo, in Ticino.

Da allora, annualmente, il Corso in management delle organizzazioni sportive forma dirigenti, incrementandone la qualità gestionale, a beneficio di atleti e associazioni. E dello sport, con le sue ricadute economiche collaterali.

promozione delle giovani leve. Dal 2018 tale promozione è stata ulteriormente rafforzata. D’altra parte, non si può prescindere dal considerare la transizione e la trasformazione che da sempre accompagnano l’evoluzione dello sport, con la conseguente necessità di adeguarne tutti gli aspetti.

«I cambiamenti indotti dal rinnovamento degli stili di vita, dalle logiche economiche e dai mutamenti intervenuti nella gestione sociale e politica si sono tradotti in un modo nuovo di vivere e gestire lo sport, non solo per lo sportivo ma anche - e in qualche modo, ancor di più - per le società e i dirigenti che si occupano di sport», esordisce Fabio Corti, Ceo di Sri Management Consulting, con sede a Chiasso, che dal 1997 organizza annualmente un Corso di management delle organizzazioni sportive (Mos). Del Corso Fabio Corti è anche direttore.

«La scelta di proporre un corso in management delle organizzazioni sportive prende le mosse dalla conoscenza del mondo sportivo e dalla constatazione di una lacuna formativa in tale ambito, con riferimento al territorio ticinese. Sulla base di queste considerazioni, dal 1994 abbiamo promosso un seminario formativo sviluppato su una singola giornata.

Lo sport in Svizzera gioca un ruolo centrale. Tanto è vero, che la Confederazione negli ultimi due anni lo ha sostenuto con diversi pacchetti di aiuti finanziari.

L’Ufficio federale dello sport sostiene le federazioni e le società sportive con fondi destinati, per la maggior parte, all’organizzazione mantello Swiss Olympic, che gestisce e coordina i vari settori della

La crescente complessità della gestione di società sportive, rende quest’ultima sempre più simile a quella di un’impresa. Soprattutto nel caso dei club d’élite. Delle competenze di management specifiche si rendono imprescindibili.

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economia / formazione

Nel 1997, c’erano le premesse giuste per lanciare un corso articolato su più giornate», nota Corti.

Dotato della certificazione EduQua e patrocinato dal Decs (Dipartimento Educazione, Cultura e Sport del Canton Ticino), il corso di management di organizzazioni sportive, supportato da Banca Stato, «ha l’obiettivo di incrementare la qualità gestionale all’interno delle società e delle organizzazioni sportive, fornendo ai manager, attuali o futuri, strumenti e meccanismi efficaci da implementare all’interno delle rispettive realtà sportive», precisa Fabio Corti, che aggiunge: «Il corso è quindi rivolto a tutti coloro che operano o intendono operare, a livello dirigenziale, in aziende, associazioni, organizzazioni non profit di tipo sportivo. Affinché possano, oltre che dotarsi di competenze gestionali al passo con i tempi, comprendere le dinamiche del mondo sportivo anche attraverso il confronto con gli altri partecipanti al corso e la condivisione delle diverse esperienze maturate nelle rispettive realtà». Tra i destinatari si annoverano presidenti e membri di comitato di associazioni sportive; sportivi; studenti di scuole superiori con orientamento sportivo; neolaureati interessati ad approfondire temi di management dello sport; persone

«I cambiamenti indotti dal rinnovamento degli stili di vita, dalle logiche economiche e dai mutamenti intervenuti nella gestione sociale e politica si sono tradotti in un modo nuovo di vivere e gestire lo sport, non solo per lo sportivo ma anche - e in qualche modo, ancor di più - per le società e i dirigenti che si occupano di sport»

Fabio Corti, Direttore del Corso di Management di Organizzazioni sportive (Mos) e Ceo di Sri Management Consulting

attive in ambito commerciale nel settore sportivo; dipendenti pubblici operanti in ambito sportivo (ad esempio, nel contesto del dicastero sport di un municipio) e responsabili marketing, comunicazione e/o sponsoring operanti in realtà aventi interessi in ambito sportivo. Il superamento dell’esame dà diritto al diploma di ‘Management di organizzazioni sportive’ (livello base) rilasciato da Sri Management Consulting e patrocinato dal Dipartimento Educazione, Cultura e Sport del Canton Ticino. È possibile prendere parte anche a singole giornate, ottenendo un attestato di partecipazione alla lezione seguita. Tutti i partecipanti saranno in grado, tra l’altro, di creare un’importante rete di relazioni in ambito dirigenziale sportivo.

Il corpo insegnante è composto da docenti universitari e da esperti del settore sportivo. Mentre si registrano le ultime adesioni, si organizza il gruppo di partecipanti al Corso in management delle organizzazioni sportive che prenderà il via il prossimo 11 marzo. È strutturato in sette incontri, che prevedono sia momenti teorici sia casi pratici ed esercitazioni legate al mondo sportivo. Nei primi due incontri del Corso, tenuti da Giorgio Fiorentini, dell’Università Bocconi di Milano, si affronteranno i temi ‘Principi di management’

e, due settimane più tardi, ‘Organizzazione dell’associazione e gestione delle risorse umane’. La terza giornata sarà invece dedicata al tema ‘Programmazione e gestione finanziaria’, sotto la guida di Paola Cella, della Sda Bocconi. ‘Struttura e dimensione dello sport in Svizzera, finanziamento pubblico, normative e bilancio’ è il tema della quarta giornata: si esprimeranno Claudio Moro, di Fiduciaria Mega, Fabio Corti, di Sri Management Consulting, Alessandro Lava, Capo Ufficio dello sport Repubblica e Cantone Ticino e Marika Zola, di Sport-Toto. Incentrata su ‘Il marketing delle associazioni sportive’, la quinta giornata, il 14 maggio sarà condotta da Fabio Corti e Michele Terraneo, di Sri Management Consulting. Il programma della sesta giornata, il 13 maggio, si focalizzerà invece su ‘La sponsorizzazione ed i grandi eventi’, in un percorso delineato da Francesco Manfredi, di Lum School of Management. Francesco Manfredi curerà anche la settimana giornata, l’ultima del corso, prevista per il 3 giugno e dedicata a ‘La comunicazione esterna’. La gestione delle società sportive spesso fa leva sul volontariato. Tuttavia la crescente complessità la rende sempre più simile a quella di un’impresa. Soprattutto nel caso dei club d’élite (e in Ticino sono tanti), delle competenze di management specifiche si rendono imprescindibili per garantire il successo - o talvolta la sopravvivenza - delle organizzazioni sportive. Il Mos parte da questa consapevolezza per fornire strumenti adeguati e moderni.

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Piattaforme per lo sport

Per raggiungere prestazioni straordinarie gli atleti hanno bisogno del contesto adatto, che va anche oltre il solo sport, come un’amministrazione efficiente. Spesso sottovalutata, anche le associazioni sportive devono interfacciarsi con il sistema bancario, non senza difficoltà.

L’élite svizzera degli sport invernali è sempre in pista: allenamenti sui ghiacciai, gare alpine oltreoceano, competizioni di sci di fondo e biathlon nell’estremo nord e competizioni di salto con gli sci nei Carpazi. Affinché gli atleti e le atlete, durante la stressante stagione invernale, possano portare a casa coppe e medaglie, è necessario che non solo le prestazioni individuali, ma anche il contesto siano adeguati.

Dietro le quinte Swiss-Ski fa in modo che le stelle dello sci possano brillare sulla pista. La federazione prenota e paga voli e hotel. Presso le sedi di gara organizza la quotidianità dei team. Assume personale addetto ai servizi che si occupa del materiale e responsabili che affiancano gli atleti. Le relative fatture e i salari dovuti passano dal reparto finanziario della federazione.

Un login per 30 conti. Claudia Lämmli, responsabile del settore Finanze presso la federazione sciistica con sede a Muri (Berna), ha il compito di verificare che i conti tornino. Insieme al suo team fa in modo che il traffico dei pagamenti di Swiss-Ski funzioni senza intoppi. In passato questo compito era molto complesso: Swiss-Ski, infatti, comprende numerose società sotto un unico tetto e ha quindi circa 30 conti presso diverse Banche Raiffeisen.

Per molto tempo, per effettuare le transazioni è stato necessario attuare una procedura complicata. Ogni collaboratore aveva per ogni società un proprio contratto di e-banking. «Per effettuare pagamenti e verificare accrediti e saldi, dovevamo effettuare il login ogni volta individualmente attraverso accessi separati», illustra Lämmli.

Organizzazione mantello degli sport invernali nazionali, Swiss-Ski sostiene circa 300 atleti di punta, facendo in modo che possano competere al meglio delle loro potenzialità, portando a casa coppe e medaglie.

La complessa procedura si ripeteva più volte per ogni singola registrazione; per motivi di sicurezza, infatti, presso SwissSki una persona registra un pagamento e un’altra, successivamente, lo autorizza. Con il vecchio sistema si impiegava molto tempo. Grazie alla piattaforma bancaria Pmi eServices, ora tutti i pagamenti registrati sono visualizzabili in un solo sistema: è sufficiente effettuare un login per avere la panoramica di tutte le transazioni. La digitalizzazione semplifica molte procedure.

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finanza /analisi
©Swiss Ski

Per Swiss-Ski la digitalizzazione non è un fattore importante solo nel settore amministrativo ma un elemento centrale per il successo della federazione anche dal punto di vista sportivo. Il team svizzero di sci alpino è in testa alla classifica delle nazioni, davanti all’Austria e alla Norvegia. Affinché Swiss-Ski possa continuare a essere il migliore team del mondo, le prestazioni durante gli allenamenti e le gare vengono registrate in modo digitale. I dati vengono valutati e i risultati confluiscono nella preparazione degli atleti prima delle gare. Così, sulla neve, possono trarne dei vantaggi decisivi. Mostrare nuovi orizzonti per migliorare. Anche la Banca Raiffeisen della federazione sciistica ha voluto offrire un vantaggio, presentando Pmi eServices. Con successo, perché per il Presidente di Swiss-Ski Urs Lehmann si tratta di un logico, ulteriore sviluppo della strategia della federazione: «Nell’interesse degli atleti investiamo costantemente nella digitalizzazione per poter agire in modo ancora più professionale. Il traffico dei pagamenti è un pezzo importante del puzzle». Da metà 2022 Swiss-Ski utilizza Raiffeisen Pmi eServices.

Daniel Schüpbach, Specialista in traffico dei pagamenti e cash management presso Raiffeisen Svizzera, ha accompagnato il processo di introduzione del sistema. E non ha dubbi: «La dashboard personalizzabile e la navigazione ben strutturata della piattaforma sono molto apprezzate». E Lämmli aggiunge: «La piattaforma è estremamente chiara e semplice da utilizzare». Raiffeisen sembra dunque aver sviluppato una soluzione per un problema che tocca molte Pmi. Gare di sci in Ticino. La mancanza di neve a seguito del riscaldamento climatico preoccupa Swiss-Ski: in questa stagione, infatti, è già stato necessario annullare diverse gare. Per impegnarsi a favore di un futuro sostenibile degli sport invernali, Swiss-Ski, insieme al suo Partner Bkw, nel maggio 2022 ha fondato l’associazione Snowstainability.

Questa sostiene a livello finanziario e specialistico progetti volti alla sostenibilità negli sport invernali. Se, ad esempio, occorre rendere più efficienti le infrastrutture di un comprensorio sciistico e ciò può essere realizzato in modo sostenibile dal punto di vista ecologico e sociale e utilizzando energie rinnovabili, allora i gruppi attivi negli sport invernali possono

«La dashboard personalizzabile e la navigazione ben strutturata della piattaforma sono solo alcune delle caratteristiche che più sono state apprezzate»

Daniel Schüpbach, Specialista in traffico pagamenti e cash management, di Raiffeisen Svizzera

La federazione sciistica svizzera Swiss-Ski è l’organizzazione mantello degli sport invernali nazionali. Tra questi rientrano le discipline sci alpino, sci di fondo, combinata nordica, salto con gli sci, biathlon, snowboard, skicross, freeski, aerials, moguls (gobbe) e telemark. Swiss-Ski sostiene circa 300 atleti di punta. Inoltre, con diverse manifestazioni e iniziative, si impegna anche a favore dello sport di massa. Il Presidente della federazione è Urs Lehmann (a lato), ex sciatore e campione mondiale di discesa libera. 64 persone lavorano nella sede della federazione a Muri, vicino a Berna.

presentare i loro progetti a Snowstainability. La stessa cosa vale per i progetti che consentono di raggiungere un comprensorio sciistico nel rispetto dell’ambiente.

Anche il Ticino ospiterà ad Airolo a fine marzo gli atleti dello sci. Qui, infatti, si terrà un evento di Coppa Europa nella disciplina aerials, ovvero sci acrobatico.

Sonny Schönbächler (1994) ed Evelyne

Leu (2006) hanno vinto l’oro olimpico per la Svizzera in questa disciplina.

Airolo è una sede importante per SwissSki, nell’ambito delle discipline aerials e moguls (conosciuta anche come gobbe). È possibile che in futuro, nel Ticino settentrionale, possano aver luogo anche eventi di Coppa del Mondo con i campioni di sci acrobatico e gobbe.

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Swiss-Ski © Foto Aubin Brice

Un nuovo futuro è all’orizzonte

Preso atto di un’improbabile apertura del mercato italiano nel prossimo futuro, una consolidata realtà luganese guarda con sempre maggior interesse a Zurigo, e ai mercati limitrofi emergenti. Se le opportunità per crescere sembrano non mancare, arriveranno?

Tralasciando gli ultimi anni, pesantemente segnati in più d’un modo dall’emergenza sanitaria, e guardando al medio-lungo periodo, non si può che convenire molto sia cambiato, da quasi ogni punto di vista: economico, finanziario,

demografico, culturale, sociale. Se ancora nei primi anni Novanta l’Europa stava uscendo dalla Guerra Fredda, e la Germania riunificandosi, è nei primi Duemila che dopo una corsa ingiustificata dei tecnologici esplode la bolla delle DotCom, e parallelamente la rivoluzione

digitale si impone nella quotidianità dei Paesi occidentali, mentre è solo il 2008 quando il primo afroamericano viene eletto alla Casa Bianca, o ancora, è il luglio 2012 quando la Bce (o meglio il suo governatore) cambia la storia del Vecchio Continente in maniera più duratura di una temporanea Brexit del 2017. Sempre sul filo del rasoio, e di molte ghigliottine, gli accordi bilaterali con la vicina Europa, con Berna che se da un lato è stata spettatrice del dissolversi del segreto bancario, dall’altro ha anche imparato a convivere con un cambio euro-franco passato dall’1,61 del gennaio 2000, alla sostanziale parità degli ultimi mesi. Eppure a cambiare sono stati anche gli equilibri interni alla Piazza svizzera, con un sentiero di sviluppo significativamente divergente intrapreso dai suoi tre poli. «Quando Compass è stata fondata nel 1998, Lugano era una Piazza attraente e molto promettente, vicina all’Italia e con l’ambizione di divenirne il principale Hub per la finanza svizzera. Inutile nascondere che 25 anni dopo la situazione è completamente cambiata. La crescita da Sud si è fermata ed oggi è sempre più urgente concentrarsi su altri mercati. Se a fine anni Novanta Lugano era la scelta giusta e quindi insieme a Gabriele Bruera, il nostro attuale Ceo, abbiamo fondato la

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2003 Creazione della Sicav Compam 2017 Ottenimento
1998 Costituzione della
2007
della licenza di Negoziante di Valori Mobiliari
società
2020
Ottinimento della prima licenza Licol in Svizzera
finanza / indipendenti
Il gruppo di Patrimony 1873 si unisce a Compass

società, oggi senza dubbio Zurigo rappresenta il ‘the place to be’. Da qui l’esigenza di aprirvi una nuova sede nel 2022. Crescere nel mercato d’Oltralpe per una una realtà luganese non è semplice, specie per l’attaccamento del cliente svizzero tedesco al brand dell’istituto bancario, ragion per cui in parallelo stiamo sviluppando anche mercati periferici, dove la relazione cliente-consulente ha un valore molto diverso», esordisce cosi Pietro Ugazzi, Founding Partner e Chief Relationship Manager di Compass.

Zurigo è del resto divenuta a tutti gli effetti una capitale europea con un’apertura internazionale che quindi non guarda piu solo ai Paesi limitrofi ma va ben oltre, diversamente dalla piazza ginevrina dove il focus è su Middle East e America Latina. Per una realtà luganese è quindi l’opportunità non solo di crescere a livello di masse ma di utilizzare prodotti finanziari nuovi e di diversificare la clientela da un punto di vista geografico. «Compass è nata quale Asset Manager, gestendo fondi d’investimento e creando prodotti per le reti bancarie. Il Wealth Management aveva inizialmente un’importanza secondaria ed era essenzialmente costituito dagli assets di family & friends, visto che nessuno dei fondatori arrivava dal Private Banking. Il business model e il focus si sono pero evoluti in misura sostanziale nel corso degli ultimi anni, in concomitanza del mio arrivo in società. Le sinergie derivanti dall’unione di un gruppo di wealth managers con una realtà di Asset Management hanno messo sin da subito in evidenza i reciproci vantaggi: da un lato una raccolta di masse importanti e dall’altro non solo la possibilità di avere prodotti in house, ma anche quella di accedere facilmente all’esperienza ed al know-how del team di gestione. L’inizio di una nuova sfida», Gianfranco Cerea, Partner e Responsabile Private Banking di Compass.

Il sostanziale cambio delle condizioni di mercato e il progressivo inasprirsi del quadro normativo negli ultimi anni non sono però passati sottotraccia, con conseguenze, più o meno importanti, che devono ancora riflettersi sugli equilibri della Piazza. «La già complessa fase congiunturale non va che sommandosi alle recenti difficoltà del nostro settore, specie a queste latitudini. Se crescere in termini di masse è ormai divenuto cruciale, la via che stiamo prediligendo per

«Quando Compass è stata fondata nel 1998, Lugano era una Piazza attraente e molto promettente, vicina all’Italia e con l’ambizione di divenirne il principale Hub per la finanza svizzera. Inutile nascondere che 25 anni dopo la situazione è completamente cambiata»

farlo è l’acquisizione di gestori o piccole strutture e dunque nuova clientela. Dalla nostra abbiamo forti competenze, azionisti presenti in azienda e quindi una governance agile, oltre a una struttura già consolidata, ampiamente sovradimensionata rispetto alle attuali masse in gestione di oltre 2 miliardi di franchi. Di conseguenza potremmo gestire il doppio delle masse senza dover incrementare il

In apertura la sede di Lugano. Sopra, l’andamento di masse e collaboratori nel corso del tempo. Nata come Asset Management, negli ultimi anni è stato adottato un nuovo business model, che guarda soprattutto al Wealth Management, quale attività Core seppur conservando le capacità di Asset Management maturate nella sua lunga storia.

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■ Fte Il capitale umano Evoluzione dell’organico nel tempo (in fte) Fonte: Compass Am 0 5 10 15 20 25 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018 2020 2022 30 35 Le masse in gestione AuEvoluzione dell’AuM nel tempo, in mln chf Fonte: Compass Am 500 1.000 1.500 2.000 2.500 0 Dic2005 Lug2007 Gen2009 Ago2010 Feb2012 Set2013 Mar2015 Ott2016 Apr2018 Nov2019 Mag2021 Dic2022

team di gestione e quello amministrativo. Se, nel 2007 siamo stati la prima LiCol in Svizzera, nel 2017 abbiamo fatto un ulteriore passo ottenendo la licenza di Negozianti di valori mobiliari, e quindi ci riteniamo più che pronti a cogliere le giuste occasioni e crescere ancora», mette in evidenza il partner fondatore. Governance, Indipendenza ed agilità in una struttura grande ma non grandissima, con i suoi circa trenta collaboratori, nei prossimi anni potranno davvero fare la differenza. «Un’importante contrazione dei margini nel recente passato ha costretto l’industria della finanza a importanti fusioni, oltre che a tagli sui costi e la via maestra si è dimostrata la standardizzazione, particolarmente spinta nel caso degli istituti bancari. In futuro saranno sempre più gli indipendenti a occuparsi della gestione del cliente proprio per questa ragione, avendo la possibilità di fornire soluzioni o servizi d’investimento taylor-made. Le banche consolideranno il loro ruolo di depositarie, diminuendo sostanzialmente i rischi di gestione patrimoniale del cliente», rileva Cerea, che prosegue: «La mia storia con Compass è iniziata proprio sull’onda dei movimenti

che il mondo bancario ha vissuto negli ultimi anni. Dopo averne trascorsi 15 in Bsi e sette in Pàtrimony 1873, a seguito del cambio di azionariato ho sentito la necessità di cambiare aria. É qui che è entrata in scena Compass, anche a fronte dell’amicizia che mi legava già da tempo a Pietro. Insieme ai miei colleghi, cercavamo una realtà indipendente, già strutturata, che avesse competenze interne di Asset Management, di cui non disponevamo e interessata a crescere nel Wealth Management. Unire le forze è stata la naturale conseguenza di una trattativa fulminea, nella consapevolezza di ambo le parti che se il Wealth è il futuro, avere l’Asset in casa resterà ancora per molto tempo decisivo».

Una rivoluzione, o quanto meno una revisione radicale degli equilibri precedenti, iniziata nel 2020, nel bel mezzo dell’emergenza pandemica. «L’arrivo del gruppo Patrimony ha dato inizio a una fase di profondo cambiamento. Alla gestione e commercializzazione di fondi lussemburghesi abbiamo affiancato un consolidato team di Wealth con esperienze pluriennali. Un cambio di passo radicale, anche a livello di filosofia, che è

La nuova sede di Zurigo, aperta nel bel mezzo della pandemia, ancora nel 2020, e in cui vengono riposte non poche speranze.

solo iniziato. A eccezione di Gianfranco, il Top Management della società non è cambiato, avvicendamenti minori sono avvenuti nel corso degli anni, ma in generale i nostri collaboratori e dipendenti sono contenti, e dunque restii a lasciarci. Siamo un team affiatato e ci stiamo espandendo, stiamo investendo nell’Advisory. Abbiamo acquisito nuove figure e altre ci raggiungeranno presto, ma si tratta sempre di incrementi mirati alla crescita delle masse», prosegue Ugazzi.

Con un ruolo, quello affidato a Zurigo, destinato a crescere nei prossimi mesi e anni, e quindi al centro di un importante sforzo non solo economico. «Siamo sbarcati sulle rive della Limmat nel maggio 2022, aprendo la nuova sede nella quale stiamo investendo molte energie. Pietro ed io facciamo stabilmente la spola garantendo una presenza costante. É già presente un Relationship Manager che ha iniziato lo scorso settembre e un secondo è in dirittura d’arrivo. Nonostante non sia semplice trovare nuova clientela, crediamo fortemente nella spinta che dovrebbe derivarne, si tratta solo di avere pazienza», riflette Cerea.

Questo cambio di passo, e il nuovo focus sul Wealth Management, non è privo di conseguenze a livello di business model, seppur in presenza di alcuni costi. «È chiaro che gli asset derivanti dalla clientela privata stabilizzano le masse della società, mentre gli assets raccolti da quella istituzionale, se da un lato possono essere attraenti in termini di ticket, dall’altro portano incertezza e volatilità. Il riorientamento del business model della società, ha indubbiamente portato a una crescita e stabilizzazione del conto economico», evidenzia Ugazzi.

Clientela privata che non è però tutta uguale, su base geografica e culturale, che presenta molte più differenze di quella istituzionale, di cui tener conto, e che nel corso del tempo ha visto tali differenze andare ampliandosi. «Paesi vicini, in molti casi limitrofi, non implicano usi e abitudini similari della popolazione e nemmeno mentalità eccessivamente affini, il che in molti casi può rappresentare un limite, se non addirittura un problema.

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Mentre con la sede di Zurigo si punta a far crescere la società Oltralpe, nella storica Piazza luganese l’obiettivo in ambito private è quello di mantenere la clientela esistente, di accogliere eventuali piccoli e medi fiduciari e di affrontare il cambio generazionale, non sempre semplice. Per quanto in Svizzera interna si entra in contatto spesso con una generazione di giovani imprenditori o la seconda generazione che ha ereditato l’attività del capo famiglia, con il cliente italiano non sempre si ha accesso alla seconda generazione, per via di una mentalità ancora tipicamente patriarcale. Considerando però che il passaggio generazionale è una fase che andrà protraendosi per almeno altri 15 anni, appare evidente che una soluzione alternativa vada comunque prevista, per quanto la nostra clientela sia comunque già stata temprata dai molti cambiamenti del post-Bsi. Nell’immediato stiamo puntando ad acquisire nuovi gestori, in regioni diverse, offrendo forti competenze nella Gestione, e massima flessibilità nella relazione con il cliente, che aldilà di molte parole è sempre più difficile da trovare», prosegue Gianfranco Cerea.

Se l’incontro tra generazioni diverse solleva oggi nuove tipologie di problemi, a livello culturale e anagrafico, con il mondo dei gestori in molti casi in là con gli anni, allo stesso tempo spesso a pesare c’è anche un altro tipo di distanza. «Per quanto il nostro lavoro sia basato sul contatto umano, la sfida del passaggio generazionale e dell’acquisizione di giovane clientela non può prescindere dallo sviluppo tecnologico, data la pervasività con cui il digitale sta investendo le società avanzate. Compass ha sempre investito in tecnologia ed è indipendente a livello It. Abbiamo sviluppato i sistemi internamente sfruttando le capacità di programmazione dei nostri It e Risk Managers. È molto probabile che l’investimento in tecnologie sia una posta in bilancio che andrà a crescere, anche per andare incontro alle esigenze di questo target di clientela abituata a gestire la vita con una semplice App», riflette Ugazzi.

Nata in un altro secolo, e soprattutto in un altro mondo, nel corso del tempo anche Compass si è dovuta adeguare alle mutate circostanze, e nel farlo forse la sfida più difficile è solo iniziata. «È una società orizzontale, poco piramidale, reattiva ai segnali del mercato. L’abbiamo

«Siamo sbarcati sulle rive della Limmat nel maggio 2022, aprendo la nuova sede nella quale stiamo investendo molte energie. Nonostante non sia semplice trovare nuova clientela, crediamo fortemente nella spinta che dovrebbe derivarne, si tratta solo di avere pazienza»

per crescere Ripartizione

fondata con la volontà di creare una società indipendente, allineata agli obiettivi della clientela istituzionale e privata, offrendo il massimo sforzo professionale e la massima trasparenza a tutti i livelli. Inoltre, abbiamo costantemente investito nella struttura per renderla più solida a livello finanziario e funzionale, nonché nella preparazione e aggiornamento delle professionalità impiegate. Non ultimo abbiamo recentemente intrapreso un processo di crescita personale e di team, per migliorare la work-life-balance dello staff», aggiunge il Partner fondatore.

Apertura dei mercati esteri ed evoluzione del quadro normativo sono due tendenze che proseguono in parallelo, ma in entrambi gli ambiti il peggio sembra essere ormai passato. È dunque tutto in discesa? «Gli oneri derivanti dalla regolamentazione sono già oggi molto importanti, laddove non limitativi, il cui unico risultato sarà il lento consolidamento della Piazza. Se Berna ha concesso tutto, in cambio non abbiamo ottenuto niente. Strutture più grandi potrebbero avere più

La struttura è ampiamente sovradimensionata per le masse in gestione, il che segnala un importante margine per crescere.

facilità ad accedere a mercati esteri, ma le esperienze degli istituti più blasonati, ad esempio in Italia, non hanno dato nemmeno lontanamente i risultati sperati. Se dunque nel settore finanziario svizzero abbiamo sacrificato molto, non è immediato valutare quale sia stato il risultato positivo per noi operatori regolamentati», conclude Cerea.

La Piazza luganese si conferma in grande fermento, e molti equilibri stanno cambiando. La maggior parte degli attori che la animano si professano innovativi, al pari dei loro servizi, sartorialmente calibrati sulle esigenze del cliente, altra cosa però è il se lo siano veramente. C’è dunque spazio, per pochi, di crescere.

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Achille Barni Federico Introzzi Gianfranco Cerea, Partner e Individual Portfolio Manager di Compass Asset Management
Fonte:
2 8 10 6 2 1 1 2 2 0 2 4 6 8 10 12 Administration & Compliance Fund Management Wealth Management Middle Office Marketing Accoglienza It Software Development Risk Management Fixed Income Trading
Sovradimensionati, dell’organico per funzione (in fte)
Compass Am

Il ‘Villaggio delle Idee’

Il prossimo 4 marzo il PLR di Lugano trasformerà il Palazzo dei Congressi in un luogo unico, dove le idee si incontrano e si fondono.

Il comizio elettorale, in modalità differenti, continua ad essere il momento in cui i candidati incontrano i propri elettori, fanno conoscere e spiegano le idee e i programmi per cui si candidano. Rafforzando o acquisendo il consenso dei sostenitori affinché essi contribuiscano concretamente al buon esito della competizione elettorale.

Per il prossimo 4 marzo, la sezione di Lugano del PLR organizza presso il Palazzo dei Congressi di Lugano il ‘Villaggio delle Idee’, un comizio elettorale che si vorrebbe innovativo rispetto alle formule tradizionali e coinvolgente, aprendosi a diverse fasce della popolazione.

A spiegare la natura dell’iniziativa è Paolo Morel, presidente della sezione di Lugano del PLR.

Da quali considerazioni origina la volontà di organizzare un evento di questo tipo?

Ritengo che organizzare un comizio elettorale con un’identità più moderna, in particolar modo più partecipativa, sia fondamentale. È dal confronto reale e dalla comunicazione diretta che nascono le migliori premesse per decisioni e scelte consapevoli. L’attuale momento storico, di difficile interpretazione, mette in di-

scussione i paradigmi che fino al recente passato regolavano la vita quotidiana. Le certezze vanno rivalutate. Le premesse per il futuro ripensate, tenendo conto delle sfide attuali, ma senza per questo rinunciare ad un approccio propositivo e positivo.

L’aggregazione e la condivisione creano condizioni ideali per un dibattito costruttivo. Negli ultimi anni la politica anche alle nostre latitudini è diventata meno ponderata e più urlata e spesso vince chi parla alla pancia piuttosto che chi vuole dialogare con la testa e il cuore.

Un comizio elettorale che prediliga la connotazione partecipativa, piuttosto che quella strategica, riesce più facilmente ad interessare gli elettori, catturandone l’attenzione e sollecitandone, appunto, la partecipazione.

Oggi la comunicazione multimediale e mediata, che attraverso portali e social media garantisce una fruibilità immediata e rapida di notizie, scoraggia spesso il lettore dall’approfondire le informazioni. Siamo convinti che creare un’occasione di incontro fisico è efficace dal punto di vista della trasmissione di informazioni, con l’opportunità di circostanziarle, approfondendole.

Con la giornata speciale, ospitata dal Palazzo dei Congressi il prossimo 4 marzo, il PLR rivisita la classica formula del comizio elettorale in chiave innovativa, offrendo un’ampia scelta di attività per coinvolgere partecipanti di ogni età.

Il ‘Villaggio delle Idee’ rappresenta dunque una risposta alla necessità di parlare di politica in modo diverso? Esattamente. Tutto quanto abbiamo pianificato per il prossimo 4 marzo è mirato a creare un’immagine definita del nostro modo di pensare la politica.

Proponendo un’esperienza interattiva, chiunque, di qualsiasi fascia di età, cultura e condizione socio-economica potrà partecipare e sentirsi coinvolto. Nel progettare questo evento, siamo stati guidati dal desiderio di accrescere l’interesse e la partecipazione dei fruitori, per aumentare la fiducia in un futuro che possa riportare la stabilità e la crescita economica alla quale da tanti decenni siamo abituati.

Il “Villaggio delle Idee” vuole mostrare concretamente la nostra visione a lungo termine e la nostra progettualità, vuole evidenziare la nostra capacità di comprendere le preoccupazioni e le difficoltà delle

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Advertorial

persone, avendo un piano per migliorare le loro condizioni di vita.

Vuole mostrare la nostra apertura alla trasformazione digitale e la nostra volontà di adottare ogni nuova tecnologia che sia effettivamente in grado di migliorare la quotidianità delle persone e di aiutare la crescita economica del nostro Cantone.

Attraverso l’organizzazione del “Villaggio delle Idee” intendiamo presentare un piano per proteggere e migliorare l’ambiente e per investire in fonti di energia pulita e sostenibili.

Chiunque verrà a farci visita il 4 marzo al Palazzo dei Congressi di Lugano potrà sperimentare il nostro approccio aperto e trasparente e potrà confrontarsi personalmente e direttamente con ognuno dei nostri candidati, che saranno presenti e disponibili al dialogo, per rispondere ad ogni domanda e per condividere intenzioni e percezioni, idee e proposte.

Come è strutturato il programma della giornata?

Numerose e variegate le attività che animeranno Il “Villaggio delle Idee”, così da offrire ai partecipanti di ogni età e tipologia l’opportunità di vivere momenti diversi e coinvolgenti a seconda dei loro interessi.

Nelle tre aree tematiche ‘PLR IN FESTA’, ‘PLR EXPO’ e ‘PLR TALK’, una serie di eventi avranno luogo dalle ore 14.00 alle 23.00 di sabato 4 marzo.

Per quanto concerne ‘PLR IN FESTA’ i più piccoli avranno a disposizione un parco giochi dedicato, allestito sulla Piazza Castello; chi vorrà provare l’emozione di ammirare Lugano dall’alto, potrà effettuare un breve volo frenato su di una mongolfiera che sarà posizionata nel Parco Ciani dove, nel corso del pomeriggio, si terrà anche ‘The Drone Show’, l’appuntamento imperdibile per tutti coloro che vogliono scoprire i droni e imparare a farli volare.

Destinato agli appassionati del mondo e-Sports Auto, il ‘PLR Sim Racing Trophy’ è una gara in cui si guidano simulatori professionali in grado di fare vivere le sensazioni che si provano su di un vero circuito.

Alle 20.00, una risottata sarà offerta a tutti i partecipanti e alle 21.00 nella sala A, l’anfiteatro del Palazzo dei Congressi, si terrà il ‘Festival di Primavera’, un’esibizione canora di giovani ticinesi.

Le attività ricreative e ludiche non si limitano ad un target di giovani: ‘L’età d’ar-

gento del PLR’ prevede infatti tombolata e musica anni ‘60, che attendono nel pomeriggio anche chi, di primavere, ne ha già vissuta qualcuna.

Nella sezione ‘PLR TALK’, numerose conferenze vedranno esperti e candidati confrontarsi sui più importanti temi di attualità: Cultura e Scuola a Confronto; Il Territorio siamo noi; Energia: Interrogativi e Soluzioni; Ticino: Le Regole dell’attrazione; Metadriving: in Pista con i Big Data.

Mentre ‘Piazza PLR’ prevede due diversi momenti, entrambi dedicati ai giovani in età di voto, che permetteranno loro di incontrare, nel primo, i 5 candidati al Consiglio di Stato e, nel secondo, i 12 candidati di Lugano al Gran Consiglio.

Per quanto riguarda invece ‘PLR EXPO’, sarà allestita un’area espositiva all’interno della quale si potranno incontrare alcune tra le startup ticinesi più innovative e con maggiore potenzialità di crescita: HortoProfessional, il sistema di coltivazione industriale che consente di risparmiare acqua ed energia, Hive Power, l’azienda che ha presentato una soluzione guidata da intelligenza artificiale per gestire e ottimizzare qualsiasi elemento collegato alla rete elettrica, Crion, la community di sport di montagna che collega local ed escursionisti, Circular Lugano, la startup che promuove l’economia circolare, iWin l’azienda che ha realizzato il modo di ri-

cavare energia dalle facciate dei palazzi, Swiss Innovative Arts & Tech Institute che presenterà le soluzioni più innovative per il metadriving, il sistema di apprendimento accelerato nella guida per piloti, ingegneri e team basato sull’intelligenza artificiale e Egapro che presenterà i servizi professionali con aeromobili a pilotaggio remoto in ambito aziendale, istituzionale e privato.

Un programma decisamente ricco, versatile e ambizioso…

È stata messa in campo una macchina organizzativa imponente, convinti dell’efficacia di un approccio nuovo per catturare l’attenzione della popolazione, per coinvolgere il maggior numero possibile di destinatari e creare un’esperienza interattiva, unica e speriamo memorabile.

Il ‘Villaggio delle Idee’ si propone come luogo dove le idee convergono e si fondono e dove la comunità si incontra e cresce, contribuendo a gettare le basi per ciò che verrà.

Ogni momento della giornata sarà ripreso, registrato e successivamente pubblicato sul sito e sulle pagine social del partito, affinché tutto quanto emergerà dagli incontri, dagli scambi di esperienza e dalla condivisione delle idee possa contribuire a consolidare le basi su cui costruire un futuro fatto di attenzione, condivisione, coinvolgimento e fiducia.

Per informazioni:

www.voce-plr.ch

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© Foto by Omar Boccuto
«Il ‘Villaggio delle Idee’ vuole mostrare concretamente la nostra visione a lungo termine e la capacità di comprendere e rispondere a preoccupazioni e difficoltà delle persone. È dal confronto reale e dalla comunicazione diretta che nascono le migliori premesse per decisioni e scelte consapevoli»
Paolo Morel, presidente della sezione di Lugano del PLR

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Avvio sereno

Nonostante le fosche previsioni di fine anno, le prime settimane del nuovo sono ripartite con il piglio giusto, con mercati che hanno resistito anche ai molti annunci delle banche centrali.

Il mercato svizzero dei fondi sta conoscendo, al pari della maggior parte delle borse mondiali, un inizio d’anno sereno, nel segno di previsioni andate rischiarandosi nel corso della breve pausa natalizia. Se a dicembre si dava ormai per inevitabile una recessione nella prima metà del 2023, e oggetto del contendere era esclusivamente sul quanto sarebbe stata profonda, nell’arco di tre settimane tutto è stato rimesso in discussione.

Davanti al caminetto, e in una baita di montagna, seppur senza neve, anche i più disfattisti degli economisti hanno dovuto prendere atto che tutto sommato il 2022 sarebbe comunque potuto andare ancora peggio, come in settembre sembrava fosse. Alla base di questa revisione radicale una serie di elementi positivi, seppur tardivi, sono infine sbocciati: i primi mesi invernali sono stati, specie in Europa, particolarmente miti e piacevoli, con temperature sopra la media, da qui minori consumi energetici ampiamente diffusi; nonostante le difficoltà di approvvigionamento le scorte strategiche di gas naturale hanno raggiunto livelli ottimali in tempo, e sono rimasti sugli stessi per questi primi mesi; il manifatturiero ha inanellato sorprendenti dati sul taglio dei consumi, in molti casi a doppia cifra, trainati dal caro energia, ma comunque tutt’altro che scontati da raggiungere; la tenuta macroeconomica dell’ultimo trimestre è stata significativa e sbalorditiva sotto molti punti di vista, e ha trovato conferme nei dati comunicati nei primi giorni dell’anno nuovo.

L’inflazione resta e resterà alta per buona parte dell’anno, ma nel successivo dovrebbe iniziare a planare verso gli obiettivi statutari, o comunque interpretati come tali, dagli istituti centrali, che in molti casi hanno comunque sorpreso per una retorica particolarmente dura nelle prime comunicazioni a operatori e mercati.

Il mercato svizzero dei fondi (Dati Morningstar in mln di franchi)

Quota di mercato per Asset Class

Raccolta per Asset class (in milioni di franchi)

▲ BNP Paribas (FR0000131104)

▲ HSBC (GB0005405286)

▲ UniCredit (IT0005239360)

▲ Galp Energia (PTGAL0AM0009)

▲ Repsol (ES0173516115)

▲ Total Engergies (FR0000120271)

▲ AstraZeneca (GB0009895292)

▲ Merck (DE0006599905)

▲ Novartis (CH0012005267)

Categoria fondi Massa amministrata Var. Sottoscrizione Ott 2022 Sett 2022 al netto dei riscatti Fondi azionari 578.895 548.333 30.562 -542,2 Fondi obbligazionari 381.442 382.276 -0.834 -2.511,1 Fondi misti 151.455 148.799 2.656 -820,3 Fondi mercato monetario 119.294 110.517 8.777 7.345,1 Fondi immobiliari 44.785 44.735 0,05 -48,6 Materie prime 31.810 32.067 -0.257 -286,7 Investimenti alternativi 9.173 9.279 -0.106 -40,0 Altri fondi 3.227 3.237 -0.01 -31,9 Totale mercato 1.320,081 1.279,242 40.839 3.064,3
1 mese 3 mesi 6 mesi 1 anno Obbligazionari -2.511,1 5.546,0 7,759,1 10,624,6 Misti -820,3 2.484,4 5,734,7 12,716,7 Materie prime -286,7 -238,3 -162,9 -311,8 Immobiliari -48,6 188,2 300,7 446,3 Altro -31,9 27,8 60,0 144,2 Alternativi -40,0 -662,9 -773,0 -484,6 Monetari 7.345,1 -1.176,9 -1,407,1 -3,192,3 Azionari -542,2 2.477,2 5,876,5 25,677,3
X-2022 IX-2022 6 mesi 1 anno Fondi azionari 44,97 44,91 45,80 46,65 Fondi obbligazionari 29,05 29,36 29,34 29,40 Fondi misti 11,65 11,75 11,57 10,77 Fondi mercato monetario 7,65 7,33 6,91 7,33 Fondi immobiliari 3,30 3,25 2,91 2,82 Materie prime 2,48 2,52 2,49 2,09 Investimenti alternativi 0,66 0,66 0,76 0,73 Altri fondi 0,23 0,23 0,23 0,22
(in %)
Febbraio 2023 TM · 67 Osservatorio di Federico Introzzi
L’Angolo dell’investitore: (Financial, Energy, Healthcare; Isin):

Il rischio di un errore

Luca Henzen, Derivatives Analyst Cio UBS Global Wealth Management. A lato, l’andamento dell’inflazione negli Stati Uniti e in Europa è simile, nonostante le cause alla base siano sostanzialmente diverse.

più lento: negli Stati Uniti il picco sembra essere alle spalle, a dicembre l’inflazione è stata del 6,5% che si confronta con un picco del 9,1% lo scorso giugno. Forse anche in Europa si è già passato il picco, anche grazie alla riduzione dei prezzi del gas. A dicembre l’inflazione era del 9,2%, molto elevata ma in forte riduzione dopo diversi mesi sopra il 10%.

La curva dei tassi d’interesse in dollari è invertita, vale a dire che i tassi a un anno sono molto superiori a quelli su scadenze più lunghe. Il mercato insomma suggerisce che non sia più l’inflazione il problema bensì l’andamento economico. Proprio l’impatto dei tassi d’interesse più elevati sui settori ad alta intensità di capitale e leva finanziaria, tra i quali spiccano immobiliare e costruzioni, potrebbe frenare l’attività economica già quest’anno. Tipicamente infatti questo avviene 6-12 mesi dopo i primi rialzi dei tassi.

Inflazione e Banche Centrali sono stati i fattori dominanti sui mercati lo scorso anno. A inizio 2022, tutti i principali istituti consideravano l’inflazione come transitoria e hanno finito per rincorrerla con rialzi massicci dei tassi d’interesse che non si sono ancora conclusi. Proprio questo ritardo

rappresenta un rischio: i banchieri centrali sanno che la loro credibilità è in gioco e questa pressione potrebbe spingerli a rialzi eccessivi, che potrebbero minare i fondamentali economici.

Da qualche mese gli indicatori economici suggeriscono come i prezzi al consumo continuino a salire, ma a un ritmo

A dicembre le principali Banche Centrali hanno continuato ad alzare i tassi seppur passando da aumenti ‘emergenziali’ da 75 punti base a 50. Ma allo stesso tempo hanno sorpreso il mercato promettendo ulteriori rialzi per un periodo indefinito e, di conseguenza, alimentando le preoccupazioni degli investitori per l’andamento economico, nel caso dell’Eurozona, per un aumento della frammentazione finanziaria, vale a dire l’aumento dello spread di alcuni Paesi.

Questi rischi effettivamente per il mo-

68 · TM Febbraio 2023
Inflazione: Stati Uniti ed Europa Var. annua indice dei prezzi al consumo (in %) Fonte: Ubs -4 -2 0 2 4 6 8 10 12 2005 2007 2009 2011 2013 2015 2017 2019 2021 Usa Eurozona osservatorio / analisi
Dopo mesi di corsa dei prezzi, gli stessi si segnalano in forte rallentamento, con una tiepida accoglienza da parte dei banchieri centrali che sembra non se stiano curando.

mento non si sono materializzati, i consumi hanno tenuto meglio del previsto e non si sono registrate particolari tensioni sui mercati finanziari.

L’inflazione americana è infatti creata dalla domanda interna, particolarmente forte anche per via degli stimoli fiscali varati a partire dall’inizio della pandemia e anche lo scorso anno, come l’Inflation Reduction Act e la proposta di condonare parte degli Student Loans, i prestiti fatti per accedere all’istruzione universitaria.

La Federal Reserve ha confermato i primi segnali di rallentamento dell’inflazione, ma ha preferito mantenere alta la guardia suggerendo che i tassi debbano salire oltre il 5% in considerazione di un mercato del lavoro all’apparenza surriscaldato sulla base dei nuovi posti di lavoro creati.

Vi è anche un’altra chiave di lettura però che suggerisce un quadro meno roseo: gli aumenti salariali sono molto inferiori rispetto all’inflazione e vi è quindi una riduzione consistente delle retribuzioni in termini reali. Le famiglie hanno compensato questa situazione riducendo la quota di reddito risparmiata e lavorando di più, infatti il tasso di occupazione è aumentato. Inoltre, molte aziende come Goldman Sachs, Amazon, Microsoft e più recentemente Google hanno annunciato ampie riduzioni del personale.

La situazione europea è in parte diversa perché una fetta consistente dell’inflazione è generata dalle importazioni, ovvero dai costi di energia e materie prime, mentre la domanda interna non registra eccessi paragonabili a quelli americani. Anche se i recenti dati economici sono stati migliori delle aspettative, la dipendenza energetica dall’estero e la vicinanza con la guerra in Ucraina rendono la situazione europea più fragile.

Tuttavia, la Bce ha inviato un messaggio molto netto spostando in alto il possibile picco dei tassi d’interesse l’anno prossimo a ben oltre il 3%. Recentemente alcuni esponenti dell’istituto hanno ribadito che l’inflazione non scenderà autonomamente e che “i tassi dovranno salire significativamente” rispetto al livello attuale.

Queste dichiarazioni vanno contestualizzate dal momento che influiscono sull’andamento della curva dei tassi d’interesse, quindi sui tassi a lungo termine. Quindi, dichiarazioni più accomodanti diluirebbero l’impatto delle attuali politiche monetarie restrittive. Inoltre, la go-

vernance della Bce è complessa e riflette al suo interno posizioni diverse tra le quali occorrerà fare una sintesi.

Tuttavia, il rischio di aumenti dei tassi esagerati in un contesto di inflazione in discesa esiste e probabilmente è tra le aree più sotto osservazione da parte degli investitori: se un anno fa i mercati si preoccupavano dell’inflazione oggi si preoccupano invece delle Banche Centrali.

Il forte aumento dei costi di finanziamento potrebbe portare a un rallentamento dell’attività immobiliare e, in alcuni Paesi dove si registra un indebitamento elevato, a una correzione dei prezzi. Nel Nord Europa il valore dei mutui rispetto al PIL è molto elevato, addirittura superiore all’80% nei Paesi Bassi.

Lo spread sui titoli di Stato del sud Europa e il Bund non ha risentito particolarmente delle recenti dichiarazioni. Il vero banco di prova sarà però la riduzione dello stock di titoli detenuti dalla Bce a partire da marzo, a un ritmo di circa 15 miliardi di euro al mese, in un contesto di molti titoli in scadenza da rimpiazzare proprio nella prima parte di quest’anno.

Il mercato sta scontando da tempo il rischio di una recessione, non troppo pronunciata, negli Stati Uniti. Il riflesso è nel rendimento dei titoli governativi americani. La possibile recessione dovrebbe essere però di gravità contenuta, e di breve durata, dunque tutto sommato accettabile.

Va precisato che l’atteggiamento di Francoforte è motivato da un certo ottimismo rispetto all’andamento dell’economia, infatti le stime sono molto superiori a quelle del consensus per quanto riguarda sia la crescita (addirittura doppia nelle stime della Bce rispetto al consenso nel periodo 2023-25) che l’inflazione.

Un atteggiamento così restrittivo in presenza di un andamento positivo dell’economia si può giustificare, ma se ci fosse un rallentamento più marcato questa volta Francoforte dovrà dimostrare di avere rapidità e pragmatismo sufficienti a evitare un errore di politica monetaria che potrebbe costare una recessione e mettere in difficoltà alcuni emittenti.

Febbraio 2023 TM · 69
Stati Uniti
Fonte: Ubs Titoli a 10 anni e a 3 mesi ■ Recessioni Usa -2 -1 0 1 2 3 4 5 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018 2020 2022 Recessioni americane Durata delle recessioni negli Stati Uniti Fonte: Ubs nov.73 mar.77 lug.80 nov.83 mar.87 lug.90 nov.93 mar.97 lug.00 nov.03 mar.07 lug.10 nov.13 mar.17 ■ Fase di recessione
La probabilità di una recessione negli Usa prezzata dai rendimenti

Rinascono le obbligazioni

Roberto Cerratti, responsabile Investment Consulting, di Credit Suisse (Svizzera). A lato, un confronto tra titoli europei di diversa natura, e il loro comportamento nel corso dell’ultimo decennio.

particolare quelle americane in quanto il ciclo di rialzi è più avanzato e dovrebbe terminare entro il primo trimestre.

La prospettata normalizzazione dell’inflazione e il raggiungimento del picco dei rendimenti dovrebbero favorire gli investimenti a reddito fisso e permettere di ritrovare il loro tradizionale ruolo di diversificazione nei portafogli. È quindi tempo di tornare sulle obbligazioni. Outlook 2023. Nel corso del 2022, la lotta all’inflazione ha spinto le Banche Centrali ad alzare di molto i tassi portando a un forte inasprimento delle condizioni monetarie globali. Complici lo shock dei prezzi energetici e le aspettative d’inflazione in aumento, i rialzi sono stati più ampi e veloci rispetto al passato e hanno causato importanti movimenti delle curve dei rendimenti, superando anche i 200 bp sul decennale europeo e americano.

Per i primi mesi del 2023 ci si attende che questi rialzi continuino anche se a un ritmo inferiore rispetto al 2022, in particolare negli Stati Uniti. Le aspettative sono di due ulteriori rialzi della Fed di 25 bp a febbraio e marzo per raggiungere un picco del 4,75-5% che verrà successivamente mantenuto per il resto dell’anno.

Da parte della Bce ci si attende ulteriori 4 rialzi entro giugno (i primi due a febbraio e marzo di 50 bp, i successivi a maggio e giugno da 25) per raggiungere un tasso terminale del 3,5%, mentre la Bns dovrebbe limitarsi a due rialzi di rispettivamente 50 e 25 bp a marzo e giugno con un tasso terminale dell’1,75%. E sarà bene non aspettarsi tagli prima del 2024.

Le curve dei rendimenti dovrebbero tornare gradualmente a irripidirsi, un movimento che potrebbe essere anche più ampio del previsto qualora i rischi di recessione aumentassero, spingendo le Banche Centrali a intervenire.

Obbligazioni governative. Nel corso del 2022 il mercato obbligazionario ha subito la correzione più importante degli ultimi decenni. Parte di queste perdite potranno essere recuperate nel 2023 con il raggiungimento del picco dei tassi di riferimento, un rallentamento dell’inflazione e il perdurare dei rischi sulla crescita economica. Ci si attende rendimenti per i governativi superiori alla liquidità, da qui l’opportunità di incrementare l’esposizione alle obbligazioni governative, in

Storicamente la fine dei rialzi ha rappresentato un punto di svolta nella performance dei Treasuries con performance positive in termini assoluti e in relativo alla liquidità. Inoltre, nei precedenti cicli l’ultimo rialzo ha rappresentato un buon momento per incrementare la duration in quanto tipicamente coincide con la fase dove aumentano i timori recessionisti che caratterizzato il periodo che anticipa i primi eventuali tagli dei tassi.

Anche se per quest’anno non si prevedono tagli da parte della Fed, il focus del mercato sul calo dei rendimenti persisterà, favorendo scadenze più a lungo termine. Da qui l’allungamento delle duration raccomandate sui Treasuries americani a 5-7 anni. Su Europa e Svizzera invece un posizionamento neutrale su 3 e 5 anni. Con curve dei rendimenti tuttora invertite questo posizionamento può essere implementato acquistando singole obbligazioni su scadenze intermedie o attuando una strategia Barbell, ovvero posizionandosi simultaneamente sulla parte breve e su quella lunga della curva. Investment grade. L’inizio d’anno ha visto comprimersi gli spread delle obbligazioni societarie investment grade (Ig) dopo che nel corso del 2022 avevano raggiunto livelli prossimi a quelli dell’ultima recessione e malgrado fondamentali

70 · TM Febbraio 2023
ri-
Obbligazionario europeo corporate Confronto tra titoli hybrids e High Yields Fonte: Credit Suisse European Hybrid Yield-to-call Eur Hy BB Yield- to-worst European Hy brids vs. Eur Hy BB premium 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 -6 -4 -2 0 1 2 4 6 8 10 osservatorio / obbligazionario
Nel corso dell’anno l’obbligazionario dovrebbe ritrovare il ruolo tradizionale di diversificazione di portafoglio, è dunque tempo di tornare a guardare a questa asset class.

masti solidi. I bond BBB offrono tuttora i premi più interessanti tra tassi di default impliciti e realizzati, ma risultano meno attrattivi rispetto ad alcune settimane fa.

Per questo motivo, in linea con i governativi, è bene estendere le duration al fine di catturare un ulteriore potenziale di compressione degli spread e di apprezzamento di capitale derivante dal calo dei rendimenti. Da preferirsi sono i comparti non-ciclici e i finanziari senior. Si troverà valore anche nei premi di rischio offerti da obbligazioni ibride societarie e convertibili. Gli ibridi societari europei Ig appaiono attrattivi in quanto trattano con rendimenti alla prima data di richiamo superiori alle medie storiche e a premio rispetto alle obbligazioni di rating BB.

In maniera analoga, le obbligazioni convertibili offrono anch’esse un’interessante opportunità di entrata con rendimenti che sono vicini a quelli osservati nel periodo della pandemia. Inoltre, l’opzione call inclusa nelle obbligazioni e il ‘bond floor’ (ovvero l’equivalente del valore di un’obbligazione ordinaria con identica scadenza e cedola) possono offrire una protezione al ribasso in caso di incremento di volatilità dovuto ai movimenti sui rendimenti e al ‘tapering’ della Bce. High yield. La compressione degli spread ha toccato anche le obbligazioni BB che trattano su livelli di rendimento meno attrattivi rispetto a qualche mese fa. Cautela invece sull’high yield di qualità inferiore in quanto il tasso forward implicito di fallimento a 12 mesi (5,5%) è inferiore al tasso di default previsto da Moody’s (7%).

Meglio il debito subordinato finanziario europeo che, a livello di indice, ha un rating BB e che tratta su spread prossimi a quelli osservati nel periodo di maggior pressione della pandemia, ovvero con un rendimento a perpetuità tra l’8 e il 10%.

Questo nonostante le banche europee abbiamo rinforzato i propri bilanci e abbiamo ratio di capitale solidi, accantonamenti per crediti in sofferenza inferiori alla media e un cuscinetto di capitale molto ampio per assorbire eventuali perdite. Inoltre, offrendo valutazioni molto più attrattive rispetto alle azioni bancarie dovrebbero essere più sensibili e beneficiare di un contesto di inflazione elevata e irripidimento delle curve dei rendimenti. Mercati emergenti. L’inizio anno è stato particolarmente positivo per le obbligazioni emergenti in valuta pregiata. Gli spread di credito si sono dimostrati re-

peggiore di sempre Il

del

L’anno 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 -15 -10 -5 0 5 10 15 20 25 30 1974 1978 1982 1986 1990 1994 1998 2002 2006 2010 2014 2018 2022

di

silienti e le valutazioni restano attrattive con uno spread di 450 bp.

I fondamentali tendono a essere migliori rispetto a quelli dei mercati sviluppati, ciononostante è probabile che alcune regioni di dimostrino più resilienti di altre. Il rischio di un rallentamento o di una recessione in Cina e nei mercati sviluppati continuerà a preoccupare gli emittenti in dollari con rating più basso in economie aperte come ad esempio il Sudafrica, così come le tensioni geopolitiche continueranno a pesare sugli emittenti dell’Europa dell’est. Da preferirsi dunque obbligazioni governative messicane o sudamericane.

Nonostante un contesto difficile, le obbligazioni in valuta pregiata dovrebbero continuare a offrire rendimenti allettanti grazie a valutazioni attrattive, rendimenti che permettono di arginare un eventuale deterioramento del sentimento di rischio e fondamentali economici resilienti. Inoltre, le Banche Centrali dei mercati emergenti sono generalmente più avanti nei cicli di rialzi e l’inflazione, seppur con una certa resistenza, appare in calo.

La situazione di partenza per l’obbliga-

zionario è ben diversa rispetto al passato e lascia ben sperare che i rendimenti totali saranno positivi e meno correlati con l’azionario. Le obbligazioni dovrebbero dunque tornare ad avere un ruolo più rilevante nei portafogli. Tuttavia, non è da escludersi che la volatilità del mercato obbligazionario resti alta nel breve termine, almeno fintanto che non verrà raggiunto il picco dei rendimenti.

Meglio quindi iniziare l’anno con un focus su titoli di stato e obbligazioni Ig con duration tra i 3 e 5 anni in euro, franco e sterlina e tra i 5 e i 7 anni in dollari, oltre ad alcune opportunità sul debito subordinato societario e finanziario, le obbligazioni convertibili e quelle emergenti denominate in valuta pregiata.

Febbraio 2023 TM · 71
mercato del debito sovrano, andamento
rendimento in
Sopra, la performance del 2022 resterà negli annali per la correzione subita, che potrà essere almeno in parte recuperata nel corso del nuovo anno. Il fondo è sempre stato toccato in coincidenza con l’ultimo rialzo dei tassi, la ripartenza dunque si avvicina. Fonte: Credit Suisse Us Treausury 10y (sx) ■ Bloomberg Us Treausury Index Rolling 12m (dx)
%
cicli
rialzo comparabili Fonte: Credit Suisse Media (’89,
■ Min-Max range 95 -120 99 101 103 105 107 109 111 113 115 97 -80 -40 0 40 80 120 160 200 240 280 320 360 Ultimo ritocco dei tassi Fed nel ciclo
La performance storica dei Treasury
Total return titoli americani in
‘00, ’06, ‘18)

Corporate emergente

Una battuta al momento popolare tra gli investitori recita che il Regno Unito si sta trasformando in un Paese emergente, ma così facendo si screditano le vere economie emergenti, dimostratesi invece porti discretamente sicuri, specie a livello di obbligazioni societarie.

In generale, rispetto al passato, gli emittenti corporate emergenti sono meno vulnerabili all’uscita di capitali grazie al fatto che le obbligazioni sono detenute a livello

locale, hanno una leva relativamente bassa e in linea di massima hanno sede in Paesi dai solidi fondamentali macroeconomici. Inoltre, in un momento di volatilità generale dell’obbligazionario, i rendimenti del credito societario emergente a breve termine sembrano particolarmente interessanti, seppur con differenze sostanziali, ad esempio tra regioni e settori, che richiedono attenzione e competenze.

Tuttavia, chi è in grado di svolgere bene questo lavoro può essere ampiamente

ricompensato: in molti casi, i corporate bond emergenti non presentano prezzi eccessivi se comparati ai loro fondamentali, ad esempio il rapporto spread/leva. Il fascino dei fondamentali. Il 2022 è stato un anno eccezionalmente positivo per le società degli emergenti: durante il secondo trimestre, i ricavi sono aumentati del 22% e gli utili del 27 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Allo stesso tempo, i bilanci appaiono sani, il debito netto è calato del 7% su base annua. Secondo Jp Morgan, ciò ha contribuito a ridurre a circa 1,2 il coefficiente netto di leva finanziaria (da 1,3 volte del 2021); dal calcolo sono esclusi il settore immobiliare e, per ovvi motivi, Russia e Ucraina.

Molte società degli Emergenti hanno incrementato i margini di profitto nel post pandemia, il che consente loro di assorbire meglio i costi più elevati derivanti dall’inflazione dei prezzi delle materie prime. Nel caso del siderurgico indiano, il settore è stato uno dei più colpiti dall’aumento dei costi delle materie prime e dalle più recenti imposte sulle esportazioni. Tuttavia, grazie all’aumento degli utili, chi opera sul mercato domestico è stato in grado di assorbire una riduzione del 6% dei margini di profitto (media a 12 mesi pari al 21% nel primo trimestre rispetto al picco del 27 dello scorso anno).

Per gli investitori obbligazionari, questo dato rappresenta ancora un buon margine di sicurezza. Inoltre, se è vero

72 · TM Febbraio 2023
Sabrina Jacobs, Senior Client Portfolio Manager di Pictet Am. A lato, anche a fronte di fondamentali spesso paragonabili il rendimento garantito dai titoli emergenti si dimostrerà più che interessante.
1991 Mercato del credito Il sistema finanziario indiano: credito e depositi bancari (var. annua %) Fonte: Ceic, Pictet Am 0 5 10 15 20 25 30 35 40 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 2013 2015 2017 2019 2021 Crescita depositi bancari Crescita del credito bancario ■ Classe d’investimento Obbligazionario emergente e sviluppato Rendimento e duration di varie classi (in %, e per anni) Fonte: Bloomberg, Pictet Am Global Agg Us Gov Us Ig Corp Em Corp Ig Em Sov Ig Us Hy Em Corp Hy Em Sov Hy 0 2 4 6 8 10 12 14 16 0 1 2 3 3 5 6 7 8 9 10 11 In % Duration osservatorio / obbligazionario
Da diversi anni, il credito dei mercati emergenti offre alcuni dei più interessanti rendimenti rispetto al rischio, grazie alla solidità dei fondamentali di aziende e Governi.

che l’aumento dei costi di produzione potrebbe portare a un aumento della leva, è vero anche che negli ultimi anni i grandi produttori indiani dell’acciaio hanno assistito a un deleveraging. Allo stesso modo, la maggior parte degli esportatori di materie prime ha vissuto un momento positivo.

Al contempo, molte aziende focalizzate sulla vendita al dettaglio o con prodotti di fascia premium sono in una posizione di forza per sfruttare il potere di determinazione dei prezzi e quindi mantenersi al passo con l’inflazione. In Cina, le grandi società tecnologiche e con rating elevato hanno mantenuto margini di guadagno solidi, che si somma a un’inflazione notevolmente inferiore rispetto al resto del mondo. D’aiuto sono stati anche i segnali arrivati dal Governo centrale sulla possibile fine della stretta normativa, e un impatto contenuto delle sanzioni americane, circoscritto ai produttori di chip.

Dalla parte opposta dello spettro vi sono invece quei settori in cui il rapido aumento dei costi non può essere trasferito direttamente ai clienti e dove non esiste una copertura naturale contro la volatilità dei cambi, come ad esempio le telecomunicazioni. Nonostante il loro tradizionale profilo difensivo, in questo caso i contratti a lungo termine ad esempio della banda larga limitano la possibilità di aumentare i prezzi ai clienti già esistenti.

Inoltre, per le aziende, è tanto più difficile trasferire i costi quanto più generico è il prodotto. Alcuni settori sono stati pesantemente colpiti dallo shock energetico: le Utilities non abbastanza fortunate da essere anche estrattrici di petrolio o gas naturale, stanno risentendo della crisi. Ciò vale soprattutto per quelle che vendono direttamente a clienti retail, in particolare laddove i Governi hanno cercato di contenere le pressioni inflazionistiche limitando i costi trasferibili alle famiglie.

Negli ultimi 5-10 anni, le politiche finanziarie prudenti e la riduzione del debito di bilancio hanno aiutato la maggior parte delle società dei mercati emergenti in Europa, Africa e Medio Oriente a prepararsi per affrontare le attuali turbolenze.

Il buono stato di salute dell’universo societario emergente si riflette nei tassi di insolvenza. Se si escludono la Russia,

Obbligazionario

l’Ucraina e il settore immobiliare cinese, il tasso è solo dell’1,2% da inizio 2022. Restando più vicini a casa. Gli Emergenti beneficiano anche di mercati finanziari domestici sempre più maturi. Affidandosi meno all’estero, i piani d’investimento delle aziende sono meno sensibili alla volubilità della finanza globale e possono essere più stabili rispetto al passato; inoltre, le fonti interne di finanziamento tendono a essere più flessibili. Man mano che questi Paesi crescevano in termini di sviluppo, il settore bancario migliorava nel fornire servizi a risparmiatori nazionali dalle esigenze sempre più sofisticate. In aggiunta, i bilanci del settore bancario domestico si sono consolidati dopo la pandemia, consentendo alle banche di ricominciare a erogare attivamente credito.

Pertanto, diverse società, in particolare in Indonesia, Filippine e India, hanno progressivamente riacquistato il loro debito denominato in dollari e si sono rifinanziate ricorrendo a prestiti bancari più vantaggiosi in valuta locale. Questo passaggio è stato accelerato dall’apprezzamento del dollaro e dal rialzo dei tassi statunitensi, gli oneri derivanti hanno così contribuito a spingere le società verso gli istituti di credito nazionali. Un esempio: sostenute da un credito di qualità e in miglioramento, le banche indiane hanno concesso credito; i loro portafogli di prestiti sono di conseguenza cresciuti di circa il 12-15% durante la prima metà del 2022.

Molte Banche Centrali emergenti sono più avanti rispetto alle controparti sui mercati sviluppati e non hanno bisogno di combattere l’inflazione con la stessa forza; è quindi probabile che in questi casi i tassi di finanziamento salgano in misura meno significativa che per i prestiti in dollari. Determinare l’equilibrio degli effetti di

tali politiche richiede, comunque, una buona analisi macroeconomica.

Un buon punto di partenza. Gli investitori esperti sanno quanto sia importante scegliere il momento giusto per ‘entrare’.

Al pari di altre asset class, il debito emergente è stato messo a dura prova nell’ultimo anno. Nel complesso a settembre erano stati registrati disinvestimenti complessivi per 62 miliardi di dollari, un quarto dei quali, nel mercato del credito.

Gli spread sui Treasury sono al momento generosi: 400 bps rispetto alla media decennale di 315. Assodato che i rendimenti dei Treasury sono ai massimi dell’ultimo decennio, anche quelli corporate effettivi degli emergenti si trovano a livelli che non si vedevano da anni: si parla dell’8,3%, ovvero un valore riscontrato l’ultima volta nell’agosto 2009.

Il calo della domanda e la volatilità del mercato hanno fatto sì che l’offerta lorda di debito societario emergente crollasse a 196 miliardi di dollari entro la fine di settembre 2022, contro i 450 nello stesso periodo del 2021. Tuttavia, le società emergenti sono relativamente immuni dalle attuali fluttuazioni del mercato, molte aziende hanno infatti sfruttato i tassi bassi degli ultimi anni per prolungare le scadenze del loro debito. Non esiste quindi il pericolo di non ottenere finanziamenti a breve, soprattutto per le aziende ad alto rendimento, che, per il 2023, hanno in scadenza appena 85 miliardi, 95 nel 2024 e 100 nell’anno successivo.

I periodi di stress di mercato creano opportunità per gli investitori in grado di coglierle. Questo è più che mai vero se riferito all’universo emergente, dove il rischio assunto è ripagato da rendimenti che non si vedevano da anni, generati da aziende di alta qualità e ben gestite.

Febbraio 2023 TM · 73
Emissione
Fonte: Pictet Am 0 10 20 30 40 50 60 70 80 08.2019 12.2019 04.2020 08.2020 12.2020 04.2021 08.2021 12.2021 04.2022 08.2022 ■ High Yield ■ Investment Grade
mensile credito societario emergente Ig Hy (in mld usd)
Particolarmente ingenti le emissioni di nuovo debito nel corso di questo e dei prossimi anni.

Le riforme continuano?

Se nel corso del 2022 è stata messa mano all’Avs, nel corso di quest’anno al centro della scena si porterà la Lpp. Molti i nodi da sciogliere, ma non molte le alternative.

Sono due gli aspetti che più hanno caratterizzato il 2022 previdenziale. Da una parte sarà ricordato per l’approvazione della riforma Avs che porta l’età di riferimento a 65 anni per le donne e per entrambi i sessi un’età di pensionamento flessibile da 63. Entrambe le misure, accompagnate giova ricordarlo da un aumento dell’Iva dello 0,4% dal 2024, mirano a rinforzare a lungo termine la stabilità finanziaria del I pilastro.

Il 2022 sarà tuttavia ricordato come l’anno negativo dei rendimenti finanziari. Le Casse pensioni hanno infatti realizzato una performance finanziaria negativa in media attorno al 10%. Le categorie di investimento principali quali azioni e obbligazioni si sono mosse all’unisono verso il basso. Solo l’immobiliare svizzero sembra aver tenuto, soprattutto grazie al fatto che gli aggiustamenti alle stime dei valori si realizzano solo in maniera graduale. Il risultato finanziario è sicuramente molto negativo e costringerà la maggioranza delle Casse a finanziare la remunerazione obbligatoria e pari all’1% degli averi di vecchiaia con le riserve accumulate negli anni. Rimarrà veramente poco spazio quindi per la remunerazione della quota sovraobbligatoria di risparmio.

Archiviato il 2022 e sistemata per il momento l’Avs, l’attenzione si focalizza di nuovo sul II pilastro. La proposta di riforma attualmente all’esame delle camere della legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità (Lpp) è il risultato del gruppo di lavoro composto dall’Unione Svizzera degli imprenditori e dell’Unione Svizzera dei sindacati e TravailSuisse. La necessità di una riforma nel settore della previdenza professionale è sentita da lungo tempo.

Infatti, dall’entrata in vigore della 1a

riforma Lpp, nel 2005, i parametri della legge non sono più stati adeguati. Nel 2010 un progetto che si limitava a ridurre l’aliquota minima di conversione fissata per legge è stato respinto a grande maggioranza in votazione popolare. Nel settembre del 2017 Popolo e Cantoni hanno respinto anche il progetto più recente, la riforma Previdenza per la vecchiaia 2020, che mirava a riformare congiuntamente l’Avs e la previdenza professionale.

Il punto centrale della riforma in discussione è il tasso di conversione, attualmente fissato a 6,8% e che in base alla riforma dovrebbe scendere a 6, come del resto già proposto e respinto dalla volontà popolare nel passato. Per discutere il significato della proposta occorre innanzitutto comprenderne il significato.

Con il tasso di conversione si moltiplicano gli averi di vecchiaia accumulati al pensionamento per determinare la pensione. Per cui se a fine carriera un 65enne ha accumulato ad esempio un capitale di previdenza pari a 500mila franchi, con il tasso di conversione fissato al 6,8% la sua pensione annua è pari a 34mila. Quindi il contratto implicito che si viene a creare tra Cassa pensione e assicurato è il seguente: l’assicurato affida i propri 500mila franchi alla Cassa, la quale si impegna a versargliene annualmente 34mila fino al decesso. Ipotizzando per semplicità una remunerazione del capitale negli anni pari a zero, si può calcolare che con il tasso di conversione corrente, dopo 14 anni, 8 mesi e qualche giorno i 500mila affidati sono esauriti. Quindi se l’assicurato supera indenne il 79esimo anno di vita, da quel momento in avanti incassa con la pensione più soldi di quanti ne abbia versati. Ovviamente avviene il contrario nel caso in cui l’assicurato non riesca a spe-

gnere le 79 candeline. L’ufficio federale di statistica calcola tuttavia che un uomo a 65 anni abbia una speranza di vita pari a quasi 20 anni mentre una donna di ben 23. È chiaro che se la Cassa pensione, con un tasso di conversione al 6,8% riesce a pagare la pensione con il capitale affidato per 14 anni e qualche mese, i restanti 5 per gli uomini e 7 per le donne rappresentano una perdita secca. Ora, siccome una Cassa deve mantenere l’equilibrio finanziario, i soldi per chiudere il buco li prende necessariamente da una parte dei rendimenti del capitale dei lavoratori attivi.

Questa situazione non è accettabile perché produce una ridistribuzione tra generazioni di assicurati non voluta dal legislatore e nemmeno comunicata in maniera trasparente, dove gli assicurati attivi finanziano pensioni troppo generose per pensionati, che vivono sempre più a lungo, poiché negli anni di contribuzione gli stessi assicurati attivi ricevono una remunerazione sul capitale più bassa di quello che sarebbe possibile.

Quindi gli slogan, che saranno sicuramente ripetuti a favore del mantenimento dello status quo, rappresentano per tutti i lavoratori attivi una decurtazione dei rendimenti sul capitale, ciò che normalmente non viene mai detto. La ridistribuzione di ricchezza tra assicurati nel II pilastro non è prevista dal legislatore, a differenza di quanto è previsto nel I, e ogni distorsione che avvantaggia una categoria di assicurati rispetto ad altri deve essere per quanto possibile eliminata per garantire equilibrio ed equità di trattamento del sistema della previdenza professionale.

74 · TM Febbraio 2023
Fabrizio Ammirati, Vice direttore di Banca del Ceresio.
osservatorio / previdenza

Un concetto superato

Giovanni Rickenbach, Responsabile strategia di Pkb. A lato, il comportamento ampiamente contro-intuitivo dei mercati azionari emergenti nel lungo periodo.

Il concetto di economia emergente è stato ideato quarant’anni fa e in seguito raffinato, fino a diventare sinonimo di mercato emergente. Designa le economie nella fase di transizione, da economia in via di sviluppo a economia avanzata. Sono definite da quattro caratteristiche: il livello intermedio di Pil pro capite alla parità dei poteri d’acquisto, la crescita del Pil tanto elevata da permettere di colmare il divario con le economie avanzate, l’adozione del modello di economia di mercato e l’integrazione crescente nell’economia mondiale.

Negli anni Ottanta, le Tigri Asiatiche realizzavano il concetto e fungevano da modello. Guardando indietro, i mercati emergenti hanno avuto un comportamento deludente e contro-intuitivo per l’investitore azionario. Le azioni emergenti hanno registrato due balzi di straordinaria ampiezza, il primo negli anni ’80 fino al 1994 e il secondo dal 2002 al 2007. Hanno altrimenti fluttuato lateralmente.

Malgrado il rischio superiore, talvolta non misurabile ex-ante, le azioni emergenti hanno nell’insieme generato dal

1988 un rendimento totale inferiore a quelle statunitensi. A dimostrazione dell’importanza dell’integrazione nel sistema finanziario internazionale, le azioni dell’America Latina hanno ampiamente battuto le asiatiche, malgrado le economie asiatiche abbiano registrato tassi di crescita del Pil largamente superiori.

I due grandi balzi menzionati sono il risultato di periodi di rapida integrazione dell’economia mondiale. Il secondo ha seguito l’entrata della Cina nell’Omc, la sua ascesa e il super-ciclo di boom delle materie prime che ha generato. Guardando avanti, è difficile immaginare nel mondo attuale un terzo grande balzo. I tassi elevati di crescita della produttività diventano vieppiù difficili da mantenere salendo lungo la catena del valore. La transizione demografica smorza i potenziali di crescita economica. Soprattutto, le rivalità geo-strategiche rendono oggi improbabile una nuova fase di accelerazione della globalizzazione in futuro.

Vengono quindi a mancare due delle caratteristiche distintive del concetto di mercato emergente: la crescita così elevata

da colmare il divario con i Paesi avanzati e l’aumento dell’integrazione dell’economia mondiale. Un veloce giro d’orizzonte mostra come il concetto abbia perso la sua pertinenza. La Repubblica Ceca è oggi piuttosto da annoverare tra gli Avanzati. Il Messico e il Brasile hanno un potenziale di crescita solo appena superiore agli Stati Uniti, insufficiente per raggiungere il gruppo degli sviluppati. L’india o l’Indonesia hanno un potenziale di crescita elevato ma restano sotto la categoria intermedia di reddito pro capite. La Russia è isolata. Nella scomoda posizione di rivale degli Stati Uniti, la Cina faticherà a mantenere il suo potenziale di crescita, a causa della contrazione demografica e degli embarghi che impediscono l’accesso alle tecnologie più avanzate e quindi di mantenere la crescita della produttività.

L’investitore azionario non potrà perciò più considerare i mercati emergenti come un blocco relativamente diversificato, a seconda del periodo favorito o sfavorito dai flussi d’investimento internazionali. Dovrà invece selezionare i singoli mercati senza dimenticare i rischi-paese e quelli derivanti dalle relazioni internazionali.

Il riposizionamento in corso delle catene logistiche crea nuove opportunità, nelle Americhe, in Europa dell’est o in Asia. Non potendo più contare su tassi di crescita elevati nel lungo o su un nuovo balzo azionario, l’orizzonte temporale degli investimenti dovrà accorciarsi, con attenzione a ciclo economico e valutazioni.

Febbraio 2023 TM · 75
Emergenti, ma quando? Andamento degli azionari emergenti a confronto (in %) Fonte: Pkb 4.5 5 5.5 6 6.5 7 7.5 8 8.5 9 31.12.87 31.12.92 31.12.97 31.12.02 31.12.07 31.12.12 31.12.17 31.12.22 Indice
Emergenti
Emergenti
Indice
3 5 7 9 10 12 14 osservatorio / emergenti
Nonostante le promesse, l’andamento dell’azionario emergente continua a dimostrarsi deludente, sottoperformando Wall Street dal 1988. Ma per quanto saranno ancora Emergenti?
mercati emergenti (scala log, base 100: 1987, dx) America Latina Asia azioni Usa

Il Wealth Planning

Prima di trasferirsi o trasferire la residenza all’estero è bene procedere a un’accurata opera di valutazione e studio delle necessità del cliente, oltre che del diverso quadro fiscale.

Bertrand Binggeli, Group Co-Head del Wealth Planning, di Union Bancaire Privée. Sotto, il 2022 ha visto importanti spostamenti di individui particolarmente benestanti da alcuni ad altri Paesi. Alla base una difficile situazione geopolitica internazionale, e i venti di guerra che si rincorrono in Europa orientale, ma non solo. Ma quanto c’è da perdere nello

vero e proprio stile di vita.

Dove vanno i milionari?

Top ten dei Paesi che hanno acquisito o perso Hnwi (min. 1 mln usd) nel corso del 2022 (in mia unità)

Molti Stati europei, tra cui Cipro, Spagna, Italia, Malta, Portogallo e Grecia, o ancora gli Emirati Arabi Uniti, Israele, Singapore o la Tailandia, hanno compreso l’importanza di attirare i nuclei familiari con risorse finanziarie o patrimoniali significative e propongono schemi di accoglienza particolarmente interessanti.

Le possibilità offerte in questo ambito possono essere raggruppate in tre principali tipologie di programma, ognuno con condizioni specifiche e diverse di ammissibilità: il Golden Visa, che concede un diritto di ingresso e di residenza; il Residence by Investment (Rbi), che accorda la residenza amministrativa e fiscale in cambio di un investimento nel Paese; e il Citizenship by Investment (Cbi), secondo cui il passaporto può essere ottenuto con un investimento, l’acquisto di un bene immobile o una donazione di beneficenza.

In un mondo sempre più gravido di incertezze, cresce il numero dei clienti delle banche private che ipotizza di andare a vivere al di fuori del loro Paese d’origine. Il fenomeno si è accentuato con le recenti tensioni geopolitiche su scala internazionale. Oltre alla necessità di tutelare la propria integrità

fisica o economica, per alcuni il cambiamento di domicilio può essere motivato anche dalla volontà di seguire un’opportunità professionale, espandere le proprie attività, rispondere a esigenze familiari o aspirare a una migliore qualità dell’assistenza sanitaria. Per altri, la mobilità internazionale costituisce invece ormai un

A prescindere dai vantaggi del programma scelto, occorre soppesare seriamente i pro e i contro di un progetto di ridomiciliazione, poiché implica lasciare un campo giuridico e fiscale per un altro.

La decisione deve dunque essere preceduta da un rigoroso lavoro di analisi, che consiste nel valutare le diverse opzioni legali e tributarie, ma anche nell’as-

76 · TM Febbraio 2023
-600
Indonesia
Fonte: Ubp Canada +1,000 Usa +1.500 Messico -800 Brasile -2,500 Portogallo +1,300 Grecia +1,200 Istraele +2,500 Uk -1,500 Svizzera +2,200 Ucraina -2,800 Russia -15,000 Cina -10,000 Hong Kong -3,000 Arabia Saudita -600 Uae +4,000 India -8,000 Australia +3,500 Nuova Zelanda +800 Singapore +2,800
osservatorio / pianificazione
spostarsi?

sicurarsi che la soluzione scelta collimi perfettamente con gli obiettivi previsti e le circostanze familiari. È importante ricordare che un tale esercizio ha anche i suoi limiti. Infatti, ogni programma e ogni giurisdizione hanno caratteristiche specifiche, quindi è fondamentale definire le giuste priorità per evitare errori o potenziali problemi difficili da risolvere successivamente.

In tali casi il cliente tenderà a rivolgersi al suo private banker, il cui ruolo di accompagnamento è cruciale ai fini della fattibilità del progetto. Prima di tutto occorrerà analizzare il regime matrimoniale, il piano di successione e le opportunità fiscali offerte dal Paese di accoglienza, sempre in stretta collaborazione con i consulenti esterni del cliente. Coinvolgere i team di Wealth Planning all’interno della banca è essenziale in questa fase, nell’intento di proporre un approccio olistico che guidi i clienti verso un progetto di ridomiciliazione ottimale.

Contrariamente all’idea diffusa, la fiscalità è raramente il criterio prioritario da seguire. La sicurezza, la stabilità geopolitica, il sistema sanitario, la lingua, la localizzazione geografica e l’accesso ai mezzi di trasporto, il clima, il sistema scolastico, il costo e la qualità della vita sono fattori assolutamente cruciali. I regimi fiscali e il sistema giuridico sono secondari.

D’altro canto varcare una frontiera non significa necessariamente lasciare il proprio Paese d’origine. Alcuni non sono tanto interessati a trasferirsi all’estero quanto ad avere una via di fuga nel caso in cui, ad esempio, la situazione geopolitica del loro Paese si deteriorasse. In tal caso le questioni da affrontare sono la possibilità di una doppia residenza e le sue conseguenze fiscali, o ancora l’accesso all’immobiliare.

Devono essere valutati anche i vantaggi di mantenere o meno capitali al di fuori del Paese in cui si prevede di trasferirsi. Considerando il quadro giuridico, il regime fiscale e le regole di riservatezza, una famiglia che sceglie di stabilirsi in Svizzera avrà interesse a collocarvi il proprio patrimonio finanziario, mentre non sarebbe una scelta scontata per altri Paesi, tra cui Regno Unito, Israele o Tailandia.

I patrimoni dei clienti internazionali sono sempre più sofisticati e disseminati in tutto il mondo, pertanto la dimensione globale di una banca e, dunque, la sua presenza su diversi mercati sono assurte a variabili chiave, tanto più che il regola-

tore impone di agire solo nei Paesi in cui dispone di adeguate competenze tecniche, operative e legali. Per le banche private, l’accompagnamento di clienti sempre più mobili consente non solo di consolidare

le relazioni, ma anche, e soprattutto, di proiettarsi concretamente nel loro futuro e aiutarli a preparare la trasmissione del patrimonio.

Questo esercizio comporta un solido know-how e oggi è oggetto di un’aspra competizione sulla Piazza finanziaria svizzera. Offrire un servizio professionale ai clienti nel quadro di una ridomiciliazione implica, al di là di appropriate competenze giuridiche e fiscali, un adeguamento dei sistemi informatici e dei processi operativi. Ciò richiede investimenti ingenti, ma anche agilità, una combinazione di risorse e qualità che pochi attori possiedono davvero.

Perché la SICUREZZA non è un caso
«Molti Stati europei hanno compreso l’importanza di attirare i nuclei familiari con risorse finanziarie o patrimoniali significative e propongono schemi di accoglienza particolarmente interessanti»

Un Outlook alternativo

Se del domani non v’è certezza, la situazione è molto più chiara guardando al lungo periodo, su cui fare previsioni si dimostra più semplice e meno aleatorio.

Alcuni commentatori possono avere intuizioni sui modelli comportamentali e sugli istinti del gregge che ad altri invece sfuggono, e questo è positivo. Non esiste un unico approccio, che sia il ‘corretto’.

Ogni anno, più o meno in questo periodo, arriva un flusso di previsioni di mercato su ciò che potrebbe accadere nei mercati finanziari e nelle economie nei successivi 12 mesi. In genere si tratta di articoli ben informati e ponderati, con osservazioni sui tassi d’interesse, sulla fiducia dei consumatori e su quali asset class appaiono più convenienti o più costose rispetto all’anno precedente.

La tendenza inevitabilmente è a concentrarsi su scenari e aspettative ‘centrali’, il che pone dunque una sfida: cosa si può fare con un minimo di fiducia rispetto a queste informazioni?

La parte difficile è come queste previsioni possano essere tradotte in scelte d’investimento, perché è difficile essere ragionevolmente sicuri di ciò che gli investitori hanno calcolato o scontato nei prezzi degli asset in un dato momento.

Si sprecano le frasi come “gli utili sono sotto pressione, ma le valutazioni sono più interessanti” e “i rapporti prezzo-utili delle azioni rimarranno probabilmente

«In seno a un Outlook, la tendenza è inevitabilmente a concentrarsi su scenari e aspettative ‘centrali’, il che pone dunque una sfida: cosa si può fare con un minimo di fiducia rispetto a queste informazioni?»

al di sotto dei loro massimi”. È difficile capire cosa fare davvero di tutto questo.

È ovvio che le obbligazioni ad alto rendimento sono più convenienti di prima perché i prezzi sono scesi nel corso dell’ultimo anno, ma quanto il mercato ha già davvero scontato dei restanti aumenti degli interessi e dei probabili tassi di insolvenza più elevati? I titoli growth sembrano ora molto più convenienti rispetto a quelli value, ma sono ancora al di sopra del rapporto medio di lungo periodo. È dunque arrivato il momento di buttarsi in una direzione o nell’altra?

Quindi su cosa ci si può ragionevolmente basare e fare affidamento in termini di investimento? Su un orizzonte temporale di un anno, quasi nulla. Non è noto cosa faranno gli investitori e non nemmeno quali eventi inaspettati si verificheranno. Su periodi brevi e anche medi, i mercati finanziari sono uno strumento di mera e semplice speculazione. Se alcuni riescono a ‘speculare’ più del resto del mercato, allora buon per loro, ma quasi per definizione questo è irto di incertezza, e ricco di incognite.

Controintuitivamente è molto più facile fare affermazioni sicure su ciò che accadrà nei prossimi dieci anni che nei prossimi 12 mesi. Questo perché ci sono sviluppi tecnologici e di modelli di business che si stanno già verificando e che inevitabilmente sostituiranno le pratiche esistenti nel prossimo decennio.

Questo modo di pensare non fornisce assolutamente una guida a ciò che accadrà alle valutazioni nei prossimi 12 mesi, ma poiché si tratta di eventi del mondo reale, si possono basare le decisioni di investimento sui progressi fondamentali.

Questo progresso non dipende dalla moda dei consumatori o dalla crescita economica generale, perché si tratta semplicemente di offrire soluzioni migliori e più economiche di quelle disponibili oggi per soddisfare i bisogni e le esigenze della società. E i dati dimostrano che le

78 · TM Febbraio 2023
osservatorio / strategie
Stuart Dunbar, Partner di Baillie Gifford, a Edimburgo.

In meno di un ventennio il costo del sequenziamento del genoma umano è crollato, toccando cifre risibili pari a poche centinaia di dollari, rispetto ai milioni dei primi Duemila. Lo sviluppo tecnologico è alla base di questa impressionante rivoluzione.

società che sfruttano bene queste opportunità hanno un’alta probabilità di vedere i loro prezzi azionari seguirne l’esempio, almeno nel lungo periodo.

Non si sa quindi cosa accadrà nel 2023. Ma ecco alcune evidenze:

- Il costo dell’assistenza sanitaria sta aumentando in modo insostenibile in tutto il mondo a causa dell’invecchiamento della popolazione e della disponibilità di trattamenti più costosi. L’unica valvola di sfogo realistica è un drastico aumento dell’efficienza delle cure e un profondo spostamento dal trattamento alla diagnosi precoce e alla prevenzione.

Fortunatamente si è nelle prime fasi di una rivoluzione sanitaria: la confluenza di costi di sequenziamento genetico in calo, potenza di elaborazione in aumento e l’apporto dell’intelligenza artificiale stanno moltiplicando la capacità di comprendere realmente le malattie e di sviluppare innovazioni che stanno sconvolgendo lo status quo precedente.

Innovazioni come l’invio di ‘istruzioni’ da parte dell’mRna che indicano all’organismo come combattere da solo specifiche malattie; la robotica che può fornire procedure chirurgiche migliori e più efficienti; i droni che consegnano forniture mediche urgenti; gli ecografi portatili che si collegano a un telefono cellulare invece di macchine da milioni di franchi che richiedono operatori dedicati;

- I pagamenti sono un settore che per decenni ha visto poche interruzioni, ma è oggi ormai maturo per un cambiamento. Trasferire denaro in tutto il mondo rimane costoso per gli individui e buona parte della popolazione nei Paesi in via di sviluppo decide di fare a meno di una banca perché il suo patrimonio, o più semplicemente i pochi beni, non sono sufficienti a giustificare la creazione di un’infrastruttura bancaria.

Tutto sta cambiando: solo attraverso i telefoni cellulari è ormai possibile gestire i servizi bancari, tenere più valute in un’App e i piccoli negozi al dettaglio possono vendere a tutto il mondo con una

logistica unica e fornitori di pagamenti internazionali;

- Il lavoro flessibile è destinato a rimanere. Ciò significa una crescita in aree ovvie come gli strumenti di comunicazione e l’infrastruttura Internet, ma anche il passaggio a reti basate su cloud e la necessità di software di sicurezza più localizzati e robusti;

- Il cambiamento climatico è reale e il mondo deve rapidamente interrompere l’aumento netto del contenuto di carbonio nell’atmosfera. La maggior parte della

«Raggiungere le emissioni nette zero richiede un cambiamento radicale nel mix energetico, nello stoccaggio e nella distribuzione, che è appena iniziato. Ciò comporta nuove sfide e opportunità: stoccaggio scalabile delle batterie, cavi elettrici di altissima qualità e tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio»

tecnologia per farlo già esiste, ma non c’è ancora il necessario per farlo nella scala di cui sarebbe invece necessario.

Raggiungere le emissioni nette zero entro o subito dopo il 2050 richiede un cambiamento radicale nel mix energetico, nello stoccaggio e nella distribuzione, che è appena iniziato. Ciò comporta nuove sfide e opportunità: stoccaggio scalabile delle batterie, fornitori di cavi di altissima qualità per portare l’energia eolica offshore nei centri urbani e tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio.

Le imprese minerarie devono far fronte

a pressioni ambientali, ma quelle più responsabili saranno in grado di fornire le enormi quantità di rame e minerale di ferro necessarie per la transizione energetica. Non si può costruire oggi senza usare cemento e acciaio, ma allo stesso tempo le aziende che troveranno materiali da costruzione alternativi e più ecologici prospereranno.

E non va dimenticata ovviamente l’agricoltura, grande responsabile delle emissioni di gas serra e di altri inquinanti. Aziende come Upside Foods stanno trovando il modo di creare ‘carne’ reale grazie alla biologia sintetica, mentre Deere sta utilizzando la tecnologia per ridurre o addirittura eliminare la necessità di fertilizzanti dannosi.

La conclusione è semplice: se si vuole sapere come investire con successo nei prossimi 12 mesi, non si può dirlo, sarebbe praticamente impossibile. Per ottenere rendimenti significativi, le previsioni economiche di un anno sono di scarso aiuto.

Si può sapere esattamente come si svolgeranno i suddetti sviluppi dirompenti? No. V’è certezza di guardare nei posti giusti? Sì. I prezzi delle azioni delle società in questi settori raddoppieranno e si dimezzeranno di nuovo perché gli investitori si preoccupano delle notizie a breve termine? Probabilmente sì (ed è successo negli ultimi tre anni a molte di queste società di crescita di lungo periodo).

Forse la cosa più difficile è guardare al di là di tutto questo, ben oltre il ciclo di 12 mesi dei commenti, e concentrarsi sui reali progressi sottostanti.

Ecco quindi la previsione: non è noto, e non può esserlo, come reagiranno i portafogli azionari nel 2023, ma è assolutamente certo che nel 2033 avranno un valore molto più alto di oggi.

Febbraio 2023 TM · 79
Fonte: Baillie Gifford 23 100 mln 10 mln 1 mln 10.000 100.000 1.000 2001 2005 2010 2015 2021
Il sequenziamento del genoma umano Variazione del costo in dollari

Filantropia ma non solo

Paola Nisoli, Analyst di Lagom Family Advisors. Sotto, nel corso degli ultimi anni l’impact investing ha saputo distinguersi all’interno dell’universo dei sostenibili, ritagliandosi quote di mercato crescenti. Si tratta però di un segmento ancora poco noto, con solo società specializzate che si avvicinano alla materia. Non per questo si tratta però di investimenti elitari.

alcuni Sdg. Diventa quindi importante, oltre all’impegno pubblico, quello del settore privato. Concretamente, come può un investitore che lo volesse approcciarsi a un modello più sostenibile?

Sono molte le possibili strategie e i possibili approcci per un investimento sostenibile: dal criterio di esclusione ai criteri Esg, per passare dall’impact investing e arrivare fino alla filantropia. Sulla base di obiettivi, valori e propensione al rischio, l’investitore può costruire un portafoglio diversificato in termini di asset allocation e strategie sostenibili che punta a generare, oltre a un rendimento finanziario competitivo, anche un impatto ambientale e sociale positivo.

Per soddisfare l’attuale fabbisogno umano sarebbero necessari 1,75 pianeti. Global Footprint Network, organizzazione internazionale che monitora l’impronta ecologica dell’uomo, calcola annualmente l’Earth Overshoot Day, ovvero il giorno in cui vengono esaurite le risorse naturali disponibili per l’anno in corso. Nel 2022, la data da segnare sul calendario è il 28 luglio. La tendenza è quella di un costan-

te anticipo della data, segnale che ci si sta non troppo lentamente allontanando dagli obiettivi sostenibili globali.

L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) e l’Accordo di Parigi, aiutano nel definire una rotta verso lo sviluppo sostenibile. La recente pandemia ha però inasprito fame, povertà e disuguaglianze, allargando, anche a livello di spesa necessaria, la distanza dal raggiungimento di

Chi sceglie l’impact investing fa un passo in più. Questa forma prevede, secondo la definizione del Global Impact Investing Network (Giin), investimenti realizzati con l’intenzione di generare un impatto sociale e ambientale positivo e misurabile, insieme a un ritorno finanziario. Gli elementi chiave sono dunque intenzionalità, misurabilità e addizionalità intesa come valore aggiunto in termini di impatto rispetto al non investire.

Il recente studio Sizing the Impact Investing Market 2022 di Giin mostra come l’impact investing nel mondo stia matu-

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Impact investment L’interesse degli investitori per il segmento è in forte accelerazione Fonte: Lagom 0 50 100 150 200 300 350 250 0 10 20 40 30 50 60 70 pre20002000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018 64 3 6 5 3 9 5 11 10 12 13 12 15 16 16 20 20 21 9 14 10 ■ N. di società al primo Impac Investment (sx) N. cumulato di imprese attive nel segmento (dx) osservatorio / sostenibilità
L’universo degli investimenti sostenibili è una realtà sempre più segmentata e specialistica, in cui trovare profili specializzati e competenze non è scontato.

A lato, le principali sfide del segmento secondo una recente indagine, e i principali strumenti utilizzati dalle società del settore per orientarsi all’interno di una disciplina destinata a restare particolarmente fumosa per diverso tempo. A pesare è soprattutto la mancanza di metriche e strumenti di misurazione sulla base dei quali regolare e parametrare anche i rendimenti e gli obiettivi raggiunti da questi investimenti.

rando e crescendo. Dagli ultimi dati raccolti si stima che la dimensione di questo mercato abbia superato 1 trilione di dollari di Aum. La ricerca mette inoltre in luce due aree ad alto potenziale di crescita: i green bond, strumenti obbligazionari la cui emissione è legata a progetti che mettono in primo piano la sostenibilità ambientale; e il corporate impact investing ovvero l’utilizzo delle riserve di liquidità aziendali per affrontare cambiamenti climatici e disuguaglianze sociali.

Nonostante l’entusiasmo e i diversi segnali positivi, non mancano però sfide e criticità. Vi è ancora confusione sulle numerose definizioni e tipologia di approcci alla sostenibilità; inoltre mancano metriche standardizzate per la misurazione dell’impatto e modelli condivisi per la rendicontazione. Sarà quindi necessario uno sforzo condiviso per aumentare trasparenza e comparabilità dei dati. Affrontare questi ostacoli rimane una premessa necessaria per conquistare la fiducia degli investitori e indirizzare i capitali verso investimenti sostenibili.

Allo stato attuale, pertanto, declinare l’Impact Investing in termini di effettivo investimento finanziario è spesso difficile e laborioso. Non vi sono infatti molti strumenti effettivamente disponibili, agli investitori retail in particolare, quali, per esempio, Etf o fondi d’investimento dedicati. L’attenzione crescente al tema è comunque destinata ad arricchire l’offerta, nella speranza che chiaramente ciò avvenga in modo serio e responsabile.

Risulta comunque importante sottolineare come anche l’attività filantropica sia di vitale importanza per far fronte alle sfide globali. Secondo il rapporto sulla filantropia di Wealth–X, le donazioni filantropiche (escluse quelle di Governi e aziende) nel 2020 hanno raggiunto un

Quali le sfide?

Le principali sfide del segmento nei prossimi anni secondo gli

Come orientarsi? Utilizzo

totale di circa 750 miliardi di dollari a livello globale. Di questi, ben 175 miliardi sono stati donati da individui con un patrimonio netto superiore ai 30 milioni di dollari, a sottolineare il ruolo decisivo degli Ultra High Net Worth Individuals.

Nel corso del tempo sta cambiando anche l’approccio del filantropo. Secondo un recente studio di Fondazione Italia Sociale, che prende in esame l’esperienza filantropica delle persone facoltose in Italia, la fascia dei Millennial (nati tra il 1980 e il 2000) mostra maggiore sensibilità, partecipazione attiva e attenzione alla destinazione delle risorse, oltre ad avere una visione più strutturata e articolata. Questa filantropia strategica è principalmente caratterizzata da una maggiore attenzione all’impatto, da un monitoraggio costante dei risultati e da un’allocazione delle risorse che passa attraverso una vera e propria due diligence.

Anche in questo ambito non mancano però barriere disincentivanti e freni a donare. Il problema principale è l’asimmetria informativa. Il settore è molto frammentato e spesso manca una comu-

nicazione chiara, completa e supportata dai dati da parte delle realtà no profit. La mancanza di queste informazioni scoraggia i donatori perché non sanno come scegliere un ente affidabile e, disorientati, perdono fiducia.

Nonostante questi ostacoli, e una tendenza alla professionalizzazione dell’attività, secondo lo studio di Fondazione Italia Sociale, la richiesta di aiuto a esperti (Philanthropy Advisors in particolare) da parte dei filantropi è ancora poco sviluppata. In alcuni casi, le figure a cui si fa affidamento sono quelle classiche di commercialisti, avvocati e notai, ma anche di consulenti finanziari e family officer.

Un numero crescente di Family Office viene in effetti coinvolto su questi temi. Diverse famiglie sentono infatti il dovere di restituire qualcosa alla società. Inoltre, ciò che è molto importante per alcune famiglie, Impact Investing e filantropia aiutano a costruire, conservare e tramandare i valori e le aspirazioni della famiglia alle nuove generazioni,

Febbraio 2023 TM · 81
nella
positivo
lungo
coinvolgendole
volontà di creare un cambiamento
di
termine.
intervistati Fonte: Giin Annual Impact Investor Survey 2020 34% 33% 32% 30% 27% 23% 20% 66% 35% Impacting Washing Accertare i risultati Fare confronti con altri ■ % degli intervistati Mancanza di standard Rischio di inazione delle imprese Integrazione impact e decisioni fin. Concorrenza maggiore per nuovi deal Accertare risultati finanziari Frammentaz. misurazione dei risultati
di strumenti,
e
comuni per obiettivo (in %) Fonte: Giin 2020 52 37 48 19 36 27 16 29 20 21 16 16 10 18 7 13 12 10 9 10 4 8 4 3 7 9 5 5 4 11 1413 15 15 16 ■ Stabilire obiettivi ■ Misurare la performance degli investimenti ■ Riportare la propria performance 21 Obiettivi delle Nazioni Unite Metriche Iris Metriche Iris+ Impact Manag. Proj. Imp B Analytics / Giirs Unpri Principi op. Impact Mgn. Global Reporting Initiative Gri Aeris Cdfi rating Sust. Acc. Standard Sasb Solo strumenti interni Altro
standard
regole

Dieci... provocazioni?

Sono diversi i potenziali spunti di riflessione per l’anno che è iniziato da sole poche settimane. Se sembra legittimo attendersi molto, è anche necessaria un po’ di concretezza.

Fabrizio Quirighetti, Cio di Decalia Group. A lato, un confronto tra la performance dei decennali governativi tedeschi e americani, e l’andamento del saggio d’inflazione in Europa e Stati Uniti.

Buon anno e auguri per un 2023 in salute e ricco di investimenti! Per inaugurarlo al meglio, che non è poco, ecco quindi alcune previsioni che potrebbero influenzare i mercati e i rendimenti. Alcune possono essere considerate condivisibili, altre sono provocatorie, molte non si verificheranno, mentre altre possono sembrare ovvie o folli, ma potrebbe comunque valere la pena tenerle a mente:

- Quest’anno non ci sarà un brusco rallentamento: la crescita globale si mostrerà più resistente del previsto grazie alla riapertura della Cina, alla stabilità dei consumi in tutti i Paesi del mondo (Giappone compreso), ma soprattutto negli Stati Uniti. Sicuramente la crescita del Pil reale rallenterà, ma assomiglierà più alla recessione del 2001-02;

- I tassi d’inflazione annuali di Stati Uniti e Unione Europea non rientreran-

no negli obiettivi delle Banche Centrali e registreranno una nuova accelerazione nel secondo semestre. È ovvio che il tasso annuale tenderà a diminuire nella prima metà dell’anno, dato l’effetto base più favorevole, il recente calo dei prezzi dell’energia, la risoluzione in corso dei problemi della catena di approvvigionamento, la normalizzazione dei prezzi dei beni post-covid e l’attuale rallentamento dell’attività economica in Stati Uniti e Unione Europea. Tuttavia, l’inflazione annuale non tornerà sufficientemente vicina all’obiettivo del 2% (soprattutto l’inflazione di base). Peggio, potrebbe riaccelerare a partire dall’estate, poiché i dati sull’occupazione rimarranno solidi e i prezzi dell’energia rimbalzeranno grazie a questioni strutturali (il mix tossico di investimenti insufficienti e la difficile transizione energetica) e a questioni più cicliche (la riapertura della Cina, la ricostituzione delle scorte in Europa per il prossimo inverno, le giacenze complessivamente basse negli Stati Uniti o semplicemente un nuovo potenziale evento geopolitico dirompente in un importante Paese Opec, come una guerra civile in Iran;

- Nessuna svolta della Fed: non ci saranno tagli dei tassi. Il mix di crescita resiliente e di inflazione persistente porterà la Fed a mantenere un atteggiamento restrittivo, come da ultimo dot plot della Fed. Tuttavia, sia la Fed che la Bce potrebbero fornire un ammortizzatore alle

82 · TM Febbraio 2023
Stati Uniti ed Europa Confronto tra saggi d’inflazione (in %) Fonte: Decalia Group Hicp Euro Area 2015: 100 (dx) Cpi, media corretta Frb Cleveland 12m (sx) 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 0 1 2 3 4 5 6 7 8 0 1 2 3 4 5 6 Titoli di Stato Rendimento del decennale tedesco e americano (in %) Fonte: Decalia Group Stati Uniti Germania -2 0 2 4 6 8 10 -2 0 2 4 6 8 10 ‘90 ‘92 ‘94 ‘96 ‘98 ‘00 ‘02 ‘04 ‘06 ‘08 ‘10 ‘12 ‘14 ‘16 ‘18 ‘20 ‘22 osservatorio / outlook

disfunzioni dei mercati obbligazionari a un certo punto dell’estate, quando gli investitori si renderanno improvvisamente conto che l’inflazione rimane un problema e che quindi non ci saranno tagli, mentre allo stesso tempo il tetto del debito degli Stati Uniti viene discusso appassionatamente e l’offerta netta di debito pubblico europeo sale alle stelle. Potrebbe assumere la forma di un Qe temporaneo e limitato, come ha fatto la Banca d’Inghilterra l’anno scorso;

- In questo contesto, il tasso a 10 anni degli Stati Uniti terminerà l’anno al di sopra del 4%. Sebbene stia scendendo e possa continuare a scendere nella prima parte dell’anno, alla fine si stabilizzerà (al di sopra del 3%) e poi rimbalzerà, visti i tre punti sopra. Oltre ai motivi appena citati, la politica monetaria della Banca del Giappone rappresenterà un rischio di rialzo per i tassi globali, in particolare per quelli australiani ed europei, dato che gli investitori giapponesi sono stati i principali acquirenti di questi titoli sovrani. Ci saranno altri aggiustamenti alla politica di controllo della curva dei rendimenti giapponesi prima della metà dell’anno (il mandato di Kuroda scade l’8 aprile), sia ampliando ulteriormente l’intervallo di fluttuazione a 10 anni, sia ricentrando più in alto la parte centrale dell’intervallo, sia puntando ai 5 invece che ai 10 anni. Diversamente solo se il successore fosse Masayoshi Amamiya, figura imitativa di Kuroda, ma dovrebbe essere Hiroshi Nakaso con le mani libere per porre fine a questa politica. O ancora, se si cadrà in una recessione globale questo porterà a un forte apprezzamento dello Yen;

- Nell’ambito degli asset statunitensi, i mercati del credito, della liquidità, delle obbligazioni e delle azioni chiuderanno l’anno con rendimenti totali a una sola cifra, inferiori al 6%;

- La situazione dell’energia e delle materie prime, soprattutto per quanto riguarda i metalli grezzi, ha ancora molto da dire... perché i fattori strutturali non sono cambiati e il contesto rimane favorevole;

- I mercati emergenti potrebbero sovraperformare i mercati sviluppati sia in termini di contesto macro (migliori prospettive di crescita grazie alla riapertura della Cina, minori preoccupazioni per l’inflazione, che ha già raggiunto il suo picco o non è un problema, e traiettorie di politica monetaria più accomodanti), sia in termini di performance dei mercati

azionari grazie a valutazioni più basse in uno scenario in cui l’economia globale tende a reagire positivamente e non subisce una recessione, i prezzi delle materie prime rimangono elevati, il dollaro non si rafforza, i tassi e gli spread creditizi non subiscono impennate. In ogni caso, ritengo che l’attuale contesto generale non è mai stato così favorevole alla sovraperformance dei mercati emergenti;

- Nonostante la recente debolezza registrata negli ultimi due mesi, quest’anno il dollaro americano rimarrà molto forte rispetto alle altre valute degli sviluppati;

- Allo stesso modo in cui il tasso a 10 anni degli Stati Uniti finirà l’anno al di sopra del 4%, il tasso a 10 anni della Germania supererà e resterà al di sopra del 3%. Ciò implica che la duration delle obbligazioni europee sarà inferiore a quella degli Stati Uniti e che il credito europeo supererà i titoli di Stato. Grazie al calo dei prezzi del gas naturale, quest’anno le prospettive di crescita nell’Eurozona sono notevolmente migliorate. Nonostante il conseguente e gradito calo dell’inflazione complessiva, la Bce rimarrà piuttosto restrittiva sulla

Gli Emergenti hanno saputo gestire l’ondata inflativa decisamente meglio di quanto non stiano facendo invece le economie sviluppate, da qui una politica monetaria molto diversa.

base delle migliori prospettive di crescita, della tenuta del mercato del lavoro, dell’inflazione di base e delle preoccupazioni generali per gli effetti di secondo impatto (ad esempio, la rinegoziazione sui salari). Se a ciò si aggiunge la massiccia offerta di titoli sovrani (emissioni e Quantitative Tightening), la potenziale maggiore integrazione fiscale (nuovo debito comune) che spingerà i tassi tedeschi verso un aumento e gli spread periferici al rialzo. Meglio sfatare la leggenda metropolitana secondo cui “i tassi tedeschi a lungo termine sono sempre stati più bassi di quelli statunitensi”;

- Quale conseguenza ultima, anche quest’anno la produttività dovrebbe superare lo stile di crescita e, di conseguenza, i mercati azionari statunitensi potrebbero sottoperformare i mercati globali.

Febbraio 2023 TM · 83
Emergenti Andamento dell’inflazione rispetto ai Paesi sviluppati Fonte: Decalia Group Msci Em Index - Index Price Level / Msci World Index - Index Price Level 50 100 150 200 250 300 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 2013 2015 2017 2019 2021 2023 Stati Uniti Andamento dell’inflazione rispetto agli interessi Fed (in %) Fonte: Decalia Group -5 0 5 10 15 20 ‘70 ‘74 ‘78 ‘82 ‘86 ‘90 ‘94 ‘98 ‘02 ‘06 ‘10 ‘14 ‘18 ‘22 Inflazione Us Us Fed fund target rate

La forza del Pharma

Andy Acker, gestore di portafoglio di Janus Henderson. Sotto, il comportamento del Pharma anche durante le peggiori recessioni si è sempre dimostrato particolarmente resiliente, o correggendo meno del mercato, o muovendosi in controtendenza.

potenziale di guadagno e possono alzare i prezzi per compensare l’aumento dei costi. È probabile che anche il prossimo anno queste caratteristiche continueranno ad attrarre gli investitori.

Ad esempio, negli Stati Uniti i fornitori di servizi di assistenza gestita che partecipano al mercato pubblico dell’assicurazione sanitaria e/o offrono piani commerciali attraverso i datori di lavoro hanno aumentato i premi per il 2023 per compensare costi di manodopera e percentuali di ricorso all’assistenza medica potenzialmente più alti, in vista della ripresa delle cure di routine nel post-pandemia.

Storicamente, nei periodi di flessione il settore sanitario tende a sovraperformare il mercato azionario in generale. Anche nel 2022 si è assistito a questo trend, con lo S&P 500 Health Care Sector che ha registrato un -3,4% a metà novembre, rispetto al -15,6% dell’indice S&P 500. Mentre si è ormai giunti al 2023, in un contesto in cui l’inflazione è ancora ai massimi storici e le Banche Centrali al-

zano aggressivamente i tassi per cercare di domarla, gli investitori dovrebbero continuare a orientarsi verso settori difensivi come quello sanitario.

L’assistenza sanitaria e la farmaceutica continuano a mostrare infatti il loro potere di determinazione dei prezzi. Fino a oggi, le large cap biofarmaceutiche e i distributori farmaceutici sono stati i motori della resilienza del settore. Molte di queste aziende hanno visibilità sul loro

La resilienza della domanda ha permesso alle aziende farmaceutiche di alzare i prezzi al livello o al di sopra del tasso di inflazione. E anche se l’Inflation Reduction Act, convertito in legge ad agosto, limiterà l’aumento del prezzo dei farmaci nel programma Medicare a partire dal prossimo anno, il limite è pari all’inflazione. La legislazione, che include altre disposizioni relative ai prezzi dei farmaci, dovrebbe essere facilmente gestibile per il settore (con un costo pari a circa il 2% dei ricavi totali dei farmaci in 10 anni, secondo le stime). Inoltre, elimina l’incertezza sulla riforma dei prezzi dei farmaci, che ha pesato sul settore biofarmaceutico statunitense per quasi sei anni. Nel frattempo, nuovi farmaci iniettabili e biosimilari stanno av-

84 · TM Febbraio 2023
osservatorio / settori La forza del Pharma Cumulative return del settore durante le ultime recessioni (in %) Fonte:
Henderson : -35,0 7,9 : -0,9 :-1,1 20,4 :-22,7 8,3 Recessione ‘90 Bolla Dot-Com Global Financial Crisis ■ S&P 500 Index ■ S&P 500 Health Care COVID-19 Cumulative return 6,7
Sono molte le ragioni che spingono a credere che anche quest’anno il settore sanitario potrà fare bene, sovraperformando il mercato, come successo nel 2022.
Janus

vantaggiando i distributori farmaceutici, che su questi trattamenti complessi realizzano margini di profitto più alti rispetto ai farmaci orali di marca.

Tuttavia, per ridurre al minimo la volatilità gli investitori dovranno essere selettivi, poiché non tutte le aree del settore sanitario sono state resilienti come quelle citate sopra nello scenario inflazionistico attuale. Nel terzo trimestre 2022, alcuni ospedali e altri fornitori di servizi sanitari hanno ridotto la guidance sugli utili a causa delle incertezze sul costo del lavoro. Anche le società tecnologiche del settore sanitario, le cui valutazioni sono fortemente aumentate durante il primo boom digitale innescato dalla pandemia, hanno risentito del fatto che l’aumento dei tassi fa automaticamente diminuire il valore dei flussi di cassa di queste società (che in genere vengono realizzati in futuro). In un contesto di forte concorrenza, alcune aziende di tecnologia medica non sono riuscite a far fronte all’aumento dei prezzi. Buone prospettive per il BioTech. Anche se la crescita economica rallenta, il settore continua a innovare e molti progressi si dimostrano troppo importanti per essere ignorati dagli investitori. Questa dinamica ha caratterizzato, in particolare, le aziende biotecnologiche a piccola e media capitalizzazione.

Anche se l’aumento dei tassi continuerà a rappresentare un ostacolo per il BioTech, è assai probabile che il sentiment verso il settore sia migliorato e che il mercato continuerà a premiare l’innovazione. Su questo fronte, i prossimi mesi dovrebbero essere piuttosto movimentati. La Food and Drug Administration, che non ha avuto un commissario permanente per oltre un anno dopo l’insediamento dell’amministrazione Biden nel 2021, ora sta recuperando terreno. Circa una dozzina di domande di nuovi farmaci erano in attesa di essere approvate entro la fine del 2022, mentre per altre 54 l’approvazione è prevista per quest’anno.

Alcuni di questi farmaci potrebbero essere rivoluzionari, incluse le prime terapie genetiche per la distrofia muscolare di Duchenne (una condizione genetica fatale che provoca la degenerazione muscolare nei bambini), l’emofilia e l’anemia falciforme. Si sta inoltre lavorando a due nuove terapie in grado di agire sul morbo di Alzheimer e al lancio di un trattamento per l’obesità, con una perdita di peso che si avvicina ai livelli ottenuti con un inter-

Health Care

vento di bypass gastrico. Altre possibili innovazioni includono una terapia del microbioma, la prima nel suo genere, per l’infezione da Clostridium difficile (una delle principali cause di infezioni contratte in ospedale).

Il crescente slancio del BioTech ha portato alcuni a invocare la ripresa delle Ipo nel 2023, dopo che il mercato era stato praticamente chiuso nel 2022. È però opportuno mantenere un atteggiamento piuttosto cauto, considerato che lo scenario macroeconomico potrebbe continuare a esercitare pressioni sul mercato. Sarà importante puntare su aziende con profili di rischio/rendimento interessanti, ad esempio società che stanno per raggiungere obiettivi importanti, con buone probabilità di successo (ad es. risultati positivi degli studi clinici) o aziende che hanno lanciato di recente farmaci promettenti. Queste aziende saranno probabilmente in grado di raccogliere capitali sui mercati secondari, o potrebbero essere obiettivi di acquisizione da parte di grandi gruppi. In effetti, con il mitigarsi delle valutazioni, si è tornato a osservare un aumento delle

Se in termini di valutazioni il Pharma si dimostra essere competitivo, l’uscita da un biennio di pandemia ha portato notevoli ritardi su tutta la filiera, a partire delle consuete attività di registrazione dei nuovi farmaci presso le autorità nazionali.

fusioni e acquisizioni nella seconda metà del 2022, una tendenza che potrebbe proseguire quest’anno e offrire un potenziale rialzo agli investitori.

Più in generale, il settore sanitario continua a scambiare a sconto rispetto allo S&P 500, anche se nel 2022 ha resistito meglio della maggior parte dei settori. Per sfruttare questo sconto, sarà particolarmente importante cercare aziende con un’elevata visibilità degli utili, un solido flusso di cassa operativo, prodotti differenziati e/o pipeline promettenti.

Questo, oltre a ridurre la volatilità per gli investitori, offrirebbe anche la possibilità di investire nella crescita a lungo termine a quelle che potrebbero rivelarsi valutazioni interessanti.

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Fonte: XXX Dic-92Set-94Giu-96Mar-98Dec-99Set-01Giu-03Mar-05Dec-06Set-08Giu-10Dec-13Set-15Giu-17Mar-19Mar-19Dec-20Dec-20Set-22 0 10 20 30 40 50 60 70 Forward price to-eamings Media Health Care = 18.0 17.4 16.4 12.3 S&P 500 BioTech S&P 500 Health Care S&P 500 index Media settore Food and Drug Administration Domande pendenti di nuovi farmaci Fonte: Janus Henderson 39 27 41 45 22 46 59 48 53 50 29 54 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 ■ Richieste approvate ■ Attualmente pendenti
Le valutazioni rimangono interessanti nel tempo

Alchimie normative

Nonostante si punti sempre il dito alle politiche monetarie ultraespansive, parte fondamentale del problema è anche la deregulation galoppante e perversa dell’intero sistema.

L’attuale ciclo finanziario, quello del post 2008 e che sta volgendo al termine, è stato costruito su politiche monetarie ultra espansive e deregulation finanziaria, con questa che ha comunque avuto un ruolo.

Dopo la crisi del 2008 i Policy Maker avevano promesso duri interventi di regolamentazione del sistema per impedire il ripetersi di certi eventi, in realtà, tali interventi si sono limitati a regolare alcune attività bancarie, innescando una ‘migrazione del rischio’ verso altri segmenti.

Per iniziare l’Insider Trading: per i Ceo l’attività di acquisto o vendita di azioni della propria società prima dell’uscita di notizie sensibili non è più vietata. Basta compilare in anticipo un modulo alla Sec che segnala l’operazione.

Si può constatare poi che le norme contabili per pubblicare i bilanci consentono cose fantasiose. Se una società ha una partecipazione del 51% in un’altra, può mettere a bilancio il 100% dell’utile dalla partecipata (non controlling interest). Le società quotate possono comunicare i risultati di bilancio secondo i criteri Ga-

ap e non Gaap. La prima metodologia è quella che segue i principi contabili generalmente accettati, la seconda consente di omettere alcune voci contabili che possono creare notevoli differenze sui risultati. È quindi possibile che una società in perdita secondo il Gaap possa evidenziare un utile con il non Gaap, particolarmente utilizzato per le Ipo, il che spiega diversi strani default, oltre allo scarico di responsabilità delle banche circa la solvibilità delle neo-quotate.

Un altro fenomeno riguarda i grandi movimenti speculativi sui ‘meme stocks’ che hanno caratterizzato la bolla del 2021. Gruppi di speculatori retail, organizzatisi via social media, cercavano di colpire le posizioni short o long di investitori istituzionali, procurando deliberatamente pesanti perdite a tali operatori. Un tempo tale attività era vietata (power trading) oggi è possibile e non facilmente sanzionabile.

La deregulation ha consentito la creazione del mercato delle cryptovalute. I tentativi di regolamentazione sono stati evidentemente tardivi e la dimensione di tale mercato ha raggiunto il picco di 1,3

trilioni di dollari (il 6% del Pil americano). Gli americani sono arrivati a detenere un valore di crypto in portafoglio pari all’intero ammontare di dollari cash in circolazione nel Paese.

Nel frattempo i Private Market hanno raggiunto i 9 trilioni (il 45% del Pil) e sono oggi scarsamente regolamentati e totalmente illiquidi. Recentemente la Sec sta cercando di intervenire per frenare il collocamento dei Cfo su investitori retail e istituzionali. Si tratta di veicoli di cartolarizzazione di partecipazioni detenute dai fondi di Private Equity che cercano di essere liquidate sul secondario. Pratica che però solleva problemi in termini di valutazione delle partecipazioni, cui la Sec sta cercando di rispondere.

Anche sulle politiche di Buy Back emergono distorsioni ed eccessi. In particolare non esistono limiti di riferimento per tali operazioni e alcune aziende arrivano al paradosso di ricorrere all’indebitamento per acquistare le proprie azioni in borsa, utilizzando anche gli aiuti Covid.

Fa abbastanza scalpore apprendere che la Sec ha deciso di intervenire per sanzionare la revisione degli Eps dopo la loro pubblicazione al mercato. Accade infatti abbastanza spesso che vengano rivisti al ribasso dopo qualche mese.

Questi sono solo alcuni esempi del contesto operativo nel quale il sistema finanziario si muove e gestisce i capitali raccolti. L’anticamera di nuove crisi.

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51% 100% 0% 20% 40% 60% 80% 100% ■ Partecipazione della Holding nella controllata ■ Utile contabilizzato dalla Holding Fonte: Lemanik 2023 Strambe prassi legalizzate Il non controlling interest a bilancio ■ Mercato Crypto al picco ■ Private Market 6% 45% 0% 20% 40% 60% Fonte: Lemanik 2023 Questione di dimensioni Rispetto al Pil degli Stati Uniti
osservatorio / investimenti tematici
Maurizio Novelli, Senior Portfolio Manager di Lemanik Invest, innovative and liquid Alternative investments division. A lato, il risultato di oltre un decennio di deregulation negli Stati Uniti.

L’uomo, tra rigore e smart tailoring

Milano e Parigi hanno decretato le tendenze per la moda maschile. I capispalla sono i protagonisti della prossima stagione autunno-inverno, dai mantelli ai soprabiti e cappotti dai tagli sartoriali. I pantaloni riscoprono linee over e comfort. Tornano capi iconici, come il bomber.

Sulle passerelle milanesi, che hanno appena svelato le tendenze della moda ‘uomo’ per il prossimo autunno inverno 2023-2024, ad occupare la scena sono stati, tra l’altro, volumi e silhouette morbide in un connubio tra comodità ed eleganza. I materiali sono morbidi e di alta gamma, come cashmere e misto vicuña, oltre a una forte presenza di capi double face.

sere durevole nel tempo e assolvere ad una funzione. «Non c’è spazio per la creatività inutile. La creatività ha senso ed è utile solo quando scopre cose nuove», sottolinea la stilista Miuccia Prada.

Una nuova formalità, che non dimentica gli elementi della rivoluzione genderless (come dimostrano gonne, camice

La moda maschile riscopre eleganza, formalità, lusso e rigore. È quanto dettato dalle ultime due fashion week di Milano e Parigi che sanciscono, per l’autunno inverno 2023-24, il ritorno di un abbigliamento rigoroso con lo smart tailoring protagonista. Da Gucci, alla sua prima sfilata dopo l’addio dello stilista Alessandro Michele, a Giorgio Armani, Dolce&Gabbana, Fendi, Etro, Prada e Zegna. Che si tratti delle collezioni proposte dai grandi nomi o dai nuovi talenti, la razionalità la fa da padrone. La creatività come puro esercizio di stile viene messa da parte e il sogno viene rimpiazzato dall’esigenza di avere delle certezze. Nasce così una moda concreta, che gira intorno alla centralità del prodotto di qualità, costruito con l’obbiettivo di es-

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PRADA moda/ Fashion week Milano e Parigi
a cura della nostra inviata Paola Gervasio FENDI

monospalla e le numerose bag) e che strizza l’occhio alle nuove generazioni. Se c’è, infatti, un aspetto da sottolineare nella moda uomo, è l’interesse sempre più ampio da parte delle maison della moda emerso per la Gen Z, ovvero i nati tra il 1995 e il 2010, la generazione più numerosa di sempre, circa il 25% della popolazione globale, a cui vengono dedicati capi più creativi e iconici. D’altronde è una generazione che, solo negli Stati Uniti, ha un potere d’acquisto pari ai 360 miliardi di dollari, con i brand che si trovano costretti a tener conto dell’influenza che essa esercita in diversi settori del sistema moda.

ever green nel guardaroba maschile. L’ispirazione viene dal mondo militare. Questo modello di giacca nasce infatti nel 1917, ideato come dotazione per i piloti americani sui caccia. La sua storia passa poi attraverso le subculture, fino ad arrivare ai giorni nostri. Ora assume un significato differente, over, caldo e avvolgente sembra assolvere al compito di protezione.

Sotto i riflettori cadono anche le giacche, rigorosamente sartoriali. Tra i dettagli che attirano l’attenzione ci sono gli ampi revers, che donano a questo capo

Sul fronte delle macro-tendenze che si sono delineate dagli ultimi fashion show, i capispalla sono i protagonisti della prossima stagione autunno inverno: hanno trovato spazio in ogni collezione, dagli scenografici mantelli di Fendi e Dolce&Gabbana ai soprabiti ampi e dal design impeccabile di Gucci e Zegna, fino agli audaci motivi a intarsio di Etro. Prada propone cappotti over con colletti anni Settanta che farebbero intendere la presenza di una camicia, che invece non c’è, trasformandosi in accessori intercambiali da proporre in diversi look.

I materiali sono morbidi e di alta gamma, a partire da cashmere e misto vicuña; importante la presenza di capi double face.

Per la prossima stagione autunno inverno torna anche il bomber, un pezzo

Febbraio 2023 TM · 89
In alto, Giorgio Armani, in passerella al termine della sfilata,con i modelli che indossano i capi appena presentati. GIORGIO ARMANI ZEGNA

La tendenza dettata dalla settimana della moda uomo di Milano si conferma anche in quella di Parigi. In scena, silhouette fluide, cappotti morbidi, pantaloni over con pieghe, scarpe piatte indossate con calzini color cappuccino e tessuti confortevoli. Tagli sartoriali perfetti e colori neutri, pastello o scuro.

tradizionale un sapore Seventies. In auge torna anche lo stile aviator, con le giacche in primo piano, viste da Emporio Armani. La radice di questo mood riporta ai primi anni Venti del Novecento, quando la giacca in montone nasceva grazie all’intuito di un paracadutista americano. Il boom poi negli anni Quaranta e negli anni Ottanta, complice anche l’uscita del film Top Gun nel 1986.

Il settimo rapporto annuale ‘Lo stato della moda’, realizzato da The Business of Fashion e McKinsey & Company, nel rivelare che il settore è destinato a un rallentamento globale nel 2023, individua dieci temi d’attualità e le opportunità di crescita per l’anno prossimo.

Complessivamente, McKinsey prevede per il 2023 una crescita delle vendite globali di moda compresa tra il 5% e il 10% per il lusso e tra il 2% e il 3% per il resto del settore, mentre si prevede un ritorno di varie dicotomie che in passato ne caratterizzavano il business. Oltre alle differenze tra il lusso e gli altri segmenti, si evidenziano le differenze regionali. L’economia statunitense dovrebbe essere più robusta rispetto alle altre principali economie globali: in Cina incidono le precauzioni per il Covid-19, mentre l’Europa soffre di una crisi energetica e di un euro indebolito rispetto a un dollaro forte. La mappa mondiale della crescita dell’industria si sta spostando. I mercati che un tempo mostravano un solido potenziale di crescita si trovano ora ad affrontare una gamma più ampia di rischi, che vanno da condizioni climatiche estreme a disordini politici o sociali. Altre regioni, come il Medio Oriente, potrebbero diventare nuovi paradisi della crescita, richiedendo ai marchi di localizzare ulteriormente design, marketing e merchandising per attirare nuovi clienti. Anche i mix di canali di distribuzione sono pronti per essere rivalutati. Con la normalizzazione della crescita dell’e-commerce dopo il suo boom pandemico, il modello digitale direct-to-consumer (Dtc) inizia a svanire. Con l’abolizione delle restrizioni, gli acquirenti mostrano che, pur apprezzando ancora i canali online - in particolare nel settore del lusso, dove il Dtc e le piattaforme di terzi continueranno a guidare la crescita - optano anche per esperienze nei negozi. I marchi dovranno anche tenere conto della ripressa dei viaggi internazionali ai tassi pre-pandemici, sostenuti da un dollaro forte. Gran parte del settore sta entrando in questo periodo difficile con basi solide, avendo registrato una crescita impressionante nel 2021 e nella prima metà del 2022. Nel 2021 il fatturato globale del settore è cresciuto del 21% rispetto all’anno precedente. Proseguendo, all’inizio del 2022, con una crescita dei ricavi del 13% nel primo semestre. Le opportunità, nonostante tutto, sono molto interessanti.

Un capo evergreen che viene ora riproposto. Pezzi iconici, insomma, dai cappotti alle giacche, dalle camicie alle canotte che riempiono anche il guardaroba di Dolce&Gabbana.

E iconici sono i completi presentati da Giorgio Armani, come quello in lana bouclé o quello in lana jacquard in cui il pied-de-poule si fonde nel colore di base. «L’idea arriva da alcuni atri dei palazzi storici milanesi, tutti in marmo e con un senso di architettura severo. Ma dagli atri in tutta Milano si possono vedere giardini lussureggianti, verdi, con i fiori: è un mondo nascosto che riserva sempre qualche sorpresa», dice Giorgio Armani. In passerella propone anche grandi parka in pelo ecologico, lunghi e maculati. Ma anche completi in velluto panné con la giacca e i pantaloni cargo, con le giacche in velluto rosso rubino «tipico colore da intellettuale», sottolinea Armani. E ancora, tute da sci e altri capi di carattere sportivo. «Sì, perché non è che se un uomo abita in un palazzo con l’atrio di marmo esce di casa sempre vestito in smoking», precisa Giorgio Armani.

Da Fendi caban e lunghi pastrani o maglie nuvola, montoni e gonne kilt, giacconi e cappotti coperta cocoon (un must come la nuova borsa di cashmere intrecciato), camicie destrutturate o maglie monospalla che sono il nuovo gilet Si abbinano ai pantaloni a gamba larga, come quelli proposti da Zegna.

La tendenza dettata dalla settimana della moda uomo di Milano si conferma anche in quella di Parigi. In scena,

90 · TM Febbraio 2023
La moda prossima ventura, tra sfide e opportunità
DIOR

silhouette fluide, cappotti morbidi, pantaloni over con pieghe, scarpe piatte indossate con calzini color cappuccino e tessuti confortevoli. Tagli sartoriali perfetti e colori neutri, pastello o scuro. Modelli e modelle si alternano in passerella con look interscambiabili, senza genere e senza tempo. Con un occhio ai capi più casual.

La collezione Givenchy firmata da Matthew Williams propone quattro abiti impeccabili, dalle spalle ampie e la linea netta, realizzati in atelier in omaggio alle radici couture della maison.

Punta sul total black Saint Laurent che propone silhouette sottili e allungate, con spalle decise e, dettaglio di stile,

SAINT LAURENT

Spazio poi ai maglioni monospalla fitti di ricami e trame jacquard, abbondanti di tessuto nell’unica manica e morbidamente drappeggiati a controbilanciarne il peso. I pantaloni variano, dritti e comodi in lana pettinata, a vita alta, jogger morbidissimi, bermuda in cashmere e in

piumino, con e senza pence. C’è anche la gonna, che non è un kilt a dispetto dell’ispirazione. Ma che si indossa come un kilt. Dedicata alle nuove generazioni e alle variazioni di stile.

Febbraio 2023 TM · 91
Paola Gervasio
HERMÈS

L’ingegno artistico del tempo

Dagli orologi da tasca realizzati dai fratelli Bovet nel XIX secolo ai sei brevetti del Braveheart Tourbillon presentato nel 2015. Dal versatile Amadéo® al tocco di Pininfarina. C’è una tradizione della precisione che incanta i collezionisti nel segno della bellezza artistica di pezzi spesso unici. Nella cornice spettacolare di un antico castello.

e l’importanza storica del sito e fungere da luogo di ospitalità per quanti visitano la Maison orologiera, arrivando da ogni parte del mondo».

Il castello comprende oggi due edifici distinti. Vi è annessa anche la grande torre quadrata in pietra che da secoli fa parte del paesaggio della Val-de-Travers. Nel giugno 2006 Raffy ha acquistato diverse

In apertura, il Castello di Môtiers, sede di Bovet 1822.

Nel cuore del Giura svizzero, il Castello di Môtiers è un monumento storico che domina i villaggi di Môtiers e Fleurier e l’intera Val-de-Travers. Costruito in cima a ripide pareti di roccia grigia, è accessibile solo attraverso uno stretto ponte e un cancello ancora più stretto. Una targa vicino all’ingresso ne riassume i quasi sette secoli di storia. La storia di questi luoghi si intreccia con quella della famiglia Bovet e dell’omonima Maison orologiera. Maison fondata nel 1822 (a Londra) da Edouard Bovet, che era nato a Fleurier e che qui fece poi ritorno nella seconda parte della vita.

Il Castello di Môtiers è oggi la sede della Manifattura Bovet 1822 e, in un’ala dedicata, è la dimora del suo proprietario, Pascal Raffy, alla testa dell’Azienda dagli inizi degli anni Duemila.

Collezionista di orologi, da quando ha rilevato il Marchio, Pascal Raffy ne è diventato l’instancabile motore creativo.

«È proprio collezionando orologinon solo Bovet, ovviamente - che ho scoperto questa Maison; allora realizzava centotrentatré segnatempo all’anno. Dopo aver rilevato Bovet nel 2001, è stato il 2006 a segnare la vera svolta. Lo Stato di Neuchâtel mi propose di acquistare il castello, a quel tempo di sua proprietà. Non ho potuto dire di no; rappresentava un ritorno alle origini di Bovet», racconta Pascal Raffy.

Il Castello di Môtiers, con i suoi 5.800 metri quadrati, «è stato completamente ristrutturato al fine di renderlo funzionale a molteplici obiettivi: fungere da struttura essenziale nel mondo completamente integrato della manifattura Bovet-Dimier, mantenere la genuinità

Sotto e nella pagina accanto, in alto: due versioni di Amadéo®, la cassa convertibile brevettata che consente di trasformare il segnatempo in un orologio da polso reversibile, in un orologio da tavolo e in un orologio da tasca (o da collana) senza l’uso di alcuno strumento.

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arte /maison orologiere

Sotto, il movimento e in basso l’intero orologio Bovet Mille Fleurs (1840 circa), in oro 18K, oggi parte della collezione privata di Pascal Raffy.

strutture produttive, al fine di ottenere un controllo completo sulla qualità di tutte le fasi del processo di fabbricazione degli orologi. Come la Dimier 1738 Manufacture de Haute Horlogerie Artisanale e una manifattura di quadranti e incastonature di gemme preziose situata a Plan-les-Ouates, a Ginevra, la Dimier 1738 Manufacture Artisanale de Cadrans et de Sertissages. Attualmente i dipendenti di Bovet Fleurier e delle manifatture Dimier sono circa centocinquanta e l’azienda produce meno di mille orologi all’anno. Circa un terzo sono pezzi unici realizzati su ordinazione.

Nel 2007, da una partnership della Maison Bovet con Pininfarina, sono nati orologi sportivi di lusso che uniscono passione per il design e genialità ingegneristica. Tre anni dopo, la Maison Bovet ha presentato in anteprima la cassa convertibile brevettata Amadéo®, che consente di trasformare il segnatempo in un orologio da polso reversibile, in un orologio da tavolo e in un orologio da tasca (o da collana) senza l’uso di alcuno strumento.

Nel 2014, Bovet lancia il Calibro Virtuoso II, il primo movimento non regolato da un tourbillon interamente sviluppato e realizzato a mano inhouse.

L’anno dopo verranno presentati due

segnatempo storici realizzati esclusivamente a mano dagli artigiani della Maison: l’incredibile Braveheart®, con sei brevetti e un’impressionante riserva di carica di ventidue giorni, e il 19Thirty, progettato in omaggio agli orologi da tasca creati dalla famiglia Bovet negli anni ‘30. L’impegno e la dedizione di Pascal Raffy ai massimi livelli dell’Alta Orologeria vengono riconosciuti e onorati quando il Grand Prix d’Horlogerie de Genève, nel 2018, assegna al Récital 22 Grand Récital il suo premio più ambito, l’Aiguille d’Or. Mentre nel 2020 a Ginevra viene premiato per l’Ecce -

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Pascal Raffy, Proprietario e Ceo della Maison Bovet.

zione Meccanica il magnifico Récital 26 Brainstorm ® Chapter Two; il premio per l’Orologio da donna sarà assegnato al segnatempo Miss Audrey.

Come si è trasformata Bovet da un’azienda di orologi in un castello a una manifattura integrata in grado di progettare e produrre movimenti, casse, quadranti, inoltre spirali e lancette davvero unici e complicati? È Pascal Raffy a raccontarlo: «Le acquisizioni degli anni

Duemila hanno permesso alla Maison Bovet di rendersi indipendente, realizzando le proprie casse, i propri quadranti e movimenti, le sue molle e persino le sue lancette, comprese quelle curve e tridimensionali previste per l’Astérium. Attraverso le diverse fasi di produzione e grazie a tutte le quarantadue competenze praticate attivamente nei nostri stabilimenti, dalla fabbricazione e finitura dei movimenti alla pittura dei quadranti, fino

all’incisione a mano, abbiamo realizzato il desiderio di indipendenza, mettendoci anche nella condizione di poter perseguire attivamente i propositi creativi in continua evoluzione. Le acquisizioni e integrazioni hanno aperto una nuova dimensione nella progettazione e nella produzione di movimenti».

Un tale impegno per un know-how e una produzione completi nell’orologeria meccanica è raro anche nel segmento

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Nella pagina accanto, gli spazi dedicati alle attività di controllo qualità, incassatura e incisione a mano. La manifattura orologiera Bovet si caratterizza anche per le miniature eleganti sui quadranti e per le straordinarie complicazioni. In questa pagina, in alto, da sinistra, Orbis Mundi, Récital 22 Grand Récital e Récital 26 Brainstorm Chapter Two: quest’ultimo con quadrante a cupola con ore e minuti nella parte superiore della cassa, mentre i secondi sono letti da una lancetta fissata sul tourbillon stesso, posto a ore 6; inoltre, secondo fuso orario e fasi lunari.

A destra, Battista, realizzato con Pininfarina, e sotto Virtuoso III.

dell’Alta Orologeria. Ciò significa che il signor Raffy e Bovet, per ogni nuovo progetto, possono iniziare a lavorare come su di una tela bianca, senza dover temere le restrizioni e il rifiuto dei fornitori utilizzati da altri marchi orologieri.

«Quando ho preso in mano le redini della Maison Bovet, la motivazione era che questa Casa aveva già segnato ben oltre un secolo di orologeria svizzera. Un passato bellissimo, un’autentica maestria artigianale, smaltature, incisioni, fondelli aperti e altro ancora. La volontà era quella di rendere omaggio a questo patrimonio», sintetizza l’amministratore delegato di Bovet 1822.

In un mercato in cui i marchi orologieri di alta gamma puntando all’eccellenza seguono percorsi non di rado analoghi, gli orologi Bovet si fregiano dell’essere ambasciatori di uno stile di orologeria che nasce dalle abilità rare di artigiani esperti e appassionati. Un approccio tutt’altro che recente. Risale invece a più di centoottanta anni fa, quando i primi orologi

Bovet furono realizzati per mostrare le arti esotiche europee all’aristocrazia cinese. Allora come oggi, gli orologi Bovet davano piena libertà di espressione a orologiai, smaltatori, orafi e gioiellieri per catturare il tempo nel modo più bello e originale possibile.

Bovet insiste sui materiali più pregiati e sulle lavorazioni più rare: quadranti a cupola in smalti cotti, lancette e viti azzurrate a fuoco o dipinti in miniatura su madreperla. I movimenti sono selezionati per l’eleganza e la robustezza della loro costruzione.

Ognuno di essi è interamente trasformato: magnificamente decorato con incisioni e smalti o con la tradizionale finitura a strumento di un movimento di Alta Orologeria.

La vita al Castello continua a assere animata da una sapienza antica che trasforma i ‘segnatori del tempo’ in mirabili pezzi da collezione.

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Una nuova luce illumina Vermeer

Sono bastate sole 37 opere a far decretare Johannes Vermeer ‘maestro della luce’. La sua storia e la sua tecnica restavano però nell’oscurità. A portare nuove fondamentali informazioni, il Rijksmuseum di Amsterdam che per la prima volta riunisce 28 capolavori del pittore olandese in una mostra di altissima qualità e rilevanza scientifica, tra gli appuntamenti più attesi dell’anno.

Una padronanza magistrale delle luce: naturale e limpida negli esterni della sua Delft, accorata ma rivelatrice negli interni dove spesso penetra da una finestra, da sinistra, e si posa sulle diverse superfici modellando attraverso gli accostamenti tonali delle pennellate le diverse matericità, con una resa pittorica che si libera dal descrittivismo miniaturistico tipico della scuola olandese dimostrando una comprensione dell’ottica che già anticipa le stagioni delle prime avanguardie, come modernissima è l’inquadratura tagliata delle scene ritratte, con le figure incastonate nella struttura planimetrica che, anche in tele di piccole dimensioni come le sue, sa racchiudere un mondo, con i suoi piani prospettici. Cogliere un palpito di vita, l’intimità di un’istantanea che del fluire dell’esistenza sa suggerire la complessa sottotrama narrativa.

Di Johannes Vermeer (1632-1675) si sa relativamente poco, non ha lasciato che 37 opere, e si suppone che non ne avesse realizzate più di una cinquantina. Fino al

Gli studi in preparazione della grande mostra dedicata a Vermeer dal Rijksmuseum di Amsterdam, in programma fino al 4 giugno, hanno portato rivelazioni fondamentali sulla sua tecnica pittorica. Emblematiche le scoperte su La lattaia,1658-59, olio su tela, grazie alla spettroscopia di fluorescenza a raggi X.

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Rijksmuseum, Amsterdam. Acquistato con il sostegno della Vereniging Rembrandt
arte /mostre
Foto: Rijksmuseum/Kelly Schenk

4 giugno, 28 di queste sono protagoniste al Rijksmuseum di Amsterdam della più grande esposizione mai realizzata sul pittore olandese. Già un mese prima dell’apertura, a inizio gennaio, erano stati venduti più di 100mila biglietti. Un’occasione irripetibile per ammirare riunite tele che per la loro fragilità e le logiche di prestito sarà ben difficile poter ritrovare insieme, come mai nemmeno il loro stesso autore poté vederle.

I curatori del Rijksmuseum hanno potuto approfittare della ristrutturazione della Frick Collection di New York per ospitare le tre opere che possiede e ben difficilmente condivide, L’ufficiale e la ragazza che ride, Concerto interrotto e Fantesca che porge una lettera. Frutto di un’eccezionale collaborazione con il museo Mauritshuis dell’Aia, da cui arriva ad esempio l’iconica Ragazza con l’orecchino di perla, il Rijksmuseum schiera a fianco dei quattro gioielli della propria collezione - La lattaia, La stradina, Donna in azzurro che legge una lettera e Lettera d’amore - capolavori tra cui Donna che legge una lettera davanti alla finestra, da poco restaurato dalla Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda, Il geografo dallo Städel Museum di Francoforte, Donna che scrive una lettera alla presenza della sua domestica dalla National Gallery of Ireland di Dublino, Donna

con la bilancia dalla National Gallery of Art di Washington, Il bicchiere di vino dalla Gemäldegalerie di Berlino, La suonatrice di liuto dal Metropolitan Museum e La merlettaia dal Louvre. L’elenco di nomi in questo caso è celebrativo nel senso più nobile del termine.

Non è che la parte emersa di un progetto di grande rilevanza scientifica, che ha permesso di accedere a un nuovo livello nella comprensione dell’arte di Vermeer, della sua vita, delle sue motivazioni e scelte artistiche. Se a livello di ricerca storica sono emerse maggiori informazioni su posizione sociale, ambiente e

Due capolavori di Vermeer, entrambi fra le 28 opere eccezionalmente riunite in mostra dal Rijksmuseum di Amsterdam: da sinistra, Donna che legge una lettera davanti alla finestra, 1657-58, olio su tela, fresco di restauro dalla Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda, e un gioiello di casa, La stradina, 1658-59, olio su tela.

relazioni, in particolare con l’ordine dei gesuiti, grazie agli ultimi progressi della tecnologia è stata analizzata come mai in precedenza la sua tecnica pittorica. Il Rijksmuseum ha lavorato in stretta collaborazione con il Mauritshuis dell’Aia e l’Università di Antwerp schierando un team di curatori, restauratori e naturalisti d’eccezione per esaminare a fondo i sette dipinti di Vermeer in possesso dei Paesi Bassi, insieme a opere provenienti da altre collezioni. Le nuove tecnologie di scansione Macro-Xrf e Ris hanno permesso di scavare sotto gli strati di pittura, portando a rivedere quello che si riteneva essere il suo abituale procedimento compositivo. La via attraverso raggiunge quell’intima introspezione ed equilibrio compositivo passa da una costruzione più articolata e sperimentale di quanto non si credesse, con frequenti ripensamenti, come ben di-

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Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda Rijksmuseum, Amsterdam. Donazione di H.W.A. Deterding, Londra Photo: Rijksmuseum

mostra il caso della celeberrima Lattaia, dove l’imaging ha svelato la precedente presenza di altri due oggetti sullo sfondoun portabrocche appeso alla parete e una cesta per il fuoco a terra. Inoltre si sono colte tracce di un’evidente sottopittura in vernice nera, che mostrano come Vermeer eseguisse rapidamente la scena con toni chiari e scuri prima di sviluppare i dettagli, contrariamente all’ipotesi generale secondo cui procedeva molto lentamente, con estremo rigore e precisione. Scoperte che vanno a corroborare quelle emerse dagli studi associati a un’altra mostra appena conclusasi, alla National Gallery di Washington, non a caso intitolata I segreti di Vermeer, che peraltro ha portato a escludere l’attribuzione della Ragazza con flauto, sinora dubbia.

Sulla stessa lunghezza d’onda, anche le precedenti ricerche del Maurithuis sulla Ragazza con l’orecchino di perla, sottoposta a un nuovo approfondito esame con il progetto The Girl in the Spotlight. Un’opera, quest’ultima, cui spetta il merito di aver riportato in auge presso il largo pubblico il pittore, grazie al successo dell’omonimo romanzo di Tracy Chevalier, che ha ven-

duto oltre 5 milioni di copie, seguito dal film con Scarlett Johansson. Pensare che lo stesso dipinto era stato (s)venduto all’asta per due fiorini nel 1881. Oggi è una delle attrazioni del Mauritshuis a L’Aia.

Va infatti ricordato che dopo la sua precoce scomparsa, Vermeer venne presto dimenticato, eclissato da altri pittori di genere del Secolo d’Oro, come Gerard van Honthorst, Jan Livens, Gabriel Metsu e Pieter De Hooch, con cui oggi gli equilibri si sono decisamente ribaltati.

La ragione della scarsa notorietà è legata a doppio filo con la sua parca produzione: oltre che pittore, anche mercante d’arte e locandiere - attività che aveva ereditato dal padre Reynier Vos - con una numerosa famiglia di 15 figli da mantenere mentre la crisi stringeva la Repubblica olandese, attaccata da Inghilterra e Francia, Johannes realizzava solo una manciata di opere all’anno, quasi tutte per il mecenate Pieter Claesz van Ruijven, dunque con scarsa visibilità sul mercato. Riscoperto poi a metà Ottocento grazie al critico d’arte Etienne-Joseph-Théophile Thoré, alias W. Bürger che, rimasto profondamente colpito dalla sua Veduta di Delft (la stessa

Con Il geografo, 1669, olio su tela, Vermeer mette la sua maestria nel ritrarre la luce e l’intimità domestica a servizio dello spirito del tempo, creando una suggestiva allegoria del progresso della conoscenza razionale, tutta giocata sulle relazioni spaziali e gli strumenti della scienza.

di fronte alla quale Proust fa collassare in preda a un febbrile entusiasmo per il dettaglio del lembo di muro giallo lo scrittore Bergotte, in una scena magistrale della Recherche), fece la sua missione dell’individuazione di altri dipinti del maestro, contribuendo a stabilire la sua reputazione.

Sintomatico della crescita dell’interesse, il celeberrimo caso del falsario Han Van Meegeren, a suo modo geniale nell’ingannare collezionisti, esperti e gerarchi nazisti con i suoi fasulli che arricchivano il repertorio di Vermeer replicandone la tecnica pittorica con olii, pennelli e tele raschiate del Seicento. Una truffa di enorme perizia, finita a processo nel 1947.

La portata della mostra si estende oltre i quattro mesi della sua durata e la sua specifica sede, grazie a un’altra eccezionale iniziativa, l’esperienza digitale Closer to Johannes Vermeer, che trasporta i visitatori nell’universo dell’artista in un viaggio interattivo fra le sue opere, commentate da una voce narrante che svela curiosità e retroscena. Anche le più piccole particelle di pigmento possono essere ingrandite fino a una risoluzione di 5 micrometri, grazie alla stessa tecnologia che ha permesso al Rijksmuseum nel 2022 di scattare la fotografia più dettagliata mai realizzata di un’opera d’arte, La ronda di notte di Rembrandt.

Parallelamente alla mostra del Rijksmuseum, il Museum Prinsenhof di Delft ha deciso di esplorare il contesto storico-culturale e il clima artistico in cui fiorì la pratica di Vermeer, presentando capolavori di pittori di Delft, insieme alle raffinatissime porcellane blu e agli arazzi nella cui produzione la cittadina olandese era specializzata, oltre a una ricca documentazione. Un complemento essenziale e una ragione in più riservarsi un fine settimana ad Amsterdam e dintorni, in un 2023 in cui l’esposizione del Rijksmuseum è fra le serie candidate ad aggiudicarsi il titolo di mostra dell’anno.

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Städel Museum, Frankfurt am Main
Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera La mostra si svolge nell’ambito del progetto Agora del Fondo Nazionale Svizzero, promosso dall’Archivio del Moderno E la collaborazione di Fondazione Archivio del Moderno Fondazione per la ricerca e lo sviluppo dell’Università della Svizzera italiana Tel. +41 (0)91 816 47 91 www.ti.ch/zuest decs-pinacoteca.zuest@ti.ch 27.11.2022 19.02.2023 Mostra promossa da In partenariato con Con il patrocinio di Con il sostegno di Domenico Fontana e i suoi cantieri 1543 1607

Una creatività commisurata

Un antesignano. Nel design ha cercato prima di tutto la capacità di rispondere alle esigenze delle persone. Decenni prima che venisse consacrata la sostenibilità, sono state funzionalità, semplicità, durata e accessibilità a guidare Willy Guhl nella sua attività di progettista e didattica, facendone uno dei grandi nomi del design svizzero.

La forma come espressione della funzione. Un design che parte dall’analisi dei bisogni delle persone e delle potenzialità di materiali e tecniche. Interprete di una visione genuinamente svizzera, in cui lo stile, ancor prima dall’estetica, discende da una concezione etica del produrre, Willy Guhl (1915-2004) occupa un posto speciale nella storia del design svizzero. Molti anni prima che Ikea li lanciasse sul mercato, ideò mobili in serie da assemblare direttamente a casa, compatti da stoccare e trasportare, comodi da montare senza bisogno attrezzi. Fu sempre lui a progettare la prima sedia con scocca in plastica in Europa, la Scobalit, lanciata sul mercato nel 1951 grazie alla collaborazione con l’azienda chimica britannica Scott Bader, in contemporanea a quella che negli Stati Uniti vedeva la luce dalla rivoluzionaria mente degli Eames. Sia Willy, insieme al fratello, che Charles e Ray avevano partecipato nel 1948 al concorso “International Competition for Low-Cost Furniture Design” indetto dal MoMa di New York. Gli studi delle loro scocche ergonomiche figuravano non a caso fianco a fianco nel catalogo che illustrava i progetti partecipanti.

«Willy Guhl può essere considerato un pioniere del moderno design industriale neofunzionalista. Muovendo dai principi del Bauhaus e stimolato dal periodo postbellico, quando la Svizzera venne coinvolta nella ricostruzione dell’Europa e i materiali scarseggiavano, seppe continuare a sviluppare le sue competenze, appropriandosi di nuove tecniche e materiali, lui che di prima formazione era un ebanista, abituato alla tradizionale officina del padre nella

cittadina sciaffusana Stein am Rhein. Dal periodo di massimo splendore della Gute Form negli anni Cinquanta all’anticonformismo degli anni Settanta e al boom dell’industria del design negli anni Ottanta ha continuato ad evolversi», sottolinea Renate Menzi, curatrice della mostra che, fino al prossimo 26 marzo, il Museum für Gestaltung Zürich dedica a Willy Guhl. Che qui è di casa. Non solo perché il museo, che del design è il riferimento a livello svizzero, ne conserva

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Iconico, l’anello infinito della sedia da giardino ideata da Willy Guhl per Eternit, 1954. La prima scocca in plastica lanciata sul mercato europeo nel 1951, la Scolabalit, su progetto di Willy Guhl. © Foto: Romito e Šuta, Museum für Gestaltung Zürich / ZHdK © Héritiers de Willy Guhl
arte / design
© Foto: Romito e Šuta, Museum für Gestaltung Zürich / ZHdK © Héritiers de Willy Guhl

Willy Guhl prova la sua Bench Chair, rivisitazione di un classico dell’Heimatstil svizzero, qui nella versione prodotta per l’estero, che negli Usa era venduta negli anni ’60 come Zurich Chair.

Sotto, la Lättlistuhl (1948), sedia da giardino, pratica da trasportare grazie alle doghe a intervalli irregolari.

il lascito, ma perché per quasi 40 anni Willy ha insegnato presso la Scuola di Arti Applicate di Zurigo, nata proprio a fianco del museo nel 1878, con cui ancora forma un’entità unica. Guhl stesso si era specializzato qui, frequentando la classe di interior design Wilhelm Kienzle, di cui prese a sua volta la guida dal 1940, facendone il primo corso di studi svizzero in interior e product design. Fino al suo pensionamento nel 1980, ha influenzato generazioni di designer, non solo in Svizzera. Peraltro è stato tra i fondatori dell’Associazione dei designer d’interni svizzeri nel 1943 e della Schweizerische Verband Industrial Designers (oggi Swiss Design Association) nel 1966.

«Guhl invitava gli studenti a passare dal tavolo da disegno all’officina dove costruire modelli per testare le loro idee. Lavoravano così in modo indipendente, facendo ricerche e discutendo già come veri professionisti. Indipendentemente dal fatto che stessero progettando uno spazzolino, una sedia, una struttura alberghiera o una nave, l’obiettivo principale era anticipare le esigenze delle persone e contribuire a migliorare il loro ambiente», racconta Renate Menzi.

Che si trattasse di un vaso, una vasca da bagno, una sedia o un veicolo agricolo - si è dedicato persino a questi, per l’azienda Aebi di cui fu consulente per decennigli straordinari progetti di Guhl hanno lasciato il segno nella cultura industriale. Emblematica del suo modo di procedere

è la scoperta del fibrocemento, che subito lo affascinò per la sua malleabilità, l’economicità e la resistenza agli agenti atmosferici. Lo impiegò dapprima in aula, ma soprattutto le sue proprietà gli ispirarono nel 1954 il suo pezzo più iconico, una sedia da spiaggia che rievoca il nastro di Möbius. Una struttura cava, ad anello, leggera ma scultorea. Riscosse subito grande successo di pubblico e critica, entrando anche nelle collezioni del MoMa. Ritirata poi dal mercato negli anni ’80,

quando si scoprirono gli effetti dell’Eternit, nome con cui è noto il fibrocemento, dall’azienda che lo produceva, è poi stata rieditata dal 1999 priva di amianto.

Oggi il nome di Willy Guhl è poco noto al grande pubblico. A parte una manciata di articoli apparsi su riviste specializzate, non ha lasciato scritti teorici. Anche i compiti che assegnava agli studenti erano spiegati a voce, in dialetto svizzero tedesco. L’archivio di immagini

interessanti contributi il suo modo unico di pensare, lavorare e insegnare, secondo un approccio olistico ed esplorativo.

personali conservato nel suo lascito al Museum für Gestaltung Zürich, insieme a mobili e prodotti, è dunque particolarmente prezioso per comprenderne la filosofia progettuale. Dal 2020 è al centro di un progetto di ricerca sostenuto dal Fondo nazionale svizzero, di cui la presente mostra rende conto, insieme alla pubblicazione del primo catalogo completo dell’opera di Guhl che, oltre a mettere in luce i suoi progetti più importanti, approfondisce in una serie di

«Quello di Guhl è stato spesso definito come ‘sapere implicito’. Tuttavia proprio dal progetto è emerso quanto questo termine sia fuorviante. Piuttosto la sua conoscenza, contenuta negli oggetti e tramandata oralmente, può essere definita ‘multisensoriale’. Pertanto può essere compresa e comunicata solo con la percezione di tutti i sensi, che è quella che poi rende possibile un buon design. Questo sperimentare direttamente con la materia - progettare facendo - è espresso metaforicamente nel titolo della mostra come “pensare con le mani”», commenta la curatrice del Museum für Gestaltung Zürich. Visitare l’esposizione diventa dunque il miglior modo per avvicinarsi a Guhl. Molto interessante, oltre ai suoi stessi pezzi, è l’ampia documentazione a supporto dispiegata nelle dieci sezioni: disegni, piani, modelli, fotografie e anche tante testimonianze di ex allievi. «I temi che insieme portavano avanti con determinazione, come la preservazione delle risorse, la flessibilità d’uso, la longevità dei prodotti, la ricerca di soluzioni semplici per tutti e, infine, la responsabilità progettuale non hanno perso nulla della loro attualità. Al contrario, possono darci speranza preparandoci alle sfide future», conclude Renate Menzi.

Tendenze emergenti come il Design for All, il Critical Design o, più in generale, il pensiero circolare, sono state ampiamente anticipate dai principi di semplicità, parsimonia e sostenibilità cui Willy Guhl si richiamava istintivamente.

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© Foto: Romito e Šuta, Museum für Gestaltung Zürich / ZHdK © Héritiers de Willy Guhl © Foto: Bill W. Guhl © Héritiers de Willy Guhl

Incontri ravvicinati

Ogni ritratto una storia, all’intersezione fra quella che la fotografia testimonia e quella che la fantasia lascia immaginare. Con il suo ultimo progetto, il fotografo ticinese Marco D’Anna rende omaggio alla sua terra con una costellazione di ottanta scatti che consegnano un’importante memoria e sanno emozionare.

Marco D’Anna si autoritrae nel suo nuovo atelier a Paradiso, ricavato nei locali di un’ex piscina condominiale. Con questa fotografia si chiude il suo nuovo lavoro, Scatti (Artphilein Editions, Lugano, 2022).

La didascalia indica soltanto le coordinate minime, nome e cognome: Fanny Senn, Don Paolo Antalute, Alexis Lautenberg, Francesco De Putti, ... L’immagine ferma lo sguardo, il suo mondo e il suo tempo, ambienti e strumenti di una professione o di una passione, che spesso si intuiscono coincidere. Donne, giovani, anziani; arti manuali e liberali; amor sacro e amor profano. Ottanta Scatti, come titola la recentissima pubblicazione di Marco D’Anna.

Dopo tanto viaggiare, dai reportage in giro per il mondo a un progetto emblematico come quello che per 15 anni lo ha portato di continente in continente sulle tracce di Corto Maltese, è tornato a puntare l’obiettivo sul suo Ticino, con

«Era il momento di rendere omaggio alla mia splendida terra, il Ticino, la cui bellezza ho imparato ad apprezzare viaggiando per il mondo, a ogni mio ritorno tra un’avventura e l’altra, da quando ero un giovane impaziente di nuove esperienze.

Ma nella vita ci vogliono sia le ali che solide radici»

Marco D’Anna, fotografo

il suo bagaglio di ormai quattro decenni di ricerca artistica in cui si intrecciano fotografia giornalistica, d’arte, d’architettura e pubblicitaria. Il lavoro per Scatti

ha preso avvio quattro anni fa, con il sostegno di BancaStato, che ha accolto con entusiasmo la sua nuova idea. «Era il momento di rendere omaggio alla mia splendida terra, la cui bellezza ho imparato ad apprezzare proprio viaggiando per il mondo, a ogni mio ritorno tra un’avventura e l’altra, da quando ero un giovane impaziente di nuove esperienze. Ma nella vita ci vogliono sia le ali che solide radici», racconta nel suo nuovo atelier di Paradiso, ricavato nei locali di un’ex piscina condominiale interrata in via San Salvatore, dove si presenta nell’autoscatto che chiude la pubblicazione.

Tra le 79 foto che precedono si riconoscono alcune personalità note del territorio, fra cui artisti ai quali Marco D’Anna è legato da una lunga amicizia, come Pierre Casè, che ha ritratto proprio poco prima della sua scomparsa, lo scorso agosto, e a cui ha voluto dedicare simbolicamente questo libro, in memoria di colui che considera un vero artista e un maestro che molto gli ha insegnato con il suo carattere ruvido e autentico, che insieme a una sferzante ironia emerge chiaramente in questo scatto.

Ma soprattutto sono le persone comuni che Marco D’Anna ha voluto raccontare: alcune gli sono state suggerite, altre casualmente incontrate percorrendo il Ticino da sud a nord. «L’umanità, ancor

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© Marco
arte/fotografia
D’Anna

Umanità, profondità, ironia, un’autenticità non esente da una rustica ruvidezza: Marco D’Anna è riuscito a cogliere in questo ritratto lo spirito dell’amico e maestro Pierre Casè, proprio poco prima della sua scomparsa lo scorso agosto. Alla sua memoria è simbolicamente dedicata la pubblicazione Scatti.

prima del genere del ritratto, è sempre stata al centro del mio interesse ed è un soggetto ricorrente delle mie fotografie. A differenza dei reportage, dove si realizza un’istantanea che non ferma il flusso delle cose ma vi si integra, qui ho voluto privilegiare l’interazione con il soggetto ritratto, per questo la costruzione dell’inquadratura, lo sfondo e la posa sono importanti, con una ‘messa in scena’ attenta alla contestualizzazione, per identificare quegli elementi che esprimono l’identità e il mondo di chi mi stava davanti. A guidarmi è l’istinto, mi sono sempre mosso senza effettuare sopralluoghi. Penso alla donna della valle Maggia con la sua capra: quando sono arrivato sul posto e me l’ha presentata dicendomi che si chiamava Marilyn aveva una tale luce negli occhi che è stato natu-

rale metterla al centro dell’inquadratura per cogliere la loro complicità», racconta Marco D’Anna.

Oltre a un valore estetico, queste immagini acquisiscono un valore documentale, ritrovando quella valenza di memoria che è all’origine della fotografia: la capacità di immortalare qualcosa di fragile, sfuggente ed effimero come la vita che oggi, con il profluvio di immagini accumulate e smaterializzate dal digitale, si sta

perdendo. Di qui l’importanza e il coraggio di investire in una pubblicazione a stampa, molto curata nella sua alta qualità (pubblicato da Artphilein Editions di Lugano), che con la sua consistenza ed esistenza fisica acquisisce a pieno titolo lo statuto di testimonianza.

I dettagli fermati da questi ottanta scatti diventeranno testimoni di un’epoca, analogamente a quanto accade per i ritratti di maestri come August Sanders o, alle nostre latitudini, Roberto Donetta, predecessori a cui Marco D’Anna non può che guardare. Alla loro lezione riconduce anche la scelta del bianco e nero, che qui il fotografo ticinese ha preferito al colore, con cui anche spesso lavora. Il risultato è di particolare intensità. «Il bianco e nero crea un’atmosfera surreale e permette di lavorare per sottrazione, va all’essenziale della forma togliendo i possibili elementi di disturbo

La complicità di una sintonia quotidiana. L’uso magistrale del bianco e nero esalta luci e dettagli di questa emozionante fotografia che ritrae nella sua azienda agricola, a Cevio, Eva Frei con la sua capra Marilyn.

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© Marco D’Anna © Marco D’Anna

ottico. La luce è importantissima: anche se non sembra queste foto sono molto tecniche, con l’illuminazione impostata secondo la scuola classica, cavalletto, grandi bank, flash enormi, con un approccio estremamente fotografico, che oggi non si usa più. Un solo scatto per

persona e non gli infiniti che si tendono a fare con il digitale. Questa è la magia. E devo dire che tutti hanno partecipato con particolare entusiasmo, contenti di questa opportunità, forse sentendo anche il grande rispetto con cui mi relaziono alle persone e che sempre nella mia atti-

Fin da subito BancaStato ha creduto al progetto di Marco D’Anna, alla luce di una simile esperienza precedente comune che mostrava la grande potenzialità di un lavoro più ampio che si snodasse su circa quattro anni e che consentisse di arricchire la Collezione d’arte con una serie di ritratti di “gente del Ticino”.

«I quattro anni sono passati e ci è sembrato opportuno valorizzare lo splendido risultato tramite una pubblicazione. Ogni ritratto racconta in maniera silenziosa il mestiere o la passione del suo protagonista, due aspetti che talvolta coincidono. Il risultato è strepitoso e se ne può fruire con varie chiavi di lettura. Sono soddisfatto che BancaStato abbia potuto contribuire agli Scatti di Marco D’Anna», dichiara Bernardino Bulla, Presidente del Consiglio di amministrazione di BancaStato. Un progetto che si inserisce in un impegno più ampio a favore dell’arte, il quale rappresenta una delle maniere con cui BancaStato adempie al suo mandato pubblico. A prescindere dalla dimensione prettamente bancaria - che include, tra i diversi suoi elementi, un’offerta calibrata di prodotti e servizi e il versamento di gran parte degli utili alle casse cantonali - l’Istituto persegue tradizionalmente un’attenta politica di sostegno alle realtà culturali, sociali e sportive. «Tale approccio si manifesta anche con il supporto agli artisti del territorio e con il progressivo arricchimento della Collezione d’Arte dell’Istituto, la quale conta ormai su importanti testimonianze dell’arte innanzitutto ticinese e, in secondo luogo, elvetica; testimonianze che sono eterogenee tra loro per genere e mezzo espressivo, per età e percorso culturale degli autori. Siamo particolarmente fieri di poter essere “Banca cantonale” anche promuovendo e sostenendo l’arte e riteniamo che la nostra collezione sia un importante capitale da preservare e tramandare alle future generazioni», conclude Bernardino Bulla.

Un’inquadratura attentamente costruita per raccontare con una sola immagine lavoro o passione - spesso entrambidella persona ritratta.

Illuminazione, uso del cavaletto, bianco e nero, ... tutto secondo un approccio fotografico classico e altamente tecnico. In questa foto, Daniel Rusca.

vità, anche nei tanti contesti non facili in cui ho lavorato, mi ha permesso di conquistarmi fiducia ed entrare in empatia con gli altri», evidenzia Marco D’Anna.

Alla terra che parla la sua lingua e la sua cultura dimostra di tornare con l’apertura mentale e l’arricchimento delle tante esperienze che ha avuto modo di fare proprio grazie al suo lavoro, una professione alla quale si è accostato apparentemente per caso, quando ha dovuto cercarsi un apprendistato dopo la scuola dell’obbligo. Da lì è nata una passione che lo ha presto portato a bussare alle porte di importanti nomi come Gabriele Basilico, René Burri, René Groebli o Mario De Biasi, al cui seguito si è formato. «Perché, come recita una bellissima massima del Talmud, “Noi non vediamo le cose come sono, ma vediamo le cose come siamo”», conclude, suggerendo che ora sarebbe bello se altri fotografi proseguissero il progetto, con altri 80 scatti, e altri 80 ancora, regalando nuovi capitoli alla raccolta di gente del Ticino.

Intanto sta ultimando il suo nuovo progetto, che in primavera presenterà a Villa Arconati-Far, a Bollate, pochi chilometri da Milano, e all’Ambasciata svizzera di Parigi, dopo il primo assaggio che ne ha dato l’anno scorso all’atelier Segantini di Maloja. Proprio i suoi paesaggi engadinesi hanno ispirato questo emozionante lavoro. Una riflessione sul mito svizzero della montagna che si serve del mezzo fotografico per consegnarci ‘fotografie’ perfettamente verosimili ma irreali, non diversamente da quanto i pittori nei loro quadri o viaggiatori e scrittori nelle loro pagine hanno fatto tra Otto e Novecento. Un altro viaggio, altri frammenti di memoria, questa volta però non fedeli testimonianze di un’epoca come in Scatti, ma altrettanto rivelatori, nella loro illusorietà, della condizione umana.

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L’arte, un capitale da preservare, tramandare e promuovere
© Marco D’Anna

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Scheggiato alla perfezione

Le opere di Simon Berger esaltano con vigore maieutico il potenziale espressivo del vetro, nella sua versatilità bidimensionale. Esposte in America e Europa, sono inserite in collezioni istituzionali e in numerose collezioni private. Il loro valore dal 2019 a oggi si è quadruplicato. Una personale è in corso al Museo del Vetro di Murano.

A sinistra, un’opera di Simon Berger, l’artista contemporaneo svizzero noto a livello internazionale come ‘l’artista del vetro’. Nella pagina accanto, in alto: l’artista svizzero Simon Berger con l’opera realizzata dal vivo, nel corso dell’evento ‘Unbreakble identities’. Evento tenutosi nello showroom Gallotti&Radice a Milano, durante la Design Week lo scorso giugno. Nella pagina accanto, in basso: le mani dell’artista durante la realizzazione della stessa opera e, di fianco, un dettaglio.

Beit Beirut e il Museo del Vetro di Murano e in diverse collezioni private.

Singolare, il linguaggio artistico di Simon Berger passa dall’esplorazione delle profondità del vetro, suo materiale prediletto, per tradurne la superficie liscia, monotona, inespressiva e riflettente, in figure intense. Vivide. Visi per lo più, fisionomie femminili preferibilmente.

Qui si afferma l’affascinante paradosso. Lavorando con il vetro, ciò che non si vuole è che esso si rompa. «Ma solo forzandone la superficie, grazie alla fragilità del materiale, e plasmandone lo spessore, possono emergere le mie immagini», esordisce Simon Berger, artista contemporaneo svizzero oggi noto e apprezzato nel mondo intero.

Le sue opere, che dal 2019 a oggi hanno visto aumentare il proprio valore di quattro volte, sono esposte in Europa e in America, e contemplano anche progetti d’arte pubblica: tra tanti si annovera il ritratto della vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris, ora di proprietà del National Women’s History Museum di Washington. Opere incluse in collezioni istituzionali, tra cui il Museo Romont, il

«I ritratti mi hanno sempre affascinato. Ogni essere umano riconosce immediatamente un volto come tale, quindi sono necessarie pochissime informazioni visive per comporre un ritratto facendo in modo che venga recepito dal fruitore dell’opera d’arte. Il volto è un motivo universalmente comprensibile», sintetizza l’artista. I ritratti di Simon Berger prediligono il formato quadrato, uno dei segni distintivi della sua produzione, tuttavia «Mi capita di lavorare anche con forme cubiste e sfere come elemento», nota l’artista, nato nel 1976 nella località bernese di Herzogenbuchsee, la cui fama

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arte /orizzonti

«Nell’arte contemporanea il vetro viene raramente utilizzato come mezzo bidimensionale. Nella tradizione del vetro artistico, per creare l’immagine si usava vetro colorato o pittura su vetro. Le immagini delle mie opere non nascono dall’aggiunta di altri materiali ma emergono dal materiale

si è rapidamente espansa, travalicando i confini nazionali.

I volti e, con essi, anche i più piccoli segni identitari e le più profonde caratterizzazioni emotive, nascono dai continui colpi imposti dall’artista alla lastra vitrea. Simon Berger martella o incrina con un punteruolo. I segni nel vetro si estendono, si moltiplicano, si compongono in uno schema apparentemente casuale che si restituisce, ad opera ultimata, in una precisa tela, di inimmaginabile armonia geometrica e puntualità. Le identità nascono da contrasti e sfumature, di differenti consistenze materiche e di caleidoscopici riflessi di luce.

«Non potendo correggere alcun errore, devo essere molto preciso. Mentre lavoro, cerco di bloccare ogni pensiero e di concentrarmi sull’essenziale: la mia

passione per l’arte, nella cui creazione confluiscono cuore e anima. La martellatura dei ritratti nel vetro non richiede molto tempo, anche grazie all’esperienza con questa tecnica che ho avuto modo di acquisire negli ultimi anni. La selezione del motivo e la fotografia hanno,

invece, tempi lunghi di preparazione. Sono immerso senza sosta nella sperimentazione di elementi nuovi, volta alla messa a fuoco e allo sviluppo delle mie opere d’arte. Pronto ad assorbire l’ispirazione che può arrivare da ogni sorta di sorgente e intento ad allenare la mia

Febbraio 2023 TM · 107
stesso»
Berger, artista

Nelle mani di Simon Berger, il martello colpisce, non per distruggere ma, per creare. Per ritrovare nella profondità amorfa del materiale, l’unicità vibrante dell’opera d’arte.

immaginazione», racconta Simon Berger che, negli anni precedenti la ‘scoperta’ del vetro, ha lavorato il legno, esplorato la meccanica e sperimentato la versatilità della bomboletta spray. «All’inizio della mia carriera ho utilizzato una gamma variegata di materiali, cercando costantemente di reinventare le mie opere. È stato un processo articolato. Poi, ad un dato momento, mi sono reso conto che nell’arte contemporanea il vetro viene raramente utilizzato come mezzo bidimensionale. Nelle epoche passate, infatti, il vetro artistico era quello delle vetrate colorate o del vetro dipinto, ma in quel caso per creare l’immagine si usava ancora la pittura o il colore. Io volevo creare un’immagine dal nulla. Senza aggiungere alcunché al vetro, ma usando il materiale stesso per far nascere un’immagine».

Come è possibile colpire senza rompere? «È uno degli aspetti che sorprendono puntualmente i fruitori delle mie opere: il vetro è rotto, ma ancora intatto», nota Simon Berger, che realizza

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opere anche dal vivo nel corso di intense performance. «Uso un vetro stratificato di sicurezza standard, normalmente adoperato per le automobili e per le facciate in vetro di edifici. È ricoperto da una pellicola che lo tiene racchiuso».

Non è raro che un artista pensi per anni a un’opera che intende realizzare, ma di cui non ‘vede’ ancora tutti i dettagli. Il desiderio e la visione di Simon Berger spaziano in più direzioni: «Ciò che mi entusiasma e mi mette sempre alla prova sono i lavori che richiedono la creazione di un’opera site-specific e situazionale. Accarezzo da tempo l’idea di realizzare tali opere in contesti che su

me esercitano un grande fascino. Generalmente, quando ho un’idea, lascio che l’opera si definisca davanti al mio occhio interiore: solo quando riesco a immaginarla, l’effetto è elettrizzante e la fattibilità è garantita, creo l’opera», spiega Berger.

Un artista, per definizione, è uno sperimentatore.

Ogni artista è in viaggio verso la sua prossima destinazione, che spesso non ha ancora neppure identificato, perché esula dalla sfera della razionalità e della progettazione.

In questo viaggio di scoperta, Simon Berger è approdato a una tappa impor-

I colpi sapienti impressi sulla lastra sono amplificatori di prospettive identitarie. Identità racchiuse nei volti, prevalentemente femminili, che l’artista rende eterni, incorniciati nella purezza del cristallo.

tante. «Mentre stiamo facendo questa intervista, sto lavorando a quella che, ad oggi, è la mia più grande e importante mostra museale. La mostra, intitolata Shattering Beauty che, inaugurata alla fine di gennaio al Museo del Vetro di Murano, durerà fino al prossimo 7 maggio. Il museo è un nuovo ed entusiasmante terreno di gioco per lo sviluppo delle mie opere, per scoprire nuovi aspetti del mio lavoro: è un sogno che si realizza, e ringrazio per questo il mio collaboratore Berengo Studio e la curatrice Sandrine Welte. Naturalmente è un grande onore per me come artista, ma anche a livello personale, esporre le mie opere in vetro ‘distrutte’ in questa roccaforte della lavorazione del vetro. La trasformazione è costantemente presente nella lavorazione del vetro: il riscaldamento, la fusione, la modellazione del vetro, la colorazione». Sempre a Murano, nel 2022, in occasione della mostra Glasstress, Simon Berger aveva esposto con artisti dello spessore di Tony Cragg, Erwin Wurm, Jaume Plensa e Thomas Schütte. «Ora le mie opere sono esposte in una mostra personale, come è stato di recente per Tony Cragg, uno dei miei idoli artistici. È un momento incredibilmente emozionante per me; questa mostra rappresenta una pietra miliare nella mia carriera», afferma l’artista che vive e lavora nel suo studio svizzero di Niederönz, e per il futuro: «Non so ancora quali sentieri percorrerò, ma sono molto entusiasta di sviluppare ulteriormente la mia arte e di essere messo alla prova attraverso la sperimentazione di luoghi sempre nuovi e diversi e l’incontro con persone che incroceranno il mio cammino. Il cambiamento è esattamente ciò che mi muove. La trasformazione è anche al centro della mia arte: un ritratto emerge da un vetro rotto; la bellezza emerge dalla distruzione».

Un personale credo artistico. Un lume di speranza, che facciamo nostro. In questo tempo, più che mai.

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Simona Manzione

Entrare in scena

Con una dozzina di spettacoli teatrali prodotti ogni stagione, il LAC è in prima linea nel sostegno dei talenti della nuova regia e drammaturgia, nella convinzione che il palcoscenico sia un fondamentale spazio di sperimentazione e riflessione. Ne è dimostrazione il promettente regista Giovanni Ortoleva, che si confronta con “La dodicesima notte” di Shakespeare. Due coproduzioni del LAC che reinterpretano due testi d’autore: a sinistra, Calderón, regia di Fabio Condemi, presentato nel centenario dalla nascita di Pasolini. A destra, Lo zoo di vetro di Tennesse Williams diretto da Leonardo Lidi.

Èconsiderato uno dei nomi più interessanti della sua generazione. Classe 1991, il regista fiorentino Giovanni Ortoleva, già menzione speciale nel concorso ‘Registi Under 30’ della Biennale di Venezia 2018 dove il suo Saul, firmato insieme all’altrettanto promettente Riccardo Favaro, ha incassato persino il plauso del New York Times, nell’arco di poche stagioni ha costituito un corpus di lavori di notevole spessore e maturità. Ora è pronto a cimentarsi con uno dei capolavori di Shakespeare, La dodicesima notte, che debutterà il 27, il 28 febbraio e il primo marzo sul palcoscenico del LAC, che è produttore dello spettacolo insieme alla Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, al Centro D’arte Contemporanea Teatro Carcano e ad Arca Azzurra. Misurarsi con grandi testi d’autore è alla base del suo processo creativo, che si sviluppa in un intenso corpo a corpo con gli attori: due vocazioni che non è frequente trovare unite. «Io stesso agli inizi credevo che sarei stato un regista

più estetizzante, invece più vado avanti, maggiore diventa il mio interesse per il lavoro con gli attori, perché è sulla loro performance in scena che si regge il teatro. Nostro compito di registi è dunque aiutarli a raggiungere quel particolare stato di grazia. Un lavoro di costruzione impegnativo, fatto insieme, che segue a quello autoriale, dove prediligo partire da un testo importante, che sia un classico oppure contemporaneo. Ritengo infatti che sia paradossalmente più facile essere originali proprio a partire da una rilettura che affidandosi a una trama inedita. L’archetipo, il mito, la favola, … sono storie ricorrenti che di fatto contengono una loro verità a prescindere, la quale reiterata nel tempo assume nuove connotazioni», commenta Giovanni Ortoleva.

Dopo una trilogia, spontaneamente venuta delineandosi, incentrata su personaggi ribelli a Dio - il Saul di Gide, I rifiuti, la città e la morte di Fassbinder e La tragica storia del Dottor Faust di Marlowe -

con il suo Lancilotto e Ginevra ha iniziato a esplorare il filone dell’amore romantico. La cesura non potrebbe sembrare più netta, tuttavia comune rimane l’intento dissacrante. Ortoleva sceglie infatti una dimensione in cui inserirsi per sovvertirne le convenzioni. Se Saul veniva presentato come una rockstar invecchiata e apatica intrappolata in una sontuosa suite d’albergo, mettendo mano a I rifiuti, la città e la morte non ha esitato a rispolverare un testo tuttora osteggiato per il suo presunto antisemitismo, mentre il titanismo faustiano è diventato simbolo della sfrenatezza dell’Occidente che annienta

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@ LACFoto Luca Del Pia
LAC Lugano Arte e Cultura
@ LACFoto Masiar Pasquali

il pianeta. La scelta dell’episodio del ciclo arturiano, ultimo lavoro presentato, l’ha portato ad attaccare con analoga determinazione l’idealizzato mondo cortese. L’amore, come prima lo era stato il capitalismo, diventa un concetto da mettere in discussione. «Mi è difficile individuare lo stimolo esatto da cui parte un mio lavoro. In realtà, più che a dei temi, la mia attenzione va a quello che di solito viene rimosso dalla società. Credo che compito dell’artista sia mettere il dito nella piaga. Penso ad esempio ai disegni satirici di Charlie Hebdo o di Andrea Pazienza che, nella loro durezza e a volte intollerabilità, ci ricordano che l’arte ha un senso perché sveglia qualcosa», osserva il regista.

Cosa può aspettarsi chi assisterà al suo nuovo spettacolo? A differenza delle tante versioni de La dodicesima notte, quella di Ortoleva si distinguerà per una lettura che ne coglie lo spirito sovversivo rispetto all’edulcorata interpretazione che la ingabbia di solito nella nomea di commedia romantica, giocosa e festiva. Dell’ultima opera di Shakespeare prima della grande stagione delle tragedie, recupera infatti l’originaria ambiguità, a partire dalla nuova traduzione di Federico Bellini, che ripristina la commistione tra linguaggio aulico e triviale decisamente annacquata nelle ingentilite varianti italiane. L’esotica Illiria in cui la commedia è ambientata torna a essere scenario di illusione e malattia, come suggerisce il richiamo di ‘ill’ a illusion e illness. «Shakespeare è qui arrivato a un picco di bravura inenarrabile, è un testo praticamente perfetto, molto complesso nell’intreccio narrativo fra inganni, travestimenti e finzioni, così come nell’impasto linguistico. Un’opera profondamente perturbante per come sviluppa la tematica dell’amore, al quale guarda più come a un’ideologia che a un sentimento. Cos’è, davvero, l’amore di cui tutti parlano? Una spinta vitale o una febbre che ammorba? È come se tutti fossero innamorati dell’idea dell’amore in sé e l’oggetto amato invece scomparisse, anticipando il Don Chisciotte di Cervantes, l’uomo che impazzisce per aver letto troppi romanzi cavallereschi. C’è poi un secondo grande rimosso che ho voluto mettere in luce, anche attraverso un’innovativa soluzione scenografica: siamo di fronte a un testo sulle differenze di classe, che mostra come persone rigidamente asserragliate nel proprio ceto sociale si distraggano con l’amore», conclude

«“La dodicesima notte” di Shakespeare è un’opera praticamente perfetta e, secondo me, profondamente perturbante per come sviluppa la tematica dell’amore, al quale guarda più come a un’ideologia che a un sentimento. Cos’è, davvero, una spinta vitale o una febbre che ammorba? È come se tutti fossero innamorati dell’idea dell’amore in sé e l’oggetto amato scomparisse»

Giovanni Ortoleva. Con il suo percorso si inscrive in una scena teatrale italiana in cui stanno emergendo proposte di grande interesse, che proprio nell’eterogeneità delle poetiche e dei linguaggi esplorati offrono l’apertura di sguardi non omologati. Il LAC è in prima linea nel promuoverli sotto la guida del direttore artistico Carmelo Rifici, con un impegno che è cresciuto insieme alla solidità finanziaria e identitaria acquista in otto anni di attività.

«Uno degli obiettivi che il LAC non poteva non assumersi era quello di dare importanza alla lingua italiana in quanto palcoscenico del suo cantone di riferimento. Mentre per le coproduzioni internazionali della danza abbiamo deciso di guardare al nord Europa, ho individuato il partner ideale per il teatro nella vicina Italia, considerando la mancanza di una tradizione drammaturgica in Svizzera, ad eccezione dei grandi nomi di Dürrenmatt e Frisch. Una scelta che ci ha permesso anche di differenziarci rispetto alle due

Un momento de La tragica storia del Dottor Faust (2021), del regista fiorentino Giovanni Ortoleva, che sta lavorando alla sua versione de La dodicesima notte di Shakespeare, il 27, il 28 febbraio e il primo marzo al LAC, che ne è coproduttore.

principali istituzioni nazionali dello Schauspielhaus di Zurigo e del Theater Basel, che invece si orientano alla contemporaneità focalizzandosi su danza, performance e sperimentazione», spiega il direttore artistico.

Rispetto però all’Italia, dove a essere premiati sono nomi già affermati - secondo una logica che, forte della lunga esperienza presso il Piccolo di Milano, Carmelo Rifici conosce in prima persona - si è voluto optare per giovani registi e autori: «Talenti che ho incrociato soprattutto nella mia attività pedagogica o che individuo andando a vedere spettacoli e

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© Foto: Giulia Lenzi Giovanni Ortoleva, regista e autore teatrale @ Foto Jacopo Salvicourtesy of La Biennale di Venezia

nei quali colgo le potenzialità di diventare esponenti della nuova regia e drammaturgia», sottolinea Rifici. Nomi di grande interesse come l’apprezzatissimo Fabio Condemi, premio Ubu 2020/21, di cui è stato appena coprodotto Calderón nel centenario pasoliniano. E ancora, Leonardo Lidi, recente vincitore del premio assegnato dall’Associazione Nazionale Critici di Teatro (Anct) per la sua capacità di riscrivere i classici “con una sensibilità volta al presente” come ha dimostrato con Lo zoo di vetro di Tennesse Williams e la sua Fedra, o anche la regista e dramaturg Francesca Garolla, che ad aprile debutterà al LAC con Se ci fosse luce, un lavoro di grande intensità, di cui peraltro è già prevista una versione per la scena francese. «Ritenendo la creazione teatrale un fatto autonomo e personale, li esorto a inseguire quelle che sono le loro domande, liberandosi da vecchi stilemi per esplorare le possibilità poetiche e creative, come accade nel teatro nordeuropeo, con scene innovative come quella belga e tedesca. È finita la stagione in cui il testo era materia sacra e intoccabile; oggi diventa uno degli strumenti a disposizione del regista per portare sul palco le sue domande e le sue fantasie, con una libertà che deve però accompagnarsi alla serietà del lavoro e alla profondità

«Ritenendo che la creazione teatrale sia un fatto autonomo e personale, esorto i giovani registi e autori a inseguire le loro domande, liberandosi da vecchi stilemi per esplorare le possibilità poetiche e creative, con una libertà che deve però accompagnarsi alla serietà del lavoro e alla profondità dell’indagine»

portandone il nome al di fuori del territorio che ne ospita la sede.

dell’indagine. Della lezione della scuola della regia italiana invito invece a preservare la ‘grandezza della profondità’: se dall’Europa arrivano significativi tentativi di spostamenti estetici e formali, maestri come Luca Ronconi o Massimo Castri attraverso la drammaturgia hanno saputo sviluppare una libera analisi critica della società che non

«Il primo incontro con Giovanni Ortoleva è avvenuto quando, appena uscito dalla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano, presentò alla Biennale di Venezia del 2018 il suo Saul. Ora ho ritenuto che fosse il momento di sostenere il suo lavoro su una drammaturgia importante come quella shakespeariana, considerato anche l’interesse da parte di altri teatri italiani che vedono in lui una delle nuove leve. In questa grande sfida sarà affiancato da collaboratori di comprovata esperienza come il drammaturgo Federico Bellini, lo scenografo Paolo Di Benedetto, la costumista Margherita Baldoni e Franco Visioli, già Leone d’oro a Venezia al suono», illustra il direttore artistico del LAC.

Due fra gli spettacoli prodotti dal LAC in questa stagione: a sinistra, Bodgaproste, regia di Catherine Bertoni de Laet; a destra Processo Galileo, diretto a due da Andrea De Rosa e Carmelo Rifici.

ritrovo altrove e va a maggior ragione preservata», afferma Carmelo Rifici, che di questa esortazione si fa interprete con i suoi stessi lavori, basti pensare al recentissimo Processo Galileo

Di stagione in stagione il LAC produce una dozzina di allestimenti, che affrontano tournée nazionali e internazionali

Produrre uno spettacolo non significa solo finanziarlo, ma avere un’intesa su un progetto e fare in modo che possa essere presentato in tutte le sue possibilità e la sua complessità. Dunque accompagnare, riconoscendo quella fiducia che consente di crescere, per un’esperienza che diventa altamente pedagogica. Così come si spera che possa esserlo per il pubblico al quale si vogliono proporre lavori che, incontrando di volta in volta le diverse sensibilità di ciascuno, riescano a stimolare una riflessione, consegnando domande che dal palco sappiano raggiungere e abitare mente e spirito dello spettatore. Contribuire alla creatività locale e internazionale producendo teatro diventa così l’occasione per sostenere e valorizzare nuovi talenti, dichiarando il ruolo del teatro nel rendere gli spettatori consapevoli delle grandi questioni del presente. Un ruolo ancora più urgente in un momento storico segnato da grandi contrasti ma anche foriero di nuove prospettive.

Per informazioni: www.luganolac.ch

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Carmelo Rifici, direttore artistico del LAC @ LACFoto Luca Del Pia @ LACFoto Masiar Pasquali © Foto Michela di Savino. Nebula Agency per Luminanza
Nel Segno del Morellino Le Lupinaie Loc. Apparita n.14 58052 Montiano, Grosseto 328 6683979 – 347 427116 info@lelupinaie.com www.lelupinaie.com

Vertiginose prodezze

Quando il viaggio è l’esperienza. Dai treni a cremagliera a funivie, teleferiche, cabinovie trifuni o rotanti… gli impianti di risalita hanno aperto la strada al turismo alpino svizzero. In un territorio per quasi due terzi occupato da rilievi montuosi, occorreva il pragmatico genio elvetico per vincere pendenze proibitive e condizioni di realizzazione sfidanti. Una tradizione che prosegue, record su record, nel segno dell’innovazione e di un’offerta turistica che continua a elevarsi.

La più alta traversata continua delle Alpi in funivia. Da quest’estate sarà realtà, con il raddoppio del Matterhorn Glacier Ride delle Zermatt Bergbahnen, che alla prima funivia trifune inaugurata nell’autunno 2018, con cui già avevano segnato un primo record, affiancano ora la seconda tratta. Complessivamente una corsa panoramica della durata di un’ora, dalla Svizzera all’Italia o viceversa, collegherà Zermatt a Testa Grigia, coprendo un dislivello di oltre 4.000 metri, il maggiore in Europa. Una nuova prodezza tecnica si aggiunge alle tante che hanno dato un contributo essenziale al successo del turismo invernale svizzero, che le sue montagne ha dovuto conquistarsele sviluppando un sistema di impianti di risalita in grado di servire comodamente i suoi comprensori sciistici, vincendo vertiginose sfide ingegneristiche, tecniche e ambientali. Dal primo treno di montagna in Europa nel 1871 con la Vitznau-Rigi Bahn alle più avveniristiche cabinovie odierne - rotanti, a due piani o cabrio - si sono moltiplicati i record, ancora oggi inespugnati: tratte più lunghe, stazioni più in quota, pendenze

più ripide, … il tutto moltiplicato per le varianti di treni a cremagliera, funivie, teleferiche, cabinovie. Già i più semplici impianti monofune sono stati inventati sulle montagne elvetiche: la vigilia di Natale del 1934 entrava in funzione a Davos il primo sistema di sciovia ad ancora al mondo, che nel solo primo anno attirò 70mila sciatori. A progettarlo l’ingegnere zurighese Ernst Gustav Constam, che dieci anni dopo, introducendo un’asta

Due esclusive svizzere: sopra, la Tilsit Rotair (Canton Obvaldo), unica funivia che nel tragitto ruota a 360 gradi, portando a 3.000 metri dove si trova il ponte sospeso più alto d’Europa. Sotto, nel Canton Svitto si trova la funicolare più ripida al mondo, la Stoosbahn, in grado di affrontare una pendenza del 110%. Le cabine cilindriche sono state sviluppate per compensare la forte inclinazione.

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q turismo / destinazioni
da riscoprire
© Foto Roger Gruetter / Engelberg-Titlis Tourismus
© Foto Urs Flüeler

Il grandioso progetto del Matterhorn Alpine Crossing delle Zermatt Bergbahnen: dopo l’inaugurazione del Matterhorn Glacier Ride l nell’autunno 2018, che ha collegato Zermatt al Matterhorn Glacier Paradise con la più alta funivia trifune al mondo, da quest’estate si raddoppia con la seconda tratta che permetterà il collegamento continuo all’Italia, fino a Cervinia.

di sospensione, brevettò anche la seggiovia, battezzata sullo Jochpass: poteva trasportare 720 persone all’ora lungo 1,5 km, superando un dislivello di 439 metri.

Limitandosi ai soli impianti di risalita a fune - dunque ferrovie escluse - in Svizzera si contano ben 2.400 installazioni, gestite da circa 500 imprese, quasi la metà ubicate in Vallese e nei Grigioni. Con circa 10.500 dipendenti generano in media un fatturato di quasi un miliardo di franchi all’anno, i tre quarti nei sei mesi invernali. In una stagione come quella attuale - inutile nasconderlo non iniziata sotto i migliori auspici, a partire dai timori per l’ascesa dei prezzi dell’energia con un evidente impatto su un settore capillarmente elettrificato come quello degli impianti di risalita, cui si sommano le spese per l’innevamento delle piste - si è registrato nel periodo festivo un calo del 24% di primi visitatori e del 9% del fatturato,

Quella del Rigi, 150 anni fa, è stata la prima ferrovia a cremagliera d’Europa, un’innovazione tecnica che ha vinto pendenze prima insormontabili.

che in particolare ha toccato le stazioni a bassa quota, penalizzate dalle temperature miti. Altezza mezza bellezza? Da sole non basterebbero le nevi perenni ad attirare i turisti, e lo dimostrano i costanti sforzi che proprio le destinazioni più esclusive e ambite mettono in campo per rimanere ‘in vetta’. In questo senso è esemplare la strategia che sia le Zermatt Bergbahnen sia le Jungfraubahnen - le due aziende leader del settore - hanno seguito in que-

sti anni, con investimenti di centinaia di milioni per rendere l’offerta sempre più attrattiva per un pubblico internazionale, non solo di sciatori e alpinisti, lungo tutto l’arco dell’anno. Strutture alberghiere e di ristorazione, piste e reti di sentieri, eventi, esperienze e svaghi a vario titolo, tutta la panoplia del digitale. Il vettore trainante rimangono chiaramente gli impianti di risalita: da una parte il titanico progetto del Matterhorn Alpine Crossing, dall’al-

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© Zermatt Bergbahnen © Zermatt Bergbahnen © Rigi Bahnen

All’inaugurazione nel 1967, era la teleferica più lunga al mondo, con 7 km, da Stechelberg al Piz Gloria, dove poco dopo sempre il visionario promotore dell’iniziativa, l’ex sciatore Ernst Feuz, ha inaugurato anche il primo ristorante girevole al mondo, passato alla storia per le indimenticabili scene di James Bond.

tra il parimenti ambizioso V-Bahn hanno stabilito un nuovo stato dell’arte. Dichiarando la necessità di restare al passo con la propria popolarità per sbaragliare una concorrenza che potrà forse offrire prezzi più accessibili, ma mai scalare vette altrettanto impervie e spettacolari. La rivoluzione del Matterhorn Alpine Crossing Zermatt, che nel 1979 già festeggiava l’inaugurazione della teleferica a più alta quota (3.820 metri), ha fortemente creduto nel progetto Matterhorn Alpine Crossing, con cui realizza lo storico sogno del collegamento senza soluzione di continuità, 365 giorni all’anno, con la stazione italiana di Cervinia. Complessivamente un investimento da oltre 100 milioni di franchi per le due tratte del Matterhorn Glacier Ride I e II, la cui costruzione dimostra come lo spirito pionieristico che ha sempre guidato la Svizzera nelle sue opere ingegneristiche sia tuttora vitale. Quasi 150 persone di 38 aziende sono state coinvolte in quello che si qualifica come il più

grande progetto della storia delle Zermatt Bergbahnen. Iniziati nell’aprile 2016, i lavori per la prima tratta, fino al Matterhorn Glacier Paradise (Piccolo Cervino), sono stati portati esemplarmente a termine in poco più di due anni, affrontando le sfide logistiche poste dal cantiere più alto d’Europa, a quasi 4.000 metri, su un pendio ripidissimo, esposto a raffiche di vento fino a 240 km/h, temperature anche 30 gradi sotto lo zero, forti nevicate e fitta nebbia. Condizioni in cui le prestazioni degli operai si riducono del 60-80% per la carenza di ossigeno, come pure quelle dei macchinari e le proprietà dei materiali. Ad esempio, poiché a sotto i 5 °C cinetica e indurimento del calcestruzzo risultano alterate è stato necessario prepararlo con acqua calda in un deposito temporaneo ai Laghi Cime Bianche, per poi trasportarlo in teleferica mantenendolo ad almeno a 8 °C. Circa un terzo dello scavo non ha potuto essere effettuato con le trivelle, richiedendo una perforatrice a mano. Per l’intero scavo di 10mila metri cubi sono serviti 90 giorni e 5 tonnellate di esplosivo. Il tutto preceduto da un complesso intervento di messa in sicurezza della parete rocciosa, ingabbiata in reti di protezione per scongiurare la caduta di detriti o valanghe.

Impeccabile il risultato tecnico. Il sistema tricavo (3S) permette di attraversare grandi campate con pochi sostegni, aiutati da due funi di binario. A livello mondiale si conta solo una quindicina di questa tipologia di impianti. Il Matterhorn Glacier Ride I e II li battono tutti per l’altitudine

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e per la lunga campata fra i sostegni. Una soluzione che coniuga tecnologia d’avanguardia con massima sicurezza ed elevato livello di comfort, più stabile rispetto alle usuali funivie a movimento continuo anche in caso di forte vento, più rapida e capiente. All’altezza anche il design, che raggiunge il massimo dell’eleganza nelle 4 cabine versione Vip Cristal Ride, tempestate esternamente da scintillanti cristalli e con interni pregiati in pelle e alcantara firmati Pininfarina, in collaborazione con l’azienda altoatesina Leitner, specializzata in tecnologie funiviarie a livello mondiale. La vista mozzafiato si apre letteralmente sotto i piedi quando, tre minuti dopo la partenza, il pavimento in vetro stratificato, inizialmente latteo, diventa trasparente al passaggio della corrente elettrica. Al cristallo si richiamano anche le stazioni, incastonate nella roccia in volumi angolari di vetro.

Con una velocità massima di 7,5 metri al secondo e 25 cabine, il Matterhorn Glacier Ride I è in grado di trasportare fino a 2.000 persone all’ora sul Piccolo Cervino. Il Matterhorn Glacier Ride II, con 10 cabine, ne porterà circa 1.300, coprendo 1,6 km di viaggio e 363 metri di dislivello in sospensione sopra il ghiacciaio Theodul, senza bisogno di supporti aggiuntivi tra il Piccolo Cervino e la nuova stazione a valle di Testa Grigia, sempre su suolo svizzero ma direttamente lungo il confine italiano.

V-Bahn, la Jungfrau raddoppia. Cosa mai poteva immaginare di migliorare chi già detiene il titolo di stazione ferroviaria più alta di Europa? Difficile eguagliare un’impresa come lo fu quella che nel 1912 portò all’inaugurazione della linea

ferroviaria che, partendo dalla Kleine Scheidegg e attraversando l’Eiger e il Mönch, due dei numi tutelari della Alpi bernesi, compiva l’audacia di portare i turisti a 3.454 metri di altitudine, in vetta alla Jungfrau. Un tragitto che ancora 110 anni dopo offre un’esperienza ineguagliabile, 35 minuti per coprire un dislivello di 1.400 metri a bordo del tradizionale trenino rosso a cremagliera.

Se un tale trionfo dell’ingegneria è difficile da replicare - si pensi soltanto ai mezzi a disposizioni all’epoca, tecnici e

Con il nuovo progetto V-Bahn, un investimento da 470 milioni di franchi, portato a compimento nel dicembre 2020, le Jungfraubahnen hanno confermato la propria capacità di mettere l’innovazione tecnica a servizio della tradizione turistica. I due assi della cabinovia verso Männlichen e di quella trifune dell’Eiger Express, si dipartono dal nuovo terminal Grindelwald Grund.

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© Foto David Birri / Jungfraubahnen
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finanziari - con il nuovo progetto V-Bahn, portato a compimento nel dicembre 2020, la regione della Jungfrau ha confermato la propria capacità di mettere l’innovazione tecnica a servizio della tradizione turistica. Un investimento complessivo da 470 milioni di franchi, lavori conclusi nel tempo record di 908 giorni - compreso l’anno pandemico.

Al primo asse della cabinovia verso Männlichen, entrata in funzione nel 2019, si è affiancato l’anno successivo l’Eiger Express, anche in questo caso una cabinovia trifune, che da Grindelwald consente di raggiungere lo Jungfraujoch in soli 43 minuti contro 1 ora e 28, mentre i tempi di arrivo da Berna o da Zurigo sulle piste da sci dell’Eigergletscher si accorciano di 47 minuti. Nel suo genere è la più veloce, macinando 8 m/sec. Dalle ampie vetrate

delle 44 cabine a 26 posti che si stagliano contro la mitica parete nord dell’Eiger si gode una vista imprendibile sugli splendidi panorami dell’Oberland Bernese.

Il sistema tricavo ha consentito di impiegare solo sette piloni per sorreggere la struttura tra Grindelwald e la stazione Eigergletscher. La più moderna tecnologia è stata così messa a servizio della sostenibilità in una regione che sa di avere il suo capitale in una natura e in un paesaggio unici. Entrambe le cabinovie del V-Bahn si dipartono dal nuovo terminal Grindelwald Grund, che comprende anche un centro shopping su più piani, punti di ristorazione, un negozio di articoli sportivi, depositi di sci a noleggio e un parcheggio da un migliaio di posti. Complessivamente Männlichen e Eiger Express sono in grado di trasportare

quattromila persone all’ora, una quota che però i postumi della pandemia e le presenti condizioni avverse, non hanno ancora permesso di raggiungere.

Primati da capogiro. A fianco di questi due ultimi epocali progetti, sono molti altri quelli che la storia hanno già contribuito a farla. Restando nell’Oberland bernese, un altro record lo segna la teleferica dello Schilthorn. Solo negli anni Sessanta l’industria funiviaria ha acquisito la tecnologia per affrontare le complesse sfide geologiche poste da questo massiccio di permafrost e di rocce di ardesia. Dopo un’altrettanto dura lotta per vincere l’opposizione di chi considerava irrealizzabile il progetto, nel 1967 venne inaugurata la teleferica più lunga al mondo che superava, su 7.000 metri di funi, un dislivello complessivo di 2.103 metri, salendo in quattro tappe da Stechelberg al Piz Gloria, con soste intermedie a Gimmelwald, Mürren e Birg. L’indomito promotore del progetto, l’ex sciatore Ernst Feuz (1908-1988), che dopo le competizioni aveva intrapreso una carriera nel settore bancario, non si accontentò di aver realiz-

È il treno a cremagliera più ripido al mondo quello che dal 1889 porta in cima al Pilatus, da maggio a novembre. Tuttora immutato il meccanismo, mentre da quest’estate circoleranno al completo le otto nuove elettromotrici. La vetta si può raggiungere tutto l’anno da Fräkmüntegg con la funivia Dragon Ride che, tutta vetrata, dà l’impressione di volare.

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È il Canton Nidvaldo a poter vantare la prima e unica funivia cabrio, a due piani con ponte scoperto. La stagione inizierà il 7 aprile. In sei minuti conduce sullo Stanserhorn. Già l’originaria funicolare del 1893 era stata rivoluzionaria: prima ad alimentazione elettrica, la più ripida nonché la prima senza cremagliera.

zato quel sogno che nutriva sin da bambino e volle offrire a chi giungeva in vetta un’esperienza ancor più indimenticabile, realizzando il primo ristorante girevole al mondo per ammirare il panorama a 360 gradi standosene comodamente seduti a tavola fra vette di tre e quattromila metri. Nuovamente fu preso per un visionario. L’impresa meritava, tanto spettacolare che nel 1969 fu scelta come location di alcune scene indimenticabili di 007. Al servizio segreto di Sua Maestà. Inutile dire che dopo un tale battage la funicolare fu presa d’assalto dai turisti.

Il titolo di ristorante girevole più alto di Europa se lo è però successivamente preso, a 3.500 metri di altezza, il Drehrestaurant Allalin, sopra Saas-Fee, in Vallese. In un’ora ruota sul proprio asse di 360 gradi, deliziando vista e palato. Raggiungerlo, sull’Allalinhorn, è già un’esperienza. Dopo essere arrivati a Felskinn con l’Alpin-Express, che parte da Saas-Fee, si guadagna la cima in 2 minuti e 40 secondi a bordo del Metro-Alpin, la funicolare sotterranea più alta al mondo. Ulteriore record: oltre al ristorante e al comprensorio sciistico, in vetta si trova anche la grotta di ghiaccio più grande al mondo, con i suoi 5.500 metri cubi, scavata direttamente nel ghiacciaio Mittelallalin.

Anche sulla Titlis Rotair (Canton Obvaldo) non c’è nemmeno bisogno di girare la testa per avere una visuale completa del paesaggio: il servizio è compreso, sulla prima funivia rotante al mondo. Durante i 5 minuti di viaggio, la cabina ruota di 360 gradi su cime innevate, ripidi speroni rocciosi e profondi crepacci del ghiacciaio. Ci si imbarca alla stazione di Stand, raggiungibile la funivia Titlis-Xpress partendo dal villaggio monastico di Engelberg. La cima del Titlis, a 3.000 metri, vanta un altro record con il ponte sospeso più alto d’Europa, il Titlis Cliff Walk, 3.041 metri sopra un precipizio di 500 metri di profondità.

Le esclusive della Svizzera centrale. Con addirittura cinque impianti di risalita detentori di un primato, fra cui appunto la Titlis Rotair, si può ben dire la Svizzera centrale, in particolare la regione attorno al lago dei Quattro Cantoni, proponga tanti viaggi che già di per sé sono delle esperienze. Uniche e spettacolari.

È stata quella del Rigi, 150 anni orsono, la prima ferrovia a cremagliera d’Europa, costruita in soli due anni. Entrata in funzione nel maggio 1871, la linea Vitznau-Rigi, una meraviglia della tecnologia permetteva di superare per la prima volta i 1.100 metri di dislivello grazie all’intuizione dell’ingegnere svizzero Niklaus Riggenbach, che comprese come fosse necessario un sistema a ingranaggi per consentire ai treni di vincere pendenze superiori al 4%. Ancora oggi uno dei sistemi più efficaci e utilizzati di cui la Svizzera, con una quarantina di esempi, è leader. Piccola curiosità: il merito di aver lanciato la stagione invernale sul Rigi, per la gioia dei tanti appassionati di sport sulla neve, soprattutto inglesi, che a inizio Novecento arrivavano in Svizzera, va a una donna, Rosa Dahinden-Pfyl, che gestiva con il marito l’Hotel Bellevue a Rigi-Kal-

tbad ed era costretta a chiudere dopo la stagione estiva quando il treno smetteva di circolare. Per vincere le resistenze della direzione della ferrovia, passò ai fatti pubblicando in pieno inverno su diversi giornali un annuncio che prometteva varie corse nel fine settimana successivo. I turisti presero d’assalto la località, costringendo a mettere in funzione le locomotive per non deluderli. Grazie alla sua intraprendenza, Rosa Dahinden si aggiudicò il soprannome di “Rosa delle nevi”.

Anche l’altro nume tutelare di Lucerna, il Pilatus, a sua volta di modesta altezza (2.132 metri, e 1.797 il Rigi), può vantare un’esclusiva, il treno a cremagliera più ripido al mondo, con punte di pendenza del 48%. L’avveniristica soluzione dell’ingegnere glaronese Eduard Locher alla sua messa in funzione nel 1889 fece il giro della stampa europea, contribuendo ad attirare sin da subito turisti dall’intero continente. Il sistema a ruote dentate non mostra a oggi in pratica segni di usura, ed è rimasto invariato. Gli iniziali undici vagoni a vapore sono invece stati rimpiazzati nel 1937 quando la linea è stata elettrificata. Nuovo cambiamento da questa stagione estiva, quando dovrebbero circolare

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© CabriO Stanserhorn-Bahn
CRICKET ON ICE 2023 St Moritz Lake Wednesday 15th – Saturday 18th February Matches 10 am – 4 pm daily www.cricket-on-ice.com

Tecnologia, stile e funzionalità

L’elettrificazione continua a ispirare nuovi modelli e persino il mitico Bulli, bus compatto della Volkswagen nato nel 1949, viene riproposto unicamente a motore elettrico con un innovativo design che riprende quello originale tradotto in chiave moderna.

Volkswagen ID. BUZZ

Con ID. Buzz, il leggendario Bulli, mitico minibus Volkswagen di prima generazione nato nel 1949, celebra la sua resurrezione, completamente green. Simpatica come poche, è lunga 4 metri e 71, offre un carico fino a 647 kg e traina fino a 1000 kg frenati. Offre quindi tanto spazio, e tante personalizzazioni, alla guida è confortevole ed equilibrata. Inconfondibile a prima vista: non c’è aggettivo che descriva meglio la ID. Buzz parlando di design. Difficile non innamorarsene. Le proporzioni sono quelle che da oltre 50 anni contraddistinguono il Bulli, ancora di più se ‘spezzata’ dalla vernice bicolore. Tetto bianco, come da tradizione, mentre le varie tinte permettono di personalizzare la ID. Buzz a piacimento, unite a cinque disegni per i cerchi in lega, da 19 a 21 pollici o da 18’’ per la Cargo. Il dipartimento design di Volkswagen ha fatto davvero un bel lavoro. Ciò che cambia sono la volumetria interna, molto ben

sfruttabile, e le enormi superfici vetrate che avvolgono l’abitacolo. Complici i montanti verticali e regolari, filtra davvero tanta luce dall’esterno.

Al centro della plancia troneggia un enorme display da 12 pollici (10 sull’allestimento d’ingresso), mentre il cruscotto digitale posizionato sopra al volante è di 5,3. A proposito di infotainment, è aggiornabile, personalizzabile attraverso le App da scaricare e anche connesso, per esempio con Spotify che non necessita il collegamento con uno smartphone. Comodi e accoglienti i sedili, che sono rivestiti con un tessuto prodotto a partire da plastiche riciclate, alcune delle quali recuperate dal mare. Sulla versione più accessoriata, sono persino muniti di braccioli esterni. Più avanti arriveranno anche le versioni a 6 e 7 posti. Tantissimi i portaoggetti, disseminati un po’ ovunque. Comodo, per esempio, il generoso portabicchieri estraibile, oppure la console rimovibile in mezzo ai due sedili che na-

sconde vari vani. Anche dietro il discorso non cambia, con i tavoli ripiegabili con portabicchieri e tasche varie, anche per gli smartphone, tra l’altro con ben 8 prese di ricarica Usb-C. Pressoché infinito il bagagliaio: 1.121 litri con tutti i sedili in posizione, 2.205 quando invece si abbatte il divano - che è diviso in configurazione 60:40 e può slittare in avanti di 15 cm. Offre una potenza di 204 cavalli e 310 Nm con un’autonomia di 425 km e una velocità massima di 145 km/h ed è in listino a partire da 69.910.- franchi.

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società/auto
Volkswagen iD. BUZZ

Mazda CX-30 2.0 l e-Skyactiv X 186

i-Activ AWD

La Mazda CX-30 è un crossover che mette al centro il conducente, che si sente perfettamente a suo agio. Nata nel 2019, propone il concetto stilistico tutto giapponese del “Kodo” design. In pratica, ‘less is more’, dalle linee pulite e leggere ma anche eleganti. Ha una silhouette originale e piacevole. Una vettura ‘human centric’, che pone al centro il conducente, i passeggeri e le loro esigenze. Anche per l’abitacolo vale il Leitmotiv ‘less is more’, con spazio ampio ma minimal, dove tutto è facilmente fruibile e a portata di mano. Si viaggia comodi e con la posizione di guida rialzata e visibilità tipica dei Suv. Il quadro strumenti e il display centrali sono orientati verso il conducente, per ridurre al minimo eventuali distrazioni, come se l’auto fosse un’estensione del corpo del conducente. Sotto il cofano, un motore 2.0 litri Skyactive-X progettato da Mazda, un benzina che si comporta come un diesel. È il primo motore benzina di serie al mondo a disporre dei vantaggi dell’accensione per compressione come quella dei diesel. Quindi meno consumo di carburante e meno emissioni grazie anche alla tecnologia mild-hybrid - utile anche per muoversi in città – e che consente di risparmiare carburante riciclando l’energia in fase di decelerazione e alimentando un motore elettrico che supporta quello endotermico. È abbinato al cambio manuale a sei rapporti, nel nostro caso con trazione integrale e forte di 186 Cv. Le quattro ruote motrici garantiscono una marcia confortevole in tutte le situazioni e migliorano trazione e grip anche su strade più tortuose. Naturalmente la dotazione di sistemi di assistenza alla guida attiva e passiva è molto ampia, non a caso ha conquistato le ambite 5 stelle nei crash test dell’Euro NCap. Da 0 a 100 km/h ain 8,4 secondi, velocità massima di 204 km/h, con un consumo medio di 6,1 litri. A partire da 39.950.- franchi.

Toyota Corolla Cross

La tecnologia ibrida, introdotta nel 1997 in casa Toyota con la prima generazione della Prius nel frattempo ha fatto molti progressi e visto che le auto più apprezzate sono Suv e Crossover, dalla sua berlina a 5 porte Corolla, Toyota ha creato un nuovo modello con la Corolla Cross, proposta anche a trazione integrale con un secondo motore elettrico posteriore. Spaziosa, versatile e comoda, più grande della Yaris Cross ma più compatta della Rav4, si inserisce perfettamente nella gamma. La quinta generazione della propulsione ibrida, che qui debutta, migliora prestazioni e consumi, con un’esperienza di guida più fluida e rilassante. Il motore 4 cilindri 2.0 a benzina è abbinato a nuovi componenti per la parte elettrica, partendo da una nuova batteria agli ioni

una migliore efficienza. Oltre ai nuovi software che agiscono sulle funzioni e sulle modalità di intervento degli assistenti, sono cambiati anche componenti come le telecamere e i radar, per un campo visivo più largo e profondo o per garantire più velocità nelle reazioni a corto raggio. Da 0 a 100 km/h in 7,6 secondi, velocità massima di 180 km/h, consumo medio di 5 litri. A partire da 39.700.- franchi.

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Le news mensili di Ticino Management per creare affari

Un nuovo timoniere per Migros Aziende

Prestigiosa nomina per la Supsi

Aziende

Entrerà in carica il prossimo primo maggio nel ruolo di presidente della direzione generale della Federazione delle cooperative Migros Mario Irminger (in foto), prendendo le redini da Fabrice Zumbrunnen. In azienda porta un’esperienza completa e pluriennale maturata nel commercio al dettaglio, nell’industria e nel settore finanziario. In particolare dal 2011 Ceo è di Denner, affiliata della Migros, e in questi anni ha contribuito a fare evolvere con successo la catena di discount svizzera. Si tratta quindi di un profondo conoscitore del commercio al dettaglio svizzero in possesso di una spiccata predisposizione nei confronti delle esi-

genze della clientela, che già conosce alla perfezione anche la cultura della Migros. Sua mansione prioritaria sarà sviluppare ulteriormente il Gruppo Migros, rafforzare e organizzare in modo più efficiente l’attività dei supermercati Migros insieme alle dieci cooperative regionali.

Per informazioni:

www.corporate.migros.ch

Il Direttore generale della

Supsi Franco Gervasoni è stato nominato Presidente della Camera delle scuole universitarie professionali di swissuniversities, associazione mantello che promuove la cooperazione e il coordinamento tra le università svizzere. Insieme ai colleghi lavorerà per rafforzare ulteriormente il profilo delle Sup, il loro concreto impatto nella società e nel panorama

accademico svizzero e internazionale, in stretta cooperazione con le Camere delle Università e delle Alte scuole pedagogiche. «Nei prossimi anni dovremo continuare a dimostrare con i nostri risultati che i finanziamenti nella politica universitaria costituiscono uno degli investimenti più preziosi per la crescita delle giovani generazioni e la qualità della nostra vita più in generale, come descritto nelle Pianificazioni strategiche attuali e 2025-2028 di swissuniversities», ha commentato Franco Gervasoni.

Per informazioni: www.supsi.ch

Dalla Bce a Banca Cic Aziende

Dal primo febbraio Livia Moretti ha assunto l’incarico di nuovo Ceo di Banca Cic (Svizzera) subentrando a David Fusi, che ricopriva la funzione ad interim. Con una vasta e solida competenza manageriale, bancaria e finanziaria a livello internazionale, negli ultimi dieci anni Livia Moretti (in foto) ha fatto parte della direzione della Banca centrale europea, dove ha maturato una profonda esperienza in materia di strategia, pratica e regolamentazione bancaria a livello internazionale. In tale ambito ha gestito team multiculturali su diversi paesi. Attualmente vive a Basilea con la sua famiglia.

«Il miglior modo di prevedere il futuro è costruirlo» ha commentato, «Sono convinta che l’impegno e la professionalità dei nostri team ci permetteranno di raggiungere i nostri ambiziosi obiettivi».

Per informazioni: www.cic.ch

Febbraio 2023 TM · 125 sommario 125 Aziende 125 Prestigiosa nomina per la Supsi 125 Un nuovo timoniere per Migros 125 Dalla Bce a Banca Cic 126 Interoll attenta alla sostenibilità 126 Insieme per il clima, Miele SvizzeraEnergia 126 Con Ibsa, intersezioni tra scienza e arti 127 I mantra di un’impresa di successo 128 Società 128 I 110 anni di un’icona britannica 128 Verso la sostenibilità, l’auto svizzera dell’anno 128 Verzasca e Brissago volano con Swiss. 129 Congedi per familiari assistenti, nella giusta direzione 130 Un’impresa secolare per il Monte Generoso 130 Premiata la riscossa di Lichtgenstein

Interroll attenta alla sostenibilità

Aziende

Con 1320 moduli posizionati sul tetto del suo stabilimento in via Gorrelle a Sant’Antonino, Interroll Sa, centro d’eccellenza per la produzione di tecnopolimeri per il Gruppo Interroll, produce in fotovoltaico circa il 15% del proprio fabbisogno di energia di circa 3 milioni di KWh l’anno.

Entrato in funzione ai primi dello scorso novembre, il nuovo importante impianto è stato realizzato dalla società IngEne, specializzata nella progettualità di sistemi fotovoltaici, che vengono mo-

dellizzati con un software in 3D in modo da controllare la traettoria delle ombre e concordare tutti gli aspetti estetici del progetto.

L’iniziativa e la ristrutturazione si collocano nell’ambito della politica sulla sostenibilità messa in campo da Interroll a livello globale, con attenzione a tutte le aree integrate nelle attività produttive, di ricerca e sviluppo, logistiche e commeriali.

Per informazioni: www.interroll.com

Insieme per il clima Miele e SvizzeraEnergia

Una cooperazione orientata al futuro: dal 2023 Miele Svizzera collabora strettamente con SvizzeraEnergia come partner principale della campagna nazionale #NOISIAMOILFUTURO, che incoraggia le economie domestiche a incrementare sosteni-

bilità, efficienza energetica e protezione del clima nella loro vita quotidiana. L’obiettivo è trasformare gradualmente l’attuale consapevolezza in azione attiva, aprendo così la strada a un futuro più sostenibile a livello collettivo. Oltre a interessanti reportage, interviste e suggerimenti sui canali di Tx Group, la campagna include anche altri formati come il Quiz sull’enenergia sull’app 20 Minuti,

il Salon Public o un’area campeggio V.E.P. (Very Ecological Person Camping Area) nei festival.

Salon Public o un’area campeggio V.E.P. (Very cal Person Camping nei festival.

«Questa campagna lungimirante si adatta perfettamente a Miele», osserva Andreas Oehrli, Director Marketing di Miele Svizzera. «Per noi la sostenibilità non è solo uno slogan, ma uno dei pilastri fondamentali su cui si fonda il marchio.» In Svizzera, ad esempio, circa l’80% delle

«Questa campagna lungimirante si adatta perfettamente a Miele», osserva Andreas Oehrli, Marketing di Miele Svizzera. «Per noi la sostenibilità non è solo uno slogan, ma uno dei pilastri fondamentali su cui si fonda il marchio.» In Svizzera, ad esempio, circa

consegne di apparecchi avviene su rotaia e la flotta di veicoli sarà completamente convertita alla mobilità elettrica nel medio termine. Inoltre, quest’anno il tetto dello stabilimento aziendale di Spreitenbach sarà dotato di un impianto fotovoltaico.

consegne di apparecchi avviene su rotaia e la flotta di veicoli sarà completamente convertita alla mobilità elettrica nel medio termine. Inoltre, quest’anno il tetto dello aziendale di Spreitenbach sarà dotato di un fotovoltaico.

Per informazioni: www.miele.ch

Per informazioni: www.miele.ch

Con Ibsa, intersezioni fra scienza e arti

Nel decimo anno di attività, Ibsa Foundation trasferirà a Casa Carlo Cattaneo la propria sede per svolgere attività legate alla divulgazione del pensiero scientifico e al rapporto fra arti e scienze, collaborando con le maggiori istituzioni culturali ed educative del territorio e non solo. Sostenere i giovani ricercatori, divulgare i temi scientifici con un linguaggio il più possibile semplice e accattivante, pur mantenendo una base rigorosa; contemperare linguaggi diversi, utilizzando, per esempio, i fumetti per raccontare la ricerca biomedica; proporre attività culturali e artistiche come strumenti per migliorare la salute e il benessere delle persone. Sono questi i temi su cui Ibsa Foundation per la ricerca scientifica ha posto l’attenzione fin dalla sua creazione, nel 2012, e nei suoi dieci anni di attività durante i quali ha stretto accordi con alcune fra le più importanti istituzioni ticinesi, come l’Università della Svizzera italiana, la Divisione cultura della Città di Lugano, il Masi e il Lac, sviluppando allo stesso tempo un’amplissima rete di contatti anche con altri operatori culturali in Svizzera

Da destra, Arturo Licenziati, Presidente e Ceo del Gruppo Ibsa, e Roberto Badaracco, Capo Dicastero cultura, sport ed eventi della Città di Lugano davanti a Casa Carlo Cattaneo.

e nel resto d’Europa. Casa Cattaneo ospiterà in modo permanente alcune iniziative ed esposizioni, tra le quali un approfondimento dedicato proprio al grande filosofo-politico-teorico del federalismo e fautore della sintesi tra pensiero tecnico e umanistico. L’edificio accoglierà eventi aperti al pubblico nell’ambito dei progetti Let’s Science , SciArt , Forum scientifici , oltre che la sede del centro di competenza in Cultura e Salute.

Per informazioni: www.ibsafoundation.org

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Aziende Aziende
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I mantra di un’impresa di successo

Con un approccio ‘da imprenditori ad imprenditori’, da dieci anni Tenet Swiss affianca le imprese ticinesi che necessitano di intraprendere un processo di internazionalizzazione o di avviare un percorso di sviluppo commerciale, in Svizzera e all’estero.

Sviluppare nuovi segmenti di mercato o avviare un processo di internazionalizzazione, sono obiettivi primari per molte imprese. Riuscire a realizzarli, è tutta un’altra storia. Anche perché la maggior parte delle energie mentali disponibili vengono spesso impiegate nel garantire il lavoro ordinario (sempre più complesso e difficoltoso) e nel far fronte agli imprevisti che si presentano con cadenza quotidiana.

Per evitare di dover rimandare questi importanti processi, vitali per la continuità di qualsivoglia organizzazione, la proprietà o il management si affidano sempre più spesso a società specializzate in gestione e ristrutturazione d’impresa. Come Tenet Swiss.

Fondata nel 2013 da Lorenzo Meroni e Silvia Bassi, Tenet ha infatti lo scopo di offrire consulenza e supporto strategico-operativo a due tipologie distinte d’imprese, come spiegano gli stessi soci-fondatori: «Si rivolgono a noi sia aziende le cui attività procedono bene e che hanno deciso di approcciare e conquistare nuovi mercati, sia aziende che stanno affrontando un periodo di crisi e necessitano quindi di un adeguato supporto per uscirne. Nel primo caso, il nostro intervento si concentra sull’ideazione e sullo sviluppo di un piano di espansione, prendendo in esame il modello di business relativo al nuovo mercato da conquistare, affinché lo stesso risulti adeguato alle abitudini di acquisto (sovente diverse) del paese target. Nel secondo caso, invece, il nostro inter-

vento è finalizzato a comprendere lo stato di salute generale dell’azienda, a far emergere le principali cause che ne stanno compromettendo la salute, attraverso un’analisi approfondita e trasversale delle sue diverse aree».

Per poter offrire alle organizzazioni un supporto a trecentosessanta gradi, Tenet dispone al suo interno di competenze trasversali ai vari ambiti nei quali si trova a dover intervenire: dal settore finanziario a quello commerciale, dal marketing al management, passando per la gestione delle risorse umane. Il solo ambito in cui non entra mai nel merito è quello prettamente tecnico: per questo lavora in piena cooperazione con l’imprenditore-cliente ed il suo team. L’approccio di Tenet, infatti, è quello dell’imprenditore che affianca e supporta altri imprenditori, aiutandoli a sviluppare idee e progetti e a portarli a maturazione.

Per una Pmi risulta determinate saper creare innovazione: nulla rimane invariato nel tempo, o si evolve o si involve. Anche nel business vale lo stesso principio. Per questo, per un imprenditore, è fondamentale saper cogliere (se non anticipare) le evoluzioni del mercato di riferimento e le abitudini di acquisto dei clienti. La consulenza di Tenet punta proprio a questo: affiancare l’imprenditore per aiutarlo ad intercettare tali evoluzioni e a farle proprie. Nel momento in cui un imprenditore decide di affidarsi ai consulenti di Tenet, de -

v’essere realmente disposto a mettersi in gioco, altrimenti rischia di venir meno l’efficacia della loro presenza al suo fianco. Occorre che sia disposto a riconoscere le proprie aree di inefficienza, a rivalutare le proprie convinzioni, anche le più granitiche, così da potervi rimediare. Il successo di qualsiasi progetto si fonda sulla qualità delle persone che lo sposano. Spesso l’imprenditore non riesce a coinvolgere le proprie risorse umane, a far emergere i loro punti di forza e a far sì che decidano di dedicarsi pienamente al progetto. In questi casi, nessuna idea - anche se buona - avrà la possibilità di realizzarsi. In altri casi, invece, è il modello di business presente in azienda a non essere più adeguato alle nuove tendenze del mercato.

Conquistare nuovi mercati partendo dalla Svizzera, è strategicamente vincente.

Poiché la crisi non è mai globale, anche in periodi di forte contrazione ci sono Paesi o aree geografiche che vivono comunque un forte sviluppo. Negli anni la Svizzera è riu-

scita a conquistarsi un’immagine, nei confronti del sistema mondo, di assoluta qualità e garanzia. Ecco perché le aziende elvetiche devono saper sfruttare questo vantaggio strategico per conquistare nuovi mercati emergenti. L’obiettivo di Tenet è offrire loro il supporto necessario, affinché il rispettivo progetto vada a buon fine, prima che si esauriscano i capitali stanziati. Oltre agli aspetti burocratici, è necessario stilare un piano commerciale con una visione di medio/lungo periodo. Con un supporto che si riveli determinante!

Per informazioni: www.tenetswiss.ch www.aitiservizi.ch simona.galli@aitiservizi.ch

Febbraio 2023 TM · 127
Aziende businesstobusiness
Lorenzo Meroni e Silvia Bassi, fondatori di Tenet Swiss, con sede a Balerna.

I 110 anni di un’icona

britannica

Il 15 gennaio del 1913 nasceva la partnership, tra Lionel Martin e Robert Bamford, che portò alla creazione della prima Aston Martin, dando il via a più di un secolo di intensità automobilistica, di innovazione britannica all’avanguardia e di successi nelle corse ad alta velocità. Nata in pista e ispirata dalla passione dei suoi fondatori per le corse, Aston Martin è passata dalla piccola officina di Henniker Mews, a Londra, a essere uno dei marchi automobilistici più rinomati al mondo, sinonimo di design inventivo, artigianato di lusso, prestazioni entusiasmanti ed esclusività. Caratterizzato dall’impegno a spingersi oltre i confini delle prestazioni e ad applicare l’ingegneria delle corse da Gran Premio alla strada.

Nel 2023 Aston Martin si prepara al futuro con il lancio della prossima generazione di auto sportive, che rafforzerà ulteriormente l’attenzione del marchio verso l’extra-lusso, le alte prestazioni e l’intensità di guida.

Quest’anno segna per Aston Martin anche i 75 anni della DB, i 60 anni dell’iconico modello DB5 e i 20 anni della sede Aston Martin a Gaydon, la struttura che funge da centro di eccellenza per la progettazione di auto sportive di livello mondiale.

Dalla pionieristica Razor Blade del 1923, auto da record, alla hypercar Aston Martin Valkyrie, 110 anni senza compromessi.

Per informazioni: www.astonmartin.com

Verso la sostenibilità, l’auto svizzera dell’anno

La giuria di esperti che, tra cinquanta modelli, ha premiato Genesis GV60, aveva testato a fondo i veicoli in

Società

voto anonima. Il premio di automobile svizzera dell’anno 2023, assegnato ogni anno dai giornalisti svizzeri del settore automobilistico e industriale, è andato a Genesis GV60, la prima auto elettrica del marchio coreano premium. Dotazione di serie completa, questo Suv elettrico offre un’autonomia massima di 466 chilometri (ciclo combinato Wltp). Grazie a soluzioni tecniche innovative, è possibile passare dal 10 all’80% della batteria ad alta tensione in 18 minuti presso le stazioni di ricarica rapida da 350 kW. «La selezione è stata variegata», nota la presidente della

giuria Monisha Kaltenborn. «Dalle auto sportive ai grandi Suv familiari. E il concetto di marchio e la connettività in auto stanno diventando sempre più importanti!». GV60 ha particolarmente soddisfatto le aspettative in termini di comfort e innovazione. Genesis mira a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette di Co2 entro il 2035. GV60 ha appena vinto anche il premio inglese ‘What Car?’ per il miglior Suv elettrico del 2023 ed è stata eletta ‘German Premium Car of the Year’.

Per informazioni: www.genesis.com

Verzasca e Brissago volano con Swiss

lizza sulle piste di prova di Tcs e lungo le strade pubbliche, confrontando stile, soluzioni tecniche, innovazioni e il rapporto qualità-prezzo.

Al termine del test, i membri della giuria avevano assegnato i punti utilizzando una scheda di

La compagnia aerea Swiss, che nel 2022 ha festeggiato venti anni di attività, ha sottolineato l’anniversario dando a venti Airbus A220 il nome di altrettante destinazioni turistiche svizzere. Nell’ambito di un concorso a livello nazionale, Verzasca è stata selezionata, assieme a Mendrisio e a diciotto altre località, fra le oltre cinquanta candidature pervenute.

Anche Brissago, seppur fuori concorso, è stata scelta per prestare il proprio nome a uno dei due nuovissimi aeromobili della serie A321 che Swiss metterà presto in circolazione. La scelta di Verzasca e Brissago è il frutto della collaborazione che l’Organizza-

zione turistica Lago Maggiore e Valli-Otlmv ha instaurato con Swiss. Tenendo in considerazione, dopo Locarno e Ascona, anche Verzasca e Brissago, «Swiss premia due realtà altrettanto importanti e complementari nell’ambito dell’offerta turistica regionale. Tutto questo rende conto della diversità e della ricchezza di cui può fregiarsi un territorio come il nostro, che non a caso rientra fra le mete turistiche più gettonate della Svizzera», rileva Natalie Lupatini, Responsabile marketing presso l’Otlmv.

Per informazioni: www.ascona-locarno.com

128 · TM Febbraio 2023
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Congedi per familiari assistenti, un passo nella giusta direzione

Nel 2021 sono entrate in vigore due disposizioni aventi il fine di permettere ai familiari assistenti di assentarsi dal lavoro senza mettere a rischio il proprio impiego. Controverso è tuttavia se queste disposizioni siano sufficienti a migliorare la conciliabilità tra aiuto informale e attività professionale.

Nella nostra società una parte significativa delle cure prestate quotidianamente alle persone che necessitano di assistenza è presa a carico dai familiari. Questo importante aiuto informale comporta diverse problematiche, tra cui la possibilità di ridurre la propria attività professionale mantenendo il reddito. A tal fine è stata adottata una nuova legge federale riguardante il miglioramento della conciliabilità tra attività lucrativa e assistenza ai familiari, entrata in vigore in due tappe. Il primo gennaio 2021 è stato introdotto un congedo pagato di breve durata per assistere un familiare con problemi di salute; il primo luglio 2021 è entrato in vigore un congedo indennizzato in caso di assistenza a un figlio gravemente malato. Il congedo di breve durata è disciplinato dal nuovo art. 329h del Codice delle Obbligazioni e garantisce al lavoratore il diritto a un congedo pagato per assistere un familiare con problemi di salute, in particolare i genitori, i figli, i fratelli e le sorelle, il coniuge o il partner con cui convive da almeno cinque anni. Il congedo è limitato a tre giorni per evento, fino a un massimo

complessivo di dieci giorni l’anno. Oltre al legame di cui sopra, vanno tenuti in considerazione diversi aspetti legati alla necessità di assistenza. In particolare è infatti necessario valutare se vi è la possibilità per altre persone di assumerla tempestivamente. Per quanto riguarda il problema di salute, questo non si limita a casi di malattia e infortunio, ma comprende anche casi di disabilità e problemi psichici. Durante questo breve congedo il lavoratore continua a percepire il salario, che resta interamente a carico del datore di lavoro. Il nuovo art. 329i CO garantisce ai genitori di un figlio minorenne con gravi problemi di salute un congedo di 14 settimane, finanziato mediante le indennità di perdita di guadagno (Ipg). Aventi diritto sono i genitori di un figlio che ha un forte bisogno di cura e di assistenza a seguito di malattia o infortunio. Al momento della richiesta del congedo è necessario che almeno uno dei genitori eserciti un’attività lucrativa dipendente o indipendente, anche a tempo parziale, oppure che collabori nell’attività del coniuge. A determinate condizioni il diritto sussiste anche per i genitori di-

soccupati, incapaci al lavoro, affilianti, e per le madrine e i padrini. Il figlio deve presentare un grave problema di salute, la cui definizione è sancita nell’art. 16o Lipg. Dal diritto all’indennità sono esclusi i casi di grado medio o lievi malattie (p.e. polmonite, fratture ossee), nonostante necessitino di visite mediche regolari o addirittura ricoveri ospedalieri, poiché la prognosi è positiva. Per ogni caso di infortunio o malattia sussiste il diritto a un solo congedo pagato. Quest’ultimo ha una durata massima complessiva di 14 settimane, fruibile in singoli giorni o in una volta sola, ma entro un termine quadro di 18 mesi, che decorre dal momento in cui uno dei genitori riceve la prima indennità giornaliera. L’indennità massima giornaliera finanziata tramite le Ipg ammonta a 220.- franchi. Nel caso in cui le prestazioni delle Ipg non coprissero almeno l’80% del salario, il datore di lavoro è tenuto ad assumersi la differenza affinché al lavoratore sia garantito l’80% del suo salario. Con l’introduzione della nuova legge federale è stata riconosciuta la necessità di misure per migliorare la conciliabilità tra attività lavorativa e aiuto informale. Controverso è tuttavia, se le modifiche entrate in vigore nel 2021 siano sufficienti anche in vista di un aumento della popolazione, della carenza di personale infermieristico e del conseguente aumento dell’importanza dell’aiuto in-

formale. Inoltre le modifiche legislative non coprono la cura ed assistenza ai familiari nel loro insieme, ma si riferiscono in particolare alle casistiche che riguardano quella dei figli e sono finalizzate principalmente a un’assistenza di breve-media durata. Ci si potrebbe quindi chiedere se non sia più opportuno procedere con una riforma radicale del sistema di assicurazione per le cure in Svizzera. A mio parere a questa domanda non può ancora essere data una risposta definitiva poiché le modifiche legislative sono entrate in vigore solo nel 2021 ed è difficile valutare la situazione sulla base della loro applicazione. Le novità introdotte costituiscono sicuramente un passo nella giusta direzione; tuttavia, la soluzione proposta può ancora non essere quella definitiva.

Per informazioni: www.giovanigiuristi.ch

Febbraio 2023 TM · 129 Società
Tessa Ferrari, membro dell’Associazione Giovani Giuristi Zurigo.
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Un’impresa secolare per il Monte Generoso

Premiata la riscossa di Lichtensteig

Il

31 gennaio si è conclusa un’opera secolare: il risanamento del binario della Ferrovia Monte Generoso realizzata nel 1890. Sono trascorsi quattro anni dal primo colpo di piccone nel novembre 2019, nel pieno rispetto di tempistiche e di costi, di circa 22 milioni di franchi (supportati dal Percento culturale Migros).

È stato un intervento impressionante: sono state rimosse 1.400 tonnellate di acciaio e 14mila di vecchia massicciata e sostituite con 2mila di acciaio. A ciò si aggiungono 7 scambi completi, 13.500 traversine e oltre 8mila metri cubi di nuovo pietrisco.

Fondamentali le aziende che hanno partecipato, dal Con-

sorzio Brenni-WildOikos che ha progettato e diretto i lavori con le preziose consulenze ambientalistiche, alla Tensol Rail di Giornico, leader internazionale nella produzione di materiale viario ferroviario, alla Sersa Sud di Lumino che ha saputo metterlo in opera, così come di Fontana Scavi che ha gestito la dismissione del materiale di scavo e fornito la nuova massicciata proveniente dalle vicine cave di Saltrio.

L’andirivieni dei trenini blu-arancioni ricomincerà il 25 marzo con la riapertura della stagione turistica e proseguirà anche in inverno: dal 2 dicembre 2023 alla primavera 2024, la cremagliera, il Fiore di pietra e il nuovo Buffet Bellavista saranno aperti tutti i weekend e i giorni festivi.

Per informazioni: www.montegeneroso.ch

Èla cittadina di Lichtensteig, mille abitanti nel cuore del Toggenburgo, la vincitrice nel 2023 del premio Wakker, che ricompensa un Comune distintosi per la gestione del patrimonio storico-architettonico sul suo territorio. Qui va al coraggio del borgo di reinventarsi attuando idee innovative per riportare vita nelle sue strade. Per secoli Lichtensteig è stato il centro urbano benestante. Vi si svolgevano gli scambi commerciali regionali e si produceva per il mercato nazionale e internazionale. Addirittura vi risalgono le radici di Ubs. Negli anni Settanta, l’economia locale è però entrata in declino e sono spariti centinaia di impieghi nell’industria, nel commercio e nel terziario. Il conseguente calo demografico è continuato

fino a pochi anni fa. La prevista apertura di un’attività di servizi erotici in un vicolo del nucleo storico ha risvegliato politica, abitanti ed economia che hanno deciso di reagire al declino con nuove idee volte a fare vivere i numerosi luoghi abbandonati.

Oggi Lichtensteig ha ritrovato il suo orgoglio e si presenta come una piccola città in un contesto rurale che offre spazi poco costosi per la realizzazione di progetti di vario tipo. La zona industriale ora si chiama Areal Stadtufer ed è un luogo di partecipazione in cui la cultura e gli atelier sono affiancati da attività di artigianato e spazi residenziali. Non tutto è risolto, ma si prosegue con rinnovato impegno.

Per informazioni: www.wakkerpreis2023.ch

130 · TM Febbraio 2023 Editore Eidos Swiss Media Sagl • Via Lavizzari 4 - 6900 Lugano • info@eidosmedia.ch Redazione Via Lavizzari 4 - 6900 Lugano • Tel. 091 735 70 00 • redazione@eidosmedia.ch Pubblicità Tel. 091 735 70 00 · pubblicita@eidosmedia.ch Abbonamenti Annuo franchi 100.- (9 numeri) • Estero: supplemento postale • Tel. 0041 91 735 70 00 • abbonamenti@eidosmedia.ch www.eidosmedia.ch
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