Narrazioni familiari e adozione. Il ruolo degli operatori, insegnanti e genitori

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Loredana Paradiso

Narrazioni familiari e adozione Il ruolo degli operatori, insegnanti e genitori (Con indicazioni metodologiche per la progettazione e realizzazione del Libro della storia della vita)

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Prima Edizione: 2018 ISBN 9788899566111 © 2018 Edizioni Psiconline - Francavilla al Mare Psiconline® Srl 66023 Francavilla al Mare (CH) - Via Nazionale Adriatica 7/A Tel. 085 817699 Sito web: www.edizioni-psiconline.it e-mail: redazione@edizioni-psiconline.it Psiconline - psicologia e psicologi in rete sito web: www.psiconline.it email: redazione@psiconline.it I diritti di riproduzione, memorizzazione elettronica e pubblicazione con qualsiasi mezzo analogico o digitale (comprese le copie fotostatiche e l’inserimento in banche dati) e i diritti di traduzione e di adattamento totale o parziale sono riservati per tutti i paesi. Finito di stampare nel mese di giugno 2018 in Italia da Universal Book Srl Rende (CS) per conto di Edizioni Psiconline® (Settore Editoriale di Psiconline® Srl)

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“Ciò che in un testo deve essere interpretato è una proposizione di mondo, il progetto di un mondo che potrei abitare e dove potrei progettare i miei possibili più propri”. (Ricoeur, Dal testo all’azione: saggi di ermeneutica, 1989, pag.56) “Non posso stimare me stesso senza stimare l’altro come me stesso. Come me stesso significa: anche tu sei capace di dar inizio a qualcosa nel mondo, di agire per delle ragioni, di gerarchizzare le tue preferenze, di stimare gli scopi della tua azione e, così facendo, di stimare te stesso come io stimo me stesso”. (Ricoeur, Sé come un altro, 1993, pag.290) “Quando una storia viene raccontata non può essere dimenticata, diventa qualcos’altro, il ricordo di ciò che eravamo e la speranza di ciò che possiamo diventare” (dal film “La chiave di Sara” di Gilles Paquet-Brenner)

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Indice

Prefazione

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Introduzione

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Narrazioni familiari nelle esperienze di separazione e perdita familiare: dal trauma alla narrazione 1 Narrazioni e autobiografie nella trascuratezza e maltrattamento 2 La narrazione familiare come processo di formazione del sé 3 La narrazione nelle famiglie sociali 4 La narrazione familiare nelle esperienze di separazione e perdita: dalla discontinuità alla continuità esistenziale 5 Autobiografie, copioni e trasgressioni narrative nelle famiglie maltrattanti 6 L’identità ipse e idem nella narrazione familiare 7 Narrazioni familiari e narrazione adottiva 8 Verso un modello psico-pedagogico delle narrazioni familiari

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La narrazione familiare adottiva come percorso di comunità 1 L’evoluzione socio-culturale del concetto di narrazione familiare adottiva 2 Le dinamiche narrative di chiusura nelle relazioni familiari 3 Evitamento e negazione nelle relazioni familiari adottive 4 Storie di silenzio, evitamento e negazione 5 Dal segreto alla rivelazione 6 Dalla rivelazione alla narrazione familiare adottiva 7 La narrazione adottiva come percorso di comunità Principi e percorsi della narrazione sociale 1 La narrazione familiare nei contesti psico-sociali e di tutela: il ruolo degli operatori 2 La narrazione sociale in una logica del Best interest(s) of child 3 Le fasi della narrazione sociale: dalla fase di tutela alla partecipazione, alla scelta adottiva 4 La documentazione nella narrazione sociale 5 L’integrazione tra la narrazione sociale e familiare: il Libro della storia della vita Principi e percorsi della narrazione familiare 1 Identità familiari e narrazione 2 La narrazione familiare nel ciclo di vita della famiglia adottiva 3 Narrazione e memorie familiari 4 Narrazione e resilienza 8 Edizioni Psiconline © 2018 - Riproduzione vietata

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Narrazioni familiari e adozione

Gli snodi narrativi nella formazione delle appartenenze familiari multiple 1 La narrazione familiare tra gradualità e processualità 2 Le domande dei bambini sulla storia di nascita e adottiva 2.1 “Chi sono io?” 2.2 La somiglianza e la diversità nella narrazione adottiva: siamo uguali o diversi? 2.3 “Da dove vengo?”: alla ricerca delle origini 2.4 “Mi desideravi tanto?”e “Perché hai scelto me?” 2.5 “Perché sono stato lasciato?” I percorsi narrativi e le parole per raccontare la trascuratezza, il maltrattamento e l’abuso 1 La narrazione nella fase della tutela: l’elaborazione degli eventi traumatici 2 La rinuncia alla genitorialità e il consenso all’adozione 2.1 Il percorso narrativo e le parole per raccontare la rinuncia alla genitorialità 3 Il maltrattamento e l’abuso 3.1 Il percorso narrativo e le parole per raccontare il maltrattamento e l’abuso La narrazione familiare nello sviluppo del Sé 1 La narrazione familiare adottiva nel percorso di sviluppo del bambino: i bisogni e i linguaggi narrativi

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2 Da zero a tre anni: dalla percezione delle cure alla parola 3 Dai tre ai sei anni: esplorare i significati simbolici dell’esperienza di Sé 4 Dai sette ai dodici anni: dai fatti alla ricerca dei significati 5 L’adolescenza: riconoscersi nella propria storia 6 I giovani adulti: l’espansione del Sé nel futuro La narrazione familiare a scuola 1 La narrazione familiare: il ruolo della scuola 2 La scuola come luogo di sostegno della famiglia nel percorso di transizione familiare 3 La scuola come spazio della narrazione del Sé 3.1 La progettazione psico-pedagogica dell’inserimento nel gruppo classe: il momento del “benvenuto” 3.2 Le attività educative e didattiche per la narrazione del Sé e la formazione del Noi 4 Il ruolo degli insegnanti nella narrazione familiare di fronte a storie di maltrattamento e abuso I linguaggi della narrazione familiare: giochi, fiabe e laboratori 1 I Percorsi e gli strumenti espressivi nella narrazione adottiva 2 L’esperienza ludica come spazio narrante 2.1 Il gioco simbolico nell’elaborazione del trauma 3 Tra il gioco simbolico e i laboratori: i laboratori espressivi con la sabbia 10 Edizioni Psiconline © 2018 - Riproduzione vietata

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Narrazioni familiari e adozione

4 I laboratori ludico-espressivi: fare, raccontare, leggere e cantare 5 L’espressione grafica nella narrazione adottiva: il disegno come espressione del ricordo 6 Leggere e ascoltare: dalla realtà al racconto fantastico con supereroi e superpoteri 7 L’impatto emotivo delle fiabe e delle favole 8 Il percorso di resilienza nelle fiabe: da Cenerentola al Viaggio di Arlo 9 Progettare e realizzare il Libro della storia della vita 9.1 Obiettivi globali e specifici di progettazione e realizzazione del laboratorio del Libro della storia della vita e dell’adozione 9.2 Il contratto e lo svolgimento nel lavoro con gli operatori e i genitori Dal diritto alle informazioni sulla propria vita all’Etica della narrazione 1 Le informazioni sulla propria storia tra diritto, psicologia e pedagogia 2 L’accesso alle informazioni: una fase di ricerca di sé e delle proprie origini 3 L’accesso alle informazioni: significati e funzioni nel percorso della narrazione adottiva 3.1 L’accesso alle informazioni come epilogo della narrazione adottiva 3.2 L’accesso alle informazioni come richiesta di aiuto 3.3 L’accesso alle informazioni come bisogno di identità

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4 Il ruolo dei genitori nel percorso di accesso alle informazioni 5 Il ruolo degli operatori: buone prassi nel percorso di accesso alle informazioni 6 La dimensione Etica della narrazione e i diritti del bambino

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Lessico psico-pedagogico

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Bibliografia

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Prefazione

Con questo lavoro Loredana Paradiso prosegue nel portare avanti un filone di riflessione intellettuale ed operativa su alcune tematiche cruciali nei processi adottivi, approfondendo in modo sempre più articolato ed elegante alcuni aspetti metodologici chiave finalizzati alla messa a punto di buone prassi per le famiglie adottive e per gli operatori impegnati in questi interventi caratterizzati da forte complessità. Il focus del volume è posto sulla centralità della narrazione adottiva nel processo di riorganizzazione di un sistema familiare ben funzionante a seguito dell’adozione, quale fattore determinante in grado di supportare ed accompagnare la formazione di una identità personale ben integrata nei bambini adottati. La trattazione delle molteplici dimensioni teoriche e metodologiche intrinseche ai processi narrativi si ispira ad una concezione costruttivista che, in ogni momento, intende restituire ai bambini una posizione centrale nel proprio percorso esistenziale, dato che essi invece solitamente si trovano di fatto ad essere l’ultimo anello, passivo, di una serie a catena di decisioni e di pratiche operative che si sono svolte (e continuano a svolgersi) altrove, dal punto di vista sia logistico e burocratico che esperienziale. La possibilità per ogni bambino di dare parola ai vuoti della mente e degli affetti, ai flash su qualche evento significativo vissuto, alle domande implicite e dense di inquietudini, viene 13 Edizioni Psiconline © 2018 - Riproduzione vietata


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proposta qui come una insostituibile opportunità per facilitare il processo di diventare co-costruttore dei propri best interests. Le parole che consentono di dare corpo alla propria storia svolgono una azione riparatrice ad un doppio livello: sul versante interno, intimo e profondo della personalità ripercorrono eventi della memoria episodica altrimenti sommersi e toccano le emozioni più profonde ed “indicibili”, conferendo loro una dignità che permette poi il loro divenire comunicabili sul versante esterno e sociale, in una condivisione interpersonale. Aprono quindi la strada a forme di memoria semantica che danno accesso ad ulteriore pensiero e giudizio sugli eventi, in una spirale continuamente ricostruttiva dell’immagine di sé e della propria storia: questa, a sua volta, può rappresentare uno spazio per nuove modalità relazionali. Nel corso della trattazione l’Autrice sollecita a più riprese la necessità che a livello operativo vengano invertite le rotte tradizionali delle prassi solitamente in essere, sostituendo alla logica del cosiddetto “ascolto” del bambino quella della sua partecipazione attiva alla costruzione del significato della propria storia, mettendolo nella condizione di redigere da protagonista il Libro della propria vita, con l’aiuto degli adulti di riferimento. Di fatto è la possibilità di realizzare narrazioni aperte alla comunicazione delle emozioni, alla condivisione di sofferenze che spesso faticano ad essere pensate prima che nominate, allo scambio dei rispettivi punti di vista su ogni dettaglio con i familiari e gli operatori a permettere ad ogni bambino adottato l’opportunità di sviluppare le proprie capacità di resilienza, a fronte dei traumatismi che ne hanno segnato la vita. Sappiamo bene dalla clinica e dall’esperienza nel lavoro sociale come ogni lacerazione traumatica inevitabilmente comporti vissuti di pericolo per il senso di integrità e di coerenza del sé. Allora la narrazione che 14 Edizioni Psiconline © 2018 - Riproduzione vietata


Narrazioni familiari e adozione

ri-costruisce ed assembla i frantumi delle rappresentazioni della famiglia biologica e dei ricordi (anche solo percettivi) delle proprie esperienze precoci e dei legami sentiti come significativi, consente ai bambini adottati di iniziare ad affrontare dentro di sé la sofferenza della frattura originaria costituita dall’abbandono e, nel caso dei percorsi internazionali, anche dall’allontanamento dalla propria terra, avvertito come un’ulteriore perdita e come un ostacolo al proprio bisogno vitale di continuità. Lo sperimentare forme comunicative aperte, empatiche e flessibili con chi gli sta intorno, facilita l’organizzazione di un racconto della propria vita in una chiave integrata e dotata di senso. Ma soprattutto apre una prospettiva dinamica ed evolutiva, in armonia con il progredire ed il complessificarsi della mente e della personalità, capace di rilanciare idee, immagini, incertezze e riproporre in una luce sempre cangiante i quesiti che sottendono i diversi passaggi di crescita, dando luogo ad una spirale che continuamente intreccia gli eventi, ricostruendoli. La prospettiva della narrazione adottiva viene proposta in questo volume come uno strumento prezioso che sostiene, puntella e intesse significati nell’ambito del lavoro di elaborazione del lutto derivante per i bambini adottati dalla frattura dei legami originari e come ambito di riparazione. La possibilità di sviluppare dimensioni psicologiche di resilienza appare così in funzione dello spazio, offerto a livello sia familiare che sociale, per dare voce alle emozioni, anche le più difficili e negative ed alle domande irrisolte su di sé e sul passato. La ri-mappatura, pur se lacunosa e incerta, delle vicende della propria vita passata, se condivisa con persone in grado di accompagnarne il lavoro di rielaborazione, rappresenta un passaggio fondamentale per la possibilità di dare al proprio futuro una valenza di “pensabilità”. La resilienza, intesa come la capacità di riorganizzazione dina15 Edizioni Psiconline © 2018 - Riproduzione vietata


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mica ed evolutiva della personalità, si basa primariamente sulla possibilità di risignificare nella mente e nel linguaggio anche gli eventi più duri e drammatici vissuti, ri-considerandoli alla luce delle risorse del presente e cercando nel futuro proiezioni accettabili: ma essa non è dovuta soltanto e soprattutto alle caratteristiche temperamentali e soggettive di ognuno, ma ha invece una radice fortemente relazionale, in quanto frutto dell’incontro con “l’Altro”. La possibilità di favorire nei bambini adottati l’implementazione di abilità narrative richiede dunque agli adulti, familiari e professionisti, un ruolo tutorio e di accompagnamento all’insegna di una grande sensibilità e delicatezza, nella consapevolezza della grande risorsa rappresentata dai percorsi adottivi per la propria crescita di adulti. Valorizzandone quindi la portata etica di fondo. È infatti grazie all’arrivo in famiglia dei bambini posti in adozione che ai genitori adottivi è offerta l’opportunità di realizzare forme sociali di quella generatività che rappresenta un compito fondamentale dello sviluppo personale nell’età adulta. L’arrivo del bambino pone infatti le basi per la trasformazione di sé in quanto genitori di un bambino non generato biologicamente e pertanto rappresenta il punto di partenza per una storia familiare del tutto inedita. Per quanto riguarda gli operatori ed i professionisti, è grazie alla collaborazione ed al riconoscimento del ruolo riabilitativo portato avanti dai genitori adottivi che a loro volta essi possono far crescere la propria competenza professionale, nell’incrocio tra punti di vista, emozioni, pratiche e linguaggi diversi. Il messaggio fondamentale che questo testo veicola è che la narrazione deve essere quindi considerata nella sua valenza di un vero e proprio lavoro, funzionale alla creazione di legami adottivi positivi ed arricchenti per ciascuno degli attori coin16 Edizioni Psiconline © 2018 - Riproduzione vietata


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volti, piccoli e grandi. Un lavoro che, come ogni altra attività riabilitativa, esige di fare riferimento a un modello accurato, attento e rigoroso. Nel volume ne vengono chiariti con attenzione e sensibilità le caratteristiche, i passaggi e le possibili declinazioni operative, ossia tutto ciò che può consentire ad ogni bambino di mettere a punto un racconto di vita aperto a tutte le successive evoluzioni che possono proporsi nel tempo, nell’ambito di una rete protetta di interventi condivisi tra la nuova famiglia, gli operatori e la comunità allargata. Un bel libro, dotato di un ampio respiro, sia teorico che operativo, che indubbiamente rappresenta uno strumento di riflessione, confronto e ripensamento del tutto innovativo e utile per tutti coloro che si trovano impegnati nella complessità implicita in ogni processo adottivo. Un libro per crescere come operatori, come genitori, come comunità. Barbara Ongari (Professore di Psicologia Clinica dello Sviluppo presso l’Università degli studi di Trento, psicoterapeuta specialista in ambito evolutivo)

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Introduzione

“Narrare una storia equivale a invitare non già a essere come essa è, bensì a vedere il mondo così come si incarna nella storia” (Bruner, 2006, pag.6): ogni uomo, infatti, arriva ad essere ciò che è grazie ai racconti di tutte le persone che gli sono vicine, genitori, nonni e amici, insegnanti, educatori. È nella narrazione familiare che ogni persona costruisce la rappresentazione di Sé: le parole tessono la vita, giorno dopo giorno, e svelano i significati di azioni, emozioni e pensieri. In questo modo ogni persona costruisce la propria autobiografia, inizia a raccontare a sé e agli altri e, nello stesso tempo, a capire chi è, da dove viene e dove sta andando, ma anche cosa gli piace, cosa no, la sua storia, quella dei genitori, dei nonni: ogni racconto contribuisce alla scoperta di sé, degli altri, del mondo e della vita. In questo percorso narrativo ognuno si scopre parte di una storia più grande che inizia in una famiglia, ma che può continuare in un’altra, quando situazioni drammatiche come la perdita, la separazione, il maltrattamento, la trascuratezza interrompono il rapporto con i genitori di nascita. In questi casi la narrazione entra in uno spazio narrativo che si discosta dalle trame riconosciute e condivise socialmente. Moltissime delle esperienze che obbligano un bambino a cambiare famiglia sono così drammatiche che rendono difficilissimo la comprensione degli eventi e, quindi, la narrazione della propria storia. 19 Edizioni Psiconline © 2018 - Riproduzione vietata


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Quando la vita comincia con una separazione, il processo di individuazione e di appartenenza familiare è molto più complesso e con esso quello di narrazione familiare: le emozioni di dolore, di paura, di confusione spesso accompagnano e trasformano i ricordi, influenzando in modo inconsapevole i processi narrativi alla base della costruzione del Sé. Di fronte al trauma della separazione e/o del maltrattamento il bambino è sopraffatto dalle emozioni di disagio e incertezza che limitano la possibilità di individuarsi, riconoscersi, di comprendere e narrare la propria storia e, di conseguenza, di dare un senso al percorso compiuto. Eppure, è proprio la narrazione come processo di comunicazione condiviso che consente la conoscenza di sé, la comprensione degli eventi e dei ruoli delle persone che hanno determinato le trame familiari. Le storie che hanno portato all’adozione sono difficili da raccontare: la separazione dai genitori di nascita, gli eventi che hanno causato la rottura dei legami familiari, l’affidamento ad una comunità, l’adozione, il cambio di famiglia presuppongono situazioni complesse da presentare e spiegare. Inoltre, la maggior parte degli eventi per essere compresi devono essere collegati tra loro in una trama coerente: l’origine biologica e la storia dell’adozione non hanno senso, infatti, al di fuori della storia di ognuno prima dell’adozione. In questa prospettiva, l’adozione è un’esperienza narrativa che unisce due storie, due origini e due mondi diversi: questi si integrano nella vita familiare quotidiana proprio grazie alla possibilità di essere narrati. Il racconto dell’adozione inizia nei luoghi di nascita per arrivare nella famiglia adottiva attraverso le persone che hanno sostenuto il bambino nei diversi momenti del suo percorso di transizione familiare, all’interno di un processo sofisticato di narrazione della storia di sé e della propria 20 Edizioni Psiconline © 2018 - Riproduzione vietata


Narrazioni familiari e adozione

famiglia. La narrazione adottiva, infatti, non riguarda soltanto genitori e figli, ma anche tutti i soggetti che entrano nella storia personale del bambino con un ruolo determinante nel suo percorso di crescita: le parole, i gesti, le attività di un insegnante, di uno psicologo incidono quanto quelle di un genitore e richiedono una sintonia di intenti e di modelli narrativi. La narrazione adottiva, pertanto, è un processo di comunità che richiede una progettazione integrata tra servizi, famiglia e scuola in modo da tutelare il bambino da un racconto violento, offensivo o non rispettoso della sua privacy e dello sviluppo emotivo e cognitivo raggiunto. Genitori, insegnanti, psicologi, pedagogisti e assistenti sociali hanno un ruolo specifico nel percorso dell’adozione e quindi nella narrazione adottiva, partecipando all’obiettivo comune di promuovere il benessere del bambino e della famiglia. Gli operatori, gli insegnanti, la famiglia allargata partecipano con i genitori e il bambino alla costruzione della storia familiare alternandosi nel discorso, accogliendo ricordi e pensieri, aggiungendo le informazioni conosciute e sostenendolo nel suo sforzo di comprensione ed elaborazione degli eventi vissuti. Esiste un momento della narrazione adottiva che è prettamente familiare e che ripercorre il progetto adottivo attraverso le tracce che si trovano nella vita di tutti i giorni: i ricordi, le parole, gli oggetti, i dubbi. Il legame adottivo si forma grazie alla capacità di ciascuno di parlare di sé e di confrontarsi con l’altro, di condividere quello che ha provato e vissuto nei momenti salienti della storia biologica e adottiva: per i genitori il desiderio di avere un bambino, il percorso con i servizi sociali per l’idoneità all’adozione, per il bambino l’origine biologica, il percorso che l’ha condotto all’adozione, la separazione, la perdita della 21 Edizioni Psiconline © 2018 - Riproduzione vietata


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famiglia di nascita, per la famiglia adottiva l’incontro, quando si è arrivati a casa, le emozioni e i primi momenti di vita insieme. Esiste un altro momento della narrazione che è sociale e che dipende dai soggetti istituzionali che accompagnano il bambino nel suo percorso di transizione sociale e familiare, ma anche che incontra nella vita di tutti i giorni: si pensi a tutte le situazioni in cui il bambino è sollecitato a dire il suo nome, dove è nato, dove abita, chi sono i suoi genitori. L’obiettivo di questo libro è quello di esplorare il tema della narrazione adottiva e offrire un modello psico-pedagogico teorico e metodologico in grado di descrivere come il bambino che ha vissuto un trauma può mutare il suo universo grazie alla “metamorfosi della parola”. In questa prospettiva la narrazione familiare non è solo un processo che determina la costruzione del sé e delle trame di vita familiare, ma anche l’opportunità relazionale per elaborare la propria storia e/o l’esperienza traumatica vissuta. La “metamorfosi della parola” evidenzia le diverse prospettive presenti nella realtà attraverso il delicato processo della punteggiatura delle parole, espressioni e gesti; è questo che rende possibile lo sguardo verso le molteplici rappresentazioni di Sé e dell’universo: “come capita al bruco che si trasforma in farfalla: il bruco vive in un mondo di ombra, terra e umidità, mentre la farfalla in uno di luce, aria e secchezza. Ciascuno vive in un mondo in cui il reale è diverso, ma i due sono in continuità l’uno rispetto all’altra. La crisalide dell’uomo è la parola” (Cyrulnik, 2005, pag. 49).

La struttura del libro Il libro Narrazioni familiari e adozione offre un modello psico-pedagogico e di lavoro sociale per l’accompagnamento del bambino e della famiglia adottiva nel percorso di narrazio22 Edizioni Psiconline © 2018 - Riproduzione vietata


Narrazioni familiari e adozione

ne familiare, dalla fase della tutela e quindi della separazione/ perdita dalla famiglia di nascita, alla fase dell’abbinamento, dell’incontro della famiglia e della formazione dei legami familiari. La premessa da cui si muove la riflessione individua nella qualità della narrazione uno dei fattori di protezione e successo dell’adozione e, quindi, di benessere del bambino e della famiglia adottiva. In particolare il libro presenta un itinerario di riflessione che, a partire dal modello della narrazione adottiva proposto nel precedente volume “Raccontarsi l’adozione” (Paradiso, 2004), attraversa i processi psico-socio-pedagogici della narrazione familiare individuando e analizzando il ruolo degli operatori, degli insegnanti e dei genitori. La narrazione, infatti, è concepita come un processo integrato di comunità che richiede la progettazione e collaborazione dei diversi attori del percorso adottivo: assistenti sociali, genitori, psicologi, pedagogisti, educatori e insegnanti. Il libro si apre con una riflessione sul tema della narrazione famigliare come processo costitutivo delle relazioni famigliari e dell’identità del bambino. A partire dalle caratteristiche della famiglia del terzo millennio si analizzano le specificità delle diverse narrazioni famigliari con particolare riferimento alle esperienze di separazione e perdita famigliare e alle famiglie sociali. Prendendo come punto di riferimento i modelli teorici di Bruner, Ricoeur, Smorti, Demetrio, si realizza un parallelo tra la narrazione nelle famiglie biologiche e sociali cercando di analizzarne gli elementi peculiari come i copioni, le deviazioni, le trasgressioni, le voci, le identità, i processi di formazione del sé e di appartenenza, le memorie familiari. Successivamente, nel secondo capitolo, si analizza l’evoluzione socio-culturale del concetto di narrazione nell’adozione individuando le implicazioni psicologiche e sociali delle dinamiche 23 Edizioni Psiconline © 2018 - Riproduzione vietata


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narrative di chiusura nelle relazioni familiari. In particolare si presentano i processi di evitamento e negazione, del segreto e della rivelazione nelle relazioni familiari adottive, per arrivare a definire il concetto di narrazione familiare adottiva come percorso di comunità composto dalla narrazione famigliare e sociale. Il terzo e quarto capitolo si concentra sulla narrazione sociale e famigliare analizzando le implicazioni dalla fase della tutela a quella dell’adozione in una prospettiva del “best interest(s) of child”, del ciclo di vita della famiglia adottiva, della memoria famigliare, traumatica e autobiografica e della resilienza. Il quinto capitolo, approfondisce alcune riflessioni elaborate nel libro Raccontarsi l’adozione (2004), cercando di evidenziare gli snodi narrativi nella formazione dell’appartenenza famigliare. Il punto di partenza dell’elaborazione sono le domande che generalmente si pongono i bambini sulla propria storia di nascita e adottiva alla base della formazione dell’identità di una persona: “Chi sono io?”, “Da dove provengo?”,“Mi desideravi tanto?”, “Perché hai scelto me?” e “Perché sono stato lasciato?”. Il sesto capitolo affronta uno dei temi più complessi della narrazione adottiva come spiegare la separazione dalla famiglia di nascita ed in particolare la rinuncia della genitorialità con il consenso all’adozione e il maltrattamento e l’abuso. Il focus del capitolo non è semplicemente sottolineare come avvicinarsi alla storia vissuta, ma anche come utilizzare la narrazione adottiva come processo di promozione della resilienza. Il settimo capitolo presenta il tema della narrazione adottiva nello sviluppo del sé considerando i periodi di crescita da zero a tre anni, dai tre ai sei anni, dai sette ai dodici anni, l’adolescenza e l’età adulta come momento in cui ogni persona riconosce la propria storia e il progetto di sé. L’ottavo capitolo presenta il tema della narrazione di sé a 24 Edizioni Psiconline © 2018 - Riproduzione vietata


Narrazioni familiari e adozione

scuola partendo dall’analisi dei bisogni del bambino e del gruppo classe per arrivare a definire il ruolo dell’insegnante e dei genitori, sino alle presentazione dei temi e le proposte didattiche e dei laboratori per raccontarsi. Il nono capitolo esplora i linguaggi della narrazione che non si limitano alla parola: il racconto si muove attraverso percorsi che utilizzano strumenti espressivi diversi come i laboratori ludico-espressivi, il gioco simbolico, i laboratori con la sabbia, l’espressione grafica e il Libro della storia della vita. L’ultimo capitolo si sofferma sul delicato tema del diritto alle informazioni sulla propria storia e all’etica della narrazione definendo un modello di Buone prassi per l’accesso alle informazioni che si ispira al principio del “best interest(s) of child”. In relazione a questo aspetto si presenta il ruolo dei pedagogisti, psicologi, degli assistenti sociali e dei genitori nei processi di narrazione famigliare nei diversi luoghi e spazi educativi e psicosociali. Al termine del libro è presente un Lessico psico-pedagogico dei concetti chiave per facilitare la lettura a chi si avvicina per la prima volta ai modelli teorici dell’adozione e delle narrazioni familiari.

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