Parte Terza
cinque sarebbero stati sufficienti. Sollevò i rami sulla spalla opposta alle costole rotte e si avviò alla caverna, barcollando costantemente sotto il loro peso. La salita lungo il sentiero di scisto fu la parte peggiore. Vacillava e tendeva a dirigersi verso i lati invece che proseguire dritto. Una volta perse l’equilibro e scivolò a faccia in avanti, sul suo volto comparve una smorfia di dolore. Quando raggiunse la cima, appoggiò i rami davanti all’ingresso della caverna e riprese a scendere lungo il sentiero, questa volta per raccogliere le foglie e alcuni piccoli pezzi di legno sparsi sul terreno. Infilò quello che poteva dentro la camicia di lana, e riempì le braccia di grandi rami secchi e li portò alla caverna, fece due viaggi all’interno, il primo con i rami secchi che già aveva tra le braccia, poi con i rami dei pini. Iniziava a pensare a cosa avrebbe dovuto fare una volta all’interno della caverna. Superò il punto in cui si era risvegliato, procedendo lentamente e tastando con i piedi per fare attenzione ai dislivelli del terreno. Più si addentrava, più il soffitto della caverna si abbassava, e quando dovette accovacciarsi, comprimendo le costole, si fermò. Il dolore era insopportabile. Questa parte della caverna era molto umida, si affrettò ad ammucchiare le foglie sul terreno e a mischiarle con i pezzi di legno secco, accese le foglie con i fiammiferi che gli aveva dato il vecchio alcune notti prima. I fiammiferi si erano bagnati sotto la pioggia e nel torrente, ma era trascorso abbastanza tempo affinché fossero asciutti. I primi due non si accesero, il terzo fece una piccola fiamma e si spense, e il quarto rimase acceso e Rambo bruciò le foglie. Le fiamme aumentarono lentamente, e pazientemente aggiunse altre foglie, altri pezzetti di legno secco, alimentando ogni piccola fiamma fino a quando non fu una sola fiamma alta che gli permise di aggiungere i pezzi di legno più grandi e infine i rami secchi. Il legno era così vecchio che non emanava molto fumo, e quel poco che vi era fu disperso dal vento che entrava nella caverna e si propagava lungo la galleria. Fissava il fuoco, tenendovi le sue mani sopra per riscaldarle, tremava, e all’improvviso si guardò intorno per vedere le ombre proiettate sulle pareti della caverna. Si 163