La Freccia - marzo 2020

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raccoglie collezionisti attivi che partecipano in prima persona al sistema dell’arte (conferenze, manifestazioni internazionali, lezioni in prestigiose università) e che, soprattutto, si impegnano in un’azione che mi piace definire di “mecenatismo collettivo”, ovvero di collezionismo inteso non solo come godimento personale, ma come momento di condivisione con la comunità. Acacia è stata istituita, infatti, anche con il preciso intento di raccogliere opere da donare al tanto atteso museo di arte contemporanea di Milano, del quale ancora oggi aspettiamo l’annuncio, ma senza scoraggiarci. Come l’albero dell’acacia, resistiamo a tutte le intemperie, aspettiamo il museo, ma abbiamo già pronta la collezione, tutt’ora in progress, in mostra dal 2015 al Museo del Novecento. Lei ha, pertanto, un osservatorio privilegiato sul collezionismo italiano. Ci può tracciare l’identikit del collezionista d’arte contemporanea oggi? L’arte si sta orientando verso uno scenario in cui non c’è distinzione tra bene di consumo, opera d’arte e design. Non esiste un identikit globale per il collezionista. Ne esistono di varie tipologie: quello che sceglie di pancia, il riflessivo che medita l’acquisto più a lungo, lo speculativo che compra con lungimiranza o, ancora, il bulimico che acquista in quantità per primeggiare nella scoperta dei nuovi talenti. Credo che ciò che accomuni tutte queste tipologie sia la conoscenza del mondo dell’arte e la continua necessità di aggiornamento. Perché è importante collezionare arte contemporanea? È uno specchio della società e si ispira ai valori universali, ai sentimenti, alla vita, alla morte, ai problemi sociali. Oggi più che mai c’è grande sensibilità a temi quali

l’ambiente, la salvaguardia del pianeta, i diritti umani e l’immigrazione. L’arte e la cultura ci aiutano a comprendere e a dialogare con gli altri popoli e a favorire le relazioni internazionali. È importante che i grandi collezionisti, quelli che hanno davvero il potere di tessere le sorti del mercato, agiscano con etica in funzione della collettività. Qual è lo stato di salute del Sistema italiano dell’arte contemporanea? L’Italia ha bisogno di fare rete intorno al suo immenso patrimonio culturale di ieri e di oggi. C’è urgenza di un sostegno pubblico all’arte, di adeguate politiche culturali, di agevolazioni fiscali e di azioni a sostegno di università e accademie: il ruolo degli insegnanti deve essere valorizzato, sia economicamente che moralmente. Le tante punte di diamante che abbiamo nell’arte, nella moda, nel design e nel cinema non possono essere abbandonate ma devono essere supportate e valorizzate dalle istituzioni. Sorprende che, per esempio, le opere di Armando Testa, riconosciuto come un grande creativo, siano parte dei pezzi di design dei principali musei in tutto il mondo, come il MoMA, lo Stedelijk Museum o l’Israel Museum di Gerusalemme – e tanti altri – e Milano non senta l’esigenza di includerlo nelle collezioni museali. Fa riflettere anche il fatto che molti protagonisti del mondo della critica d’arte italiana abbiano avuto riconoscimenti all’estero prima che in Italia. Le esperienze internazionali sono fondamentali, ma bisognerebbe lavorare per incentivare il loro ritorno in patria con posizioni di responsabilità all’interno del sistema dell’arte italiano. acaciaweb.it

© Fabio Mantegna

Opere della Collezione Gemma De Angelis Testa. In particolare: sulla parete sinistra l’opera di Paola Pivi, Senza titolo (Perle), 1999; al centro della stanza davanti al divano la scultura di Yinka Shonibare, "Water" (SHO 590), 2010; in primo piano a destra la scultura di Anselm Kiefer, Erinna, Praxilla, Myrthis, Sappho, Nossis, Corinna, Telesilla, Anita, Moira, 2004

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