La Freccia - giugno 2019

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FESTA DELLA REPUBBLICA

FESTA DEGLI ITALIANI LIBERTÀ, UNITÀ E COESIONE SOCIALE. QUESTI GLI INGREDIENTI DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA, DIRITTO E DOVERE DI OGNI CITTADINO di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana

S

ettantatré anni fa l’Italia conosceva il più grande esercizio di democrazia che il Paese avesse mai esercitato in quella misura. A esserne protagonisti tutti i cittadini e tutte le cittadine, queste ultime chiamate per la prima volta al voto. La nostra Repubblica ha una data di fondazione, il 2 giugno 1946, in cui, da allora, festeggia il suo compleanno. Un referendum, quello tra monarchia e repubblica, che avrebbe portato, con il concorso decisivo del popolo, a rifondare lo Stato italiano. A dare la spinta decisiva fu la stagione di speranza che si era aperta con la sconfitta dei nazisti e dei fascisti nel Secondo conflitto mondiale. Dopo tante atrocità e barbarie i popoli si affacciavano a una nuova epoca di pace. Le famiglie, pur continuando a piangere i caduti, iniziavano a progettare un nuovo futuro per sé e i figli che sarebbero venuti. I deportati sopravvissuti, gli internati, i prigionieri tornavano alle loro case. Le città intraprendevano la via della ricostruzione sulle macerie della guerra. Un sentimento di fiducia si allargava con l’allargarsi della democrazia e il prevalere del sentimento di solidarietà. Una nuova Italia si presentava di fronte agli alleati che avevano liberato l’Europa, offrendo e chiedendo rispetto. Sanare le ferite non sarebbe stato facile. Riprendere un ruolo nella vita internazionale appariva quasi irrealistico dopo le sciagurate scelte del regime fascista. Una classe dirigente democratica, nuove forze politiche nate sulle ceneri delle sofferenze del Paese, furono, invece, capaci di imprimere quella svolta che, nei decenni, ha portato l’Italia a essere membro del ristretto gruppo di quelli più progrediti sul piano economico e sociale, protagonista apprezzato nella comunità internazionale. A guidare quel processo sarebbe stata l’Assemblea Costituente che, eletta contestualmente al referendum del 1946, avrebbe condotto all’approva4

Il volto di questa giovane venne preso quale immagine della neonata Repubblica da molti media, tanto da figurare successivamente in mostre storiche dedicate al referendum

zione della nostra Costituzione. Non possiamo dimenticare, in quell’occasione, una delle amare eredità del fascismo: Bolzano, Trieste e la Venezia Giulia, terre di confine, non poterono contribuire, con il voto dei loro elettori, a quel fondamentale passaggio della nuova Italia. Repubblica e Costituzione sono figlie delle scelte di quella stagione di speranza, una stagione che avrebbe alimentato anche il sogno di una Europa finalmente unita e in pace. Settantatré anni di Repubblica (preceduti da 85 del periodo monarchico dal raggiungimento dell’indipenden-

za) ci accompagnano a riflettere sulla nostra esperienza di comunità. A chi appartiene la Repubblica? Certamente ai suoi cittadini, a quanti si riconoscono in quel patto di cittadinanza della Costituzione segnato con il sangue dei martiri della lotta di Liberazione. La fisionomia della Repubblica, di conseguenza, non si esaurisce nell’immagine di una sola persona, sia pure chiamata temporaneamente, dal voto, a impersonare le istituzioni. La Repubblica è rappresentata dai volti delle donne e degli uomini che ogni giorno animano la vita dei nostri paesi e delle nostre città, contribuiscono al pro-


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