Diario del Monte Vesuvio

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Dopo la grande eruzione: Vesuvio nel XVII secolo

Scoppiò il Monte in più parti, e da ciascuna di esse sboccavano torrentacci di accesi bitumi. Questi si diramarono in due vie, una verso Resina, l’altra verso la Torre, bersagliata per aria con la gragnola de sassolini infocati, e per terra con la scorsa del torrente del fuoco; qual con passo misurato camminava a drittura per il fosso che si stende sotto il ponte del Carmine, contiguo al piccolo giardino della Sacrestia del nostro Convento. In quella spaventosissima notte che fu del 31 di Maggio, tutta la gente del paese stette desta, e fuori delle case per tema di rimanervi seppelliti. Furono poste più sentinelle alla scoperta per osservare il corso del fuoco, e si tennero le funi delle campane alle mani, per dar, bisognando, segno alla fuga. Molti e molte huomini e donne fuggirono, chi nei Casali di Terra di Lavoro, chi in altre città, e nella città stessa di Napoli, dove furono mirati con compassione, ed accolti con carità. Il Cardinale Arcivescovo, ed il Vicerè a gara provvidero di opportuno ricapito per il loro alloggio, e somministrarono grossi sussidi, e larghe limosine per sostentamento dei poveri. Essendo però quella notte, notte del Sabato, giorno dedicato alla Beatissima Vergine, non permise Nostra Signora la desolatione della Terra a lei tanto ossequiosa, e devota. La scorsa del fuoco, che avvicinandosele minacciava di divorarla, inaspettatamente si divertì da un lato più lontano, sboccando in un vallone, che dicono il Fosso bianco, senza far altro danno. La Domenica primo giorno di Giugno, nuova scorsa di accesi bitumi, accrebbe i torrenti incen-

Eruzione del 1698. Ignoto, Eruzione del Vesuvio tra Resina e Torre del Greco, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III, Napoli. “Ad ore 10 mancò alla marina di Napoli l'acqua nel mare quanto un tiro di pietra, a tal segno che i napoletani presero i pesci arenati.” (Sorrentino, 1734). Una delle colate di lave superato il "Fosso bianco" si diresse verso Torre del Greco e il 2 giugno si fermò a circa due chilometri dall'abitato. Il giorno 11 giugno caddero molte ceneri biancastre, segnale per i vesuviani che l'eruzione era giunta al suo termine.

diari da tutte le parti; e quello che si era divertito nel Fosso bianco, soverchiò non solo nel Fosso bianco, ma anco per la strada tralasciata, che tira a drittura al nostro Convento. Camminando con passo successivo, se gli andava sempre avvicinando fin ad esserne non più che un miglio lontana. D. Ignatio di Amico, Commissario di Campagna mandato a posta dal Vicerè ad vigilarvi, e procurar di sminuirne i danni che maggiori avvenire ne potevano, determinò di tagliar il ponte del Carmine, acciò il liquido ed acceso bitume non trovasse impedimento, ma scorresse libero giù per il Fosso verso del Mare. Nel tempo stesso fece intendere à i nostri Religiosi, che stassero all’ordine per la partenza, per cui egli teneva prevenuta la comodità di più barche, acciò sorpresi non fossero dall’alluvione vicina. Mentre questa temevasi, arrestassi il torrente di fuoco, ed invece di proseguire à precipitarsi per i fossi già detti, non senza stupore di chi osservollo, e vi si trovò presente, si fermò e dilatossi in un piano del Monte, senza scorrere altrove, o passare in avvenire più oltre.

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