1969 Rotta per l'Antartide

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Prefazione Capimmo presto però che egli non era né un temerario né un illuso. Aveva perseguito un suo preciso, originale programma scientifico, insieme all’ambizione di portare il tricolore tra i mari del Sud estremo, a fianco delle bandiere di grandi nazioni che laggiù avevano insediato basi di ricerca. Anche la barca non era stata concepita come stravagante replica di antichi vascelli, ma frutto di ricerche, studi e considerazioni sull’ambiente da raggiungere prima, ed affrontare poi. Non è un temerario o un illuso quando confessa al suo diario gli angoscianti dubbi di fronte ai continui imprevisti, o quando, percorrendo le coste di Almeria ha uno dei tanti momenti di sconforto: “mi domandavo se non fossi io stesso un moderno Don Chisciotte”. La stessa scelta di Torre del Greco non era stata casuale o romantica; lo dimostra il breve ed efficace ritratto di Girolamo Palomba: “Se io avevo l’istinto del mare egli possedeva quello delle costruzioni navali.” La “sensibilità di mestiere” fu il loro punto d’incontro. E del velaio Giovanni Ascione, che incarnava, ultimo esempio, “l’entusiasmo, la fierezza e l’orgoglio di un’arte in via di estinzione.” La nostra amicizia si consolidò presto perché egli trovò, nell’ambiente sportivo ed entusiasta del Circolo, quell’atmosfera che aveva contraddistinto la sua prima permanenza a Torre del Greco, dove il San Giuseppe Due era stato concepito, costruito e varato. Diventò presto uno di noi, mentre la sagoma agile della feluca era sempre più familiare per la gente del porto. Le visite a bordo, allietate sempre da un buon bicchiere in pozzetto, erano per noi momenti magici. Il Comandante coglieva nei nostri occhi ammirazione ed incredulità quando, con la semplicità che il lettore ritroverà intatta nel libro, ci raccontava del passaggio attraverso lo Stretto di Drake o l’eruzione di un vulcano antartico. Talvolta, generosamente, si concedeva alla narrazione di episodi ed aneddoti di cui non vi sarebbe mai stata traccia nei diari di bordo, così da farci sentire depositari esclusivi di preziosi frammenti di una magica avventura. Il Circolo Nautico di Torre del Greco, che per Giovanni Ajmone-Cat era stato un punto di approdo e rifugio nei giorni di studio e di preparazione -ci piace immaginarlo così- aveva avuto il suo momento di ricompensa e di gloria quando, nella base argentina Almirante Brown il nostro Comandante ne consegnò il guidone a quello della base. Un gesto di affetto e ri-

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