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Il Gradisca a New York

le: la mamma, Caterina Schenardi, che vola spesso a New York per preparare la scorta di pasta fresca del ristorante. Non è raro, entrando al Gradisca, vedere “mamma Caterina” indaffarata tra farina e sfoglia, seduta a uno dei tavoli del locale. La sua figura rappresenta la garanzia della fedeltà alla tradizione culinaria del ristorante e il risultato sono tortellini, tagliatelle e ravioli sublimi. Ma se Caterina è l’immagine della tradizione e delle radici che sono indispensabili per il successo del ristorante, l’innovazione, la sperimentazione e lo spirito giovane non mancano e sono impersonati da Daniele Boldrini, giovane chef bolognese che è a capo della cucina. Dopo una gavetta ai massimi livelli all’Enoteca Pinchiorri di Firenze, oggi al Gradisca propone una cucina italiana rivisitata con originalità, tenendo come punto fermo la stagionalità nella scelta degli ingredienti e la ricerca di ricette e preparazioni del passato, presentate in chiave contemporanea e innovativa. Il mix vincente di tradizione e modernità è la cifra del Gradisca e ne fa un punto fermo della ristorazione italiana a New York, portando oltreoceano quell’esperienza, calore e umanità che sono il segreto delle emozioni che si provano in un locale dal cuore emiliano.

Sopra, una specialità del ristorante newyorkese, tonno alla griglia con cuori di carciofo, olive caramellate e vellutata di fave. A destra, il giovane chef Daniele Boldrini.

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Chicco e la piadina a stelle e strisce. Quale romagnolo non si è mai detto, magari nei momenti di insoddisfazione personale o di desiderio di fuga, “vado ad aprire un chiosco di piadina a...?” E il luogo era sempre esotico, sperduto o senza dubbio oltreoceano? Il riminese Massimiliano Nanni, ma si fa chiamare da tutti Chicco, lo ha fatto: nel 1995 è sbarcato a New York, dopo un’esperienza con la madre nel chiosco di piadina “Dalla Lella” a Rimini e vari lavori in giro per l’Italia. Nella Grande Mela Chicco arriva dunque per mettersi alla prova, per concretizzare un sogno, rimanendo con i piedi per terra, da buon romagnolo pratico ed entusiasta. Insieme al suo socio Mauro Baretti decide di aprire a Brooklyn - la zona più giovane, più sperimentale e creativa della metropoli - un locale, Piadina vino e cucina, in cui proporre piatti tipici romagnoli e italiani e, naturalmente, l’immancabile piadina. Una trattoria per la middle class, dove Chicco sta in cucina e cura la realizzazione del menù, un locale che in vent’anni è rimasto semplice e originale e di questo ha fatto la sua carta vincente. Sull’onda del successo di Piadina si è cimentato nell’apertura di ben cinque altri ristoranti, sempre a New York e sempre di cucina italiana: Malatesta, Gradisca, Paolina, Saraghina e Celestino. Di tutti questi locali Chicco ha seguito l’avviamento e poi li ha lasciati camminare sulle loro gambe, cedendoli agli altri soci o affidandoli a un management autonomo. Perché se non c’è sfida non c’è passione in ciò che si fa e si rischia di “passare il tempo sul divano a guardare la tv”. Cosa che Chicco, in questi vent’anni americani, non ha certo fatto. (S.F.)


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