Curare | Giorgio Maniscalco
Ho cura della
Salute
testo Simona Spagnoli - foto Luca Toni
Con 74 posti letto distribuiti su due piani, 10 medici, 35 infermieri e 10 operatori sanitari che provvedono ogni anno a quasi 3.000 ricoveri, 400 accessi in day hospital e ad oltre 2.000 prestazioni ambulatoriali, il reparto di Medicina Generale del “San Salvatore” rappresenta a tutti gli effetti il polo medico di Pesaro. I quadri clinici quotidianamente affrontati sono quelli propri della Medicina Interna: malattie cardio e cerebrovascolari, vasculopatie periferiche, malattie immunoreumatologiche, gastroenterologiche ed epatiche, patologie endocrinometaboliche, broncopneumopatie croniche segnatamente della persona anziana. La Medicina Interna si pone, inoltre, in rapporto diretto col Pronto Soccorso, come soggetto principale nella diagnosi che porta alla definizione clinica e all’eventuale, successivo riferimento specialistico. A dirigerla è il dottor Giorgio Maniscalco, la cui storia professionale riflette la poliedricità delle funzioni esercitate all’interno del reparto: negli anni ’70 si è laureato in Medicina e Chirurgia a Bologna; ha poi conseguito tre specializzazioni in Cardiologia, Malattie dell’apparato digerente ed Endoscopia digestiva, Diabetologia e Malattie del ricambio; attualmente è docente al Corso di laurea in Infermieristica dell’Università Politecnica delle Marche, in Patologia Medica e Geriatria. Al San Salvatore, fresco
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di studi, è arrivato nel 1974. “Allo-
ra - racconta - non esistevano tutte le Unità Operative specialistiche attualmente presenti e i medici erano nelle condizioni di dover affrontare tutto. Questa oggettiva difficoltà ha tuttavia consentito di acquisire una solida base polispecialistica clinica sulla quale si è poi sviluppato il reparto. Ad esempio, ho avuto il privilegio di comporre, insieme ai colleghi di allora, la prima unità coronaria mai realizzata a Pesaro, antesignana di quella che sarebbe venuta poi con l’attuale Cardiologia.” La sua equipe (“preziosa e insostituibile, specie nella parte femminile” afferma il primario) è costituita da esperti nelle diverse branche della disciplina ed è lo specchio olistico della Medicina Interna. “Ci consideriamo
un po’ i fratelli maggiori dei medici di famiglia - spiega Maniscalco - perché affrontiamo insieme i problemi manifestati dal paziente, rappresentando un punto di sintesi e di collegamento con le altre unità ospedaliere per diagnosi e cura.” In questo senso è quotidiano lo sforzo per recuperare quella dimensione umanistica, cioè centrata sull’uomo, che rischia di essere persa sulla strada dello sviluppo tecnicoscientifico e di crescita del sapere. “Spesso - conclude - ci si dimentica che dietro ai dati strumentali, alle preoccupazioni economico-gestionali, c’è un uomo. Una persona che chiede, come ognuno di noi, di essere ascoltata, accolta, accompagnata nella terribile esperienza della malattia. A questo compito siamo chiamati noi medici.” IN