Senza titolo, olio su faesite, di Antonio Zambianchi.
Antonio Zambianchi. ‘E viazz’ è il titolo di un’ampia mostra dedicata ad Antonio Zambianchi (1898-1960), medico condotto a Forlì e, contemporaneamente, artista poliedrico sempre interessato a nuove ricerche e sperimentazioni creative. La mostra, allestita fino al 26 dicembre nelle sale del Palazzo Albertini, “vuol ripercorrere, come appunto in un viaggio immaginario - come scrive nell’introduzione del catalogo il figlio Carlo - il percorso umano ed espressivo di Antonio Zambianchi attraverso fotografie e stampe originali, realizzate tra il 1915 e il 1940, disegni e dipinti ad olio eseguiti dal 1948 al 1958, scritti autografi, oggetti e documenti che conducono il visitatore attraverso i soggetti prediletti dal medico umanista nei vari momenti della sua vita”. Come medico Zambianchi era molto apprezzato per l’attenzione che dedicava ai suoi pazienti; come artista si distinse dapprima nella musica e nella fotografia, poi nella pittura, a
cui si dedicò alla fine degli anni ’40. Ovviamente Zambianchi, da uomo sensibile qual era, colse i fermenti e il travaglio in cui si trovava l’Italia nella prima metà del ‘900, trasferendo anche questo nelle sue immagini. L’amore per la musica condusse l’artista a suonare il mandolino, la chitarra e soprattutto il violino, tanto da fondare il quartetto ‘La pera volpa’ e a partecipare, come tenore, al coro dei canterini romagnoli di Cesare Martuzzi. Il repertorio musicale di Zambianchi era ampio e non limitato alla musica classica ma, come dimostrano i numerosi spartiti, comprendeva anche cante romagnole e napoletane, senza dimenticare poi la sua partecipazione ai trebbi. Assieme alla musica anche la fotografia accompagnò sempre la vita dell’artista: nel suo archivio si contano più di 3mila immagini scattate in vari luoghi della Romagna e durante i suoi viaggi. Alcune immagini furono pubblicate sulla rivista “La Piè”. Ciò che distingue le sue immagini è la grande attenzione per i particolari e le atmosfere. Nessuna fotografia ha il compito di semplice documentazione ma,
in ogni scatto, c’è una precisa scelta lirica che corrisponde ad una profonda emozione, come dimostrano le immagini esposte e proiettate nella mostra. La luce ha un ruolo fondamentale nell’opera di Zambianchi perché è il tramite autorevole per manifestare tutta la carica interiore e la creatività dell’artista. La pittura aggiunge a questa consolidata forma espressiva il piacere di stendere i colori con una grande sinfonia tonale, col rispetto della immagine che non è mai stata alterata, ma solo resa più ricca e poetica. Amico dei pittori Maceo, Mandolesi e Brunetti, l’artista li conduceva, in ore antelucane, sulla sua “Topolino” blu, in giro per cercare un paesaggio da dipingere.
Come pittore Zambianchi partecipò e vinse anche vari concorsi, tra cui quelli istituiti
da case farmaceutiche e dall’Ordine dei Medici, riservati ai loro professionisti che si misuravano anche con le forme dell’arte. I dipinti di Zambianchi definiscono, in modo completo, quell’amore per l’immagine che la fotografia ha messo in evidenza e che, nella pittura, trova la sua dimensione più completa.
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