RESTAURARE
Il mago delle
DUE RUOTE
GRAZIANO FERRINI NON È SOLO UN RESTAURATORE DI MOTO, È ANCHE UN GRANDE APPASSIONATO E FINE COLLEZIONISTA, ATTENTO ALLA STORIA DI CIASCUN ESEMPLARE.
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di Giorgio Pereci / ph Giorgio Sabatini
Si chiama Butega ad Grazien, dalla sabbiatura al filetto ed è un’officina di Ravenna dove le moto rivivono grazie alle mani sapienti di Graziano Ferrini, diventato professionista dopo anni da semplice appassionato. “Avevo tredici anni quando ho messo a posto il motore di mio nonno. Non avevo un’idea di nulla. Eppure lo restaurai dalla A alla Z e una volta messo in moto capii che quella sarebbe stata la mia professione. Ho cominciato restaurando le mie moto a tempo perso, nelle ore serali, poi sono passato a quelle degli amici, degli
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amici degli amici... ho visto che c’era richiesta e allora mi sono detto ‘proviamo’. E oggi sono più di vent’anni che faccio questo mestiere.” Il nome della bottega fa riferimento alla prima fase di restauro. Si parte infatti da una sabbiatura a bassa pressione a tutte le parti verniciate, per evitare il surriscaldamento delle lamiere, eventuale conseguenza di deformazioni. Dopodiché si applica una mano di primer epossidico, controllando su tutta la carrozzeria se sono presenti ammaccature, tagli o fori e sistemando il tutto senza l’uso di stucco. Poi si passa a una leggera carteggiata al tutto e si procede con due mani di fondo a spessore e poi una terza mano a maschera – che è una velatura di un altro colore che permette di rilevare piccole imperfezioni al momento dell’ultima carteggiatura –, per terminare con una seconda carteggiata con carta fine prima di passare alla verniciatura a forno. Per il blocco motore Graziano Ferrini procede smontando fino alla più piccola vite. Le parti di motore e telaio da cromare vengono ricromate. La frizione viene sempre cambiata.
Tutti i cuscinetti sono tolti e sostituiti assieme a paraoli e guarnizioni. Testa e cilindro vengono controllati e rettificati oppure tamponati, nel caso siano ancora in buono stato. Una volta che è stato rigenerato il tutto, si procede al montaggio e spessoraggio del blocco. La stessa procedura si applica al carburatore, a mozzi e ruote. Quando gli chiedo quali sono le moto più difficili da restaurare non ha dubbi, sono quelle inglesi sia perché i pezzi sono difficili da trovare, sia perché le misure sono in pollici. E la più antica? Un BSA Black Star del 1933, di un proprietario di Forlì. Ferrini è anche un collezionista: possiede oltre trecento moto, mai esposte integralmente al pubblico. “Copro gli anni dal 1920 al 1990. E ogni moto è un esemplare, con una storia particolare per la casa che l’ha prodotta. Non ho però Vespe e Lambretta, non le posso vedere, anche perché sono troppo inflazionate: hanno raggiunto cifre, in termini di costo, che non sono giustificabili. Invece la moto che ha più valore è una Moto Bianchi del 1921: la prima moto uscita dallo stabilimento Bianchi.”