retail&food 03 2021

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retailfood marzo 2021 • € 5,00 - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

TRAVEL RETAIL SHOPPING CENTER

Delivery, la strada si fa in salita

McDonald’s, la formula fast non rallenta Parola di Mario Federico Bilanci 2020: l’impatto del Covid sui landlord Il nodo affitti centri commerciali-tenant


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INFORMARSI È UN BENE, NON FARLO MALE: LEGGI RETAIL&food RETAIL&food è l’unica rivista italiana specializzata nel travel retail, un settore in forte crescita e con buone prospettive di sviluppo anche per i prossimi anni. Inoltre R&f è uno dei mezzi più apprezzati e consultati da retailers e operatori attivi in outlet e centri commerciali. Con oltre 10.000 lettori a numero, una presenza qualificata presso tutte le fiere di settore. 10 numeri all’anno, più di 9.000 iscritti alla newsletter, 1 pagina facebook, 181.000 pagine viste grazie allo sfoglio on line della rivista, retail&food è oggi uno dei mezzi più letti, consultati e apprezzati dalle business communities di riferimento.

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Anno 16 · numero 3 - marzo 2021 Direttore responsabile Andrea Aiello Coordinamento editoriale Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it In redazione Adriano Lovera - adriano.lovera@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Pubblicità e traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Alessandro Barzaghi, Roberto Bramati, Giulia Comparini, Luca Esposito, David Montorsi, Roberta Motta, Kevin Rozario Grafica Mariella Salvi Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Stampa Aziende Grafiche Printing S.r.l. - Via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) Prezzo di una copia € 5,00 - Arretrati € 10,00 Abbonamento Italia: € 50,00 Europa: € 90,00 Resto del mondo: € 110,00 abbonamenti@edifis.it Amministrazione amministrazione@edifis.it

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N. 3 marzo 2021

SOMMARIO 4

News

15 CAMBIO DI POLTRONE 16

News opening

20 PAROLA DI

MARIO FEDERICO McDonald’s: la formula fast non rallenta

24 BRAND ANALYSIS

Miniconf: con Superga, alleanza per innovare e crescere

26 FOOD TECH

Delivery a caccia di nuove strade

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DOSSIER FACTORY OUTLET TAGLIO NASTRO A Chongqing, il settimo Florentia Village in Cina

34 IL BILANCIO

Klépierre nell’anno del Covid. L’Italia penalizzata dalle chiusure

36 NODO LOCAZIONI E

AFFITTI DI RAMO D’AZIENDA Il braccio di ferro tra landlord e tenant

38 REAL ESTATE MARKET OUTLOOK 2021 Verso il superamento della dicotomia online - offline

30 42 FOOD SERVICE

Dai locali iconici alle ghost kitchen, la food r-evolution di Spazio Futuro

43 CONSUMI HI TECH

L’elettronica batte la crisi Ma qual è il modello vincente?

44 GESTIONE HR INTERVISTA

Cosmetica: “resilienza” è la parola d’ordine. Tengono i ricavi e la ripresa è già in atto

54 CASE HISTORY LOGISTICA Gruppo Teddy: nuovo maxi centro di distribuzione

GESTIONE HR INTERVISTA Lagardère Italia,per la terza volta è Top employer

56 58 60 62 64

48 TRAVEL OUTLOOK 2021

RUBRICHE

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Shopping tax free: ripresa rinviata ma all’insegna dell’hi tech

20

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50 FOCUS VIAGGI

Pronti a viaggiare con il passaporto digitale?

52 L’INFOGRAFICA

News Servizi e Fornitori World Travel Retail News International Vetrina La Foto

4 STOCK OPTION 10 LA RUBRICA LEGALE 12 DAL TABACCAIO 59 DUTY FREE WORLD 60 NEW MARKETS OUTLOOK marzo 2021 | retail food

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News

MARR IN RECUPERO NEL SECONDO SEMESTRE 2020

I

ricavi totali di MARR per il 2020 si fermano a 1,07 miliardi di euro, rispetto a 1,69 miliardi con cui si era chiuso l'esercizio 2019. Un dato su cui pesano naturalmente le restrizioni alle attività commerciali dovute alla pandemia. Ma, sottolinea una nota della società, nella seconda metà del 2020 i ricavi si sono attestati a circa il 70% dello storico 2019, in recupero rispetto a circa il 60% del primo semestre, e in miglioramento rispetto all’andamento del mercato. A questa ripresa ha contribuito il terzo trimestre in cui si è assistito, nel momento in cui le condizioni l’hanno consentito, a una progressiva ripresa dei consumi fuori casa con vendite di MARR alla categoria dei ristoranti, che a settembre hanno superato il 90% rispetto allo storico del 2019, associate

MELISSA CRESCE IN EUROPA E ALLARGA LA SEDE MILANESE

P

assa anche dall’Italia il progetto di crescita di Melissa, marchio di calzature e accessori, parte del colosso brasiliano Grendene. Tra le prime azioni a essere messe in campo, il rinnovamento e ampliamento della sede milanese in zona Tortona. Tra gli altri progetti, una nuova collaborazione con Rinascente Duomo. L’espansione proseguirà anche nei Paesi scandinavi, in Austria, Germania e alcuni Paesi dell’Est. Oggi Melissa è presente in più di 4.000 punti vendita al mondo, tra negozi monomarca e multimarca, possiede 340 Clube Melissa monomarca in Brasile, 140 negozi distribuiti al di fuori del Brasile, tre flagship store Galeria Melissa (San Paolo, Londra e NYC) e 5 siti eCommerce (Brasile, Italia, Europa, UK e USA).

Stock option |

BUY

L BRANDS L Brands archivia il Q4 non solo tornando in positivo ma battendo anche le stime degli analisti. Il gruppo ha infatti registrato un utile netto di 860,3 milioni di dollari, contro la perdita di 192,3 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. Di contro, i ricavi sono aumentati del 2,4% a 4,82 miliardi, leggermente al ribasso rispetto ai 4,87 miliardi stimati dagli analisti. UNDER ARMOUR Nel Q4, Under Armour ha registrato ricavi per 1,4 miliardi di dollari, in flessione del 3% sull’anno precedente, ma superiori all’1,27 miliardi attesi dagli analisti. Nello specifico, il canale wholesale ha riportato ricavi per 662 milioni (-12%), mentre il direct-to-consumer è cresciuto dell’11% a 655 milioni, grazie anche al +25% dell’eCommerce. ALIBABA Nel trimestre terminato il 31 dicembre, il gigante dell’eCommerce ha realizzato ricavi in crescita del 37% a quota 221,08 mld di yuan (circa 28,46 mld di euro). L’adjusted ebitda si è invece attestato a quota 68,38 mld di yuan, (+22% sull’anno precedente), mentre l’utile netto è risultato a 79,43 miliardi di yuan, contro i 52,31 dello scorso anno.

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retail food | marzo 2021

anche a un recupero della marginalità operativa. Il quarto trimestre nel suo complesso, però, è stato penalizzato dalle progressive misure restrittive, culminate con le limitazioni agli spostamenti durante le festività natalizie. Il mercato delle prime settimane di febbraio 2021, con la riapertura dei servizi di ristorazione al tavolo fino alle ore 18.00, ha evidenziato un significativo recupero di attività nei segmenti della ristorazione commerciale e collettiva (segmenti dello Street Market e del National Account). Rispetto ai piani di crescita, si stanno ultimando i lavori per l’apertura, prevista a inizio del secondo trimestre, di una nuova filiale a Catania: struttura destinata alla migliore copertura della Sicilia Orientale.

NEUTRAL

PANDORA I profitti di Pandora battono le stime nell’ultimo trimestre dell’anno, ma non scostano il produttore di gioielli da stime caute sul 2021. Nel Q4 il brand danese ha registrato ricavi in aumento del 4% a poco più di un miliardo di euro, sostenuto soprattutto dall’online (la cui crescita organica è impennata a +104%), che oggi genera il 32% del giro d’affari. ASICS Nel 2020 Asics Emea ha registrato soltanto un leggero calo dei ricavi netti consolidati del 7,3 per cento. L’azienda, inoltre, ha visto un aumento dei profitti del 60,3%, soprattutto grazie all’efficienza operativa. Asics Emea ha registrato una forte crescita dell’eCommerce con un aumento del 134,2% su base annua. PUMA Recupero a fine 2020, che non basta però a salvare l’esercizio. Nell’intero anno Puma ha registrato vendite in calo dell’1,4% a circa 5,23 miliardi di euro, soprattutto a causa del pesante calo nel secondo trimestre. L’utile netto è ammontato a 78,9 milioni, rispetto ai 262,4 milioni del 2019, e l’utile per azione a 0,53 euro, contro 1,76 euro dell’anno precedente.

SELL

PIQUADRO Il gruppo Piquadro archivia il terzo trimestre, chiuso il 31 dicembre 2020, con un fatturato consolidato pari a 33,5 milioni di euro, in flessione del 23,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Dal punto di vista geografico, Piquadro ha registrato nel terzo trimestre un fatturato di 11,6 milioni di euro nel mercato italiano, pari al 34,7% del fatturato totale di gruppo. URBAN OUTFITTERS Dodici mesi e trimestre in calo per Urban Outfitters. Il fatturato annuale dell’azienda è calato del 13,41% passando dai quasi 4 miliardi di dollari del 2020 agli attuali 3,44; le vendite nel Q4 chiuso al 31 gennaio 2021 segnano un calo del 6,9% a quota 1,09 miliardi di dollari. Nell’anno tutti i brand del gruppo hanno visto un calo di vendite ad eccezione di Nuuly. GEOX Secondo i dati preliminari, il gruppo calzaturiero archivia l’anno con ricavi in calo a 534,9 milioni di euro, come conseguenza delle chiusure temporanee per la pandemia e della razionalizzazione distributiva attuata dall’azienda. E ridefinisce le proprie strategie nel segno dell’omnicanalità tagliando 110 negozi diretti nel periodo 2021-23 per un mancato incasso.



News

C'È CUSHMAN PER FOOD DISTRICT MILANO SANTA GIULIA

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endlease ha affidato a Cushman & Wakefield il mandato di tutte le attività di leasing e pilotage per i 10 locali destinati al Food & Beverage nel progetto dello Spark Food District, all'interno del maxi progetto Santa Giulia portato avanti con Risanamento Spa. In particolare, Cushman & Wakefield Italia è stata incaricata della commercializzazione di oltre 2.000 mq di superficie destinati a ospitare attività di ristorazione. Si tratta di 10 locali, con metrature flessibili dagli 80 ai 300 mq, che occuperanno il piano terra di due edifici a uso ufficio, denominati Spark One e Spark Two, già locati e in completamento, rispettivamente, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. Lo Spark Food District, prossimo alla stazione della metropolitana di Rogoredo, servirà un ampio complesso che comprende anche la sede di SKY e una prima tranche di residenziale e servizi, il nuovo Conservatorio Musicale (in sviluppo) e tre ulteriori palazzi edifici, Spark 3, 4 e 5, di futura realizzazione. L’area ha un’attrattività stimata di 3,6 milioni di visitatori in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina del 2026 e si propone come de-

A MILANO IL PRIMO “WONDER STORE” DI SWAROVSKI

È

quello di Milano, in Galleria Vittorio Emanuele, il primo negozio Swarovski al mondo ridisegnato secondo il nuovo concept “wonder store”. Creato sotto l’impulso del direttore creativo, Giovanna Engelbert, e in collaborazione con la società parigina Villa Eugene, il concept risponde alla nuova identità visiva del brand ed è pensato per accogliere i clienti in uno spazio di vendita sensoriale, arricchito da colori e trame, sculture metalliche, e dove è previsto l’uso di effetti live e digital. Nello store è ben visibile il nuovo logo, dove la novità più appariscente è il cigno ora “incorniciato” da un ottagono, con lo sguardo rivolto alla destra di chi guarda, a indicare la propensione dell’azienda al futuro. Il logo era stata presentato per la prima volta sul canale Instagram. Dopo Milano, seguiranno altri 27 wonder store tra Europa, Nord America e Asia-Pacifico, nei mercati chiave, tra cui sicuramente New York e Parigi.

AUTOGRILL, PARTE L’AUMENTO DI CAPITALE DA 600 MILIONI

L’

stinazione baricentrica tra il Villaggio Olimpico di Porta Romana e la nuova Arena Olimpica che sarà realizzata a Milano Santa Giulia. “L’obiettivo, condiviso con Lendlease, è di comporre una gamma di format del settore Food & Beverage, declinati per rispondere a occasioni e stili di consumo diversi, lungo tutto l’arco della giornata” ha detto Chiara Gatta, Food & Beverage Specialist, Cushman & Wakefield. “Saranno selezionati i brand che meglio riusciranno a esprimere qualità, innovazione, experience e sostenibilità, con un’attenzione al territorio, ma anche ai trend internazionali”.

PRIMARK, LA PANDEMIA AFFOSSA LA SEMESTRALE

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ricavi di Primark si attesteranno sui 2,2 miliardi di sterline nel primo semestre fiscale, che si chiude il 27 febbraio. Un calo pesante, rispetto ai 3,7 miliardi dello stesso periodo precedente. Secondo Associated British Foods, gruppo che controlla il brand, ci sono naturalmente le restrizioni imposte dal Covid alla base dello scivolone, particolarmente pesante anche perché Primark non vende on line. Sul totale dei 300 negozi Primark sparsi nel mondo, la metà si trova nel Regno Unito, mentre il secondo mercato europeo è la Spagna con 42 store seguita dall’Irlanda con 36. Il gruppo, in una nota, segnala comunque che il margine operativo lordo è tutto sommato sul punto di pareggio.

assemblea straordinaria di Autogrill ha approvato l’aumento di capitale da massimo 600 milioni di euro, operazione funzionale al perseguimento degli obiettivi strategici e in particolare al consolidamento della posizione di leadership internazionale del gruppo. Il rafforzamento della struttura patrimoniale, ha spiegato la società, “è essenziale in quanto consentirà di disporre di maggiori risorse per far fronte agli investimenti futuri, per proseguire il percorso di crescita e innovazione e per cogliere, con la massima tempestività, le eventuali opportunità offerte dal mercato”. Si prevede che l’aumento di capitale possa essere completato entro il primo semestre di quest’anno. In precedenza, Autogrill aveva spiegato che IntesaSanpaolo e UniCredit sono divenute parte dell’accordo di preunderwriting insieme a Citigroup Global Markets, Credit Suisse e Mediobanca. Le banche agiranno in qualità di joint global coordinator e joint bookrunner.

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News

ACCORDO INTIMISSIMI-MANGO SULL’E-COMMERCE

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l brand spagnolo Mango ha deciso di aprire il proprio canale di vendita online a brand di terze parti. Il primo accordo è stato siglato con Intimissimi, di proprietà del gruppo Calzedonia, per commercializzare un’ampia selezione di capi delle collezioni del marchio italiano di lingerie, a partire dalla primavera. “L’obiettivo non è diventare un enorme mercato multimarca, ma estendere la nostra offerta commerciale con marchi compatibili con il nostro posizionamento” ha spiegato Elena Carasso, responsabile clienti e settore online di Mango. L’accordo di tre anni con Intimissimi prevede inizialmente il lancio del servizio in sei Paesi al di fuori dell’Italia: Spagna, Olanda, Germania, Regno Unito, Portogallo e Francia. “L’ecosistema tecnologico sviluppato negli ultimi mesi per commercializzare le collezioni di Intimissimi, ci permetterà di integrarci con altri brand accedendo ai loro prodotti e stock” ha proseguito Elena Carasso. Alla fine del 2019, il canale online del brand catalano ha fatturato 564 milioni di euro, il 24% delle vendite totali. L’obiettivo per il 2021 è raggiungere 1 miliardo

ORIO AL SERIO OK PER SICUREZZA E FEEDBACK CLIENTI

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oppio riconoscimento in breve tempo per Sacbo, la società di gestione dello scalo bergamasco di Orio al Serio. Da un lato, ha ottenuto il rinnovo da parte di TUV Italia della certificazione delle proprie attività operative e gestionali, secondo lo standard ISO 45001sulla salute e sicurezza del lavoro. Dall’altro, ACI World, l’associazione mondiale degli aeroporti, ha dato una menzione particolare allo scalo, denominata “Voice of the consumer”. Aci World ha riconosciuto gli sforzi significativi messi in campo anche durante il periodo di pandemia, per raccogliere il feedback dei passeggeri, attraverso il programma di qualità del servizio aeroportuale, consentendo di acquisire le richieste e comprenderne le esigenze. L’analisi di soddisfazione dei passeggeri elaborata dall’associazione mondiale, relativa al quarto trimestre 2020, attribuisce all’aeroporto lombardo un indice di 4,1 su una scala che arriva a 5. In Italia, Bergamo è dietro soltanto a Roma Fiumicino (4,3) e superiore alla media nazionale ferma a 3,9.

MASSIMO DUTTI, LA PROVA SCARPE DIVENTA VIRTUALE

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i chiama Shoes Experience, la nuova tecnologia basata sulla realtà aumentata con cui Massimo Dutti ora permette di testare le calzature, solo con un click. Per il cliente, il servizio si utilizza per mezzo di un’app disponibile per iOS e Android. Si sceglie un prodotto tra quelli di una selezione casual sportiva, sia Uomo Sia Donna. Si punta la fotocamera sui piedi e la realtà virtuale fa in modo di vivere l’esperienza della calzata. A quel punto è possibile procedere con l’acquisto in e-commerce, ma anche pubblicare il risultato della prova attraverso i social network. Questo nuovo tool si aggiunge all’insieme degli strumenti tecnologici sviluppati da Massimo Dutti per arricchire il processo di acquisto e migliorare la customer experience. Nel punto vendita infatti, attraverso “loshop by Ipod”, il nuovo strumento permetterà al cliente di testare in modo virtuale quei modelli che non sono disponibili a magazzino. Attraverso questa innovazione di realtà aumentata, Massimo Dutti vuole eliminare una delle barriere dello shopping online rispetto al negozio fisico per le calzature. Il nuovo servizio sarà disponibile nei 48 paesi in cui Massimo Dutti offre la vendita online.

CONFIMPRESE: NIENTE RIMBALZO CON I SALDI DI GENNAIO

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econdo il consueto Osservatorio Confimprese EY, i saldi invernali non sono riusciti a dare la spinta al retail a gennaio. Il primo mese dell'anno si è chiuso con una flessione del 58,4% rispetto allo stesso mese 2020, la seconda peggiore performance dopo novembre (-66,7%), senza contare i mesi dello scorso lockdown dove il calo era intorno al 90%. Male anche il benchmark del totale mercato 2020, con un trend negativo di -44,2% degli ultimi 12 mesi mobili (feb 2020 – gen 2021) sui 12 mesi precedenti. Tre le cause evidenziate dall’Osservatorio Confimprese EY ci sono le regole che hanno imposto le chiusure dei centri commerciali nei fine settimana e dei ristoranti alle 18, ma anche un diffuso pessimismo di imprese e consumatori. La ristorazione ha chiuso a -71,4%, mentre l’abbigliamento segna -59,7% e il “non food” -27,7%. “La ristorazione paga il prezzo più alto in termini di fatturato, ma è probabilmente l’abbigliamento che potrebbe avere le criticità finanziarie più

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importanti” chiarisce Mario Maiocchi, direttore Centro studi retail Confimprese. Nei canali di vendita, centri commerciali a -44,2% negli ultimi 12 mesi contro i precedenti e outlet in caduta a -47,3%. Male anche le high street a -40,7%. “Il bilancio è pesante, tuttavia se dovessero permanere le condizioni attuali di progressiva riapertura degli esercizi commerciali, pensiamo che le vendite di febbraio possano vedere un trend in miglioramento” ha detto Paolo Lobetti Bodoni, Med business consulting leader di EY. Il trend per città rispecchia l’andamento delle regioni. A gennaio Palermo è la peggiore città d’Italia (-78,3%) seguita da Catania (-77,3%), poi Venezia (-75,3%) mentre altri centri contengono le perdite come Firenze (-57,2%), Roma (-56,7%), Milano (-54%) e Napoli (-50,9%). Solo Torino (-43,9%) ha un trend migliore del precedente -50%.


P3 LOGISTICS: IN PIPELINE ALTRI 500.000 MQ

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3 Logistics Parks ha chiuso il 2020 con un forte aumento del suo portafoglio in Italia. E ha già in cantiere nuove operazioni per il prossimo triennio. Nonostante il periodo difficile, il portafoglio italiano è cresciuto l’anno scorso del 48%, raggiungendo i 6,5 milioni di mq di Gla, contribuendo così a sostenere l’economia. “Il settore della logistica è stato la linfa vitale della società” ha dichiarato Jean-Luc Saporito, Managing Director di P3 Italy e Chief Development Officer. “P3 ha assunto una posizione adatta a sostenere questa infrastruttura necessaria in un’epoca senza precedenti. Continuiamo a identificare nuove opportunità di acquisizioni e sviluppo”. La pipeline in corso prevede 500.000 mq di progetti chiavi in mano da portare a termine nei prossimi 2-3 anni, con particolare riferimento a Roma, con aree da sviluppare fino a 100.000 mq, e Bologna, dove sono in programma due progetti di sviluppo per una superficie complessiva di 115.000 mq. P3 ha concluso l’anno passato con due importanti acquisizioni, Maximus e Matrix, per una superficie lorda affittabile (GLA) totale pari a circa 1,5 milioni di mq.

IL COVID PESA, MA IGD SIIQ RESTA IN UTILE

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l Covid impatta sui conti, ma il risultato netto 2020 di IGD SIIQ resta ampiamente positivo. La società quotata allo Star ha approvato il bilancio al 31 dicembre 2020 con ricavi lordi da attività locativa in flessione del 3,4%, a 150 milioni di euro, con il calo maggiore imputabile alla categoria “gallerie” a causa dei periodi di chiusura forzata. Il “rental income” netto passa così a 109,5 milioni (-19,8%), soprattutto per la decisione di appostare impatti diretti da Covid-19 per 18,5 milioni, mentre l’Ebitda della gestione caratteristica si è attestato a 99,4 milioni (-20,6%) con un margine del 65,4%, e la gestione finanziaria complessiva è pari a -36,2 milioni. L’utile netto ricorrente (Ffo) è stato di 59,3 milioni, -28,8% sul 2019, includendo la stima di impatto one-off da Covid-19. “Il 2020 ha senza dubbio messo a dura prova il settore retail e le property company come la nostra” ha affermato Claudio Albertini, amministratore delegato di IGD SIIQ. “Alle difficoltà abbiamo reagito con grande determinazione e in tempi rapidi, mantenendo operativi, per quanto consentito dalle normative e salvaguardando gli aspetti di salute e sicurezza, tutti i nostri centri commerciali, che si sono confermati un punto di riferimento per le comunità servite avendo al loro interno anche i servizi così detti “essenziali” che sono rimasti sempre aperti”.

VACCINI NEI CENTRI COMMERCIALI? “PER NOI SI PUÒ FARE”

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l Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (CNCC), non appena insediato il nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi, ha inviato una lettera al Governo per manifestare l’immediata disponibilità del settore a mettere a disposizioni degli spazi, se dovessero essere utili alla campagna vaccinale. Era stato lo stesso Draghi a sottolineare la necessità di non limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici. Il CNCC potrebbe individuare, insieme ai propri soci, spazi idonei fra le oltre 1.200 strutture presenti in modo capillare in tutto il Paese. “Si tratta di una soluzione attivabile in tempi rapidi, in piena sicurezza” recita la nota del Consiglio. Al di là del risultato pratico dell’iniziativa, quella del CNCC è una mossa istituzionale che cerca di allacciare da subito un rapporto proficuo con l’esecutivo. Non a caso, oltre ai vaccini, nella lettera si invita il Governo a individuare insieme misure che garantiscano la normale apertura dei centri commerciali, sette giorni su sette, quindi senza più lo stop dei weekend, anche attraverso Protocolli di sicurezza ancora più rigorosi di quelli finora adottati.

I CENTRI COMMERCIALI FANNO LA CONTA DEL 2020

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l passivo è pesante per l’anno passato dei centri commerciali, come certificato dall’Osservatorio del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (CNCC), in base a un'analisi condotta su un campione di 233 strutture per un totale di 8.534 negozi. Il dato aggregato degli operatori attivi almeno 10 mesi, cioè che hanno sempre lavorato ad eccezione del primo lockdown, si attesta al -30% rispetto al 2019. La ristorazione segna la peggiore flessione, pari a -45,8%, seguita da abbigliamento&calzature (circa -34,5%), attività di servizi (-33,9%), servizi sanitari e alla persona (-30,9%), cultura e tempo libero (-29,1%), beni per la casa (-15,9%) ed elettronica di consumo (-13,5%). “Per poter fornire un quadro significativo, in un contesto anomalo ed eccezionale, l’analisi confronta i due periodi (2020 vs 2019) includendo solamente

i negozi che nell’ultimo anno sono rimasti aperti per almeno 10 mesi” specifica una nota del Consiglio. Nel periodo natalizio, con le chiusure imposte durante i weekend a partire dal mese di novembre, il dato delle vendite fornito dal Cncc si attesta al -49%, con un impatto maggiore su ristorazione (-69,5%) e abbigliamento&calzature (-63,9%). I dati, denuncia ancora una volta il CNCC, dimostrano la reale e urgente necessità di misure di sostegno specifiche e significative per gli operatori dei centri commerciali. In assenza di tali misure, infatti, si potrebbe assistere già nel breve periodo a rilevanti conseguenze sull’occupazione, stimabili in una riduzione del 20% dell’attuale forza lavoro diretta e indiretta impegnata nei centri commerciali (pari ad almeno 100mila lavoratori). marzo 2021 | retail food

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La Rubrica legale | a cura di Cocuzza & Associati Studio Legale, Milano

2021: istruzioni per l’uso Quali sono gli strumenti necessari per affrontare questo anno, complesso, che abbiamo davanti?

Devo dire che come consulenti nella filiera del retail real estate abbiamo vissuto “pericolosamente” il 2020, segnato ovviamente dall’emergenza pandemica, ma qualche suggerimento e qualche viatico per questo anno che sta iniziando possiamo proporlo, anche magari un pò provocatoriamente e senza retorica. Cominciamo con le provocazioni. Prima provocazione: È Chiaro

Che I Ristori Così Come Sono Stati Impostati Non Bastano. Hanno Scontentato Tutti Per La Loro Farraginosità, Hanno Visto Intere Fasce Di Operatori Tagliati Fuori, Hanno Coperto Un Periodo Troppo Ristretto Del 2020.

Seconda provocazione: i ristori non

sono stati win-win, nel senso che sono stati “pensati” per soddisfare principalmente i retailer; non sono però bastati: i landlords si sono irrigiditi e molte – troppe – posizioni contrattuali sono ancora aperte e non risolte. Terza provocazione: ha senso

continuare a negoziare i valori immobiliari tra le parti – ancora – per tutto il 2021? Non sarebbe piuttosto necessario trovare un meccanismo che incentivi effettivamente e seriamente le parti in campo a sedersi ad un tavolo, con

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retail food | marzo 2021

Avv. Claudio Cocuzza

un comune beneficio, per riallineare i valori contrattuali? Intendo, sia chiaro, entrambe le parti: anche i landlord evidentemente che ben potrebbero ad esempio beneficiare, in maniera proporzionale, di un credito di imposta per ogni euro di sconto concesso ai retailers sui canoni 2021. Ecco un meccanismo semplice, corretto, win win e che potrebbe funzionare ma che allo stato nessuno porta avanti perchè per farlo bisogna che al Governo Draghi tutti gli operatori della filiera lo chiedano in maniera unitaria e con una voce sola. Una voce sola, che manca. Concluse le provocazioni e come promesso: un pensiero, senza retorica.

Se si vuole veramente – come dice Mario Draghi – pensare al futuro di questo paese e cioè ai nostri figli ed ai nostri nipoti bisogna, con un cambio di passo, conquistare uno spazio quali interlocutori che – con senso di responsabilità – chiedano (ed auspicabilmente ottengano) unitariamente e con una voce sola incentivi: seri, che funzionino e che accelerino una volta per tutte questo sotterraneo, incessante, logorante, processo di rinegoziazione dei canoni di locazione e di afffitto di ramo.


IL BLUE GARDEN (SAVILLS) ABBATTE LE EMISSIONI

Il parco commerciale Blue Garden di Riva del Garda (Tn) ha dato vita a un progetto rivolto alla sostenibilità ambientale, insIeme all’associazione Save the Planet Onlus. Dal punto di vista tecnico, Save the Planet, attraverso il suo ente certificatore STP Cert, misurerà le emissioni dell’intero complesso secondo la norma ISO 14064. Dopodiché verranno studiate soluzioni utili per mitigare l’impatto con un piano di efficientamento energetico. Ma si pensa a dare vita a iniziative che coinvolgano anche i singoli negozi e la clientela, con progetti educativi e di sensibilizzazione. “Siamo convinti che sia giunto il momento per ognuno di noi di fare la propria parte, per la nostra salute e quella del pianeta in cui viviamo” ha detto Davide Bertagnoli, direttore di Blue Garden. Il centro è gestito da Studio Conte Srl ed è di proprietà del fondo EuroV, amministrato da Savills. Investment Management. (foto Studio Zanetti e associati).

DAN JOHN SUPERDIGITALE: SÌ AI PAGAMENTI IN CRIPTOVALUTA Dan John si allea con uno dei "wallet" più diffusi, Coinbase Commerce, per aprire ai pagamenti con criptovalute sul proprio canale e-commerce. Sullo shop online del sito aziendale, si potranno acquistare camicie, abiti e accessori pagando con Bitcoin, Ethereum, Litecoin e Bitcoin cash, mentre altre criptovalute verranno aggiunte nei prossimi mesi. Sarà sufficiente essere titolare di un account Coinbase. Il sito di Dan John sarà il primo nell’abbigliamento maschile italiano a proporre questa formula. “Sebbene nello stile ci piace andare sul classico, il management è attento alle novità e alle innovazioni in ogni campo” è il commento dei due fondatori, Daniele Raccah e Giovanni Della Rocca. “Ormai da anni vendiamo i nostri prodotti in tutto il mondo grazie al nostro sito web e cerchiamo sempre nuovi modi per rendere l’esperienza di acquisto dei nostri clienti semplice e gratificante. Le criptovalute stanno prendendo sempre più piede e si sta sviluppando un nuovo tipo di economia. Noi non potevamo esimerci dal fare la nostra parte, Dan John veste l’uomo moderno”. Lo scorso autunno, l’azienda aveva invece annunciato un piano di aperture di nuovi negozi: 17 store in Italia ed Europa, tra cui Milano, Roma, il Sud Italia e diverse capitali europee.

PANGEA RETAIL ARRIVA ANCHE A PARIGI Pangea, tra i principali operatori specializzati nello sviluppo di catene retail, sbarca anche in Francia. Dopo Milano, Madrid e Lisbona, la società ha aperto il suo quarto ufficio europeo a Parigi. “Tra crisi e Covid, siamo di fronte a una grande sfida. Ma non arretriamo e siamo convinti che la Francia, Paese pieno di opportunità, sia la tappa migliore per proseguire il nostro ambizioso piano d’espansione” si legge in un commento della società. E dal punto di vista commerciale, sul mercato francese è già stato siglato un accordo con Salsa Jeans.

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News

IL MARKETPLACE DI BUY&BENEFIT DECOLLA NEL 2021

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ebbraio esplosivo per Buy&Benefit, la piattaforma nata nel 2016, che offre ai dipendenti delle aziende convenzionate e ai loro familiari un canale riservato di vendita di prodotti e servizi, a prezzi competitivi, che diventa un canale alternativo di vendita sempre più importante per molti marchi che vanno dall’abbigliamento agli accessori, dal beauty al food. A febbraio i ricavi sono cresciuti del 57,5% rispetto all’anno precedente, grazie a un +22,7% dei negozi e uno straordinario rialzo del 794,5% del canale online. E ora in programma c’è la proposta di “open locker” da installare nelle aziende convenzionate, di cui potranno usufruire i dipendenti, per ricevere i prodotti, anche refrigerati. “Le sfide e gli obiettivi che ci poniamo per il 2021 sono di completare il processo di conversione all’omnicanalità, sviluppare ulteriormente il sito e ampliare le rete di aziende convenzionate” ha spiegato Giorgio Brojanigo, business&development manager di Buy&Benefit e co-founder di Spesafacile. Finora le aziende affiliate sono 2100.

PIACENZA CASHMERE DIGITALIZZA LA FILIERA IN BLOCKCHAIN

Piacenza 1733, storico marchio di tessuti biellese, ha digitalizzato l’intera supply chain grazie alle soluzioni di Ibm. Ora con Ibm Blockchain Transparent Supply è possibile tracciare in maniera sicura la produzione dei tessuti dall’origine alla vendita, raccogliendo ogni tipo di dettaglio sui capi lavorati, incluso chi, dove, quando e in che condizioni ha prodotto ciascun indumento. I clienti di Piacenza 1733 possono così disporre di una dichiarazione non falsificabile della provenienza dei capi. “Siamo leader nell’industria dell’abbigliamento e degli accessori top di gamma e riforniamo alcuni dei più famosi designer al mondo” spiega l’amministratore delegato, Carlo Piacenza. “I nostri prodotti richiedono fino a 70 passaggi e sono unici per materia prima, stile e colore. È fondamentale fornire ai nostri clienti un’innovazione di alto livello e qualità”

DAL TABACCAIO

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FERRAGAMO CON AMAZON A TUTELA DEI MARCHI

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alvatore Ferragamo e Amazon hanno intentato due cause congiunte negli Stati Uniti, rivolte contro tre società e quattro persone fisiche, che hanno messo in vendita prodotti contraffatti del marchio italiano sul colosso dell’e-commerce, violando la legge, le politiche di Amazon e i diritti di proprietà intellettuale del marchio fiorentino. La causa, ha precisato il management in una nota, è stata intentata negli Stati Uniti, presso il Tribunale del distretto occidentale di Washington. Secondo Amazon, più del 99% dei prodotti venduti sul suo canale non riceve segnalazioni di contraffazione, eppure il problema è ancora enorme. Nel 2020, le attività di monitoraggio online messe in campo da Ferragamo hanno consentito al brand di intercettare, bloccare e far rimuovere 3 milioni di profili illeciti dalle principali piattaforme di social media a livello mondiale, e far rimuovere dai siti di aste online circa 94.000 inserzioni di prodotti contraffatti.

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El balabiot. Il naso triste come una salita, la faccia allegra da italiano in gita. (P.Conte) Ecco come vi vedo entrare tutti i giorni. Volubili ed entusiasti. Sempre pronti a commentare tutto senza nessun tipo di competenza. Terremoti, alluvioni, migrazioni, tsunami e tragedie sperse nel globo. Università della strada. Vi giro al largo anche su Facebook quando trovo la dicitura tra le informazioni. Personali. Figurati da visu. Per me siete i clienti peggiori. La vecchia Milano vi definiva “balabiot” (guitto che balla nudo) Col sole o con la neve, ci siete sempre Primi ad arrivare e ultimi ad andar via. Certi di essere sempre dalla parte giusta. Sport, religione, politica, usi e costumi. Dei monoliti del sapere con l’inconcludenza nel sangue. Quelli che se non si fossero rotti il crociato adesso giocherebbero la “cempions”. Quelli che se avessero sposato “una” coi soldi sarebbero loro al posto di Draghi. Quelli che cucinano meglio dei cuochi stellati. Quelli che la variante inglese è un’invenzione. Quelli che il Beppe Viola descrisse nella Milano da bere nei primi anni ottanta. di Francesco Fasulo (Tabaccheria Fiamma, Milano)


INSEGNE FAMIGLIARI ADDIO, I GRANDI BRAND AVANZANO IN “GALLERIA”

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l Comune non fa marcia indietro sui canoni di affitto. E dalla prestigiosa Galleria Vittorio Emanuele di Milano spariscono le insegne famigliari, per dare spazio ai grandi brand del lusso. L’ultima a dare disdetta è stata la coltelleria-pelletteria Mejana. E lo stesso destino è toccato alle cravatte di Andrew’s Ties, della famiglia Zanellato. Spazio quindi alle new entry, tutti big del fashion. Armani si prepara a riaprire in uno degli spazi più grandi e più in vista, in precedenza appannaggio di Tim (302 mq.), forte di un’offerta di 1,9 milioni di canone annuo per i prossimi 18 anni. E nel cosiddetto “ottagono”, che collega piazza del Duomo al teatro La Scala, sono poi in arrivo anche Dior e Fendi. Il brand francese pagherà 5 milioni l’anno per 253 metri quadrati, mentre Fendi 2,45 milioni annui per 336 metri quadrati (sul canone incide non solo la dimensione, ma anche la posizione e il numero di vetrine). Con 875mila euro annui, Rolex aprirà dove prima si trovava Stefanel. Obiettivo del Comune è un incasso di circa 40 milioni di euro l’anno da tutti i brand presenti in Galleria.

IN-N-OUT IN ITALIA? È SOLO UNA COPIA, MA MOLTO FEDELE

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a un po’ di tempo sulle app di delivery, a Milano, si vede un ristorante che assomiglia in tutto a In-N-Out, storica catena americana di hamburger, un’icona della California, che ha raggiunto la bellezza di 300 negozi negli States, ma finora non era mai uscita dai confini a stelle e strisce. Che sia sbarcata in città? In realtà, no. Eppure un legame c’è. Quello che appare sugli smartphone ha un nome leggermente differente, In e Out separate dal logo di un lampo. Ma il menù, le ricette e i metodi di preparazione sono del tutto ispirati a quelle originali, con salse fatte a mano, nessun prodotto surgelato a eccezione delle patatine, carne di qualità e una lavorazione artigianale. “Ho vissuto oltre trent’anni negli Stati Uniti e ho una conoscenza diretta con la catena americana e con i suoi prodotti. Ma con loro non ci lega alcun accordo commerciale o di franchising” ha confermato a Retail&food il promotore dell’iniziativa, che per ora preferisce non dichiarare il proprio nome. La società titolare dell’attività è la Hungry Roads srl.

AEROPORTI DI ROMA ENTRA IN ATRI

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n’ottima notizia per il travel retail italiano: Aeroporti di Roma (ADR) la società che gestisce gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, è entrata ufficialmente a far parte degli Associati ATRI. Un tassello primario per il settore che va ad inserirsi perfettamente nel panorama associativo. Le ragioni di questa scelta ci sono state spiegate da Elisabetta Latini, Responsabile Retail nella Direzione commerciale di ADR che ha dichiarato: “La pandemia ha messo a dura prova l’intero settore del trasporto aereo. In questo contesto, è necessario “fare sistema” per confrontarsi sulle sfide che impone la situazione e le ripercussioni sul travel retail nel suo complesso. ADR è proattiva nell’individuazione di soluzioni di miglioramento e i riconoscimenti ricevuti confermano la bontà del percorso intrapreso anche in ambito retail. Siamo ben lieti di avere momenti di confronto e networking tra Associati, per ora solo digitali ma speriamo presto di nuovo in presenza”. Stefano Gardini, presidente dell’Associazione, ha commentato a sua volta: “Siamo tutti molto soddisfatti, una conferma che siamo sulla strada giusta: ATRI rappresenta sempre più il punto di riferimento del travel retail, un tavolo di lavoro e di confronto su temi attuali e una piattaforma di iniziative credibili volte alla formazione e alla conoscenza”.

IMMOBILIARE RETAIL, CANONE E PREZZI GIÙ DEL 3%-4%

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oom degli acquisti on line, più ricorso allo smart working che svuota bar e strade cittadine. E mettiamoci anche un parziale fenomeno di spostamento, che sta portando diverse famiglie a cercare casa fuori dai grandi centri. Ecco i motivi alla base dello sgonfiamento degli affitti degli immobili commerciali sul mercato, secondo una recente rilevazione di Tecnocasa. “Il segmento retail è stato quello più penalizzato dal Covid: in particolare, il settore della ristorazione, che nel passato era stato il vero traino del mercato commerciale”

segnala la nota del franchising. Sia gli affitti sia i prezzi d’acquisto di questa categoria di immobili hanno perso intorno al 3-4% e solo nel primo semestre 2020. Ma quel che più conta è l’analisi storica. Infatti, benché gli affitti siano sempre un costo pesante per le attività, negli ultimi dieci anni i canoni si sono abbassati di circa il 38% e i prezzi d’acquisto quasi del 40%. Si muove al contrario la logistica, che beneficia del boom dell’e-commerce, in particolare quella dell’ultimo miglio, prossima ai centri urbani. marzo 2021 | retail food

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News

ALTROCONSUMO: ITALIANI SODDISFATTI DELLA GDO Secondo una recente indagine di Altroconsumo, l’85% dei consumatori risulta soddisfatto o molto soddisfatto del punto vendita da cui si serve, in fatto di supermercati. Su una base di 1.570 intervistati, è emerso che la metà va al supermercato anche più di 2 volte a settimana, mentre un terzo una volta. A livello di apprezzamento dei consumatori, 6 supermercati su 22 registrano almeno il 90% dei clienti soddisfatti: Iper (la grande I), Esselunga, CoopFi, Ipercoop, Eurospin e Aldi. I punti vendita con il livello di soddisfazione minore sono Carrefour Iper, Familia, Carrefour Express, Carrefour Market e Conad City, sempre comunque con un tasso superiore al 72%. La qualità dei prodotti in generale è il parametro più rilevante secondo l’87% dei rispondenti, seguito dalla qualità dei prodotti da banco (86%), l’igiene e la pulizia (86%), il prezzo (85%). Seguono aspetti meno legati alla convenienza, come assortimento (82%), confortevolezza del punto vendita (75%) e servizio alla clientela (75%).

Recensione Real Estate e Commercio Dinamiche del presente e scenari post Covid-19

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n libro ricco di spunti e ispirazioni per chi è interessato a conoscere la situazione italiana del mercato immobiliare e del commercio e, in più, desidera comprendere in che direzione si muovono davvero questi due settori, anche alla luce delle turbolenze causate dal Covid-19 e dalla conseguente emergenza, non solo sanitaria. Si tratta di un approfondimento sulle dinamiche di consumo, sulle sfide lanciate dalla tecnologia applicata al commercio e sulla corsa dello sviluppo immobiliare per la riqualificazione delle città. Questa raccolta di articoli, scritti in modo spesso audace, accompagna il lettore in un percorso di conoscenza e consapevolezza della realtà che cambia, per poter cogliere in anticipo le opportunità e i vantaggi del settore immobiliare e commerciale. Lo fa offrendo una panoramica delle più attuali tendenze che costituisce un autentico supporto alla comprensione dei fenomeni trattati, inquadrandoli nel contesto macroeconomico, reso ancora più complesso dalla continua incertezza e dal vorticoso disordine in atto. Usando un linguaggio destinato anche ai non addetti ai lavori e conducendo analisi con il preciso supporto di dati, esperienze ed esempi concreti, l’autore Alberto Deiana offre quindi una chiave di lettura per operare con più consapevolezza del proprio ruolo nel mercato immobiliare. La modalità espositiva ne fa un vero compendio rispondente alle esigenze di approfondimento critico di studenti universitari, di manager e di professionisti impegnati nel mercato immobiliare e nel commercio. Arricchisce il lavoro la prefazione di un manager di rinomata esperienza nel settore, Tim Santini, già in JLL e SchroedersEurocommercial, ora membro del Royal Institution of Chartered Surveyors e attivo nel business coaching e mentoring per Asset e Property Managers.

Autore: Alberto Deiana, Project Manager e Real Estate Executive di Mi.No.Ter. SpA (Gruppo Cualbu)

In vendita presso i principali bookstores online e su youcanprint.it 14

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CAMBIO DI POLTRONE BRUNA OLIVIERI NUOVO D.G. DI UNIEURO

Unieuro ha creato la posizione di “direttore generale”, che prima non aveva, affidando la carica a Bruna Olivieri. Laureata in Fisica Nucleare presso l’UniversiBruna Olivieri tà di Pavia, nel suo percorso manageriale si è specializzata in trasformazione digitale prima in Unisys Italia, poi dal 2006 in Seat Pagine Gialle, per approdare in Unieuro dal 2015, dove ricopriva la carica di Chief omni-channel officer, con responsabilità estese al marketing strategico, al marketing mainstream, al Crm e ai sistemi informativi.

COSSO E IANNUZZI ENTRANO IN MINICONF Novità in casa Miniconf, l’azienda italiana di abbigliamento 0-16 anni, che controlla i marchi iDO, Sarabanda, Minibanda e Dodipetto. Daniela Cosso è la nuova Head of Global Customer Marketing e Online. Laureata in Scienze politiche e con un Mba all’università di Torino, ha lavorato per Versace, Damiani Group, Bliss gioiel-

li, fino ad approdare nel 2015 in Moleskine, come Global Marketing Manager. Alex Iannuzzi, invece, ha assunto la carica di Export Director. Laureato in International Marketing alla European School of Economics, ha iniziato la sua carriera in Kellogg’s nel 2005 per poi proseguire in Nike e Desigual, dove si è occupato della gestione e sviluppo delle vendite multicanale (retail e wholesale) in Central Eastern Europe, Middle Alex Iannuzzi East e Africa.

TOMASETTA PER LA CREATIVITÀ IN MONTBLANC Marco Tomasetta è stato nominato nuovo direttore creativo di Montblanc. Ad annunciarlo è stato Nicolas Baretzki, amministratore Marco Tomasetta delegato dell’azienda tedesca parte del gruppo Richemont. Il designer e creativo italiano, laureato all’Istituto Europeo di Design di Milano, ha maturato esperienze lavorative in Prada, Chloé e Louis Vuitton. Di recente è stato il direttore creativo della pelletteria uomo e donna di Givenchy.

VAGO (MSC) PER LA RIPARTENZA DELLE CROCIERE MONDIALI Pierfrancesco Vago, Executive Chairman di MSC Cruises, è stato nominato Global Chairman di Clia (Cruise lines international associa- Pierfrancesco Vago tion), la sigla che a livello mondiale riunisce le più grandi compagnie crocieristiche. Vago assumerà la presidenza per un mandato della durata di 2 anni. È la prima volta che un europeo, e un italiano, si trova a ricoprire questo ruolo. A lui il compito di far ripartire il settore a livello mondiale. "Grazie alle oltre 200 crociere che si sono svolte a partire dalla scorsa estate nel mondo, in cui sono state applicate misure rigorose per tutelare la salute pubblica, abbiamo dimostrato che un ritorno alle crociere è possibile” ha detto Vago contestualmente alla nomina. Vago è entrato nel gruppo Msc prima degli anni 2000, nella divisione “cargo”. Dal 2003 al 2013 Vago è stato amministratore delegato di Msc Cruises, per poi assumere il ruolo di Executive Chairman.

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f Opening News

ESSELUNGA ARRIVA A ROMA CON IL MARCHIO LAESSE

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aEsse, il brand di Esselunga che incarna il negozio di vicinato, è arrivato anche a Roma, con l’apertura del primo punto vendita in Cola di Rienzo, all’interno di un palazzo storico che ospita il Coin Excelsior. LaEsse, ricorda la società della famiglia Caprotti, è il format nato per rispondere alle nuove abitudini di acquisto e soddisfare le esigenze di consumo istantaneo e di una spesa quotidiana. Già sperimentato con successo a Milano, fa il suo esordio a Roma con una superficie di 380 metri quadri e oltre 3000 referenze selezionate, più una caffetteria con cucina a vista, e l’esclusiva enoteca con sommelier che presenta 300 etichette (estendibili a 760 con il servizio di prenotazione). In fatto di omnicanalità ed esperienza di acquisto moderna, ci sono casse veloci, servizio Presto Spesa e l’opzione di consegna a domicilio. (Foto: Esselunga)

ROM’ANTICA ACCELERA SUL NORD ITALIA

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el mese di febbraio Rom’antica ha completato l’apertura di quattro nuovi punti vendita nel Nord Italia. Due si trovano all’interno del Centro di Arese (Milano), tra i mall più nuovi della Lombardia, il terzo è presso l’Iper di Montebello della Battaglia (Pavia) e l’ultimo si trova a Reggio Emilia, al Centro commerciale i Petali. Così, dopo l’esordio milanese di dicembre, arrivano a otto i punti in Lombardia e sono già 90 quelli presenti in tutta Italia. Rom’antica è un brand controllato da Vera Ristorazione, 80 milioni di ricavi nel 2019, che fa parte del gruppo Finiper di Marco Brunelli. Vera possiede o gestisce altri marchi del food: Ristò, gelaterie CremAmore, bar Portello Caffe, Illy Caffè e Odoroki Surprising Asian Cuisine sviluppate in qualità di franchisee. Lo studio di architettura K3M si è occupato dei progetti architettonici di tutti i punti vendita.

REVOLVER REQUEEN PORTA LE SCARPE MADE IN VENETO NEL MONDO

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l brand di calzature di lusso Revolver Requeen Venexia si prepara a rafforzare la propria posizione a livello mondiale, con un maxi piano di espansione: nel corso dell’anno farà il proprio ingresso in 30 punti vendita multimarca del lusso, tra Europa, Russia, Medio Oriente e Asia. Le prime consegne, a febbraio, sono arrivate in Spagna dove RRV è ora presente in 3 boutique a Madrid, Barcellona, Valencia, più altre grandi città, anche in Portogallo. Successivamente, sarà la volta di altri retailer internazionali: 10 tra Russia e paesi ex sovietici, 3 negli Emirati Arabi Uniti, 10 in Cina, 3 in Corea del Sud, 5 in Giappone. G Hub, T-Sum e Ginza sono solo alcuni dei nomi prestigiosi che proporranno alla propria clientela i preziosi modelli realizzati nel distretto calzaturiero della Riviera del Brenta. Revolver Requeen Venezia è un marchio nato nel 2019 da un’idea di Beatrice Baldan.

TRUCILLO CAFFE’: PIANO DI APERTURE A DUBAI

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rucillo, storico marchio di caffè made in Italy, con sede a Salerno, ha aperto il suo secondo “caffè” a Dubai, nella sede del DWTC – Dubai World Trade Center, cuore pulsante dell’economia emiratina. Questa nuova apertura segue la prima ad Al Seef e fa parte di un più ampio piano avviato nel 2019 insieme ad Arabian Horeca, la società del gruppo MHAO di Mohamed Hareb Al Otaiba, dedicata allo sviluppo del food&beverage nei consumi fuoricasa della regione, con prodotti di alta qualità e nuovi concept. “Abbiamo condiviso con grande convinzione il progetto di Arabian Horeca, che ci permette di costruire insieme uno spazio fisico in cui far vivere l’esperienza autentica del caffè all’italiana” ha detto Antonia Trucillo, marketing manager dell’azienda. Il progetto di sviluppo, nonostante la pandemia, prevede nel corso dell’anno di iniziare i lavori per l’apertura di tre nuovi punti vendita in tre location esclusive: il lussuoso parco residenziale South Village, con annesso golf; lungo la Sheikh Zayed Road, tra le strade più sceniche di Dubai, e sul Sheikh Mohammed bin Rashid Boulevard, il viale che circonda la downtown con il celebre Burj Khalifa (foto: sito Internet Trucillo).

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HAPPY CASA STORE SUPERA I 100 PUNTI VENDITA

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appy Casa Store, la catena nata a Martina Franca specializzata nei settori giocattoli e casalinghi, continua a macinare aperture e ha ormai superato abbondantemente il centinaio. L’ultima è stata quella di fine febbraio avvenuta a Chioggia, in provincia di Venezia, presso il parco commerciale Clodì. Un’unità da 1.100 mq di area espositiva, che include casalinghi, piccoli elettrodomestici, prodotti di fai da te, accessori auto e moto, pet care, articoli regalo, giocattoli. L’insegnaha già in programma altre 11 nuove aperture nel breve termine, distribuite lungo tutto il Paese: dalla Lombardia al Piemonte, dall’Emilia Romagna alla Toscana, dalla Campania alla Sardegna. Ad oggi la catena è presente in 16 regioni. (foto Igd Siiq).

BODEGA MEXICANA FA 4 CON IL RISTORANTE DI NOVARA

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uova apertura per la catena Bodega Mexicana, nella food court del centro commerciale San Martino2 a Novara. Fondata da Andrea Fiorillo, esperto del settore immobiliare con un passato in Remax e Accenture, la catena di ristoranti messicani è arrivata a 4 presenze, tutte all’interno di gallerie commerciali: oltre a Novara, il centro Euroma2 e il centro Romaest di Roma e presso il Carrefour di Limbiate, in provincia di Monza Brianza. Le opere edili e impiantistiche dell’apertura novarese sono state realizzate da Spazio Futuro. (Foto: Spazio Futuro).

ROTTA SULL’ITALIA PER LE COVER LAS CARCASAS

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a catena spagnola di accessori per cellulari La Casa de Las Carcasas continua a investire in Italia. Sul finire delle scorso anno erano arrivate le aperture di Milano, nel centralissimo corso Buenos Aires, e a Cremona. Ma l’espansione è stata rapida e ora, con l’ultima apertura al Centro Commerciale Acquario di Vignate, sulla Cassanese, in provincia di Milano, diventano 13 i negozi nel nostro Paesi, tra cui Verona, Padova e molti altri. Fra Italia, Spagna e Portogallo sono circa 200 i punti vendita.

KOCCA: FLAGSHIP STORE INTERNAZIONALE AL BURJUMAN MALL

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l brand di abbigliamento e accessori Kocca ha inaugurato una boutique monomarca a Dubai. Il negozio, da oltre 250 mq, si posiziona nella prestigiosa cornice del BurJuman Mall. L'apertura oltre confine si inserisce in un rilancio della rete commerciale, che vede Middle East e Far East come le due aree internazionali di maggior interesse per l'azienda partenopea. La direzione ha reso noto che nei prossimi cinque anni è prevista una crescita del 20% su base anno nella zona Middle East. Per quanto riguarda l’Europa, invece, si apprende che il giro d'affari rappresenta circa il 40% del business, con una rete di wholesale selezionati che conta più 600 punti vendita. La proposta di abbigliamento e accessori sarà in linea con la distribuzione europea; uno dei punti di forza di Kocca è infatti la versatilità e ampiezza della collezione che raggiunge molteplici stili e personalità. Nella nuova collezione, in arrivo in tutti i punti vendita Kocca e sul sito, è stato dato ampio spazio ai colori di tendenza e a una scelta sempre più attenta ai materiali.

LIDL NON SI FERMA, DA MILANO AL SANNIO

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el solo mese di febbraio, 5 nuove aperture per Lidl che non arresta il suo piano di espansione. I nuovi punti vendita hanno aperto i battenti a Novate Milanese (Mi), ad Atripalda (Av), a Taranto, a Parma (il quarto in citttà) e a Benevento, presso il centro commerciale I Sanniti. Un’operazione, quest’ultima, da 9 milioni di euro (in foto). Tutto rientra nel maxi piano presentato lo scorso luglio, denominato “Lidl per l’Italia”, che prevedeva investimenti per 400 milioni di euro, sulla parte immobiliare, e l’apertura di 50 nuovi punti vendita. Secondo i dati della società, Lidl ha già investito circa 2 miliardi negli ultimi sei anni e nel solo 2020 ha assunti 2.000 nuovi collaboratori. marzo 2021 | retail food

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in collaborazione con:

Media partners:

Ristorando

11a EDIZIONE MOSTRA CONVEGNO Centro Convegni “Le Stelline“ Milano - Corso Magenta, 61

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i Convegni di

Ristorando

RINVIO CONVEGNO Cari lettori,

abbiamo sperato fino all’ultimo che le terribili vicende che hanno caratterizzato i mesi trascorsi si attenuassero col nuovo anno in modo da consentire un regolare svolgimento del nostro tradizionale appuntamento. Queste condizioni, tuttavia, non si sono ancora avverate obbligandoci a scegliere tra un convegno in tono minore, con tutte le limitazioni che le norme restrittive anti-covid prescrivono, o un rinvio a tempi migliori quando potremo svolgerlo preservandone la formidabile capacità di networking tra professionisti della ristorazione moderna. Abbiamo scelto questa seconda strada seguendo anche il consiglio dei componenti il comitato organizzatore e sostenuti dalla convinzione che avremmo così tutelato nel migliore dei modi anche l’interesse di tutti i nostri sponsor. L’appuntamento sarà quindi calendarizzato nel 2022 in data ancora da precisare, ma che verrà individuata e comunicata quanto prima.

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Ristorando Eventi Per informazioni sul Convegno e sponsorizzazioni: convegni@edifis.it - pubblicita@edifis.it


Parola di Mario Federico Da 33 anni nel mondo dell’ospitalità e della ristorazione, nel 1999 ha iniziato il suo percorso in McDonald’s ricoprendo diversi ruoli di crescente responsabilità, in Germania e in Italia, dove dal 2003 al 2007 è stato Director e Vice President dell’area Operations. Nel 2007 ha lasciato l’Italia per rafforzare il suo profilo a livello internazionale, prima in Spagna e poi in McDonald’s Svizzera dove è stato Amministratore Delegato dal 2009 al 2013. Nel 2014 è stato nominato Chief Restaurant Officer per McDonald’s Europe e l’anno successivo Restaurant Solutions Group Officer per il segmento High Growth Markets che include, tra gli altri paesi, anche l’Italia. Nel 2016 è diventato Amministratore Delegato di McDonald’s Italia.

McDonald’s:

la formula fast non rallenta 20

retail food | marzo 2021


di Andrea Penazzi

Protagonista di 20 aperture nel 2020, per il 2021 il colosso USA degli hamburger punta a realizzare in Italia ulteriori 35 locali. Il format stand alone con corsia drive, la App e il delivery hanno permesso a McDonald’s di reagire tempestivamente anche in periodo di Covid

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el segmento del food retail, la formula fast si è dimostrata più resiliente alla crisi rispetto a quella tradizionale con servizio al tavolo. Quando, infatti, dopo il primo lockdown, il comparto della ristorazione ha esitato sull’opportunità di riaprire subito tutti i locali, a causa delle disposizioni stringenti e spesso tardive delle autorità e, in generale, di un contesto stravolto dall’incertezza legata al Covid, dallo smart working e dalla nuova moda del food delivery, un colosso come McDonald’s ha potuto sfruttare il format stand alone con servizio take-away per riconquistare velocemente la fiducia dei propri clienti. Tornando con la mente a maggio e ancora a giugno, non era insolito vedere lunghe code di automobili all’imbocco delle corsie per il McDrive. La conferma arriva dallo stesso amministratore delegato di McDonald’s Italia, Mario Federico, che ha raccontato a r&f l’andamento 2020 della rete di ristoranti nella Penisola e i progetti, a forte vocazione omnichannel, per il 2021.

Come è stato il 2020 per McDonald’s Italia? Nel contesto della ristorazione, ci conferma la maggiore resilienza alla crisi del segmento fast food? Uno dei settori più colpiti dall’emergenza sanitaria è senza dubbio quello della ristorazione, a causa delle rigide restrizioni a cui è stato e continua a essere sottoposto. E i nostri ristoranti, come tutto il settore, hanno subito un forte impatto. Il periodo difficile che stiamo affrontando però non ci ha fermati, anzi; abbiamo continuato a investire sul territorio e a usare ogni mezzo a nostra disposizione per poter servire al meglio e in totale sicurezza i clienti. Siamo sicuramente stati avvantaggiati dal fatto che i nostri consumatori erano già in parte abituati a usare diversi canali, come i servizi di McDrive e McDelivery, molto adatti alle nuove modalità di consumo e alle nuove esigenze di sicurezza. Dobbiamo essere fiduciosi nel futuro, rimboccarci le maniche e guardare sempre avanti; il nostro settore non aspetta altro che poter tornare ad accogliere i propri clienti e siamo sicuri che sia lo stesso anche per questi ultimi. Come avete affrontato il tema dello sviluppo retail nel 2020? Quali sono i progetti di crescita per quest’anno?

Nonostante la difficile e imprevista situazione che ci siamo trovati ad affrontare, abbiamo continuato a investire in Italia, aprendo lo scorso anno 20 nuovi ristoranti e dando così un contributo tangibile al Paese, fatto di continuità, imprenditorialità e, soprattutto, di nuove opportunità lavorative. Per noi, infatti, aprire nuovi ristoranti non è solo motivo di orgoglio, perché indice di stabilità dell’azienda, ma è soprattutto il modo più concreto che abbiamo per sostenere le comunità in cui operiamo, andando a generare nuovi posti di lavoro in un momento particolarmente incerto come questo. Non solo, nel 2021 abbiamo in previsione di aprire 35 nuovi locali, che si tradurranno in circa 1.400 nuove assunzioni. Ci siamo messi all’opera già dai primi giorni di gennaio con gli opening di Valenza, Terranova, Bracciolini e Sassari e così continueremo nei prossimi mesi. Parlando di servizi digitali al consumatore finale e di digitalizzazione delle procedure interne, quali elementi di innovazione state apportando? Che ruolo ha in particolare il food delivery? McDonald’s ha iniziato la sua accelerazione digitale già nel 2013. A dare il via alla rivo-

Siamo presenti, e intendiamo continuare a esserlo, nei grandi snodi dei viaggi, come aeroporti e stazioni ferroviarie marzo 2021 | retail food

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Parola di Mario Federico salute e il benessere di tutti grazie a segnaletica specifica, plexiglas alle casse, pulizia dei kiosk touch-screen a ogni utilizzo, oltre a misure di sanificazione di sale e cucine, distanziamento dei tavoli e occupazione parziale dei posti a sedere per evitare i contatti tra clienti. Lo stato di salute dei dipendenti, sempre provvisti di guanti e mascherine per il servizio dei clienti, viene costantemente monitorato. Possiamo contare su un sistema solido capace

luzione dei processi sono state le installazioni nei ristoranti dei primi chioschi per gli ordini, schermi digitali che, oltre a migliorare l’esperienza del cliente, comunicano direttamente con le cucine consentendo che i prodotti vengano preparati solo al momento dell’ordine, migliorando sensibilmente la qualità dei prodotti stessi. Oggi, l’intero sistema dei ristoranti è permeato dalla digitalizzazione: nelle cucine, per gestire in tempo reale la preparazione e la cottura dei prodotti, o nei sistemi di gestione ottimale degli ordini e delle scorte; inoltre, è stato introdotto un sistema che consente di integrare tra loro gli ordini provenienti dalle diverse piattaforme di delivery con cui lavoriamo, cosa che ha ridotto notevolmente le complessità legate al canale. Un capitolo particolarmente importante è quello che riguarda la nostra App, oggi principale via di accesso a tutte le promozioni. Tra i servizi a disposizione dei clienti, di certo McDelivery è uno dei più importanti. Lo è sempre stato, ma inevitabilmente quest’anno ha assunto un ruolo chiave per il nostro business, viste le restrizioni che ci siamo trovati a fronteggiare. Come avete strutturato i ristoranti e organizzato la forza lavoro per rispettare le normative anti Covid? Fin dall’inizio della pandemia abbiamo scrupolosamente rispettato le normative, con la volontà di mettere sempre al primo posto la sicurezza delle nostre persone e dei nostri clienti. Gli ingressi nel ristorante sono contingentati e i prodotti vengono consegnati in modalità contactless dal personale. All’interno delle sale vengono garantite misure e procedure di sicurezza rigorose per assicurare la 22

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principalmente i giovani e le famiglie. Siamo presenti, e intendiamo continuare a esserlo, nei grandi snodi dei viaggi, come aeroporti e stazioni ferroviarie. Inoltre, presidiamo in modo crescente le aree a ridosso dei grandi centri commerciali e a grande percorrenza, dove attraverso il nostro format stand-alone – le classiche “casette” McDonald’s, per intenderci – possiamo offrire anche la corsia per il McDrive. Quali sono i vantaggi, ad oggi, della formula stand alone? La formula stand alone è sicuramente quella che ci rende più riconoscibili. È una formula che ci permette di sviluppare ristoranti in totale autonomia, ad esempio gestendo e controllando in toto anche l’efficienza ambientale degli edifici – si pensi all’installazione di pannelli fotovoltaici, impensabile in uno stabile del centro storico – o i materiali di costruzione. È anche la formula che ci consente di implementare nuove iniziative, come la partnership appena avviata con Enel X per l’installazione di 200 colonnine di ricarica all’esterno di 100 ristoranti entro la fine di quest’anno. Infine, ma certo non meno importante, i ristoranti stand alone ci permettono di offrire l’intera gamma dei nostri servizi, come ad esempio la corsia McDrive. Infine, quanto vale per McDonald’s Italia la formula del franchising e la relazione con i propri affiliati? Noi definiamo McDonald’s un sistema che assomiglia a uno “sgabello a tre gambe”, in cui tutte e tre sono allo stesso modo necessarie perché lo sgabello non cada: McDonald’s Italia, i suoi fornitori e i suoi franchisee. Da questo si capisce che per noi i nostri franchisee sono dei veri e propri partner; nascono da un processo di selezione molto lungo e articolato che oltre a fornire loro tutti gli elementi per gestire in autonomia il ristorante lavora sulla loro motivazione e sul senso di appartenenza al brand. Stringiamo con loro contratti di lunga durata, proprio perché l’investimento reciproco iniziale possa sfociare in un rapporto di lungo periodo. Pensi che oggi siamo in Italia da 35 anni; questo significa che alcuni dei licenziatari con cui abbiamo aperto i primi ristoranti sono già andati in pensione, e nella stragrande maggioranza dei casi il loro posto è stato preso dai figli che già lavoravano con loro. Ecco, io credo che questo passaggio alla seconda generazione ben testimoni il valore che diamo a questa relazione. ¢

Oggi, l’intero sistema dei ristoranti è permeato dalla digitalizzazione di continuare a servire tanti consumatori nel pieno rispetto delle regole. Nonostante l’impatto del Covid sul settore del travel retail e su quello dei centri e parchi commerciali, continuerete a investire in queste location? Meglio, invece, l’andamento dei centri urbani… La nostra strategia di sviluppo si articola su tutti e quattro questi asset perché il nostro target è estremamente variegato. Presidiamo i centri storici delle principali città, dove oltre a chi abita e lavora nelle vicinanze offriamo ai turisti una meta conosciuta, mentre i centri commerciali ci consentono di incontrare


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Brand analysis

Miniconf: con Superga, alleanza per innovare e crescere di Andrea Penazzi

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ogliamo innovare e fare alleanze per crescere. Oggi più che mai lo sviluppo delle aziende italiane passa dalla creazione di nuove partnership, che possono tradursi in semplici collaborazioni, attività di co-marketing e persino in business model veri e propri. In questa congiuntura storica, i segmenti di mercato dal grande potenziale vanno affrontati, ma non da soli. Chi tenta di farlo, fallisce. Quindi ci affacciamo con Superga verso lo sport e il casualwear». A poche ore dalla comunicazione dell’accordo di licenza, abbiamo avuto modo di parlare direttamente con una delle due protagoniste, Simona Luraghi, managing director di Miniconf, mentre per esprimere il pensiero dell’altra contraente, Stefania Spinelli, CEO di Superga, ci affidiamo alle dichiarazioni riportate sul comunicato stampa congiunto: «Siamo molto contenti di lavorare con un partner italia-no di qualità, perché Superga è da sempre la scarpa degli italiani. Sap-

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La società protagonista nel segmento abbigliamento per bambini e ragazzi con i brand iDO, Sarabanda e Minibanda ha reso nota la firma di un accordo di licenza con Superga per il design, la produzione e la distribuzione in Italia e all’estero della prima collezione youngwear dello storico marchio italiano di calzature

Simona Luraghi, managing director di Miniconf piamo che la condivisione di queste radici comuni, così come l’attenzione per i dettagli, darà vita a un prodotto di eccellenza. Superga e Miniconf vogliono proporre alle nuove generazioni un concetto di classico lontano dai canoni tradizionali: siamo certi che Miniconf saprà tradurre questo spirito nelle prossime collezioni Superga youngwear». A 110 anni dalla sua fondazione, nel 1911 a Torino, Superga entra dunque nel settore youngwear a fianco di un partner specializzato come Miniconf. L’accordo triennale, con possibilità di proroga per i successivi tre anni, darà vita alla prima collezione di abbigliamento youngwear Superga, maschile e femminile, per consumatori dai 3 ai 14 anni. Superga youngwear sarà disponibile al pubblico dalla pri-

mavera/estate 2022. Con l’occasione, l’azienda toscana ha creato una business unit dedicata alla gestione e allo sviluppo della licenza e della relativa distribuzione, garantendo così un’attenzione e un focus precisi per l’ingresso della prima collezione Superga youngwear in nuovi mercati e canali di vendita, iniziando dai principali Paesi europei e dalla Russia. Nel dettaglio di questo progetto e dell’andamento di Miniconf più in generale, riportiamo il pensiero di Simona Luraghi, managing director di Miniconf. Innanzitutto, quando e con quali obiettivi nasce questo progetto che ha portato all’accordo di licenza per il brand Superga? L’idea nasce da un’evoluzione. Tre anni fa abbiamo iniziato ad aprire le nostre collezioni a delle collaborazioni nel senso “capsule”. Per esempio, con Sarabanda abbiamo avviato una collaborazione con Ducati e Fiat 500 e nel caso di iDO con Bing ed Emoji. Collaborazioni finalizzate a essere in linea con ciò che il mercato richiede. Appena prima dell’epoca Covid il presidente del Cda, nonché fondatore di Miniconf, Giovanni Basagni, ci ha dato mandato di trovare una licenza vera e propria, che desse prestigio e immagine al lavoro che sappiamo fare bene, cioè il bambino. Sottolineo che ci occupiamo di questo


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Superga Youngwear Girl

mercato da 48 anni, per cui siamo specialisti nella sua progettazione, produzione e distribuzione. Parallelamente, la seconda indicazione che ci ha dato il presidente è stata quella di individuare la licenza in un mercato in forte tendenza. Durante il periodo Covid questo mandato ci ha portato a incontrare BasicNet per il marchio Superga. Tale scelta mira a cavalcare un trend che si è fortemente imposto negli ultimi anni e che la pandemia ha accelerato: la casualization della vita, del lifestyle. Prima, anche nella moda bambino, l’abbigliamento era formale e funzionale a ogni ambito di consumo. Oggi essere casual è il vero fashion. Quindi, in sintesi, abbiamo vo-

stile del bello italiano, lo stile del senza tempo oltre che la continua ricerca dell’eccellenza. Entrambi rappresentiamo l’uno per l’altro il partner perfetto per affrontare questo nuovo ingresso. E Miniconf ha la capacità di creare collezioni che coprono tutte le funzioni d’uso, in accordo con il DNA del brand, e proprio per questo motivo abbiamo creato una business unit ad hoc. Quali sono gli obiettivi di fatturato nell’arco dei primi tre anni di licenza? Al momento non si possono rivelare, ma posso dire che sarà fatturato completamente addizionale per Miniconf, in quanto si andrà a operare in un altro mercato.

Oggi essere casual è il vero fashion, anche nel segmento bambino luto prendere questo trend dello youngwear, dello sportswear, e mixarlo alla moda. Crediamo molto in questa scelta anche da un punto di vista di mercato, perché il casualwear nel 2020 ha contenuto la flessione al 5% secondo McKinsey, mentre l’abbigliamento formale ha perso dal 26 al 37%. Perché Superga? Per Miniconf la scelta di Superga significa progettare per la prima volta in assoluto nello youngwear un marchio italiano di calzature, che ha un grosso heritage a livello globale. Abbiamo l’opportunità di allargare l’audience perché si va a catturare un target maggiormente sportivo, a cui però proporremo una collezione sia sportiva sia fashion. Superga, inoltre, è un’azienda italiana iconica che con Miniconf condivide il know how, lo

Come sarà organizzata la distribuzione? Inizialmente abbiamo stabilito una ripartizione Italia-estero del 60-40% . I canali saranno quelli del wholesale, quindi del dettaglio indipendente, ma anche delle catene, così come i department store. Mentre con l’online inizieremo piano, per poi incrementarlo poco alla volta. Questo perché in prima battuta dobbiamo stabilire un equilibrio sul mercato. Pensando all’estero, al momento abbiamo due filiali, una in Spagna e una in Russia, a cui nel 2021 ne aggiungeremo una terza. Dal 2022 spingeremo con Superga in Europa e i paesi chiave saranno proprio Spagna, Russa, più UK, tutto il mondo DACH (Germania, Austria e Svizzera) e in parte il Nordics. Parlando invece di tipologie di location, dove vi concentrerete?

La pandemia ha cambiato le regole del gioco. Studi recenti hanno rivelato che durante e il post Covid il 58% dei consumi di abbigliamento si concentrerà nei negozi di prossimità, quindi dove abita lo shopper. Di conseguenza, il centro storico così come la provincia urbanizzata acquisiscono maggiore importanza. Noi con la licenza Superga andremo soprattutto in quei luoghi, quindi nei negozi indipendenti e nei departament store, mentre rispetto ai centri commerciali pensiamo che rimaranno importanti se sapranno reinventarsi, creando una sorta di storytelling grazie al quale riconquistare la fiducia dei consumatori. Come state affrontando, per sviluppare la nuova licenza di Superga e in generale, il tema dell’omnicanalità in ottica sia B2B che B2C? Già da tempo abbiamo intrapreso una strada importante sul fronte digitalizzazione. Anche in questo caso il Covid ci ha portato ad accelerare e ad oggi contiamo on air 19 progetti tra procedure/processi interni ed esterni: il cosiddetto phygital. Ormai siamo un’azienda complessa, multincanale, vendiamo attraverso una rete di monomarca direzionale e attraverso franchising sia in Italia che all’esterno, attraverso il wholesale quindi con l’indipendente, il grossista, il department store e ancora l’eCommerce diretto e il marketplace. In un ecosistema così variegato la digitalizzazione è fondamentale per far dialogare tutte queste attività. A ciò abbiamo aggiunto il CRM, che è un vero patrimonio di dati, e strumenti all’avanguardia lato B2B, grazie ai quali parliamo allo stesso mo-mento sia allo store manager sia all’indipendente, sia in Italia che all’estero. Parallelamente, due anni e mezzo fa abbiamo attivato la Miniconf Academy, con relatori interni ed esterni specializzati sia su hard che su soft skill, con l’obiettivo di mettere i nostri professionisti in grado di competere sul mercato esterno e le nuove esigenze che questo richiede. Infine, quali sono stati i numeri di Miniconf nel 2020 e quali, invece, le prospettive per il nuovo anno? Nel 2020 siamo stati abbastanza fortunati perché il segmento del bambino è quello che ha riaperto per primo dopo il lockdown. Quindi il nostro retail monomarca è decresciuto meno della media ita-liana: abbiamo perso il 9% contro il 26%. Al momento contiamo 115 punti vendita nel mondo (Italia + Europa), di cui una quarantina nella Penisola. Il nostro vero brand monomarca è iDO, che è quello con cui affiliamo, apriamo store direzionali e con cui, soprattutto nel secondo semestre del 2021 e in tutto il 2022, ci espanderemo in Europa attraverso la parte direzionale. Contiamo però anche dei monomarca Sarabanda, presenti anche negli outlet, che sono 8 e tali rimarranno. ¢ marzo 2021 | retail food

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Food Tech

Delivery a caccia di nuove strade

di Adriano Lovera

Le app di consegna cibo attirano valanghe di download e investimenti. Ma pizza e hamburger non fanno ancora utili. Così si allarga il tiro al “grocery” con strategie diverse: accordo con la Gdo o “dark store”. Sul fronte ristoratori, il packaging è indietro, le commissioni ancora alte. È l’ora delle ghost kitchen?

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l food delivery corre a tutto spiano. Attira consumatori, investimenti, ispira startup. E i big del settore crescono. Ma il “cortocircuito” del business è presto detto: ancora non produce utili e crea una valanga di scontenti, con i ristoratori tradizionali in prima fila.

I big valgono miliardi, ma cercano il modello giusto La pandemia ha stravolto le abitudini dei consumatori. Ha dato un impulso enorme alle consegne a domicilio, ma sta anche mettendo le imprese di fronte a uno scena26

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rio schizofrenico: la domanda cambia repentinamente e starle dietro con efficienza è difficile. Che in termini di volumi questo segmento cresca non ci piove. Lo scorso dicembre ha debuttato a Wall Street il colosso americano DoorDash, che ormai supera i 2 miliardi di dollari di ricavi l’anno ed è accreditata del 50% dell’intero mercato Usa. È stata una Ipo da record. Ma che a qualcuno è apparsa piuttosto una “bolla”. “La Ipo più ridicola del 2020” scrivono gli analisti di Citron. Infatti anche DoorDash continua a inanellare perdite. L’ultimo dato di borsa disponibile, la trimestrale chiusa a settembre 2020, parla di -43 milioni di dollari di “rosso”. “Se DoorDash continua a restare solo

una compagnia di consegna cibo, soffrirà degli stessi problemi strutturali di tutto il settore, come il concorrente diretto Grubhub. E la profittabilità sarà difficile” secondo Business Insider. In Europa, chi continua a mettere investimenti nel serbatoio è Deliveroo, che potrebbe quotarsi in primavera e ormai è valutata 7 miliardi di dollari. In Gran Bretagna sta per espandersi in altre 100 città minori. Complessivamente ha raggiunto 50.000 riders impegnati e 20.000 ristoranti partner. Ma anche Deliveroo attende ancora di vedere l’utile. Un aspetto ormai lampante, è che il solo food delivery non basta più. Ecco perché il modello di business si sta diversificando in tante direzioni.


cittadine medie, come Salerno, Frosinone, Livorno, Monza, Varese, Viterbo, Pistoia, Latina, Prato, Udine e Pescara. Anche UberEats ha provato ad allestire una categoria parallela al food, denominata “essentials”. Ma su questo punto, le strategie si dividono. Gli spagnoli di Glovo puntano a creare una fitta rete di “magazzini” gestiti direttamente, i dark store, che servono a conte-

nere quei beni di prima necessità come acqua, latte, carta igienica, pannolini, adatti a essere trasportati all’interno degli zaini. Ha annunciato che ne aprirà più di 100 a livello globale, grazie a un accordo da 100 milioni di dollari con l’operatore immobiliare svedese Stoneweg. Un modello che per ora non convince un altro grande operatore, la finlandese Wolt, presente in 23 Paesi ma non

Alfonsino, start up made in Campania. “Portiamo il foodtech dove non c’è” Intervista a Domenico Pascarella Alfonsino

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Spazio al grocery tramite alleanze e dark store Alla base della nuova veste del delivery c’è l’allargamento della base dei prodotti. E questo è ormai un fenomeno visibile anche in Italia, dove Glovo si è portata avanti iniziando a distribuire farmaci e altri generi. Anche Deliveroo ha già investito su questo canale e non smette di crescere. La app del canguro ha lanciato il suo servizio durante il lockdown nelle piazze principali e oggi serve i prodotti dei supermercati in 20 città, con circa 250 store disponibili, grazie ad accordi con Carrefour, Conad e Fresco Market. E il servizio arriva anche in

ommissioni medie del 25%, app proprietaria e focus sulle piccole città. Potrebbe essere questo il cocktail giusto per accontentare sia i ristoratori sia gli operatori del delivery. Un esempio di questo genere proviene da Alfonsino, brand nato nel 2016 in Campania, specializzato sulle città con una popolazione compresa tra 25.000 e 50.000 abitanti, focalizzato nel fornire il servizio laddove i big player nazionale non hanno interesse ad allargarsi. Ne ha parlato a Retail&food il fondatore, Domenico Pascarella. Qual è al momento la vostra diffusione? Ad oggi siamo presenti in oltre 300 comuni italiani distribuiti in 8 regioni, con oltre 1.000 ristoratori partner. Quanti sono i rider utilizzati e con quale contratto vengono inquadrati? Ad oggi collaborano con noi circa 800 addetti alle consegne. Il rapporto si configura come una collaborazione coordinata e continuativa. Il compenso viene determinato dal tempo che il driver dedica. È lui a prenotare in autonomia sessioni di lavoro e ordini da evadere. Garantiamo tutele Inail, versiamo contributi Inps e forniamo gratuitamente il kit per le consegne (zaino termico, kway antivento invernale, felpa), differenza più che significativa rispetto a tutti i nostri competitor. Rispetto invece ai ristoratori, qual è la commissione media applicata?

Il contratto prevede un corrispettivo del 25% di quanto fatturato attraverso la piattaforma. Preciso che oltre al servizio di delivery, forniamo anche strumenti per accrescere la visibilità, dunque aumentare i ricavi. Oltre al cibo, vi siete allargati alla consegna della spesa grazie ad accordi con alcuni supermercati. La formula ha successo? In concomitanza con l’emergenza sanitaria, in alcune città abbiamo avviato Alfonsino Grocery: il servizio consegna a domicilio la spesa da supermercati e negozi di beni di prima necessità, comprese farmacie, ottiche, pet food, fiora. L’iniziativa ha avuto successo e dopo la fase di test iniziale, stiamo gradualmente implementando il servizio su tutto il territorio nazionale. Quali sono stati i risultati del 2020 in termini economici? L’anno passato abbiamo registrato 9 milioni di euro di introiti, frutto di oltre 300.000 consegne. L’aumento di fatturato è stato del 130% sul 2019 e anche l’Ebitda è positivo. Infine abbiamo registrato un incremento dei lavoratori del 190%. Come procederà il 2021? L’obiettivo è consolidare la nostra presenza in altre regioni e affiliare 1.500 nuovi ristoranti nei prossimi 10 mesi.

marzo 2021 | retail food

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Food Tech in Italia, che a gennaio ha chiuso un maxi round di finanziamenti da mezzo miliardo di dollari. “Preferiamo lavorare con i partner, possono garantire la stessa efficienza “ ha detto in un’intervista il ceo Miki Kuusi.

Il fenomeno ghost kitchen, qualcosa si muove a Milano Poi c’è il fenomeno delle dark kitchen (o ghost kitchen), in sostanza quei ristoranti che nascono solo per rifornire il segmento delivery, senza tavoli né servizio interno. A Milano, piazza che solitamente anticipa le novità del settore, sono in fermento. Maurizio Rosazza Prin e Alida Gotta, due cuochi/imprenditori, ex concorrenti di Masterchef, hanno lanciato la società Delivery Valley, che propone diversi brand (dagli hamburger di qualità alla pizza) tutti improntati al “solo delivery”. Ma quel che più conta, è la nascita di quei soggetti che sono a metà tra foodtech e operatori immobiliari, come Kuiri, cioè le società che allestiscono gli spazi e poi li affittano ai marchi del food interessati. Da noi il business è agli inizi, ma negli Stati Uniti si sta già diversificando.

Nodo “riders”: maxi inchiesta della Procura di Milano che fa tremare il settore

È

ancora bufera, dal punto di vista giuridico e fiscale, per i big del delivery. A niente è valso il pronunciamento del Giudice del Lavoro del Tribunale di Firenze, che a inizio anno aveva definito come “autonomo” il rapporto di lavoro dei rider, dopo una contestazione della Cgil. Sulle società e nelle cronache è esplosa poco dopo l’inchiesta della Procura di Milano, coordinata dal Pm Francesco Greco, che dalla Lombardia si è estesa a tutta Italia, arrivando a un risultato che suona come una mazzata: per Just Eat, Glovo-Foodinho, Uber Eats e Deliveroo ammende complessive per 733 milioni, causa violazione della legge 81/08 (Testo unico sicurezza sul lavoro) e, almeno in teoria, obbligo di assunzione per 60mila fattorini utilizzati in tutta Italia, con contratto co.co.co da parasubordinato. Nel frattempo, Just Eat aveva annunciato la modifica delle sue modalità di lavoro, che ora prevede tre diversi regimi di orario: un contratto da dipendente full time per 40 ore settimanali, oppure la formula Part-time (variabile in base alla città e ai volumi di ordini previsti) e quella più flessibile, il lavoro a chiamata. Just Eat riconoscerà un compenso orario medio di 9 euro.

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Un operatore strutturato come Kitchen United ha speso il 2020 per consolidarsi come fornitori di spazi “multibrand”. Adesso ha trovato una nuova veste. In primo luogo, ha sviluppato un software che consente all’utente finale di unire nello stesso ordine e nello stesso scontrino le pietanze di brand differenti. Ed ecco superata una delle rigidità delle app di oggi. Inoltre ha iniziato a installare le sue cucine “smart” anche in centri commerciali e hotel, permettendo la prenotazione del food sia ai clienti fisici che in quel momento transitano negli spazi, sia a distanza. Un altro “diversivo” nel campo del food delivery è solleticare la fascia alta di pubblico, un interesse che proviene da entrambe le direzioni, sia quella dei ristoratori sia delle app. Persino uno chef come Massimiliano Alajmo, tre stelle Michelin, ha scelto Mymenu (gruppo Pellegrini) per rendere accessibile a domicilio il suo prezioso menu. Oppure si sono sviluppati servizi come Cosaporto, in cui è impossibile trovare il panino di McDonald’s, quanto piuttosto la pasticceria di Carlo Cracco, il sushi gourmet di Wicky’s o il box colazione romantica dell’Armani Cafè.

Qualità e redditività sono le sfide ancora aperte Ma tornando al tema centrale, la redditività dov’è? Secondo molti esperti del settore, il solo delivery non è sufficiente, neppure in chiave dark kitchen, e l’equilibrio risiede nel mix di ricavi tra avventori e consegne. Ma servirebbero diversi elementi. Commissioni più leggere o comunque flessibili applicate ai ristoratori, possibilità di proporre uno scontrino diversificato al cliente (più caro al ristorante, scontato per il delivery) e anche un packaging davvero di qualità, capace di mantenere separati per bene il caldo e il freddo e recapitare anche pietanze più impegnative di una patatina fritta. Nelle grandi città, la sbornia di delivery non è ancora passata. Ma con l’estensione dei vaccini e la riapertura graduale delle attività, è da verificare quanto resterà la voglia di ordinare un hamburger che in certi casi costa più di 10 euro, ma arriva a casa molle e tiepido. Una recente indagine di Altroconsumo, basata su 60 ordinazioni effettuate tra Milano e Torino, ha riscontrato che solo un terzo dei piatti caldi è arrivato a destinazione ad almeno 60 °C, la temperatura minima consigliata per la salubrità del cibo. Ed è andata peggio per i piatti freddi o crudi, che nel 38% dei casi eranoW ormai sopra i 10 °C di guardia.

Si spera nell’intervento legislativo, ma senza investimenti si muore L’impressione è che, comunque, per raggiungere migliaia di consumatori sia impossibile rinunciare ai big del delivery. E forse solo un intervento legislativo potrebbe porre un tetto alle commissioni. Qualcosa di simile è accaduto di recente in ambito alberghiero, nel difficile rapporto tra il colosso delle prenotazioni Booking e gli hotel (dove comunque si ragiona su commissioni più basse, in media del 15%). La multinazionale ha

Arrivano le piattaforme a “zero commissioni” Il taglio delle commissioni da parte delle app di consegna è poco probabile, specialmente ora che le società affrontano qualche costo in più per sistemare il personale con contratti a norma di legge (metto dida lunga su JustEat). L’associazione Ubri ha criticato più volte, anche su questo giornale, il livello delle commissioni e le scontistiche “imposte”, che favoriscono solo la app e non permettono di creare una vera concorrenza. Per ovviare al problema sono sorte alcune iniziative, di diversa “ampiezza” e differente natura dei promotori. A Bergamo ci ha pensato un ente pubblico, l’azienda di promozione turistica locale, a creare RistoraBergamo, una piattaforma che prevede “zero commissioni” per gli esercizi affiliati. Su scala più industriale, è arrivato anche in Italia il colosso canadese Shopify, che fornisce tutti gli strumenti per aprire il canale e-commerce del ristorante, effettuare consegne a domicilio anche senza passare dalle app, il tutto senza commissione sulla singola transazione, ma con un sistema ad abbonamento. È italiana, invece, la startup MyBalloon, finanziata dalla digital agency Nexus. Anche in questo caso, si tratta di una piattaforma che accompagna il ristoratore verso il mondo dell’e-commerce. E che, in questo periodo di pandemia, è del tutto gratis e poi attiverà un sistema basato su abbonamento, ma zero commissioni. Basterà?

aperto una finestra sul mondo, specialmente ai piccoli hotel. Ma fino a qualche tempo fa imponeva la cosiddetta “parity rate”: per contratto, la tariffa più vantaggiosa, per ciascuna stanza, doveva essere riservata a Booking, impossibile promuovere sconti paralleli direttamente sul sito dell’albergo. Nel 2018 è intervenuto il Garante per la concorrenza, in Italia come in Austria e Francia, a sancire l’illegalità della clausola, non solo per Booking ma per tutte le Ota (online travel agency). Anche per questo, molte sigle della ristorazione invocano un intervento legislativo sul tema delle commissioni, che però nel caos politico di questi mesi non è in cima alle priorità dell’esecutivo. Resta il dubbio, però, se basti questo a risollevare la situazione e mettere al riparo gli incassi dei ristoranti. Volendo proseguire nel paragone con il turismo, pur liberati dal contratto capestro, gli albergatori sono sempre di fronte a nuove sfide. Servono investimenti continui sull’on line e sul marketing digitale, competenze di revenue management in linea con i consumatori di oggi e una dimensione d’impresa congrua, perché il “piccolo e famigliare è bello”≠ rischia di non essere sufficiente. ¢ marzo 2021 | retail food

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Dossier factory outlet Taglio Nastro

A Chongqing, il settimo

di Andrea Penazzi

In Oriente si torna a parlare di inaugurazioni e di turismo interno con il taglio nastro del Village aperto da Nuveen Real Estate in collaborazione con RDM Asia, parte del gruppo italiano Fingen. L’operazione rappresenta un’opportunità di sviluppo per i brand europei 30

retail food | marzo 2021

Florentia Village

in Cina

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spirato allo stile italiano, il format del Florentia Village Designer Outlet Mall festeggia la sua settima realizzazione nella regione della Grande Cina. Nuveen Real Estate, una delle più grandi società al mondo attive nella gestione degli investimenti con 128 miliardi di dollari di asset under management, lo ha aperto in collaborazione con RDM Asia, parte del gruppo italiano Fingen, gestore leader nel mercato dei Designer Outlet Malls di lusso nel Paese. L’investimento totale, hanno reso noto i promotori, è di oltre 100 milioni di dollari americani. Il Florentia Village di Chongqing è dunque il settimo outlet ispirato all’Italian style aperto

ai piedi della Grande Muraglia da Silk Road Holdings, di cui Nuveen Real Estate è consulente per gli investimenti. Allo stesso tempo, è il primo outlet di grandi firme nella città e il secondo nel Sud-Ovest della Cina per la joint-venture. La catena di outlet è già stata lanciata con successo a Tianjin, Shanghai, Guangzhou, Hong Kong, Wuhan e Chengdu. La prima fase del Designer Outlet, che copre una superficie totale di circa 37mila mq, ospiterà più di 100 store, con brand del calibro di Furla, Calvin Klein, Karl Lagerfeld, Ports, Brooks Brothers, I.T, Tommy Hilfiger, Agatha, GAP, Adidas, Under Armour, New Balance, Puma,


Vans, Skechers e Asics. La struttura si trova a 45 minuti d’auto dal centro di Chongqing e dall’aeroporto, e a 30 minuti da molte delle principali attrazioni turistiche della regione, e per questo mira a diventare un punto di richiamo sia per i consumatori locali che per i turisti. Aperto ufficialmente il 3 febbraio 2021, l’immobile di oltre 60mila mq si inserisce nell’attuale portafoglio globale di Designer Outlet di Nuveen Real Estate, che comprende anche 20 centri in Europa. Nonostante la pandemia, che ha portato a chiusure temporanee in tutto il portafoglio, nel 2020 la catena dei Florentia Village ha registrato vendite totali per quasi 10 miliardi di renminbi (circa 1,5 miliardi di dollari), con una crescita del 7%, e ha attirato 19

L’economia sta mostrando segni di ripresa e prevediamo che il turismo interno avrà un ruolo significativo nei prossimi due anni, andando a sostenere il mercato retail cinese nel breve termine John Sharp-Paul, fund manager di Nuveen Real Estat

PROGETTO IN PILLOLE Località

Chongqing (Cina)

Investimento

100 Milioni Di Dollari

Promotori

Nuveen Real Estate - Rdm Asia (Parte Del Gruppo Italiano Fingen)

Tenant Sales 2021 Footfall 2021 Punti Vendita

Previsti Oltre 77 Milioni Di Dollari Previsti 800Mila Visitatori 100 A Regime Nella Prima Fase

Inaugurazione

3 Febbraio 2021

partnership, a garanzia del nostro costante impegno per assicurare rendimenti interessanti ai nostri investitori». A poche settimane dal grand opening, retail&food ha intervistato il top manager per

approfondire i dettagli dell’operazione, conoscere le opportunità per i brand italiani ed europei, nonché per avere una testimonianza diretta sull’evoluzione dell’andamento cinese in termini di consumi.

Florentia Village, Shanghai

milioni di visitatori. La proprietà prevede che il Florentia Village Chongqing registri vendite per 500 milioni di renminbi (oltre 77 milioni di dollari) e 800mila visitatori nel 2021. «Chongqing rappresenta da tempo una location interessante per la nostra strategia China Outlet Malls, perché è un’importante città di seconda fascia con un’offerta di outlet ancora scarsa – ha dichiarato John SharpPaul, fund manager di Nuveen Real Estate, in occasione del taglio del nastro – Grazie alla sua vasta gamma di marchi premium e all’eccellente ubicazione, crediamo che il Florentia Village Chongqing sia ben posizionato per soddisfare la domanda della classe media emergente nell’area, sia nella città che nelle località limitrofe. Siamo particolarmente lieti di essere riusciti a portare avanti la nostra marzo 2021 | retail food

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Dossier factory outlet Taglio Nastro Partiamo dall’apertura a Chongqing. Quali sono i punti di forza e le principali caratteristiche di questo Village in termini di brand mix e bacino d’utenza? In quanto tempo andrà a regime? Quella di Chongqing è una regione chiave in Cina, con un notevole potenziale grazie a un’economia fiorente, a un’ampia rete di collegamenti e al crescente potere d’acquisto dei consumatori. Il Florentia Village è il primo luxury outlet a Chongqing e si trova in una posizione ottimale, sia per i visitatori della zona che per i turisti, dal momento che è a 45 minuti di auto dal centro di Chongqing e dall’aeroporto, e a 30 minuti da diverse attrazioni turistiche. Per questo motivo, prevediamo già adesso una forte affluenza di visitatori locali, e appena sarà possibile tornare a viaggiare, un forte interesse da parte dei turisti internazionali. La prima fase del centro ha aperto a febbraio 2021, su una superficie totale di 37mila mq, con oltre 100 negozi. Vi si trovano brand prestigiosi provenienti dall’Europa, dall’Asia e dagli Stati Uniti, quali Furla, Karl Lagerfeld, Calvin Klein e Tommy Hilfiger, a prezzi scontati fino all’80% per tutto l’anno. Una proposta molto allettante per i clienti attenti alla moda e ai prezzi. Inoltre l’outlet lancerà anche un nuovo centro di intrattenimento per famiglie sviluppato intorno al tema della giungla. La seconda fase sarà composta da circa 100 unità, su una superficie di 25mila mq, la cui apertura è prevista per la fine del secondo trimestre di quest’anno. Prevediamo che il centro sarà interamente affittato entro la fine del 2020.

Florentia Village, Jingjin

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retail food | marzo 2021

Intervista a Mario Pellò, head of retail, Southern Europe and head of real estate, Italy presso Nuveen Real Estate Può fare un confronto tra l’andamento dei vostri asset in Cina e quelli in Europa? In Cina il fondo che ad oggi include i sette asset Florentia Village è destinato a crescere, anche perché le performance sono buone. Lo scorso anno ci siamo preoccupati quando è scoppiata la pandemia; il paese asiatico, infatti, è entrato per primo nel morsa del Covid, ma ora sembra uscirne meglio di altri. E mentre il revenge spending in Europa dopo il primo lockdown non si è verificato, in Cina è stato evidente. Ovviamente, il revenge spending cinese è andato a discapito dei consumi nel Vecchio Continente: con il blocco dei voli intercontinentali, infatti, si è verificato uno shift di domanda. Parlando dei nostri asset in Italia, invece, questi hanno sicuramente sofferto i tanti mesi di chiusura, ma tra il tardo periodo estivo e l’inizio dell’autunno hanno registrato numeri davvero importanti. Tuttavia, se guardiamo agli outlet village, è necessario evidenziare una distinzione tra quelli con un’offerta lusso e un target fortemente rivolto al turismo internazionale, che hanno subito maggiormente sia il blocco dei voli di lungo raggio sia quello tra le singole regioni, e quelli con un’offerta premium e un bacino prettamente rivolto alla catchment area locale, che invece si sono dimostrati altamente performanti. Crede che questo shift di domanda tra Europa e Asia possa protrarsi anche dopo la ripartenza del turismo mondiale? Non credo, per ragioni socio-demografiche, culturali ed economiche. Oggi la fascia medio borghese in Cina è in rapida ascesa e, in virtù dei suoi numeri elevatissimi, è impossibile soddisfare l’intera domanda interna solo con l’offerta in loco. Vi è poi un fattore prezzo: è noto che le grandi griffe applicano listini differenti tra

Europa e Cina, per cui nei viaggi in Occidente i cinesi tendono a comprare prodotti anche per conto delle rispettive famiglie e degli amici. Vi è poi da considerare l’effetto charming dell’acquisto di un capo italiano o europeo in Italia e, infine, vi è il fattore turistico vero e proprio, che porta tantissimi cinesi a voler tornare in Europa e nel Belpaese una volta che la crisi sanitaria sarà superata. Disponendo di asset sia Occidente che in Oriente, come favorite lo sviluppo dei brand nel mercato cinese? Premesso che vi è un tema di notorietà del brand, per cui il primo step per un marchio occidentale interessato a sviluppare in Cina è quello di entrare nel mercato domestico e poi, come secondo passo, di aprire negli outlet; come Nuveen Real Estate siamo in costante contatto con i singoli gestori degli asset (ad esempio McArthurGlen, Neinver e Gruppo Fingen in Cina) e facciamo da trait d’union quando ci comunicano determinate esigenze da parte dei loro tenant. Infine, leasing a parte, quali sono le sinergie tra gli asset europei e quelli cinesi del vostro portfolio? In Cina, trattandosi di un mercato più nuovo, abbiamo replicato dei sistemi consolidati in Europa, adattandoli ovviamente alle basi culturali locali. Sotto il profilo tecnologico e digitale, invece, mentre all’inizio si sperimentava nel Vecchio Continente e poi si esportavano le novità in Oriente, oggi è il contrario. Ciò è dovuto al fatto che i cinesi sono decisamente più propensi a utilizzare lo smartphone per fare shopping e per pagare attraverso questo device; ma anche al fatto che in Cina i vincoli imposti dalla regolamentazione sulla privacy sono meno stringenti rispetto a quelli europei.

Come si articola il programma di sviluppo dei Florentia Village in Cina? Quali i numeri del network in termini di investimenti, fatturati, footfall, tenant e tasso di occupancy? Al momento gli outlet attivi sono sette e diversi altri sono in programma. Di questi, cinque sono attualmente interamente affittati e gli altri due dovrebbero esserlo entro la fine dell’anno. Il tenant mix varia da un centro all’altro, ma la caratteristica che differenzia i Florentia Village dai loro competitor è l’elevato numero di brand del lusso presenti in tutti i mall. Abbiamo anche un buon numero di brand del lusso italiani, grazie alle solide relazioni dell’operatore RDM, che ha inizialmente sviluppato gli outlet in Italia per poi spostarsi sul mercato asiatico. Nel 2020, il Florentia Village ha registrato vendite totali per quasi 10 miliardi di RMB, con una crescita del 7%, e ha attirato 19 milioni di visitatori, che prevediamo saranno


ancora più numerosi quest’anno. Per quanto riguarda Chongqing nello specifico, per quest’anno prevediamo vendite per circa 250 milioni di RMB e 600mila visitatori. La Cina è ripartita, soprattutto rispetto all’Europa che è bloccata dal Covid, in termini di consumi e turismo interno. Come si presenta ad oggi lo scenario cinese, tenendo conto della grande vastità e varietà dello stesso. E quali sono le prospettive per il 2021? Prevediamo ottime performance per la Cina nel 2021, considerando la domanda non soddisfatta dei consumatori locali, che hanno un forte potere d’acquisto. L’economia sta già mostrando segni di una ripresa significativa e di certo prevediamo che il turismo interno avrà un ruolo significativo nei prossimi due anni, andando a sostenere il mercato retail cinese nel breve termine. Detto questo, la Cina offre talmente tanto che prevediamo che il turismo interno continuerà ad avere un peso importante anche dopo la ripresa dei viaggi internazionali. Anche se durante il prossimo anno l’epidemia dovesse ripresentarsi in sporadiche ondate, prevediamo che siano localizzate e probabilmente di breve durata, come abbiamo visto di recente. Inoltre la situazione andrà sempre più migliorando con la distribuzione dei vaccini. Quali sono i plus per i brand europei e italiani nell’aprire all’interno dei Florentia Village? Quali servizi fornite ai retailer per favorire il loro ingresso e/o lo sviluppo nel vostro network? Attraverso il nostro operatore RDM offriamo una partnership in grado di supportare la transizione verso il mercato asiatico per i brand che vi fanno ingresso per la pri-

Florentia Village, Guangzhou

ma volta. RDM ha anche un’esperienza significativa come retailer e questo è un grande vantaggio nel collaborare con i brand per costruire un’eccellente customer experience. Infine, l’eCommerce cresce a tassi importanti anche in Cina. Il Covid in che misura ha accelerato questo trend? Come network Florentia Village quali soluzioni B2C state adottando in chiave omnichannel? Florentia Village, Wuhan

Chiaramente il Covid ha avuto un impatto, ma la Cina era già così avanti rispetto al resto del mondo in termini di eCommerce, che gli effetti sul mercato più ampio sono stati inferiori di quanto ci si potesse aspettare. Detto questo, alcune aree delle vendite online sono aumentate notevolmente durante la pandemia; ad esempio già da qualche anno Florentia Village gestisce una piattaforma di vendite online per i nostri clienti, che nel 2020 è cresciuta in modo significativo e che pensiamo possa continuare a svilupparsi anche nei prossimi mesi e anni. Questo approccio omnichannel aiuta sia i nostri clienti, che i brand partner. Mettendo a disposizione dei clienti un portale affidabile per acquistare beni di fascia alta a prezzi interessanti, da una vasta gamma di marchi, li aiutiamo a trovare quello che cercano in maniera efficiente. Allo stesso tempo siamo in grado di aiutare i brand con vendite flash o promozioni speciali, sfruttando la nostra organizzazione e il fatto di essere noti per gli ottimi prezzi, senza che questo impatti sulle normali operazioni online. Il mercato online in Cina è molto sofisticato e consolidato, ma c’è ancora margine di crescita per la nostra strategia: stiamo cogliendo ora i vantaggi di un investimento attento e della capacità di integrare conoscenze e relazioni con i clienti che abbiamo acquisito negli ultimi dieci anni di gestione dei Designer Outlet Mall. ¢ marzo 2021 | retail food

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Il bilancio

A

Klépierre nell’anno del Covid

fronte di 2,1 mesi di chiusura completa dell’intero portafoglio, il 2020 di Klépierre non può che vedere il segno “-” davanti a tutti i principali indicatori economici. E l’Italia, in virtù di restrizioni più durature, è tra i mercati in maggiore sofferenza. Ma, tra la moltitudine di numeri che costituisco la relazione economica annuale di Gruppo, emerge che le vendite al dettaglio hanno registrato una sensibile ripresa nei periodi di riapertura post lockdown, a dimostrazione che il comparto dei centri commerciali e il portfolio di Klépierre nello specifico mantengono una forte attrattività sui consumatori. Tra gli investimenti del colosso immobiliare francese, invece, nonostante il drastico ridimensionamento delle risorse, rimangono sul piatto quelli per il potenziamento di Shopville Gran Reno (BO).

Vendite al dettaglio

Nel 2020, le vendite al dettaglio (esclusi i giorni di chiusura) si sono attestate all’89% del livello dell’anno precedente, illustrando la resilienza del business in una situazione sanitaria avversa e il rapido rimbalzo all’indomani delle varie chiusure in tutta Europa. Le attività del Gruppo – ha sottolineato l’azienda nella relazione annuale – hanno registrato una performance migliore del previsto, in particolare i centri commerciali convenience (94% del livello dell’anno precedente), ma quelli situati vicino agli snodi di viaggio hanno risentito del basso numero di pendolari e di turisti. Per area geografica, la Francia ha registrato 34

retail food | marzo 2021

L’Italia penalizzata dalle chiusure di Andrea Penazzi

Il 2020 di Klépierre, a livello di gruppo, mostra segnali in chiaroscuro. L’impatto del Covid in tutti i paesi in cui è attiva ha portato a difficoltà evidenti, ma, di contro, nei periodi estivi e in generale nei giorni di completa apertura le vendite dei tenant hanno tenuto due forti e rapidi recuperi delle vendiRiscossione degli affitti te dopo le chiusure da marzo a inizio giugno e novembre, con le vendite Klépierre prevede di riscuotedei retailer che hanno raggiunto re l’84% della fatturazione totale il 94% del livello dell’anno preceper il 2020. Al primo febbraio, la dente nel terzo trimestre e l’hansocietà ha incassato l’81%, con 32 no addirittura superato in dicemmilioni di euro ancora da recupebre (+1%). Gli affari sono stati rorare. Al netto degli abbattimenti Gino Antonacci, busti anche in Scandinavia (93% degli affitti (116 milioni di euro, managing director del livello dell’anno precedente), di cui 102 milioni di euro che inKlépierre soprattutto in Norvegia, dove le cidono sull’NRI 2020), il tasso di Management Italia vendite sono state sostanzialmenraccolta sarà del 91%. L’importo te stabili rispetto al 2019. Al conin sospeso (108 milioni di euro) è trario, nei mercati che hanno subito restristato accantonato per perdite di credito. Si zioni durature, come Spagna (78% del livello tratta principalmente di ristoranti, cinema dell’anno precedente) e Italia (87%), l’andae altri operatori del tempo libero, agenzie di mento delle vendite dei retailer è stato tenviaggio e tenant insolventi e/o in fallimendenzialmente più debole. to. Questo tasso di riscossione varia di trime-


KEY FINANCIALS 12/31/2020 In millions of euros, total share Total revenues Net Rental Income (NRI) Property portfolio valuation (incl. transfer taxes) Net debt Loan-to-Value (LTV) Net debt to EBITDA In euros, Group share EPRA Net Tangible Assets (NTA) per share Net current cash flow per share Net current cash flow per share (excluding IFRS 16)

stre in trimestre. Nel Q2 e nel Q4, la raccolta è stata influenzata dalle chiusure (rispettivamente 64% e 79%), mentre è stata più alta quando i negozi erano aperti (98% nel Q1 e 94% nel Q3).

Reddito netto da locazione

Il reddito netto da locazione (NRI) è stato pari a 846,2 milioni di euro al 31 dicembre 2020, in calo del 25,2% rispetto al 2019. Ciò include un impatto di 210,5 milioni di euro dovuto agli abbattimenti degli affitti e agli accantonamenti per perdite su crediti; una riduzione di 29,5 milioni dei ricavi variabili (in calo del 26%), compresi i turnover rent, i redditi da parcheggio e il leasing speciale; un impatto di 31,9 milioni di cessioni, principalmente attribuibile alla vendita del portafoglio ungherese alla fine del 2019; e un impatto di 12,4 milioni che riflette le variazioni sfavorevoli dei tassi di cambio e altre voci non ricorrenti, parzialmente compensato da nuovi affitti derivanti da estensioni o sviluppi recenti.

Leasing

Nel 2020, l’attività di leasing si è concentrata principalmente sul raggiungimento di accordi per periodi di blocco al fine di ottimizzare la riscossione degli affitti e/o di estendere le locazioni su negozi mirati. Ad oggi, sono stati concordati 4.972 accordi con i retailer, concedendo concessioni di affitto per periodi di blocco. In cambio, il Gruppo ha ottenuto una media di 1,9 anni di estensione dei contratti di locazione su 1.933 contratti. Un totale di 951 contratti di locazione sono stati firmati nel 2020, generando una reversibilità positiva del 4,5%. La variazione dell’occupancy (in calo di 180 punti base al 95,2%) è principalmente attribuibile a un’attività di leasing più lenta rispetto al 2019. Tra le operazioni concluse nel corso dell’anno, Klépierre ha siglato a dicembre un

12/31/2019

Reported change

1,130.8 846.2

1,325.5 1,130.6

-14.7% -25.2%

21,859 9,054.3

23,673 8,830.2

-7.7% +2.5%

41.4% 10.8x

37.3% 8.0x

+410 bps +2.8x

31.40 2.05 1.97

36.90 2.82 2.82 -

-14.9% -27.4% 30.3%

Like-for-like change(5)

Finanziamento

-7.2%

importante accordo con Primark per l’apertura di sette nuovi negozi in Francia e in Italia, sottolineando la partnership di lunga data tra le due aziende e la capacità di Klépierre di adattare i suoi centri commerciali per sostenere i player in espansione. I nuovi negozi andranno a completare gli 11 siti esistenti nel portafoglio di Klépierre, con l’ultimo che ha aperto su 6.650 mq a Belle-Épine (regione di Parigi) all’inizio di luglio. Il Gruppo ha anche continuato a sostenere il crescente slancio delle insegne di tendenza, come dimostrato dagli accordi con Normal, Hubside e Rituals. Inoltre, lo specialista di smartphone Huawei ha aperto i suoi primi due negozi nei centri commerciali Klépierre a La Gavia (Madrid) e Créteil Soleil (regione di Parigi), mentre Swarovski ha inaugurato una nuova boutique a Hoog Catharijne (Utrecht) e Pandora ha lanciato nuovi flagship a Globo (Milano) e Sadyba Best Mall (Varsavia). Nel corso dell’anno sono stati anche siglati accordi nel sotto-segmento sport con l’apertura di nuovi negozi Decathlon (Nový Smíchov, Praga), XXL (Gulskogen, regione di Oslo), Nike (Assago, Milano) e JD Sports (Mayol, Tolone; Tourville, Rouen). Infine, il Gruppo ha continuato ad ampliare l’offerta Food & Beverage con il lancio del concetto Destination Food, in particolare a Emporia (Malmö) e Nový Smíchov (Praga).

Debito

al 30 giugno 2020. Il rapporto debito netto/ EBITDA è pari a 10,8% al 31 dicembre 2020, mentre l’indice di copertura degli interessi resta elevato (7,3%).

Al 31 dicembre 2020, l’indebitamento netto consolidato ammonta a 9.054 milioni di euro, contro gli 8.830 milioni di euro di un anno fa, ovvero un aumento di 224 milioni di euro, inferiore alla diminuzione del flusso di cassa corrente netto (270 milioni di euro). Il Gruppo ha adottato infatti una serie di misure atte a contenere le uscite di cassa, in particolare gli investimenti. Il rapporto Loanto-Value (LTV) è pari al 41,4% al 31 dicembre 2020, in aumento di 140 punti base rispetto

Per rafforzare la sua posizione di liquidità nel 2020, il Gruppo ha raccolto 1,5 miliardi di euro in nuove obbligazioni con un rendimento medio dell’1,5% e una scadenza di 9,5 anni, e ha firmato una nuova linea di credito revolving legata alla sostenibilità di 1,4 miliardi di euro, con una scadenza di 5 anni. Grazie a queste operazioni, la posizione di liquidità di Klépierre si attesta a 3,2 miliardi di euro al 31 dicembre 2020, coprendo tutte le esigenze di rifinanziamento fino a maggio 2024. Infine, il costo medio del debito ha continuato a diminuire nel corso dell’anno, attestandosi all’1,2% contro l’1,5% del 2019.

Investimenti e cessioni Nel 2020, Klépierre ha contenuto le uscite di cassa a un numero limitato di progetti già impegnati (principalmente Hoog Catharijne a Utrecht, Créteil Soleil in Francia e Gran Reno in Italia), sottolineando la disciplina finanziaria del Gruppo. Complessivamente, gli investimenti totali nel 2020 ammontano a 181,3 milioni di euro (in particolare 96,3 milioni di euro sui progetti di sviluppo e 81,5 milioni di euro sul portafoglio permanente), significativamente al di sotto del livello dello scorso anno (310,9 milioni di euro; 190 milioni di euro sui progetti di sviluppo e 116,7 milioni di euro sul patrimonio permanente). In futuro, il Gruppo continuerà a monitorare attentamente le uscite di cassa e prevede di spendere solo 94 milioni di euro nel 2021 per i progetti di sviluppo. Parallelamente, nel 2020, Klépierre ha ceduto attività non-core per un corrispettivo totale di 155,6 milioni di euro (escluse le tasse di trasferimento, quota totale), il 3% al di sopra della valutazione.

Outlook

Per il 2021, il Gruppo prevede che il flusso di cassa corrente netto raggiunga 1,90 euro per azione (escluso l’impatto dell’ammortamento delle concessioni di affitto Covid-19). Questo presuppone che le attuali misure di chiusura che interessano il 60% dei negozi Klépierre non durino oltre il marzo 2021. Complessivamente, ciò rappresenta un periodo di chiusura equivalente a 1,5 mesi per l’intero portafoglio e un impatto di cash flow stimato di 0,25 euro per azione. ¢ marzo 2021 | retail food

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Nodo locazioni e affitti di ramo d’azienda di Andrea Penazzi

In periodo di Covid, gli equilibri economici nel rapporto tra locatori e locatari si sono fatti precari. Ma dal punto di vista giuridico, qual è la via maestra da seguire per entrambe le parti? L’opinione dell’avvocato Alessandro Barzaghi, managing partner dello studio Cocuzza & Associati

Il braccio di ferro tra landlord e tenant

S

in dal primo lockdown risalente ormai a 12 mesi fa, è emerso con forza il problema del pagamento/riscossione - dipende dai punti di vista - dei canoni di affitto. In sostanza, chi tra landlord e tenant deve farsi carico di assorbire l’impatto dello tsunami economico generato dal Covid-19? La questione corre su un doppio binario: economico, appunto, e giuridico. Parallelamente si annoverano molteplici dinamiche che concorrono a costituire le relazioni attuali tra questi due attori fondamentali dell’immobiliare commerciale: dalla forza contrattuale dei brand con decine o centinaia di punti vendita, così come quella delle proprietà con in pancia diversi asset, sino alla presenza di attori terzi come gli istituti di credito e assicurativi. Nell’ultimo anno, quindi, si è assistito sia a comportamenti virtuosi, in linea con la talvolta abusata espressione di “partnership tra landlord e tenant”, sia a prove di forza caratterizzate da silenzi assordanti. E ancora, tema non secondario, il verificarsi di diverse ondate di chiusure forzate (pensiamo al calendario e alla geografia delle zone rosse e arancioni)

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ha trasformato taluni accordi iniziali in veri e propri vicoli ciechi per i brand ma anche per le stesse proprietà. «Non c’è danno maggiore per una property di avere un inquilino che gli occupa l’immobile senza pagarlo», ha sottolineato a r&f l’avvocato Alessandro Barzaghi, managing partner dello studio legale Cocuzza & Associati di Milano. Con l’avvocato Barzaghi abbiamo delineato lo scenario giuridico-economico che caratterizza il difficile confronto landlord - tenant in questa perdurante fase di crisi. Periodo in cui la riscossione degli affitti, sia del Q4 2020 che del Q1 2021, rimane all’ordine del giorno.

Gli scenari «A partire dall’autunno, la seconda ondata di contagi e la conseguente disposizione di chiusura degli esercizi commerciali deliberata dalle autorità ha determinato, come effetto domino, una nuova ondata di richieste di rinegoziazione da parte dei retailer. A questo punto il ventaglio delle risposte presentate dalle proprietà si è fatto molto variegato, così come l’equilibrio nelle relazioni landlord-tenant ancora più fragile. Basti pensare che i centri commerciali sono tuttora chiusi nei weekend, per cui tutti i retailer che vi lavorano soffrono tantissimo. Tra le casistiche più diffuse vi è quella dei retailer che hanno ricevuto uno sconto dopo il primo lockdown: in tale circostanza, se non hanno sottoscritto una clausola circa l’esaustività di quel provvedimento per l’intero periodo Covid possono chiederne un secondo facendo leva sul fatto di averlo già ottenuto una volta. In caso contrario, oltre a verificare se tale clausola comporta davvero una rinun-


cia e a verificare come è stata formulata, si può comunque procedere ma diventa ovviamente più complesso arrivare a un risultato. Questa è una di quelle technicality che non traspare facilmente, soprattutto in momenti come il primo lockdown quando alcuni brand hanno dovuto contrattare decine se non addirittura centinaia di accordi quasi contemporaneamente». Suddetta circostanza, in base all’esperienza diretta di Barzaghi, si è verificata in circa un quarto dei casi. Ma non è l’unico cavillo indigesto ai retailer. «Ci sono proprietà che si sono spinte oltre, chiedendo in cambio dello sconto anche determinate rinunce tra cui il diritto di recesso. A mio avviso - ha fatto notare l’avvocato - può essere più penalizzante rinunciare al diritto di recesso con una pandemia in corso di cui non si intravede la fine, che incassare una perdita. Questo perché, con il diritto di recesso si può

derare come sarà il negozio Alessandro Barzaghi, del futuro ed essere velonominato managing partner ci nell’andare incontro al cambiamento, eventualdi Cocuzza & Associati mente a scapito di durate contrattuali lunghe ». avvocato Alessandro Barzaghi è Come già accennato, per diventato managing partner di Couna property l’evencuzza & Associati, ruolo che ha già tualità peggiore è che Avv. Alessandro Barzaghi ricoperto dal 2014 al 2017 con l’avil tenant non paghi il vocato Giulia Comparini. Entrato canone e al contempo non restituisca l’immonello Studio nel 2001 e partner dal 2008, bile. «Per quello che ho visto spesso i brand eviAlessandro Barzaghi fornisce assistenza tano di non pagare in toto, ma eventualmente si a società operanti nel settore della moda, limitano alla percentuale sui fatturati e non il del retail e della ristorazione in tema di minimo garantito. Questo perché, nella situadiritto societario, commerciale e immozione attuale, risulta troppo elevato. Tale conbiliare. Nel campo del real estate assiste cetto è applicabile più facilmente nel caso di anche proprietà immobiliari in operazioaffitto di ramo d’azienda, in quanto, se questo ni di sviluppo e nell’ambito della gestione non è produttivo, si può contestare il relativo e locazione di patrimoni immobiliari. “Le canone. Per la locazione i discorsi sono diversi».

L’

Il punto di vista del landlord

uscire e chiudere il rubinetto, viceversa lo sconto vale per uno specifico periodo di tempo, superato il quale il retailer va incontro ad anni di liability. Nella prima contrattazione sarebbe stato necessario, soprattutto con le proprietà più sofisticate, controllare bene questi accordi e capire nel concreto a cosa si stava rinunciando e quale fosse la posta in gioco». Con la definizione di proprietà più sofisticate, l’avvocato Barzaghi intende in taluni casi quelle dei centri commerciali e, spostandoci nei centri storici, fondi, banche o grandi player. Ma vincolare eccessivamente un retailer può diventare un’arma a doppio taglio. «Il mondo dell’immobiliare è ingessato per definizione e più è legato alla finanza e più va a scontrarsi con le esigenze dei retailer. Questo perché la finanza impone canoni certi per un determinato numero di anni. Con il Covid, invece, il futuro dei locali commerciali è diventato imprevedibile: non si può sapere chi li occuperà e con quale formula. Per cui è inutile tenere come inquilino un operatore che fatica e privarsi di player potenzialmente in linea con le tendenze del mercato. Questa pandemia ha accelerato dei trend che erano già in atto, quindi è fondamentale, anche per le proprietà, consi-

Indossando i panni delle proprietà immobiliari, quali argomentazioni possono addurre per impedire che i retailer scarichino su di loro i danni economici provocati dal Covid? «Il punto più forte è sostenere che la situazione attuale non è un inadempimento del landlord ma bensì è causata dal Covid, che è un fatto accidentale terzo. Quindi, posto che sicuramente vi è una perdita per il retailer, non vi è motivo per cui questa debba ricadere sulla proprietà. È un punto molto basilare, ma non sbagliato. Tuttavia, se giuridicamente le proprietà possono avere argomentazioni anche corrette, nel concreto, per non mettere a rischio il loro centro commerciale innescando un effetto domino di chiusure, devono agire tenendo in considerazione fattori anche e soprattutto economici».

La direzione delle sentenze

A fronte delle numerose cause intentate in tutta Italia, la giurisprudenza negli ultimi mesi si è pronunciata in favore di una rinegoziazione dei termini contrattuali, indicando il principio solidaristico quale via maestra da seguire. «Quindi l’atteggiamento delle proprietà che ancora si rifiutano di sedersi al tavolo per parlare con gli operatori va contro a tali provvedimenti, perché è stato riconosciuto come contrario alla buona fede. Tale atteggiamento è portato avanti da una minoranza dei landlord, diciamo circa il 20%. Tuttavia, quando capita i retailer si chiedono come poter uscire e chiudere il punto vendita. Gli istituti giuridici esistono, anche se ne devono essere verificati attentamente i presupposti: per le locazioni c’è il recesso per “gravi motivi” e per gli affitti di ramo d’azienda “l’eccessiva onerosità sopravvenuta”. Se si arriva a questo punto, il rischio per le proprietà

sfide che attendono lo studio - dice l’avvocato - sono l’espansione in ambiti oggi non presidiati, per un servizio di general practice a 360 gradi, un po’ come abbiamo fatto, con successo, negli ultimi anni con la practice di diritto amministrativo, a supporto dell’immobiliare e del commerciale, come per gli appalti. Alla nostra competenza tradizionale, il retail e retail real estate, aggiungeremo via via specializzazioni di supporto che possano servire questa industry complessa e in veloce evoluzione. Continuiamo dunque la nostra crescita, sperimentando una forte informatizzazione dello studio che riteniamo necessaria, per far sì che il controllo della nostra organizzazione sia assoluto a vantaggio di clienti che richiedono di razionalizzare sempre di più selezione e management delle proprie spese legali. Completa il quadro la nostra forte presenza internazionale: i tanti rapporti creati negli anni stanno dando i loro frutti”..

è che i loro centri si svuotino, in quanto non ci sono operatori pronti a entrare al loro posto».

Tax credit

Infine, nella contrattazione tra landlord e tenant, quanto incide il fattore tax credit? «Mentre alcune proprietà adducono proprio questo strumento fiscale nel rifiutare di concedere sconti e/o nuovi sconti dopo quelli post primo lockdown, l’opinione di molti retailer è che non sia una soluzione sufficientemente efficace. Inoltre, per alcune insegne, non sarebbe neanche utilizzabile». In sintesi, dunque, tra pagare per intero i canoni e beneficiare del tax credit oppure chiedere una rinegoziazione dei contratti, i brand si orientano decisamente sulla seconda opzione. ¢ marzo 2021 | retail food

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Real Estate Market Outlook 2021

Verso il superamento della dicotomia online - offline Dall’omnicanalità alle possibili conseguenze di lungo periodo determinate dalla pandemia, e ancora i temi dei canoni, degli investimenti e della pipeline. L’anno passato e quello che verrà nel Report sul mercato italiano firmato CBRE

L’

annus horribilis alle spalle e il 2021 schiacciato tra ulteriori restrizioni e la speranza dei vaccini. Nel frattempo, prosegue la sofferenza del commercio al dettaglio con categorie quali l’abbigliamento formale, la ristorazione e in generale il leisure a pagare il prezzo più alto. A delineare nello specifico l’andamento del mercato immobiliare commerciale in Italia, il Real Estate Market Report 2021 di CBRE, di cui proponiamo la sezione specifica sul segmento retail.

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retail food | marzo 2021

La crisi Covid-19 apre nuovi scenari

La crescita della curva dei contagi da Covid-19 verificatasi in autunno e il conseguente inasprimento delle misure di contenimento hanno causato un ulteriore aggravio delle condizioni dei retailer, già provati dai mesi di chiusura precedenti (Fig.1) e dagli investimenti necessari all’adempimento dei requisiti di sicurezza durante la fase di riapertura. Nonostante la crescita delle vendite online, le stime sulla eCommerce penetration in Italia a fine 2020 evidenziano ancora una marcata distanza rispetto a quanto registrato

nei maggiori Paesi europei. Nel 2021 si assisterà probabilmente a una normalizzazione della crescita del retail online sul totale delle vendite al dettaglio, anche a grazie al recupero delle vendite sui canali fisici. La crescita dell’eCommerce nel 2020 non sembra infatti destinata a produrre una significativa accelerazione dei trend di lungo periodo. La diffusione dell’eCommerce ha comunque portato alla luce anche nuove attitudini dei consumatori, che indicano una via per un possibile ammorbidimento della contrapposizione on-line/off-line. Gli italiani hanno acquisito familiarità con gli acquisti online in tutte le declinazioni possibili (dal food delivery al click & collect), ma dalle indagini condotte da CBRE nel corso del 2020 è emerso il desiderio da parte dei consumatori di coniugare lo shopping fisico nel tempo libero con la possibilità di ritiro di prodotti acquistati online. Il superamento della dicotomia online/offline retail è in questo momento al centro dell’interesse sia dei retailer sia degli investitori, sempre più interessati a favorire la crescita dell’omnicanalità. Diventa sempre più chiaro il rapporto complementare tra eCommerce e


to a un’impennata di fallimenti in alcune categorie di retail fisico, la crescita dell’eCommerce sembra comunque prossima a rallen2015=100 tare. Gli spazi fisici rilasciati sono già sotto la lente d’ingrandimento di brand nativi digita160 Totale li alla ricerca del contributo del negozio fisi140 co sia in termini di experience sia in termini Ipermercati 120 di visibilità e posizionamento del brand. Tra i format emergenti si osservano “flaghsip di 100 Supermercati prossimità” altamente differenziati rispet80 to alle caratteristiche della clientela locale, e Discount negozi che puntano a una totale customizza60 zione del prodotto on-demand. In entrambi i 40 Grande distribuzione casi, si tratta di iniziative improntate a un’otspecializzata 20 tica omnicanale. Parallelamente, i cambiamenti delle abiPiccole superfici 0 tudini dei consumatori osservati durante l’anno appena concluso impongono di ripensare il retail tenendo conto dell’eredità del Covid-19. Da questo punto di vista è opportuno interrogarsi sull’impatto della diffufig. 2 CENTRI COMMERCIALI, 2020 CBRE KPI, VARIAZIONI TENDENZIALI sione del remote working, che ha portato a una riduzione del footfall nelle +100% vie commerciali dei centri storici, gra+80% vando soprattutto sul segmento food +60% & beverage, ma anche su tutte quel+40% le categorie merceologiche che bene+20% ficiano dell’afflusso dei city user nei 0 giorni settimanali. Un altro elemen-20% to di incertezza è rappresentato dal-40% le prospettive di recupero del turismo -60% internazionale: è certo che la ripre-80% sa della componente domestica sarà -100% ben più rapida, ma l’attrattività delle location italiane fa ben sperare in vista dell’auspicato contenimento delPresenze Scontrino medio Fatturato Scontrini la diffusione del virus. Pesano anche i timori legati all’erosione del potere di acquisto e della propensione al consumo. fig. 3 PIPELINE SVILUPPI Tuttavia, la rapidità del recupero dei fatturati al termine del primo lockdown ha dato 000mq un segnale incoraggiante al mercato retail. 600 Nei centri commerciali gestiti da CBRE (Fig. 500 2) si è infatti osservata una ripresa dei fatturati durante la “tregua” estiva, raggiungendo 400 a settembre quota -5,8% rispetto allo stesso 300 mese del 2019, accompagnata da un recupero del footfall in linea con quanto registrato a li200 vello nazionale dal Mobility Index di Google Completamenti sugli spostamenti per retail e tempo libero. 100 Pipeline 0

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INDICE DELLE VENDITE AL DETTAGLIO PER FORMA DISTRIBUTIVA

fisico, il rapporto complementare tra brick & mortar ed eCommerce e la futura transizione dei negozi verso funzioni diverse dalla semplice vendita di beni di consumo. L’attenzione è rivolta a nuove forme di experience-based retail. Negli Stati Uniti, dove il virus ha porta-

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negozio fisico, grazie a un migliore monitoraggio delle performance del retail online in seguito alla sua maggiore diffusione durante la pandemia. Alla base del superamento di questa dicotomia troviamo tre elementi principali: l’unicità dell’esperienza offerta dal retail

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Gli incentivi contengono la pressione sugli headline rent

Landlord e tenant affrontano questa fase di profonda crisi con un approccio dialogante che mira a superare gli impatti a breve termine guardando al futuro. I proprietari, consapevoli dei rischi tenancy e vacancy, si sono infatti dimostrati accomodanti nei confronti marzo 2021 | retail food

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Real Estate Market Outlook 2021

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ANDAMENTO DEIPRIME

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dei tenant, anche in modo proattivo. Questi ultimi, infatti, operano in un’ottica di cost-saving e di razionalizzazione delle reti di vendita, ma non rinunciano al proprio posizionamento sui mercati primari. Questo approccio si è tradotto in un incremento sostanziale del tenore degli incentivi con la concessione di temporanei rent abatement e rent holiday, e sostegni economici per i fit-out, nell’interesse reciproco di tenant e landlord di giungere a soluzioni efficaci per contrastare l’immediato crollo dei fatturati e scongiurare il rischio vacancy. La pressione sui canoni in posizioni prime rimane comunque considerata sostenibile sul lungo periodo e non si osservano significativi scostamenti rispetto agli headline rent pre-pandemia. Contemporaneamente nelle posizioni secondary, in particolare nei centri commerciali, si osserva talvolta una propensione all’alleggerimento del tasso di sforzo e all’abbassamento del canone minimo garantito. Un ultimo aspetto problematico per il mercato retail è costituito in questo momento dalla debolezza della domanda di spazi di grandi dimensioni, sia nei centri

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netrazione dell’eCommerce, la cui diffusione è stata accelerata dalla situazione emergenziale. Questo è di certo tra i principali elementi di Supermercati criticità per il mercato retail: il timore di una progressiva sostituzione del commercio fisico Shopping Center con quello digitale ha portato a una radicale revisione delle strategie a lungo termine deHigh Street gli investitori. Questa incertezza si è tradotta Cash & Carry in una nuova crescita dei rendimenti, che ha Retail interessato soprattutto le high street seconWarehouse darie e i centri commerciali, mentre rimane Retail Park cautamente positivo l’outlook sui rendimenti High Street prime, confermato dalle operaFactoy Outlet zioni in corso e da quelle concluse durante il 2020. Appare invece in controtendenza l’anOther Retail damento dei rendimenti dei supermercati: la riduzione osservata durante la seconda metà dell’anno riflette il rafforzamento dell’interesse degli investitori nei confronti di questa asset YIELD R ETAIL class, grazie alla resilienza dimostrata durante l’emergenza Covid e la minore esposizione nei High Street Prime confronti dell’eCommerce (Fig. 5). La crescita dei rendimenti ha toccato in modo più conteHigh Street Good Secondary nuto anche i retail park e le retail warehouse stand alone, percepiti come più sicuri in quanShopping Center Prime to meno impattati dalla pandemia, più econoShopping Center Good Secondary mici sotto il profilo dei costi di gestione e più adatti a essere convertiti ad altre funzioni. Le Retail Warehouses prospettive per il 2021 sono ancora incerte. È Retail Park Prime probabile che i trend osservati lo scorso anno si manterranno invariati fino alla risoluzione Retail Park Good Secondary dell’emergenza sanitaria. Nonostante l’eCommerce rimanga il principale elemento struttuSupermercati/Ipermercati rale di destabilizzazione per questo settore, la sua rapida diffusione durante la pandemia potrebbe aiutare a definire i nuovi contorni del mercato retail. commerciali che nel segmento High Street con vocazione mass market. Questo trend Proseguono i maggiori non è legato al Covid-19 ma al numero limitato di operatori attivi sopra determinate sosviluppi, rallenta la pipeline glie dimensionali in grado di sostenere tali casecondary noni, a cui si aggiunge una ridotta propensione a investire per la creazione di nuovi punti Il 2020 si chiude con poco meno di 200mivendita in questa fase di incertezza. la mq di completion retail, in parte anche a causa del rallentamento delle attività di sviluppo dovute alle misure di contenimento dei Gli investimenti tengono contagi. La gran parte delle inaugurazioni è infatti avvenuta nell’ultimo trimestre dell’anno. grazie alla GDO Non si osservano per ora stralci di iniziative già avviate o prossime all’avvio. La pipeline di Il 2020 si è chiuso con 1,4 miliardi di euro sviluppi dei prossimi due anni prevede la readi investimenti, un risultato sostenuto da deal lizzazione di oltre 400mila mq (Fig. 3), oltre la di portafoglio di grandi dimensioni nella GDO metà dei quali concentrata nella città metroe dalle componenti retail di transazioni core di politana di Milano (240mila mq), di cui 100miasset mixed-use su high street primarie (Fig. la mq nel solo Comune (il Merlata Bloom e gli 4). Rispetto al 2019, il volume degli investimeninterventi di trasformazione/recupero in otti si è ridotto del 26% complice la contingenza tica urban retail in prossimità delle principali Covid-19 e la riduzione dei deal nel comparhigh street). Tra i principali interventi di refurto out-of-town. Gli investitori sono frenati in bishment troviamo invece il Centro Leonardo questo momento anche dai timori più a lungo a Fiumicino, che si presenterà nella sua nuova termine di una crescente erosione delle venveste entro la fine del 2021. Red. dite negli store fisici legata alla crescente pe-

INVESTIMENTI RETAIL PER ASSET CLASS

fig. 4



Food service

DAI LOCALI ICONICI ALLE GHOST KITCHEN, la food r-evolution di Spazio Futuro

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a forte specializzazione nel pilotage e nel contract, ma soprattutto la passione e l’esperienza ultra trentennale nell’ambito della ristorazione, gli sono valsi nel tempo incarichi prestigiosi per la realizzazione di locali con primari brand italiani e internazionali. Da un punto di vista istituzionale, gli sono stati conferiti l’incarico di presidente della Commissione Food e Food Court del CNCC durante il mandato di Massimo Moretti e, in seguito alle elezioni 2020, quello di supervisore dell’associazione nonché di supervisore della neo commissione Food & Leisure. Roberto Bramati, presidente di Spazio Futuro Group - il manager coglie l’occasione di questa intervista per ringraziare pubblicamente Roberto Zoia e lo staff del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali per la fiducia accordatagli- oggi tra le altre cose è anche impegnato nel riprogettare gli spazi di ristorazione al tempo del Covid. Un’attività sartoriale fatta di accorgimenti, per rendere innanzitutto i locali sempre più sicuri dal punto di vista igienico sanitario, e di dettagli a forte impronta digitale. «La digitalizzazione abbinata al tema della sicurezza è uno degli aspetti che le catene stano curando maggiormente, con l’obiettivo, ad esempio, di evitare il più possibile il contatto cassa-cliente. In questo senso, tra i progetti che stiamo portando avanti c’è la ridefinizione delle intere food court e food hall di primari centri

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commerciali. La nostra idea è quella di permettere al clienti di ordinare in galleria con degli appositi totem, per far sì che, una volta arrivati al ristorante, il vassoio sia già pronto e il conto pagato. Parallelamente, intendiamo creare un’app per gestire le prenotazioni non di un singolo locale, ma di tutta la food court del mall». Ancora sul fronte della digitalizzazione, che la pandemia da Covid ha ulteriormente accelerato, l’altra frontiera su cui è impegnato Spazio Futuro è quello delle ghost kitchen, per le quali siamo stati coinvolti da Dynamic Food Brands, società specializzata in questa nuova formula di ristorazione con propri modelli di business, e avremo un ruolo importante ed esclusivo nella creazione e nel coordinamento delle prossime aperture. Il vantaggio per le catene di ristorazione consiste nel posizionarsi all’interno di ghost kitchen che replicano l’esperienza delle food court dei centri commerciali, con la comodità di poter essere collocate sotto casa del cliente. Quella proposta è l’unica soluzione in grado di garantire performance sostenibili, grazie ad un modello di business fortemente aggregativo intorno al brand e l’expertise di Spazio Futuro in tal senso si rivela strategica. «Sono altrettanto certo che lo sviluppo della ristorazione classica continuerà - ha specificato Roberto Bramati - È vero che questa pandemia ha cambiato

Roberto Bramati, presidente di Spazio Futuro

usi e costumi, non solo rispetto ai ristoranti ubicati nei centri commerciali ma anche per quelli in centro storico e direi in generale, tuttavia la clientela tornerà una volta che i locali potranno riaprire. Questo perché il ristorante è e rimarrà un luogo sicuro di incontro e di socializzazione. Aggiungo, però, che sempre di più sarà importante la leva della specializzazione, mentre l’offerta generalista continuerà a soffrire anche dopo il Covid». E allo stesso modo, per il presidente di Spazio Futuro Group, il food nei centri commerciali non solo non perderà GLA ma tornerà a crescere appena i Dpcm lo consentiranno. Questo perché i mall sono diventati un luogo di aggregazione (non di assembramento), dove i bambini possono giocare, è sempre possibile passeggiare in un’area climatizzata, quindi fare colazione con gli amici e pranzare, vedere i negozi e fare la spesa. «A riconferma di ciò, dopo il primo lockdown questi luoghi sono tornati a riempirsi nuovamente». Dulcis in fundo, il piano di sviluppo targato Spazio Futuro prevede nuove aperture con primarie catene. «Gli operatori che in questo momento stanno riprendendo lo sviluppo infatti sono società organizzate ovvero catene di grandi dimensioni e ben radicate sul territorio italiano che cercano di posizionarsi ove non ancora presenti». ¢


Consumi Hi tech

L’ELETTRONICA BATTE LA CRISI Ma qual è il modello vincente?

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scono indenni, o quasi, dalla crisi Covid. Sono i grandi brand dell’elettronica di consumo. I numeri danno loro ragione, anche se il lavoro da fare è ancora tanto. “I marchi non devono perdere il treno, perché la concorrenza delle piattaforme elettroniche pure è sempre più pesante, e non c’è solo Amazon” suggerisce Marco Gambaro, esperto del settore, professore di Economia della Comunicazione all’Università Statale di Milano.

Boom on line, il negozio tiene botta Qualche numero. Secondo la società di consulenza Kearney, l’anno scorso le vendite in negozio hanno perso in media il 9%, recuperando però 5 punti grazie all’e-commerce. Anche Gfk registra un quadro positivo: l’elettronica di consumo è cresciuta l’anno scorso del 5,5% in valore, raggiungendo la bellezza di 15,5 miliardi di euro. I negozi fisici pesano ancora per il 75,6%, ma l’on line nel giro di un anno e mezzo è passato da circa il 15% al 24,4%.

Elettronica di consumo in pillole Vendite: 15,5 miliardi di € Canale fisico: 75,6% Canale online: 24,4% Trend: +5,5% Dati 2020, fonte Gfk. gozi affiliati, di dimensione medio-piccola e focalizzati sul servizio di prossimità, hanno consentito una significativa resilienza del business, impattato solo marginalmente dalle restrizioni” segnala la stessa relazione della società. Ma la strategia di Unieuro passa per tante strade: espansione della rete vendita tramite nuove aperture dirette e accordo con la Gdo, specialmente con Iper e Conad; rafforzamento del marketing on line, che sfrutta due marchi distinti come Unieuro e Monclick; novità a beneficio dell’esperianza di acquisto, come i servizi “Autoritiro” o le soluzioni on line per saltare la fila in negozio o prendere appuntamento con un consulente. L’omnicanalità spinta al massimo.

L’exploit di Unieuro

Qualcuno finisce per fallire

Poi ci sono i singoli operatori, come Unieuro, che ha pubblicato risultati sorprendenti sui primi 9 mesi (marzo-novembre 2020) con ricavi a 1,89 miliardi, più 7,4% sullo stesso periodo 2019. Il canale retail pesa ancora per il 63,2% dei ricavi, meno quindi della media del settore. Ed è calato del 3%. Mentre l’on line copre il 19,4% del fatturato ed è balzato dell’85,2%. Eppure va bene anche il canale “indiretto”, che conserva una matrice fisica visto che si riferisce a negozi affiliati e Gdo: +10% e 11,7% della torta. “I ne-

Poi ci sono anche le cronache negative, come quelle che riguardano Euronics. In realtà, il brand nel suo complesso è in salute. A finire in amministrazione straordinaria è stata solo la milanese Galimberti Spa, uno degli undici soci che compongono il grande gruppo d’acquisto dell’elettronica. Diversi negozi sono finiti all’asta, uno di questi è andato a Unieuro, quattro a un altro dei soci Euronics, Nova. La crisi Galimberti ha avuto però un significato simbolico importante, perché i negozi si trovano nel

cuore nevralgico dell’economia italiana, la Lombardia, e perché proprio dalla Get, antesignan di Galimberti, era nato il progetto Euronics nel nostro Paese. Questione di strategie sbagliate?

Dai data analytics all’assistenza, le sfide da cogliere “I grandi gruppi d’acquisto hanno la forza di contrattare prezzi vantaggiosi e i vari imprenditori locali conoscono bene il proprio territorio e la relativa clientela. Certo, a livello di governance, mettere insieme tante teste può creare problemi quando si tratta di decidere” ammette il professor Gambaro. Un limite che non riguarda Unieuro, ormai una public company quotata in Borsa, con un management definito e “centralizzato”, fresco di creazione della nuova casella di direzione generale, occupata da Bruna Olivieri. Ma nessuno può sedersi sugli allori. “Tutti i brand devono investire in data analytics, perché a livello di profilazione e fidelizzazione del cliente, il retail tradizionale è ancora indietro rispetto alle piattaforme native digitali. Bisogna trovare il modo di aumentare la qualità dell’assistenza in negozio, anche se non è facile, né economico, avere addetti esperti in tutti i punti vendita. E ancora, si può lavorare sul rapporto con i produttori, magari inventandosi una linea di marche “premium” con altrettanti servizi dedicati” aggiunge Gambaro dell’Università Statale. E se la soddisfazione dell’utente conta, neppure sull’on line bisogna rischiare di farsi pizzicare in difetto. Lo scorso 15 febbraio, l’Agcm ha aperto un’istruttoria per verificare l’entità di diverse problematiche emerse nelle vendite on line, sia del duo Unieuro-Monclick, sia di Mediaworld. A.L. marzo 2021 | retail food

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Gestione Hr Intervista

Cosmetica: “resilienza” è la parola d’ordine

Tengono i ricavi e la ripresa è già in atto

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onostante la crisi, la cosmetica italiana ha parato il colpo nel 2020. Il fatturato è sceso, ma tutto sommato ha tenuto rispetto ad altri settori e, soprattutto, dal sentiment delle imprese si respira già aria di ripresa. A tirare le somme dell’anno passato ci ha pensato la consueta rilevazione di Cosmetica Italia, sigla del settore di Confindustria, arrivata a 594 associati (erano 519 nel 2018), in rappresentanza di 36mila occupati diretti e 400mila considerando la filiera. Il valore globale del settore si è attestato a 10,47 miliardi di euro, in calo del 12,8% sul 2019, con un freno più accentuato sulla quota di export (4,1 miliardi, -16,5%) e minore per la parte domestica (6,36 miliardi, -10,2%). Ma addirittura il 46% delle aziende dichiara di essere già in fase di ripresa, mentre per il 36,8% questo avverrà nella seconda metà dell’anno e solo un 14,5% ritiene di dover aspettare il 2022. “Sono numeri che danno speranza e ottimismo. Resilienza è una parola abusata, ma questo è stato il concetto chiave che ha caratterizzato le nostre imprese, che hanno continuato a investire, non solo in digtale e e-commerce, ma anche in ricerca e macchinari” ha commentato il presidente dell’associazione, Renato Ancorotti.

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Dal preconsuntivo sul 2020 emerge una flessione del fatturato del 12,8%, comunque sopra i 10 miliardi. E quasi la metà delle imprese si è già rimessa a correre

Le chiusure imposte dal Covid pesano sui canali di vendita Il periodo straordinario della pandemia ha naturalmente influito sui canali di vendita. Il mass market dovrebbe chiudere l’anno con un lieve calo, -2,5%, pur affermandosi di gran lungo come il principale: la quota di mercato è del 44%. Seguono le “farmacie”, anch’esse in flessione del 2,5%, ma che per la prima volta superano le farmacia e si posizionano con una quota del 19,2%. Più pesante, appunto, il risultato delle profumerie che hanno perso il -27% delle vendite e ridotto la loro quota al 15,9%. Come in tutti i settori, la pandemia ha spinto i consumatori verso tablet e smartphone, così va in controtendenza l’e-commerce, che ora rappresenta il 7,7% dei ricavi ed è balzato del 42%. “Appare evidente come il canale digitale sia indispensabile, ma ancora non in grado di riequilibrare l’andamento complessivo” ha aggiunto Ancorotti. Eppure le note positive non mancano. Le previsioni per tutti i canali di vendita sono per un segno positivo già nel primo semestre 2021: si va dal +3,5% di grande distribuzione e farmacie, al 40% dell’e-commerce, al 12% delle erboristerie e al 10% dei negozi

Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia

professionali, come saloni di acconciatura ed estetica. E per quanto riguarda i prodotti? Sono calati ad esempio, i consumi di profumeria alcolica (-20 %), ma sono aumentati quelli di saponi liquidi (+38%) e sono cresciute le tinture per capelli fai da te (+30%). Ridotto l’acquisto dei rossetti, a favore del make up occhi.

Tematica green sempre più centrale. Ma occhio al falso sostenibile Quest’anno il centro studi di Cosmetica Italia ha dedicato un focus sul segmento dei prodotti naturali/biologici e quelli connotati come “sostenibili”. Due diciture, però, su cui l’associazione tiene a vigilare, per evitare abusi. Il prodotto naturale è caratterizzato da un claim che richiama questa qualità, meglio ancora però se conforme allo standard Iso 16128


o se sottoposto a un altro tipo di certificazione. Quello sostenibile, invece, ha a che fare con vari aspetti della catena gestiti in modo rispettoso per l’ambiente (ad esempio riduzione di emissioni di Co2 e ridotto uso di acqua nei processi produttivi, packaging riciclabile) e anche in questo caso non mancano le certificazioni che danno un valore aggiunto, sia di prodotto (ecolabel, NordicSwan, Blue Angel) sia a livello corporate (ISO 14001, B Corp). Quanto vale il segmento? Rappresenta ormai più del 10% del mercato, con un fatturato pari a 1,65 miliardi, suddiviso in 778 milioni relativo all’area “naturale/bio”, 876 milioni “green/sostenibile”, con una vasta area di sovrapposizione visto che 925 milioni sono relativi a prodotti che presenta-

Le imprese sono ripartite, ma vanno accompagnate da un piano governativo efficace in termini di promozione del Made in Italy e sviluppo sui mercati esteri secondo Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia

no entrambe le caratteristiche. “Interessante notare” ha spiegato Gian Andrea Positano responsabile del centro studi, “che in questo filone l’e-commerce pesa pochissimo, mentre hanno un ruolo importante i saloni professionali, grazie al valore aggiunto che il personale sa dare a livello di consulenza”.

Si rafforzano le filiere e si allarga la base dei fornitori Gli economisti di banca IntesaSanpaolo hanno passato ai raggi x la filiera della cosmetica, in un report appositamente prodotto per Cosmetica Italia. In primo luogo, considerando l’alto valore del nostro reporto, ecco una proiezione sui consumi privati di prodotti cosmetici nei principali mercati. Impossibile distogliere gli occhi dalla Cina, che già nel corso del 2020 non ha subito alcuna flessione rispetto all’anno precedente e farà un balzo enorme da qui al 2025, con una crescita che toccherà quasi il 10% l’anno. E in Cina la quota di “import” è solo dell’8%. Sarà molto più lenta la crescita di mercati già maturi, compresi Italia, Germania, Uk, ma anche Hong Kong, con una crescita in volumi limitata al 10-12% prendendo come base i numeri pre Covid. Sul fronte del settore cosmetico interno, emerge

l’ulteriore rafforzamento delle filiere. Nel 2016 il peso degli acquisti di prodotti intermedi da fornitori strategici era già al 71%, nel 2019 è arrivato all’80% del totale (e al 66% alla voce “servizi”). Certo l’anno passato ha provocato un problema di allungamento dei tempi di pagamento e c’è stata spesso una revisione nelle politiche aziendali di approvvigionamento, modifica che ha riguardato circa il 44% delle imprese al Nord, il 21% al centro Sud. Nel 25% dei casi si è trattato di una diversificazione o ampliamento dei mercati di provenienza, nel 10% della scelta di altri fornitori. E se il rallentamento delle vendite ha comportato un calo di qualche punto percentuale degli acquisti di prodotti intermedi (che comunque sono il 72% della spesa), sono aumentati del 2,4% gli investimenti in Ict e “ricerca e sviluppo”, soprattutto effettuati all’interno delle cosiddette province specializzate (Milano, Monza Brianza, Lodi, Como, Bergamo, Firenze, Cremona, Padova, Torino, Bologna, Roma, Parma). E anche nella cosmetica si sono fatte spazio nuove soluzioni aziendali: è triplicata nel 2020 la quota di imprese che ha fatto ricorso allo smart working, ora il 34,3% del totale, il 35,3% (3 punti in più) ha investito su e-commerce e marketing digitale ed è salita di un punto, al 31,7%, la quota di chi utilizza soluzioni digitali nei processi produttivi e nella logistica. A.L.

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Gestione Hr Intervista

Lagardère Italia, per la terza volta è Top employer

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agardère Travel Retail Italia, leader sul nostro mercato nel duty free, ha ricevuto anche nel 2020 la menzione nell’ambito delle risorse umane, secondo la consueta classifica del Top Employer Insititute, che per il 2020 ha segnalato sul mercato italiano 25 best practice su vari versanti della gestione delle risorse umane. Per Lagardere, quasi 2.000 dipendenti in Italia, è arrivato il premio legato nello specifico alla difficile gestione del Covid-19. “Continuiamo a essere riconosciuti un’eccellenza nella gestione dei nostri collaboratori” dice Andrea Arrighi, Vice President Human Resources & Organization Italy della società, che ha commentato il premio in quest’intervista. Terzo anno da Top Employer, una conferma non scontata visto lo scossone dato dal Covid anche al travel retail. Quali sono gli ingredienti che vi hanno consentito questa continuità? Nonostante il periodo molto difficile abbiamo lavorato sul coinvolgimento delle nostre persone, utilizzando la tecnologia per rimanere in contatto e mantenere vivo il senso di appartenenza. Da un lato, abbiamo sviluppato progetti formativi digitali realizzati in house, basati sull’irrobustimento delle soft skills e sulla gestione dei clienti, anche in collaborazione con i brand partner o con gli stessi collaboratori degli stores. Dall’altro, abbiamo organizzato appuntamenti su grandi temi come cambiamenti sociali, medicina, corporate social responsability, con docenti universitari, medici ed economisti. Nei limiti del possibile non abbiamo rallentato la formazione, ma piuttosto accelerato la digitalizzazione di questo processo, già sviluppato in azienda da più di 5 anni. Quali novità avete introdotto nell’anno “impossibile” appena vissuto? Abbiamo prestato una attenzione spasmodica alla sicurezza sul lavoro, elaborando procedure e manuali anti Covid, consegnati a tutti i collaboratori delle differenti linee di

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business. In collaborazione con una start up dell’Università la Sapienza di Roma, è nata la app “Audiosafety”, dedicata alla sicurezza e alle regole anti contagio. Inoltre, è stata messa a disposizione del personale una polizza assicurativa, per tutelare le persone in caso di infezione e ricovero ospedaliero a causa del Covid. Ma ci occupiamo anche di offrire supporto psicologico a tutti coloro che ne siano interessati. La formazione ha perso o acquisito valore con la pandemia? Ha assunto un ruolo strategico fondamentale. Già da alcuni anni ci eravamo avviati sulla strada del training online e per questo non ci siamo fatti trovare impreparati. È un processo su cui non torneremo più indietro. In quali altri versanti il digitale fa sentire il proprio peso? Oggi in Italia eroghiamo processi digitali che vanno dalla firma del contratto di assunzione, al training in ingresso, a quello per gli apprendisti, fino al long life working training. Anche nella gestione delle risorse umane il digitale ha acquisito spazio? Il digitale HR acquisirà uno spazio amplissimo, per motivi di celerità, ma anche di controllo dei costi. Questo comporta investimenti importanti ma, in prospettiva, il pay back risulta conveniente rispetto ai costi ordinari relativi all’organizzazione di corsi in aula, spese di trasferta, utilizzo di documenti cartacei. Ci siamo dotati da tempo di una piattaforma HR integrata che rende agile la gestione. Formazione permanente, un mantra sempre più citato e ripetuto in questi

Guidelines for the use of the Top Employers Certification Seal

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Andrea Arrighi, Vice President Human Resources & Organization Italy di Lagardère mesi. State lavorando anche per questo in Lagardère Travel Retail? Noi, come tutte le countries del Gruppo Lagardere Travel Retail, siamo valutati sui processi formativi elaborati ed erogati ogni anno. Ora che i clienti si stanno progressivamente abituando agli “acquisti online”, il training per la fidelizzazione dei consumatori diventa un fattore di reale sopravvivenza, benché noi operiamo in un canale “protetto” come quello aeroportuale. Il cliente va comunque curate affinché ritorni. Quindi osserviamo procedure di training rigorose e strutturate per i collaboratori degli stores. Come cambieranno le procedure di acquisizioni talenti? Non ritengo che saranno modificate. Da sempre, cerchiamo collaboratori “sorridenti ”, che abbiano modo e metodo nel relazionarsi con i clienti, sappiano vendere i prodotti, ma soprattutto facciano vivere un’esperienza piacevole in quel breve momento di acquisto. Un sales assistant professionale, educato ed empatico fa la reale differenza nel retail. Che cosa ha visto Top Employer di significativo, da premiarvi per il terzo anno consecutivo? La coerenza nel costruire relazioni sane, profittevoli e creare un percorso di coinvolgimento delle nostre persone, lunga tutta la loro carriera. Dico sempre ai miei collaboratori: “Non siamo perfetti, non lo saremo mai, ma dobbiamo sforzarci nel metterci in relazione e dialogare”. Non è semplice, quando si hanno molti collaboratori dislocati in tante unità operative. Ma dobbiamo provarci, perché chi lavora con senso di appartenenza è il miglior “ambasciatore o ambasciatrice” per il nostro business.. A.L.



Travel Outlook 2021

Shopping tax free: ripresa rinviata

ma all’insegna dell’hi tech I TOP BRAND PER I CONSUMATORI CINESI

I TOP BRAND PER I CONSUMATORI AMERICANI

Patek Philippe 9% Cartier 8%

Dati 2020. Elaborazione di Planet su dati Ubs Evidence Lab

Rolex 11%

Hermes 34%

Gucci 21% Miche al Kors 10%

Luis Vuitton 11% Luis Vuitton 18 % Bulgari 13%

Dior 100% Dior 20%

Cartier 14%

Burberry 14%

Rolex 15%

Tiffany 14% Gucci 17% Balenciaga 17%

di Adriano Lovera

Non basterà l’estate per rivedere cinesi e americani, i due bacini più importanti per gli acquisti internazionali con il tax refund. Ma la Brexit sposterà milioni di turisti verso il continente. Dacò (Planet): “Indispensabile catturarli con gli strumenti giusti”

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Balenciaga 17%

retail food | marzo 2021

Chanel 20%

Q

uando ripartirà il “tax free shopping”? Dalle prime street di Roma e Milano ai maggiori outlet, i grandi brand avrebbero bisogno come l’ossigeno del ritorno in massa dei viaggiatori internazionali, che secondo Planet, una

L’Italia ha la soglia minima più alta in tutta Europa sul tax refund: 154 euro. Appello al Governo per tagliarla. delle principali società di pagamenti del settore, solo in Italia permettevano di battere scontrini per quasi 4 miliardi di euro. Ma era il 2019, un altro mondo. Un dato appare certo: l’estate 2021 non sarà ancora quella della ripresa. Manca poco tempo e sono ancora

Chanel 15%

Andrea Dacò, marketing manager per l’Italia di Planet troppe le variabili a livello sanitario, che non permetteranno un ritorno in massa di turisti internazionali, come cinesi, americani, mediorientali. Ma accanto ai dubbi ci sono anche alcune certezze ed è su queste che occorre farsi trovare pronti.

L’importanza dei cinesi e dalla fascia alta Secondo una proiezione sul 2021 di Planet, basata su dati di Ubs Evidence Lab, il 70% dei cinesi e il 59% degli americani, interpellati a fine 2020, è desideroso di compiere un viaggio. E tra i cinesi, il 53% indica l’Europa come meta. “Sono rilevazioni che fanno ben sperare” dice Andrea Dacò, marketing manager per l’Italia di Planet, società accreditata


Tra Brexit e Hainan, effetti a confronto Capire dove andranno i cinesi non è semplice. E su questo, ci sono due fenomeni nuovi tutti da soppesare. Da un lato c’è stata la decisione di Londra di abolire lo shopping tax free sul proprio suolo. Una condizione vantaggiosa per l’Italia, che può diventare una valida alternativa. Restando al segmento dei top spender “elite”, il 78% dei cinesi ha affermato che l’abolizione del tax free in Gran Bretagna farà cambiare destinazione per un viaggio e il 53% del campione ha indicato l’Europa come prima scelta, il 34% è indeciso tra Europa o Asia/Pacifico. Di contro però c’è un altro fenomeno. Il Governo di Pechino sta sostenendo pesantemente i consumi interni, anche con imponenti operazioni quale l’isola di Hainan, maxi zona franca turistica chiamata a diventare la nuova Hong Kong, dove gli stessi cinesi possono fare acquisti esenti da imposte. Non a caso, secondo il report di Planet, se nel 2019 solo il 64% dei viaggiatori cinesi si dichiarava attratto dal fare spese nei confini nazionali, la percentuale è balzata all’84% nell’ultima parte del 2020.

Pochi gruppi e outlet favoriti sulle street È comunque possibile evidenziare alcuni trend, che potrebbero guidare le strategie di marketing degli operatori turistici e retail. “La ricerca di un certo distanziamento, almeno nel breve periodo, farà diminuire la componente dei viaggi di gruppo, a favore di spostamenti individuali” ragiona ancora Andrea Dacò. “Inoltre, credo che i primi a riprendersi saranno gli outlet, dopo arriveranno le vie dello shopping. I primi, infatti, sono cresciuti molto in questi anni non solo con i cinesi ma anche grazie ai cittadini del Medio Oriente e

molti di questi Paesi sono avanti con la campagna vaccinale”. Il segreto per essere pronti? “In prima fila c’è la digitalizzazione” conclude Dacò. “Se fino a qualche tempo fa l’imperativo era accettare Alipay come metodo di pagamento, ormai questo è scontato. Occorre stare al passo con l’innovazione e dare a disposizione degli utenti un’esperienza d’acquisto moderna. In un futuro non troppo lontano, credo che parleremo sempre di più di acquisto touchless e di check out senza passare dalla cassa, seguendo i test che sta mettendo in campo un colosso come Amazon”. L’INTERVISTA

QUANTO VALE(VA) IL TAX FREE IN ITALIA

3,8 miliardi di euro Quote di me rcato: Milano 30,4%, Roma 18,6%, Firenze 13,7%, Venezia 6,5% Spesa complessiva:

Fonte principale Cina:(36% del totale)

Scontrino medio cinesi:

Stefano Rizzi, managing director di Global Blue in Italia “Noi ci mettiamo la tecnologia. Politica ed Enit facciano la loro parte” Global Blue è il leader a livello mondiale del “tax refund”. Vista la posizione di mercato, lo Stefano Rizzi stop generale al turismo del 2020 non poteva che pesare enormemente sui conti del gruppo: il primo semestre 2020-2021 (dal punto di vista fiscale, aprile-settembre 2020) ha visto i ricavi calare praticamente a un decimo, da 227 milioni di euro dello stesso periodo precedente, a poco più di 20. Facciamo il punto con Stefano Rizzi, managing director di Global Blue in Italia. Quando possiamo sperare nella ripresa? Ogni previsione è azzardata. Nella migliore delle ipotesi il turismo internazionale potrebbe ripartire dopo l’estate. Nei mesi estivi, invece, vedo soprattutto movimenti domestici o al massimo dentro i confini europei. Quindi, nel caso del tax free, i primi a tornare potrebbero essere gli svizzeri, che premieranno zone della Lombardia come Milano, Como e Varese. A breve termine non vedo grandi speranze per cinesi e americani. Nel frattempo, che cosa fa Global Blue? Assistiamo brand e negozi partner ad approfondire ogni aspetto del “remote selling”, perché non c’è turismo in presenza, ma la voglia di shopping non si arresta. Ci sono tanti tool che permettono di interagire a distanza con il consumatore, partendo ad esempio da una chat per poi passare all’assistenza interattiva. Stiamo sperimentando esperienze di acquisto immersivo tramite smart glasses, ad esempio con La Rinascente di Roma e Milano. In Cina stiamo proponendo il live stream shopping su appuntamento. E poi stiamo predisponendo appuntamenti di formazione per i retailer, per fare una sorta di refresh in attesa del ritorno dei flussi.

1.129 euro

Quali saranno le esigenze dei travel shopper? Per molti aspetti le stesse di prima. Poche file, acquisti veloci, possibilità di sbrigare in modalità elettronica il processo di tax refund. E ovviamente, pochi assembramenti. Secondo i dati finanziari del gruppo, l’abolizione del tax free in Gran Bretagna potrebbe costare il 12% dei ricavi annui. E per l’Italia? In realtà, per il nostro Paese è un’opportunità. Gli inglesi in Italia solitamente sono poco interessati allo shopping, guardano più all’arte o al soggiorno in luoghi suggestivi, dalla Toscana all’Umbria alla Sardegna. La vera sfida è catalizzare quella grande fascia di viaggiatori, soprattutto medio orientali, che non avranno più convenienza ad andare in Uk. Ma per tirarli da noi, ed evitare che vadano a Parigi per esempio, servono una regia centrale, marketing mirato, un’azione di sistema che comprenda tutti, a partire dall’Enit. Il nuovo dicastero del Turismo del governo Draghi, presentato come ministero con portafoglio, può senz’altro aiutare. La soglia minima italiana di 154 euro, sotto la quale è escluso il rimborso Iva per i viaggiatori extra comunitari, è un problema? Sembra un dettaglio, ma è un limite enorme su cui protestiamo da tempo e che dimostra miopia da parte del legislatore. La Francia non ha perso tempo e dal primo gennaio l’ha portata da 175 a 100 euro, una mossa inserita in una strategia più ampia per far ripartire il turismo. Se pensiamo ai cinesi, per loro è un dovere tornare in patria con il classico souvenir per amici e parenti. E sono proprio quei piccoli acquisti che ricadono in questo range di spesa. Inoltre, per la loro cultura, il concetto di sconto è fondamentale. E il tax free, in fondo, non è che uno sconto. Perché non approfittarne? ¢ marzo 2021 | retail food

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Dati 2019 di Planet

di una quota di mercato intorno al 35%, ma a livello globale specializzata in grandi brand del fashion. Un dettaglio è importante. Il 17% dei cinesi definirebbe “luxury” il prossimo viaggio. E l’accenno al lusso non è secondario. Secondo Planet, la fascia di acquirenti internazionali definita Elite rappresenta solo l’1% delle persone, ma è responsabile del 29% della spesa globale. Segue il segmento Power, cioè il 19% del campione ma che apporta il 50% della spesa. E qui, più che i numeri, conta lo scontrino. Dunque alzare la qualità dell’offerta, da quella alberghiera a quella dei voli aerei passando per i servizi collegati allo shopping, dovrebbe essere una priorità tanto del settore turistico quanto di quello retail.


Focus Viaggi

di Adriano Lovera

Dagli Stati ai vettori aerei, ormai tutti convergono su una necessità: chi si sposta dovrà esibire il proprio “patentino” da vaccinato. Ma il panorama è ancora confuso: tante iniziative ancora senza coordinamento

Pronti a viaggiare con

?

il PASSAPORTO DIGITALE

D

efinirne i dettagli è prematuro. Eppure appare sempre più chiaro che una delle condizioni essenziale per far ripartire il turismo a livello mondiale sia la disponibilità di una sorta di passaporto sanitario, che ciascuna persona si porti appresso, in tasca o meglio ancora sul cellulare. E se prima si trattava in prevalenza di mostrare la negatività al Covid per mezzo di un tampone, all’arrivo o in partenza da un aeroporto, adesso sempre di più l’esigenza sarà quella di esibire un patentino da “vaccinato” che permetta non solo di volare, ma in generale di spostarsi con tranquillità. Il problema è che sono sorte tante iniziative separate, che avrebbero urgente bisogno di trovare un punto di “fusione”.

I progetti dei Governi

Tra i Paesi più avanzati in questo senso c’è Israele, tra i più avanti nel processo di vaccinazione della popolazione. Il Governo, infatti, a tutti i cittadini immunizzati fornisce un documento denominato 50

retail food | marzo 2021

“Green pass” e sta programmando una serie di aperture di hotel, palestre e altri luoghi pubblici, limitando l’accesso solo a chi possiede questa carta verde. In Europa, la Finlandia dal 21 gennaio scorso rilascia un certificato di vaccinazione ai cittadini che hanno già ricevuto la seconda dose. L’importanza del provvedimento sta nella sua reciprocità: il governo di Helsinki riconoscerà qualunque documento similare emesso da uno Stato dell’Unione europea o dell’area Schengen. A metà febbraio, invece, sono arrivate Danimarca e Svezia, che hanno aggiunto un dettaglio in più: il

certificato viene considerato come un vero e proprio lasciapassare non solo per i viaggi, ma anche semplicemente per andare al ristorante o assistere a festival e concerto. Non è chiaro, però, se l’assenza della vaccinazione lasci automaticamente i cittadini fuori dai locali della ristorazione. Il ministro delle Finanze danese ha inoltre chiarito che sarà disponibile in formato digitale, da mostrare sul cellulare, mentre il governo svedese prevede per giugno di emettere il suo primo certificato elettronico. Anche la Polonia, già a febbraio, ha lanciato il suo passaporto interno. Tutti i polacchi che


hanno effettuato la seconda dose hanno ricevuto sul cellulare una conferma e un Qr code, che permetteva di scaricarlo. E sulla stessa scia si stanno muovendo altri Paesi, dalla Gran Bretagna alla Spagna. Persino Cipro si è mossa, sperando così di accelerare qualche arrivo turistico estivo. La piccola isola del Mediterraneo ha detto che

in automatico, il possesso di un certificato di vaccinazione annulla ogni obbligo di quarantena o di tampone per gli stranieri in ingresso. E gli Stati Uniti? I dettagli ancora non si sanno, ma la nuova amministrazione Biden, molto più sensibile al tema Covid rispetto alla precedente, sembra intenzionata a muoversi sulla stessa strada.

L’industria aerea mette in campo le sue app L’industria aerea si è portata avanti già da alcuni mesi ed è tutto sommato in vantaggio, rispetto ai Paesi, nello sviluppo di certificati digitali. Infatti sono sorti almeno quattro progetti diversi che permettono ai potenziali viaggiatori di imbarcarsi, dimostrando la propria negatività al Covid. Ora, tutti stanno cercando di implementarsi per integrare al loro interno anche il “patentino” da vaccinato. Anche in questo caso, però, l’abbondanza di iniziative rischia di creare confusione. In prima fila c’è la Iata, in sostanza la sigla che racchiude i vettori aerei a livello mondiale, che ha sviluppato la sua app Travelpass. L’organizzazione ha annunciato che i primi test della applicazione avverranno a marzo 2021, molto probabilmente all’inizio per dispositivi iOs, nel secondo trimestre per quelli Android. Singapore Airlines, Etihad, Emirates, Qatar Airways e British Airways sarebbero i primi vettori coinvolti. Accanto a questa, poi, c’è Commonpass, app sponsorizzata dal World economic forum. Doveva essere disponibile con diverse compagnie, specialmente americane come JetBlue o United, ma in realtà sembra ancora tutto fermo. In campo c’è anche la Digital Health Pass, sviluppata da Ibm in collaborazione con un altro colosso informatico americano, Salesforce, specializzato nel cloud computing. E non basta. Esiste anche AokPass, sviluppata dalla International Chamber of Commerce (ICC). Questa è stata usata per digitalizzare i certificati di negatività al Covid, nei voli Covid-Tested della tratta Roma-New York, iniziativa che vede in prima fila Adr (Aeroporti di Roma). Ma si sta già lavorando per poter inserire anche il dato sulla vaccinazione. “Ora il nostro auspicio è che le procedure di viaggio Covid Tested avviate a Fiumicino siano estese ad altri Paesi e scali italiani, perché è l’unica strada per garantire la sicurezza dei passeggeri e permettere una ripresa del traffico aereo” ha detto l’amministratore delegato di Adr, Marco Troncone. Sul fronte dei vettori, invece, uno dei più attivi è British Airways. La compagnia inglese collabora con la Iata per lo sviluppo di TravelPass. E da poco ha aperto al test di un’altra app, VeriFly, della società americana di software Daon, inizialmente sulle tratte da e verso gli Stati Uniti, in collaborazione con American Airlines. “App e wallet per la salute digitale diventeranno molto comuni quando i viaggi si riapriranno. Stiamo esplorando ogni soluzione disponibile per supportare i clienti e il governo del Regno Unito” è la frase di rito utilizzata dal ceo di British, Sean Doyle, per commentare l’iniziativa. Ma come vanno per ora queste soluzioni? Maluccio, a giudicare dalla sfilza di recensioni negative ricevute da VeriFly sullo store di Android nei primi giorni di disponibilità, dove tantissimi utenti testimoniano la sostanziale inutilità, oltre al fatto che agli imbarchi quasi nessuno ne chieda Marco Troncone, conto. Altro motivo per cui anche l’industria aerea dovrebbe fare uno sforzo nel amministratore tentativo di armonizzare le soluzioni.

delegato di Adr

Ursula Von Der Leynen, presidente della Commissione Ue

Dubbi su standardizzazione e validità Uno dei temi, ora, è capire se la politica e le grandi organizzazioni pubbliche sapranno integrare queste iniziative o si rischia, nei prossimi mesi, di produrre dei doppioni che non riescano a “dialogare”. Il presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leynen, ha affermato infatti che la sua squadra punta a introdurre un certificato comunitario standard. Non è un caso che la dichiarazione sia arrivata in risposta a una richiesta di chiarimenti da parte della Grecia, una delle nazioni che sta spingendo di più per far ripartire il turismo e dove molti villaggi hanno già programmato la riapertura senza esitazioni dalla primavera, desiderosi di accogliere russi, tedeschi, inglesi. E in pista c’è anche l’Organizzazione mondiale della sanità, che però dovrebbe avere un ruolo di supervisore e anzi, sarebbe incaricata di stilare delle linee guida in modo che tutti i passaporti sanitari mondiali siano omogenei e tracciabili. Le cronache, infatti, riportano già che in alcuni Paesi africani, come lo Zimbabwe, sul mercato nero si trovino finti “passaporti da vaccinato” a solo 10 dollari. Mentre l’Oms ricorda che, a oggi, l’unica malattia per cui esiste un certificato internazionale di vaccinazione, richiesto per l’ingresso in alcuni Stati, è la febbre gialla. Accanto a questo, ci sono altri problemi, primo fra tutti validità e durata. Come riporta un approfondimento della Fondazione Veronesi, la fisiologica scarsità di dati di cui oggi dispone la scienza non permette di rispondere a una domanda fondamentale: per quanto tempo copre il vaccino? Di conseguenza, anche un passaporto sanitario finirebbe per essere soggetto a scadenza o comunque dovrebbe essere in qualche modo “rinnovato”, magari aggiungendo dei test di negatività periodici. E sullo sfondo ci sono anche questioni “etiche”, dal momento che oggi i Paesi più ricchi del pianeta stanno prenotando la maggior parte dei vaccini in commercio, ma ci vorranno comunque anni prima che tutti gli aventi diritto, a livello mondiale, ricevano la propria dose. ¢ marzo 2021 | retail food

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L’infografica

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retail food | marzo 2021


L’Infografica

Con il numero di marzo, retail&food inaugura una nuova

sezione del magazine dedicata alle infografiche più creative

e ricche di contenuti realizzate dal noto portale

www.visualcapitalist.com. Mercati, tecnologia, salute,

energia, green e politica sono solo alcuni dei settori trattatati e rappresentati da questo sito

di informazione. La nostra

prima scelta è ricaduta sul tema

“The most popular Consumer Brand in every country”, che ben rappresenta l’affermarsi

su scala globale delle

Visual Capitalist

principali insegne.

marzo 2021 | retail food

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Case history logistica

Gruppo Teddy:

nuovo maxi centro di distribuzione Oltre 79mila mq di superficie complessiva, per un investimento di 70 milioni di euro, e una capacità di smistamento colli che a regime sarà pari a 520.000 alla settimana rispetto ai 180.000 attuali. Questi i numeri del nuovo “cuore” logistico di Gruppo Teddy che ha sede nei pressi di Rimini

L

’entrata in funzione è imminente con benefici che si avranno compiutamente con la piena operatività prevista entro luglio 2021. Quello del nuovo centro di distribuzione a Gatteo (FC), specifica Gruppo Teddy (marchi Terranova, Calliope, Rinascimento, Kitana e QB 24), è un investimento strategico - pari a 70 milioni di euro - per due motivi principali. È, in primis, un importante investimento nella sostenibilità: una distribuzione più performante e flessibile consentirà una gestione degli acquisti delle collezioni più efficiente e oculata. Questo è il primo tassello verso la riduzione dell’impatto ambientale dell’intera filiera: acquisti e distribuzione più efficienti delle collezioni avranno un effetto di rendere più efficiente – e quindi sostenibile – tutto quello che serve per produrle (consumo di acqua ed energia, trasporti, ecc). In secundis, è un servizio migliore per i clienti in tutto il mondo: il progetto metterà in primo piano la capacità di fare arrivare il prodotto giusto nel momento giusto nei negozi, incidendo così in manie-

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retail food | marzo 2021

Federico Francia, responsabile Supply Chain di Gruppo Teddy

ra diretta sulla soddisfazione dei clien- ti. Nel dettaglio dei numeri, la dimensione complessiva del nuovo centro di distribuzione è pari a 79.137 mq con 32.874 mq occupati da edifici, di cui 26.003 mq adibiti a magazzino e 6.871 mq di uffici e spazi per servizi. Piazzali di sosta e parcheggi si estenderanno su 29.116 mq mentre un ruolo importante avranno le aree verdi che andranno a occupare 17.147 metri quadrati. Al responsabile Supply Chain di Gruppo Teddy, Federico Francia (da 17 anni in Teddy e da 2 anni direttore di questa divisione) abbiamo chiesto di approfondire le caratteristiche del nuovo polo logistico della società romagnola e le opportunità di efficientemento nella gestione della merce.

Il potenziamento e l’ottimizzazione della logistica rappresenta un percorso obbligato per le aziende che vogliono continuare a crescere in un contesto di rapida evoluzione delle dinamiche di acquisto, delle esigenze del consumatore e dell’ascesa dell’eCommerce. In questo senso, quali benefici porterà il nuovo centro logistico una volta a regime per i vostri negozi fisici? Intendiamo il nuovo centro di distribuzione come il nostro “cuore” logistico dove abbiamo concentrato tutte le attività precedentemente separate. È un progetto strategico, pianificato già 4/5 anni fa, che mira a supportare la nostra crescita per i prossimi 10 anni, vuole essere un vero proprio driver di sviluppo. Con il nuovo centro mettiamo in primo piano la capacità di fare arrivare il prodotto giusto nel momento giusto nei negozi, incidendo così in maniera diretta sulla soddisfazione dei clienti. Mai come in questo periodo, in cui il cliente quando viene in negozio


vista della sostenibilità. Rappresenta il primo tassello verso la riduzione dell’impatto ambientale dell’intera filiera: acquisti e distribuzione più efficienti delle collezioni avranno un effetto di rendere più efficiente – e quindi sostenibile – tutto quello che serve per produrle (consumo di acqua ed energia, trasporti, ecc). L’edificio è costruito per avere un’efficienza termica massima. All’esterno un impianto fotovoltaico di oltre 600 kw rappresenta la principale fonte di energia per i macchinari dell’impianto, affiancato poi da un sistema di controllo dei consumi elettrici e da quello di raccolta delle acque piovane fa una scelta “coraggiosa”, la sua esperienza deve essere all’altezza della promessa che il brand gli fa. Quindi ci proponiamo, grazie al centro di distribuzione, di far trovare ai clienti tutto quello di cui hanno bisogno all’interno del punto vendita. Time to market dunque ma anche efficienza, una delle parole chiave di questi tempi nella distribuzione dei nostri prodotti nelle quasi 40 nazioni in cui siamo presenti con i nostri negozi. Quali vantaggi porterà questo centro logistico al vostro eCommerce? Il nuovo centro di distribuzione è l’occasione per sviluppare la logistica eCommerce nei nostri spazi a Rimini, che si sono liberati grazie a questo investimento. Quindi stiamo sviluppando tutta la nostra rete distributiva anche per supportare al meglio le vendite on line che, come per tutti, sono cresciute a ritmi fino a un anno fa impensabili. Il Covid in che misura ha rallentato/ accelerato o modificato questo progetto? Da un punto di vista strategico l’impatto della pandemia ha di fatto confermato la lungimiranza di scelte che erano state fatte tempo prima, guardando all’evoluzione prospettica della Teddy e al suo percorso di crescita a lungo termine, rendendo ancora più evidenti e necessari i vantaggi che il nuovo Centro di Distribuzione, inteso come abilitatore di una distribuzione molto più efficace, potrà portare all’azienda. Da un punto di vista operativo ci sono stati sicuramente dei rallentamenti ma la nostra determinazione e la professionalità dei nostri partner operativi ha consentito di arrivare al risultato senza dilazioni eccessive. Per ottimizzare i processi di gestione e smistamento delle merci, quali tecnologie software e hardware sono state implementate? A Gatteo sono disponibili le migliori tecnologie al mondo, perfezionate grazie alle competenze e all’esperienza di chi da anni lavora nel centro di distribuzione attuale. È

Investimento

70

milioni di euro

Magazzino

26.003

Il

progetto in pillole

Dimensione Complessiva

79.137

mq

Località

Matteo (FC)

Edifici

32.874 mq

mq

Uffici e spazi servizi

Capacità i smistamento colli

6.871

520.000

Piazzali di sosta e parcheggi

alla settimana

29.116

mq

(a regime)

presente una linea di smistamento (Sorter) da 700 celle e 340 uscite – che potranno diventare 414 in una fase successiva -, un’area di stoccaggio con 255 vassoi intelligenti (shuttle) che in una fase 2 potranno diventare 380 e il cui scopo è movimentare le scatole in cui ci sono gli articoli richiesti e sei robot pallettizzatori. L’intera superficie sarà coperta da segnale wireless per l’utilizzo da parte degli operatori di palmari per la gestione della merce. Inoltre ci saranno 12 ribalte per lo scarico e 20 per il carico di automezzi. Diversi ambiti poi potranno essere sviluppati nei prossimi anni. Infine, in termini di minor impatto ambientale, quali vantaggi garantisce una struttura di nuovissima generazione come questa? Il nuovo Centro di Distribuzione ha un’importante valenza anche dal punto di

mq

in grado di riutilizzarle in fase di raffreddamento degli impianti. L’edificio sarà certificato Leed Gold, tra le certificazioni più autorevoli a livello internazionale in termini di efficienza ambientale. Il nuovo polo logistico, oltre gli aspetti di sostenibilità, ha messo al centro del progetto le persone che ci lavoreranno. Il nuovo magazzino, infatti, pur garantendo un livello di occupazione delle persone simile a quella del precedente centro distributivo, prevede una bassissima movimentazione dei carichi fatta dagli operatori. Il lavoro delle persone è rivolto a rendere il servizio molto più efficace che nel passato. Sono stati inoltre realizzati una magnifica sala da pranzo da duecento persone, ampi uffici dalla grande ergonomia e diverse zone relax. Infine, il nuovo Centro di Distribuzione sarà sia riscaldato che climatizzato. A.P. marzo 2021 | retail food

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r&

f Servizi e Fornitori News VIDEOSORVEGLIANZA SENZA FILI DA HIKVISION

D

a Hikvision arriva la soluzione per garantire sicurezza anche nei luoghi più difficili, che non sono raggiunti dai cavi Ethernet o dall’elettricità. Il gruppo ha presentato la telecamera professionale alimentata a energia solare, totalmente autonoma. Il sistema include un pannello solare a 40 Watt, una batteria (20Ah al litio, ricaricabile) che garantisce fino a 5-7 giorni di funzionamento continuo anche in assenza di luce solare, una telecamera 4G con analitica “Smart Event” e la staffa di fissaggio. Pesa solo 14 kg ed è ideale per l’uso in esterni, impermeabilità all’acqua e resistente al vento e alla polvere. La telecamera trasmette il video ad una centrale di monitoraggio tramite la rete 4G: è possibile visionare le immagini live, il registrato, ed è progettata per una gestione tramite app Hik Connect o dal sistema di Video Management Hik-ProConnect. Il sistema è adatto per monitorare 24/365 aree naturali, ma anche parcheggi e spazi pubblici, eventualmente anche come soluzione per eventi temporanei e nel corso di lavori edili su strutture. La memoria interna è da 32 Gb, ma espandibile tramite scheda Sd.

VORTICE, NUOVA GAMMA DI DISPENSER PER GEL E SAPONE

L’

igienizzazione a disposizione della clientela è ormai un servizio necessario, a prescindere dagli obblighi di legge, e anche da questi dettagli si rileva la qualità dei luoghi. Vortice ha da poco allargato il ventaglio di prodotti con i nuovi distributori di sapone o gel automatici Dispenser S&G. Funzionano a infrarossi, che fanno scattare l’erogazione rilevando le mani nell’area sottostante, e la dose di liquido può essere regolata, così da evitare sprechi. In dotazione è prevista anche una vaschetta di raccolta gocce. Anche la distanza di rilevamento delle mani rispetto agli infrarossi è regolabile, mentre la capacità di liquido del serbatoio è di mezzo litro. Il peso è di 1,2 kg.

DA ZEBRA IL NUOVO MOBILE COMPUTER COMPATTO COME UNO SMARTPHONE

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a Zebra Technologies arriva la nuova serie di “mobile computer” progettati per l’assegnazione personale. Con un design del tutto simile a uno smartphone consumer, dotato di sistema operativo Android™ 10, il device della serie EC5x rappresenta il modello più compatto e solido di Zebra, ideale in diversi settori tra cui retail, hospitality, field sales. I dispositivi possono essere facilmente messi in tasca o indossati e grazie all’opzione Workforce Connect offrono una migliore funzionalità di messaggistica aziendale e di opzioni di centralino virtuale PBX e PTT. C’è anche la predisposizione per l’RFID e opzionali si possono abbinare uno scanner integrato e un’impugnatura con grilletto a scatto, per un maggiore comfort durante le attività ad alta intensità di scansione. Lo schermo è un Hd da 5 pollici. A differenza del rapido turnover degli smartphone consumer, il cui ciclo di vita è in media 18 mesi, la serie EC5x è progettata per restare in commercio per quattro anni, garantendo che lo stesso modello possa essere implementato anche in futuro.

ALKEMY RIDISEGNA L’E-COMMERCE PER IL PARTNER ALLEANZA 3.0

È

toccato ad Alkemy spa, società quotata sul segmento Star di Borsa, il compito di ridisegnare il sito e-commerce di EasyCoop, il servizio di spesa on line di Coop Alleanza 3.0, la più grande fra le cooperative di consumatori del sistema Coop (gestito attraverso la partecipata Digitail Sgr). Obiettivi: creare una nuova user experience, ripensata attorno ai bisogni dei consumatori finali, con un’interfaccia completamente rinnovata secondo un approccio “mobile first” e una grande attenzione per le performance. “Siamo partiti dall’analisi dei comportamenti dei consumatori, che si sono radicalmente evoluti a partire dall’emergenza legata al COVID-19” ha dichiarato Duccio Vitali, amministratore delegato di Alkemy. La partnership tra la società e Coop Alleanza 3.0 va avanti dal 2016. Quanto all’andamento societario, Alkemy ha chiuso il 2020 con ricavi in calo dell’11% a 74,8 milioni di euro, principalmente a causa della controllata messicana, maggiormente esposta alla crisi del settore turistico alberghiero. L’ebitda è migliorato del 23% a 6,2 milioni.

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retail food | marzo 2021


L’e-COMMERCE DI PRESTASHOP INTEGRA LE 3 RATE DI KLARNA

O

ra anche in Italia la piattaforma di e-commerce PrestaShop integra la funzionalità di Klarna, in virtù di una partnership già attiva in altri mercati, che approda anche da noi. In pratica, i circa 25.000 brand che utilizzano PrestaShop potranno inserire Klarna come opzione di pagamento sugli acquisti a distanza, ossia quella soluzione che in fase di check out permette di suddividere la spesa in tre rate, addebitate ogni 30 giorni, senza interessi e senza commissioni. Secondo un’analisi della stessa Klarna, tra i retailer che offrono la possibilità di rateizzare si ottiene un aumento del 55% del valore medio degli ordini. “Aiutiamo i merchant a offrire una shopping experience impeccabile e, di conseguenza, stimolare le conversioni sul loro sito e lo sviluppo complessivo del business” commenta Luca Mastroianni, Head of International di PrestaShop. Sempre secondo una survey di Klarna, metà degli utenti che hanno sfruttato l’opzione a rate non avrebbe concluso l’acquisto a prezzo pieno immediato. “Con questo nuovo accordo supportiamo ulteriormente la crescita dei brand italiani e al contempo offriamo la nostra esperienza di acquisto flessibile a un numero sempre maggiore di consumatori italiani” afferma Francesco Passone, Country Manager Italia di Klarna.

MODOURBANO FIRMA THE POD, IL NUOVO CONCEPT PER PEABODYS COFFEE

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rosegue la collaborazione tra Peabodys Coffee e lo studio Modourbano, autore delle caffetterie del gruppo sul suolo britannico. Il nuovo concept realizzato per la catena si chiama The Pod, un’unità caffetteria completamente autonoma da installarsi all’interno delle strutture sanitarie ed ospedaliere con tempi, costi e modalità semplificate. The Pod è progettato con specifiche misure di sicurezza, tra cui tecnologie cashless e contactless, grafiche di segnalazione della coda con i clienti a distanza di due metri l’uno dall’altro, totem per l’igienizzazione e schermi protettivi per gli operatori che lavorano all’interno. Il modulo ideato dallo studio milanese può essere allestito in 24 ore e conserva l’ispirazione da caffetteria tradizionale, con l’uso del legno e un’atmosfera calda, in contrasto con l’immagine fredda degli spazi ospedalieri. Ad integrazione del modulo principale sono affiancati i distributori automatici di cibi caldi di alta qualità, particolarmente utili nelle aree protette riservate al personale.

DELOITTE, VERIZON E SAP. IN ARRIVO TOOL 5G DEDICATO AL RETAIL PER SOLUZIONI REAL-TIME LO SCHERMO PANASONIC IDEALE PER LA LUCE NATURALE

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isponibile da questo mese la nuova serie di display professionali Panasonic, ottimale per un utilizzo in contesti retail, corporate e spazi pubblici. Si chiama SQ1H, la line-up di schermi con tecnologia 4K, in due versioni, da75’’ o 86’’, rispettivamente da 1200 cd/ m2 e 1500cd/m2 di luminosità. Una caratteristica che li rende ideali anche in presenza di una forte luce naturale, nelle vetrine dei negozi o come soluzione smart retail. Della precedente serie SQ1 ereditano la tecnologia HDR, l’emulazione BT.2020 e la gestione del colore a 12 segmenti. Trovano spazio anche un lettore multimediale USB e la funzionalità PiP (Picture in Picture). Entrambi i modelli sono dotati di uno slot Intel® SDM che aggiunge interoperabilità e funzioni intelligenti, oltre a consentire di soddisfare un’ampia varietà di funzioni: può essere usato, ad esempio, come PC incorporato per il digital signage, come scheda terminale 12G-SDI per applicazioni broadcast e di live staging, come ricevitore terminale per il nuovo sistema di presentazione wireless PressIT di Panasonic.

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erizon Business e Deloitte hanno presentato una nuova piattaforma digitale basata su 5G e mobile edge computing (MEC) dedicata al settore retail e progettata per garantire ai rivenditori più efficienza nelle operazioni di vendita e per permettere loro di migliorare la customer experience. Il sistema consente di effettuare quasi in tempo reale l’analisi dei dati di vendita in negozio, così da migliorare l’engagement del cliente, l’efficienza del magazzino e la produttività delle risorse. Il 5G e il Mec si mescolano ad analytics basati su video e sensori, intelligenza artificiale e realtà aumentata. Inoltre, Verizon Business e Deloitte stanno collaborando con SAP per integrare all’interno della piattaforma la sua innovativa suite, che comprende SAP Customer Activity Repository e SAP S / 4HANA ®. “Stiamo entrando in un’era rivoluzionaria guidata dalla tecnologia, proprio nel momento in cui tutti i retailer cercano di accelerare la loro trasformazione digitale”, ha affermato Tami Erwin, Ceo di Verizon Business. Con quest’accoppiata, sarà possibile gestire in tempi rapidissimi l’esaurimento scorte sugli scaffali, dal momento che la piattaforma genera notifiche automatiche di rifornimento per gli addetti del negozio e avvisa i centri di distribuzione di inviare ulteriori pezzi. marzo 2021 | retail food

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World Travel Retail THE ESTÉE LAUDER PER L’AMBIENTE

NEW YORK – La multinazionale The Estéè Lauder ha definito tre importanti obiettivi a livello di riduzione delle emissioni, che riguardano la sua divisione “Travel retail”. Nel dettaglio: arrivare a “zero emissioni” nelle fase di trasporto merci ai clienti entro il 2023; entro il 2025 certificare ogni imballaggio di carta allo standard Fsc; eliminare ogni pellicola di plastica dalle confezioni entro il 2023.

LAGARDÈRE DEBUTTA IN SUD AMERICA

SANTIAGO DEL CILE – Lagardère Travel Retail fa il suo ingresso per la prima volta in Sud America. In partnership con l’operatore locale Global Group Corp, si è aggiudicata la gestione di 20 outlet di food & beverage all’aeroporto Arturo Merino Benítez di Santiago del Cile. Gli store apriranno in parte a luglio, con l’inaugurazione del nuovo terminal, e in parte a gennaio 2022, quando sarà completata la ristrutturazione del terminal esistente.

30 IN LIZZA PER I DUTY FREE NORVEGESI

ROMANIA PRONTA AL RADDOPPIO

BUCAREST – La società di gestione dello scalo della capitale rumena, Henri Coandă International Airport, ha annunciato un investimento da 974 milioni di euro per costruire un secondo terminale, che aggiungerà 15.000 metri quadrati di spazi commerciali. Attualmente la dotazione è di 14 negozi e 19 spazi food and beverage. I tempi della realizzazione però non sono noti.

OSLO - Avinor, società di gestione statale degli scali norvegesi, ha ricevuto almeno 30 manifestazioni di interesse, dopo il lancio della gara d’appalto internazionale per il rinnovo del contratto di gestione dei duty free nazionali (l’accordo con l’attuale operatore, Travel Retail Norway, scade a fine 2022). Il nuovo contratto, valido dal 2023 al 2027, ha un valore stimato in circa 3,6 miliardi di euro e c’è tempo fino al 23 aprile per candidarsi alla gara e il vincitore verrà annunciato ad agosto, dopo la firma del contratto. I ricavi generati dai duty free nazionali, nel 2019, sono stati di circa 530 milioni di euro, mentre altri 30 milioni arrivano dai cosiddetti “Travel value shop”.

SIA, ALLEANZA TRA TURISMO E KRISSHOP

SINGAPORE - KrisShop, il canale retail di proprietà del vettore Singapore Airlines, ha stretto un accordo triennale con l’ente locale del turismo (Sia-Singapore tourism board) per mettere in campo azioni di marketing congiunte. Ad esempio, a partire dai mercati chiave per il turismo dell’isola, gli utenti che visiteranno il portale VisitSingapore potranno essere direttamente indirizzati per fare acquisti su KrisShop.

ADP DIMEZZA I RICAVI NEL 2020

PARIGI – Il flop del turismo e la scarsità delle vendite retail impatta sui conti 2020 di Groupe ADP, che controlla direttamente i tre scali aerei di Parigi, più altri aeroporti tramite Tav Airports e Aig. Il fatturato è passato da oltre 4,7 miliardi di euro del 2019 a 2,13 l’anno scorso, con un calo del 54,5%. Il traffico passeggeri è sceso del 69,4% nei tre scali parigini e del 60,4% per la parte internazionale. (crediti foto: Groupe ADP - Sylvain Cambon).

LANCÔME FA LE COSE IN GRANDE IN BRASILE

SAN PAOLO - La divisione Travel Retail Americas di Lancome, in partnership con il colosso Dufry, ha aperto il suo più grande negozio in Sud America, 43 metri quadrati all’interno dell’area partenze dell’aeroporto internazionale di San Paolo, al Terminatl 3. Il nuovo concept, secondo quanto comunicato dall’azienda, è ispirato a innovazione, servizi digitali e un approccio personalizzato “retailtainment” 58

retail food | marzo 2021


duty free world | FESTA PRIMAVERA, EXPLOIT IN CINA

HAINAN – Il Capodanno cinese, noto anche come Spring-Holiday, ha fatto esplodere i consumi nella zona franca di Hainan, ormai al centro dell’attenzione mondiale nel duty free. Nella settimana 11-17 febbraio le vendite hanno toccato un miliardo e mezzo di yuan, circa 231 milioni di dollari, mentre il consuntivo del mese di gennaio registra vendite per 4 miliardi di yuan, cioè il 168% in più rispetto allo stesso periodo 2020.

ANCHE IN IRAQ VOLA IL DUTY FREE

BASSORA – Non è solo un luogo che richiama guerre, ma uno snodo importante del Medio Oriente. Così in Iraq si aprono nuovi duty free. La Iraq Duty free ha appena aperto un nuovo store all’aeroporto internazionale di Bassora (84 mq.). Il prossimo step, previsto per luglio, è l’apertura di due duty free, da 140 e 110 mq, agli arrivi e partenze dello scalo internazionale di Kirkuk.

by Kevin Rozario

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London kevin.rozario.uk@gmail.com

Making sense of a distorted aviation picture Trovare il filo, in un mercato aereo sconvolto

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here is unease everywhere in aviation. Calamitous 2020 results from airlines groups and global hubs like Heathrow airports, where retail revenue fell by 68%, paint a gloomy picture. The route out of Covid-19 is hard to envision – but there is a way. Major travel retailers were due to announce their 2020 figures just before this column was written but it doesn’t need a crystal ball to know that they will not be good. With close to three billion fewer passengers travelling last year and tourism levels back to the 1990s, the idea of a bounce-back anytime soon also seems remote. But there is one growth hotspot that everyone is flocking to: Hainan. Thanks to a tripling of the personal tax-free spending allowance there in July to $15,000, the Chinese offshore duty-free island has become the go-to destination for shoppers, brands and retailers in the dutyfree channel. DFS, Dufry and Lagardère Travel Retail have all opened there recently with local partners – and for good reason. Duty-free sales, including tax-free items exceeded $5 billion in 2020, more than double the previous year. The trend should continue assuming no government-imposed lockdowns impact domestic trips to the island. Right now it is domestic travel that is fuelling what travel retail sales there are – and that could continue for a while. ForwardKeys has released seat booking data for travel up to April showing that tickets for domestic travel in Russia and Brazil had reached 88% and 70% of 2019 volumes at 20 January. It makes sense that in large countries like Brazil, China and Russia, consumers will start exploring their home markets if travel abroad is problematic. Senior analyst at ForwardKeys, Lorena Garcia, says: “Last-minute bookings are one of the rising pandemic trends, so tickets are expected to grow faster closer to the travel date.” Thus in the case of the top Russian destinations – cities such as Sochi, Novosibirsk and Kaliningrad – Garcia believes there is good chance that travel volumes could reach and even surpass 2019 levels during the first four months of the year. That is good news. And travel retailers at these locations – and at all regional airports where people are switching to – need to be ready with suitable assortments and a welcoming smile.

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è disagio ovunque nel mondo dell’aviazione. I risultati disastrosi 2020 pubblicati da parte delle compagnie aeree e dei grandi hub globali, come l’aeroporto di Heathrow, dove il fatturato proveniente dal segmento retail è sceso del 68%, dipingono un quadro fosco. La via d’uscita da Covid-19 è difficile da immaginare. Ma un modo c’è. I principali travel retailers sono chiamate ad annunciare i conti 2020 proprio mentre questo articolo viene scritto, ma c’è bisogno di una sfera di cristallo per sapere che non saranno buoni. Con quasi tre miliardi di passeggeri in meno che hanno viaggiato l’anno scorso, portando i livelli del turismo agli anni ‘90, anche l’idea di un rimbalzo nel breve periodo sembra remota. Eppure c’è un hotspot in crescita e dove tutti si affollano: Hainan. Grazie alla triplicazione della soglia di spesa personale esentasse, portata a 15.000 dollari da luglio scorso, l’isola cinese “offshore duty-free” è diventata la destinazione preferita di brand, consumatori e ovviamente rivenditori nel canale duty-free. DFS, Dufry e Lagardère Travel Retail, di recente hanno tutti messo in campo nuove aperture sull’isola, insieme a partner locali. E per una buona ragione. Le vendite duty-free, compresi gli articoli tax-free, hanno superato i 5 miliardi di dollari nel 2020, più del doppio dell’anno precedente. La tendenza dovrebbe continuare, sempre che nessun blocco imposto dal governo per motivi sanitari non vada a impattore sui viaggi domestici verso l’isola. In questo momento sono proprio i viaggi nazionali ad alimentare le vendite retail e questo trend potrebbe durare ancora. ForwardKeys ha pubblicato i dati di prenotazione dei biglietti aerei per i viaggi fino ad aprile, mostrando che quelli relativi agli spostamenti domestici in Russia e Brasile hanno già raggiunto rispettivamente l’88% e il 70% dei volumi del 2019, al 20 gennaio. È comprensibile che nei grandi Paesi come Brasile, Cina e Russia, i consumatori inizieranno a esplorare i loro mercati nazionali se viaggiare all’estero continuerà a essere problematico. Secondo Lorena Garcia, analista di ForwardKeys, “le prenotazioni last minute sono una delle tendenze di questa pandemia, quindi si prevede che le vendite accelerino più velocemente con l’approssimarsi della data di partenza”. Addirittura, nel caso delle principali destinazioni russe come Sochi, Novosibirsk e Kaliningrad, l’analista prevede con buona probabilità che i volumi possano raggiungere, e persino superare, i livelli del 2019 soltanto nei primi quattro mesi dell’anno. Questa è una buona notizia. In queste località, così come in ogni altro aeroporto regionale al mondo, in cui si stanno spostando i flussi turistici, i retailer devono farsi trovare pronti con assortimenti adeguati. E un sorriso accogliente.

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f International News

New Markets Outlook | a cura di Luca Esposito | esposito_mail@yahoo.it

Nuove esperienze retail con lo sviluppo delle smart city

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o sviluppo delle Smart City ha dato origine all’espansione dei così detti big data e all’uso estensivo delle tecnologie che hanno un ruolo centrale nel portare nuovi approcci nella gestione del retail e nelle esperienze di acquisto. In particolare, l’applicazione di soluzioni tecnologiche come l’analisi dei dati, I’Internet of Things (IoT) e la sensoristica hanno creato la possibilità di introdurre nei negozi tradizionali concetti di vendita interattiva, offrendo nuove esperienze a consumatori desiderosi di rivivere nell’offline i vantaggi tipici dello shopping online. Il settore F&B è quello che ha visto per primo una estesa applicazione delle nuove tecnologie come le ordinazioni self-service e il selfcheckout. Il Covid19 e lo sviluppo delle piattaforme di pagamento mobile, soprattutto in Asia con Wechat e Alipay, hanno dato una ulteriore spinta in tal senso. Ma altri settori si sono velocemente allineati, come, ad esempio, As Watsons, il gigante retail per la vendita di prodotti di bellezza e salute, che nel Luglio 2020 ha introdotto ad Hong Kong e Singapore il sistema di pagamento touchless Watsons GO che consente ai clienti di scansionare il codice a barre di qualsiasi prodotto presente in negozio e pagarlo nella app dedicata. Secondo il sondaggio globale Nielsen del 2019, i consumatori hanno elencato la realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR) come le tecnologie destinate a migliorare la propria vita quotidiana. Così le esperienze “Try before you” sono aumentate in molte le categorie di prodotti, consentendo ai clienti di provare, interagire o personalizzare virtualmente i beni di interesse. I rivenditori nel settore del mobile e dei prodotti per la casa stanno avendo un grande successo con le applicazioni AR. Home Depot,

IKEA, Wayfair e Target dispongono tutti di app mobile per consentire ai clienti di visualizzare in modo affidabile le soluzioni offerte nei propri ambienti domestici. A Hong Kong, il rivenditore di mobili per la casa Pricerite offre un’esperienza di acquisto senza precedenti attraverso il suo negozio virtuale online e con l’app mobile “Pricerite 3D” i clienti possono e sfogliare le collezioni di prodotti in VR comodamente da casa. Questa app consente poi agli utenti di generare un’anteprima 1:1 dei prodotti e visualizzare gli arredi selezionati nel loro spazio circostante con l’aiuto di AR. L’esperienza di acquisto aumentata trova applicazione anche nel settore della cosmesi perché consente ai clienti di visualizzare su di essi un nuovo look o colore, elementi critici nel processo di acquisto. Ad esempio, Sephora, leader nella vendita al dettaglio globale di prodotti di bellezza, ha introdotto Virtual Artist sulla sua app mobile con funzionalità di riconoscimento facciale per consentire agli utenti di provare e confrontare le diverse tonalità di colore dei prodotti per il trucco come rossetti, blush e ombretti. Nel 2019, Lancôme del Gruppo L’Oréal ha collaborato con Alibaba Cloud per creare un gioco interattivo AR come parte della sua campagna per il capodanno cinese presso il suo negozio pop-up nella shopping mall Harbour City di Hong Kong. In generale, l’esperienza di acquisto aumentata trova oggi applicazione in tutti quei settori con prodotti altamente standardizzati ma con molte possibilità di personalizzazione. Un altro elemento tecnologico che influisce sull’esperienza retail è il cosi detto marketing di prossimità utile per veicolare messaggi localizzati e personalizzati a clienti potenziali che si trovano in prossimità del negozio. Negli ultimi anni sono state al riguardo sviluppate diverse tecnologie come, ad esempio, Starbucks che utilizza la tecnologia beacon per inviare avvisi personalizzati e offerte di sconto quando un cliente si trova vicino a uno dei suoi negozi. Molti retailers usano anche i Chabot per colmare il divario tra l’esperienza online e quella offline, offrendo quella maggiore personalizzazione che di solito manca nel mondo digitale. Questa tecnica

Fig.2: Spaceout a Singapore

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sta diventando straordinariamente popolare grazie ai progressi nell’apprendimento automatico e in altre tecnologie sottostanti come l’elaborazione del linguaggio naturale. Secondo Juniper Research, le interazioni tra clienti e i retail Chatbot sono state stimate in 2,6 miliardi nel 2019 e si prevede che aumenteranno di oltre otto volte fino a 22 miliardi entro il 2023. I Chatbot non devono però essere visti come una sostituzione dell’elemento umano ma come uno strumento per ridurre i tempi nel processo di acquisto, risparmiare costi e coinvolgere con le proprie interazioni i clienti. Uno dei limiti di questa tecnologia è che essa può oggi fornire solo un determinato numero di risposte, portando a volte a risposte ripetute o persino a messaggi irrilevanti durante la gestione delle domande dei clienti. Inoltre, ovviamente, i Chatbot non possono aiutare i clienti a prendere le decisioni di acquisto, al contrario di ciò che avviene nei negozi dove i clienti possono consultarsi con del personale esperto a loro disposizione (fig.1). Infine, i retailers e gli operatori dei centri commerciali stanno adottando tecnologie come l’Internet of Marketing (IoT) al fine di ottenere migliori informazioni sul comporta-

Fig.1: Chatbot

mento dei visitatori e sulle esperienze in negozio, monitorando i percorsi e il tempo medio di sosta per identificare le aree con maggior traffico, analizzando i giorni o le ore di punta e verificando il tasso di conversione ed il rapporto cliente/personale. In epoca di pandemia Covid 19, tali sensori sono anche particolarmente utili per monitorare il traffico e le interazioni tra gli acquirenti nelle strutture di vendita al fine di rispettare le normative di distanziamento sociale. A Singapore, l’Urban Redevelopment Authority, basandosi su soluzioni IoT, ha lanciato SpaceOut per fornire aggiornamenti regolari sui livelli di affluenza nei centri commerciali e nei supermercati di tutto il paese, con l’obiettivo di assistere il pubblico nel fare scelte informate su dove e quando effettuare le proprie visite mantenendo le distanze di sicurezza (fig.2).


ADIDAS METTE IN VENDITA LO STORICO MARCHIO AMERICANO REEBOK

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erso la fine del 2020 aveva manifestato l’intenzione di separarsi. Adesso Adidas ha ufficializzato la messa in vendita dello storico marchio sportivo americano Reebok. “Si apre un processo formale volto a disinvestire Reebok” si legge in una nota del gruppo. La mossa rientra in una strategia quinquennale del colosso tedesco, che dovrebbe essere presentata nei dettagli il 10 marzo. L’obiettivo è quello di concentrare i propri sforzi sul consolidamento della “posizione di leadership del marchio Adidas” sul mercato globale degli articoli sportivi. “Le opportunità di crescita a lungo termine nel nostro settore sono molto invitanti, soprattutto per i marchi sportivi iconici” ha affermato

Kasper Rorsted, amministratore delegato di Adidas. “Dopo un’attenta valutazione, siamo giunti alla conclusione che Reebok e Adidas saranno in grado di raggiungere il loro potenziale di crescita operando indipendentemente l’uno dall’altro”. Reebok era stata acquistata nel 2006 per 3,8 miliardi di dollari.

CARREFOUR, L’ANNO DEL COVID IL MIGLIORE IN 20 ANNI

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arrefour ha chiuso il bilancio 2020 con una crescita delle vendite del 7,8%. Si tratta, secondo la società, del miglior risultato degli ultimi 20 anni a parità di perimetro e condizioni, specifica la nota. L’utile netto rettificato sale a 1 miliardo, in crescita del 18% rispetto al 2019. “Il 2020 è stato un anno decisivo per Carrefour anche nel quadro del piano 2022 lanciato tre anni fa: un triennio di realizzazione senza interruzione, per stabilire un modello che fa leva sulla soddisfazione dei nostri clienti e delle nuove tendenze di consumo” ha detto Alexandre Bompard, Pdg di Groupe Carrefour. Nel periodo, il gruppo ha effettuato 155 nuove aperture. In particolare nei mercati chiave, le vendite in Francia hanno fatto registrare un incremento del 3,6%, in Spagna del 7,1% e in Brasile del 18,2%. Il dato dell’Italia, invece, mostra un calo del 7,6%.

“ROSSO” HEATHROW. E ORA LO SCALO ATTACCA IL GOVERNO

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aeroporto di Heathrow, principale scalo di Londra, paga come previsto la crisi Covid e chiude il bilancio 2020 con una maxi perdita da 2 miliardi di sterline, pari a circa 2,3 miliardi di euro, che si confrontano con un utile ante-imposte record di 546 milioni di sterline messo a segno nel 2019. Il risultato riflette il crollo del 73% del numero dei passeggeri in transito, 22 milioni contro gli 81 del 2019, ai livelli più bassi dagli anni Settanta. Il 2021 dovrebbe essere l’anno della ripresa, ma l’amministratore delegato John Holland-Kaye si è rivolto direttamente al Governo di Londra per chiedere interventi immediati a favore del settore. Da un lato, l’esenzione del pagamento della tassa sul property (sorta di equivalente dell’Imu delle attività economiche). Dall’altro, si chiede di tornare indietro sulla decisione di abolire per tutti i turisti internazionali la possibilità di fare shopping tax-free sul suolo britannico, decisione che mette a rischio milioni di arrivi.

INGKA CENTRES SBARCA IN INDIA CON PROGETTO DA 600 MILIONI

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ngka Centres svilupperà il suo primo centro commerciale in India, ancorato a un Ikea, con un investimento di 600 milioni di euro, nel giro di 7 anni. Il primo passo è stato l’acquisto di un terreno da 47.833 metri quadrati nella zona di Noida, circa 300mila abitanti nello stato dell’Uddar Pradesh, a soli 25 km da Nuova Delhi. L’apertura rientra nel piano di espansione a lungo termine in India, iniziato con il primo Ikea aperto nel 2018 a Hyderabad, seguito da quello di Bombay nel 2020. “L’India è un mercato dinamico e attorno a Noida ruota un bacino potenziale di milioni di persone. Siamo ansiosi di presentare il nostro formato Meeting Places, che va al di là del semplice concetto di shopping, ma è costruito attorno alle esigenze delle comunità locali” ha commentato Cindy Andresen, managing director di Ingka Centres. Ingka è un gruppo formato da tre aziende: IKEA Retail, Ingka Investments e appunto Ingka Centres, con 45 centri commerciali in Cina, Europa e Russia che contano 480 milioni di visitatori all’anno. marzo 2021 | retail food

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f Vetrina Da Eurovo le linee premium per la pasticceria di qualità Tra boom del delivery e abitudini legate allo smart working, ormai la ristorazione è impegnata per rispondere al trend dell’all day eating. Late lunch da consumare fino a metà pomeriggio, colazionibrunch ottime sia in settimana sia nel weekend, fino al tè delle 17 o al pre aperitivo, le richieste da parte dei consumatori arrivano in ogni momento. Eurovo, tra i leader in Europa nella produzione di uova e sottoprodotti, supporta i professionisti della ristorazione e della pasticceria con linee di prodotto sempre più sofisticate, come la Service Elite (in foto), una linea “premium” composta da uova di categoria A 100% italiane, provenienti da una filiera certificata. “Con questa proposta, insieme alla Bakery Innovation” spiega Danilo Ceci, direttore vendite Food Service del gruppo, “garantiamo prestazioni elevate e massima flessibilità”.

Caffè Motta entra nelle capsule compostabili con il “bio” Sono realizzate con materiale biodegradabile e contengono caffè bio, dal gusto delicato, frutto di una miscela tra Arabica e Robusta che si presta per qualsiasi momento della giornata, specialmente per una pausa. Sono le nuove capsule Bio, compatibili con macchine Nespresso di Caffè Motta. Il prodotto, novita 2021, va ad arricchire la gamma fatta da tante linee, come l’Espresso classico, l’intenso, il 100% arabica e il deca. È disponibile in tutti i canali di vendita, sia grande distribuzione, sia sul sito ecommerce aziendale.

Pasta e sughi, ecco i Prestigiosi e i Classici di Surgital Novità in casa Surgital, prima azienda italiana produttrice di pasta fresca surgelata, piatti pronti surgelati e sughi in pepite surgelati per la ristorazione, il catering e il canale bar. Il brand Sugosi®, che comprende salse, sughi e creme, si rinnova e si fa in due. Ora l’offerta è divisa nella linea “I grandi classici” e “I prestigiosi”. Quest’ultima, in particolare, si compone di 4 raffinate ricette, con gli ingredienti più pregiati e le lavorazioni più complesse (in foto). Piatti pratici e veloci, attenti al food cost, e pensati per gli impieghi della cucina più contemporanea. Accanto a questi, i grandi classici che vanno dalle salse amatriciana, arrabbiata o cacio e pepe, fino a pesto, ragù alla bolognese, pescatora e tanti altri.

Da Crocco la pellicola “green” tutta Italiana È sviluppata e prodotta dalla vicentina Crocco, proviene da una filiera tutta italiana, basata sulla bioplastica MATER-BI® della novarese Novamont. Si tratta della nuova pellicola per alimenti Leaf®, già in commercio e scelta da produttori d’eccellenza come Melinda, che la utilizza per il packaging 100% compostabile delle mele bio. “Si tratta di un’innovazione che cambia in maniera determinante l’impatto di questo materiale che viene utilizzato ogni giorno in milioni di case” spiega l’amministratore delegato di Crocco, Renato Zelcher. Infatti la pellicola può andare direttamente nel cestino del compostabile. 62

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2021 crescere FOTO LORENZO CICCONI MASSI TESTO RENATO KIZITO SESANA

retail&food con Amani per garantire casa, scuola e salute ai bambini e alle bambine di strada di Nairobi, Kenya e Lusaka, Zambia. Questo calendario è dedicato al centro Mthunzi che da vent’anni, a Lusaka, accoglie bambini di strada altrimenti senza speranza. I proventi sono destinati a loro.

Per ricevere questo calendario Amani Ong Onlus Via Tortona 86, 20144 Milano tel. +39 02 48951149 bottega@amaniforafrica.it www.amaniforafrica.it


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f La Foto

Passaggio della campanella. Dopo il Conte I e il Conte II, la XVIII legislatura vede la nascita del Governo Draghi. All’ex numero uno della BCE e alla sua squadra di ministri il compito di traghettare l’Italia fuori dalla crisi sanitaria e di far ripartire l’economia, “whatever it takes”.

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Gransole

alla semola La domenica, tutti i giorni

Semola di grano duro macinata in Italia

senza lievito di birra aggiunto Crosta croccante e mollica leggera Bu ono anc he il g i o r n o d o p o

Una ricetta semplice e con pochi ingredienti, un gusto deciso e dal colore caldo e intenso, in un formato che proviene dal passato: la pagnotta. Un pane che riporta alla memoria i pasti conviviali in famiglia della domenica e che oggi, grazie al nostro Gransole, si possono assaporare tutti i giorni.

Per info: Tel. +39 0245864304 commercialeitalia@delifrance.com


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