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retail&food ANNO 7 NUMERO 11 NOVEMBRE 2012 • € 3,00

In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

LUOGHI DI VIAGGIO • SPAZI COMMERCIALI

ANALISI MERCATO

Energie alternative per il RETAIL Tra cost saving e spending review, risparmiare è possibile, investendo. Sulle fonti energetiche rinnovabili

Dossier aeroporti Treviso

Parola di... Nike

Star trek retail

Harmont & Blaine



NEWS PRIMAE NOCTIS

iGnoraTi ConTro iGnoranTi

L'OPINIONE

pipeline robusTa, nuove opporTuniTÀ per i reTailer

Nonostante il progressivo indebolimento dell’economia nazionale, con i consumi delle famiglie in diminuzione e la crescita che stenta a ripartire, la pipeline dei progetti di centri commerciali nel nostro Paese si conferma robusta. L'Italia continua, infatti, a essere al primo posto in Europa per volume di nuovo stock di shopping center in costruzione, al secondo posto se consideriamo anche la Turchia. Questa apparente contraddizione si spiega con il fatto che l’Italia, all’inizio degli anni 2000, aveva uno stock esiguo. Tale valore, con la realizzazione della pipeline esistente, sarà adeguato alla media europea. Prosegue, inoltre, l’interesse di retail specialist internazionali e di investitori finanziari, ma i tempi di negoziazione si fanno sempre più lunghi. L’approccio seguito nella scelta delle localizzazioni è più cauto: Milano e Roma si confermano i target principali per chi vuole aprire un flagship store in centro storico. Nei mercati secondari, invece, i retailer valutano più attentamente la possibilità di espandersi e, se il bacino d’utenza dei negozi in città interseca quello di uno o più centri commerciali nell’area adiacente, scelgono unità nel centro commerciale preferendo sfruttare la sicurezza di un bacino già consolidato. Oggi, complice la scarsa disponibilità di credito, l’attenzione dei proprietari di centri commerciali sta volgendo verso la ristrutturazione dei centri esistenti, molti ormai avviati verso l’obsolescenza. Agire sul prodotto “centro commerciale” sarà una leva importante nei prossimi mesi per recuperare valore, attraverso la capacità di attrarre un nuovo tipo di consumatore e compensare l’ulteriore contrazione attesa nei consumi delle famiglie.

Editoriale

In redazione i giornalisti si lamentano perché non ricevono i dati promessi dalle aziende in tempo utile per chiudere i loro articoli. E si progettano fantomatiche black list di società o persone da evitare come la peste. Dall’altro lato della sede, all’estremità opposta del corridoio, i venditori borbottano che sempre più spesso clienti “potenziali” si trascinano nel loro nonrispondere e non-decidere fin oltre il tempo massimo, rinunciando così implicitamente ad aderire ad offerte più o meno particolari e riservate. Settimana scorsa un fornitore molto simpatico – settore IT – ha avviato su Linkedin una discussione elencando le scuse addotte dai suoi clienti per non concludere trattative e contrattazioni, magari protrattesi per mesi. Esilarante e tragico nel contempo. Tutto questo per riferire di una sensazione che è già realtà: siamo ignorati quando chiediamo, e ignoranti quando ci viene chiesto. Certo è difficile spendere in questo periodo. Ma se smettiamo di far circolare informazioni, idee e soldi… è davvero finita. Oculatezza, prudenza, progettualità sono ingredienti sempre più indispensabili negli affari. Ma una robusta dose di educazione, buon senso e rispetto per gli altri non guastano, anzi. Come costruire un mondo migliore altrimenti?

alessandro mazzanti, amministratore delegato CBRE Italia

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Anno 7 numero 11 novembre 2012


n° 11 novembre 2012

SOMMARIO 48

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22 neWS pRimae noctiS Ignorati contro ignoranti

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R&F neWS

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coSa occoRe SapeRe peR... Vogliamo garanzie!

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inDice R&F Borsa, remedium peccatorium!

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oSSeRvatoRio pRezzi Vicolungo e Franciacorta, grandi marchi sul filo degli sconti Presso i due outlet, visitati in data 5 ottobre, si consuma ogni giorno un’importante battaglia sui listini, scontati tra il 30 e il 70% rispetto a quelli praticati in boutique. Indicazioni significative provengono dal food, che vede la supremazia di Autogrill in termini di brand e di McDonald’s nella convenienza

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StaR tReK Retail Destinazione Harmont & Blaine

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pRima pietRa Città Fiera, the biggest one Sono partiti i lavori per il maxi ampliamento di Città Fiera, centro commerciale da 86mila mq di gla ubicato a Martignacco (UD). L’intervento dovrebbe essere ultimato entro il 2016, portando la gla a 160mila mq e il numero dei negozi a oltre 300. Nel ruolo di devoloper troviamo Dec spa – Bardelli Trade & Finance, mentre la commercializzazione è affidata a Cushman&Wakefield LLP

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taGlio naStRo Voice Fashion Outlet, le griffe nel cuore di Roma È stato inaugurato lo scorso 14 settembre il maxi store con prezzi ridotti in zona Romanina, frutto di una partnership tra

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soprattutto, interventi di risparmio energetico, meno visibili dei pannelli ma non meno efficaci

imprenditori italiani e cinesi. Piccolo nelle dimensione, il complesso da 4.500 mq di superficie lorda ospita le firme del Made in Italy e non solo, selezionate tra le rimanenze di magazzini i conveGni Di RiStoRanDo Mall e aeroporti, i salvagenti della ristorazione Il food&beverage nei mall va molto meglio delle altre categorie di prodotti. Bar e ristoranti negli aeroporti sono decisamente più in salute che nelle autostrade. A queste nicchie sono stati dedicati due convegni di Ristorazione 2012, ricchi di analisi e annunci

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lavoRo e commeRcio La Riforma Fornero cambia volto al retail Gli effetti della legge che a luglio ha modificato profondamente i contratti di lavoro sono ancora da decifrare. Ci sarà una trasformazione di massa di rapporti “autonomi” in contratti stabili o di apprendistato? Il parere di un avvocato e di un responsabile Hr del settore. E voi cosa ne pensate?

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DoSSieR aeRopoRto Quale futuro per Treviso? Le bocce sono a oggi ferme per l’aeroporto Canova di Treviso, fratello minore del Marco Polo di Venezia. L’ampliamento ipotizzato porterebbe più passeggeri e darebbe una svolta alle attività commerciali. Ma i comitati ambientalisti sono agguerriti e non è chiaro come andrà a finire

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paRola Di…anDRea RoSSi Nike, segmentazione e multicanalità per continuare a vincere

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analiSi meRcato Green e centri commerciali, l’anno del digiuno Il fotovoltaico sta andando a picco, dopo l’entrata in funzione del Quinto Conto energia, e così sarà fino alla “grid parity”. Ma per gli shopping center il “verde” vuol dire anche, e oggi

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mYSteRY in Shop Nordsee, si punta su qualità e fedeltà

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DoSSieR conceSSionaRie autoStRaDali Serravalle, appuntamento al 2015

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inteRnational

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StazionaRio

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FeRRY poRti

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vetRina

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la Foto

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la pulce nell'oRecchio Il futuro dei Cremonini passa (anche) dal Bagel

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Rubriche StocK option oRient expReSS oBiettivo peRSonale comunicazione Di SeRvizio Retail 3.0 meRcati in FieRa

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News

Fassone nuovo direttore commerciale di Adr…

Ufficializzato il cambio di nome sulla poltrona di direttore commerciale di Aeroporti di Roma. Marco Treggiari, in carica dal

Fulvio Fassone giugno 2010, è stato sostituito da Fulvio Fassone, già direttore commerciale non aviation di Sagat (Aeroporto di Torino) e presidente dell’Atri, Associazione travel retail Italia. Treggiari era approdato ad Adr dopo un’esperienza da direttore generale per la Cina di Technogym e, una precedente storia di successo con Electrolux tra Cina (direttore generale della divisione) e Italia (direttore vendite).

…e a Napoli arriva Achilli

Tris di aperture per Sebeto

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ue nuovi locali a insegna Rossopomodoro e un Rossosapore. Con questo tris di aperture, tutte in Italia, Gruppo Sebeto arriva a quota 121 presenze nei confini nazionali. Le ultime operazioni hanno visto la società partenopea inaugurare Rossopomodoro a Brescia e a Giugliano in Campania (Na), mentre Rossosapore ha fatto il suo ingresso a Rende, in provincia di Cosenza. Il locale di Brescia, il secondo nella città lombarda dopo quello nel centro commerciale Frecciarossa, è un ristorante in franchising ubicato al piano terra del Multisala OZ, con una superficie di 500 mq complessivi, 80 dei quali in un’area coperta con veranda e 160 sedute dedicate. Il secondo opening, invece, avviene nel comune in provincia di Napoli nella Galleria Fair: uno shopping center

di 7mila mq, con 14 vetrine e annesso parco commerciale con ancora Auchan. In Calabria esordisce il trentatreesimo punto di ristoro a marchio Rossosapore: il locale, gestito in licenza, si è inserito nell’ambito dell’offerta food & beverage del centro commerciale Metropolis di Rende, cittadella dello shopping di Cosenza con 87 negozi specializzati. •

Stock option BUY

NEUTRAL

SELL

Dal primo ottobre scorso Marco Achilli, 41 anni, romano, è il nuovo direttore commerciale di Gesac Spa - società di gestione dell'aeroporto di Napoli. Il ruolo era occupato ad interim da Marco Consalvo, direttore generale di Gesac. Iscritto all’albo dei commercialisti di Roma, Achilli ha alle spalle un decennio (1997-2007)

Marco Achilli nella società di consulenza Kpmg; in seguito è stato consulente per Ibm e ha seguito una start up per la creazione di una catena di ristorazione nell’Europa del Nord, Naturlich Exclusive Natural Food. Molta della consulenza strategica era focalizzata sul retail e sulla parta operativa degli aeroporti. Ha avuto anche un’esperienza diretta nello sviluppo di attività nel f&b, retail e pubblicità, in particolare nel mondo travel.

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Jnby Il brand della stilista cinese Lin be, acronimo di Just natural be yourself, è sbarcato alla fashion week milanese. Con quali credenziali? 642 monomarca, 320 milioni di euro di fatturato. Pronti via?

Trenitalia Grande attivismo nel marketing per il Frecciarossa. I convogli a 300 all’ora stanno acquisendo viaggiatori prestigiosi come gli azzurri del calcio, Juventus, Roma AS e famosi come l’ex premier Berlusconi.

Alitalia Butta male, ancora non sappiamo chi affiancherà Cai sulla Milano Roma, ma il cielo si fa sempre più nero per la compagnia guidata da Ragnetti. Anche sul fronte sindacale.

LVMH I dati del colosso francese del lusso, aggiornati a settembre, sembrano incredibili e si riassumono in un +22 per cento. Tutti i comparti corrono, sostenuti anche dalle vendite on line.

Stefanel Il brand fashion veneto reagisce alla crisi puntando sul restyling dei punti vendita, su una significativa espansione in Russia e sull’e-commerce. Good luck!

Compass Group Si sta chiudendo male l’avventura della britannica Compass Group che, dopo aver approcciato e abbandonato vari settori del food, sembra intenzionata a chiudere anche la collettiva. Peccato.

Singapore Airlines Quando si cerca il meglio si trova (anche) l’Italia, a partire dalla sua cucina. E così Carlo Cracco affiancherà altri 8 top chef incaricati di elaborare i menù di bordo per le classi top della compagnia di Singapore.

Marcolin Il terzo produttore al mondo di occhiali passa al fondo francese Pai Partners. Buoni incassi per gli azionisti italiani, un altro bel pezzo di italianità che se ne va…

Aumento Iva Aumentare l’Iva di un altro punto percentuale è semplice, rapido e consente allo Stato di fare cassa fin da subito. Ma sarebbe tanto ingiusto e difficile da sopportare, da giustificare una ribellione. Pacifica ma decisa.



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News

Becco Giallo conquista il Globo

Seconda bandierina per Becco Giallo, il format dedicato alla carne avicola di casa Lombardini Base. Dopo i responsi positivi del flagship di 120 mq all’Orio Center di Bergamo, la formula quick service si è ripetuta nuovamente in Lombardia all’interno della galleria commerciale Globo 2 di Busnago/ Cornate d’Adda (Mb). Forte di una carta monotematica con sei famiglie di ricette base a rotazione bimestrale, Becco Giallo prevede tre differenti moduli di sviluppo: dal corner di 50 mq al ristorante con servizio al tavolo di 200 metri quadrati. Nei piani di Lombardini ci sono ben 55 aperture nell’arco di un triennio, 33 delle quali in franchising, sfruttando anche il network esistente di locali in gestione sino ad oggi presidiati coi brand Martin Pescatore e Romagna Mia Piadina.

Orient Express

Per Serravalle spunta il duo Gavio-F2i

S

ettimane di attesa per le partite di Sea e Serravalle. Sul fronte Sea il 28 settembre è arrivato il via libera del Comune di Milano alla quotazione in Borsa del 25% delle azioni entro la fine dell’anno. Poco dopo, a sorpresa, è arrivato anche il placet della Provincia di Milano che, con la controllata Asam, ha il 14,6% di Sea. La giunta provinciale targata Pdl ha quindi avallato quello che Pdl e Lega nel consiglio comunale hanno combattuto ricorrendo all’ostruzionismo. Per la Provincia la partita più importante è però quella della vendita della società autostradale Serravalle. Il bando per la vendita dell’82,12% della società, controllata dalla Provincia (al 52,9%) tramite Asam, è stato pubblicato il 15 ottobre e rimarrà aperto fino al 26 novembre. Valore formale: 657,77 milioni, che però salgono a più di un miliardo se si contano gli investimenti già previsti (200 milioni) e l’indebitamento (220 milioni). In lizza ci sono i russi di Strabag ma soprattutto una possibile cordata formata da F2i (il fondo partecipato dalla Cassa Depositi e Prestiti, già entrato in Sea) e il gruppo Gavio. La società di Tortona entrando farebbe un doppio colpo: rafforzerebbe il network nel Nord-Ovest e soprattutto ricomprerebbe a prezzo di saldo (4,45 base d’asta) la quota che aveva venduto a peso d’oro nel 2005 (8,8 euro) alla Provincia targata Penati. •

a cura di Stra_branding - www.strabranding.com

L’Oriente e il modello retail In Asia il principale canale distributivo è il retail, ossia la presenza dei marchi in concetti monobrand sia su strada che in shopping mall o department store, in quest’ultimo caso con una connotazione più circoscritta ma comunque definita (distribuzione qualificata). Stiamo assistendo a una domanda crescente di format distributivi multibrand, il cui sviluppo, già consolidato in Corea del Sud e Giappone, richiede ancora del tempo. È, quindi, molto importante per i marchi la puntuale definizione del proprio modello retail o comunque della propria presenza connotata in ambito di strutture retail più allargate (come ad esempio, i department stores). Vanno considerate tutte le variabili rilevanti al fine di poter esportare in Asia un modello che sia già “funzionante” sul territorio nazionale o, in modo più allargato, in altri mercati. In altre parole, in Asia ha maggiori probabilità di successo ciò che nei propri mercati di origine è già performante dal punto di vista commerciale ed economico. Dobbiamo, di conseguenza, chiederci quali siano le armi in nostro possesso su cui fondare le basi per lo sviluppo retail e, al contempo, concentrare l’attenzione sulle nostre debolezze in modo da poterle migliorare, estendendone in seguito i benefici anche alla rete retail esistente. Sono molteplici i fattori che condizionano le performance retail: fattori esterni all’azienda (le condizioni di mercato e lo scenario competitivo) e interni, quali il prodotto (struttura delle collezioni, il merchandising, la puntualità delle consegne, ecc.), il marketing sul punto vendita (la comunicazione, il visual e le vetrine, il concept, ecc..) e la qualità della gestione (il controllo, la pianificazione e l’organizzazione). Spesso accade che quest’ultimo aspetto venga tralasciato in quanto considerato marginale ma, in realtà, è fondamentale. Il modello retail per essere esportato con successo deve avere una metodologia che ne governa il corretto funziona-

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mento. Innanzitutto, un’efficiente raccolta delle informazioni sulle movimentazioni dei punti vendita favorisce la possibilità di avere un reporting gestionale in grado di dare trasparenza sull’andamento degli stessi (analisi del venduto e controllo dei key performances indicator) e di fornire gli elementi necessari per una loro puntuale pianificazione. Conoscendo i risultati a consuntivo Fig.1: l’Open To Buy a fronte di budget prestabiliti, la gestione del merchandising con l’Open to Buy (Fig.1) può svolgere il fondamentale ruolo di metronomo, governando efficacemente i flussi di prodotto in funzione delle performance e regolando efficientemente lo stock di prodotto immesso nei punti vendita. Infine, nel pianificare lo sviluppo retail in Asia è altresì importante la definizione di un corretto posizionamento di prezzo retail in quanto determinante per raggiungere marginalità soddisfacenti a fronte di costi più elevati (gestionali, logistici e doganali). Dal momento che lo spread di prezzo tra i diversi Paesi condiziona le rese al metro quadro, bisogna curare con attenzione l’equilibrio (il Sell-Through) tra il budget/consuntivo delle vendite e gli acquisti di prodotto, in modo da pianificare correttamente l’invenduto di fine stagione e controllare la quantità di prodotto presente in negozio. Al riguardo, facendo leva sulle esperienze da noi sviluppate in diversi contesti, abbiamo elaborato dei modelli completi da utilizzare per la gestione di tutti gli aspetti sopra citati. Luca Esposito


Allarme Smi: addio a 1.300 imprese tessili

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I numeri sono un grido di dolore: 1.300 imprese e 16mila occupati in meno nel settore tessile-abbigliamento nel 2012, conseguenza di un fatturato del comparto in discesa del 4,4%, a quota 50,45 miliardi di euro. A denunciarlo è stato il Sistema Moda Italia. Fiacche anche le esportazioni (+0,7%), mentre la contrazione dei consumi interni è stimata nel 3,3%, in linea con lo scorso anno. Lo Smi chiede interventi del governo per contenere i costi di produzione, in primis sul fronte energetico. •

Centro commerciale San Giuliano (Mi) al taglio del nastro Tredici mesi di cantiere per arrivare al fatidico taglio del nastro. Lo scorso 11 ottobre è stato inaugurato un nuovo centro commerciale nell’area milanese, nel comune di San Giuliano. L’omonimo complesso retail, costruito ex novo, presenta 53 punti vendita distribuiti su due livelli (piano terra e primo piano). Al momento dell’apertura quattro erano gli shop non ancora operativi ma che nelle previsioni delle società di commercializzazione, Alban Cooper e Gdo Consulting, dovrebbero alzare le saracinesche prima di Natale. Entro il 13 novembre dovrebbe aprire, inoltre, la multisala Movie Planet, posizionata al livello 2. L’insegna alimentare è Esselunga, già presente sul territorio ma rivitalizzata con questa operazione, mentre tra le medie superfici segnaliamo Trony, Oviesse, H&M, Prenatal, Sport Specialist e ConTé. Interessante è anche l’offerta food, soprattutto con le catene McDonald’s, Old Wild West, Wok of Italy e Lindt.

Calcio di inizio per MondoJuve

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on il pagamento della prima tranche degli oneri di urbanizzazione, il progetto del maxi centro commerciale MondoJuve si appresta ad andare in cantiere. L’iniziativa retail real estate vede come protagonista la società Campi di Vinovo, di proprietà del Gruppo Finanziario Giraldi, che recentemente ha comprato dalla Juventus i diritti per lo sfruttamento del marchio e i terreni al confine tra i comuni di Vinovo e Nichelino (To).

L’investimento, che si preannuncia di complessivi 180milioni di euro, interessa 82mila mq di superficie e porterà alla realizzazione di una struttura con 150 negozi dotata di 4mila posti auto, oltre a importanti opere di potenziamento della viabilità. La progettazione è stata affidata a Design International, che si è ispirata a modelli realizzati negli Usa ipotizzando oltre al classico centro commerciale anche una galleria all’aperto, simile a un retail park. •

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News

Sonae Sierra, 2011 in crescita

Il bicchiere di Sonae Sierra si conferma mezzo pieno, o pieno quasi del tutto, se si guardano i risultati emersi nel consueto meeting a Milano di fine settembre. Nonostante il periodo difficile a livello di mercato, «i risultati finanziari sono stati positivi: 9,7 milioni di euro nel 2011 e 2,9 milioni di euro nel primo semestre 2012 – ha detto Fernando Guedes de Oliveira, ceo di Sonae Sierra –. Questi risultati rappresentano il nostro continuo impegno nel mantenere costanti i flussi in entrata, nell'aumentare l'efficienza della gestione e nel potenziare l'attività di fornitura di servizi a terze parti. In generale, gli affitti dei tenants sono in aumento su base like-forlike e i nostri livelli di occupancy si sono mantenuti oltre il 96% nel corso dell'anno». Calandoci sull’Italia, «le visite hanno oltrepassato quota 22 milioni, con un incremento del 17,4% – ha specificato José Maria Robles, general manager property management di Sonae Sierra in Italia – mentre le vendite sono state superiori ai 309,6 milioni di euro, in aumento del 9,9 per cento. Anche nel corso del 2012 le vendite sono aumentate rispetto al 2011». Non è mancato poi un breve focus sul centro commerciale, fresco di apertura, Le Terrazze di La Spezia: «Dall'inaugurazione di marzo fino al mese di agosto 2012 – si è espresso Jerry Boschi, managing director developments Italy – le vendite hanno superato quota 34,5 milioni di euro, il 15% oltre le previsioni, con 2,6 milioni di visitatori, pari al 6% oltre le attese».

Desigual alle Mongolfiere

La casa di abbigliamento spagnola Desigual ha aperto all’inizio di ottobre un punto vendita nel centro commerciale Le Mongolfiere di Bari, esteso su 500 metri quadrati. La società, che in Italia ha 20 punti vendita monomarca e 74 corner in grandi magazzini, ha annunciato che l’espansione continuerà spedita. Buona parte dello sviluppo in Italia è stato effettuato nel circuito delle stazioni, dove i negozi sono cinque, tra cui quelli recentemente aperti di Roma Termini e Verona.

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Olbia cambia pelle al bar in airside…

…e per Bari prima raffica di gare

ddio al datato Smoking Garden Café nell’airside dell’aeroporto di Olbia e spazio a un nuovo operatore di livello superiore. È il senso del bando predisposto dalla società di gestione Geasar per un bar/ristorazione da 400 mq nell’area imbarchi, scaduto il 19 ottobre scorso. La superficie sarà maggiore di quella del punto vendita attuale. Alta l’asticella dei requisiti economici: 5 milioni di fatturato per ciascun anno nel triennio 2009-2011. Lo scopo, spiegano dalla società, è cercare un partner di livello internazionale. Dovrebbe comunque partecipare anche l’attuale gestore, attraverso un’aggregazione temporanea d’impresa. Dopo la ricezione dei bandi saranno spedite le lettere d’invito ai partecipanti, i quali avranno una quarantina di giorni per predisporre i progetti. Obiettivo: assegnare la concessione (di sei anni) a dicembre e avviare il locale a marzo. •

re inviti a manifestare interesse per altrettanti spazi commerciali danno il via a una vasta tornata di rinnovi nell’aeroporto di Bari. Ai ricambi previsti nei prossimi 12 mesi si aggiungeranno il prossimo anno le assegnazioni nella nuova Ala Est. Il 22 ottobre scorso sono scaduti i termini per manifestare interesse per un’area f&b da 800 nelle partenze airside: oltre a bar e ristorante (con offerta di menu che obbligatoriamente abbiano anche prodotti tipici agroalimentari pugliesi) è contemplata anche l’attività di libreria, edicola e tabacchi. L’area è attualmente affidata ad Autogrill, con un punto vendita che ultimamente ha sofferto, anche a causa di un formato non rinnovato. La seconda area da rinnovare è quella attualmente concessa a La Bottega dei Sapori di Airest: 256 mq in airside. Rimarrà l’attività di vendita di prodotti enogastronomici (senza somministrazione) tradizionali di particolare pregio e di prodotti alimentari tipici pugliesi. L’ultimo punto vendita è il ristorante MyChef in airside. In questo caso si tratta di 250 mq complessivi, di cui 234 in area Schengen e 16 in area extra-Schengen. •

A

T

Obiettivo Personale A cura di Excursus. Spazio di formazione partecipata – www.studioexcursus.com

Coaching e counseling: istruzioni per l’uso.

P

robabilmente a qualcuno di voi sarà capitato di trovarsi in difficoltà di fronte a nuovi incarichi di lavoro prima sconosciuti, o di sentire di non avere gli strumenti adeguati per far fronte a una nuova situazione, oppure ancora di trovarsi a disagio nel luogo di lavoro per via di faticose relazioni con i colleghi o per la mancanza di riconoscimento professionale da parte del responsabile. In casi come questi l’accompagnamento delle risorse umane può prendere la forma di percorsi di coaching o di counseling che sono uno strumento di supporto per risolvere problemi che riguardano il lavoro. Entrambi facilitati da un professionista che aiuta la persona ad analizzare il problema e la guida alla ricerca di soluzioni creative e appropriate, i percorsi di counseling e coaching si differenziano per alcune caratteristiche. Il counseling è un intervento per favorire l’analisi e la comprensione di problemi specifici, per facilitare la presa di decisioni e orientare le scelte e i comportamenti ad esse connessi. I problemi – relativi all’ambito lavorativo – sono essenzialmente legati a difficoltà psicologiche di varia entità che possono compromettere la propria realizzazione professionale e la relazione con il contesto. Il counseling può inoltre favorire la cono-

scenza delle proprie attitudini e facilitare l’individuazione di percorsi di sviluppo che consentano di valorizzarle. Il coaching invece è una tipologia di accompagnamento che ha l’obiettivo di facilitare l’espressione delle potenzialità individuali in armonia con il proprio ambiente di lavoro e di superare le difficoltà connesse a compiti complessi o all’assunzione di nuovi incarichi. A partire da un’analisi dei punti di forza e delle aree critiche, di capacità accertate e di risorse non ancora pienamente sfruttate dalla persona viene identificato un traguardo di apprendimento da raggiungere e sono stabiliti dei piani d’azione concreti finalizzati al successo del percorso di crescita. Migliorare la capacità di un lavoratore di raggiungere degli obiettivi, risolvere alcuni nodi che possono demotivare le persone al lavoro sono, a mio parere, obiettivi di cui un manager deve farsi carico di modo da poter contare sempre su una squadra motivata ed efficiente.

Maria Chiara Cremona mariachiaracremona@studioexcursus.com



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News

RYanaiR: inDaGine peR evaSione (alla Buon’oRa)

Thun: svelaTo il mondo donna

Non si fermano le turbolenze per Ryanair in Italia. Dopo la rottura con l’aeroporto di Verona (che ha rescisso un contratto capestro che prevedeva un contributo di 15 euro per ogni viaggiatore in partenza o arrivo), il vettore irlandese è finito nel mirino dei giudici della Procura di Bergamo. L’accusa è tutt’altro che una sorpresa:

D omesso versamento dei contributi per aver assunto a Dublino 220 dipendenti di stanza a Orio al Serio, assoggettandoli alla bassa tassazione irlandese (12%) invece che a quella ben più alta italiana. Indagati sono i vertici del vettore: l’ad micheal o’leary e il dirigente Juliusz Komorek, braccio destro per gli affari legali. La questione era stata sollevata tante volte negli anni dai concorrenti e secondo gli ispettori potrebbe riguardare molti più lavoratori, i circa 900 passati dal 2003 al 2010 dallo scalo bergamasco.

opo averlo presentato presso la sede di Bolzano lo scorso 22 settembre, thun propone sul mercato italiano il format legato al mondo dell’accessorio donna. Al momento la rete in Italia del brand altoatesino conta 350 monomarca, distribuiti tra centri commerciali e centri città, di cui il 10% circa è a gestione diretta mentre il restante 90% è in franchising. Guardando ai luoghi del travel, l'unica presenza negli aeroporti è a Milano Linate, ma sono in corso trattative per altri punti vendita. Nelle stazioni Thun presidia Napoli Centrale e presto dovrebbe sbarcare a Roma Termini. Gli opening previsti entro il 2012 del nuovo formato sono almeno sei, con quattro contratti già stipulati presso Vicenza e Catania all’interno di shopping center e presso Padova e Palermo in centri storici. A completamento si lavora per entrare a Milano, Verona, Roma e Taranto. «Le prime aperture del format Donna hanno lo scopo di essere rappresentative per un test iniziale, che prevede poi un'espansione su larga scala – ci ha raccontato l’amministratore delegato, paolo Denti –. Partendo da quello che oggi è il nostro

comunicazione di servizio

target di riferimento, cioè la donna tra i 25 e i 45 anni, abbiamo voluto offrire un luogo nuovo dove la donna possa pensare a se stessa e non solo alla propria casa o alla casa di amici e parenti. Il nuovo format ha lo scopo quindi di offrire alle nostre consumatrici una forte coerenza stilistica, sia dal punto di vista dell'immagine del marchio che da quello delle emozioni che il marchio suscita. Inoltre vogliamo trasferire una forte competenza di prodotto, focalizzando l'offerta sul mondo del bijoux e dell'accessorio, come borse e foulard». Nel 2013 il piano di sviluppo dell’azienda guidata da peter thun proseguirà su due binari: il format tradizionale e quello Donna. «Oltre al mondo travel, per noi ancora in fase iniziale di sviluppo, riteniamo che ci siano gli spazi per circa 70 nuovi punti vendita nel 2013 – ha aggiunto Denti –. Da subito, con l'introduzione del Mondo Donna, abbiamo individuato le location adatte a presentare questa nuova offerta di prodotto creando all'interno del format tradizionale un concetto di shop in shop. Ad oggi le superfici attrezzate sono circa 250 in Italia». •

A cura di Acqua Group – www.acquagroup.it

Il consumatore social è… ”Consumattore”: no, non è un errore di stampa ma la declinazione di ciò che è diventato il consumatore al giorno d’oggi, grazie allo sviluppo del nuovo mondo digitale. Il consumatore è diventato consapevole del suo ruolo e conscio del fatto che le sue scelte individuali hanno una dimensione collettiva. I new media hanno infatti consentito al consumatore di diventare maker di contenuti, quindi creatore di comunicazione. Il consumattore diventa quindi un “prosumer” (producer+consumer), attento ai messaggi pubblicitari classici e resistente e quasi sospettoso di fronte ai media tradizionali, che lo relegano ad un ruolo passivo. Le informazioni non sono più imposte dai brand, ma create dall’utente. Questa realtà si è imposta in tutti i settori e non ultimo anche nel retail. Il bacino di gravitazione dei centri commerciali o degli outlet non è più vincolato da limiti fisici e geografici ma si allarga anche oltre i confini nazionali attirando nuovi cluster e nuovi frequentatori (non solo virtuali). Il social infatti trasmette contenuti trasversali, creando un’aspirazionalità più ampia, e ha un raggio di azione più allargato dei media tradizionali.Le campa-

10 retail&food - novembre 2012

gne tradizionali di outdoor o di volantinaggio non sono più sufficienti, anche perché non raggiungono necessariamente i target dei brand leader. Il centro può diventare quindi, grazie anche ai social, “destination place” di marche che sinora non sono state “fan” di questi luoghi del retail. Davide Arduini e Andrea Cimenti Presidente di Acqua Group e Amministratore Delegato di Acqua Group




r&f

News

Web Franchising Expo, quasi 100mila visitatori unici

N

on esiste uno storico su cui effettuare comparazioni e nemmeno è possibile fare confronti con le fiere “tradizionali”. In valori assoluti Web Franchising Expo 2012 chiude i battenti virtuali con circa 98mila visitatori unici. Quasi centomila internauti che dal lancio della piattaforma online, lo scorso 15 gennaio, sino al 30 di settembre, data di chiusura, hanno approcciato gli stand dei 110 espositori presenti, 81 dei quali aziende franchisor. Tutti i dati rilasciati da

Nuova gara per i parcheggi di Adr

Assofranchising, associazione organizzatrice dell’evento, fanno pensare a un’iniziativa riuscita nella forma e nella sostanza: 493.578 sono state le visualizzazioni di pagina, oltre 9mila le persone registrate, 96 i Paesi collegati, 27 i webinar (seminari online) trasmessi nei tre giorni di interattività e 194 i video pubblicati. A fronte di questo riscontro Assofranchsing sta già pianificando la prossima edizione, Web Franchising Expo 2013, alla quale è già possibile aderire. •

È finita con un nulla di fatto la prima gara per la cessione di Adr Mobility, la nuova società che gestisce i parcheggi degli aeroporti romani creata con la prospettiva di un'immediata vendita. Non è stato replicato il successo della gara per Adr Retail, vinta da LS Travel retail. L’ad Lorenzo Lo Presti ha spiegato a MF di aver ritenuto inadeguate le quattro offerte finali, presentate da Saba, Empark, Securparking e Interparking. La società è quindi pronta a lanciare una nuova asta competitiva. «Perché questa

cosa occorre sapere per... A cura dello Studio Legale Cocuzza & Associati di Milano

Vogliamo garanzie!

G

arantirsi, di questi tempi, diventa centrale. Ne sono consce le proprietà ed i gestori dei centri commerciali, stazioni ed aeroporti, che fronteggiano inadempimenti e situazioni pre-fallimentari, ma sperimentano anche gli operatori, che hanno visto aumentare gli insoluti sulle vendite wholesale e cercano di tutelarsi. Le garanzie hanno caratteristiche diverse a seconda dell’obbligazione che si intende garantire. Non è pertanto opportuno generalizzare: ci concentreremo sulle garanzie richieste dalle proprietà di spazi commerciali a tutela delle obbligazioni degli operatori. Nella pratica, tre tipi di garanzie sono utilizzate: bancarie, assicurative e corporate. Le garanzie bancarie presentano l’indubbio vantaggio che ad un debitore, l’operatore del centro commerciale, si aggiunge un secondo debitore, per definizione più solido (o almeno così dovrebbe essere): la banca. Un potenziale difetto di tale garanzia è il seguente: essendo il cliente della banca non il creditore garantito ma il debitore stesso, si possono dare casi in sede di escussione in cui la banca assume un atteggiamento dilatorio nel pagamento. Le garanzie assicurative prevedono che il soggetto garante sia una società assicuratrice e pertanto uniscono allo scopo di garanzia lo scopo assicurativo: hanno il vantaggio di avere costi più contenuti per l’emissione. Le garanzie corporate sono prestate da un soggetto in posizione sovraordinata rispetto al debitore (generalmente il socio di maggioranza o la casa madre). Visto che in tal caso al debitore si sostituisce un soggetto appartenente alla stessa sfera del debitore principale, diventa centrale accertarsi che tali garanzie siano forti. Alcune clausole, molto usate nella pratica, contribuiscono a “rafforzare” la garanzia. Eccone due assai rilevanti: − la clausola di astrattezza: la garanzia esplicitamente specifica che essa astrae dal rapporto principale tra creditore e debitore, e pertanto a nulla rileva in concreto l’inadempimento sottostante o l’esistenza di eccezioni formulate dal debitore a giustificazione del mancato pagamento (per esempio il fatto che il debitore sostenga che il mancato pagamento è dovuto ad un

inadempimento del creditore) − la clausola “a prima domanda”: il codice civile sancisce che il creditore prima di azionare la garanzia debba rivolgersi al debitore principale: è però possibile escluderlo, facendo in modo che il creditore abbia il diritto di rivolgersi direttamente al garante. Qualora la garanzia contenga le clausole sopra riportate, l’escussione dovrebbe essere piuttosto agevole ed automatica: tuttavia, qualora il debitore ritenga che si versi in un caso di abusiva escussione della garanzia, ha la possibilità di esperire un’azione di urgenza a tutela della propria posizione per evitare l’escussione (e la conseguente rivalsa della banca): ovviamente la prova di tale abusiva escussione è complessa e la concessione del provvedimento d’urgenza legata ai consueti parametri del fumus boni juris (un principio di buon diritto) e periculum in mora (una concreta urgenza). In conclusione, qualche considerazione è utile in merito alla durata della garanzia: qualora la garanzia sia data a tutela di un contratto di locazione/affitto di ramo di azienda, spesso si richiede che la durata ecceda di alcuni mesi la fine del periodo contrattuale: questo perchè è proprio in sede di riconsegna che si possono creare problemi e contestazioni (ritardata riconsegna ovvero danni all’immobile).

Avv. Alessandro Barzaghi Per informazioni e quesiti gli Avvocati Giulia Comparini gcomparini@cocuzzaeassociati.it e Alessandro Barzaghi abarzaghi@cocuzzaeassociati.it saranno lieti di rispondervi.

dovrebbe andare meglio?» ha chiesto il quotidiano. «Ci rivolgeremo solo a operatori specializzati e qualificati, senza l’intermediazione di banche e fondi, che nella prima gara hanno partecipato in cordata con i player del settore – è stata la risposta –. Il focus sarà esclusivamente sui progetti di sviluppo e miglioramento del servizio».

Pittarello, dieci opening in vista

Sta portando a un’accelerazione dell’espansione, per Pittarello, l’acquisizione da parte della 21 Investimenti di Alessandro Benetton. Dieci sono stati gli opening del 2012 in Italia, per 35mila mq in più: Palermo (2 punti vendita), Roma, Grosseto, Fano, Modena, Frosinone, Limbiate, Lecce e Moncalieri. Ora l’espansione si concentra (dopo che è stata interessata anche la Croazia) in Slovenia, dove tra settembre e ottobre ci sono state quattro inaugurazioni. Il fatturato dovrebbe quindi crescere, a fine 2012, del 38% rispetto al 2011, toccando quota 160 milioni di euro.

retail&food - novembre 2012 13


r&f

News

BuRGeR KinG a quota 80

Con due aperture in rapida successione il marchio di fast food Burger King ha tagliato il traguardo degli 80 locali in Italia. Il primo opening è stato nella provincia di Venezia all’interno della food court del centro commerciale

Adriatico 2 di Portogruaro. Il ristorante, che beneficia di circa 300 sedute comuni situate nella piazza, è stato affidato in licenza a Enzo Tomasini e dà lavoro a circa 15 persone locali. Per BK si tratta della seconda apertura in provincia di Venezia, dopo quella nello shopping center Isola Blu di Jesolo Lido, e della sesta in Veneto. La seconda apertura è stata all’interno del nuovo centro commerciale Città dei Templi (vedi news in pagina).

14 retail&food - novembre 2012

CenTro CommerCiale CiTTÀ dei Templi: Tra sToria e moderniTÀ

D

opo tre anni di lavori e un investimento di 72 milioni di euro, il centro commerciale Città dei Templi nei pressi di Agrigento è stato inaugurato lo scorso 18 ottobre. I protagonisti dell’iniziativa sono: la società Villaseta srl, proprietaria del complesso; c.S.t. (Gruppo Gruppo Finim), attivo nel concept, nella progettazione e nell’attività di merchandising; unoG (Gruppo Finim), che si occupa della gestione e della direzione del centro. Parlando di offerta retail, il nuovo complesso presenta

una gla di 21.700 mq con all’interno 75 punti vendita distribuiti su due livelli. L’ancora alimentare è un superstore Conad mentre le medie superfici sono cinque: Expert, Cisalfsa, Piazza Italia, Tata Italia e una in fase di definizione. Anche l’offerta di ristorazione appare abbastanza strutturata, in virtù del fast food Burger King, del ristorante Peperosato, della gelateria Le Cuspidi, del bar Dioscuri e della Pizzeria La Stuzzicheria. L’operazione immobiliare si completa con la presenza di due livelli di parcheggi, per un totali di circa 1.500 posti auto. •


Conte of Florence nelle mani di D&K Distribution

P

er la cifra di 10milioni di euro lo storico marchio Conte of Florence è stato acquisito dalla società di Lucca D&K Distribution. A quest’ultima fanno già capo i brand Dekker, Dek'Her, Kejo, D21, D-Twice e 10East. L’operazione ha visto La Florence Sportswear Srl (già Conte of Florence Spa) cedere i rami d'azienda relativi al marchio, alla realtà produttiva e alla struttura retail alla NewCo Conte of Florence Distribution Spa, neo fondata società legata alla D&K Distribution. Attualmente il network retail di Conte of Florence vanta in Italia 60 negozi, tra monomarca e multibrand, 20 franchising e 16 outlet, mentre la presenza estera si limita a cinque monomarca a gestione diretta e due shop in franchising. Per la presenza di D&K Distribution nel canale wholesale, proprio questo canale sarà strategico nel futuro del marchio fiorentino, che attualmente lo presidia con circa 600 clienti in Italia e 400 nel mondo. Altro driver di crescita sarà l’estero, con in testa Cina e Giappone. •

Autogrill: conferma ad Amsterdam e riassetto in Nord America Con cinque anni di anticipo sulla scadenza Autogrill, attraverso la controllata HmsHost, ha rinnovato le concessioni per 75 locali nell’aeroporto di Amsterdam Schiphol. I ricavi stimati per il periodo 2013-2027 sono di due miliardi di euro. Sul fronte estero c’è stato anche un passaggio di asset tra due aziende controllate di Autogrill: World Duty Free Group ha rilevato le attività retail di HmsHost (240 negozi in 32 location), lasciando alla società il core business, cioè le attività di ristorazione. Una mossa che viene interpretata da molti (tra cui l’autorevole giornalista specializzato Martin Moodie) come un modo per poter realizzare, in caso di necessità, uno scorporo delle attività retail.

…ma per Sixty 600 posti a rischio

M

entre Conte of Florence esce dalle secche, è ancora complicata la situazione

di Sixty. L’azienda di Chieti che ha in portafoglio i marchi Miss Sixty, Energie, Killah e Murphy&Nye, lo scorso maggio era stata venduta, a causa dei debiti e della crisi di vendite. Il co-fondatore Renato Rossi (l’altro fondatore, Wicky Hassan, era scomparso a dicembre) l'aveva ceduta alla società Crescent Hyde Park, con sedi a Singapore e Shanghai. Il “cavaliere bianco” sta però usando la mannaia. La proposta, anticipata dalla società in un incontro con il ministero dello Sviluppo Economico, è di creare una newco con soli 50 lavoratori nello stabilimento di Chieti Scalo e altri 150 in tutta Italia. Gli altri 600 dipendenti rischiano di rimanere a casa. •

retail&food - novembre 2012 15


r&f

News

Il travel retail mette le ali a Furla Il segmento del travel retail di Furla è cresciuto dal 2010 a oggi del 30% e la previsione per il triennio 2012-2014 è di un ulteriore +70 per cento. Tra boutique, corner personalizzati, shop in shop e corner multibrand in scali aeroportuali, Furla è passata da 34 presenze nell’autunno-inverno 2011 a 112 nel 2012 (di cui 78 nell’area Emea e 25 in Asia), in 31 Paesi. Ma sarà soprattutto nell’inflight, spiega l’azienda, che si prevede un balzo, con la crescita da 2 a 24 presenze in soli tre anni (2012 – 2015), attraverso partnership mirate con prestigiose compagnie aeree nazionali ed estere, per coprire le più frequentate tratte internazionali. A maggio è stata anche lanciata un'apposita linea di prodotti, chiamata Exclusive Flight, in vendita su alcune compagnie aree di Europa, Asia e Usa.

Rifle sbarca a Roma e punta su Milano

L

’asticella è posizionata molto in alto. Dopo l’apertura a giugno di un negozio a gestione diretta presso il retail park di Campi Bisenzio (Fi), il marchio di jeans made in Italy, Rifle, ha aperto il suo primo monomarca nella Capitale all’interno dello shopping center Romaest. Il nuovo shop si estende su 150 mq di superficie commerciale, dove sono esposti i total-look uomo e donna, il denim con una ampia gamma di modelli e trattamenti e i best-seller storici. Il concept, curato dallo studio di architettura David Rossi Design, propone un mix di artigianalità e tecnologia. Ma lo sviluppo per l’azienda di Barberino del Mugello non si ferma nella Capitale: per marzo 2013 è già stato fissato l’opening del primo flagship store a Milano, in zona centrale nei pressi di Corso Vittorio Emanuele e del Duomo. •

Retail 3.0 Quante onde nei canali (di vendita) del retail Per conquistare il mercato non basta la multi-canalità, ma è necessario trovare soluzioni che uniscano mondo web e punti vendita. E i brand americani, ancora una volta, hanno molto da insegnare.

C

ross-canalità, che problema. Un'interessante ricerca effettuata da Ebeltoft Group, agenzia internazionale di consulenza retail, ha confermato che la trasversalità dei canali di vendita (soprattutto tra on-line e in-store) produce soluzioni innovative per incrementare i profitti, ma esiste anche un netto divario di sviluppo tra i player britannici e statunitensi rispetto a quelli europei, con quest'ultimi ancora indietro. L'indagine 2012 Global Cross Channel Retailing presentata lo scorso settembre ha infatti sottolineato che web e punti vendita

16 retail&food - novembre 2012


la lettera ndr) prezzi su r&f di ottobre, Spettabile redazione, rticolo (vedi Osservatorio Vi scrivo in relazione all’a a Vostra interessante rivista. sull epire. uscito nel mese corrente rettezza della tabella prezzi non ho nulla da ecc Per quanto riguarda la cor ne essenziale da esporVi. vostro Avrei però una constataziodi un dato oggettivamente fondamentale nel Non avete tenuto conto concessioni. uale, articolo: l’onerosità delle con oltre € 300.000,00 di canone di affitto ann sei mu zi, i Uffi tutti li di deg erie eria ett ett Caff Caff le La la totalità dei proventi del di un compone per oltre il 40% e il consumo carburante di un motorino a quello nar ago par e com È i. italian etteria aeroplano. eria degli Uffizi alla Caff sullo te paragonare la Caffett Sarebbe stato interessan lle del museo del Louvre per avere un raffronto del British Museum e a queero di avventori che di prestigio. dispostesso piano sia come num ticati dalle Caffetterie sopra citate ne ho la pra lle. Se necessitate dei prezzi anche alle Caffetterie oltreoceano ho anche que più o re nibilità. Se volete allarga tropolitan e il Guggenheim (lussuosissimo) son del Me urale di New York (quello Pensate che non solo il he il museo di Storia Nat alle famiglie. Tutto questo costosi degli Uffizi ma anc colare ), che è dedicato in parti film Una notte al museo a. eraenz solo per dovere di traspar nel settore ristorazione e alberghiero da tre gen ra ope . ore che sett nda del azie gio presti Siamo un’ anni, con i nostri locali, il zioni. Rappresentiamo da ppalto con 15 concorrenti europei. etti d’a a gar un o lgere, assieme a 13 add Abbiamo vint passione e orgoglio a svo seo più bello del Mondo. Mu Continuiamo con la stessa del oro ioni. l’attività di rist to delle mie consideraz e” a tempo indeterminato, ssima scheda teniate con res Mi auguro che nella pro erno al coro “Confcultura” e al coro “Confimp ’arest i il mio punto di vista sull Essendo fortunatamente Voi interessasse, di esporV sarò ben lieto, nel caso a vi. gomento servizi aggiunti e attenzione. Simone Bartolini, Grazie per la Vostra cortes Cordiali saluti, leria degli Uffizi, Caffetteria Bartolini Gal ni Adriano & C. toli Bar Di s. BARTOLINI S.a.

fanno sempre più parte di un'unica esperienza di acquisto che può essere effettuata seguendo vari percorsi: dapprima su internet, per la scelta, valutazione e anche acquisto del prodotto, terminando nel punto vendita per il ritiro della merce; ma il flusso decisionale può partire anche all'interno dello store per poi proseguire online, magari sempre all'interno del punto vendita grazie alle postazioni Internet e all'assistenza del personale. Spulciando le pratiche di crosscanalità di 144 brand provenienti da 17 paesi diversi, la ricerca di Ebeltoft ha dato il punteggio più alto ai brand Usa in tutte e quattro le categorie merceologiche prese in esame: WalMart (department store), Finish Line (Fashion), Home Depot (Fai da te) e Best Buy (elettronica) hanno strappato la medaglia d'oro per la coerenza del servizio di vendita tra i vari canali, la possibilità di ricerca on-line e vendita off-line, i servizi di click & collect/returns (ritiro e resa del prodotto acquistato sul web), livello di connessione web degli store e attività di social e local mobile effettuate.

Per quanto riguarda l'Italia il player dell'elettronica Marco Polo risulta il miglior brand ma la situazione non appare brillante (nessuna presenza italiana nelle quattro top ten). Piuttosto sembra che la crosscanalità nel Bel Paese sia soprattutto rivolta alla comunicazione e fidelizzazione del cliente attraverso iniziative sui social media: le attività di community per mamme con eventi reali nei punti vendita di Prenatal e i tutorial di make-up su You Tube di Pupa fanno scuola, ma basteranno per competere con le innovazioni d'Oltreoceano?

Massimo Colzani

retail&food - novembre 2012 17



Indice r&f

a cura di Edifis Intelligence

BORSA, REMEDIUM PECCATORUM! Lsettore, estremamente positiva; le borse in genere

a compilazione della "terza trimestrale" è, per il nostro

vanno bene, come si può constatare dalle buone performance sia dell'indice italiano FTSEMIB, sia, ed ancor più, dell'indice mondiale di Stanley Morgan. Ma l'indice di retail&food li supera tutti, dimostrando ancora una volta la straordinaria vitalità del retail internazionale. Il nostro indice infatti segnala, dall'inizio dell'anno, un incremento doppio rispetto a quello della borsa italiana (18,9% contro il 9,3%), e parecchio superiore anche a quello delle borse modiali, che si è fermato (si fa per dire) al 13,3%. Possiamo dire che la crisi recessiva globale ha risparmiato, per quest'anno, le borse? Forse sì, e ciò avviene sicuramente perché l'abbondante liquidità delle Istituzioni finanziarie e delle famiglie (non certo delle imprese) deve pur trovare, tra le mille incertezze che investono sia i titoli dei debiti sovrani e corporate sia il patrimonio immobiliare, uno sbocco credibile.

HOLDING

MERCATO

ALCUNI MARCHI DI PROPRIETA'

30.12.2011

Aeffe Alberta Ferretti, Moschino, Pollini Italia Damiani Italia Geox Italia Luxottica Italia Safilo Group Italia Stefanel Italia Tod's Hogan, Fay Italia Adidas Reebok Xetra C.F.Richemont Vacheron Constantin, Cartier, Dunhill Vtx Dufry Svizzera Fossil Nasdaq Hugo Boss Xetra Inditex Zara, Pull and Bear, Massimo Dutti Mce Louis Vuitton, Moet Chandon, Hennessy, LVHM Francia Fendi, Dior, Zenith, Guerlain Nike Nyse Polo Ralph Lauren Nyse PPR Puma, Fnac, Gucci, Redcats, Conforama Francia Puma Xetra Swatch Group Omega, Longines, Tissot Vtx Tiffany & Co Valentina, Elsa Ferretti, Paloma Picasso Nyse INDICE RETAIL&FOOD FTSEMIB MSCI WORLD INDEX L’indice Generale r&f è ponderato nella misura di 3 (retail) per tener conto della differente ampiezza dei rispettivi mercati. Tutte le quotazioni sono nella valuta della piazza relativa.

QUOTAZIONI AL 18.09.2012

indice

0,58 0,91 2,16 21,70 4,88 0,31 63,05 50,26 47,51 86,45 79,36 55,19 63,28

0,59 0,94 2,36 28,68 6,53 0,41 90,15 67,45 49,60 118,80 89,32 72,67 99,40

101,7% 103,3% 109,3% 132,2% 133,8% 132,3% 143,0% 134,2% 104,4% 137,4% 112,6% 131,7% 157,1%

109,40

126,80

115,9%

96,37 138,08 110,65 225,10 351,50 66,26

97,89 163,80 133,15 225,75 320,50 64,47

101,6% 118,6% 120,3% 100,3% 91,2% 97,3%

15.089 1.182,59

16.488 1.339,65

100,0

118,9% 109,3% 113,3% © Edifis Intelligence

retail&food - novembre 2012 19


osservatorio prezzi

VICOLUNGO e FRANCIACORTA,

GRANDI MARCHI SUL FILO DEGLI SCONTI Presso i due outlet, visitati in data 5 ottobre, si consuma ogni giorno un’importante battaglia sui listini, scontati tra il 30 e il 70% rispetto a quelli praticati in boutique. Indicazioni significative provengono dal food, che vede la supremazia di Autogrill in termini di brand e di McDonald’s nella convenienza

n

on stupisce che all’interno dei centri commerciali e degli outlet mcDonald’s imponga i prezzi più aggressivi. Allo stesso modo è un dato di fatto che la presenza di autogrill in tali complessi rimanga un punto di riferimento per metrature e numero di marchi. Nei due casi, per un motivo o per l’altro, gli altri competitor sono costretti a inseguire puntando su un prezzo altrettanto basso, ma solo su alcuni articoli, o su prodotti di qualità più alta. In questa circostanza il portafoglio però ne risente. Tale dinamica è stata osservata, ancora una volta, visitando due noti outlet del nord Italia:

vicolungo the Style outlets, gestito da neinver, e Franciacorta outlet village, gestito dalla società avm italy. Entrambi i complessi dispongono di un’ampia offerta, con circa 150 punti vendita, di cui abbiamo preso in considerazione per l’articolo di osservatorio prezzi tutta la parte di ristorazione e quattro prodotti non food particolarmente diffusi: ombretto, scarpa da running, reggiseno e trolley bagaglio a mano. Per i quattro item non alimentari siamo andati alla ricerca del primo prezzo praticato nel punto vendita, al netto delle promozioni giornaliere. La nostra rilevazione risale allo scorso 5 ottobre.

Food: la certezza è mcDonald’s

Se parlassimo solo di hamburger, quindi di panini, sarebbe banale identificare il listino più conveniente in quello della nota catena americana di fast food. Tuttavia McDonald’s si impone con un netto distacco anche in tutti i prodotti legati alla colazione e alle bibite, per i quali non mancano casi di ex aequo. Evidenti sono gli esempi di caffè, cappuccino e brioches: presso il McDonald’s di Franciacorta è possibile fare colazione con la classica tazzina e il cornetto a 1,80 euro complessivi. Nessun competitor propone il caffè a un prezzo inferiore a 1 euro. Altrettanto conveniente è il cappuccino, a 1,20 euro, ben 20/30 centesimi più economico rispetto a quanto chiesto dalla concorrenza. Al contrario il listino più caro si registra nei due punti vendita lindt, dove per un caffè e per l’equivalente

RILEVAZIONE PREZZI FOOD Vicolungo The STyle ouTleTS Puro Gusto

Acafé

People

Nordsee

Bottega Caffè-Cacao

Lindt

Caffè Valentini

aCafé

Bar Coffea

1

1

1

1

1

2***

1

1

1

1,40

1,40

1,50

1,50

1,40

2****

1,50

1,40

1,40

1

1

1

1,10

1

n.d.

1

1

1

Spremuta d'arancia

3,90

2,90

3,50

3

2,70

n.d.

3

2,90

3

acqua (pet. 50 cl)

1,30

1,30

1

1

1

1,30

1,30

1,30

1,20

coca cola (Pet 50 cl)

2,80

2,70

2,90

2,50**

2,70**

n.d.

3**

2,80

3

Panino più economico

2,40

3,90

2,50

4,50

2,90

n.d.

3

2,50

4

Pizza trancio base

n.d.

3,40*

2,90

n.d.

3

n.d.

3,20

3,40*

4,50

Birra (bottiglietta 33 cl)

3,90

4

4

3

4

n.d.

4

3,10

4

Snack bar caffè espresso cappuccino croissant

Prezzo più alto

Prezzo più basso

* 1/4 Pizza margherita da Spizzico più cioccolatino **** cappucciok 8 euro/contorno 3,50 euro

20 retail&food - novembre 2012

** lattina da 33 cl *** caffè, più cucchiano in cioccolato, ***** Prodotto confezionato ****** alla spina da 40 cl


Rilevazione prezzi non food Make up: Ombretto

Intimo: Reggiseno

Articoli sportivi: Scarpa da running

Fonte: Edifis intelligence

Vicolungo The Sytle Outlets Franciacorta Outlet Village

Bottega Verde 2,99 Bottega Verde 2,99

Vicolungo The Sytle Outlets

Argentovivo 6

Franciacorta Outlet Village

Ck 9

Vicolungo The Sytle Outlets

Erbolario n.d. La Gardenia 3

Modus 1 Modus 5,6

Pupa 1 Pupa 1

Ck Underwear 6

Diffusione Tessile 15

Goldenlady Store 4,99

Ragno 5

Yamamay 4,90

Cotonella 5,50

Parah 27,30

Pompea 4

Goldenlady Store 4,99

Time Color 5,50*

Triumph 9,99

Freddy 18

Nike 31

Puma 30

Franciacorta Outlet Village

Adidas 35

Asics 35

Puma 30

Nike 35

Bata 39,99

Skechers 69

Vicolungo The Sytle Outlets

Baldinini 109

Borbonese 371

La Martina 173

Kathy Van Zeeland 50,50

Roncato 43

Mannini 105

Kipling 97,90

Franciacorta Outlet Village

Baldinini 109

Del Mare 1911 288

Carpisa 39,95

C'Art 49,90

Roncato 43

Segue… 19,10

Toscablu 111

Pelletteria: Trolley bagaglio a mano

Kiko 4,90 Kiko 4,90 Calzedonia/ Intimissimi/ Tezenis 9,90

Robe di Kappa 24,90 Robe di Kappa 19,90

Colours&Beauty 1

Prezzo più alto

del cappuccino (Capucciok) occorrono 2 euro. Va specificato, tuttavia, che parliamo di due prodotti arricchiti di soluzioni sfiziose a base di cioccolato. Proseguendo la nostra rilevazione sulle bevande, analcoliche e alcoliche, e sui panini, il marchio di fast food conserva la leadership. La pet di acqua da 50 cl è proposta a un euro, al pari di altri operatori, la spremuta d’arancia è commercializzata a 2,50 euro e la birra media alla spina da 40 cl a 2,60 euro. Non sono disponibili, come sottolineato in altre analisi, le pet da 50 cl e la birra in bottiglietta da 33 centilitri. Il panino low cost è l’hamburger, venduto a 1 euro. Guardando al listino più caro,

Franciacorta Outlet Village Espressamente Illy

Gelateria cascina v

McDonald's

Pablito Bar

Panini de Santis

Lindt

1,10

1

0,90

1

1

2***

1,60

1,30

1,20

1,30

1,50

2****

1,20

1

0,90

1

1

n.d.

4

n.d.

2,50

3

3

n.d.

1,30

1

1

1,20

1,50

1,30

3**

2,50**

2,60******

3

3**

n.d.

5

4*****

1

3,80

5

n.d.

n.d.

n.d.

n.d.

n.d.

n.d.

n.d.

4

3,50

2,60******

4

3,50

n.d. Fonte: Edifis intelligence

identificato con il colore rosso nella tabella, il nome più frequente è quello di Espressamente Illy, anch’esso presente presso l’outlet vicino a Brescia. Nel locale che porta il nome del noto brand di caffè la spremuta d’arancia costa 4 euro, la Coca Cola in lattina da 33 cl 3 euro, il panino più economico ben 5 euro e la birra in bottiglietta da 33 cl 4 euro. Quest’ultimo prezzo vede allineati il locale Autogrill a insegna Acafé, il bar/ristorante People, la Bottega Caffè-Cacao e il Caffè Valentini By Barbis presso il Vicolungo The Style Outlets, mentre al Franciacorta Outlet Village troviamo lo stesso prezzo al Bar Coffea. La rilevazione food si completa con il trancio di pizza, offerto da pochi player. In questo caso l’operatore di riferimento è Spizzico (Autogrill), che mantiene un prezzo intermedio rispetto alla concorrenza (3,40 euro per un quarto di pizza margherita). Il listino più economico è appannaggio del bar/ristorante People (2,90 euro), mentre quello più caro è praticato dal Bar Coffea (4,50 euro).

Retail: la forbice è ampia

Porre sullo stesso piano brand di alto livello con marchi “più commerciali” è una comparazione ad alto rischio. Più indicativi, come si evince dalla tabella non food, sono invece i confronti tra i brand/catene con i prezzi di ingresso più bassi. Alcuni esempi: sul fronte dell’ombretto troviamo la promozione praticata da Modus di Vicolungo, che porta il listino entry a 1 euro, rispetto ai

Yamamay 4,90

Guess 22

La compagnia delle Pelli 39 La compagnia delle Pelli 39,90

La compagnia delle Pelli 62,40

Piquadro 122

Kathy Van Zeeland 30

Prezzo più basso

* Reggiseno brasserie

5,60 che la stessa catena ha praticato il medesimo giorno al Franciacorta. Su un euro si posizionano anche i due negozi di Pupa e lo shop Colours&Beauty presso il Foc bresciano. Al momento non presente in catalogo, la linea di makeup sarà la vera novità di Erbolario per queste vacanze natalizie. Vedremo quindi nel 2013 con quale politica di prezzo affronterà il mercato. L’intimo vede per il reggiseno una vera e propria battaglia nella fascia di prezzo compresa tra i 4 e i 6 euro. A salire troviamo i brand Pompea (4 euro), Yamamay (4,90 euro), Golden Lady Store (4,99 euro), Ragno (5 euro), Cotonella (5,50 euro), Time Color (5,50 euro), Argentovivo (6 euro) e Ck Underwear (6 euro). Il segmento di prezzo conteso per la scarpa da running si attesta invece tra i 30 e 40 euro, dove troviamo Puma (30 euro), Nike (31 euro), Adidas (35 euro), Asics (35 euro) e Bata (39,90 euro). Il listino outlet maggiormente low cost è praticato da Freddy (18 euro), mentre quello più caro da Skechers (69 euro). Estremamente eterogeneo si presenta il segmento del trolley bagaglio a mano, dove sono presenti marchi specializzati come Roncato o Samsonite e altri che inseriscono questo prodotto a completamento del catalogo. Ci limitiamo quindi a segnalare il primo prezzo molto aggressivo di Segue…, che si mantiene sotto la barriera dei 20 euro con 19,10 euro, e la proposta “di lusso” praticata dalla griffe di Bologna, Borbonese, che si attesta su 371 euro. A. P.

retail&food - novembre 2012 21


Star Trek retail

Destinazione

HarMOnt & Blaine

p

rendi un bassotto, cane da caccia tedesco che a dispetto del suo buffo aspetto è uno dei migliori segugi in circolazione, aggiungici i colori solari di Capri e di Sorrento ed ecco che avrai harmont & Blaine, griffe di abbigliamento sportivo di classe napoletana, nonostante il nome ben poco campano. Questo mix tra il gusto mediterraneo per la moda e i colori, la storica tradizione sartoriale napoletana e un notevole spirito imprenditoriale ha portato una piccola società partenopea, nata per produrre guanti artigianali intorno alla metà degli anni '80, a essere oggi sinonimo di total look dalla vena casual chic con uno stile molto popolare tra il jet set del Belpaese (paolo cannavaro e alessandro Gassman, tra gli altri). L'anno prossimo sono venti gli anni dalla nascita del brand Harmont & Blaine (1993), legato, dopo i guanti, alla produ-

22 retail&food - novembre 2012

zione di cravatte. L’azienda Harmont & Blaine S.p.A. nasce però due anni dopo, con fondatori Domenico menniti, presidente e amministratore delegato, e gli attuali soci enzo menniti, paolo e massimo montefusco (ciascuno al 25% del capitale sociale), che trasformano la griffe del bassotto in un brand di abbigliamento a 360 gradi. Il nuovo millennio vede l'inaugurazione del primo monomarca a Frattamaggiore (Na), nella provincia dove ha la sede l'azienda (Caivano, comune nell'entroterra di Napoli) ed è concentrata la produzione delle linee di abbigliamento e accessori. L'anno successivo è la volta dell'apertura della boutique di Capri e soli tre anni dopo HB varca i confini italiani con il primo negozio monomarca in terra straniera (Miami) per poi rafforzare l'export puntando su Cina, Usa, Paesi arabi, Egitto e Russia attraverso partnership locali.

cento negozi e una caffetteria

Oggi HB è un marchio fortemente riconosciuto in Italia e all'estero, grazie a un prodotto di elevata qualità caratterizzato dalla ricerca di materiali, forme, ma soprattutto colori nuovi con una rivisitazione della moda in una visione più eccitante e fantasiosa. Il tutto grazie al lavoro di un team di stilisti guidato dai fratelli paolo e massimo montefusco. Oggi, la “premiata ditta” Menniti & Montefusco conta più di 250 dipendenti diretti e più di 600 nell'indotto, una rete di negozi monomarca in continua espansione, un progetto imprenditoriale legato allo sviluppo di un marchio di caffetteria e diversi marchi di abbigliamento. Infatti al brand del bassotto che accompagna la linea di abbigliamento principale, si affiancano i marchi harmont & Blaine Sport, Blaine, pensato per un

consumatore più giovane (18-25 anni) rispetto al target tradizionale del bassotto e hB Jeans, linea denim novità di quest'anno, dedicata a prodotti più semplici ed economici distribuiti nelle insegne del marchio dei centri commerciali, ma di cui è in cantiere un monomarca dedicato. Un discorso a parte merita l'harmont & Blaine cafè, una caffetteria dal design moderno e raffinato inaugurata nel 2009 in Costa Smeralda, una vera e propria “tana” per il bassotto nel nome del Mediterranean lifestyle a cui ne seguiranno altre in Italia e, probabilmente nel Medio Oriente. Non vanno dimenticate poi le licenze per i marchi hB Junior (dal 2005 alla AGB company), che aprirà un monomarca a breve a Napoli, hB Shoes (dal 2008 alla marchigiana Giano), per finire con la recente hB Sealine e underwear


corner nei centri commerciali e all'interno delle storiche gallerie dello shopping come le Galeries lafayette, el palacio de hierro, lafayette e Sogo. Alle insegne HB va poi aggiunto il canale wholesale che copre tra i 600 e i 1.000 negozi nel mondo e che l'anno scorso aveva ancora la fetta di fatturato più grande con i 4/5 dei ricavi complessivi (+11,4% sull'esercizio precedente). Ma è sul retail (comunque in crescita sul 2010 del 12,4%), e nello specifico sulla gestione diretta e sulla presenza negli shopping mall, che la società sembra puntare nel suo ingente piano di espansione: entro fine 2015 il brand lavora per raggiungere la soglia dei 130 monomarca esteri che andranno a sommarsi ai 70 italiani (rispetto ai 50 attuali). Di settembre è l'inaugurazione del nuovo flagship store di HB in Corso Matteotti, nel centro di Milano, con i suoi tre piani, sei vetrine e più di 500 mq dedicati alle collezioni della casa partenopea. All'ombra della Madonnina, poi, è in calendario entro la fine dell'anno l'apertura di un nuovo showroom di oltre mille mq in via Tortona, nel quartiere della moda milanese.

il futuro sono i mercati emergenti

L'investimento è notevole, soprattutto in un momento di crisi come questo, e (dall'anno scorso alla Albisetti). Inoltre il bassotto farà bella mostra di sé sul Suv Honda CR-V Harmont & Blaine, progetto di brand extension che ha visto una importante partnership e co-branding con la filiale italiana della casa automobilistica dell'ex impero del Sol Levante. Questa diversificazione è nata per andare incontro alle esigenze dei diversi target, senza snobbare fasce di mercato distanti dal core business del marchio, ma attenta a non snaturare il Dna dell'etichetta. Se andiamo a vedere il network, oggi l'azienda capitanata da Menniti è presente

sottolinea l'intenzione di presidiare la principale piazza della moda italiana, Milano, che ha un evidente risalto anche internazionale. L'Italia, infatti, è il principale mercato della griffe partenopea con l'82% delle vendite nel 2011 (+9,8% sull'anno prima), mentre marginale rimane il mercato europeo (stabile al 5% del volume delle vendite con la Spagna a coprire più della metà della quota), ma in netta crescita (+36%) è quello extra Ue, che si assesta sul 12,3% del fatturato complessivo con buone performance dell'ex Celeste Impero, Russia e Medio Oriente; vanno invece male gli States, particolarmente colpiti dalla crisi. Retail, estero e shopping mall sono le direttrici su cui punta l'espansione della casa napoletana: tra il 2011 ad oggi sono stati aperti 15 corner nei punti vendita coin, mentre si sta lavorando a implementare entro fine 2012 il network con altre 12/16 inaugurazioni di insegne del bassotto nei centri commerciali regionali. Dal 2011 al maggio del 2012 HB ha aperto: Catania, Taranto, Roma Est, Genova Fiumara, La Spezia, Martignacco (Ud), Pontecagnano, Molfetta, Marcianise e Pompei, mentre sono contrattualizzati Cagliari, Roma Bufalotta, Casamassima (Ba) e sono in fase di contrattualizzazione Mestre e Partinico. L'orizzonte d'investimento della casa di

con le sue insegne nelle principali città italiane tra cui Milano, Torino, Napoli e Palermo e nelle località turistiche di mare più rinomate del Belpaese come Capri, Porto Cervo, Portofino, Forte dei Marmi, Riccione e Sanremo. All'estero, poi, le collezioni del bassotto sono presenti da alcuni anni nei mercati di Cina, Usa, Messico, Russia, Emirati Arabi, Qatar, Turchia senza dimenticare l'Europa, ovviamente. In tutto la rete commerciale HB conta in Italia una cinquantina di monomarca (quasi tutti a gestione diretta) e altrettanti nel mondo con vari shop in shop e

HARMONT & BLAINE in pillole Una prima società nasce nel 1986, mentre il marchio viene depositato nel 1993. L'azienda viene fondata nel 1995 a Caivano (NA), attuale sede Società Harmont & Blaine spa Domenico Menniti, Vincenzo Menniti, Paolo Montefusco e Massimo Montefusco: Proprietà ognuno con il 25% delle azioni Domenico Menniti, Presidente e amministratore delegato e Paolo Montefusco Management consigliere procuratore Harmont & Blaine, Blaine, HB jeans e Harmont & Blaine sport + le licenze Harmont Marchi & Blaine Junior, Harmont & Blaine Shoes, Harmont & Blaine Sealine e Underwear Business Produzione e distribuzione di abbigliamento sportswear Insegne monomarca 50 in Italia e 50 all'estero. Addetti 250 diretti e 600 nell'indotto. Data di nascita

fonte aziendale

retail&food - novembre 2012 23


Star Trek retail L'intervista

Fatturato (milioni di euro)

Retail a gestione diretta per vincere la crisi di mercato Intervista a Domenico Menniti, Presidente e amministratore delegato di Harmont & Blaine. Come sta andando il 2012? Nonostante la pesante crisi che le economie dell'Europa mediterranea stanno attraversando, Harmont & Blaine chiuderà l'anno 2012 con un incremento a doppia cifra, superando la soglia dei 60 milioni di euro. Ciò sarà realizzato a seguito dei notevoli investimenti realizzati nel corso dell'anno per l'implementazione della catena dei punti vendita diretti: 12 aperture, fra cui il flagship di Milano in corso Matteotti, hanno consentito di sostituire i minori ricavi derivanti dalla tradizionale distribuzione attraverso i multibrand italiani che oggi stanno soffrendo a causa delle contrazioni dei consumi e delle limitazioni del credito bancario.

2002

2003

2004

2005

2006

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2011

Margine di c/e in % del valore di produzione

HB utilizza sia il canale wholesale che quello retail: l'obiettivo è mantenere entrambi o punterete sempre di più su uno dei due? Manterremo entrambi i canali, ma il loro peso cambierà in maniera sostanziale. Per il 2013 contiamo, sul mercato Italiano, di sviluppare almeno il 40% del nostro volume di affari attraverso i monomarca a gestione diretta. Questa decisione ha comportato un sensibile aumento dei livelli occupazionali. Avete in progetto di espandere ulteriormente vostro network di insegne nei luoghi di transito? Nei prossimi mesi proseguirà il nostro impegno per incrementare la presenza del brand negli aeroporti. Dopo Milano Linate, Capodichino, Panama, entro la fine dell'anno apriremo la boutique nell'aeroporto di Ekaterinenburg. Fiumicino è obiettivo per il 2013. Come vi state muovendo per il vostro piano di sviluppo? La redditività resterà, nonostante i costi del danaro aumentati, e resterà sufficientemente alta così come il cash flow. Nel 2013 poi l'Ebitda tornerà sopra il 20% consentendoci di affrontare i programmi di sviluppo.

Ricavi e utili: HB cresce sempre

2002

2003

2004

2005

Valore aggiunto

2006

MOL

2007

2008

2009

2010

2011

Risultato operativo fonte: Cerved Group

Caivano, infatti, si sposta dalle vie dei centri storici delle città, valide soprattutto per la visibilità del marchio, ai nuovi luoghi di aggregazione: città di provincia e centri commerciali, senza dimenticare i luoghi di transito come gli aeroporti dove sono previste tra due e quattro aperture entro l'anno in corso (a oggi sono già aperti Capodichino, Linate e Torino). Sull'estero, l'obiettivo per il 2016 è quello di ricavare il 60% delle vendite, oltre ad arrivare a 200 milioni di giro d'affari complessivo - quasi 54 nel 2011. Nel corso dello scorso esercizio sono state

24 retail&food - novembre 2012

aperte le boutique di Malta, Marocco, Russia (Ekaterinburg e Novogrod), Cina (Macao e Hong Kong), Perù (Lima) e si punta a Dubai, ancora Russia e addirittura Iraq e Iran (a Teheran). Un posto di riguardo se lo prenderanno gli Usa, con un flagship nella Grande Mela sulla Quinta Strada o la Madison, e il Brasile, dove si sta organizzando un nuovo sito produttivo. A supporto c'è anche l'ecommerce, avviato la scorsa estate in tandem con Yoox, mentre è all'orizzonte lo sbarco in Borsa entro tre anni al raggiungimento dell'asticella dei 200 milioni di fatturato.

Se si va a fare i conti in tasca al bassotto, HB ha archiviato il 2011 con 53,6 milioni di euro e nel primo semestre dell'anno ha superato l'asticella dei 28 milioni (+10% sull'anno prima), che tradotto significa una previsione di 65 milioni di ricavi per l'anno in corso con una crescita di poco superiore al 20 per cento. Ottimi risultati, ma niente di nuovo, perché l'azienda di Caivano ha registrato nell'ultimo decennio un costante trend di crescita: si va dai 4,5 milioni di fatturato nel 2001 ai 54 dello scorso esercizio (+13% sull'esercizio prima) passando per i 27 del 2006. Non male anche i margini reddituali della società, con un Ebitda di 15,5 milioni (19% sul fatturato) nell'ultimo bilancio, in leggera discesa sul 2010 quando era al 21%, e meglio del 2009 quando segnava un già buon 17 per cento. Il Valore aggiunto poi sale in maniera costante superando l'anno scorso i 17,7 milioni (erano 14,9 l'anno prima e 11,3 nel 2007). La redditività caratteristica ha dimostrato sempre valori positivi negli ultimi cinque

anni, però in discesa, passando dal quasi 15% di Roi nel 2007 al quasi 8% nell'ultimo esercizio: insomma, motore e prestazioni della macchina di Menniti non danno preoccupazioni. L'azienda, poi, non sembra avere problemi a generare valore vista la rotazione equilibrata del capitale investito (96% l'anno scorso, più o meno stabile negli ultimi cinque anni), ha un buon equilibrio di liquidità con un rapporto corrente sempre superiore al 100%, mentre l'acid test (indice di liquidità immediata) si pone intorno al 70 per cento. Per quanto riguarda la solidità finanziaria, HB ha un rapporto di indebitamento non elevato, più o meno stabile negli ultimi anni intorno al 70%, con comunque una notevole copertura sulle immobilizzazioni che nel 2011 ha superato il 100 per cento. In più non va dimenticato il risultato finale: 3,1 milioni di euro di utile nel 2011, 2,5 l'anno prima e quasi 3 tre anni prima, tanto per chiarire che anche nel tanto vituperato Meridione, a dispetto dei luoghi comuni, si può fare impresa, e pure bene (Dati Cerved Group). David Montorsi



prima pietra

Città Fiera,

the biggest one Sono partiti i lavori per il maxi ampliamento di Città Fiera, centro commerciale da 86mila mq di gla ubicato a Martignacco (Ud). L’intervento dovrebbe essere ultimato entro il 2016, portando la gla a 160mila mq e il numero dei negozi a oltre 300. Nel ruolo di devoloper troviamo Dec spa – Bardelli Trade & Finance, mentre la commercializzazione è affidata a Cushman&Wakefield LLP

i

tempi sono maturi per parlare di uno dei principali progetti di ampliamento in Italia nel settore dei centri commerciali. Con l’avvio in estate dei lavori, che insistono su un’area ex industriale, il Città Fiera di Udine si candida a diventare uno dei più grandi se non il più grande shopping center del nostro Paese. Questo in attesa che altri progetti predano forma, su tutti il Westfield Milan. Nonostante il promotore specifichi che lo sviluppo sarà modulare e portato avanti in base alle reali esigenze di mer-

26 retail&food - novembre 2012

cato, il piano relativo a Città Fiera prevede che la superficie lorda affittabile passi dagli attuali 86mila a 160mila metri quadrati. Le fasi di realizzazione saranno tre: la prima è prevista nel 2013/14, la seconda entro il 2015 e la terza entro il 2016. Di conseguenza crescerà sensibilmente anche il numero dei negozi, che arriverà a quota 300/350 contro i 200 attuali, sempre distribuiti su tre livelli commerciali. Nessun dato, per ora, trapela sul fronte dell’investimento, anche se non stupirebbe una cifra superiore

il progetto in pillole DATA DI APErTUrA DATA DI APErTUrA AMPLIAMENTo PrEVISTA INIZIo DEI LAVorI INVESTIMENTo AMPLIAMENTo ProMoTorE CoMMErCIALIZZAZIoNE LoCALITÀ LoCALIZZAZIoNE TIPoLoGIA GLA AMPLIAMENTo GLA CoMPLESSIVA PArCHEGGI LIVELLI CoMMErCIALI MEDIE SUPErFICI ToTALE UNITÀ (PICCoLE, MEDIE E GrANDI SUPErFICI) ToTALE UNITÀ AMPLIAMENTo (PICCoLE, MEDIE E GrANDI SUPErFICI) ÀNCorA ALIMENTArE

1992 PRIMA FASE 2013/2014 SECONDA FASE 2015 TERZA FASE 2016 ESTATE 2012 N.D. DEC SPA – BARDELLI TRADE & FINANCE CUSHMAN&WAKEFIELD MARTIGNACCO (UD) EXTRAURBANA CENTRO COMMERCIALE DI GRANDI DIMENSIONI CIRCA 80.000 MQ 160.000 MQ 10.000 TOTALI 3 15-20 300/350 100/150 IPER LA GRANDE


ai 200 milioni di euro. Ipotizziamo un importo di questa entità guardando ai principali progetti analizzati di recente, tra cui quello di Inter Ikea a Villesse (200 milioni di euro per 90mila mq di gla) e quello di Larry Smith a Verona (200 milioni di euro per 40mila mq, sui quali incide il fattore della riqualificazione di un’area ex industriale). Arrivando quindi

della commercializzazione. Al momento, da quanto si apprende, i lavori sono incominciati e le opportunità per inserirsi sono elevate, sia per i negozi di piccola metratura sia per quelli di grande dimensione. «Abbiamo raccolto varie espressioni di interesse sul futuro sviluppo, anche se per ora non è stato ufficializzato alcun contratto», ha

Indice di innovazione Architetto, Gerardo Sannella Architetto MYGG Urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38 Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca Redazione r&f (Andrea Penazzi)

ai protagonisti dell’iniziativa, nel ruolo di sviluppatore annoveriamo Dec spa – Bardelli Trade & Finance, mentre per il delicato compito della commercializzazione ritroviamo Cushman&Wakefield, azienda di riferimento a livello internazionale. Proprio a quest’ultima ci siamo rivolti per approfondire tutti gli aspetti legati al progetto. Da questa ricerca è emerso quale valore aggiunto del futuro centro commerciale «la capacità di soddisfare tutte le esigenze della domanda – spiegano da Cushman & Wakefield – dal semplice consumo di beni per la persona all’acquisto finalizzato all’arredamento casa, fino all’aspetto ricreativo grazie soprattutto al cinema, al gioco e alla ristorazione. Inoltre il posizionamento strategico del progetto, localizzato al centro dell’euro-regione nei pressi dell’autostrada che collega Italia, Austria, Slovenia e Croazia, permetterà un ulteriore ampliamento del bacino d’utenza arrivando a coinvolgere anche una clientela europea». Il bacino si conferma quindi un valore imprescindibile quando si punta a realizzare grandi o grandissime volumetrie. In questi termini l’azienda ci ha comunicato che il 62% dei clienti risiede nel raggio di 20 minuti e che la popolazione residente nel bacino ammonta a 207mila unità. Ad oggi la frequentazione del centro conta otto milioni di visitatori l’anno.

I driver: casa e intrattenimento

Il progetto è ambizioso anche sul fronte

7,2

Il numero degli anchor store dovrebbe tuttavia crescere tra 5 e 10, portando il dato a 15-20. Sempre nelle intenzioni del commercializzatore, «con il completamento dell’ampliamento, Città Fiera diventerà il più grande punto di attrazione per gli operatori del mondo casa, offrendo un vasto assortimento per l’arredamento. L’iniziativa è tesa a favorire la ripresa e lo sviluppo di altri settori, come legno-arredo, accessori

Leroy Merlin. Cambiando invece settore, si registrano altri due ambiti di forte interesse: la cura della persona e il divertimento. L'offerta di intrattenimento in senso ampio si conferma quindi uno dei plus del futuro Città Fiera, centro commerciale che è già un riferimento per quanto concerne la ristorazione, grazie allo storico impegno di Cigierre nello sperimentare nuovi format. «Attualmente

per la casa e tessuti, di natura industriale e artigianale, individuando nuove forme di raccordo diretto tra la produzione regionale e nazionale e l’acquirente finale». Da specificare, restando su questo comparto, la recente apertura presso lo shopping center in oggetto di

esistono due food court, una principale e una che si sta ulteriormente sviluppando – rende noto l'azienda –. Ne sono previste altre: una sicuramente è già identificabile come posizionamento, mentre per l’altra stiamo valutando». Oggi esistono 7.900 mq dedicati all’in-

6,5 7,5 7,5 7,5

dichiarato Cushman&Wakefield a r&f. Inoltre il taglio delle unità sarà cucito su misura o quasi dei futuri tenants: «lo sviluppo consentirà di ospitare diverse tipologie di superfici di taglio medio/ grande, anche in base alle opportunità e alle richieste commerciali».

retail&food - novembre 2012 27


prima pietra trattenimento, con servizi atti a soddisfare le esigenze di un target trasversale di clientela. Ma il vero piatto forte è il multisala da 11 schermi, denominato Cine Città Fiera, ubicato al secondo piano. Collegati al centro si sviluppano poi, all’interno del maestoso edificio a forma di Piramide, il “Multiseum”, sito al primo livello e destinato a convegni, mostre e riunioni, e la “Città della Salute”, presente al secondo e al terzo livello e articolata in laboratori di analisi cliniche e ambulatori per le varie specialità mediche. Per il prossimo intervento sono al vaglio numerose soluzioni, dato che è a disposizione una capacità di spazio molto elevata. Allo stato dell'arte si ipotizzano piste di pattinaggio e di Go-kart, un parco acquatico e altro.

Struttura: passato industriale, futuro a basse emissioni

Il richiamo al passato industriale ispira tutto il linguaggio architettonico della galleria, caratterizzato da elementi e spazi essenziali e ordinati, esaltati dai materiali utilizzati per gli arredi degli

fonte: Sincron Inova, www.sincron-inova.it

Inquadramento Territoriale

spazi pubblici, quali mattone, vetro e acciaio. L’intervento prevede quindi un’opera di moderna riqualificazione. La nuova galleria sarà collegata a quelle già esistenti grazie a un passaggio con volte di nuova costruzione, che amplificheranno la sua altezza originale permettendo ai fruitori del centro di osservare contemporaneamente i negozi su entrambi i piani. Importante sarà il mantenimento dei costi di gestione su livelli bassi

28 retail&food - novembre 2012

I centri commerciali presenti nel territorio




prima pietra Player per le fasce isocrone della localizzazione (Accesibilità: 20 minuti, con autostrade, traffico medio)

Fasce Isocrone

Format

Insegna

Prov.

Comune

Indirizzo

Superficie (mq)

Distanza (minuti)

00' - 05' -

05 - 10' Centro Commerciale

FRIULI

UD

TAVAGNACCO

Via Nazionale 127

33.277

9,7

Centro Commerciale Centro Commerciale Parco Commerciale

CORTE SMERALDA TERMINAL NORD RETAIL PARK

UD UD UD

TAVAGNACCO UDINE REANA DEL ROJALE

Via Nazionale 45/6 Viale Tricesimo ang. Via Puintat Via Nazionale 21

12.000 32.340 20.300

10,3 10,4 12,8

Centro Commerciale

ARCOBALENO

UD

BASILIANO

S.S. 13 Pontebbana km 118 ang. Via Corecian

13.000

17,8

Centro Commerciale

PRADAMANO SHOPPING CENTER MIRANO 2

UD

PRADAMANO

Via Nazionale - S.S. 56 Udine-Gorizia

23.895

18,7

VE

MIRANO

Via Cavin di Sala 167

7.316

18,9

10' - 15'

15' - 20'

Centro Commerciale

L’analisi di bacino

Nonostante le potenzialità del progetto, che lasciano intendere una capacità attrattiva superiore, prendiamo a riferimento il bacino dei 20 minuti di percorrenza automobilistica con condizioni di traffico medie. I dati sono forniti da Sincron Inova. Come si evince dai grafici in pagina, il bacino comprende interamente comuni della provincia di Udine per cui focalizziamo su questa colonna le considerazioni sulle variabili socio-economiche. Fatta questa premessa, notiamo che il numero di componenti medio della famiglia è inferiore rispetto al dato nazionale: 2,25 rispetto a 2,41, mentre la composizione di maschi, femmine e stranieri è perfettamente in linea con le percentuali del Belpaese. L’età media è invece maggiore di due anni (44,7 contro 42,5), con una percentuale minore di under 25 anni e una maggiore di over 64. I Numeri indice di Reddito e Consumo, fatta 100 la media nazionale, mostrano una maggior capacità di generare reddito (dell’11%) e una maggior propensione al consumo (del 9%). Passando all’analisi dei competitor, nei 20 minuti sono presenti sei strutture. Una è rappresentata da un parco commerciale mentre le altre cinque sono centri commerciali: due di piccole e tre di grandi dimensioni. Il Città Fiera, con i suoi 86mila mq di gla, è già il più grande della zona, nonché il più grande di tutta la regione. Andrea Penazzi

retail&food - novembre 2012 31

fonte: Sincron Inova, www.sincron-inova.it

grazie allo studio di nuove soluzioni green. «Già oggi stiamo operando con la telegestione delle luci e stiamo sperimentando l’utilizzo della tecnologia a Led in galleria e nei parcheggi – ha precisato l'azienda –. Gli investimenti in soluzioni per abbattere l’impatto ambientale ammontano rispettivamente a 50mila euro per la ricerca sulla trigenerazione, sul risparmio elettrico, sulla telegestione e sull’utilizzo delle vernici fotocatalitiche, a 6.650 euro per le analisi dell’aria e a 10.500 euro per le analisi dei rumori. A dimostrazione di tale impegno l’azienda rende noto che «i costi delle spese comuni sono fra i più bassi esistenti nelle strutture commerciali di grandi dimensioni. Al mq sono pari a euro 45,91 euro, mentre il dato specifico per i negozi piccoli si attesta mediamente sui 93 euro». La parte strutturale si completa con la realizzazione di nuovi parcheggi al secondo e al terzo livello, che porteranno la capacità totale da 4mila a 10mila posti auto.


taglio nastro

Voice Fashion Outlet,

le griffe nel cuore di Roma È stato inaugurato lo scorso 14 settembre il maxi store con prezzi ridotti in zona Romanina, frutto di una partnership tra imprenditori italiani e cinesi. Piccolo nelle dimensione, il complesso da 4.500 mq di superficie lorda ospita le firme del Made in Italy e non solo, selezionate tra le rimanenze di magazzini

L

a zona della Romanina sorge a sud-est della Capitale, nel punto di congiunzione tra il Grande Raccordo Anulare e l'Autostrada Roma-Napoli. Un’area che per stratificazione socio-economica ha dell’incredibile, per la varietà di tipologie che ospita una accanto all’altra in una sorprendente disarmonia prestabilita. Nel raggio di poche centinaia di metri convivono la prestigiosa Università di Tor Vergata e accampamenti di nomadi, i degradati quartieri di Tor Bella Monaca e una zona commerciale in forte espansione, gli studios di Cinecittà e le rovine romane, dei capannoni industriali e dei fast food di ultima generazione. È una zona il cui bacino d'utenza è di un milione e mezzo di persone, in grado di accogliere oltre dieci milioni di visitatori l’anno con una media giornaliera che supera i 30.000 visitatori. Ed è proprio in questo contesto che lo scorso 14 settembre ha aperto, immediatamente a ridosso dal Grande Raccordo Anulare dal quale è facilmente visibile, il Voice Fashion Outlet. Il primo outlet urbano della capitale (e probabilmente il primo in assoluto in Italia) è un’iniziativa imprenditoriale innovativa da molti punti di vista. Nasce da una partnership commerciale italo-cinese, con l’obiettivo di investire nel Belpaese su un progetto di valorizzazione delle griffe più blasonate del Made in Italy e non solo. E poi la collocazione davvero urbana: raggiungibile anche con i mezzi nel quadrante sud-est di Roma, che va dalla Tiburtina fino all’Eur. Proprio su questo quadrante della città si è concentrato il battage pubblicitario che ha preceduto l’apertura, raddoppiato da una pagina Facebook, che ha acceso la curiosità tra i giovani dei quartieri limitrofi, e da un passaparola sapientemente alimentato, che ha fatto salire sempre più le aspettative. Risultato: un’inaugurazione happening, con tanto di delegazione diplomatica cinese e autorità italiane, nella quale l’outlet è stato letteralmente travolto da una folla variegata, costringendo successivamente lo store a un’intera giornata di chiusura per rimettere tutto a posto. Per connotare con una forte carica di novità l’intero progetto basterebbe il direttore del Voice Fashion Outlet, l’anima italiana dell’iniziativa, Andrea Beccarini: ventisettenne ingegnere che, dopo la laurea, ha già trovato il tempo di fare esperienza imprenditoriale nel fitness e nella vendita online di abbigliamento, prima di ideare e realizzare l’outlet. Giovane età, tante idee e chiare. Due soci cinesi che vengono dall’ingrosso di casalinghi, con i quali ha in

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comune l’intenzione di giocare d’anticipo e battere la crisi, proponendo ai romani i grandi marchi della moda (Gucci, Hogan, Burberry, Moncler, Dolce&Gabbana, Armani, Tod’s, per citarne solo alcuni) a prezzi ridotti.

La prima tappa

Il progetto prevede la realizzazione di grandi centri di abbigliamento in cui si possa contare su una selezione ricercata tra le migliori griffe, a un prezzo ragionevole. Sono già allo studio, anche se in fase embrionale, le prossime aperture a Roma nord e in altre città italiane (tra le papabili Napoli e Milano). Con la prospettiva nel breve periodo di esportare il marchio in Asia, una volta consolidato in Italia, utilizzando la spinta del Made in Italy e le competenze culturali e di gusto che possono essere solo italiane. L’investimento iniziale è relativamente contenuto: circa due milioni di euro, la maggior parte dei quali per il magazzino. Nel caso della Romanina, infatti, la struttura era precedentemente occupata da uno store della catena Eldo (elettrodomestici ed elettronica), il che ha permesso di tagliare drasticamente i costi iniziali facilitando l’allestimento del negozio. Questo si presenza come un corpo unico terra-cielo con una superficie lorda di circa 4.500 metri quadrati distribuiti su tre livelli: 2.000 al piano terra e altrettanti al piano interrato, ai quali va aggiunto il primo piano (circa 500 mq). Gli spazi attualmente sfruttati sono quelli al piano terra, che ospitano oltre 35 mila capi d’abbigliamento, riassortiti ogni settimana. La prospettiva è quella di proporne almeno il doppio, una volta allestito anche il piano interrato. La forchetta degli sconti è tra il 30% e il 70% con la media che si assesta al 50%, per lasciare un’ulteriore leva in periodo di saldi ma anche per non svalutare troppo il prodotto. Del 30% è scontato l’accessorio introvabile (la borsa griffata simbolo del Made in Italy, ad esempio), del quale il cliente conosce il valore e per il quale è disposto a spendere un po’ di più. Il modello commerciale del Voice Fashion Outlet punta a vestire diverse tipologie di acquirente guidandolo nella scelta a seconda delle esigenze e del gusto: dal classico all’eccentrico, dal vestito formale al jeans. A questo provvedono i commessi dei singoli settori – una trentina in tutto e look inevitabilmente metrosexual – attenti nei confronti dei clienti senza essere invadenti. Personale qualificato che offre la propria consulenza come personal shopper per farsi interprete dei desideri dell’acquirente, orientandolo nell’acquisto. «A differenza dell’outlet tradizionale, per noi la prima


inDice Di innoVaZione il progetto in pillole DATA DI APErTUrA INVESTIMENTo ProMoTorE LoCALITÀ LoCALIZZAZIoNE TIPoLoGIA GLA PArCHEGGI LIVELLI CoMMErCIALI ToTALE UNITÀ (PICCoLE, MEDIE E GrANDI SUPErFICI):

14 SETTEMBRE 2012 2 MILIONI DI EURO VOICE FASHION S.R.L. ROMA (LA ROMANINA) URBANA OUTLET 4.500 MQ 7.000 MQ 3 (UTILIZZATI 1) 1

architetto, Gerardo Sannella Architetto MYGG urbanista, Tiziana Bardi titolare StudioBardi/Cad38 Sociologo, Gianmarco Navarini, professore di Sociologia della Cultura, Università di Milano Bicocca

8,5

Redazione r&f

6,5

cosa non è proporre la griffe a prezzi stracciati. Al primo posto mettiamo la proposta di abbigliamento, al secondo la griffe (che deve essere di livello) e al terzo la scontistica», precisa Simone Beccarini. È un mondo di grandi marche nel quale si fa molta attenzione alla selezione del prodotto. Per questo Voice Fashion Outlet ha una squadra di selezionatori, con una ventina d’anni di esperienza nel settore, sguinzagliati per l’Italia alla ricerca di prodotti specifici. Va quindi precisato che la fase degli acquisti non prevede rapporti diretti con le case produttrici. Il magazzino

Accesso e parcheggio

4

6

Particolarmente assortito il settore bambini, dove si spazia da capi griffatissimi (Dolce & Gabbana) a marchi tradizionali per i più piccoli, anche se per i bimbi lo sconto medio sembrerebbe del 20 per cento. L’apertura è dal lunedì alla domenica con orario 10-20. I clienti sono circa 400 al giorno durante la settimana. Del tutto adeguati i 7.000 mq di parcheggio riservato con doppio ingresso, che sono sufficienti anche nei weekend quando l’affluenza è molto elevata. L’outlet è inoltre raggiungibile con i mezzi pubblici, in metropolitana e con l’autobus, che ferma di fronte a pochi metri

commento Struttura e design

6,2

VaLutazione

Un punto in più perché è stata rivitalizzata una struttura altrimenti inutilizzata Le indicazioni aiutano a superare il labirinto di strade. Il parcheggio è più che adeguato

 

offerta commerciale

Top brand con un buon assortimento. Da migliorare l'allestimento dello scaffale



Spazi comuni e attrattive

Tra un acquisto e l'altro c'è c'è l'area relax con divanetti e distributori



indice valutazione a cura di r&f:

 = migliorabile  = sufficiente = apprezzabile  = molto buono  = ottimo

è interamente costituito sulle rimanenze di privati che hanno a loro volta comprato dall’azienda. Per questo la proposta dell’outlet è una stagione indietro rispetto ai negozi tradizionali: offrirà i capi dell’estate 2012 nel 2013. In spazi riadattati, puntando molto sull’essenziale (i camerini per esempio sono minimalisti ma in numero adeguato rispetto alle dimensioni dell’outlet), i diversi marchi sono presentati in modo ordinato e sufficientemente valorizzati. In tal senso è stato fatto un grande sforzo di miglioramento a soli pochi giorni dall’apertura, anche se restano ancora molti gli stand con marchi diversi l’uno accanto all’altro. L’assortimento, invece, è decisamente buono e per alcuni prodotti vi è una scelta ampia di modelli, taglie e colori, del tutto simile a quella di un negozio tradizionale.

dall’ingresso. Tra i servizi aggiuntivi segnaliamo che all’interno dell’outlet è stata allestita un’area relax con divanetti e distributori di bevande e snack, già migliorata nel corso del primo mese di apertura. Al contrario non è prevista l’apertura di un vero punto di ristoro all’interno, per cui si deve fare affidamento sul McDonald’s a poca distanza o sull’offerta del centro commerciale La Romanina, a quattro-cinquecento metri più in là, una distanza impercorribile a piedi per il romano medio. Da sottolineare positivamente l’accurata segnalazione dell’outlet nel labirinto di rotatorie della Romanina, con dovizia di cartelli indicatori posti a ogni incrocio, segno tangibile della presenza dell’estro italico in questa insolita partnership italo-cinese. Adolfo Marino

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I Convegni di Ristorando

Mall e aeroporti, i salvagenti della ristorazione

Il food&beverage nei mall va meglio di molte altre categorie di prodotti. Bar e ristoranti negli aeroporti sono decisamente più in salute che nelle autostrade. A queste nicchie sono stati dedicati due convegni di Ristorazione 2012, ricchi di analisi e annunci

T

anti partecipanti, al punto che si sono viste sale – neanche troppo piccole – con manager in giacca e cravatta seduti per terra; ma soprattutto tante presentazioni e riflessioni sulle strategie anticrisi e sul futuro della ristorazione commerciale. Si possono descrivere così i due giorni di convegni dell’evento Ristorazione 2012, organizzato dalla rivista Ristorando (Edifis spa, editore anche di retail & food). Tra le 12 conferenze in programma, r&f ne ha seguite due in particolare, dedicate alle food court nei centri commerciali e alla ristorazione in aeroporto. Non sono mancate sorprese.

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Food court, la varietà fa la forza

La congiuntura negativa non deve far dimenticare che la ristorazione nei mall è cresciuta molto negli ultimi anni, fino a diventarne la seconda ancora dopo gli ipermercati. Potrà ancora crescere se punterà su food court con molti locali specializzati e abbinate a offerte di svago. È il messaggio dell’incontro “A pranzo e cena in galleria: le foodcourt crescono e arriva il leisure”, moderato da Roberto Bramati, presidente della società di architettura Spazio Futuro. La ristorazione nei centri commerciali ha visto crescere il peso in termini di fatturato dal 7,7% del 2010 all’8% del

2011, grazie a perfomance migliori delle altre categorie di prodotti, soprattutto di ipermercati ed elettronica di consumo. Una contrazione dei ricavi è arrivata solo nel terzo trimestre 2011 (con discesa oltre il 5% nel quarto) e si è arrestata nel secondo trimestre 2012, quando ha fatto registrare un valore identico a quello dello stesso periodo dell’anno precedente. «Nei prossimi sei mesi le previsioni sono abbastanza buone, sono molto più ottimista di sei mesi fa», ha detto Pietro Malaspina, presidente del Cncc. «La ristorazione – ha aggiunto – era nata come servizio per i consumatori compratori di beni. Ora il concetto si è completamente ribaltato, perché la food court è diventata motivo di attrazione in sé. La ristorazione è esplosa grazie al franchising, portando negli ultimi


togrill farà nell’area un grandissimo Motta (format già sperimentato a Linate e poi altrove, ndr) e avremo tra gli altri uno champagne bar» ha detto. «Vogliamo superare il modello della food court – ha aggiunto – e puntare su una ristorazione diffusa, come negli aeroporti di Copenaghen, Londra Heathrow T5 e Schiphol». La volontà – che farà discutere – è di non fare gare ma ricorrere agli operatori esistenti. Tra le altre idee per il nuovo satellite ci sono: dare le informazioni sui gate il più tardi possibile, posizionare le sedute solo presso gli imbarchi e realizzare uno spazio comune per viaggiatori Schengen ed extra-Schengen, mettendo i controlli passaporti solo poco prima dei gate. Sempre in tema di annunci, Sergio Castelli di MyChef ha anticipato l’arrivo di un wine bar a Fiumicino, al posto di un locale di Frescobaldi, con l’insegna “Ferrari Spazio Bollicine”, che avrà la consulenza dello chef Alfio Ghezzi della Locanda Margon. Ha poi anticipato il lancio di nuovi format: Porchetteria Colosseum, Pastasciutta-Come a casa tua, Grill Fish&Steak, Foglie–L’officina dell’insalata e una rivisitazione del format Pizza Chef. Tra gli altri interventi, Francesco Malservisi, responsabile del f&b di Adr-Aeroporti di Roma, ha in-

dieci anni la maggiore innovazione in termini di format». Italo Bussoli, segretario generale di Assofranchising si è allineato al clima di fiducia, sottolineando come il volume d’affari della ristorazione in affiliazione nel 2011 sia cresciuto del 12 per cento. Altre cifre di tutto interesse per capire le dinamiche in atto sono state fornite da Edoardo Favro, ad di Gallerie Commerciali Italia. All’interno della categoria f&b (+0,8% lordo nelle gallerie del gruppo e -0,4% a parità di punti vendita nei primi otto mesi del 2012), ha spiegato, gli andamenti sono molto diversi. Vanno bene soprattutto l’“altra ristorazione rapida” (come kebab e piadineria, +7,4%) e le steak house (+4,6%), seguite da gelaterie (+1,6%), bar (+1,3%) e fast food (+0,6%, dopo anni di successi), mentre soffrono le pizzerie (-2,3%) e i ristoranti free flow (-4%). Per assicurare la crescita della ristorazione, ha aggiunto Favro, bisognerà «investire molto sulle food court: per esempio tematizzando la ristorazione, inserendo un wi-fi gratuito dall’accesso semplice e mettendo a proprio agio il consumatore, per esempio mettendo fontanelle per l’acqua dovunque». Sono seguite le presentazioni di Domenico Atzori, visibility manager di Heineken Italia, di Alessandro Ravecca, presidente di Cibiamo Group, di Rossella Antelmi, country manager Italia di The Eat Out Group e di Roberto Folgori, amministratore di Dedem. Una frase su tutte da ricordare l’ha detta Alessandro Ravecca: «le food court non mi piacevano, perché permettevano di lavorare solo due ore al giorno. Poi sono cresciute, per marchi, layout e arredi, e possono essere il futuro della ristorazione in Italia».

Aeroporti, il canale tiene e non teme il low cost

Per la ristorazione negli aeroporti non è tempo di brindisi, ma è tutt’altra musica rispetto al “grande malato” canale autostradale. «Mentre sulle autostrade le società di ristorazione commerciale stanno avendo nel 2012 riduzioni di fatturato tra il 10 e il 20%, negli aeroporti la situazione è “flat” e noi siamo contenti di avere un incremento di poco più dell’1 per cento», ha detto Ser-

gio Castelli, amministratore delegato di MyChef, ultimo intervenuto nell’incontro “Ristorante in pista: dinamiche commerciali e prospettive di crescita del f&b aeroportuale”. Il convegno è cominciato con i dati sul settore forniti da Fulvio Fassone, in qualità di presidente dell’Atri, Associazione travel retail Italia. La ristorazione negli aeroporti italiani vale 282 milioni di euro, di cui il 60% generati in scali con più di 8 milioni di passeggeri. La spesa media è lievemente cresciuta: da 1,89 a 1,90 euro per passeggero, sebbene con valori più alti (2,03 euro) nei terminal maggiori. Il dato sulla spesa pro capite è allineato alla media degli aeroporti europei, nei quali complessivamente il fatturato del food&beverage è di circa 3 miliardi di euro. Negli scali europei sul totale delle superfici commerciali (retail più f&b) il 45% circa è destinato alla ristorazione, sebbene questa porti solo il 27% dei ricavi, contro il 73% del retail. Le differenze tra “noi” e il resto d’Europa sono nella distribuzione dei ricavi: nel Vecchio Continente il 57% di questi viene da ristoranti self service, il 29% da bar e il rimanente da ristoranti, mentre negli scali italiani il bar ha molto più peso. Come già sottolineato nello scorso Forum Atri, i segnali più incoraggianti vengono dalle previsioni di traffico da qui al 2029: secondo le stime di Aci/ Dkma ci sarà una crescita media annuale del 4,1%, trainata soprattutto dall’Asia. In Europa l’incremento sarà limitato al 2,5%, ma l’Italia dovrebbe viaggiare attorno al 3%, arrivando nel 2029 a circa 200 milioni di passeggeri annui. Dati a parte, nell’incontro c’è stato spazio per qualche annuncio di novità in vista. Luigi Battuello, direttore commerciale non aviation di Sea-Aeroporti di Milano, ha anticipato la creazione di un ristorante con una stella Michelin nel landside dell’aeroporto di Linate, con la gestione di MyChef. Ha poi parlato del “gate C”, la prima fase (apertura prevista tra la fine di dicembre e gennaio) del cosiddetto “terzo terzo” dell’aeroporto di Malpensa, che sarà completato prima dell’Expo. «Au-

dicato le linee guida per lo sviluppo futuro. Tra queste ci sono incrementi di superfici di vendita, attraverso sia l’individuazione di nuove aree commerciali sia l’uso di spazi marginali in prossimità di processi di viaggio, per esempio tramite corner mobili nei pressi degli imbarchi. Un’opportunità, questa, su cui Chef Express sta già lavorando. Ad annunciarlo è stato l’ad della società, Valentino Fabbian. I temporary kiosk, ha spiegato, avrebbero il vantaggio di recuperare una vendita altrimenti persa. In aggiunta si sta studiando l’aumento dei distributori automatici. Per Fabbian gli aeroporti, che valgono 50 milioni sui 700 della divisione ristorazione, hanno un peso destinato a crescere, dato che vanno decisamente meglio delle autostrade. Massimo Mezzanotte, direttore della divisione Travel & City di Autogrill Italia, si è invece concentrato sulle caratteristiche del viaggiatore attuale, che è «sempre più asiatico, tecnologico, attento all’ambiente e alla qualità dei prodotti». A livello internazionale i trend del f&b in aeroporto sono, ha spiegato, principalmente quattro: centralità del concept di caffetteria, ricerca di autenticità e “sense of place”, ricerca di “food experience” e cibi sani e sviluppo dell’info-tainment e digital engagement. F. P.

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Lavoro e commercio

La Riforma Fornero cambia volto al retail Gli effetti della legge che a luglio ha modificato profondamente i contratti di lavoro sono ancora da decifrare. Ci sarà una trasformazione di massa di rapporti “autonomi” in contratti stabili o di apprendistato? Il parere di un avvocato e di un responsabile Hr del settore. E voi cosa ne pensate?

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he conseguenze avrà la riforma del lavoro varata alla fine di luglio sulle attività del commercio? Negozi e ristoranti cambieranno davvero i contratti in essere? Con quali costi? Con quali conseguenze sui loro piani di sviluppo? Come noto la riforma Fornero (legge n. 92 del 28 giugno 2012) è intervenuta su due fronti: su quello della flessibilità in uscita ha modificato l’articolo 18, in particolare relativamente ai licenziamenti per motivi economici. Sul fronte della flessibilità in entrata ha messo maggiori paletti per l’utilizzo dei contratti parasu-

bordinati; ha vietato di fatto altri contratti, come l’associazione in partecipazione, molto utilizzata nel retail ma fortemente contestata, anche perché nei casi più gravi toglieva parte della retribuzione ai lavoratori in caso di perdite dell’azienda; e favorito l’apprendistato (che ha bassi contributi, sotto il 10%, ma tutele simili a quelle dei contratti a tempo indeterminato) come canale d’ingresso principe per i giovani sotto i 30 anni. Nello schema in pagina si trovano le principali novità della riforma in tema di contratti e licenziamenti, con sottolineate le parti modificate dagli emendamenti del Decreto

Sviluppo (Dl 83/2012, convertito nella legge 134/2012) di agosto. Le domande poste all’inizio non hanno risposte facili, perché i tempi sono ancora poco maturi. Sul gruppo di Linkedin di retail&food abbiamo chiesto alle società di segnalare cosa cambierà per loro nella pratica. Vi invitiamo a partecipare alla discussione. Nel frattempo abbiamo raccolto le opinioni di un avvocato specializzato in diritto del lavoro, Marcello Floris dello studio Eversheds Bianchini, e di Ethel Brezzo, direttore risorse umane di Cogest Italia, società del gruppo Policen-

tro, che sviluppa, promuove e gestisce centri commerciali. La posizione dell’avvocato Floris è piuttosto netta: «Nel retail sono stati usati molto contratti a progetto e partite Iva in modo distorto, perché si trattava di rap-

La riforma in pillole La flessibilità in uscita Licenziamento discriminatorio: illegittimo, diritto alla reintegra con indennità commisurata al periodo di allontanamento dal posto. In alternativa il lavoratore può scegliere 15 mensilità. Licenziamento disciplinare: se il giudice verifica assenza di giusta causa va disposta la reintegra e un’indennità massima di 12 mensilità. Negli altri casi non reintegra ma dispone un'indennità di 12-24 mensilità. Licenziamento per motivi economici: reintegra solo per manifesta insussistenza dei motivi addotti. Negli altri casi 12-24 mensilità. Nuovo rito abbreviato con obbligo di conciliazione. Licenziamenti collettivi: rimane la norma precedente. La flessibilità in entrata Contratto di apprendistato: le aziende con più di 10 dipendenti possono ricorrervi se assumono almeno il 50% degli apprendisti (il 30% tra il 2013 e il 2015) e se superano un rapporto di 3 apprendisti per ogni 2 dipendenti (rapporto 1 a 1 con meno di 10 dipendenti). Età massima 29 anni. Se si usano contratti di apprendistato, possibile la somministrazione a tempo indeterminato. Contratto di inserimento viene eliminato dalla riforma. Contratto a progetto: deve essere ricondotto a progetti specifici e deve riportare in forma scritta anche il risultato che mira a conseguire, oltre a prevedere un corrispettivo economico non inferiore ai minimi stabiliti per settore di attività. Non può essere uguale a lavoro subordinato. Partite Iva: assimilate a dei cococo se ci sono almeno due dei seguenti requisiti: durata collaborazione superiore a 8 mesi per due anni consecutivi; che sia la fonte dell’80% dei ricavi percepiti per due anni; se il collaboratore ha a disposizione una postazione fissa di lavoro presso il committente. Chi fattura più di 18 mila euro annui può essere considerato come una vera partita Iva. Associazione in partecipazione: le aziende non possono avere più di tre associati per ogni attività. Buoni lavoro: utilizzati per pagare le prestazioni occasionali accessorie di lavoro, devono essere datati e numerati progressivamente. Lavoro a chiamata (job on call): se la durata è più di 30 giorni i datori di lavoro devono darne comunicazione preventiva alla direzione territoriale del lavoro tramite fax o sms. Età: 24-45 anni. Contratti a tempo determinato: se la durata è pari o inferiore a un anno è eliminato il “causalone” (ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo che rendono necessario il ricorso a questa forma contrattuale). Tempi: le pause obbligatorie tra i contratti salgono a 60 giorni per i contratti fino a 6 mesi e a 90 giorni per quelli più lunghi (ma i contratti collettivi le possono abbassare i tempi rispettivamente a 20 e 30 giorni, anche per lavoratori stagionali). La conversione automatica a tempo indeterminato scatta se il rapporto dura, rispettivamente, oltre il 30esimo o il 50esimo giorno dalla scadenza. Ci sono 120 giorni di tempo per impugnare i contratti a termine e 180 giorni per il ricorso. Incentivi: per assunzione di donne e lavoratori disoccupati (varie tipologie, soprattutto per lavoratori del Sud) riduzione del 50% dei contributi a carico del datore di lavoro per 12 mesi.

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porti di lavoro solo formalmente autonomi e invece nella sostanza subordinati», ci spiega nel suo studio. «Lo scopo era quello di potersi sciogliere dai rapporti con una flessibilità non concessa dai contratti a tempo determinato. Era anche un atteggiamento comprensibile, dato che il commercio è un settore molto dinamico». Per l’avvocato quell’era è però definitivamente chiusa. «La riforma – spiega – restringe la possibilità di utilizzo di questi strumenti: sia i contratti a progetto che le partite Iva sono difficili da usare. Se prima era necessaria la dimostrazione, tramite prove testimoniali, della natura subordinata del rapporto di lavoro, adesso i parametri legislativi sono tali per cui il lavoratore ha molta più possibilità di successo in caso di contenzioso». Ma quali saranno gli effetti sulle società del retail e ristorazione? «È ancora presto per capire come reagiranno le società – risponde –, ma è prevedibile che la strada maestra sarà l’uso del contratto a tempo indeterminato, oltre alla somministrazione e all’apprendistato. Inventarsi un progetto non conviene più; conviene avvalersi della maggiore flessibilità in uscita, anche se su questo fronte molto di più si sarebbe potuto fare. Tra i miei clienti non c’è tuttavia grande preoccupazione, perché in genere hanno situazioni sotto controllo». Sarà davvero così? Sembra difficile, perché i dati dell’Isfol (il principale ente di ricerca del lavoro) parlano chiaro: i lavoratori atipici sono il 12,4% del totale (25% tra chi ha tra 18 e 29 anni) e gli autonomi (comprese le “false partite Iva” e le associazioni in partecipazione) sono il 18% (10% dei giovani). Tra il 2008 e il 2010, inoltre, solo il 37% degli atipici è poi passato a un lavoro stabile.

Il parere del direttore di Hr di Cogest Italia è infatti diverso, e preoccupato: «La riforma Fornero ha creato parecchio subbuglio e molto c’è ancora da capire», premette Ethel Brezzo. «Purtroppo devo confermare quello che le è stato detto: è molto più difficile fare ricorso ai cocopro, per i quali le aliquote diventeranno gradualmente entro il 2018 uguali a quelle dei lavoratori dipendenti. Rinnovare le partite Iva sotto i 19mila euro annui è un problema, mentre sopra quella soglia sarà fondamentale capire quale sarà la giurisprudenza. Anche in questi casi, le aziende non potranno gestire i lavoratori come dipendenti, o si esporranno a rischio di contenzioso, sebbene tecnicamente credo ci possa essere margine per usare questi contratti. So inoltre che le catene di negozi hanno usato moltissimo i contratti di associazione in partecipazione e la loro sostanziale abolizione sta creando grossissimi problemi. A noi invece sta dando complicazioni l’aumento del costo per i contratti a tempo determinato (l’1,4% in più rispetto a quelli a tempo indeterminato, per finanziare l’Aspi, ndr). Si aggiunga che è ancora da verificare in concreto che la flessibilità in uscita sia davvero stata aumentata. Bisognerà aspettare i risultati delle cause». Che effetti bisogna quindi aspettarsi nel settore? «Al momento, parlo per noi – aggiunge Brezzo – le assunzioni sono tutte bloccate. A livello generale, le tasse e i contributi che si pagano sono talmente alti che le aziende non si potranno permettere assunzioni, anche considerando che ci sarà un rinnovo dei contratti collettivi. Ci saranno più stage, ma con prospettive di inserimento molto minori rispetto a prima». Fabrizio Patti

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dossier aeroporti

QUALE FUTURO PER

TREVISO

Le bocce sono a oggi ferme per l’aeroporto Canova di Treviso, fratello minore del Marco Polo di Venezia. L’ampliamento ipotizzato porterebbe più passeggeri e darebbe una svolta alle attività commerciali. Ma i comitati ambientalisti sono agguerriti e non è chiaro come andrà a finire

p

iccolo, nuovo, semplice da raggiungere, curato nei dettagli. L’aeroporto Antonio Canova di Treviso a un primo sguardo sembra l’emblema della serenità. Il parquet in tutto l’airside, il tetto con rivestimento interno di legno, il contrasto molto moderno di queste coperture con gli elementi di acciaio, l’uniformità degli ambienti, tutto ricorda il vicino (32 km) aeroporto Marco Polo di Venezia (si veda r&f di gennaio/febbraio 2012), uno dei più riusciti d’Italia. Eppure l’aeroporto è oggetto di grandi tensioni, tutte relative al possibile ampliamento dell’aerostazione, di cui parleremo più avanti. A Treviso il terminal è nuovo: risale al 2007, anno in cui lo scalo prese il nome del grande scultore neoclassico trevigiano. Nello stesso anno la veneziana Save, già proprietaria del 45%

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della società di gestione aer.tre., passò all’attuale 80 per cento. Lo scalo già da una decina d’anni era stato utilizzato come aeroporto low cost per il bacino di Venezia. Ancora oggi il 74% dei voli, ci dicono dalla società, è appannaggio di Ryanair, seguita dagli altri vettori a basso costo Wizzair (17%), Germanwings (4%) e Transavia (3%). L’aeroporto lo scorso anno è stato chiuso per tutto il secondo semestre (con riapertura a metà dicembre) per lavori di rifacimento della pista. Nulla è però cambiato dal punto di vista commerciale, se non l’apertura di un nuovo negozio di moda. Attualmente l’offerta commerciale prevede nel complesso mille metri quadrati di spazi, dei quali il 60% dedicato alla ristorazione e il 40% al non food. Il landside, se si escludono gli auto-

noleggi, il cambiavalute e gli sportelli delle compagnie di bus, comprende solo le due attività di ristorazione di airest: culto-caffè e cioccolato al piano terra, area arrivi, e Bricco…caffè al primo piano, area check-in. Airest, d’altra parte, è il dominus dello scalo, e lo può essere proprio perché Save ne è proprietaria al 100% e quindi è come se gestisse direttamente i punti vendita. Se si guarda all’airside si trova un altro Culto, per la ristorazione, il duty free elite travel Retail, il nuovo format di souvenir hub (presente tra gli altri anche a Bari), qui declinato sul tema veneziano (World of Venice), e un altro negozio Airest, senza insegna, che vende prodotti di fine-food. Unico shop non appartenente alla società satellite di Save è il negozio madablu, specializzato soprattutto in pelletteria di medio

livello. Non c’è invece più traccia delle attività ancora segnalate sul sito dell’aeroporto di Treviso: la parafarmacia BenEssere, il negozio di abbigliamento maschile Conte of Florence e i punti vendita gemelli I Santi (pelletteria) e Football Corner (abbigliamento sportivo), quest’ultimi due usciti nel tempo dal canale travel, di cui erano stati protagonisti. Le entrate del non avio, ci spiega andrea Geretto, direttore commerciale e marketing di Save, sono a Treviso circa il 20% dei ricavi totali, e nel 2012 sono “sostanzialmente stabili” rispetto al 2011. Nel confronto con il 2011 ha senso paragonare solo i primi cinque mesi, a causa della successiva chiusura nella seconda metà dello scorso anno. Nello stesso periodo gennaiomaggio il traffico era inferiore del 3,5% rispetto all’anno precedente. Facendo


I passeggeri di Treviso

Andrea Geretto un confronto con il periodo gennaioagosto 2012/2010, si vede invece un aumento del traffico pari a circa il 15 per cento. Le attività di ristorazione, aggiunge Pietro Pontieri, area manager per il Triveneto di Airest, hanno avuto un buon andamento, soprattutto se il confronto si estende al canale autostradale e dei centri commerciali, oggi molto più in difficoltà. Se questo è l’aeroporto Canova di oggi, è molto difficile al momento capire cosa sarà domani. Per lo scalo è stato ipotizzato un ampliamento, che porterebbe a un maggior numero di passeggeri e conseguentemente di attività commerciali. Nel dicembre 2011 è stato presentato il masterplan al 2030. La proiezione, ha spiegato in quell’occasione il presidente di Save, Enrico Marchi, è di arrivare tra vent’anni a 4,3 milioni di passeggeri (rispetto ai 2,1 del 2010). Per raggiungere questo obiettivo, ha spiegato il giornale online locale “La Vita del popolo”, sono in programma tre sessioni di lavori: nel primo periodo

anno

traffico commerciale

var. % anno precedente

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 (gen-mag)

273.334 426.716 528.877 676.100 884.118 1.291.407 1.331.232 1.538.789 1.700.383 1.771.398 2.145.582 1.074.632 905.523

38,6 56,1 23,9 27,8 30,8 46,1 3,1 15,6 10,5 4,2 21,1 -49,9 -3,5

I risultati finanziari del settore "Airport management" di Save spa

guenza anche il numero di parcheggi per i velivoli, fonte: Assaeroporti, Adp per una spesa complessiva dal 2011 al 2030 di 131 (fino al 2015) saranno spesi 76 miliomilioni di euro. Se questo si verificasse, ni di euro per espandere il terminal, si potrebbero ipotizzare diversi interventi costruire una nuova torre di controllo sul fronte non aviation e delle attività e una moderna caserma dei vigili del commerciali in particolare. Andrea fuoco, migliorare viabilità e parcheggi, Geretto non si sbilancia («non esisitono ed eseguire altri piccoli interventi di ancora sul tavolo progetti di espansione natura ecologica. Nella seconda e terza commerciale») ma non esclude a priori tranche di lavori verranno ulteriormente nessuna ipotesi: dal modello “discount” aumentati il numero di posti auto e le ipotizzato da Micheal O’Leary, numero dimensioni del terminal, e di conseuno di Ryanair, per Londra Stansted, all’applicazione del “modello Venezia”. Nello scalo di Tessera diversi punti vendita gestiti sotto il cappello di “Airest Collezioni” (joint venture con McArthurGlen che ha portato all’ingresso di grandi nomi del mondo della moda, ma anche a marchi di medio livello adatti a un pubblico low cost), formula che si reggerebbe solo con volumi di traffico superiori. Ma una fortissima ipoteca al progetto è rappresentata dalle proteste dei Pietro Pontieri cittadini, e in particolare del Comitato

fonte: Save spa

Aeroporto Treviso-Stop Ampliamento. Secondo le critiche del comitato, formato dalle associazioni Legambiente, Italia Nostra, Anpi e Fare Treviso, il previsto raddoppio di voli e passeggeri avrebbe effetti nocivi per il livello di inquinamento ambientale e acustico, anche in considerazione della vicinanza dello scalo al centro cittadino (3 km). A tal riguardo, la società di gestione lo scorso luglio ha dichiarato: «AerTre ha elaborato un nuovo Master Plan al 2030, completo di stime di sviluppo e crescita del traffico aggiornate e delle relative analisi di impatto ambientale, attualmente al vaglio del ministero dell’Ambiente dal quale si attende relativa valutazione». Effettivamente la relativa pagina del ministero dell’Ambiente comunicava che la valutazione è in corso e che il 24 settembre è stata accolta la proroga di 60 giorni per la consegna delle integrazioni. La partita è dunque ancora aperta e potrebbe trovare una soluzione nelle prossime settimane. Retail&food seguirà la vicenda e darà conto delle novità. Fabrizio Patti

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Parola di andrea rossi

Forte di una laurea in Giurisprudenza ottenuta presso l'Università di Perugia e di un MBA presso Profingest di Bologna, Andrea Rossi collabora con l'Università di Modena, facoltà di Economia Aziendale, in area Marketing. Il suo percorso lo ha visto entrare in Tetra Pak come product manager, per poi occupare la posizione di marketing manager Asia Pacific nel quartier generale di Modena e presso la sede di Hong Kong. Nel 2000 passa in Nike nel ruolo di direttore marketing e dal 2008 è direttore generale del brand statunitense in Italia.

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Nike, segmentazione e multicanalità per continuare a vincere

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na ventina di punti vendita di proprietà, una cinquantina contando quelli in franchising, e un mondo di opportunità nel canale wholesale. Nike Italia continua a crescere guardando al 2013 con particolare interesse su Milano e Roma. Il riordino della rete distributiva e il forte impulso sulla multicanalità sono le leve su cui scommette il direttore generale, Andrea Rossi, per dare un impulso all’intero settore dello sportsware in Italia. Il “super manager” ha risposto alle nostre domande a margine della presentazione della partnership tra il marchio americano e il team di pallacanestro Olimpia Milano – Armani Jeans, avvenuto a inizio ottobre presso il Nike Stadium di Milano Foro Bonaparte. Il suo percorso in Nike Italia è stato lungo, coronato nel xx con la nomina a direttore generale. Cosa contraddistingue questa sua esperienza? Nike è un’azienda estremamente valoriale. Basta varcare l’ingresso e guardare i manifesti dei grandi campioni della storia dello sport e senti subito una forte emozione. Questa emozione, che ti porti dentro ovunque, permette di aggiungere sempre qualcosa al modo standard di lavorare. Spero di aver ricambiato l’azienda con la stessa passione. Cavalcando l’onda della passione, se dovesse accompagnare suo figlio in uno store Nike, in quale negozio andrebbe e cosa gli comprerebbe? Ci sono tante belle realtà, sia tra quelle realizzate da noi sia tra quelle costruite in partnership. Sicuramente gli comprerei una scarpa che sia espressione del mondo Nike, quindi espressione di innovazione, tecnologia e performance. Per esempio le ultime scarpe da basket che abbiamo lanciato, le Hyperdunk, possono registrare la prestazioni dell’atleta e trasmetterle poi al computer. Il suo negozio Nike ideale esiste già oppure ha in mente novità tecnologiche e di layout ancora da applicare? Innovare significa fare sempre qualcosa di meglio. Credo che il prossimo passo, in parte già fatto ma su cui c’è molto da sviluppare, sia quello della multicanalità all’interno del negozio. Il format che stiamo sviluppando permette di avere questa caratteristica, che mi piacerebbe vedere anche nel wholesale. Qual è in ambito retail l’iniziativa più avvincente a cui ha partecipato? Lo sviluppo retail con la Juventus. Ambito, questo, che per le squadre di calcio italiane manca completamente. La Juventus ha fatto lo stadio di proprietà e dentro vi ha posizionato quattro shop, di cui uno premium superlusso collegato alla tribuna. Poi, nel nuovo centro commerciale adiacente, è stato creato lo Juventus Store: quasi

600 mq a tema calcio. Per dare un’idea delle potenzialità che ha questo negozio: in occasione di una delle ultime partite di campionato si sono registrati 15mila ingressi. Facendo invece un quadro generale, come si articola la distribuzione del marchio Nike in Italia? Stiamo cercando di segmentare il canale distributivo italiano, all’interno del quale il comparto sportivo non ha un’identità precisa, dando un impulso con la nostra catena. In totale tra Nike store in franchising e punti vendita di proprietà, abbiamo 47 punti vendita complessivi. La parte in affiliazione è gestita sul territorio da 4-5 partner. Ha accennato alle difficoltà del settore sportivo, può spiegarcele nel dettaglio? In Italia il settore sportivo si presenta in diverse accezioni. Esiste quella orientata alle performance, con negozi specializzati su calcio, running o basket, piccoli nelle metrature ma con molta competenza. Poi ci sono le catene orientate soltanto sulle sneakers, la parte più leisure del business. Infine vi è “tutto il resto dello sportivo”, che si presenta un po’ troppo indifferenziato e sbilanciato sull’offerta leisure. La necessità, in questo caso, è quella di riappropriarsi del mondo dello sport partecipato, giocato e quindi tecnico. Quali sono invece le performance di vendita? Molti clienti sono gestiti centralmente a livello europeo, quindi è difficile disaggregare il dato sull’Italia. In ogni caso il nostro Paese rappresenta uno dei mercati più grandi per Nike, il quarto o il quinto. Ovviamente è lontano da quello degli Stati Uniti, che fattura 4 miliardi di dollari, o a quello della Cina, dove negli ultimi 5/6 anni Nike ha aperto 3.000 monomarca. Tra centri città, centri commerciali e luoghi di viaggio quali canali vi danno maggiore soddisfazione? La nostra catena, considerando anche il momento economico in cui versa l’Italia, sta dando risultati quasi entusiasmanti. Andiamo a coprire un po’ tutti gli spazi sul territorio: ci piace stare nei centri delle grandi città e riteniamo i mall sempre

più importanti. Stiamo un po’abbandonando gli aeroporti, in quanto non ci piaceva il tipo di approccio di consumo e anche l’assortimento che dovevamo inserire non era coerente ai valori aziendali. E le stazioni ferroviarie? Ci sono stazioni in Italia che si stanno trasformando, come Roma Termini e Milano Centrale, in cui c’è valore a livello qualitativo per cui ci piace essere presenti. Quali sono i margini di sviluppo in Italia? Il primo negozio della catena è stato aperto agli inizi degli anni Duemila, da allora la rete è sempre cresciuta a ritmi importanti. C’è più potenziale di quanto stiamo sfruttando, per cui credo che ci sia spazio per altrettanti negozi, senza andare neanche troppo in profondità. Lavoreremo in modo capillare su Milano e Roma, perché offrono numerose opportunità, rivolgendoci a molti partner. In tal senso cito il progetto Space23: il negozio sportivo di Marco Materazzi e Stefano Mancinelli, cestista dell'Olimpia, recentemente inaugurato a Milano in corso Garibaldi. Che rapporti avete con le catene multimarca? Questo è un panorama molto variegato e complesso. Ci sono alcune catene, ad esempio Foot Locker, Decathlon e Bata, che hanno una struttura molto forte sul territorio e numerosi punti vendita, per cui si cerca di costruire con loro rapporti commerciali più ampi. Tuttavia la peculiarità del comparto sportivo è la frammentarietà. Ci sono molti negozi piccoli o insegne regionali con 4-5 punti vendita con cui si lavora più sulla stagione e meno sul lungo termine. In entrambi i casi vi sono pro e contro. Guardando al futuro la direzione è quella della concentrazione e in questa prospettiva mi aspetto l’ingresso in Italia di partner nord europei. Proponete, almeno in parte, diverse linee di prodotto tra monomarca e multimarca? Non c’è esclusività nel monomarca, c’è condivisione. Stiamo cercando di avere segmentazione e differenziazione. Ogni punto vendita o segmento di punto vendita deve essere posizionato sul target di pubblico con un’offerta mirata. Ultimo, ma non per importanza: con quali strategie di prodotto e di formato vi posizionate nel canale outlet? L’outlet è un ambito in cui si hanno ritorni commerciali interessanti. È importante che questi negozi siano gestiti correttamente e presentino un buon servizio al cliente, mentre è necessario che non facciano concorrenza diretta allo shop tradizionale. Per questo motivo proponiamo collezioni precedenti, non più presenti nella parte “premium” della distribuzione. A. P.

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Analisi mercato

Green e centri commerciali, l’anno del digiuno

Il fotovoltaico sta andando a picco, dopo l’entrata in funzione del Quinto Conto energia, e così sarà fino alla “grid parity”. Ma per gli shopping center il “verde” vuol dire anche, e oggi soprattutto, interventi di risparmio energetico, meno visibili dei pannelli ma non meno efficaci

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n anno, due, forse tre di quaresima, dopo il carnevale degli incentivi più alti del mondo e in attesa di una possibile resurrezione del mercato, con l’arrivo della "grid parity". Così si può descrivere il momento delle installazioni di pannelli fotovoltaici in Italia. Il digiuno forzato si deve alla rapida successione di tre leggi in un anno e mezzo (Decreto Rinnovabili del 3 marzo 2011, Quarto Conto energia e Quinto Conto energia), che hanno prima portato a una corsa folle per accedere alle ultime finestre per l’installazione degli impianti e poi alla brusca frenata. Il principale motivo è che il Quinto Conto energia ha previsto la creazione di

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un "registro", al quale devono essere ammessi i progetti di installazioni, con fondi limitati. Nella prima delle due fasi di assegnazione, chiusa nel settembre 2012, il tetto è stato fissato a 140 milioni di euro; nella seconda a circa 100 milioni. Alle tariffe attuali, calcolano dal Gifi (Gruppo italiano imprese fotovoltaiche), la cifra corrisponde a circa 1 GW di potenza. Considerando che l’installato complessivo alla fine del 2011 era di 12,8 GW, non è poi così poco. Ma la mancanza di limiti negli scorsi anni ha fatto sì che nel solo 2011 siano stati installati 9,37 GW. Tornare di colpo a 1 GW è senz’altro un duro colpo per gli operatori.

L’obbligo di iscrizione nel registro riguarda solo gli impianti con più di 12 kW di potenza. Non sono però ricompresi in questa categoria solo i (troppo) grandi e (troppo) Massimo Deangeli costosi campi convertiti a fotovoltaico, ma anche i pannelli sui tetti di capannoni industriali e commerciali. E qui entrano in scena i centri commerciali. Fino allo


scorso anno si è assistito a un florilegio di installazioni, ma la situazione è destinata a cambiare. «È ancora conveniente installare pannelli fotovoltaici sui tetti degli shopping center?» abbiamo chiesto a Massimo Deangeli, project manager responsabile dell’Ufficio tecnico di Promocentro Italia, che sviluppa mall. «Non è più conveniente», risponde senza esitazioni. «Fino al Quarto Conto energia – aggiunge – il ritorno dell’investimento sul fotovoltaico era tarato sui 20 anni. Con il Quinto l’investimento è antieconomico. Gli impianti fotovoltaici si realizzano oggi per un discorso di ecocompatibilità, per un totale autoconsumo di energia elettrica e infine perché le amministrazioni comunali, ormai, prescrivono la realizzazione di tale impianto nelle nuove realizzazioni». Il dirigente di Promocentro spiega poi in dettaglio: «Per un impianto di 200 kW (quello medio per un centro commerciale, ndr) c’è un investimento di 450-500mila euro. Sulla base di una proiezione su 20 anni, abbiamo un delta negativo di 50-100mila euro. Questo perché le tariffe sono scese a 0,171 (primo semestre 2012) e 0,154 (secondo semestre) euro per kWh prodotto». Fino al secondo Conto energia le tariffe, per un’utenza familiare, arrivavano a 0,45 euro per kWh. Questo avviene nonostante un calo drastico dei prezzi, di circa il 40% in un solo anno, arrivato in risposta alla crisi degli incentivi in atto in grandi Paesi come Italia e Germania, per l’abbassamento del costo dei moduli, prodotti soprattuto in Cina. Un abbassamento registrato dal Solar Energy Report dell’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano, la voce più autorevole in questo campo, e confermato da tutte le fonti sentite. Oggi, spiega ad esempio Deangeli, «nel caso di impianti nei parcheggi, per 2.250 euro costruisco sia il pannello da 1 kW sia la struttura, che incide per il 50% dei costi». Il solo impianto fotovoltaico costa dunque al kW circa 1.125 euro. Se i prezzi continueranno a scendere, si potrebbe arrivare presto alla "grid parity", ossia al momento in cui la produzione di energia fotovoltaica costerà meno dell'acquisto di energia da fonti fossili. Secondo gli esperti del settore (si veda l'intervista a Michele Scandellari di Enerray) questo momento dovrebbe essere il

L'intervista «Fino alla “grid parity” solo estero» Michele Scandellari, direttore generale Enerray La crisi, vista da uno dei maggiori installatori di impianti fotovoltaici su tetti, si mostra in tutta la sua crudezza. Per la Enerray di Zola Pedrosa (Bo), Gruppo Maccaferri, è tempo di ricerca di opportunità soprattutto all’estero. Ne abbiamo parlato con Michele Scandellari, direttore generale della società. Quali sono i confini della vostra attività? Noi siamo leader di mercato sulle coperture di medie e grandi dimensioni. Abbiamo installato più di 70-80 MW di fotovoltaico su tetto in tutta Italia, un dato che penso nessuno abbia eguagliato. Tra le realizzazioni, abbiamo installato pannelli fotovoltaici su 40 capannoni della Mercatone Uno. Come Enerray ci occupiamo di fotovoltaico. Come gruppo, ci occupiamo di biogas con Sebigas, di biomassa con Powercrop e siamo produttori di turbine Orc (heat recovery) con la società Exergy. Che evoluzione avrà il mercato degli impianti su capannoni? Non c’è mercato al di fuori di quello compreso nel “registro” previsto dal Quinto Conto energia. Non siamo interessati a impianti più piccoli, come quelli di 10 kW. Stiamo quindi concentrando gli sforzi sull’estero, per ora su Europa e Mediterraneo. Il calo del mercato in Italia sarà superiore al 60% nel 2012 e nel 2013 sarà peggio. Un’eventuale ripresa si potrebbe avere con un improbabile Sesto Conto energia che migliori le condizioni, oppure con il raggiungimento della “grid parity”. Questo potrebbe accadere nel 2014. Che conseguenze ci sono sulla vostra azienda? Stiamo riducendo l’organico, cercando di farlo nella maniera meno drastica possibile, in attesa della ripresa. Era uno scenario ipotizzabile? Nessuno poteva pensare che in un anno e mezzo cambiassero tre volte la legge in questo modo. Se le tariffe sono così basse, non conviene passare allo “scambio sul posto”, cioè all’autoconsumo dell’energia prodotta, invece che l’immissione nella rete? Sì, già oggi è più conveniente rispetto alla cessione totale. Però lo scambio sul posto oggi è possibile per impianti fino a 200 kW, il che è troppo poco. C’è una proposta ufficiosa del ministero di portare tale limite a 10 MW. Potrebbe andare bene anche 1 MW. Di certo l’autoconsumo è l’unica modalità che ha un senso per il futuro. I prezzi degli impianti sono già scesi del 40% in un anno. Potranno ancora scendere? Lo scorso anno, in contemporanea con il mercato che si fermava, i costi dei moduli di silicio si sono dimezzati. Questo perché Italia e Germania, che frenavano, sono i maggiori installatori al mondo e i produttori si sono adeguati perché le loro capacità produttive aumentavano. Molti oggi lavorano sottocosto. Per il futuro prevedo una discesa graduale e costante dei prezzi, e al contempo una concentrazione dei produttori, come è avvenuto negli anni nel settore dell’elettronica. Oggi solo in Cina i produttori sono circa mille. Hanno futuro i progetti di fotovoltaico sulle autostrade? Vedo grandi possibilità, ma solo da quando sarà raggiunta la “grid parity”. Non vedo infatti margini per una sovvenzione di così larga scala.

2014, e prima ancora nel sud Italia, come noto più irradiato. A quel punto però bisognerebbe passare dall'attuale sistema di vendita dell'energia prodotta nella rete all'autoconsumo (o scambio sul posto), oggi possibile solo per i piccoli impianti domestici. Anche per il solare termico non sembra esserci convenienza, cosicché l’installazione è in genere dovuta, racconta ancora Deangeli, ancora una volta a vincoli normativi o a richieste in sede di conferenza dei servizi. Molto diverso è invece il discorso relativo ad altre fonti di energia rinnovabile e alle forme di risparmio energetico. Prendiamo il caso del geotermico a bassa entalpia. «Nel nuovo centro di Peschiera Borromeo, Galleria Borromeo – dice il responsabile tecnico di Promocentro – nell’ambito di un investimento da 4,5 milioni di euro per il sistema di impianti meccanici, abbiamo speso 300mila euro per un impianto geotermico. L’investimento è stato recuperato in solo un anno». Il problema del geotermico a bassa entalpia è che richiede condizioni molto particolari in termini di profondità della falda e temperatura della sua acqua, quindi è replicabile solo in pochi centri. Ci sono poi numerose altre applicazioni "green" utilizzabili: «Pompe di calore, recuperatori, utilizzo e intro-

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Analisi mercato duzione degli inverter, cogenerazione per la produzione di energia elettrica a servizio dell’impiantistica, solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria, soluzioni gestionali con ricorso a sistemi Bms-Building Management System, a sistemi Cafm e a comportamenti gestionali a volte “dolorosi” ma virtuosi per i costi», elenca Paolo Pacelli, technical department manager di Larry Smith Italia, società che commercializza, sviluppa e gestisce centri commerciali e che vanta tra l’inserimento di un grande impianto fotovoltaico in contemporanea con l’ampliamento dello shopping center Itaca di Formia, di proprietà di Management Pradera. «Tutto può essere più breve ed economico del fotovoltaico – aggiunge – se si usano tecnologie meno evidenti ma efficaci, come gli inverter». Stesso discorso vale per la cogenerazione e la più evoluta trigenerazione, che converte il metano in energia elettrica, calore per il ri-

Le certificazioni Esistono diversi enti che certificano il raggiungimento di determinati livelli di efficienza energetica. Il più noto è l’americano (ma usato anche in Italia) Green Building Council, che promuove la certificazione Leed. Sono previste diverse categorie di bollini, l’inserimento nelle quali dipende da diversi criteri: non solo i consumi energetici ma anche la qualità e la possibilità di smaltimento dei materiali, il comfort, le infrastrutture circostanti all’immobile. Le categorie arrivano fino alla certificazione "silver" (raggiunto ad esempio dagli aeroporti di Los Angeles e San Francisco) e, salendo ancora di livello, il "gold" e il "platinum". Ci sono poi altri modelli. Quello denominato

“Itaca” è diffuso soprattutto nelle regioni del Centro. È abbastanza assimilabile al Leed ma è stato adattato al contesto italiano, spiegano esperti del settore. Infine si prende come riferimento la classificazione energetica degli edifici, che prevede una scala di gradini dalla A (più efficiente) alla G. A livello internazionale, sottolinea Massimo Fiscaletti di Greenville, è assodato che un nuovo complesso commerciale debba essere realizzato con determinati criteri, in mancanza dei quali il potenziale conduttore non entra. In Italia i costruttori sono più restii, ma gli operatori con outlook internazionale si sono già adeguati. scaldamento e freddo per l'aria condizionata. Per Pacelli è dal risparmio in bolletta che bisogna partire. «Una provocazione – dice –: a mio avviso l’incentivo dovrebbe essere non tanto il ricorso al Conto energia di turno, ma la riduzione, assieme ai consumi energetici, anche dei "recoverable costs" in capo agli operatori commerciali all’interno del centro. Un centro commerciale con recoverable minori diventa commercialmente più attraente per le insegne e impatta positivamente sul turnover rent». Meno consumi uguale spese di gestione minori, dunque, dovrebbe essere il paradigma virtuoso da seguire in questo momento difficile per le catene.

Il mercato

L'intervista

Ma chi sono gli installatori di tecnologie verdi? Sia che si parli di fotovoltaico che di altre soluzioni, la risposta è la stessa: sono in genere piccole realtà, di cui si sa molto

«Con noi la bolletta diventa leggera» Massimo Fiscaletti, managing director Greenville Non solo fotovoltaico. Di fronte alle difficoltà attuali molto meglio puntare sull’efficienza energetica. È questa la mission di Greenville, una nuova realtà (6 milioni di fatturato) nata dall’esperienza di Montana spa, grande azienda che si occupa di servizi ambientali. Ne parliamo con Massimo Fiscaletti, managing director della società. Qual è la vostra attività? Ci occupiamo della riduzione dei consumi. Partiamo dall’analisi di una bolletta energetica di un edificio, in seguito individuiamo gli interventi da effettuare e li realizziamo. Nel caso di un centro commerciale consideriamo le caratteristiche dell’edificio, dei consumi e delle utenze. Che tipo di interventi sono possibili? Le operazioni appartengono a due macrotipologie: la prima comprende gli interventi sull’involucro edilizio, attraverso l’isolamento termico o la sostituzione della serramentistica. La seconda tutto il refitting, o riqualificazione, impiantistico. Si tratta della via più semplice e auspicabile. Per esempio, ci sono interventi di “relighting”, ossia la sostituzione dei corpi illuminanti, tipicamente con sistemi a Led. Questi hanno infatti un ciclo di vita più lungo e assicurano un risparmio energetico del 70% rispetto ai sistemi a fluorescenza e del 90% rispetto a quelli a incandescenza. Altri esempi di riqualificazione sono quelli della “building automation”. Vi rientrano il controllo delle temperature in remoto o la regolazione automatica della luce degli ambienti in funzione dell’illuminazione naturale. C’è infine il tema del cambio degli impianti esistenti con quelli a cogenerazione e trigenerazione.

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Quanto costa costruire un nuovo centro commerciale con certificazione energetica, per esempio una Leed silver? L’extra-conto è 5-10 per cento. Però se si può ottenere un incremento del valore del 15%, come è avvenuto per i nuovi immobili dell’area Garibaldi, a Milano. Su quanti centri commerciali avete lavorato? Siamo una realtà giovane: abbiamo lavorato su 7-8 centri commerciali di varia natura. Avete lavorato anche nel settore autostradale? Sì, abbiamo avuto un’esperienza con Autogrill. Abbiamo effettuato analisi per 40 punti vendita, in particolare quelli grandi, come i “ponti”. C’è un piano di interventi in corso di attuazione. È un progetto che dura dal 2010 e che ha portato risparmi importanti, anche del 10-15% su base annua. Cosa fate per stimolare la domanda in questo momento difficile? Noi proponiamo un modello innovativo per superare i problemi di disponibilità finanziaria: ci poniamo come una “Esco” (Energy selling company) e aiutiamo il cliente nella ricerca di risorse finanziare. A fronte di questo c’è un contratto di 5-10 anni, attraverso cui la Esco chiede al cliente di riconoscere dei canoni fissi e costi energetici congrui rispetto agli sforzi, ma comunque inferiori rispetto alla situazione precedente. È un modello che viene da esperienze europee e americane.



Analisi mercato

L'intervista «Il segmento dei capannoni rimane tra i più vantaggiosi» Valerio Natalizia, presidente Anie/Gifi Cresce la quota di impianti sui tetti, anche con potenza superiore ai 20 kW. È uno degli effetti del Quinto Conto energia, come spiega Valerio Natalizia, presidente dell’Anie/Gifi, Gruppo italiano imprese fotovoltaiche, rappresentanza in seno a Confindustria.

poco. A parte una decina di grandi operatori, si trova un mercato polverizzato, fatto di aziende buone e di altre più improvvisate. Tra queste c'è chi per distinguersi (si veda l'intervista a Massimo Fiscaletti di Greenville) ricorre anche a un pacchetto di offerta che comprende la

componente finanziaria. È il caso delle società "Esco", che assicurano di trovare i finanziamenti per le opere in cambio di contratti di fornitura duraturi a fronte di costi leggermente superiori al mercato, ma che consentono comunque risparmi rispetto alla situazione precedente.

In che stato di salute sono gli installatori di pannelli fotovoltaici su stabilimenti industriali? Il segmento di mercato relativo agli impianti fotovoltaici sulle coperture di edifici commerciali e industriali è quello che negli ultimi anni ha attirato la maggiore attenzione degli operatori grazie alla limitata presenza di vincoli e alla relativa semplicità degli iter autorizzativi. Il Quinto Conto energia che prospettive dà al settore? Con il Quinto Conto energia anche gli impianti su coperture commerciali e industriali sono stati inseriti nel registro gestito dal Gse. Nonostante questo, grazie ai vantaggi offerti dalla tariffa sull’autoconsumo e al premio per la rimozione dell’amianto, questo segmento di mercato continua a rimanere uno dei più vantaggiosi. Quanti tra gli installatori di pannelli su stabilimenti industriali si occupano di centri commerciali e supermercati? Basandoci sulle associate Anie/Gifi, il 33% delle aziende è attiva anche in questo segmento di mercato. Queste strutture hanno avuto un incremento di installazione di pannelli fotovoltaici negli ultimi anni? È possibile quantificarlo? Se consideriamo questo segmento di mercato per gli impianti con una potenza installata compresa tra i 20 kWp e 1 MWp, negli ultimi due anni la quota percentuale di potenza sul totale è passata dal 54% del 2010 al 64% nel 2011. I dati parziali del 2012 indicano che gli impianti su coperture sono al 70 per cento.

Quello che è certo è che la situazione non è florida. Secondo il Solar Energy Report del Politecnico di Milano, il mercato 2012 del fotovoltaico potrebbe avere un calo del 53% rispetto al 2011 (-71% se si considerano gli impianti entrati in servizio nello stesso periodo), con un installato complessivo di 2,7 GW. Il 2013 sarà ancora meno “generoso”, continua lo studio, con una stima realistica di circa 1,5 GW di nuova installazione. All’interno delle diverse categorie, la taglia media (20-200 kW), quella tipica degli impianti su edifici commerciali, dovrebbe andare relativamente meglio, con 550 MW nel 2013. Un crollo rispetto ai circa 1.500 MW del 2011, ma minore rispetto alle taglie maggiori. Secondo il Gse (gestore dei servizi elettrici) gli impianti su “manufatti commerciali” sono in totale 5.177, di cui ben 4.400 realizzati con il Quarto conto energia. Fabrizio Patti

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Mystery in shop

Nordsee,

si punta su qualità e fedeltà

A

quindici mesi circa dall’inaugurazione del primo locale in Italia della catena tedesca Nordsee (fast food specializzato nel pesce) abbiamo provato a tracciarne un breve bilancio. Bilancio che ha previsto la visita al ristorante presso il Vicolungo The Style Outlets in provincia di Novara lo scorso 5 di ottobre, quando ci siamo soffermati nel verificare lo standard di servizio, di qualità dei prodotti e di igiene all’interno del locale, ma anche il posizionamento dello stesso rispetto ai flussi dell’outlet e all’offerta di ristorazione proposta dai competitor. La nostra valutazione di mystery in shop non si pone l’obiettivo di valutare l’andamento economico dell’insegna e del singolo negozio. Dalla nostra visita l’impressione che si evince è sicuramente positiva se si prende in considerazione l’attività svolta all’interno del punto vendita, mentre ci sono margini di miglioramento se si guarda alla visibilità della location rispetto ai flussi. Innovativa appare la proposta food, soprattutto se paragonata a quella tradizionale di Autogrill – presente nel Foc gestito da Neinver con i marchi Spizzico, Acafé e Puro Gusto – e degli altri punti di ristoro, anch’essi portatori di un’offerta prevalentemente classica declinata nelle varianti più o meno fast o nelle formule self service o

con servizio al tavolo. Il locale di Nordsee è posizionato nell’area del terzo ampliamento dell’outlet: un’ampia piazza impreziosita da una fontana centrale e caratterizzata da una cornice di punti vendita, soprattutto di abbigliamento e calzature, più un’area bimbi all’aperto. Gli spazi dilatati, che comportano una minor densità di negozi e una dispersione dei flussi, e il posizionamento laterale dell’unità in oggetto non aiutano sicuramente la scelta d’impulso da parte del consumatore e la possibilità per il brand di farsi conoscere. Questo elemento negativo, confermato anche dal personale del ristorante, è in parte bilanciato dalla presenza di un chiosco esterno, all’aperto ma coperto, a disposizione dei clienti della catena tedesca. Un’ulteriore considerazione sulla location non può prescindere dall’offerta focalizzata sul pesce: Nordsee rappresenta una destinazione per una clientela mirata, di nicchia e fedele, per cui è logico il posizionamento su una metratura ampia, di circa 200 mq con una quarantina di sedute, ma leggermente defilata. Entrando nel ristorante self service appaiono subito evidenti il lungo bancone sulla sinistra, con in vista tutta l’offerta di prodotto e l’angolo cottura, e il layout minimale dell’arredamento, contraddistinto dai colori

Nordsee presso Vicolungo The Style Outlets > Servizio Velocità Cortesia Professionalità

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> Layout Aspetto esterno Orginalità design Omogeneità e armonia Qualità materiali e arredi Ordine e pulizia Comfort

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> Prodotto Assortimento Esposizione

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> Valutazioni generali Qualità/prezzo Ambiente Adeguatezza alla location

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Legenda:  = migliorabile  = sufficiente = apprezzabile  = molto buono  = ottimo

chiari come il bianco sulle pareti, il legno chiaro e l’azzurro. Soffermandoci sul bancone, da sinistra a destra vediamo il reparto caffetteria, forse quello più sacrificato, qualche liquore sulle mensole, la cassa, l’offerta dei secondi e dei panini (pochi al momento della nostra visita), l’angolo cottura con le verdure, i gamberi e il salmone a vista, gli antipasti e i vassoi con le posate. I prezzi, ben visibili sui pannelli con le immagini di prodotto, partono dai 4-5 euro per i panini sino agli 8,90 euro per i primi piatti. Mentre lo scontrino medio, ci ha raccontato il personale, si attesta sui 13-15 euro. Se consideriamo le porzioni, decisamente abbondanti, la buona qualità delle materie prime e ancora la garanzia di una preparazione immediata, grazie all’angolo cottura a vista, pensiamo che il prezzo sia abbastanza adeguato. Anche se non alla portata di tutti i portafogli. L’offerta si impreziosisce di un momento pomeridiano destinato agli aperitivi, con musica e drink in promozione per il personale dell’outlet, e il locale si completa con la presenza di un bagno unico, attrezzato per le persone diversamente abili. Da appuntare, invece, è la pulizia dei tavolini bianchi: noi abbiamo consumato il pasto verso le 14,30 e, prima di sederci, abbiamo dovuto pulire il tavolino che qualche cliente prima di noi ha lasciato sporco. A. P.

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dossier concessionarie autostradali

Serravalle, appuntamento al 2015

S

ette aree di servizio sulle tangenziali Est e Ovest di Milano da demolire e ricostruire entro il 2015. È la principale novità che attende le aree di sosta della società Milano Serravalle Milano Tangenziali spa, la quale gestisce l’A7 da Milano a Serravalle Scrivia e le tangenziali di Milano (A50, A51 e A52), il raccordo Bereguardo-Pavia (A53) e la tangenziale di Pavia (A54). Relativamente alla parte ristorazione, tutte le concessioni scadono il 31 dicembre 2018. Tra gli interventi previsti, l’area di Rozzano Est sarà la prima a essere ristrutturata, con l’inizio dei lavori previsto questo mese. I progetti delle aree Eni (le due di Muggiano, le due di San Giuliano e le due di Cascina Gobba) sono invece in fase di approvazione e i lavori dovrebbero cominciare nel 2013.

Altri interventi per riqualificazioni e servizi sono stati già approntati tra il 2010 e il 2012 (si veda il box per i dettagli). Leggendo la tabella si vede anche che qualche passo sulla strada dell’innovazione è stato fatto. Tra le 22 aree di servizio attive, sette hanno baby corner (sebbene nessuna spazi per giochi), due hanno spazi dedicati ai camionisti, una ha una sala riunioni/viabilità, tre delle officine meccaniche e quasi tutte schermi tv con informazioni su viabilità, meteo e attualità. Se metà delle strutture ha il servizio fax, solo una dispone del wi-fi. Ad Assago Ovest, sulla A50 (tangenziale Ovest) c’è anche un hotel, a insegna Holyday Inn. Quanto alla ristorazione, circa un terzo delle aree dispone, oltre che del bar, anche dei ristoranti. Tra questi si

- Interventi in fase di esecuzione Dorno Est e Ovest (ponte): Ristrutturazione completa dell’area bar Autogrill e del ristorante Spizzico; introduzione di nuovi servizi nell'ambito del ristorante Ciao - Tangenziali di Milano – aree soggette a interventi da qui al 2015 Tangenziale Ovest: Muggiano Est (Eni); Muggiano Ovest (Eni); Rozzano Est (Totalerg); San Giuliano Est (Eni); San Giuliano Ovest (Eni) Tangenziale Est: Cascina Gobba Est (Eni); Cascina Gobba Ovest (Eni). Per quest’ultima ci sarà la nuova costruzione di un edificio Autogrill e l’introduzione del servizio di rifornimento metano - Interventi realizzati nel periodo 2010-2012 Rho Ovest: ampliamento e ristrutturazione del locale Autogrill Carugate Est, Carugate Ovest, Dorno Est: ristrutturazione completa dei servizi igienici Dorno Est e Ovest: restyling delle facciate e degli ingressi del ponte Autogrill; ristrutturazione dei servizi igienici nel ponte Autogrill; rinnovamento e restyling del market Autogrill Castelnuovo Est: rinnovamento e restyling del market Chef Express adiacente al ristorante McDonald’s - Nuovi servizi introdotti nel periodo 2010-2012 Castelnuovo Est: Realizzazione di un’area bar Chef Express tra il ristorante McDonald’s e il market Chef Express; realizzazione di un Camper Service

a cura di Fabrizio Patti

segnala il McDonald’s (uno dei primissimi sperimentati in autostrada e l’unico ad aver resistito nel tempo) presente a Castelnuovo Est (a Castelnuovo Scrivia, provincia di Alessandria) e gestito da Chef Express. Sullo sfondo rimane la partita della proprietà. Al momento di andare in stampa la Provincia di Milano stava lanciando il bando per la vendita del 70% delle azioni della società. La vendita, come noto, è legata alla collocazione in Borsa di una quota di Sea da parte del Comune di Milano. Il prezzo, di circa 4,50 euro per azione, è decisamente più basso degli 8 euro pagati nel 2005 a Gavio per il 15% (gestione Penati, acquisto su cui c’è un’inchiesta in corso). D’altra parte la spending review incombe e non permette alla Provincia (già molto indietro con i pagamenti dovuti per l’Expo) ulteriori prese di tempo. •

Milano Serravalle - Milano Tangenziali S.p.A. I numeri Numero aree di sosta 22 Bar 20 Ristoranti 7 Negozi 0 Superficie complessiva (mq * 1000) 419 Superficie commerciale (mq * 1000) 18 Hotel 1 Wi-fi 1 Fax 10 Sportelli Bancomat 1 su 2 aree * Spazi attrezzati per camper 5 Aree dedicate agli animali 0 Aree giochi per i bambini 0 Baby corner 7 Spazi dedicati ai camionisti 2 Servizi igienici accessibili ai disabili 18 Sale riunioni e sale viabilità 1 TV con info viabilità, meteo, news 19 Hi-point - Information Point 0 Officine 3 Parcheggi per autovetture 777 Parcheggi per tir e bus 198 * c/o edificio a ponte su A7 - Aree di Dorno Ovest e Est

retail&food - novembre 2012 51


International Fnac in BoRSa ma Senza ppR

Svolta nella crisi che attraversa la catena di libri, musica ed elettronica Fnac. Il board della proprietà, il gruppo del lusso ppr, guidato da François-henri pinault, ha deliberato lo scorporo di Fnac e la sua successiva quotazione. Lo scopo è concentrare energie e risorse sui marchi di moda, quali Gucci, Yves Saint laurent e puma. Il destino di Fnac è quindi

incerto. Se la quotazione potrebbe portare nuove risorse, è anche vero che la società arriva sui listini con i conti in rosso, per cui potrebbe andare incontro a un forte ridimensionamento. A essere col fiato sospeso sono i dipendenti di 154 negozi nel mondo, tra cui otto in Italia.

caRReFouR teSta lo StoRe viRtuale in Stazione

È partito dalla stazione ferroviaria Part-Dieu di Lione, nella prima metà di ottobre, e proseguito alla Gare du Nord di Parigi, nella seconda metà, l’esperimento di uno store virtuale di carrefour. Si tratta di uno stand

di nove metri per nove, riempito di immagini di più di 300 oggetti del supermercato, accompagnati da relativo codice a barre. Come era avvenuto per un esperimento simile di tesco in una stazione delle metropolitana di Seul, un anno fa, i clienti selezionano i prodotti identificandoli con la fotocamera dei propri smartphone e attraverso un’apposita app per iPhone e Android, chiamata “Mes Courses”. Gli acquisti possono essere spediti a casa o ritirati presso i supermercati.

52 retail&food - novembre 2012

duty free world

By James Ross - London

optimising transfer traffic Ottimizzare il traffico dei transiti There is a direct correlation between retail sales at airports and passenger numbers: when more travellers are present, more shopping gets done. But it's not enough to simply add more passengers in order to lift sales - enhancing sales from certain profiles does a better job of improving sales per passenger, a key parameter for all airports. Airports with strong retail expertise know they can segment their users in a number of ways and then focus on just a few segments that they know are prolific spenders. Chinese, Russian and Nigerian travellers are all good examples of profiles that can significantly push up retail spending. London Heathrow claims that in 2011 BRIC nations – the expanding economies of Brazil, Russia, India and China – spent an average of £45.50, in a year when the airport's Net Retail Income (NRI) per passenger was £4.35. At Frankfurt, Chinese passengers account for account for 2-3% of the traffic but more than 10% of retail sales. Another profile that airports look at for boosting retail sales is transfer traffic. Transferring passengers traditionally outspend point-topoint travellers due to their extra budgeting for bigger and longer trips and the fact that they are often forced to wait, sometimes for hours, in airside areas for their next flight. At Frankfurt, both the Chinese and transfer elements are about to be used to full effect. Last month (October) the German airport officially opened a new pier called Pier A-Plus that, for the first time at the Lufthansa hub, brings together a big new retail area of about 12,000sq m right in the centre of a major transfer intersection in the Pier A system which consists of an existing pier and the new one. Frankfurt already has a high transfer share of above 50% which rises to 70% in the A piers. The problem in the past was a lack of good shopping areas, especially for Chinese flights which were in a part of the terminal with little retail. Now that those flights are moving into the new Pier A system, which is only used by Lufthansa and its Star alliance partners, and there is a fully developed retail offer, sales are expected to boom.

Esiste una correlazione diretta tra le vendite al dettaglio negli aeroporti e il numero dei passeggeri: quando sono presenti più viaggiatori, più shopping viene fatto. Ma non basta semplicemente aggiungere più passeggeri per sollevare le vendite - accrescere le vendite da alcuni profili è più efficace nell’aumentare le vendite generate per passeggero, un parametro fondamentale per tutti gli aeroporti. Gli aeroporti con forte esperienza nel retail sanno che possono segmentare i propri utenti in vari modi e quindi concentrarsi solo su alcuni segmenti che sanno essere degli spendaccioni prolifici. Viaggiatori cinesi, russi e nigeriani sono tutti buoni esempi di profili che possono significativamente spingere verso l’alto la spesa. L’aeroporto di Londra Heathrow afferma che nel 2011 le nazioni Bric - le economie in espansione di Brasile, Russia, India e Cina - hanno speso una media di 45,50 sterline, in un anno in cui l’utile netto delle attività commerciali dell’aeroporto (Nri) per passeggero era di 4,35 sterline. A Francoforte i passeggeri cinesi rappresentano il 2-3% del traffico ma più del 10% delle vendite al dettaglio. Un altro profilo a cui gli aeroporti guardano per aumentare le vendite dei negozi è quello dei passeggeri in transito. Questi tradizionalmente spendono più dei viaggiatori di rotte point-to-point a causa dei loro budget maggiori per viaggi più lunghi e per il fatto che spesso sono costretti ad aspettare il successivo volo nelle aree airside, a volte per ore. A Francoforte sono sul punto di essere manovrate in maniera ottimale sia la leva dei passeggeri cinesi sia quella dei passeggeri in transito. A ottobre l’aeroporto tedesco ha aperto ufficialmente un nuovo molo chiamato Pier A-Plus che, per la prima volta nell’hub di Lufthansa, posizione una grande nuova aerea retail di circa 12mila mq proprio nel centro di un’importante intersezione di transiti nel sistema del Pier A, che si compone del molo esistente e di quello nuovo. Francoforte ha già una quota elevata di transiti, superiore al 50%, che sale al 70% nel Pier A. Il problema in passato era la mancanza di buone aree commerciali, specialmente per i voli cinesi che erano in una parte del terminal con poche attività commerciali. Ora che quei voli si stanno spostando nel nuovo sistema del Pier A, che viene utilizzato solo da parte di Lufthansa e dei suoi partner della Star Alliance, e dove c’è una offerta retail completamente sviluppata, le vendite dovrebbero andare a gonfie vele.


Heinemann superstar nel Pier A-Plus di Francoforte

H

a aperto il 10 ottobre il nuovo “pier” (molo) del Terminal 1 dell’aeroporto di Francoforte. Si tratta di un’espansione verso ovest di 800 metri, costata 700 milioni di euro. Imponente lo spazio retail: 12mila mq, per 60 punti vendita. La parte del leone è affidata a Gebr. Heinemann. Il travel retailer di Amburgo ha investito 13 milioni di euro per due negozi duty free di 2.000 mq ciascuno, due shop “last minute” da 500 mq ciascuno in prossimità dei gate e una boutique di Hermès. Ogni shop da 2.000 mq ha un’area centrale che insiste sul tema Foresta Nera tedesca. Il terminal ha un piano dedicato ai voli Schengen e uno agli extra-Schengen, con provenienza soprattutto da Asia e Nord America, anche con i superjet B747 e A380. In quest’ultima area figurano i punti vendita Caviar House & Prunier, Dolce & Gabbana, Engelhorn, Gucci, Mulberry e Montblanc. Il livello Schengen include invece tra gli altri Longchamp, Massimo Dutti, Porsche Design e Tumi. Quanto al food, Ssp gestirà tre locali: Lucullus Nero, ristorante dello chef italo-tedesco Calogero Gallo, progettato da Costa Group; il giapponese Temaki Sushi Bar e il Reingold Bar, in stile Berlino anni ’20.

Folli Follie ammaina la bandiera “Hellenic” A Chicago Westfield si aggiudica il T5

La società di travel retail Dufry ha confermato l’acquisto del 51% di Hellenic Duty Free Shops, che fa parte del gruppo Folli Follie, una delle poche multinazionali della produzione e distribuzione (di gioielli e orologi) con sede centrale in Grecia. Hellenic Duty Free Shops ha circa 97 negozi in 45 location, tra cui 22 aeroporti. Motivo dell’acquisto è l’alta redditività (Ebitda di 84 milioni di euro, ben il 29% dei ricavi) e l’alto numero di clienti stranieri, ben nove su dieci. Quello che serve a Dufry per sperare di passare indenne la crisi profondissima dei consumi (e non solo) in Grecia. Tra quattro anni la società svizzera potrà riscattare la quota azionaria rimanente.

Westfield Concession Management e il Chicago Department of Aviation hanno svelato il piano per la trasformazione del T5 dell’aeroporto O’Hare di Chicago. La società, che già si era aggiudicata due gare simili all’aeroporto di Los Angeles, a luglio aveva vinto il contratto per sviluppare il terminal. Westfield ha annunciato che ci sarà un grande duty free shop di Dufry, che evocherà il famoso distretto commerciale di Chicago chiamato Magnificent Mile. Dufry gestirà anche le boutique di Bulgari, Michael Kors, Salvatore Ferragamo ed Emporio Armani. Nel food tra gli operatori ci saranno Areas Usa e il già presente (e premiato) Tortas Frontera, mentre per quanto riguarda i servizi si segnala il centro massaggi XpresSpa.

retail&food - novembre 2012 53


International Esentai Mall, il lusso in Kazakistan abita qui…

Il 19 ottobre ha aperto i battenti l’Esentai Mall, un nuovo centro commerciale orientato al lusso posizionato ad Almaty, la città più popolosa del Kazakistan. Il proprietario, Capital Partners, ha investito 450

Azzardo spagnolo: apre il centro Niente sindrome cinese per Yum! più grande d’Europa Nessuna paura per il rallentamento

N

ella Spagna della recessione, disoccupazione alle stelle e Troika alle spalle, è stato inaugurato il 4 ottobre a Saragozza “Puerto Venecia”, il più grande complesso commerciale e del tempo libero d'Europa. Lo sviluppatore British Land e il fondo Onion Capital hanno investito 400 milioni di euro per uno spazio di oltre 200mila mq di superficie, con 150 negozi e un lago artificiale navigabile su un ettaro di superficie, che in inverno diventa una pista di pattinaggio. Il centro esisteva dal 2007 e ora sono stati aggiunti 100mila mq, già bloccati nel 2008 a causa della crisi. La situazione si è sbloccata proprio con l’ingresso del fondo Orion Capital, che ha rilevato il 50% della proprietà dalla famiglia Carbonell. Avranno fatto bene i calcoli?

del traffico nei locali in Cina (-1% nel terzo trimestre 2012) per Yum! Brands, la società di ristorazione commerciale che ha in portafoglio i marchi KFC, Pizza Hut e Taco Bell. La divisione China, che contempla oltre 4.000 locali del gruppo, ha messo a segno un balzo dei ricavi del 22% (del 6% a perimetro comparabile) e in quel mercato il gruppo ha annunciato che le aperture saliranno a 750 durante l’anno invece delle 600 inizialmente previste. All’incremento contribuirà l’inaugurazione di 150 Pizza Hut nell’interno, dopo un iniziale rinvio dovuto alla volontà di rafforzare i punti vendita presenti nelle città maggiori. Piani di espansione sono stati annunciati anche nei mercati di Russia, Francia, Germania e Africa, dove il gruppo ha 400 locali, contro i 2.900 di McDonald’s. A livello complessivo la terza trimestrale di Yum! Brands ha registrato una crescita delle entrate nette del 23% per un totale di 471 milioni di dollari contro i 383 milioni della stessa tappa dell’esercizio passato.

Immobili commerciali, mercato salvato dai Paesi “vecchi”

Cielo unico, la Ue fa la voce grossa

milioni di dollari per la realizzazione del progetto Esentai Mall, che conta 160 negozi su 52mila metri quadrati. Fa parte del più grande Esentai Park, che in 300mila mq annovera tra le strutture anche l’Esentai Tower, l’edificio più alto del Paese ex sovietico. Tra i brand presenti ci sono Louis Vuitton, Saks Fifth Avenue (9mila mq), Fendi, Burberry, Stella McCartney, Gucci, Ralph Laurent e Dolce&Gabbana.

…e Stoccolma aspetta il Mall of Scandinavia

Continua l’espansione dei centri commerciali nella zona di Stoccolma, già interessata da progetti innovativi urbani e di grande attrazione per le previsioni di crescita di popolazione (+21% al 2030) e di potere d’acquisto (+57% al 2025). Nell’autunno del 2015 è prevista l’apertura del Mall of Scandinavia, che sarà il maggiore nei quattro Paesi nordici. A svilupparlo sarà il “gigante dei mall” Unibail-

Sono Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Australia i Paesi che hanno registrato i livelli maggiori delle transazioni di immobili commerciali nel terzo trimestre del 2012. A rivelarlo è uno studio di Jones Lang Lasalle, secondo cui Brasile, India e Cina, pur potendo garantire maggiori profitti, hanno subito un rallentamento, per la trasparenza inferiore dei loro mercati e i rischi di conseguenza maggiori. A livello mondiale, nel terzo trimestre 2012 i volumi globali degli investimenti sono stati pari a 96 miliardi di dollari, in calo dell'8% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Dall’inizio dell’anno a fine settembre, invece, i livelli sono simili a quelli del 2011, anche se l’area Emea ha registrato una contrazione di 10 miliardi di dollari, da 85 a 75 miliardi.

Da Gondola scende Byron

Rodamco, nel nuovo quartiere “Arena City” di Solna, appena fuori Stoccolma (7 minuti dal centro città). Questi i dati di sintesi: 250 tra negozi e ristoranti, 4mila posti auto, un cinema da 15 schermi, 101mila mq di gla. Il costruttore punta a ottenere il livello “Excellent” della certificazione ambientale Breeam.

54 retail&food - novembre 2012

Byron Hamburgers, considerato uno degli esempi più riusciti di gourmet hamburger restaurant a catena, si appresta a cambiare proprietario. La catena londinese, ultima nata della cucciolata di Gondola Holdings (uno dei principali player del foodservice britannico con un portfolio composto da Pizza Express, Zizzi, Ask e Kettner’s), dal 2007 ha inaugurato 25 locali, tutti nell’area metropolitana di Londra ad eccezione di una vetrina nel Kent e d'una a Oxford. Secondo un’indiscrezione del Sunday Telegraph, la private equity Cinven che controlla Gondola, dopo aver meditato sull’opportunità di cedere l’intero novero di marchi (sull’onda di un’esposizione debitoria di oltre 500 milioni di sterline), ha per il momento avviato una trattativa per la cessione di Byron con differenti società d’investimento, tra le quali si fa il nome di Bank of America Merrill Lynch (già interessata ai tempi a Pizza Express) e Barclays, con l’intento di racimolare circa 100 milioni di sterline. L’uscita di scena di Cinven appare solo rinviata, probabilmente al 2014, vuoi con uno spezzatino della rete commerciale o attraverso una flottazione del titolo.

I due pacchetti “Cielo Unico” adottati dalla Ue nel 2004 e 2009 sono largamente inapplicati. A denunciarlo è il vicepresidente della Commissione europea e commissario ai trasporti, Siim Kallas, secondo cui «i miglioramenti promessi non si sono concretizzati»: lo spazio aereo è attualmente strutturato attorno ai confini nazionali e quindi i voli non possono seguire rotte dirette. Il risultato è che in media, in Europa, gli aerei volano 42 chilometri in più dello stretto necessario e le inefficienze si possono quantificare in 5 miliardi di euro. Senza una regolamentazione, inoltre, si rischia che il sistema non regga al previsto aumento di traffico nei prossimi decenni. Per superare questo stallo, Kallas ha annunciato che nella primavera del 2013 «la Commissione presenterà delle proposte per rafforzare il quadro giuridico esistente del Cielo Unico, al fine di accelerare le riforme in corso». Tra le proposte c’è quella di assicurare che i nove blocchi funzionali europei di spazio aereo (Fab), che sono già in fase di costituzione, portino a effettivi miglioramenti operativi.



stazionario Genova Principe: c’è luce in fondo al tunnel

I

l progetto di ammodernamento voluto da Grandi Stazioni per la stazione di Genova Piazza Principe sarà ultimato nel 2013. Dopo il blocco dei lavori nel 2011, non imputabile a GS, e lo sblocco avvenuto all’inizio della scorsa estate, finalmente il cantiere procede rapidamente. A documentarlo è stato lo stesso assessore regionale ai trasporti, Enrico Vesco, in seguito al sopralluogo sullo stato di avanzamento lavori effettuato lo scorso mese. «Da quanto ho potuto verificare – ha sottolineato Vesco – i lavori nella stazione di Genova Principe sono ripresi, con il completamento delle parti tecnologiche nel sottosuolo e con la realizzazione di alcuni spazi dell’edificio adibiti ad uso commerciale. Quest’anno è previsto che siano completati i locali tecnici e l’area Polfer e che inizino i lavori della nuova biglietteria all’ingresso dell’atrio principale, da completarsi nei primi mesi del 2013. Entro maggio è previsto invece il completamento del tunnel di collegamento tra la stazione ferroviaria e quella della metropolitana sotto a via Andrea Doria». A questo punto si auspica che nel primo o al più tardi nel secondo semestre del 2013 possa decollare un’offerta commerciale adeguata agli ingenti flussi di stazione. •

APERTURE DI GRANDI STAZIONI stazione

brand

mq

dove

quando

Roma Termini

reebok

n.d.

n.d.

entro dicembre 2012

Roma Termini

EURONICS

350

Forum Termini

entro dicembre 2012

Roma Termini

FIORUCCI

35

Forum Termini

entro dicembre 2012

Roma Termini

TALLY WEIJL

220

Forum Termini

entro dicembre 2012

Roma Termini

WIND

60

piano binari

entro dicembre 2012

Milano Centrale

Tre

30

vicino galleria delle carrozze

entro dicembre 2012

Milano Centrale

Celio*

500

piano interrato

entro dicembre 2012

Napoli Centrale

edone'

n.d.

piano binari

10 ottobre 2012

Napoli Centrale

niyo&co

30

piano binari

entro dicembre 2012

Napoli Centrale

alcott

450

galleria commeriale (piano interrato)

entro dicembre 2012

Torino Porta Nuova

Tally weijl

150

piano binari

18 ottobre 2012

Verona Porta Nuova

KIKO

70

piano binari

aperto

Venezia S. Lucia

Spizzico e tentazioni cafè

n.d.

adiacente locale Sephora

entro novembre 2012

Venezia S. Lucia

f30 (lounge bar)

n.d.

vicino al ponte di Calatrava

entro novembre 2012

Bologna Centrale

Motivi

n.d.

n.d.

aperto

Bologna Centrale

farmacia

n.d.

n.d.

ottobre/novembre 2012

Bologna Centrale

forexchange

n.d.

piano ferro stazione ottobre/novembre 2012

Barcellona-Parigi, presto l’Alta Velocità

L

a società ferroviaria spagnola, Renfe, sarebbe intenzionata a creare un collegamento ad alta velocità tra Parigi e Barcellona, a partire dall'estate del prossimo anno. Questa è l’indiscrezione emersa sulla stampa iberica a inizio ottobre. Il piano sarebbe possibile con l'attuazione dei collegamenti transfrontalieri tra Spagna e Francia a fine luglio 2013, data in cui, secondo quanto stabilito dal governo spagnolo, il Paese aprirà alla concorrenza nel settore del trasporto ferroviario passeggeri. In pratica, la Parigi-Barcellona sarebbe realizzabile con il completamento della linea Ave tra la capitale catalana e Figueres (Girona), previsto per la fine di quest'anno. •

56 retail&food - novembre 2012

Errata corrige: Si precisa che nel numero di ottobre di R&F, l’oggetto dell’articolo a pag 65 “Roma Termini nuova gara per la ristorazione” si tratta di una selezione competitiva per un’area totalmente al di fuori del perimetro di Roma Termini.

Wi-fi on board al capolinea?

A

lungo nel mirino della critica perché non sufficientemente affidabile, il servizio Wi-fi sui treni ad alta velocità potrebbe essere disattivato, o ridotto. Il Codacons chiede infatti di sospendere il servizio sui treni che superano i limiti legali per quanto riguarda le onde magnetiche ed elettromagnetiche e di costringere le compagnie ferroviarie a operare tutti gli interventi volti a far rispettare le soglie previste. Dalle rilevazioni effettuate dall’ente all’interno del Frecciarossa e di Italo si apprende che i valori delle onde elettromagnetiche a bordo del treno di Trenitalia superano i limiti del 588%, mentre su quello di Ntv li superano addirittura del 6.800 per cento. I parametri presi in considerazione sono quelli fissati dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). •


stazionario Trenitalia, presentato il frecciarossa 1000

L

o scorso 17 ottobre è stato presentato il nuovo Frecciarossa 1000. L'ordine di Trenitalia prevede l’acquisto di 50 unità, con i primi convogli che inizieranno a viaggiare nel 2014 sulle tratte AV già in essere. Caratterizzato da completa interoperabilità, il nuovo treno potrà percorrere sia le reti AV che quelle tradizionali dei Paesi europei. Per capire quali sono le prospettive prestazionali e di servizio garantite dal Frecciarossa 1000 abbiamo intervistato Gianfranco Battisti, divisione passeggeri nazionale/internazionale e Alta Velocità di Trenitalia. A quanto ammonta l’investimento di Gruppo Fs per questo esemplare e quali saranno i tempi di consegna? L'investimento complessivo è pari a circa 1,5 miliardi di euro, quindi superiore ai 30 milioni per singola unità. Dopo la messa in esercizio dei primi cinque convogli le consegne procederanno al ritmo di due al mese. Dal punto di vista tecnico, quali sono le principali migliorie rispetto al modello precedente? Rispetto al Frecciarossa attuale (ETR 500) i nuovi convogli si caratterizzano: per la motorizzazione distribuita per sfruttare al meglio l’aderenza; per la cassa ad assetto variabile che permette il contenimento dei rumori, della resistenza aerodinamica e dei consumi; per un sistema di diagnostica che consente di controllare in tempo reale il funzionamento degli impianti di bordo; infine per l’utilizzo di materiali riciclabili e rinnovabili. Il design è curato da Bertone, che ha lavorato affinché stile e comfort vadano di pari passo. Arriviamo al tema principale: il Frecciarossa 1000 permetterà di accorciare i tempi di percorrenza? Frecciarossa 1000 è il treno più veloce mai prodotto in serie in Europa, progettato per raggiungere i 400 km/h. Il suo arrivo consentirà di alzare l’asticella della velocità commerciale sulla rete AV italiana a 360 km/h, riducendo ulteriormente i tempi di viaggio. Per spostarsi tra Roma e Milano basteranno 2 ore e 20 minuti. Guardando all’offerta per l’utenza, si insisterà sui quattro livelli di servizio o ci saranno delle modifiche?

Questo treno è caratterizzato da flessibilità e modularità elevatissime. Se i primi treni uscissero dalle fabbriche in questo momento sarebbero caratterizzati sicuramente dagli stessi allestimenti del Frecciarossa attuale. Ma da qui al 2014 ci potrebbero essere delle belle sorprese. L’offerta di ristorazione subirà delle modifiche? Accorciandosi i tempi di percorrenza si riduce anche l’esigenza di un servizio di ristorazione, inteso nel senso tradizionale del termine. Per questo motivo stiamo lavorando allo sviluppo di un modello di ristorazione innovativo. È ancora prematuro svelare i dettagli ma assicuro che ci saranno molte sorprese, sempre all’insegna del gusto e dell’italianità. Con il nuovo Frecciarossa 1000 contate di rosicchiare quote di mercato a Italo? Con l'ingresso del competitor abbiamo addirittura aumentato i nostri volumi di vendita e di conseguenza le nostre quote all'interno del mercato della mobilità. Ci piace misurarci, però, con i dati di Customer Satisfaction: il Frecciarossa oggi conta il 96% di clienti pienamente soddisfatti del servizio e addirittura il 54% che dichiara deliziato. Tutto ciò ci fa capire che abbiamo intrapreso la giusta direzione e in questo senso il Frecciarossa 1000 rappresenta la ciliegina sulla torta. A. P.

retail&food - novembre 2012 57


ferry porti Progetto di Fiumicino, l’iter procede

Ne abbiamo parlato a settembre (vedi r&f di ottobre) con il tecnico dell’autorità portuale, che in piena tempesta politica in Regione Lazio sembrava piuttosto pessimista sul fronte economico. Eppure il progetto sul porto turistico di Fiumicino registra un ulteriore passo avanti: a ottobre è stato sottoscritto dal presidente dell'Autorità Portuale di Civitavecchia Fiumicino e Gaeta, Pasqualino Monti, e dal sindaco

Napoli al timone del sistema campano

A

ddio ai localismi, l’obiettivo dichiarato dalla Regione Campania è quello di creare un sistema portuale regionale altamente competitivo nel quale tutti gli attori possano trovare una propria specializzazione e trarne quindi un vantaggio. Il progetto di potenziamento infrastrutturale prevede grandi investimenti: in particolare lo scalo napoletano dovrebbe avvantaggiarsi di 240 milioni di euro provenienti dall’Europa, necessari per colmare gli storici gap di competitività. Ulteriori fondi europei saranno ripartiti negli altri porti della regione e in opere varie, portando il gettito complessivo proveniente da Bruxelles a 408 milioni di euro. Di questi, 73 milioni andranno a Salerno e 95 serviranno per il collegamento ferroviario dell'hub del capoluogo di regione. Entro pochi mesi è previsto il lancio dei primi bandi, che prevedono interventi frazionati in modo da assicurare lavoro

anche alle pmi attive sul territorio campano. Tra i prossimi interventi si annoverano la bonifica superficiale da ordigni bellici inesplosi, il recupero e il restauro di relitti e reperti di archeologia industriale, il restyling della vecchia cittadella militare e il recupero funzionale di numerose strutture architettoniche in disuso. Di particolare importanza risulterà l'escavo dei fondali, ma anche la revisione della rete stradale e il potenziamento di quella ferroviaria. Il piano regolatore portuale prevede entro i prossimi 30 anni che lo scalo partenopeo sia suddiviso in quattro macro aree funzionali, ciascuna con una mission. Soffermandoci su quella destinata al traffico passeggeri, sarà la zona compresa tra il molo San Vincenzo e il molo Carmine quella dedicata ai collegamenti con le isole e al settore crocieristico. •

Ncl per la quinta volta leader in Europa di Fiumicino, Mario Canapini, un protocollo d'intesa quadro per l'attuazione della variante al Piano Regolatore Portuale di Fiumicino. Tale protocollo prevede un'azione congiunta tra le due amministrazioni, volta a favorire e facilitare le procedure e le regole che porteranno alla realizzazione del nuovo porto commerciale di Fiumicino.

58 retail&food - novembre 2012

Q

uando si parla di compagnie crocieristiche leader nel vecchio contenente non si può non menzionare la Norwegian Cruise Line. Ncl ha ricevuto infatti per il quinto anno consecutivo il World Travel Award, come ‘Compagnia di Crociere Leader in Europa’, in occasione della cerimonia di gala avvenuta lo scorso 6 ottobre in Portogallo. La compagnia ha operato nella stagione estiva con quattro navi Freestyle Cruising in Europa, con un’offerta d’itinerari che spazia dalle crociere di quattro notti a quelle di 14. Anche nella prossima stagione estiva sono previste quattro navi in Europa. •


ferry porti Trieste e Amburgo spingono sui musei portuali

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ecuperare i magazzini abbandonati e trasformarli in musei portuali sempre più attrattivi. Questa è la rotta fissata dallo Speicherstadtmuseum di Amburgo e dal Polo museale del porto di Trieste, che hanno siglato un gemellaggio in occasione di un recente incontro culturale promosso da Italia Nostra, in collaborazione con l'Istituto di Cultura Marittimo Portuale. Nel corso dell'evento è stato auspicato il recupero del Porto Vecchio di Trieste, dichiarato a livello internazionale un

Crociere, 2012 in negativo Sarà stato l’effetto Concordia o più semplicemente la crisi economica, in ogni caso anche il settore delle crociere vede i propri dati spinti al ribasso. A svelare la riduzione del 4,2% nella previsione di chiusura 2012 è stato il Rapporto 'Italian Cruise Watch' della società di ricerca Risposte Turismo, presentato in occasione dell'Italian Cruise Day. Il Rapporto ha evidenziato che i passeggeri totali movimentati finora quest’anno nei porti italiani sono stati 11.026.692 e che i porti con la maggiore movimentazione sono stati Civitavecchia, Venezia e Napoli, rispettivamente con circa 2,4 milioni di passeggeri (-6,6%) e 933 toccate navi (-6,9%), con 1,8 milioni di passeggeri (+0,8%) e 663 toccate navi (+1,4%) e con 1,3 milioni di passeggeri (-7,5%) e 520 toccate navi (-1,3%). Tuttavia già nel 2013 dovrebbe tornare il segno positivo. Il Rapporto si è focalizzato su sette porti, quelli che nel 2011 hanno rappresentato il 70% dei movimenti (Civitavecchia, Venezia, Napoli, Genova, Livorno, Messina e Ravenna) segnalando che la movimentazione complessiva per questi scali è prevista in aumento del 4,5% rispetto al 2012.

distretto portuale dismesso di grande valore mondiale. Amburgo e Trieste hanno un waterfront molto simile, ma «la differenza – ha detto il direttore scientifico del comitato internazionale, Dirk Schubert – sta nel fatto che i magazzini della speicherstadt (il distretto storico portuale amburghese) non sono stati abbandonati del tutto, lasciati al grezzo, ma messi in sicurezza e trasformati in magazzini del caffè, di tappeti, di spezie, di artigiani e artisti che si alternano in tanti atelier ma anche in teatri e musei. Nulla é stato stravolto e modificato». •

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vetrina È già Natale con il tris di Tartufone Motta

Per anticipare la dolcezza del clima natalizio, torna la golosissima linea di prodotti da forno La Chocolaterie di Tartufone Motta con tre irresistibili tentazioni: Tiramisù, goloso e delicato, Gianduia, dal gusto pieno, e Fondente, per chi ama il sapore intenso. Disponibili nel formato da 500 gr, a partire da 4,90 euro.

Molino Grassi: la sostenibilità tra i fornelli

L’azienda leader nella lavorazione del grano arricchisce la sua offerta con la nuova linea QB-Qualità Bio di farine provenienti esclusivamente da materie prime biologiche. Attenzione per l’ambiente, senza dimenticare la cucina: le farine verranno utilizzate nei corsi della “Scuola de La Cucina Italiana” di Molino Grassi.

Solaromega fa il pieno di energia pulita

Solaromega, da sempre attenta all’impatto ambientale, entra nel mondo del trasporto green con Carica, colonnina per ricaricare le auto elettriche o ibride. Mobilità sostenibile, ma non solo: Carica può diventare info point, dispositivo di telecontrollo e videosorveglianza o spot wi-fi per la connessione internet.

Il PINpad di Verifone in tutti i McDonald’s

McDonald’s Italia sceglie il terminale di Verifone per i pagamenti ultraveloci nei suoi ristoranti. PINpadVX820, dotato di ampio schermo touchscreen e di interfaccia grafica intuitiva, permette ai clienti di effettuare il pagamento in modo autonomo, veloce e sicuro, scegliendo tra le modalità banda magnetica, chip e contactless.

Da Casio la terza generazione di fotocamere digitali

EX-ZR1000, ultimo modello Casio, rinnova il design e l’interfaccia grafica delle sorelle della serie EXILIM High Speed. La nuova digitale coniuga la rinomata rapidità di scatto con un maggior comfort per l’utente, grazie a nuovissime caratteristiche, come l’Anello di Funzione e lo schermo LCD orientabile.

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Più Gusto con Lime-Pepe Rosa

L’ultima arrivata in casa San Carlo è Più Gusto LimePepe rosa, la nuova patatina dal tocco esotico e dal sapore fresco, nata dall’incontro fra il lime dei Caraibi e il pizzico brioso del pepe rosa. Il sapore effervescente è da provare: negli scaffali dei supermercati da metà di settembre, a partire da 1 euro.

Mobile POS di Oracle: il tuo aiuto tra gli scaffali

Oracle ha lanciato Oracle Retail Mobile Point-of-Service, estensione mobile del POS, che consente agli addetti del punto vendita di assistere i clienti e di completare le transazioni da qualsiasi angolo del negozio. Il dispositivo di Oracle promette di ridurre i costi legati ai registratori di cassa e di eliminare le code.

Furla illumina il 2013

In anteprima esclusiva nei flagship Furla di Milano, Honk Hong, Tokyo e New York, arriva la borsa icona della nuova collezione Furla per la Primavera Estate 2013, ispirata alla luce. Piper lux è disponibile nelle varianti total white e total black, in un’edizione limitata di duecento pezzi.

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[ Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images for Cartier

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MILANO, la riapertura del flagship store Cartier di via Montenapoleone, avvenuta lo scorso 4 ottobre retail&food - novembre 2012 63


La pulce nell’orecchio

di Simone Filippetti Derek Caiden

il futuro dei CREMONINI passa(anche) dal BAGEL

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Bagel sono una sorta di ciambella di pane, rotonda, col buco. Di solito si mangiano con salmone e burro, ma non disdegnano nemmeno marmellate. Quasi impossibile trovarli in Italia: sono una specialità anglosassone. In Inghilterra e America sono popolarissimi, un po’ come la nostra pizza, e si mangiano per colazione o per uno spuntino veloce a pranzo. Ora, che c’entrano i bagel inglesi con un emiliano sanguigno come Vicenzo Cremonini, il re italiano della bistecca? A prima vista nulla. Se non fosse che la Cremonini, l’azienda di carne della famiglia modenese, quelli della carne in scatola Montana e della carne degli hamburger di McDonald’s, si sono comprati la catena inglese Bagel Factory. In Italia è sconosciuta ma in Gran Bretagna è come se fosse una sorta di Spizzico. In ciascuna delle nove stazioni ferroviarie di Londra, dove transitano ogni anno milioni di passeggeri, c’è n’è uno, più altri quattro nel resto del Paese. In più ci sono altri 43 negozi in franchising fino all’Irlanda. L’acquisizione è stata pagata una cifra che non entrerà nel guinness dei primati, appena 1,1 milioni di euro (su 5 di fatturato), ma sposta ancora di più il baricentro del gruppo alimentare, sempre meno dipendente dalla carne e sempre più un concessionario-fornitore di servizi. Da un po’ di tempo i signori delle bistecche (reduci dalla vittoriosa battaglia con il big brasiliano Jbs, da cui hanno divorziato portando a casa un discreto gruzzolo) hanno iniziato a diversificare il gruppo, prima con la Marr e poi con la ristorazione in concessione (soprattutto treni e aree di servizio) e catene di ristoranti. Cercando di imitare il business-model di Autogrill che regala margini di guadagno superiori. Producendo poi in casa la materia prima (la carne da servire nei ristoranti) possono anche

approvvigionarsi a prezzi molto inferiori. Il clamoroso successo, al di là di ogni più rosea aspettativa, di Roadhouse Grill, la catena di steak-house (bistecche all’americana) low-cost pensata per la famiglia, che continua ad aprire nuovi locali, ha aperto la strada al business delle catene di ristorazione. Con Bagel Factory, la mutazione genetica è ormai praticamente completata. Sono lontani i tempi in cui Cremonini era vista come la pecora nera del mercato e il suo nome veniva associato a quello della Parmalat di Calisto Tanzi. E lo si vede chiaramente dai numeri. Già a fine 2011, su oltre 3 miliardi di fatturato le due nuove gambe di Cremonini, forniture alimentari e concessioni, hanno sancito il sorpasso sulla carne: pesano molto di più del vecchio core business. Perché fanno più della metà della marginalità, su un totale di 230 milioni di euro.

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Ma soprattutto impressiona la performance della ristorazione, che pure è la più giovane tra le attività del new business. Con un margine reddituale di 35 milioni su meno di 700 è già ai livelli della Marr che è storicamente la gallina dalle uova d’oro del gruppo. Marr rifornisce alberghi, hotel, ristoranti ed è una macchina da soldi (tanto che è stata quotata autonomamente in Borsa e anche quando Cremonini ha portato via da Piazza Affari la holding di famiglia, si è guardato bene dal delistare anche la Marr). Adesso, con l’innesto della catena inglese, la ristorazione è destinata a pesare ancora di più. A un certo punto i Cremonini usciranno dalla carne? Nemmeno per idea. Anche se meno appealing e in un mercato ormai saturo, hamburger e costate portano a casa quasi un miliardo e mezzo di ricavi e un guadagno comunque consistente. •

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