5 minute read

EDENRED

Next Article
REGIMENTAL

REGIMENTAL

LARGO ALLA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA DI QUALITÀ

Migliorare le condizioni lavorative ricorrendo a nuovi istituti che valorizzino competenze, formazione e welfare è possibile. Lo dimostra il nuovo modello contrattuale per gli studi professionali elaborato da Cifa e Confsal

Advertisement

di Paola Belli

Per gli studi professionali c'è un modello contrattuale alternativo, che valorizza le figure professionali e, introducendo istituti innovativi, ha l'obiettivo di creare nuovi posti di lavoro e migliorare le condizioni lavorative. È quello elaborato da Cifa e Confsal, presentato a fine giugno al Festival del Lavoro di Bologna: «una risposta efficace ai bisogni espressi dagli studi professionali e rilevati dalla nostra Associazione Unpi-Unione Nazionale Professionisti Italiani», l'ha definito Andrea Cafà (nella foto), presidente di Cifa Italia e di Fonarcom. «Per la prima volta la contrattazione collettiva di settore offre strumenti adeguati ad affrontare le trasformazioni organizzative che interessano il mondo delle professioni e a rendere gli studi professionali più flessibili e meglio orientati verso i nuovi bisogni della clientela». Il nuovo Ccnl offre l’equipaggiamento necessario per gli studi che abbiano deciso di affrontare la transizione digitale, sostenendo le componenti soft del lavoro, quali la capacità di comunicare efficacemente, di collaborare e di cooperare, competenze ormai indispensabili. Negli anni, infatti, la formazione continua dei dipendenti degli studi si è prevalentemente concentrata su aggiornamenti in ambito tecnico, normativo e operativo, trascurando il rafforzamento delle competenze digitali e trasversali. Viene anche introdotto in via sperimentale un sistema di riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze ai fini contrattuali, utilizzabile per il riconoscimento dell’istituto dello scatto di competenza. E poi altri istituti ancora, come l’inserimento del lavoratore in progetti formativi biennali di Onboarding e di Re-employment che prevedono il ricorso allo strumento della job rotation; la regolamentazione del lavoro agile secondo quanto stabilito dall’Accordo interconfederale sottoscritto nel febbraio 2021; una nuova articolazione dell’orario di lavoro e il potenziamento della Banca delle Ore per favorire la flessibilità lavorativa. Andrea Cafà ha sottolineato l'importanza - in generale - di «avere riguardo alla qualità contrattuale. Qualità significa non operare

IL MODELLO PROPOSTO DA CIFA E CONFSAL È BASATO ANCHE SU UN NUOVO SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE DEL PERSONALE dumping retributivo o di altro tipo, nonché favorire un’occupazione di qualità attraverso tutele aggiuntive come la formazione continua e il welfare sostenuto dalla bilateralità. Qualità della contrattazione e adesioni alla bilateralità dovrebbero essere considerati come i nuovi indicatori di misurazione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali». E, appunto, «Il contratto Cifa-Confsal propone anche per il settore delle professioni un modello contrattuale di qualità,», ha aggiunto il segretario generale della Confsal, Angelo Raffaele Margiotta. «Quindi, massima attenzione al ruolo della formazione continua che sostiene i dipendenti degli studi nell’acquisizione delle competenze necessarie ad affrontare i processi di semplificazione e di digitalizzazione. Il nuovo contratto punta a trasformare i dipendenti degli studi professionali in lavoratori “agili”, in grado, pertanto, di lavorare sempre più in autonomia e di raggiungere gli obiettivi con senso di responsabilità e nei tempi concordati con il datore di lavoro». «Cifa e Confsal propongono anche nel settore delle professioni un modello contrattuale di “qualità”», ha rimarcato il presidente di Unpi Cifa - Unione Nazionale Professionisti Italiani, Salvatore Vigorini, «basato su un nuovo sistema di classificazione del personale, sull’innalzamento delle competenze, su una nuova articolazione dell’orario di lavoro e su una strutturata bilateralità da intendersi, quest’ultima, come l’ambito privilegiato per promuovere azioni positive in materia di welfare, formazione e di sostegno al reddito». Rimane centrale il ruolo della bilateralità espressa da Cifa e Confsal a garantire i numerosi servizi agli studi professionali che, per quanto riguarda la formazione continua, possono avvalersi del supporto del secondo fondo interprofessionale Italia, Fonarcom (che oggi conta più di 150.000 imprese e 1.200.000 lavoratori aderenti), e dell’utilissimo strumento Voucher studi professionali per finanziare in tempi brevi i bisogni formativi dei dipendenti degli studi.

Quegli equilibri da rivedere tra politiche attive e passive

Al tradizionale problema del mismatch formativo si aggiunge il processo di transizione intersettoriale. E il mercato del lavoro in ripresa si scontra con il fenomeno della great resignation

di Marina Calderone Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro

Èuna transizione epocale quella che sta vivendo il mercato del lavoro in Italia. Da una parte, gli effetti del conflitto in Ucraina e, dall’altra, l’eredità consegnata dalla pandemia e dalla conseguente accelerazione tecnologica ci stanno traghettando verso nuovi modelli produttivi e lavorativi. La guerra iniziata ormai da più di tre mesi rischia di avere ripercussioni importanti sull’occupazione italiana. Lo scoppio del conflitto sta, infatti, fortemente indebolendo la ripresa economica per una serie di ragioni: l’aggravio del caro energia, l’impatto delle misure restrittive imposte dall’Europa che, seppur di carattere prevalentemente finanziario, stanno penalizzando le aziende italiane presenti nel Paese e che intrattengono rapporti commerciali con la Russia, il deterioramento del clima di fiducia. Tutto ciò rischia di avere conseguenze occupazionali sia in termini di contrazione dei volumi sia più, in generale, di peggio-

L'AUMENTATA DOMANDA DI SOSTEGNI AL REDDITO RISCHIA DI AVERE RICADUTE IMPORTANTI SULLE BASSE REMUNERAZIONI

ramento delle condizioni di lavoro. La fase di ripartenza avviata, anche su stimolo degli interventi di rilancio (Pnrr in primis) si sta caratterizzando per una forte mobilità interna al mercato del lavoro. Sono in atto transizioni rilevanti, da settori a settori, da modelli organizzativi ad altri. Tutto ciò sta creando nuove criticità all’interno di un mercato che, pure in ripresa, si trova a fare i conti con il paradosso di una crescita esponenziale del numero di persone che lasciano il lavoro (nei primi tre trimestri del 2021, 1 milione 81 mila lavoratori si sono dimessi, in crescita del 13,8% rispetto allo stesso periodo del 2019), e la difficoltà di reperimento di manodopera. In ogni caso, al tradizionale problema del mismatch formativo, si aggiunge oggi un processo di transizione intersettoriale che rischia di creare squilibri in termini di reclutamento delle figure. La difficoltà di trovare occupazione assieme al deterioramento dei contesti e delle condizioni di lavoro stanno determinando scoraggiamento nella ricerca del lavoro e fenomeni di vera e propria disaffezione. Tra il 2019 e il 2021 il numero degli inattivi (popolazione 15-64 anni) è aumentato del 2,2% (+290 mila), con una crescita più marcata tra gli uomini (+4%) che tra le donne (+1,2%). L’allontanamento dal lavoro trova ragione in molteplici fattori, prima di tutto la diminuzione delle opportunità occupazionali se non in specifici contesti e con la richiesta di competenze specifiche, il deterioramento della qualità di molti lavori ma anche l’aumentata domanda di sostegni al reddito, a partire dal Reddito di Cittadinanza, che rischiano di avere ricadute importanti soprattutto sull’offerta di lavoro a più bassa remunerazione. È necessario rivedere gli equilibri tra politiche attive e passive. Come possiamo vedere, viviamo una transizione verso nuovi modelli ancora difficili da tratteggiare.

This article is from: