SP A Z O T MPO CONDIVI IONE I E S A
L’Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti attraverso la fotografia partecipativa
L’Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti attraverso la fotografia partecipativa
Direttore Scientifico
GianfrancoAluffi
International Board
GianfrancoAluffi (Italia)
S.S. Psicologia Clinica - A.F. Salute Mentale
Responsabile Servizio IESA ASL TO3
Università degli Studi di Torino
Groupe de Recherche Européen en Placement Familial (Vice Presidente)
Formatore IESA
Jo Becker (Germania)
CEO Spix e.V. di Wesel (IESA e Psichiatria Territoriale)
Groupe de Recherche Européen en Placement Familial (Tesoriere)
Wilfried Bogaerts (Belgio)
Referente Gezinsverpleging (Servizio IESA)
Openbaar Psychiatrisch Zorgcentrum (Clinica e Centro Psichiatrico pubblico di Geel)
Jean Claude Cébula (Francia)
Direttore IFREP (Istituto nazionale di Formazione, di Ricerca e di Valutazione delle Pratiche sanitarie e sociali di Parigi)
Groupe de Recherche Européen en Placement Familial (Presidente)
Formatore IESA
Alex Fox (Inghilterra)
Responsabile Shared Lives UK (Progetto IESA Regno Unito)
CEO Shared Lives Plus
Nottingham University
Coordinamento Editoriale e di Redazione
Elisabetta Latragna
Comitato di Redazione
GianfrancoAluffi
MarcoAnselmi
RaffaeleAvico
Jean Claude Cébula
Alessandro Ferretto
Catia Gribaudo
Elisabetta Latragna
Gladys Pace
Chiara Laura Riccardo
Enrico Zanalda
Editing e Stampa
Denise La Gatta
Sergio Sut
Impaginazione e Progetto Grafico
Alessandro Ferretto
Denise La Gatta
Elisabetta Latragna
Mauro Miletto
Roberta Palazzo
Luigi Pentenero - Centro Stampa ASL TO3
SOMMARIO
Editoriale
3 Mostra la rivista! (Aluffi G.)
Presentazioni
6 Avvicinare due mondi in un incontro (Casciano F.)
7 Spazio, tempo, condivisione: IESA (Zanalda E., Boraso F.)
8 Lo sguardo ritrovato (Pirella M.)
Contributi
10 Introduzione alla mostra Spazio Tempo
Condivisione IESA (Avico R., Anselmi M., Gribaudo C., Latragna E.)
12 Il luogo e lo spazio (Anselmi M.)
22 Il tempo (Avico R.)
31 Condivisione (Anselmi M )
Supplemento della Rivista “SOLIDEA, Lavoro, Mutualità, Beni Comuni”
ISSN 2281-9619. Reg. Tribunale di Torino n. 46 dell’8.8.2011.
Direttore Responsabile: Stefania Collina
Sede Redazione Dymphna’s Family: Servizio IESAASLTO3, Via Martiri XXXAprile 30, 10093 Collegno (TO).
e-mail: dymphnasfamily@gmail.com. Tel. 011.4017463
Èpassatounannodallapubblicazione del numero 00 di questa rivista e... siamo ancora qui!
Siamo qui come rivista che, coerentementecolvaloredell'accoglienza,ospita ilcatalogodiunamostra,locustodiscee loprotegge,presentandolocomeunpreziosocontributoalladiffusionedellacultura dell'Inserimento Eterofamilare Supportato di Adulti (IESA). Insomma, una edizione speciale per un catalogo speciale!
Siamo qui comegruppodilavoroecome rappresentanti delle istituzioni coinvolte, con la consueta energia animata dall'entusiasmo di chi vede quotidianamentedavicinolecosefunzionare,ipercorsiprendereformaedevolversigrazie ancheall’impegnoeallacostanzaditutti colorochecredonofermamentealleevidenzerisultantidall'applicazionediquestomodellod’intervento.
Siamo qui ad accompagnare le testimonianzefotografichedeiprotagonistidello IESA, coloro che ne fruiscono i beneficisianelruolodiospitantesianelruolo di ospite, in una spirale di reciprocità, di accoglienzaediautenticaumanità. Inquestoannolarivistaèstatapresentata in occasione di eventi pubblici, promossa attraverso la pagina Facebook 1 Dymphna's Family e sul portale ISSUU dove è consultabile gratuitamente. Tutto
Gianfranco Alufficiòconlaconvinzionecheunmodellocosì intrinsecamente legato alla dimensionedelsocialeeaventelesuerisorsenella collettività,debbaesserepresentato,raccontatoerestituitoallacollettivitàstessa. Lospiritodellamostra,ospitatainforma di catalogo su questo numero speciale della rivista, si fonda sull'assunto che l'essenza dell’essere risieda nel quotidiano e nel naturale fluire delle cose. Lo IESA viene qui letto in chiave antropologica, come luogo di incontro e spazio di interazione, attraverso lo strumento dellafotografiapartecipativa.
Come forse già saprai, il metodo IESA consente di fornire una risorsa abitativa e un riferimento emotivo e relazionale a chinehabisognodiventando,attraverso il supporto di operatori professionisti, strumentodicura.
Attraverso l'accoglienza eterofamiliare il “paziente” riconquista il ruolo sociale dicittadino.LoIESAstimolaabilità,autostimaerisorseresidueinfavorediuna maggiore autonomia e autodeterminazione dell'ospite. È una pratica semplice,ingradodidarerisposteefficaciasituazioni complesse, uno strumento terapeuticoeriabilitativoche,inlineaconle direttivedell’OMSesecondoquantoevidenziato dai risultati delle ricerche
2 scientifiche sul tema , valorizza e centralizza il ruolo dell’ambiente familiare
1https://issuu.com/dymphnasfamily/docs/dymphnas_family_web.
comepromotoredisalute.
Tuttavia ad oggi è da considerarsi, soprattutto sul territorio nazionale, un modello ancora sottoutilizzato. In Italia si stima che siano attive al momento circa 200 convivenze supportate, contro le 3.000 della Germania e le 14.000 e 18.000 rispettivamentedel Regno Unito e della Francia. Sarà nella sua apparente semplicità e nel suo essere no-profit che risiede la ragione della scarsa diffusione dello IESAin Italia? Come si evince dai numerisoprariportati,inaltripaesieuropei, politiche attente ai bisogni della popolazione hanno promosso e diffuso la pratica dello IESA, aprendola a diverse categorie di utenza e moltiplicando 3 l'offertadiservizisul territorio
Il 2018 è stato un anno importante per la psichiatria italiana, un anno in cui si sono celebrati i quaranta anni della legge 180 e la conseguente chiusura dei manicomi, evento che ha segnato in maniera indelebilepersone,luoghieprofessionistidellasalutementale,erigendosiasimbolodiunarivoluzionedipensiero,della valorizzazione del soggetto, in contrapposizioneagliaccanimenti“terapeutici” suisolisintomi.
IlmodelloIESAsiispiraproprioaquesti principi;ponealcentrodelsuointervento lapersona,lasuaessenzaelanecessitàdi guardare più alle risorse che ai limiti La diversitàdiventa,perlefamigliecheospitano e per gli utenti ospitati, un’opportunità di crescita e di arricchimento, dove ognuno ha la possibilità di trarrebeneficiancheinsituazionidiapparentecriticità.Ospitareunsoggettoindifficoltà può rappresentare un’occasione unica di condivisione e cambiamento.
Eppure ancora troppo spesso i ricoveri pressostruttureprotetteedisolatedalcontesto sociale prevalgono sulla possibilità di utilizzare strumenti alternativi, ecologici ed efficaci che forse hanno come ragioni di debolezza il fatto di non creare particolare appeal per l'imprenditorialità privataeunapaternitàchenonpuòessere attribuita a questo o quel luminare contemporaneo, poiché risalente ad almeno 700 anni fa, alla leggenda di Santa 4Dymphna .IlmetodoIESApuòquindiessere definito, da una prospettiva storica, come strumento di cura pre–psichiatrico confunzioniterapeutiche,riabilitativeed assistenziali.
In questi ultimi 21 anni lo IESAha visto unasuaespansioneindiverseareedelterritorioitalianoe,nellaregionePiemonte ilmodellodovràessereacquisitodatutte le ASL, secondo quanto previsto da recente normativa. Continua inoltre una costanteattivitàdiinformazioneedistimolo rivolta alle istituzioni politiche, al fine di vedere finalmente approvata la proposta di legge nazionale sullo IESA depositataallaCameradeiDeputatiil23 novembre 2017 a tutela delle famiglie dei volontari degli ospiti e di tutti i professionisticoinvoltineiprogettidiaccoglienzaeterofamiliaresupportata. Dymphna’s Family, con questa edizione speciale,vuolecontinuarearaccontareil mondodelloIESAeallargareilsuobacino di interlocutori. Nel corso dell’anno abbiamoaccoltonell'imbarcazionedella famiglia di Dymphna alcuni nuovi amici: Martino Pirella, con la sua passione per la fotografia e il ricordo del padre Agostino, che ha svolto un ruolo determinantenellariformaperilsuperamento
degli ospedali psichiatrici in Italia operando soprattutto a Collegno, Arezzo e Gorizia; Raffaele Avico e Marco Anselmi dell’Associazione Ramodoro per l’importante lavoro culturale che guardaalmondoeallesueespressionida una prospettiva antropologica e partecipata; Nadia Lorefice dell’Associazione Jaliimpegnatanellapromozioneesalvaguardia dell’arte e della cultura; Francesco Casciano e Sergio Bertolotto rispettivamente Sindaco e Responsabile UfficioCulturadelComunediCollegno ilqualedaanniospitasulsuoterritorioil servizioIESAdell'ASLTO3 e lo sostiene attivamente in iniziative pubbliche. Continuanoinsiemeanoilanavigazione il Direttore Generale Flavio Boraso, il Direttore del DISM, nonché nuovo presidente della Società Italiana di Psichiatria,Enrico Zanalda e il personale del Servizio IESA e dell'Unità di
Monitoraggio e Programmazione Clinica dell'ASL TO3, le cooperative Progest e Il Margine, la rivista Solidea e tutti i prestigiosi membri europei dell'international board, che proprio in questi giorni ha accolto al suo interno unanuovacollaboratrice:RuthFranzoni (Ju.Me.Ga.-ArkadeGermania),laquale sarà referente dell'area tematica specifica dedicata all'applicazione dello IESA ad adolescenti con problematiche psichiatriche,didipendenzaodidisabilità. Lo spirito di questa iniziativa è stato e continuerà ad essere quello di divulgare la cultura dello IESA, affidandoci anche alla tua sensibilità ed alla tua iniziativa di diffusione di questo strumento. Per cui, dopo avere letto la rivista ed averne apprezzato le opere fotografiche, diventane promotore facendola circolare tra i tuoi conoscenti. Buona lettura e... Mostralarivista!
Nel1977l’abbattimentodelmuro delManicomiodiCollegnosancisce l’inizio della fine. Nel 1978ilParlamentoapprovalalegge180 che decreta la chiusura degli Ospedali Psichiatrici in Italia. Da quel momento prende il via una nuova era per le personeaffettedadisturbipsichiatrici.
Nel 1998, traendo ispirazione dalle idee e dal lavoro di precursori come Franco BasagliaeAgostinoPirella,nascelastraordinariaavventuradelservizioIESAossia l’Inserimento Eterofamiliare SupportatodiAdultinellanostraASLTO3.
Si presenta come un servizio di inserimento di pazienti all’interno di famiglie volontariedefinite“fosterfamilies”,che decidonodiospitareincasaunapersona in stato di necessità. Il modello terapeuticosiispiraallastoricaesperienzadiGeelinBelgio,agliesempiapplicatiinGermaniaoalprogettoSharedLivesnelRegnoUnito.
Inquestostalasuaforza,cioèl’avvicinare duemondiinunincontrocheavvantaggia entrambi, in senso sia relazionale che sociale. Tale impostazione lo ha fatto emergere come buona pratica per quanto concerneimovimentidiinclusionedisoggettiportatorididifficoltàentroladelicatafasedelreinserimento
Ilquarantesimoanniversariodellalegge Basaglia e dell’Istituzione del Servizio
SanitarioNazionalesonoanniversariimportanti che abbiamo voluto ricordare. SiconcludetalepercorsoconquestaMostra,fortementevolutapercelebrarei20 anni di attività dello IESAe i veri protagonistidiquestasplendidaavventura,ossia le persone che hanno vissuto questa esperienzaunica.Lafotografiacifacosì conoscere il loro “punto di vista” sul mondo.
QuandoilDott GianfrancoAluffie gli altri operatori del servizio IESAdellanostraASLcicomunicaronoilprogettodellamostrafotografica dello IESA, da realizzarsi in occasionedei40annidellalegge180ancheinricordo del Prof. Agostino Pirella, accogliemmo l’iniziativa con entusiasmo. È infattidoverosocheaCollegnovengaricordatounodeiprincipaliarteficidellariformapsichiatricainPiemonte;eglivenne su indicazione del Prof. Basaglia con il quale aveva condiviso l’esperienza di Goriziaepermoltianniinfluenzòicambiamentiorganizzativiedassistenzialiregionalidellapsichiatria Loricorderanno certamentemegliolepersonechelohanno conosciuto e che hanno potuto apprezzarne le competenze tecniche ed umane.IlfiglioMartinoècoluiacuispetta il compito di raccontare quello che ricorda della riforma psichiatrica di riflessoadunodeiprincipaliartefici.
L’abbinamento con la mostra in tema di IESA sembra paradigmatico così come il titolo che si è voluto dare alla stessa: Spazio,tempo,condivisione.
L’accoglienza in famiglia ha origini ben più antiche dello stesso manicomio e si fonda sulle capacitàrelazionaliche hannolepersonechelacompongono.
La famiglia è il primo nucleo sociale
nell’esperienza di ciascuno di noi, per cui evoca ai più sentimenti di calore, affetto e quella vicinanza che deriva dalla condivisione della quotidianità. Tutti sappiamoquantounafamigliapuòesseredisturbataeaddiritturadisgregatadalla presenza di un malato di mente. Più volteèstatosostenutochelariformapsichiatricadellaLegge180determinòuna ricaduta pesantissima sulle famiglie dei malati di mente che, se non sufficientemente assistite dai servizi territoriali, si sono trovate a dover gestire situazioni molto difficili. La famiglia IESAperò è una famiglia selezionata e supportata in cui il malato di mente viene inserito in una fase di malattia non acuta, a scopo riabilitativo e per fornire un’esperienza di accoglienza e vicinanza umana che nessuna altra struttura od organizzazionepuòfornire.Crediamochequestopossaesserecoltodallefotografiedellamostra interpretabili come album di famiglie,dovesirappresentanomomentiericordi cari a chi li inquadra e a chi, osservandoli, sa coglierne i valori che trasmettono.
Sonopassaticircacinquant’anniormai da quando, bambino, vidi per la prima volta dei malati psichiatrici. È stato a Gorizia, durante le prime feste dell’Amicizia organizzate dentro l’Ospedale Psichiatrico diretto da Franco Basaglia, nel quale lavorava anche miopadreAgostinoPirella.Ioavevocinque o sei anni e la cosa mi pareva tutto sommatonormale,abituatocom’eroalle festedell’UnitàedelMondoNuovo.Erano più o meno la stessa cosa, in fondo, forse solo un po’più stravagantinella tipologiadipubblico. Non mi rendevo conto, allora, di quanto quei momenti di socialità fossero importanti. Di quanto in quegli anni si stesse squarciandoilvelodiinvisibilitàcheaveva sepolto, per decenni, centinaia di personesofferentiall’internodeiManicomi. Velochevennedefinitivamenteannullato, agli occhi del grande pubblico, da “I giardini di Abele”, il reportage che Sergio Zavoli realizzò per la RAI proprio nel 1968 sull’esperienza goriziana. Per la prima volta i “matti” avevano un volto, una voce, un’identità. Il mezzo televisivo, con la sua straordinaria capacità direndererealeecondivisalarealtà,avevaperlaprimavoltaincisopersemprela testimonianza dell’umanità del disagio psichico.
Da allora numerosi sono stati gli sforzi
Martino Pirella*perdocumentare,ancheperimmagini,le condizioni dei manicomi italiani. Il primoeforsepiùcelebrefuilvolume Morire di classe. La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, uscito nel 1969. La rappresentazione “formale” dell’immagine (televisiva e fotografica) dei manicomi ha quindi largamente contribuito a diffondere la conoscenza di quel mondo, a farcrescerelacoscienzacollettivaattornoaltemadeldisagiopsichicoedaridarevoceadunamoltitudinedipersoneoppresseesenzavolto.
Ma la fotografia presuppone comunque e sempre l’esistenza di due mondi: quellodichiscattaequellodichivienefotografato. Nonostante nel linguaggio comune si dica “il soggetto” di una fotografia, chi viene fotografato è in larga parte“oggetto”dell’azionecreativaeinterpretativa del fotografo, del tecnico, dellospecialista.
Il progetto di fotografia partecipata promosso dall’Associazione “Ramodoro –Antropologiapraticaperilsociale”edal ServizioIESAdell’ASLTO3rovesciafinalmentequestoassunto.Facendounparallelo,forseunpo’ardito,macredopertinente,ciòchequièstatofattoconlafotografiaassomigliaaciòèstatofattocinquant’anni fa nell’OP di Gorizia: ridare voce a chi non l’ha mai avuta mettendo
in discussione i ruoli di potere tra medico/specialistaepazientepsichiatrico.
Il progetto Spazio, Tempo, Condivisione: IESA restituisce, agli ospiti delle famiglie, la vista, lo sguardo, il potere di giudicare la realtà, la possibilità di analizzarelecoseimportantidelmondovissutodaciascuno.Lafotografiacostringe infattiadunaseveraselezionediciòche sarà nell’immagine e di ciò che invece ne sarà escluso, impegna a riflettere su noi stessi e sullo spazio che ci circonda, oggettivandolo e immortalandolo in
un’immagine(renderloimmortale).
Aldilà,quindi,dellostraordinariovalore documentale dell’esperienza IESAin corso nel territorio dellaASLTO3, queste fotografie rappresentano un eccezionale momento di costruzione di identità edibenessere,personaleecollettiva,valori oggi più che mai preziosi non solo per chi manifesta e vive sulla sua pelle momentiedimensionidisofferenza,ma per la società tutta, sempre più bisognosadiesempiconcretidiprogetticollettiviesolidali.
IlservizioIESArappresentalarealizzazione, sui nostri territori, di un’intuizione che trova sua naturale collocazionenell'ambitodelleprassidella psichiatria a ispirazione più democratica, cui portavoce, tra gli altri, furono Franco Basaglia e Agostino Pirella (e questa mostra accade nel quarantennale della famosa legge 180, che destituì l'istituzionemanicomialedandoavvioal processo di “capillarizzazione” e ricollocazione frammentata dei servizi di salute mentale sui territori). Inoltre, si rifà alle molteplici esperienze già presenti sulterritorioeuropeo. Aquesto proposito, dobbiamo ricordare che esperienze di inserimento eterofamiliare di pazienti psichiatrici, compaionoinBelgiogiàapartiredal1.300:nella città di Geel, nucleo storico dello
IESA, ancora oggi si assiste a un quotidiano convivere della popolazione con l'utenzapsichiatrica,nelsegnodiciòche sembrauntemporaneoegeo-localizzato superamento dello stigma e della paura che l’uomo ha sempre provato verso la “follia”. Al momento attuale, a Geel su circa 35.000 abitanti, sono più di 300 le persone assistite attraverso la rete di fa-
miglieospitantieneglianni'70delsecoloscorsoeranoaddirittura1.200. Sul territorio del Regno Unito, lo IESA (SharedLivesPlus)haraggiuntonumeri impressionanti: al momento vi sono circa 14.000 casi (non solo pazienti psichiatrici, ma anche soggetti disabili e con difficoltà sociali in senso allargato) di convivenze supportate da figure specialistiche formate a far sì che funzioninonelmiglioredeimodi.
Il progetto IESA dell'ASL TO3, nato a Collegno 21 anni fa sull’esempio dell’esperienzatedescaportataavantida “Arkade e. V.” sul territorio del BadenWürttemberg, promotore della cultura del reinserimento psichiatrico “reale” (che cioè fuoriesce dai circuiti della psichiatriapercomelaconosciamo),èinserito e apprezzato nella rete europea dei progetti che mettono in atto prassi cliniche di questo tipo. Inoltre, si costituisce come buona pratica di politica sociale, mettendo in connessione e a vantaggio reciproco due attori sociali che ne escono entrambi rinforzati. Non dimentichiamoci che la fase storica che stiamo attraversandoprodurràsemprepiùservizi di natura domiciliare (in Europa la di-
*Psicologo Psicoterapeuta, giornalista,Associazione Ramodoro -Antropologia Pratica per il Sociale.
**Antropologo culturale,Associazione Ramodoro -Antropologia Pratica per il Sociale.
***Psicologa, coordinatore Servizio IESAASLTO3, Cooperativa PRO.GE.S.T
****Psicologa Psicoterapeuta, operatrice Unità di Monitoraggio e Programmazione Clinica DISMASLTO3, Cooperativa Il Margine.
rezione è già quella da tempo), localizzati in modo diffuso sul territorio e meno gravosi per le tasche dello Stato: lo IESA, in questo senso, rappresenta una soluzioned'avanguardia. Negli ultimi anni, lo IESA ha ottenuto importanti riconoscimenti territoriali: è stata prevista la sua estensione a tutte le ASL della Regione Piemonte ed è l’unico servizio a essere riconosciuto e nominato all’interno della recente DGR29regionale(cherivoluzionalapsichiatria piemontese, con cambiamenti, tagli e modificazioni delle prassi, che hanno fatto discutere). Inoltre, sta diffondendosi all’interno delle altre regioni italiane con l’appoggio attivo delle ASLinteressate,attraversoappositipercorsi di formazione mirati a renderlo buona prassi sanitaria in linea con la retrostante idea democratica e basagliana diunapsichiatriaterritorialechericollochiilpaziente«alcentro».
In ogni caso, l'apporto emozionale è il primo movente che ha acceso il progetto,findagliinizi:dall'osservazionedelle fotografiequiraccolte,unacernitadicirca 60 momenti di condivisione e vita quotidiana nei luoghi del progetto IESA, potrete averne una testimonianza diretta.
La mostra segue 3 filoni concettuali: lo SPAZIO di interazione, il TEMPOintesoinsensoampio,eimomentidella CONDIVISIONEumana.
Lo strumento utilizzato, da un’idea della Associazione Ramodoro, è stato la fotografia partecipativa: ai membri delle famiglieospitantieagliospitistessièstata data l’indicazione di usare qualsiasi strumentoavesseroadisposizione(smartphone,macchinefotografiche,tablet)pernarrarelalororealtàinmodopiùomenosimbolico,piùomenounico,piùomenomeditato,piùomenotecnico,sicuramenteautentico.
Lafotografiapartecipativaappartieneallemetodologievisualifacentiriferimento al filone della Ricerca-Azione Partecipata,unaseriedipraticheeditecniche che possono utilizzare la fotografia con loscopodipromuovereilpersonalepunto di vista di soggetti facenti parte di un gruppo attraverso l’analisi o la realizzazionediimmagini.
Attraverso questa tecnica i protagonisti ci hanno raccontato la loro propria realtà,ilmododirelazionarsiedicondividere.Laproduzionediimmaginihadatoloro l’opportunità di sviluppare storie secondo un altro punto di vista, accompagnandolepersonecoinvoltenelprogetto alla riflessione e al confronto sui temi prescelti.
Ilfineultimononèstatoquindiquellodi imparareadutilizzarealmeglioglistrumenti fotografici, ma di comunicare attraverso di essi, condividere la propria condizioneeipropristatiemotivi.
Avoileimmagini!
“Lo spazio si pensa, i luoghi si abitano. Lo spazio si attraversa, nei luoghi si sosta. Lo spazio è l’astratto, il luogo il concreto. Tuttavia, il luogo non è solo uno spazio determinato, particolare, definito da coordinate precise. Il luogo è qualcosa che ha a che fare con la memoria, con le emozioni e con il desiderio. Come la città calviniana di Ersilia, i luoghi sono una trama intessuta di rapporti. I luoghi stanno alla storia vissuta, come lo spazio sta al tempo cronometrato. Perciò, mentre i luoghi si riconoscono – si odiano e si amano -, gli spazi semplicemente si misurano. Ne consegue che i luoghi siano, in prevalenza, figure della differenza e della qualità, gli spazi dell’uniformità e della quantità. Nel luogo domina il significato originario del raccogliere e del riunire, nello spazio quello dell’intervallo e, quindi della separazione, del confine e del conflitto. Ma se anche, per legge, posso farti spazio o negartelo, è solo nel luogo che ti posso ac1 cogliere. E’solo qui, dunque, che l’ospitalità può aver luogo” .
LeparolediAndreaTagliapietracimostranocomespazioeluogo,puressendo terminiusatispessocomesinonimi,sianoinrealtàconcettioppostimaingra-
do di sovrapporsi e di generare nuovi significati e immaginari. Capita che lo spaziosirendaluogo,maperfarsìcheciòaccada,occorrecheinquellospazio“accadano”dellerelazioni.Lerelazionisonoallabasediognifattosocialeesonogliunici confinichesicostruisconoinunospazio.Unluogopermeatodirelazioniumanepuò esseredefinitounluogoantropologico.Inessosiconservanotuttiglielementiculturalideisoggetticheloattraversano,usano,abitanoevivono.Conquestaaccezionedi luogounindividuocostruiscelapropriaidentità,larinegoziadicontinuoe,tramitela relazionecontinuaconaltrisoggetti,plasmailsuoesseresociale.
NeiprogettiIESAgliospitielefamiglietrasformanoglispaziinluoghi,liinvestono disensorendendoli:
Identitari, in quanto esistono delle differenze che rendono riconoscibile un luogo da tuttiglialtri,specchiodichiviabita;
Relazionali,poichésonolasedeelarappresentazionematerialedellarelazionetragli individuicheviabitano;
Storici,perchéconservanoerappresentanolamemoriadeglieventitrascorsie,attraversodellediscontinuitàspaziali,assicuranounacontinuitàtemporale.
Nelluogoantropologico,ogniazionesocialeèriconducibileallospazio
‘quel’luogo: quel luogo siamo anche un po’noi.
In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati”
“Un luogo non è mai soloDavanti al fuoco si sta bene
L’acqua riflette la nostra immagine, fa rifiorire la terra, cantando giorno e notte quando ghiaccia si riposa e tutto trae origine da lei
Siamo nati senza ali ma possiamo volare nel tempo e nello spazio del teatro della nostra vita
“C’era bisogno di venire qui per fare bei sogni”Marina De Marco
Messaggio invisibile per entrare nel mondo attraverso un altro ingresso
Il tempo è l'unica cosa che veramente possediamo di prezioso. Lo sentiamo scorrere ovunque, sopra, sotto, dentro di noi: concettualizzare il tempo, pensare alsuotrascorrere,sprigionainnoiemozionidifficili,faticose.
Il tempo, nell'ambito del progetto IESA, è tempo condiviso tra l'ospite e la famiglia ospitante, è tempo speso in attività manuali o tempo per sé stessi; ma esiste anche il tempo“giusto”perognicosa,nell'ideachesidebbasaperattenderechel'ordinedelle cosemanifestilasuaformasecondotempinaturali,nonaccelerati,senzal'intervento dell'uomo.
Abbiamo voluto inserire il tempo tra i contenitori semantici di questa mostra fotografica, in quanto elemento centrale dell'esperienza umana, connesso in modo inestricabile a potenti emozioni che solo il tempo stesso saprà modellare, come a rimandarcicontinuamentelanaturatranseunte,eperquestospaventevole,delnostro piccolo, intimo mondo. È esperienza comune la differente percezione della durata e dell'intensitàdeltempo,piùomenoveloce,piùomenodenso,piùomeno“bello”. I progetti proposti dal Servizio IESA prevedono diverse forme di inserimento dell’ospite all’interno della famiglia ospitante: esistono progetti di convivenza continuativa “full-time”, altri, chiamati “part-time”, che si limitano ad alcuni giorni della settimana, a seconda dei casi e della disponibilità della famiglia ospitante e dell'ospite.Esistonoinoltreprogettia“brevetermine”,a“mediotermine”ea“lungo termine”. Tutto questo per promuovere una buona riuscita dell'inserimento dell'ospite,primariamenteinfamiglia,poisulterritorio.
Gli abbinamenti sono pensati e proposti alle parti dall'équipe del Servizio, che predispone l’avvio e monitora l'andamento della convivenza per mezzo di visite domiciliariregolariecolloquidisupporto.
NelloIESAiltempohaunruolofondamentale.
I semi dormono sotto la neve, in attesa che la natura senza fretta trasformi il ghiaccio in acqua per condividere la loro vita
“Nella vita non si sa mai”Michele Ruosi Marco Anselmi*
Condivisioneèunaparolachenascedamoltolontanoecherimandaetimologicamente all’“avere qualcosa in comune” e allo “scambio consapevole e co-
struttivo”.Lastoriaelanaturadell’essereumanotestimonianocomevisiano statievisianoinfinititipidicondivisione:cibi,idee,lingue,passioni,veicoli,religioni, problemi, scoperte, abitazioni, ideali, giochi, territori, costumi, tradizioni, comunità,sport.
Oggi,ilconcettodicondivisionepermeamoltidiscorsidelquotidiano:sembriamovolercostruireunasocietà sharing,nellaqualetuttoècondivisoepocosipossiede,ma più ci avviciniamo a questa idea di società, più ci allontaniamo dal significato originariodelcondividere.
Lacondivisioneèun fare insieme,un partecipare,nellacondivisionesiannullanole differenze e si costruiscono legami sociali. Essa non implica il possesso e neppure l’obbligo di ricambiare, la condivisione caratterizza tutte quelle situazioni in cui gli “IO”sidissolvonoinun“NOI”.
La società dello sharing, pur partendo da logiche di condivisione, tende a costruire differenze,marcareruolieadagiresullabasedilogichedimercatochesiscostanoda quellocheilconcetto,inorigine,significa.
NeiprogettiIESA,ilcondividereèinnanzituttounacomponentefondamentaledellegame sociale. La condivisione appare costitutiva dell’umanità e di tanti aspetti della contemporaneità.“Fare”insieme,“consumare”insieme,contrapporsiallevisioniincentratesull’individualismopossessivo,sullacompetizioneesulconflittosonolecaratteristicheprincipalidelcondividere.Tutticollaboranoperununicofine:lapreparazionediunpastoeilmomentodellacena,adesempio,consentonoall’ospitedisentirsi parte integrante del nucleo famigliare, ma anche il condividere forti emozioni, unsuccessodacelebrare,undoloredavivereinsieme,unproblemadarisolverecooperando.
Tommaso e Cosimo
prima si abbracciano e poi si menano
Se convivi bene con te stesso condividi i tuoi spazi con gli altri
“Lo IESAmi ha salvato perchè mi ha dato Mauro”Vincenzo Lunetta
“Il miglior modo di condividere la vita”
Laura Carando
“Ciascuno porta in sé famiglia potenziale che si realizza ogni qual volta accade un incontro” GianfrancoAluffi
Hanno contribuito in misure diverse alla realizzazione della mostra:
La realizzazione di questo numero della rivista è stata resa possibile grazie a:
EDIZIONE ITALIANA DELLA RIVISTA EUROPEA SULLO IESA
L’inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti attraverso la fotografia partecipativa
Direttore Scientifico: G. Aluffi
Contributi: G. Aluffi; M. Anselmi; R. Avico; F. Boraso; F. Casciano; C. Gribaudo; E. Latragna; M. Pirella; E. Zanalda