Myface

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MYFACE Ssis venezia IX ciclo - 2008/09 - indirizzo Arte e disegno - specializzando Katya Scarpulla - relatore Giorgio Camuffo

il ritratto partecipato breve storia dell’arte digitale il social network medium creativo Salvador Dali’ la pittura si ispira alla digital art Andy Warhol & Amiga 1


Il ritratto partecipato

Indice

il social network come luogo per comunicare in modo creativo PG 03

Il ritratto partecipato

Introduzione, destinatari, discipline coinvolte, prerequisiti, obiettivi, metodologie, strumenti e mezzi, fasi operative, sintesi dei contenuti

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Il ritratto

Significato di ritratto Breve storia del ritratto Ritratto e percezione

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Digital Art

Cos’è l’Arte Digitale, campi dell’Arte Digitale, cronostoria,

Approfondimenti:

Le illusioni ottiche di Salvador Dalì, Harold Cohen & Aaron, Andy Wahrol & Amiga.

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Social network

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Laboratorio : il ritratto partecipato

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Conclusioni

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Bibliografia

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Sitografia

Introduzione (estratto da un articolo di Nicola Mattina), Breve storia dei Social Network, Come funzionano Fasi per la realizzazione del ritratto

L

a grande diffusione di social network quali Facebook e Myspace (rispettivamente 175 e 117 milioni di utenti) mi ha suggerito il tema del lavoro proposto. La miriade di “autoritratti virtuali” presente nella rete mettono in evidenza il bisogno, più o meno urgente, di raccontarsi. Il profilo di Facebook ci offre la possibilità di creare album fotografici a tema, di pubblicare messaggi brevi ma anche note di varia natura (delle volte sono ap-

punti, riflessioni, altre volte esperienze che l’utente considera significative per raccontare il proprio mondo). Possiamo linkare video, pagine web, creare gruppi di varia natura. Mi sono chiesta allora se un utilizzo di questi social network non potesse avere una valenza non solo ludica ma anche didattica. Consapevole che il tipo di apprendimento in rete è perlopiù di natura informativa (e non prettamente culturale), caotica e spesso superficiale, ho ritenuto comunque importante suggerire

un percorso articolato nel quale potessero interagire media tradizionali, come i libri, con supporti multimediali che, volenti o nolenti, hanno costruito il “curriculum parallelo” degli adolescenti del 21° secolo. L’idea del ritratto partecipato vuole essere una piccola provocazione: noi ci raccontiamo in un certo modo ma come ci vedono gli altri? Un’occasione dunque per comunicare attraverso le immagini, le parole, per esprimersi in modo creativo ma anche critico e consapevole. 3


(lezione partecipata con video proiezione, durata 2h) • Unità didattica dedicata alla storia dell’arte digitale (lezione partecipata con video proiezione, durata 2h) • unità didattica dedicata alla conoscenza dei social network (lezione partecipata, durata 2h) • unità didattica laboratoriale: il ritratto partecipato (durata 4h)

Strumenti e mezzi Fasi operative Destinatari

Il laboratorio qui proposto è rivolto a una classe V^ di un istituto tecnico ad indirizzo grafico

Discipline coinvolte

Tecnologia grafica, disegno, Esercitazioni di laboratorio grafico.

Prerequisiti

• Conoscenza delle macchine ed attrezzature grafiche; • conoscenza di base dei procedimenti di impaginazione editoriale e di stampa (impiego di Indesign); • conoscenza base e capacità di utilizzo dei principali software dedicati al disegno e fotoritocco (Photoshp, Illustrator); • conoscenza delle principali attività inerenti ai social network (accesso e utilizzo delle funzioni di Myspace, Facebook, Flickr, Issu, ...)

Obiettivi generali

Lo studente nel ciclo secondario deve acquisire la consapevolezza chiara che la comunicazione visiva viene costruita attraverso una precisa tecnica e con l’applicazione di procedure che lasciano un margine controllato alla improvvisazione e alla novità. Tale margine è stretta funzione degli obiettivi della comunicazione. Lo studente di fronte ad un problema posto deve saper • Analizzare i dati • Valutare le risorse • Disegnare un percorso metodologico e una tempistica • Individuare le giuste tecnologie per l’esecuzione • Mettere in azione le tecnologie • Monitorare la procedura • Verificare i risultati • Commentare le fasi di lavoro e gli esiti.

Obiettivi specifici

• Saper cogliere le potenzialità creative dei social network • La capacità di lavorare in gruppo • Sviluppare l’abilità tecnica dell’impiego di software dedicati al disegno e fotoritocco (Photoshop, Illustrator)

Metodologie

• Unità didattica dedicata al tema del ritratto

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• Video proiettore, PC, macchina fotografica digitale, scanner • Internet, software dedicati al disegno e fotoritocco (Photoshop, Illustrator) • Fase 1 – unità didattica , 2h Il ritratto Il laboratorio proposto è composto da più unità didattiche “a tema”: la prima fase (unità didattica) sarà dedicata al ritratto. Il docente, attraverso una presentazione in Power Point o in Flash, mostrerà alcune opere significative relative al tema del ritratto, con particolare attenzione al dadaismo e alla pop art. • Fase 2 – unità didattica , 2h Digital art La seconda fase (unità didattica) sarà dedicata all’Arte digitale. Il docente, attraverso una presentazione in Power Point o in Flash, mostrerà, in ordine cronologico, le opere più significative di questa corrente artistica. • Fase 3 – unità didattica, 2h Social Network Questa fase prevede una breve introduzione del docente e, a seguire, la partecipazione attiva della classe attraverso la navigazione in internet , l’accesso, l’iscrizione ad alcuni social network indicati dal docente. Per una conduzione ottimale di questa fase gli alunni non dovranno superare il numero di due per computer. • Fase 4 – unità didattica, 6h Il ritratto partecipato Il docente chiederà alla classe di scegliere un alunno che sarà il soggetto del ritratto. Ogni alunno avrà il compito di eseguire il ritratto dell’alunno: sarà possibile realizzare una fotografia digitale del soggetto oppure ricercare in internet un’immagine che per lo studente rappresenti il compagno di classe. Sarà anche possibile realizzare un disegno attraverso la tavoletta grafica. I singoli ritratti saranno messi in rete e gli allievi, (singolarmente oppure a coppie) procederanno con la composizione del “mosaico virtuale” che potrà essere ulteriormente elaborato. Il formato di quest’ultimo non dovrà superare il formato A3. L’elaborato, che secondo il parere del docente e della maggioranza degli alunni verrà ritenuto il più interessante, sarà stampato. I singoli elaborati saranno inseriti nei profili attivati dagli alunni (Facebook, myspace, Flickr) e gli studenti potranno, successivamente, chiedere agli amici linkati di partecipare alla realizzazione del proprio ritratto partecipato. 5


Il ritratto Significato di ritratto

La parola ritratto deriva dal latino re-traho e ha un percorso etimologico molto simile a quello dell’analogo termine portrait, derivato da pro-traho, utilizzato con le dovute varianti locali nella maggior partedelle lingue. In entrambi i casi l’esatta traduzione dal latino indica l’azione di “tirare fuori”, di recuperare l’immagine dalla realtà.

“Il ritratto non è solo un genere Breve storia del ritratto pittorico, ma una Il ritratto è uno dei più antichi generi pittorici che la storia dell’arte ci abbia tramandato, a testimoniare che da sempre l’uomo rappresentazione è animato da un profondo, fondamentale desiderio: affidare la propria immagine ad un dipinto per opporsi all’avanzare del della percezione tempo con la preservazione della memoria, costruire un altro sé dotato di vita propria, realizzare il sogno faustiano dell’imche gli artisti di mortalità, un inganno a metà tra verità ed illusione dal fascino e vagamente inquietante. ogni epoca ebbero sottile In realtà il ritratto non è solo un genere pittorico, ma una rapdella percezione che gli artisti di ogni epoca ebbedi sé e dell’uomo presentazione ro di sé e dell’uomo più in generale, ciascuno secondo il proprio tempo, la propria cultura e la propria storia. più in generale, Il ritratto ha inizialmente un compito documentale, vuole rapciascuno secondo presentare l’aspetto reale di una persona, è vincolato al valore riconoscitivo basato sulle fattezze individuali, così come l’arte è il proprio tempo, delegata al ruolo della rappresentazione del mondo, solo nell’Umanesimo rinascimentale, quando la visione antropocentrica la propria cultura sostituisce quella teocentrica e l’uomo, padrone del suo destino, una nuova coscienza della percezione dell’io, il ritratto e la propria sto- acquista diventa un mezzo per esprimere il vissuto interiore del soggetto rappresentato: in questo viaggio alla rovescia, che l’uomo occiria.” dentale intraprende verso l’interno di sé, assume particolare importanza la corrispondenza tra interiorità ed aspetto esteriore, che viene indagata soprattutto per opera di Leonardo da Vinci. Si deve alla sua intelligenza multiforme e alla sua mentalità scientifica e speculativa un vero e proprio “Trattato di Fisiognomica”, dove viene codificata questa branchia delle scienze umanistiche, in verità nota sin dai tempi di Aristotele, ma mai affrontata prima in termini scientifici, che si prefigge di giudicare l’indole di un uomo partendo dal suo aspetto esteriore, i 6

“Nel ‘900 , quando Freud dà alle stampe “L’interpretazione dei sogni”, si capisce che la fisiognomica convergerà inevitabilmente nella psicologia, che non sarà più possibile guardare un volto senza leggervi l’interiorità.”

moti dell’animo a partire dai tratti del volto. Dal ‘500, attraverso l’opera dei molti ritrattisti rinascimentali, gli interessanti studi di Giovan Battista Pozzo ed i suoi sillogismi con il mondo animale, le rappresentazioni metafisiche dei quadri di Giorgione, l’indagine del ‘600 in chiave naturalistica del volto umano, l’opera del pittore William Hogarth, autore di un “The treaties of beauty” e di studi di fondamentale interesse sulla fisiognomica nella scia dell’interpretazione leonardesca, si giunge agli studi antropologici ed evoluzionistici di Darwin, nel clima positivista dell’ ‘800, e alle teorie di Cesare Lombroso, psichiatra, che fissa precise relazioni tra fisionognomica e criminologia. Nell’ ‘800 il volto, di cui l’Impressionismo sfalda i contorni in una luminescenza indistinta dove la forma dilaga, è ritratto in modo tradizionalmente borghese, con accenti intimisti incentrati sul virtuosismo degli effetti cromatici, in schemi sostanzialmente tradizionali (basti pensare a Renoir), oppure nelle forme eleganti e lineari dell’Art Nouveau e nella stilizzazione naturalistica del Liberty: sarà l’Espressionismo, con l’esasperata deformazione lineare dei volti di Munch, le “devastazioni fisiognomiche” di Van Gogh, profondo conoscitore della materia, le figure di Kirchner, di Gauguin, di Beckmann, a tradurre nel modo più drammatico e definitivo la sofferenza interiore di un mondo sull’orlo di un baratro, la prima guerra mondiale, in ritratti di esasperata soggettività che preludono al progressivo spostarsi dell’attenzione dal ritratto all’autoritratto, dove soggetto ed oggetto coincidono in unione empatica. Nel ‘900 , quando Freud dà alle stampe “L’interpretazione dei sogni”, si capisce che la fisiognomica convergerà inevitabilmente nella psicologia, che non sarà più possibile guardare un volto senza leggervi l’interiorità ( “il volto è lo specchio dell’anima”), la psicologia entra nell’arte e diventa una fondamentale chiave di lettura per l’analisi della rappresentazione ed anche, è sempre Freud ad insegnarcelo, dell’interiorità dell’artista artefice dell’opera: per dirla molto sinteticamente, ogni ritratto è anche un autoritratto e, simmetricamente, ogni autoritratto è un ritratto, il volto dell’altro è lo stagno di Narciso in cui l’artista cerca sé stesso, affacciandosi sul suo inconscio. Nella seconda parte del ‘900, a seguito della rivoluzione avanguardista e dell’opera dirompente di alcune straordinarie personalità artistiche, l’inquietudine e l’emotività travolgono ogni canone espressivo, la pittura comincia a erodere la morfologia del volto umano mentre viene abbandonata ogni pretesa di naturalismo a favore di una rappresentazione fortemente soggettiva ed emotiva. La possibilità di conoscere il carattere ed indagare la psiche attraverso lo studio del corpo, appaga la necessità di ricondurre una realtà non visibile a schemi noti e perciò rassicuranti: può essere questa una delle motivazioni per cui l’arte moderna ha affrontato ed interpretato in mille modi il tema del ritratto, secondo una linea evolutiva che passa dalla fisiognomica alla psicologia e alla psicanalisi, fino a non poter più distinguere percorsi autonomi e delineando proprio nel rapporto fra arte e psicologia 7


René Magritte, la riproduzione vietata (Ritratto di Edward James), 1937, Rotterdam museum Boymans-van Beuningen

l’asse portante su cui si fonda la cultura occidentale, non solo visiva, il che ne fa un caso unico nella storia dell’umanità. Non sembra più possibile, per lo spettatore, accedere “dal di fuori” ai contenuti dell’immagine: essa non riflette più, secondo i principi di somiglianza, il mondo esterno ma si pone come realtà ad esso eterogenea. La polemica dadaista nei confronti dei principi estetici e materiali della pittura occidentale ha come figura di spicco Marcel Duchamp che intraprende una sistematica opera di rivisitazione critica dell’idea stessa di artisticità. La pop art americana è il movimento che meglio ha saputo interpretare la crociata dadaista nei confronti della sacralità dell’arte, del suo valore estetico e della sua funzione sociale. La figura umana perde qualsiasi carattere personalee psicologico per venire uniformata alle maschere fittizie del rotocalco patinato o della serie televisiva. La fruibilità “usa e getta” della moderna societàdei consumi implica non solo una mercificazione dell’arte ma una fagocitazione istantanea ed effimera delle immagini stesse e un vorace cannibalismo delle persone che le abitano. L’organizzazione lavorativa di artisti pop come Roy Lichtestein, Keith Haring, Andy Warhol è concepita come una catena di montaggio nella quale assistenti e collaboratori portavano a termine le singole fasi dell’opera attribuendo un valore altamente democratico ai meccanismi ella produzione di massa e alle moderne tecniche di riproducibilità dell’immagine. A tal proposito K.Haring dichiarò:”le mie immagini non vengono dall’inconscio ma solo dall’informazione visiva e sono più istintive che interiori. Ma soprattutto sono dell’esperienza comune”. Portando alle estreme conseguenze la disintegrazione psichica e iconografica dell’io propria della cultura novecentesca, le immagini di Chuck Close (per alcuni da ritenersi quasi il precursore della pittura digitale), frantumate in una miriade di tessere musive dagli sfaccettati riflessi metallici offrono una lettura”in dissolvenza” del tema del ritratto. Man mano che lo spettatore si avvicina al dipinto la fisionomia del soggetto raffigurato scompare progressivamente.

“Non sembra più possibile, per lo spettatore, accedere “dal di fuori” ai contenuti dell’immagine: essa Ritratto e percezione non riflette più, Non potremmo riconoscere o percepire i nostri simili se non potessimo cogliere l’essenziale e separarlo dall’accidentale, in secondo i principi qualunque linguaggio si voglia formulare questa distinzione. studi effettuati da Leon Harmon negli anni ’60 (pubblicati di somiglianza, il Gli nell’articolo “Some aspect of recognition of human faces” ) cerdi far individuare ai calcolatori i segni distintivi di ogni mondo esterno ma cavano individuo, abilità della mente umana. macchina fotografica, lo schermo televisivo e il monitor si pone come real- La del computer hanno mutato il nostro atteggiamento mennei confronti dell’immagine dei nostri contemporanei: tà ad esso eteroge- tale l’”istantanea” ha trasformato il ritratto e ci ha fatto vedere il problema dell’immagine somigliante più chiaramente di come nea.” non siano riuscite a formularlo le età passate. Ha richiamato l’attenzione sul paradosso di catturare la vita in un’immagine 8

in alto: Chuck Close, Selfportrait, particalare a destra: Chuck Close, Self-portrait, 1997, Collezione privata, New York 9


“La “parte dell’osservatore” (E. Gombrich, Arte e illusione) è quella caratteristica percettiva che permette di proiettare il movimento, la vita e l’espressione in un’unica immagine e ad aggiungere, in base alla nostra esperienza , ciò che non è presente.”

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Digital art Cos’è l’arte digitale C

Yosuf Karsh, Ritratto di Winston Churchill, Ottawa 1941.

ferma. La “parte dell’osservatore” (E.Gombrich, Arte e illusione) è quella caratteristica percettiva che permette di proiettare la vita e l’espressione in un’unica immagine e ad aggiungere, in base alla nostra esperienza , ciò che non è presente. Un’analisi dei ritratti fotografici conferma infatti l’importanza dell’ambiguità che ci permette di fare astrazione del soggetto dalla situazione in cui si trovava al momento della foto riuscendo a fare astrazione da questo ricordo e vederlo reagire nei contesti più tipici. la storia di una delle fotografie meglio riuscite e più popolari di Winston Churchill come condottiero di guerra può esemplificare questo punto. Yosuf Karsh ci dice come egli trovasse l’occupatissimo Primo Ministro assai restio a posareper questa foto durante una visita a Ottawa nel 1941.Churchill avrebbe concesso solo due minuti mentre passava dall’aula della camera al vestibolo. Mentre si avvicinava con aria accigliata, Karsh gli strappò il sigaro dalla bocca facendolo veramente arrabbiare. L’espressione, frutto di una reazione passeggera, si prestava perfettamente a simboleggiare l’atteggiamento di sfida del capo verso il nemico. Poteva essere generalizzata in un monumento del ruolo storico di Churchill.

“La storia dell’arte digitale viene contestualizzata sia in relazione all’evolversi delle innovazioni tecnologiche sia in relazione agli influssi derivanti da movimenti storico-artistici quali Dada, Fluxus e Arte Concettuale.”

on arte digitale (detta anche digital art o computer art) si indicano le forme d’arte elaborate in forma digitale (vale a dire, in forma binaria). Il termine viene usualmente riservato per l’arte che è stata modificata in maniera non banale attraverso un computer: testi, registrazioni audio e video non sono normalmente considerati digital art, in quanto il computer serve solo come mezzo di immagazzinamento. La digital art può essere generata completamente dai computer, come per i frattali, o presa da altre sorgenti, come la scansione di una fotografia o un’immagine disegnata con l’ausilio di un software di grafica vettoriale, usando un mouse o una tavoletta grafica. La disponibilità e la popolarità di software per il fotoritocco e la manipolazione delle immagini ha prodotto una vasta e creativa libreria di immagini altamente modificate, che hanno poco o nulla a che vedere con le immagini originali. Usando versioni elettroniche di pennelli, filtri e ingrandimenti, questi “neografi”, producono immagini non ottenibili attraverso i convenzionali strumenti fotografici. Inoltre,

gli artisti digitali possono manipolare scansioni di disegni, dipinti, collage o litografie, o usare le tecniche sopra menzionate in combinazione. Non solo i linguaggi artistici tradizionali come la pittura , la scultura, la stampa, la fotografia, il cinema, sono stati trasformati dalle tecniche e dai media digitali, ma sono nate nuove pratiche artistiche. La storia dell’arte digitale viene contestualizzata sia in relazione all’evolversi delle innovazioni tecnologiche sia in relazione agli influssi derivanti da movimenti storico-artistici quali Dada, Fluxus e Arte Concettuale, tra i primi ad aver concepito opere di “arte programmata”, basate cioè sulla coesistenza di casualità ed istruzioni formali, e ad aver privilegiato forme d’arte processuali e performative incentrate su un forte coinvolgimento del pubblico, anticipando molte delle caratteristiche sviluppate dalle arti tecnologiche. Si possono distinguere delle sostanziali differenze tra tipologie di opere che utilizzano le tecnologie digitali come tools, vale a dire come strumenti di ausilio per realizzare forme d’arte tradizionali (fotografie, films, quadri e sculture), e tipologie di opere che le utilizzano come medium, ossia 11


“L’arte digitale occupa un territorio di frontiera tra arte, scienza e tecnologia, e un suo assetto critico richiede competenze multiple, ancora in parte da formare.”

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come linguaggio comunicativo da investigare nelle sue caratteristiche specifiche, al fine di sperimentare nuove forme di espressività artistica ( net art, web art, installazioni virtuali e interattive eccc). La fase pionieristica dell’arte digitale nasce con le prime visualizzazioni di immagini al computer risalenti alla metà degli anni Sessanta - realizzate da scienziati come Michael Noll, Georg Nees e Frieder Nake in ambienti universitari e centri di ricerca, con l’ausilio di macchine ingombranti e costosissime -, alle sperimentazioni effettuate nel corso degli anni Settanta e Ottanta in vari ambiti - dall’animazione all’installazione, alla telepresenza – ad opera di artisti come John Whitney, Charles Csuri ,Vera Molnar e Robert Adrian, spesso in stretta collaborazione con tecnici e programmatori. Dalla fine degli anni Ottanta in poi, quando cioè il computer diventa una macchina multimediale universale, analizzando, attraverso un nutrito numero di opere, le molteplici poetiche ed estetiche sorte a seguito di quella che si è configurata come una vera e propria rivoluzione digitale. In riferimento alla produzione italiana, menzioniamo Studio Azzurro, Giacomo Verde, Piero Gilardi. A partire dagli anni Novanta musei e gallerie hanno iniziato in maniera sistematica ad organizzare mostre e commissionare opere di arte digitale, conferendo una nuova visibilità ad un movimento artistico relegato per decenni ai margini del mondo dell’arte istituzionale. Sotto questa spinta è

emersa con maggior forza la necessità di contestualizzare, storicizzare e fornire analisi critiche di quello che si presenta come un fenomeno complesso e multiforme, che per svariati motivi tende a sfidare facili categorizzazioni. L’arte digitale occupa infatti un territorio di frontiera tra arte, scienza e tecnologia, e un suo assetto critico richiede competenze multiple, ancora in parte da formare. Le sue coordinate sono instabili e fluttuanti, poiché l’incessante sviluppo tecnologico pone sfide sempre nuove alla sperimentazione artistica. Inoltre, a partire dagli anni Ottanta, l’enorme diffusione del computer come strumento per la realizzazione e la manipolazione di immagini ha esteso enormemente l’ambito delle sue applicazioni in una miriade di esperienze artistiche diversificate, problematizzando l’intercettazione di una specificità dell’arte digitale come la net art, la software art, le installazioni digitali e gli ambienti di realtà virtuale.

Campi della Digital Art: Fotografia digitale Digital imaging net.art Musica elettronica Arte elettronic

Michael Noll, Computer Composition With Lines, 1964 13


Cronologia dell’arte digitale

1950 “Ben Laposky, lavorando con l’oscilloscopio, scrive una funzione matematica nel processore ed ottiene la base per una proiezione grafica...”

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Ben laposky, Oscillon Number Four 1950.

Herbert Franke, Lichtformen, 1953-55.

La computer art nasce nel 1950 grazie alla sperimentazione di Ben Laposky (USA) e Herbert Franke (Germania) due matematici e programmatori con delle sensibilità artistiche che vanno però verso la grafica. B. Laposky e H. Franke si rifanno al costruttivismo e al razionalismo del Bauhaus. Ben Laposky nel 1950 realizza un “oscillogramma”: lavorando con l’oscilloscopio, scrive una funzione matematica nel processore ed ottiene la base per una proiezione grafica, poi prende l’oscilloscopio con il quale varia la lunghezza d’onda dei raggi luminosi del tubo catodico e crea delle distorsioni. 1957, al National Bureau of Standards (USA), viene processata al computer la prima immagine fotografica. 1958 John Whitney Sr. usa un computer analogico per realizzare un’animazione artistica.

John Whitney Sr., Screening room, 1958.

Herbert Franke, Lichtformen, 1953-55. 15


1960

Charles Csuri, After Duerer, 1963

Viene presentato Sketchpad, un programma per la computer grafica interattiva, creato da Ivan E. Sutherland al Fall Joint Computer Conference. 1963 Charles Csuri è tra i primi artisti ad utilizzare il computer per realizzare opere d’arte.

“Charles Csuri è tra i primi artisti ad utilizzare il computer per realizzare opere d’arte.”

Ivan E. Sutherland lavora con Sketchpad, 1961-63

1965 la prima Computer art exhibition, al Technische Hochschule a Stoccarda e prima esposizione delle grafiche digitali negli Stati Uniti alla Howard Wise Gallery a New York. Alla mostra sono esposti ingrandimenti fotografici di microfilm plotter concepiti da Michael Noll e Bela Julesz, Entrambi lavorano ai Bell Telephone Laboratories di Murray Hill, New Jersey , uno dei principali centri della grafica, dell’animazione al computer e della ricerca e sviluppo della musica elettronica fin dai primi anni sessanta.

sopra: Charles Csuri, Random war, 1968.

sotto: Kenneth Knowlton e Leon Harmon: Studies in Perception I, 1966.

1967, a New York, un gruppo di artisti (tra i quali Robert Rauschenberg), e informatici fondano l’Experiments in Art and Technology (E.A.T.) 16

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Salvador Dalì

1970 “I cibernetici americani Leon Harmon,e Bela Julesz studiano le tematiche della percezione visiva delle immagini digitalizzate.”

Leon Harmon, Abramo Lincoln Photographic Processes 1973

1972 Richard G Shoup crea SuperPaint, il primo sistema di pittura digitale a 8 bit, presso Xerox, Palo Alto (USA). 1973 I cibernetici americani leon Harmon,e Bela Julesz studiano le tematiche della percezione visiva delle immagini digitalizzate. Un insieme di quadrati monocromatici, se visualizzati ad una certa distanza (oppure se sfuocati) permettono il riconoscimento del soggetto rappresentato: non si parla ancora di pixel ma piuttosto di “mosaici digitali”.

Benoit 18 Mandelbrot , Insieme di Mandelbrot. 1975

1975 Frattali - Benoit Mandelbrot (IBM, USA) L’insieme deve il suo nome a Benoît Mandelbrot che con il suo libro Les Objects Fractals: Forme, Hazard et Dimension rese popolari i frattali. Mandelbrot introdusse il termine frattale per descrivere alcuni comportamenti matematici che sembravano avere un comportamento “caotico”. Questo genere di fenomeni nasce dalla definizione di curve od insiemi tramite funzioni o algoritmi ricorsivi.

Un insieme di quadrati monocromatici, se visualizzati ad una certa distanza (oppure se sfuocati) permettono il riconoscimento del soggetto rappresentato: non si parla ancora di pixel ma piuttosto di “mosaici digitali”. Salvador Dalì , Gala guarda il mar Mediterraneo che a trenta metri si trasforma in ritratto di Abramo Lincoln (omaggio a Rothko), 1976, Figueras. Salvador Dalì realizza Gala guarda il mar Mediterraneo che a trenta metri si trasforma in ritratto di Abramo Lincoln (omaggio a Rothko). Dalì utilizzò un’interpretazione digitale del ritratto di Lincoln fatta dai cibernetici Americani Leon Leon Harmon e Bela

Julesz nel 1973. Il grande ritratto del presidente americano appare al di là della schiena nuda di Gala, ed è possible ammirarlo, tentando di captarne l’immagine, concentrando la vista su un solo punto, senza prestare attenzio-

ne alle altre parti. Osservando l’opera ad una certa distanza si verifica anche un effetto tipo trompe l’oeil, per cui l’apertura a forma di croce, da cui si affaccia Gala, sembra essere realmente una finestra aperta. 19


Harold Cohen

1980 Iniziai a vedere la macchina come un’analogia per i procedimenti intellettuali umani. A questo punto era più esaltante del dipingere. Harol Cohen

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Arthur Elias (da sinistra), Philip Pearlstein (dietro, a sinistra),Andy Warhol e Leonard Kessler (destra) foto di gruppo al Carnegie Institute of Technology (1948/9).

1980 Quantel presenta Paintbox (GB) 1983 Harold Cohen, che, sin dagli anni ‘70, studia le potenzialità dell’intelligenza artificiale, presenta AARON alla Tate Gallery di Londra. Aaron è un computer (e da qualche anno un software) programmato per disegnare e dipingere. 1984 Philip Perlstein utilizza Paint system al NYIT (USA) 1985 Andy Warhol utilizza il computer Amiga della Commodore per creare alcuni autoritratti e ritratti della cantante Deborah Harry.

Harold Cohen, Untitled, 1983

Philip Pearlstein, Woman and Banboo chair, 1986

Philip Pearlstein a lavoro al New York Institute of Technology’s Images paint system, 1984

Harold Cohen osserva Aaron

L’artista nel suo primo periodo passato negli USA scrive: “Passò quasi un anno prima che mi rendessi conto che ciò che facevo con il computer non aveva nessuna relazione, o poteva non averla, con le composizioni che mi interessavano come artista, anche se il programmare mi accendeva in un modo che le altre cose non mi facevano più provare da molto tempo. Così iniziai a vedere la macchina come un’analogia per i procedimenti intellettuali umani. A questo punto era più esaltante del dipingere”. Cohen aveva trovato il suo obiettivo: programmare un computer in modo tale da insegnargli le sue procedure artistiche e poi lasciarlo creare da sé. Così si giunge al 1972, alla prima mostra delle opere prodotte dalla sua macchina al Los Angeles County Museum of Art. Naturalmente per tutta la sua carriera ha sviluppato il suo AARON, ogni volta la sua macchina è sempre più matura, acquisisce sempre più conoscenze, è lui stesso a definirla un bambino che cresce. Il fine ultimo del suo lavoro è creare una “Macchina Pensante” che riesca a sorprenderlo con realizzazioni concepite autonomamente.

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In quella che molti ritengono la prima presentazione multimediale mai fatta, il 23 luglio 1985, al Lincoln Center di New York, l’artista contemporaneo più noto dell’epoca, Andy Warhol, salì sul palco utilizzando un computer per creare il ritratto digitale della pop star Debbie Harry. Quell’evento segnò una svolta riguardo ai computer. Fino ad allora erano infatti limitati ad una audience di appassionati e visti come oggetti complessi e poco accessibili. Ora i computer diventavano qualcosa di completamente nuovo: uno strumento per fare arte e, più generalmente, design. Warhol fu solo il primo a scoprire le infinite possibilità creative che l’Amiga offriva. Grazie alla sua potenza di calcolo l’Amiga poteva gestire audio, video e grafica in un modo fino ad allora impensabile: fu grazie a queste caratteristiche multimediali che divenne strumento indispensabile di registi, creativi, musicisti e artisti dell’epoca oltre che a milioni di famiglie soprattutto grazie agli appassionanti videogiochi che crearono un nuovo standard per il divertimento videoludico. Warhol acquistò parecchie machine Amiga per continuare i suoi esperimenti. Poco o niente ci è rimasto di quelle prime prove di computer graphic fino alla scoperta, nel 2001, di “You are the One” composto da 20 video frames “dipinti” uno ad uno.

Andy Warhol

Andy Warhol, self-portrait, 1986 22

Andy Warhol, Deborah Harry, 1985 23


Social network come luogo per comunicare in modo creativo

N

egli ultimi quindici anni un numero crescente di persone ha acquisito familiarità con i contenuti digitali e con le reti di telecomunicazione imparando a usare diverse tecnologie di messaggistica, motori di ricerca, forum, blog, wiki, siti per lo scambio di fotografie, video o bookmark, social network e così di seguito. Usando Internet, queste persone incontrano sempre più frequentemente servizi che si fregiano dell’aggettivo “sociale” per sottolineare il fatto che richiedono (o forse sarebbe meglio dire presuppongono) la loro partecipazione attiva. Gli utenti di questi siti sono di volta in volta invitati: a condividere contenuti che hanno prodotto; a votare, commentare, categorizzare o manipolare quelli prodotti da altri; a creare gruppi sociali distribuiti basati sull’affinità di gusti, interessi e obiettivi. Questa spinta verso la socialità nella produzione e distribuzione di contenuti favorisce l’emersione di nuovi modelli mediali incentrati sull’aggregazione di individui in comu24

nità variamente articolate e distribuite. Contenuti informative e di intrattenimento non sono più solo il frutto del sistema di produzione industriale che caratterizza i media di massa. Allo stesso tempo, gli utenti dei media sociali non sono solo destinatari passivi di messaggi, ma acquisiscono la possibilità di interagire e – cosa ancora più importante - di essere fonte di nuovi messaggi. In questo scenario, sembra condannato al declino - o comunque a un significativo ridimensionamento - il postulato secondo cui gli ascoltatori o i lettori localizzati in una certa area geografica abbiamo gusti e preferenze così omogenei da poter essere destinatari degli stessi contenuti o degli stessi prodotti. Tale omogeneità appare, infatti, sempre di più il frutto dei limiti tecnologici della produzione di massa, piuttosto che una caratteristica reale delle società post-industriali. Lo spettatore, invece, sta diventando sempre di più interattore e “tale fenomeno, contrariamente a quanto da molti è stato postulato, non si è avverato grazie agli sforzi degli attori del sistema dei

mass media, quanto piuttosto attraverso un trend che ha visto coinvolti in prima persona gli utenti, e che soltanto di rimando ha toccato i media. Il paradosso che da ciò è generato consiste nel fatto che il cambiamento del mondo dei media non viene dai media, ma dai suoi utenti e dal contesto nel quale essi si muovono”. La velocità con cui si stanno diffondendo i media sociali non aiuta la loro comprensione e codificazione. Tuttavia, oggi esistono alcuni elementi che possono essere utilmente evidenziati per cercare di delimitare un confine attorno al fenomeno. Senza la velleità di proporre una definizione compiuta, possiamo dire che: I media divengono sociali quando un grande numero di persone produce, distribuisce e manipola contenuti digitali attraverso una rete neutrale di computer, raggiungendo le masse critiche necessarie a far emergere fenomeni di intelligenza collettiva. L’output del processo di creazione è generalmente rappresentato da un oggetto che possa essere condiviso con altre persone e che aiuti a raccontare un’esperienza.

“Il cambiamento del mondo dei media non viene dai media, ma dai suoi utenti e dal contesto nel quale essi si muovono.”

Nel mondo dei media digitali, chi ha a disposizione l’accesso a una rete come Internet ha imparato a condividere il frutto della propria creatività via posta elettronica, eliminando, nel caso delle fotografie, il costo per la riproduzione e la distribuzione delle stampe. Ma Internet offre altre opportunità e permette di ampliare a dismisura la cerchia di condivisione delle proprie creazioni.

Negli ultimi tre anni, infatti, si sono velocemente affermati siti dedicati allo sharing di oggetti mediali, come flickr (fotografie) o YouTube (video). Tramite questi servizi, gli utenti diventano editori di sé stessi e mettono in comune le proprie opere con quelle di tante altre persone che hanno le stesse passioni. In queste comunità, ciascuno può commentare e arricchire quanto 25


“Molti utenti interagiscono attraverso Internet per creare nuove reti, che permettono di far emergere nuova conoscenza, che può essere considerate quindi il frutto di una vera e propria intelligenza collettiva.”

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prodotto dagli altri membri e spesso ridistribuisce i contenuti incorporandoli in altri siti, come il proprio blog. Insomma, la natura digitale dei media sociali di cui stiamo trattando permette a tutti di creare e far circolare nuovi contenuti grazie alla possibilità di automatizzare molti dei passaggi necessari alla produzione e distribuzione di oggetti mediali. Tuttavia, la natura digitale da sola non è sufficiente ad alimentare la dimensione sociale dei media: è necessaria una rete che permetta di connettere creatori, distributori e manipolatori di informazioni. La storia di Internet dimostra che la neutralità della rete, permette agli utenti che stanno ai suoi margini di inventare nuovi strumenti che promuovono la creazione di valore sociale. Torniamo per un istante all’appassionato di fotografie che abbiamo incontrato in precedenza: gli attuali siti di photo sharing come flickr, infatti, permettono agli altri utenti di interagire con le immagini. Per esempio, ogni fotografia può essere corredata da parole chiave (tag) che vengono inserite sia dall’autore, che da tutti gli altri utenti del sito. Così facendo, di fatto, ogni scatto si arricchisce di molti significati, che non erano necessariamente nelle intenzioni dell’autore. Allo stesso tempo, tutte le parole chiave usate dalla comunità possono essere aggregate per mostrare quali sono gli interessi prevalenti che i membri del gruppo esprimono in un determinato momento della loro storia comune. In comunità di successo come flickr, molti utenti interagi-

scono attraverso Internet per creare nuove reti, che permettono di far emergere nuova conoscenza, che può essere considerate quindi il frutto di una vera e propria intelligenza collettiva. Per familiarizzare con il concetto di intelligenza collettiva possiamo dare un breve sguardo ai formicai. Le formiche interagiscono solo a livello locale, eppure producono un comportamento globale. L’ordine che nasce dall’interazione di migliaia di individui non può essere desunto direttamente dall’osservazione delle azioni dei singoli. Questo tipo di comportamento è tipico dei sistemi complessi, che - con una semplificazione - possiamo definire come sistemi aperti costituiti da tante componenti più o meno complesse che interagiscono tra di loro attraverso una rete (o, più tecnicamente, attraverso numerosissime interazioni locali non lineari). Chi usa i media sociali tutti i giorni e partecipa attivamente alla loro costruzione non può non riconoscere in essi una delle caratteristiche più suggestive dei sistemi complessi, ossia il fatto che per evolvere si devono situare in una zona che si trova tra l’ordine e il disordine. Questa zona è stata chiamata orlo del caos ed è “dove la vita ha trovato abbastanza stabilità per sostenersi e abbastanza creatività per meritare il nome di vita. L’orlo del caos è dove nuove idee e genotipi innovativi rosicchiano continuamente il bordo dello status quo; e dove anche la più radicata vecchia guardia sarà, presto o tardi, rovesciata”

Cronologia

La versione di Internet delle reti sociali è una delle forme più evolute di comunicazione in rete. Il fenomeno delle social network virtuali nacque negli Stati Uniti e si è sviluppato attorno a tre grandi filoni tematici: l’ambito professionale, quello dell’amicizia e quello delle relazioni amorose. Le social network online ebbero un’esplosione nel 2003, grazie alla popolarità di siti web come Friendster, abcTribe.com e LinkedIn. In Italia il primo dei grandi portali passati verso questo tipo di social network è stato superEva, ma sono comunque vivissime le comunità di italiani su Orkut e LinkedIn. Attualmente, i due social network services più rilevanti per accessi sono attualmente Facebook e Myspace, rispettivamente con 175 e 117 milioni di utenti, con il sorpasso del primo sul secondo nell’aprile del 2008. Un importante sviluppo delle reti sociali è rappresentato dalla possibilità di creare da parte di chiunque ne abbia le competenze (sviluppatori con linguaggi solitamente proprietari) applicazioni orientate alla communità degli iscritti; tale famiglia di applicazioni beneficiano della rete di contatti e delle informazioni individuali degli iscritti (es. Facebook, MySpace, ABCtribe sono stati i primi) e rendono per taluni i social network i sistemi operativi web del futuro (da qui anche la probabile motivazione degli investimenti di Microsoft in Facebook, 240 Ml di dollari a Novembre 2007). L’evoluzione degli attuali sistemi operativi potrebbe cioe’ proprio essere rappresentato dai social network, cioe’ da un ambiente che offre non solo istruzioni base per creare applicazioni complesse (come oggi Windows, Linux ecc) ma istruzioni e soprattutto informazioni sugli untenti e la loro relazione per creare nuove tipologie di applicazioni un tempo impensate.

“Attualmente, i due social network services più rilevanti per accessi sono attualmente Facebook e Myspace, rispettivamente con 175 e 117 milioni di utenti, con il sorpasso del primo sul secondo nell’aprile del Funzionamento Per entrare a far parte di un social network online occorre co2008.”

struire il proprio profilo personale, partendo da informazioni come il proprio indirizzo email fino ad arrivare agli interessi e alle passioni (utili per le aree “amicizia” e “amore”), alle esperienze di lavoro passate e relative referenze (informazioni necessarie per il profilo “lavoro”). A questo punto è possibile invitare i propri amici a far parte del proprio network, i quali a loro volta possono fare lo stesso, cosicché ci si trova ad allargare la cerchia di contatti con gli amici degli amici e così via, idealmente fino a comprendere tutta la popolazione del mondo, come prospettato nella teoria dei sei gradi di separazione del sociologo Stanley Milgram (1967), la cui validità anche su Internet è stata recentemente avvalorata dai ricercatori della Columbia University. Diventa quindi possibile costituire delle community tematiche in base alle proprie passioni o aree di business, aggregando ad esse altri utenti e stringendo contatti di amicizia o di affari.

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Laboratorio il ritratto partecipato

Presentazione del progetto

Il docente, dopo aver affrontato le unita didattiche propedeutiche relative ai temi del Ritratto, la Digital art, i social network, propone alla classe il tema del ritratto collettivo. Il docente chiederà alla classe di scegliere il soggetto del ritratto (nel caso della mia simulazione il soggetto è il docente stesso).

Organizzazione del lavoro

Si costituirà, all’interno della classe una sorta di piccolo social network (gli allievi/utenti utilizzeranno terminali collegati in rete tra loro). Gli allievi lavoreranno a coppie per favorire il raggiungimento degli obiettivi riportati nella sezione introduttiva.

Fase 1 Realizzazione del “tassello”

Una volta scelto il soggetto si procederà alla realizazione del “tassello”: sarà possibile realizzare una fotografia digitale del soggetto oppure ricercare in internet un’immagine che per lo studente rappresenti il compagno di classe. L’immagine potrà essere modificata con software grafici e di fotoritocco (preferibilmente Photoshop e Illustrator).Sarà anche possibile realizzare un disegno attraverso la tavoletta grafica. I singoli “tasselli” non dovranno superare la dimensione di un foglio A4 e la risoluzione di 180 dpi (questo per permettere l’impiego di immagini presenti in numerisi archivi di immagini in internet, spesse volte disponibili, gratuitamente, solo a bassa risoluzione). Il tempo a disposizione per lo svolgimento di questa prima fase non dovrà superare le 2h. Si chiede di motivare la scelta dell’immagine allegando un breve commento. Il materiale prodotto sarà inserito in una cartella del server. Il file dovrà riportare il nome degli autori.

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Fase 2 Composizione del ritratto partecipato

Una volta raccolto tutto il materiale si passerà alla fase successiva relativa alla composizione dei tasselli. gli allievi copieranno infatti nel loro computer tutto il materiale raccolto per procedere alla realizzazione del ritratto partecipato. Il file non dovrà superare la dimansione di un A3 e il tempo a disposizione per questa seconda fase è di 2 h.

Fase 3 Presentazione dell’elaborato

la terza fase prevede la presentazione del proprio elaborato al resto della classe. Sarà così possibile confrontare i diversi approcci impiegati per l’esecuzione del compito mettendo in luce gli aspetti tecnici (tecniche grafiche impiegate) e gli aspetti relativi all sfera emotiva (il perchè delle scelte effettuate). Il confronto con i compagni di classe permetterà inoltre di far emergere i punti di forza e i punti critici del proprio progetto (soluzioni tecniche efficaci ma anche errori compositivi, scelte concettuali discutibili, ...)

Fase 4 Ritratti on-line

I singoli elaborati saranno inseriti nei profili attivati dagli alunni (Facebook, Myspace, Flickr) e gli studenti potranno, successivamente, chiedere ai propri amici linkati di partecipare alla realizzazione del loro ritratto partecipato.

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fase 1 Realizzazione del “tassello”

1. Videoclip e testo

D

al mio profilo di Facebook ho inviato una mail a 40 amici. Nella mail chiedevo la collaborazione per realizzare un ritratto partecipato, ovvero un ritratto, in questo caso il mio, composto da una serie di tasselli ognuno di un autore diverso. Tenendo conto del fatto che non tutte le persone contattate hanno dimestichezza con il disegno e la grafica non ho specificato il formato e il tipo di file: poteva essere un testo, un file audio, un’immagine, un disegno,... Questo ha creato alcuni perplessità e dubbi che sono stati chiariti con una successiva 30

2. Fotografia digitale e testo

“Le retour a la raison”: immagini che vogliono diventare quasi archetipi della mente. Immagini contemporanee portate fuori dal tempo e diventate spazio mentale. Monadi essenziali con cui però possiamo leggere tutta la complessità del mondo. Il semplice che contiene il complesso. Così vedo Katya, una donna classica immersa nella contemporaneità. Meglio detto, Katya Scarpulla prende il contenitore dell’oggi e lo reinterpreta facendolo diventare repertorio del suo tempo,il suo kairos. Le coccinelle sono insetti di piccola taglia, in genere di grandezza compresa tra 1 e 10 mm (eccezionalmente oltre il centimetro), solitamente di forma emisferica, in genere con livree vistose a colori contrastanti. Le specie con livree vistose sono tra gli insetti più familiari: per l’utilità, l’inoffensività e l’aspetto dalla forma curiosa e dai colori vivi, inducono un atteggiamento di simpatia anche in chi prova repulsione verso gli insetti in generale. Alcuni le considerano dei portafortuna. Molte specie sono invece ignorate per le piccole dimensioni e per la livrea insignificante. A dispetto dell’apparente inoffensività e dell’aspetto simpatico, quasi tutti i Coccinellidi sono in realtà attivi predatori dotati di una notevole voracità al punto che sono ...

mail. Delle 40 persone contattate hanno risposto in 16. Nella maggioranza dei casi i file sono immagini digitali trovate in rete. Alcuni hanno “elaborato” delle fotografie digitali con programmi di fotoritocco quali Photoshop o simili. Ho ricevuto un videoclip (“Le retour a la raison, film di Man Ray) con un testo allegato e una fotografia con un link ad un file musicale (una canzone di Kate Bush “How to be invisible”). Quasi tutte le persone contattate hanno spiegato nella mail le motivazioni della loro scelta: il tassello inviatomi rappresenta l’idea che hanno della mia persona. Alcune immagini sono di fatto fotografie fatte a me: sono state tutte trovate in internet) ma altre, la maggior parte, sono l’idea che i partecipanti hanno del soggetto, un fiore, la scarpa, il colore rosso , il pavimento di acciotolato, secondo loro, mi rappresenta. Alcuni tasselli sono elaborazioni grafiche ottenute con l’impiego di più tecniche: il tassello 3. ad esempio, è la scansione di un dipinto ad acquerello al quale sono stati aggiunti dei livelli con fotografie digitali e scritte. Il software maggiormente utilizzato è stato Photoshop. Nei giorni seguenti alcuni mi hanno chiesto aggiornamenti riguardo il ritratto partecipato, dimostrando entusiasmo e curiosità nei confronti di questa iniziativa.

3. Acquerello e immagini digitali rielaborati con Photoshop.

4. Rielaborazione di immagini digitali con Photoshop.

5., 6., 7., 8., 9.,10., Immagini digitali tratti da archivi fotografici on-line (Istockphoto, Gettyimage, ...) 31


Kate Bush

11. Fotografia digitale e file audio

12. Disegno digitale realizzato con Photoshop.

How To Be Invisible I found a book on how to be invisible Take a pinch of keyhole And fold yourself up You cut along the dotted line You think inside out And you’re invisible Eye of Braille Hem of anorak Stem of wallflower Hair of doormat I found a book on how to be invisible On the edge of the labyrinth Under a veil you must never lift Pages you must never turn In the labyrinth You stand in front of a million doors And each one holds a million more Corridors that lead to the world Of the invisible Corridors that twist and turn Corridors that blister and burn Eye of Braille Hem of anorak Stem of wallflower Hair of doormat Is that the wind from the desert song? Is that an autumn leaf falling? Or is that you, walking home? Is that the wind from the desert song? Is that an autumn leaf falling? Or is that you, walking home? Is that a storm in the swimming pool?

13., 14., 15., 16., Fotografie digitali. 32

You take a pinch of keyhole And fold yourself up You cut along the dotted lines And think inside out You jump ‘round three times You jump into the mirror And you’re invisible

fase 2 Composizione del ritratto partecipato

O

sservando i tasselli ricevuti ho notato che il mio volto e la rosa erano i temi più ricorrenti. Considerando perciò quest’ultimi come i “tratti distintivi” del ritratto partecipato li ho messi in evidenza posizionandoli in primo piano (a sinistra) e aumentando la loro dimensione rispetto al resto delle immagini. Ll’immagine della pavimentazione è stata utilizzata come “base” dove sovrapporre le altre figure.(creando un livello per ognuna di esse). Ho modificato i contorni dei livelli per creare l’effetto prospettico usando come traccia le linee della pavimentazione. Iil video di Man Ray è stato inserito“catturando” alcuni fotogrammi e ricomponendoli come una sorta di pellicola cinematografica. I testi, ruotati e affiancati alle immagini ad essi riferite, sono diventati un motivo grafico. pagina seguente: Andreetta Giulia, Barattin Greta, Beorchia Claudio, Cagna Davide, Casagrande Michela, Corrocher Giorgia, De Bastiani Edoardo, De Nardi Monica, Gallon Edith, Giacomini Simona, Micheli Antonella, Piol Giuseppe, Ranchetti Shanti, Vedovato Silvia, Ziroldo Francesca, Ziroldo Rosita, Ritratto partecipato di Katya Scarpulla. 33


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Conclusione L

a proposta del ritratto partecipato agli amici di Facebook ha riscosso un buon successo: molti dei quaranta utenti contattati hanno inviato il proprio “tassello” dopo pochi giorni. Ognuno ha contribuito secondo la propria sensibilità, secondo le proprie doti (c’è chi ha preferito la scrittura, chi il disegno, chi la musica,...). Alcuni mi hanno suggerito di allargare questa idea ad altri utenti interessati e quasi tutti erano incuriositi nel vedere il risultato finale. Tra i punti critici va detto innanzi tutto che i feedback immediati (e più numerosi) sono giunti dalle ragazze. Immagino sia da imputare alla componente affettiva considerata dai maschi, forse, un po’ imbarazzante. Va poi sottolineato che tutti i tasselli ricevuti sono, dal punto di vista del messaggio, lusinghieri:di certo questo aspetto è legato al fatto che gli “autori” del materiale sono tutti amici in carne e ossa! Con molta probabilità chi aveva qualche riserva nei confronti di questa iniziativa semplicemente non ha partecipato. Ho poi avuto delle difficoltà nella fase conclusiva, ovvero nella composizione del ritratto: il mio intervento grafico ha personalizzato il materiale raccolto “inquinando” di fatto l’intenzione iniziale (come ci vedono gli altri?). Per questo motivo ho scelto di pubblicare, oltre ad una mia interpretazione del ritratto, anche un collage di tutto il materiale senza interventi di fotoritocco. Un ulteriore punto critico ha riguardato, avendo scelto il supporto cartaceo, l’impossibilità di riportare il materiale audio e video, limitando perciò il risultato finale. Concludo riportando un brano estratto dal testo di Antonio Calvani, I nuovi media nella scuola, che condivido in toto: “le nuove tecnologie favoriscono modalità esperenziali (nuove o inconsuete) intense di qualità elevata sul piano emozionale e relazionale? In certe circostanze della vita sono possibili esperienze in cui la concentrazione è così intensa che non viene lasciato spazio per dettagli o preoccupazioni; si è così immersi che si distorce il senso del tempo e scompare l’autocoscienza, si avverte una sorta di trasporto creativo con un diffuso senso di controllo e di conquista. Esperienze emotive di grande intensità dovrebbero essere un obiettivo per educatori che vogliano offrire una nuova significatività all’apprendimento scolastico.”

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Bibliografia

Arnheim Rudolf, Arte e percezione visiva, Feltrinelli, 2008 Calvani Antonio, I nuovi media nella scuola – perché come quando avvalersene – Carocci Editore, Roma, 1999 Christiane Paul, Digital art, Thames and Hudson, 2008 Fiell Charlotte & Peter, Graphics design for the 21st Century, Taschen 2005, Koln Gombrich Ernst H., Hochberg Julian, Black Max, Arte, percezione e realtà – Come pensiamo le immagini – Piccola biblioteca Einaudi, Torino, 2002 Gramigna Anita, Rigetti Marco, Multimedialità e società complessa – Questioni e problemi di Pedagogia sociale – FrancoAngeli, Milano, 2001 Nicosia Fiorella, Dalì, Giunti editore, 2002 Shaughnessy Adrian, House Julian, Intro, Sampler 2 – art, pop and contemporary music graphics, Laurence King, London, 2000 Zappaterra Yolanda, Professione grafico editoriale, Logos books, Milano, 2008 Zuffi Stefano (a cura di), Il ritratto: capolavori tra la storia e l’eternità, Electa, 2000, Milano

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Harold Cohen http://www.viewingspace.com/genetics_culture/pages_genetics_culture/gc_w05/cohen_h.htm http://www.wikiartpedia.org/index.php?title=Cohen_Harold

Salvador Dalì

Sitografia Andy Warhol tecnologie digitali nella scuola ritratto

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Social Network su Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Rete_sociale Definizione di medium sociale http://www.youtube.com/watch?v=f6ZwnMDZYdM

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Illusioni ottiche –Leon Harmon Bela Julesz, Salvador Dalì http://www.artboy.info/P/harmon.html http://www.opticalillusion.net/optical-illusions/pixelated-faces/ Andy wahrol e “Amiga”, ritratto di Debbie Harry al computer, video http://www.youtube.com/watch?v=3oqUd8utr14&feature=pla yer_embedded intervista a Andy Wahrol. Pdf http://www.artnode.org/text/andywarhol/amigandy.pdf

arte e grafica digitale contemporanea

aiga – associazione designer professionisti http://www.aiga.org/content.cfm/medalists John Maeda http://lawsofsimplicity.com/ Melissa Clifton http://www.youtube.com/watch?v=eRoMcpZGv_w http://www.melissaclifton.com/image139.html il mosaico digitale (Photoshop) http://www.doubletakeimages.com/history.htm http://www.michaelbach.de/ot/fcs_mosaic/index.html# http://www.illuweb.it/fotomosa/fotomain.htm Mona Lisa come metafora per le immagini digitali http://www.studiolo.org/Mona/MONA43.htm artisti italiani www.danielecascone.com/

John Whitney sr http://www.flickr.com/photos/89081030@N00/2566120464 Ivan Sutherland presenta Sketchpad http://vector-art.blogspot.com/2009/04/vector-art-retrospection-1963.html 38

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in copertina: Andreetta Giulia, Barattin Greta, Beorchia Claudio, Cagna Davide, Casagrande Michela, Corrocher Giorgia, De Bastiani Edoardo, De Nardi Monica, Gallon Edith, Giacomini Simona, Micheli Antonella, Piol Giuseppe, Ranchetti Shanti, Vedovato Silvia, Ziroldo Francesca, Ziroldo Rosita, Ritratto partecipato di Katya Scarpulla.

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