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La connettività migratoria come indicatore per la conservazione delle specie

Pubblicato su Ecology Letters uno studio internazionale, coordinato da ricercatori dell’Università Statale di Milano, che ha fornito le prime evidenze sui fattori che influenzano il modo in cui gli uccelli migratori si redistribuiscono nei quartieri di riproduzione e svernamento.

“La connettività migratoria è una misura che riflette il grado mediante cui gli uccelli migratori tendono a ‘rimanere assieme’ sia nei loro quartieri di svernamento sia in quelli riproduzione, ed è un utile indicatore utilizzato nella conservazione e gestione delle specie migratrici” spiega Roberto Ambrosini, coordinatore dello studio: “Grazie ad un enorme dataset di avvistamenti di uccelli dotati di anelli di riconoscimento, lungo oltre un secolo, abbiamo indagato i fattori eco-evolutivi alla base della connettività migratoria degli uccelli che migrano tra Europa ed Africa”.

Le specie migratrici che mostrano connettività migratoria elevata, cioè con quartieri di riproduzione e svernamento strettamente connessi, sono maggiormente minacciate dai cambiamenti climatici ed ambientali, poiché cambiamenti in uno dei due quartieri basterebbero a mettere a rischio l’intera popolazione. Concludono i ricercatori: “Il nostro studio ha mostrato come la maggior parte delle popolazioni di uccelli prese in esame abbia una connettività migratoria significativa, che dipende da una grande variabilità nelle strategie di migrazione anche all’interno della stessa specie, con popolazioni che si separano geograficamente in popolazioni migratorie distinte”.

I risultati della ricerca, svelando i fattori-chiave che influenzano la connettività migratoria degli uccelli, aumentano le conoscenze sulla resilienza delle specie migratrici ai cambiamenti ambientali in atto, con numerose implicazioni per la conservazione della biodiversità.

Fonte: Ufficio Stampa Università Statale di Milano

Nati quattro pulcini di fenicottero rosa

Lafamiglia del Parco Zoo Falconara si allarga con la nascita di quattro teneri fenicotteri rosa. La colonia del giardino zoologico marchigiano conta ben 44 esemplari, dai più piccoli appena nati fino ai più grandi che hanno 35 anni di età. Dopo una decina di giorni dalla schiusa delle uova, covate per circa un mese dalle mamme e dai papà, i quattro pulli hanno lasciato i nidi, costruiti con terra e fango e posizionati nell’isoletta del reperto che ospita gli uccelli trampolieri. I pulcini sono coccolati e accuditi dai genitori e non vengono mai lasciati soli. A sorvegliarli in una sorta di “asilo nido”, dove vengono radunati tutti i piccoli nei primi mesi di vita, ci pensano anche gli altri adulti del gruppo. I baby fenicotteri nascono con le piume grigie, quindi non sono ancora belli e slanciati come i genitori. Piumaggio, penne, zampe e becco diventeranno completamente rosa solo tra i 4 e i 6 anni. La loro colorazione dipende infatti dal carotenoide presente soprattutto nell’Artemia salina, un piccolissimo crostaceo del quale si nutrono e che vive nelle acque salate e salmastre. I trampolieri si cibano anche di altri piccoli microrganismi (zooplancton) e alghe. Sono filtratori, quindi si trovano sempre in prossimità dell’acqua.

Questi eleganti uccelli acquatici vivono in grandi stormi e nel periodo riproduttivo si esibiscono in gruppo in una sorta di danza rituale per il corteggiamento.

Fonte: Parco Zoo Falconara / Moretti Comunicazione