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Acetosella

La bella addormentata che “spara” i suoi semini

di PIERLUIGI MENGACCI, foto P. MENGACCI e WIKIPEDIA

Premessa

Siamo ai primi di Marzo. È una bella giornata solatia e i mandorli in fiore preannunciano la primavera. Perlustro il giardino, controllo gli ulivi e le piante da frutto, prima di iniziare potature e manutenzioni primaverili. Angela nel frattempo sta già pulendo l’aiuola delle erbe aromatiche, timo, origano e maggiorana, ricoperte di foglie della roverella. Ad un certo punto la sento esclamare: “Accidenti! Anche qui doveva uscir fuori ‘sta Bella addormentata!?”.

La “Bella addormentata”: così chiamò Dina, mamma di Angela, quel vaso pieno di fiorellini rosa profumati che ci regalò quando ci trasferimmo a Monteciccardo. “Bella addormentata”, ci spiegò, perché al giungere della sera e durante la notte, come nelle giornate più calde e in quelle piovose, fiori e foglie si richiudono su se stessi, tanto da sembrare addormentati, per poi aggiungere: “Tenete il vaso vicino al portico, in penombra, come facevano i miei nonni in campagna vicino all’ingresso di casa, e quando vedete chiudersi le foglie o i fiori è in arrivo sicuramente il garbino (così è chiamato il libeccio dalle nostre parti) o si preannuncia la pioggia!”. In effetti, quel vaso è stato il nostro barometro per alcuni anni, come lo è stato per i nostri antenati!

Nel consegnarci il vaso mia suocera mi disse anche: “Gigi, se vuoi rinfrescarti la gola prova a masticare e succhiare qualche gambo o fogliolina, sentirai un succo delicatamente aspro, quasi una goccia di limone ed avrai la gola rinfrescata e dissetata!”

Anche Angela assentì, dicendo: “È vero mamma! La nonna Guerina, quando eravamo in via Buccari, mi aveva insegnato a succhiare e gustarne i gambi ed effettivamente avevano un sapore misto di limone e aceto, non molto aspro!” . Senza attendere, presi un paio di foglie con il gambo e mi misi a masticare… Anche il mio palato percepì un gusto rinfrescante di limone.

L’indomani mi tuffai nel testo “Segreti e virtù delle piante medicinali” (Selezione dal Reader’s Digest) e, dalle immagini riportate a pag. 46 e dalla breve descrizione, scoprii che la “Bella Addormentata” non era altro che l’acetosella, alias Oxalis acetosella

Dopo un paio d’anni abbiamo trasferito i piccoli “bulbi” come bordura di una aiuola vicino al portico che è diventata un cuscinetto verde-rosa molto grazioso, ma… non l’avessi mai fatto! Oggi, al primo tepore, a fine inverno, vedo spuntare qua e là in tutto il giardino pic- cole macchiette verdi che l’anno prima non c’erano. Hanno foglioline a forma di cuore, quasi quasi da confondersi col trifoglio, e dalla primavera e per tutta l’estate fino all’inizio dell’inverno diventano delle macchie rosa in mezzo al verde e ad altri fiori del mio prato “selvatico”! Vi dirò che la cosa non mi dispiace, anzi… ho a disposizione e, quindi, la scelta di foglie e fiori di acetosella per qualche piatto o bevanda particolare che in seguito andrò a descrivere.

Alcuni cenni botanico-storici

L’acetosella è una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle Oxalidaceae, Genere Oxalis, specie Oxalis acetosella. Nomi comuni possono essere, a seconda delle zone: Agretta, Erba brusca, Erba alleluja, Trifoglio acetoso, Pan degli Angeli, Pancuculo ed anche Bella addormentata o Trifoglio dormiente (per via delle foglie che assomigliano a quelle del trifoglio).

Etimologicamente il nome del genere (Oxalis) deriva dal greco oxys (acuto o pungente) per il sapore acido della pianta e da hals (sale) per l’elevata quantità di acido ossalico. Il nome comune della pianta (acetosella) deriva dal sapore delle foglie acidulo ed anche leggermente aspro, a metà tra il limone e l’aceto.

Dell’acetosella esistono molte specie e sono molto diffuse. Quelle più comuni e commestibili si distinguono tra di loro principalmente dal colore dei fiori (bian- chi, rosa, gialli, striati ecc.) e da alcuni dettagli fogliari. Riporto le più diffuse che possiamo incontrare sia nelle nostre passeggiate in campagna o nei sottoboschi, ma anche nei giardini come arredi e bordure, parchi pubblici o addirittura anche nei marciapiedi cittadini oppure nelle fessure dei muri di case coloniche abbandonate e sono:

- Oxalis acetosella è la specie-tipo, con fiori bianchi di ampia distribuzione eurasiatica, presente in luoghi freschi, umidi, e nei sottoboschi.

- Oxalis articulata o rizomatosa che è originaria del Sud America: è un’alloctona invasiva, con fiori tra il rosa e il violetto. Presente nel mio giardino.

- Oxalis corniculata, l’acetosella dei campi. Il fiore è giallo carico, proviene dall’India ed è invasiva; come tutte le Oxalis ha un accrescimento aderente al suolo con carattere strisciante. “Corniculata” dal latino “corniculus” diminutivo di “cornus” (corno), per la forma dei frutti che hanno piccole corna.

- Oxalis pes-caprae, con i suoi fiori gialli, che non è nativa ma proviene dal Sud Africa: è un’alloctona che è stata introdotta in molti paesi. Il suo nome botanico, da “pes” = piede e “caprae” = di capra, molto probabilmente si riferisce alla forma dei suoi bulbi, che assomiglierebbero molto allo zoccolo delle capre.

La pianta dell’Oxalis è composta da un rizoma carnoso, simile a una radice, con una serie di bulbilli a forma di goccia da cui si sviluppano le piantine. Durante l’inverno la parte esterna si secca e la pianta sembra morta, ma i suoi rizomi si “riposano” e al primo tepore iniziano a moltiplicarsi e a germogliare. Le foglie sono sostenute da un lungo picciolo, sono composte da tre foglioline a forma di cuore di colore verde leggermente pelose sui margini. I fiori all’apice di un lungo peduncolo sono ermafroditi e vengono impollinati dagli insetti; sono composti da una corolla formata da 5 petali spatolati lunghi circa 2 cm di colori che vanno dal bianco striato al giallo e rosa violetto.

Una cosa molto curiosa e tipica riguarda i frutti: “I frutti sono raccolti in una capsula avente cinque cavità (a forma pentagonale) lunga 4–10 mm e contenente ciascuna uno o due semi immersi in una sostanza mucillaginosa (questo tipo di capsula si definisce ovoide loculicida). Alla maturazione i semi vengono spinti attraverso una fessura elastica molto stretta che, scattando di colpo, li lancia anche con forza a distanze ragguardevoli.” (Wikipedia). Altra curiosità riguarda l’acetosella articulata o rizomatosa, che sta infestando il mio giardino. Eradicando quel cespuglietto dall’aiuola delle aromatiche, fattomi presente da Angela, ho estratto un rizoma pieno di bulbilli rotondeggianti (da qui “articulata”?) e quelli spezzati, all’interno, avevano lo stesso colore dei fiori, rosa/violetto. Notizie storiche su questa particolare pianta ci dicono che fosse molto apprezzata nell’antico Egitto e fra i Romani per uso alimentare e medicinale. Anticamente veniva anche usata per guarire la scrofolosi (ingrossamento delle linfoghiandole del collo, spesso di natura tubercolare) soprattutto dei bambini. A partire dai Romani, per tutto il Medioevo ed oltre, le sue foglie venivano usate come condimento per le insalate in sostituzione dell’aceto o come pianta erbacea digestiva. È chiamata anche “Alleluja”, in quanto, nella tradizione cristiana, la sua rinascita all’inizio della primavera, emettendo nuove foglie, annuncia la Pasqua e, con il canto dell’Alleluja, la resurrezione del Cristo.

Proprietà e benefici I composti chimici dell’acetosella sono principalmente vitamina C, Vitamina B2, diversi flavonoidi, ferro, zinco, mucillagini, acidi fenolici e acido ossalico. Contiene anche carotenoidi che sono presenti sotto forma di beta-carotene, luteina e zeaxantina nelle giovani foglie.

Inoltre, sono presenti discrete quantità di antiossidanti, sostanze molto importanti per l’organismo quando si tratta di combattere i radicali liberi.

L’apporto calorico o energia che riescono a fornire 100 grammi di foglie è pari a circa 30 calorie. È opportuno far presente che nonostante tutti i benefici che si possano trarre dal suo utilizzo, l’assunzione in dosi troppo elevate potrebbe causare diarrea, nausea, reazioni cutanee, irritazioni gastrointestinali e danni ai reni. Utilizzata con parsimonia ed in maniera saggia, l’acetosella può essere una pianta utile per il nostro l’organismo. Di seguito vado ad elencare alcune fun- zioni benefiche che possono essere utili anche nei nostri allevamenti di uccelli familiari.

- Digestiva: in quanto ricca di fibre, che aiutano nella corretta digestione.

- Diuretica e Depurativa: ricca di acqua, la pianta era già nota in passato per le sue proprietà diuretiche

- Lassativa e vermifuga: nei casi di stitichezza, usata con parsimonia, può essere un validissimo aiuto. Inoltre, esercita un buon effetto vermifugo.

- Rinfrescante e disinfettante: le foglie e relativo stelo sono utilizzate da molte persone per l’igiene orale, uso tramandato dai nostri avi; a mio avviso, sarebbe un rimedio naturale da riproporre e utilizzare in sostituzione di molti prodotti chimici.

- Immunostimolante: l’ottimo contenuto di vitamina C e flavonoidi stimola le difese immunitarie contro l’attacco da parte di virus e batteri, risultando utile contro raffreddori, mal di gola, tosse ecc.

- Antiossidante: i composti antiossidanti dell’acetosella quali flavonoidi, vitamina C, carotenoidi ecc. sostengono e aiutano il corpo nelle difese.

Utilizzi dell’acetosella

Oggi l’acetosella viene utilizzata soprattutto nell’ alimentazione, ma tradizionalmente la pianta veniva impiegata anche a scopo terapeutico e curativo e, tuttora, l’erboristeria e la fitoterapia ne consigliano l’impiego.

In Erboristeria è usata:

-come cura depurativa primaverile: fare un decotto di 20 grammi di foglie fresche in 1 litro d’ acqua e berne non oltre due bicchieri al giorno; aggiungere, se amaro, un cucchiaio di miele millefiori.

-come rimedio per dermatosi e ascessi: applicare le foglie dello stesso decotto precedentemente descritto.

-disinfettante del cavo orale: masticare foglie fresche con relativo picciolo; inoltre, lenisce le ulcerazioni della bocca e della gola.

-la tintura madre ricavata dalla pianta interaviene consigliata come lassativa, antianemica, depurativa e nel trattamento della dermatosi. Per la posologia è sempre bene attenersi ai consigli di un esperto.

La tintura madre è un rimedio erboristico, molto diffuso in fitoterapia, che permette di racchiudere in una forma liquida le proprietà curative delle piante, di conservarle a lungo, facilitare l’assorbimento dei principi attivi e migliorare la comodità di utilizzo.

Si consiglia di usare fresca la pianta dell’acetosella poiché essiccandola perderebbe molte delle sue proprietà.

L’acido ossalico ricavato dall’acetosella veniva utilizzato dai droghieri per preparare il “sale di acetosa”, impiegato per pulire oggetti di cuoio, bronzo e rame, per detergere il bucato dalle macchie di ruggine ed inchiostro e come fissante per i colori.

Nel linguaggio dei fiori e delle piante, all’acetosella viene attribuito il significato di protezione ed amore materno, desunto dalla sua caratteristica di chiudersi, come a volersi proteggere dal vento forte e dalla pioggia.

Oltre agli usi fitoterapici sopra descritti, l’acetosella trova un uso abbastanza valido anche in cucina. Si adatta benissimo alle misticanze di insalata, dove può sostituire anche l’aceto; alla preparazione di salse verdi o salse agrodolci ideali per cacciagioni, per bolliti, per il pesce arrosto ed anche per accompagnare formaggi oppure in altre ricette, in sostituzione del limone. E che dire di un pesto fatto con l’acetosella? Va solamente assaggiato! E una frittatina con le foglie appena colte? Oppure, in estate possiamo dissetarci con una bevanda fatta in casa, “cugina della limonata”, senza additivi e conservanti. Ecco la ricetta, semplice da preparare, per chi vuole cimentarsi: far bollire un litro d’acqua, aggiungere una manciata di foglie con picciolo di acetosella per circa 4-5 minuti; coprire, lasciar raffreddare e addolcire a piacere con miele di acacia e la bevanda è pronta. Mettere in frigorifero se piace più fresca. Pur non trovando riscontri sull’utilizzo dell’acetosella nell’alimentazione dei no- stri volatili familiari sia sotto forma di foglie che di semi, ho voluto sperimentare anche questa “Bella addormentata” con i miei canarini. Con in mente quello che mi diceva mia nonna Ersilia quando rifiutavo qualche cibo che non mi piaceva (“quel can strosa, t’ ingrasa” = quello che non strozza, ti ingrassa), ho iniziato la sperimentazione nella speranza che anche loro beneficiassero delle proprietà di questa pianta erbacea. La prima cosa che è finita appesa in voliera sono state le foglioline con i loro lunghi piccioli e qui, dopo qualche tentennamento, in un paio d’ore tutto è stato consumato, tranne qualche picciolo che è finito in mezzo alla lettiera di sepiolite. Successivamente anche la bevanda “cugina della limonata” ha inumidito il couscous con pastoncino secco in sostituzione dell’acqua di cottura delle erbe che avevo terminato. Anche il pastoncino cosi inumidito è stato consumato velocemente. Inoltre un giorno, mentre frullavo le foglie di acetosella per farne un pesto, pensai alla ricchezza dei carotenoidi (betacarotene, zeaxantina e luteina) sicuramente contenuti in quel composto… e, seduta stante, una parte finì nel pastoncino che avevo preparato per i primi 20 canarini novelli già introdotti in voliera per la muta. Ebbene, in tutti i casi i canarini hanno gradito e consumato sia le foglie che i pastoncini e non hanno dimostrato alcun effetto collaterale. Dopo questi esperimenti positivi, anche l’acetosella si è aggiudicata la permanenza tra le erbe selvatiche che i miei canarini si gustano alternativamentee stagionalmente tutto l’anno. Chiudo con un piccolo appunto sulla stagionalità degli alimenti.

Quando si parla di stagionalità del cibo in senso generale (frutta, verdure, pesce, ecc.), il riferimento va a quella caratteristica biologica che definisce i prodotti alimentari che, grazie al loro ciclo di vita naturale, sono al punto di consumo ottimale in un preciso periodo dell’anno ed hanno la migliore concentrazione di principi attivi. Per il nostro organismo ma anche per quello dei nostri uccelli familiari, la stagionalità degli alimenti è molto importante. Prima di utilizzare frutta e verdura di stagione sarebbe opportuno, innanzitutto, assicurarsi che esse provengano non solo dal territorio nazionale, ma anche da una filiera corta; da un metodo di agricoltura che non “forzi” la produzione al di fuori del periodo biologico e da coltivazioni che non utilizzino prodotti chimici, diserbanti, fitofarmaci ed inquinanti vari; un’agricoltura rispettosa delle risorse naturali, che non alteri l’equilibrio ambientale, ossia da agricoltura sostenibile. Anche per le erbe di campagna vale la regola di raccoglierle nel miglior periodo di sviluppo e lontano da fonti inquinanti varie, come più volte ho ripetuto nei miei scritti. A mio modesto parere, un regime alimentare vario ed equilibrato per tutto l’anno si può ottenere seguendo il ritmo della natura, la quale ci garantisce una grandissima varietà di nutrienti di cui ha bisogno l’organismo per funzionare correttamente e mantenere sani e in forma sia noi che i nostri volatili familiari. Ad maiora, semper.

ALCUNE FONTI

-Segreti e virtù delle piante medicinali (Selezione dal Reader’s Digest)

-Il prato è in tavola – Dafne Chanaz - (Terra Nova Edizioni)

-https://www.vivereinbenessere.com/2719/acetosella/

-https://it.wikipedia.org/wiki/Oxalis_acetosella

-https://www.naturainmentecalliopea.it/acetosella-articulata-commestibileutile-nellorto/

-https://www.cure-naturali.it/enciclopedia-naturale/rimedi-naturali/erboristeria/acetosella.html

Ornitologia e solidarietà

testo e foto di ALEX VALENTINI e STEFANO MUCCIOLI

Èstatauna bellissima serata all’insegna dell’allegria e della solidarietà quella che si è svolta lo scorso 26 maggio sulle colline di Riccione. Ad organizzarla sono state l’Associazione Adriatica Allevatori di Rimini e l’Apo di Pesaro, unite da un forte legame di amicizia che si è consolidato negli

Oxalis acetosella, fonte: Wikipedia anni con l’organizzazione in comune della Mostra Valconca-Fringillia a Morciano, un appuntamento classico dell’ornitologia italiana.

Naturalmente tra Bassa Romagna e Marche non c’è serata in comune che non preveda una bella tavola imbandita. E anche stavolta è stato un trionfo di piatti a base di pesce, di piadina, di buon vino e di squisiti dolci sapientemente preparati dalle tante signore presenti. Non poteva ovviamente mancare una grande vicinanza alle persone colpite dall’alluvione che ha messo in ginocchio le vicine zone della Romagna.

A fine serata è stata organizzata una pesca di beneficenza con premi messi gentilmente a disposizione dalle ditte Hobby Natura Ornitologia, Unica, STA Soluzioni, Raggio di Sole, Germix e Co.Pro.Sem.El. Complessivamente sono stati raccolti 400 euro, versati sul conto corrente intestato alla Protezione civile su cui sono confluite donazioni da tutt’Italia per aiutare gli alluvionati. Un piccolo ma doveroso gesto di fronte a una vera e propria catastrofe naturale che si è abbattuta anche su tanti amici allevatori.