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What colour?

Il colore di fondo del Lizard

testo di ANTONIO DI TILLIO e CLAUDIO BERNO, foto HUW EWANS, A.

Il colore di fondo (in inglese “ground colour”) è ciò che resta dopo aver rimosso, idealmente, tutte le marcature del disegno del Lizard (spangling e rowings); questa è la definizione data dagli Inglesi (1) ad una caratteristica fondamentale della razza, in grado di mettere in luce ed esaltare anche gli altri elementi che connotano la livrea di questo antico canarino. Nell’ambito della scala valori, i vari standard (italiano, inglese, C.O.M.) attribuiscono un massimo di 10 punti al colore di fondo, che viene valutato essenzialmente per la sua “intensità/profondità” ed “uniformità”. Lo stesso dovrebbe quindi essere brillante e privo di “fumosità” (smokiness) o “patina” (dinginess), senza sbiadirsi in corrispondenza della gola, del codione e delle cosce. I maschi dorati presentano il colore di fondo più intenso ed il margine delle loro scaglie dovrebbe essere del medesimo colore, senza alcuna traccia di brinatura.

Scrive Huw Evans che il Lizard è unico anche per il suo colore di fondo, che è giallo, ma di un giallo diverso da quello degli altri canarini. Si tratta infatti di un giallo-luteina. Soltanto il canarino Lizard è in grado di depositare la luteina direttamente nel proprio piumaggio, mentre le altre varietà di Serinus devono convertire la luteina in pigmenti conosciuti come “Canary xanthophyll”, prima che possano essere depositati nelle penne. Questo diverso metabolismo del colore (dovuto a cause ancora non ben conosciute) comporta anche che il colore giallo del Lizard sia differente da quello normalmente osservabile nelle altre va- rietà di canarino, attestandosi alla fine dello spettro del giallo, verso l’arancione, mentre il giallo da “Canary xanthophyll” resta al centro dello stesso spettro (2). Riteniamo utile a questo punto richiamare brevemente alcune nozioni sui carotenoidi della dieta.

I carotenoidi nella dieta degli uccelli e del canarino

I carotenoidi sono pigmenti liposolubili individuati in oltre 700 varianti strutturali naturali e pressoché ubiquitari, in quanto presenti in molti vegetali, funghi, batteri ed alghe (organismi in grado di sintetizzarli). Sono responsabili della colorazione gialla, arancione e rossa di molti frutti (ad es., albicocca), foglie e fiori (ad es., tagete, tarassaco); in molte piante verdi tale colore è nascosto dalla clorofilla e si manifesta solo in autunno, quando la funzione di fotosintesi viene meno. I carotenoidi, in base alla struttura chimica, vengono suddivisi in due grandi categorie: caroteni (tra cui αe β-carotene) e xantofille (come luteina, zeaxantina e astaxantina). La maggior parte degli animali, ad eccezione degli artropodi, non ha la capacità di sintetizzare i carotenoidi, che pertanto vengono assunti con la dieta (3-4). Anche gli uccelli, incapaci di sintetizzare carotenoidi, devono assorbirli con l’alimentazione, per poterli utilizzare nelle loro diverse funzioni tra cui, ad esempio, la comunicazione visiva attraverso la colorazione della livrea e la riproduzione (significativa è la loro abbondante presenza nel tuorlo dell’uovo). A seconda delle specie, i carotenoidi assunti con la dieta possono essere assorbiti nel piumaggio, senza subire modifiche strutturali, ovvero essere trasformati attraverso il metabolismo, prima dell’assorbimento definitivo; quest’ultima trasformazione, spesso, comporta anche un cambiamento di colore rispetto a quello del carotenoide ingerito (i lipocromi del piumaggio dei pappagalli non sono carotenoidi, ma appartengono ad una diversa categoria di pigmenti definiti “psittacofulvine”). L’italiano Riccardo Stradi è riuscito per primo ad isolare i carotenoidi inglobati nella cheratina delle barbule e a studiarne la composizione qualitativa e quantitativa in quasi cento specie diverse di uccelli, riportando i risultati delle sue ricerche anche in un bellissimo libro di carattere divulgativo (5). Come scrive l’autore, i carotenoidi utilizzati dalle varie specie di uccelli per pigmentare direttamente o indirettamente il piumaggio sono in numero abbastanza limitato. La luteina, gialla, “è quasi sempre accompagnata dalla zeaxantina, arancione, la cui presenza modula il colore della matrice che la contiene verso toni più caldi, più dorati… Il giallo del rigogolo e della cinciallegra è costituito da luteina e zeaxantina trasferite direttamente dal cibo alle penne… Il β-carotene, pur così abbondante nella dieta, non ha i requisiti strutturali per legarsi alla cheratina e pertanto viene trattenuto nel piumaggio solamente in minima parte e non contribuisce direttamente alla pigmentazione… Luteina e zeaxantina, con un semplice processo di ossidazione, possono essere trasformate nelle xantofille del canarino responsabili del giallo dei Carduelis e dei Serinus …”. Il canarino Lizard, pertanto, relativamente al metabolismo del pigmento lipocromico, si comporta addirittura come una specie diversa da quella dei Serinus

La colorazione naturale e quella artificiale Soprattutto in passato, le descrizioni in merito alla tonalità del colore di fondo del Lizard sono state fonte di incertezze, incomprensioni ed equivoci, che tuttavia l’amico Nicola Giordano si è preoccupato di dissipare magistralmente, attraverso alcuni articoli pubblicati molti anni fa su questa stessa rivista (6). In sostanza, le apparenti incongruenze erano legate all’antica tradizione inglese (risalente almeno al 1870) di colorare artificialmente di rosso il Lizard (attualmente con Carophyll red), in modo tale da venirsi a determinare, anche in termini di standard, un diverso ideale di colorazione, rispetto a quella naturale.

Per tale motivo, la tonalità di colore preferita oltremanica è stata descritta, per i soggetti dorati, come variabile dal “bronzo brillante” al “bronzo-dorato” fino ad un “ricco castano-dorato” e, per i soggetti argentati, dal “grigio argento brillante” ad un “caldo beige-giallastro” (quest’ultima tonalità evidenziabile soprattutto nei soggetti maschi). Di conseguenza, veniva ad essere penalizzata qualsiasi traccia di “verde”, indicativa di una colorazione artificiale sommini- strata in modo non ottimale (7). L’alimentazione colorante viene dunque considerata, dagli allevatori inglesi, una ulteriore prova di abilità in cui cimentarsi. Appare altresì evidente che, nei soggetti che non vengano sottoposti a tale trattamento, una tonalità verdastra risulti sempre ben presente, soprattutto nella varietà dorata. Successivamente, comunque, la L.C.A. (Lizard Canary Association of Great Britain) ha precisato che la presenza di qualsiasi tonalità verde viene penalizzata solo nei soggetti trattati con colorante e, attualmente, riconosce e giudica nelle esposizioni sia i soggetti naturali che quelli colorati artificialmente, pur continuando a ritenere che “l’alimentazione colorante, ove adottata, migliori il colore di fondo conferendo ai soggetti dorati una tonalità bronzo-dorata profonda ed agli argentati un caldo color beige-giallastro” (8). Secondo Huw Evans, troppo spesso il Lizard viene definito “verde”, mentre sotto una giusta luce il suo colore appare in realtà di tonalità ambrata. Soltanto un neofita, infatti, potrebbe confondere un Lizard con un canarino verde (e pretendere magari di inserirlo e giudicarlo tra i canarini di colore), dal momento che vi sono differenze sostanziali, visibili già alla nascita.

Sin dalla schiusa, infatti, il nostro Lizard si presenta come un pullus di canarino lipocromico, con pelle carnicina e piumino chiaro, mentre i canarini “verdi”, oggi definiti “Nero Gialli”, alla nascita presentano pelle e piumino scuri. Soltanto intorno al quinto giorno di vita nei pulli di Lizard, per lo spuntare delle penne a livello degli pterilii, tutte melaniche, è possibile apprezzare il viraggio verso una colorazione scura, con l’esclusione della zona topograficamente caratterizzata da fronte, vertice e regione occipitale ascrivibile alla calotta (ove presente), al cui livello come sappiamo il piumaggio resta lipocromico. Inoltre, nel Lizard anche il sottopiumaggio, apprezzabile soffiando sul piumino, nello svezzato e nell’adulto si presenta di colore grigio piombo e, dunque, melanico. Il Lizard, quindi, non è un canarino lipocromico e non presenta nemmeno le caratteristiche tipiche dei melaninici, cosicché le peculiarità del suo piumaggio contribuiscono a determinare anche le particolari caratteristiche del colore di fondo, unico nel suo genere.

La regolamentazione in Italia e la situazione internazionale

In Italia la colorazione artificiale del Lizard non è consentita, essendo anzi considerata motivo di non giudicabilità la presenza anche solo di “tracce” di colorazione, laddove “per colorazione si intende sia quella artificiale rossa, sia quella gialla, in quest’ultimo caso solo quando appare evidente che il lipocromo non ha una pigmentazione naturale (per riflessi ramati, dorature provocate da errata alimentazione)”. Purtroppo molti allevatori, cercando scorciatoie, somministrano in modo scriteriato coloranti artificiali, come le xantofille e addirittura la Cantaxantina (talvolta usata anche per colorare il tuorlo delle uova di gallina, per quanto consentito dalle norme sulla mangimistica), pensando di poter migliorare il colore di fondo in questo modo, anziché attraverso una oculata selezione ed una corretta alimentazione, che comprenda anche l’uso di vegetali ricchi di fitoxantine. Analogo discorso si può fare per l’ossidazione delle zampe, che alcuni vorrebbero ottenere attraverso la sola somministrazione alimentare dell’ormai famosa pianta Polygonum aubertii, anziché mediante l’esposizione all’irraggiamento solare e la selezione. Ove si escluda la colorazione rossa in uso in Inghilterra, non recepita dall’Italia, va rilevato il lodevole orientamento del nostro Club di specializzazione (Lizard Canary Club Italiano) che, fin dalla sua fondazione (anno 1989), si è sempre sostanzialmente uniformato ai dettami della LCA inglese per la tutela della razza evitando, per quanto possibile, pericolose derive verso aberranti colorazioni ottenute per mezzo di meticciamenti. Nelle mostre di livello internazionale (compreso il campionato mondiale) la colorazione artificiale rossa è consentita ed in tal caso il colore rosso deve presentarsi di intensità la più carica possibile. Un discorso a parte meriterebbe il cosiddetto Lizard blu, pur riconosciuto da FOI e COM, dove il caratteristico colore di fondo è stato addirittura eliminato, ovviamente attraverso meticciamenti, cosicché sulla scheda di giudizio viene ad essere valutato il contrasto tra il disegno ed un colore che non c’è. In altre nazioni è inoltre possibile veder circolare canarini di vari colori, come ad esempio il cannella, che certo non possono essere definiti Lizard soltanto per la presenza di qualche scaglia sul dorso. Per ogni razza animale allevata e selezionata dall’uomo lo standard, ovvero la descrizione delle caratteristiche che un soggetto “ideale” dovrebbe possedere, quale necessaria guida per gli allevatori nella selezione, viene solitamente redatto dalle Istituzioni che tutelano la razza stessa nel suo Paese di origine (o in quello considerato tale) e, conseguentemente, ne promuovono e/o autorizzano le eventuali modifiche. Nel caso del Lizard, tale Istituzione è certamente rappresentata dalla Lizard Canary Association of Great Britain che, lo ricordiamo, ha salvato la razza dall’estinzione dopo il secondo conflitto mondiale e tuttora ne tutela l’integrità. Nella realtà più o meno recente, tale regola non scritta non sembra essere stata granché rispettata, tanto che a livello mondiale sono state introdotte modifiche allo standard del Lizard (come l’eliminazione della voce “ciglio”), contro il parere (a volte neppure richiesto) della stessa LCA, in barba agli sforzi che la prestigiosa associazione inglese da sempre compie per la tutela e selezione della razza.

In conclusione, è possibile affermare che il Lizard è un canarino unico nel suo genere anche per quanto riguarda il suo colore di fondo, derivante da un metabolismo del pigmento lipocromico che agisce in modo differente rispetto agli altri Serinus. Per tale motivo, i tentativi di “creare” altri colori attraverso il meticciamento con varietà diverse di canarino rappresentano una pratica pericolosa per la purezza della razza che, come è stato dimostrato, non si identifica fenotipicamente né genotipicamente in una varietà di colore. Ci sembra quindi opportuno concludere questo scritto con le parole riportate nel paragrafo “History of the Lizard Canary” della nuova edizione del “Lizard Canary Associations Members Handbook” del 2020: “Negli ultimi 50 anni la popolarità del canarino Lizard è aumentata in Europa e nel mondo, ma la minaccia alla purezza della razza resta,

Note Bibliografiche

(1)Ray Lee, “The breeding and management of Lizard Canaries”, W. Cummings, 1982, pagg. 6-7.

(2)H. Evans, “The Itch-hiker’s Guide to the Lizard canary: Episode 2”, Cage & Aviary Birds, September 9 2020, pag. 15.

(3)A. Milani et al., “Carotenoids: biochemistry, pharmacology and treatment”, British Journal of Pharmacology, 2017 Jun; 174 (11): 12901324.

Standard O.M.J/C.O.M - varietà di colore riconosciute a livello internazionale essendo dovuta alla pratica di incrocio con canarini di colore, finalizzata alla creazione di varietà di colore diverso. L’introduzione di geni alieni si è dimostrata altamente dannosa per la qualità del canarino Lizard classico e l’unica possibilità di salvezza è che gli allevatori accoppino i propri esemplari in purezza. La conservazione del canarino Lizard originario e del suo genotipo unico resta la priorità assoluta della LCA”.

(4)D.S. Metibemu, I.V. Ogungbe, “Carotenoids in Drug Discovery and Medicine: Pathways and Molecular Targets Implicated in Human Diseases”, Molecules, 2022 Sept; 27 (18): 6005.

(5)Riccardo Stradi in AA.VV., “Colori in volo – il piumaggio degli uccelli - ricerca scientifica e cultura umanistica”, Università degli Studi di Milano, Hoepli, 1999, pagg. 23-54.

(6)N. Giordano, “Il Lizard ideale”, Italia Ornitologica, n. 6/7 giugno-luglio 1990, pag. 24.

(7)Lizard Canary Association of Great Britain, “Members Handbook”, 2000, pagg. 26, 29-30.

(8) Lizard Canary Associations Members Handbook”, gennaio 2020, pag. 18.