INFORMAZIONE LOCALE novembre 2013

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VIAGGIATORI

DATI ECONOMICI

UMBERTIDESI A MILANO

Mensile gratuito di informazione Autorizzazione del Tribunale di Perugia n. 27 del 01/10/2008 Direttore responsabile Giovanni Codovini - Stampa Digital Editor S.r.l.

Anno VI - N.11 Novembre 2013

QUATTRO CAVE E UN MONTE

TASSE I dati non sono confortanti per Umbertide. Parliamo ancora di disoccupati e cassaintegrati. Del resto, la crisi non sembra passare in Alto Tevere, ma quello che preoccupa è l’assenza delle misure per affrontarla (vds. intervista pag. 3). I numeri della crisi non barano: sono 8381 le persone che, nel secondo semestre dell’anno, sono iscritte al Centro per l’impiego. 2191 a Umbertide, 4986 a Città di Castello e 1204 a San Giustino. Salgono, inoltre, del 40% i rapporti di lavoro “cassati” o per licenziamento o per non rinnovo dei contratti, anche di brevi periodi. A soffrire sono i lavoratori dipendenti, ma anche le aziende. Problema ulteriore, in Alto Tevere, riguarda la cassa integrazione ordinaria: 51 sono le aziende che la utilizzano, coinvolgendo 646 dipendenti ad orario ridotto. Diminuisce quella in deroga. Umbertide conta 52 aziende in cassa integrazione in deroga per 229 lavoratori; Città di Castello sconta un peso rilevante con 155 aziende in cassa integrazione in deroga e 700 dipendenti coinvolti; San Giustino 29 con 122 dipendenti. Rimane la cassa integrazione straordinaria che tiene per 287 lavoratori. La gravità e urgenza della situazione dovrebbe far pensare ad uno scatto delle istituzioni su proposte anche fuori dal coro. Ma c’è silenzio. Ci permettiamo allora di suggerirne una. Mancano politiche locali di welfare? Bene: perché non ridurre l’Irpef comunale? Sarebbe una misura non solo di alleggerimento del carico fiscale, ma un potente simbolo per la politica locale. Invece è proprio la politica territoriale che assume iniziative contrarie allo spirito dei tempi. L’ultima riguarda la trasformazione della E 45 in autostrada sottoposta a pedaggio. L’annuncio del maxi-progetto da quasi dieci miliardi di euro sta letteralmente spaccando il nostro territorio e l’Umbria in due. Visioni divergenti che si registrano a tutti i livelli, a cominciare dalla giunta regionale. L’amministrazione di Umbertide non ha ancora specificato la propria posizione. Perché, ricordiamo, la E45 autostrada è una nuova, sicura tassa visto che costringerà gli umbri e le imprese umbre a pagare un pedaggio per transitare sullo stesso tratto di strada che oggi è gratuito. Altro che riduzione delle tasse!

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Inchiesta sulle cave a Umbertide

uattro cave e un monte. Stravolgendo il titolo di una famosa pellicola vogliamo porre l’attenzione sulla situazione delle cave presenti a Monte Acuto che si uniscono alle oltre 120 cave presenti in Umbria. Per due di esse, ancora funzionanti, la concessione sta scadendo, mentre le altre due, quelle più visibili da Umbertide, sono completamente dismesse. Infatti da parecchio tempo le cave di Podere Colle e di Bucaia sono lì, immobili, abbandonate a loro stesse, e l’occhio del cittadino ne risente, vedendo la “sua” montagna sventrata, ferita. Ma come vengono date le concessioni per aprire un giacimento? Il Piano Regionale delle Attività Estrattive ci informa che:

«L’autorizzazione all’esercizio dell’attività di cava è rilasciata dal Comune competente per territorio che approva il progetto definitivo nel rispetto delle limitazioni e prescrizioni eventualmente impartite in occasione dell’accertamento o della successiva valutazione di impatto ambientale». Prima di dare la parola ai tecnici interpellati sulla questione, spieghiamo brevemente come si dividono le cave. Vi sono due tipi di cava: su roccia e alluvionale. Le quattro di Monte Acuto, sono tutte su roccia, mentre quelle alluvionali sono tipiche delle zone di pianura. Mentre sulle cave di montagna viene estratta roccia, in quelle di pianura, per lo

RECUPERO ROTTAMI FERROSI DEMOLIZIONE VEICOLI

via dell’industria, fraz. calzolaro, umbertide (PG)


L’Inchiesta

continua dalla pagina precedente

più, vengono tratte fuori ghiaie e sabbie da utilizzare per scopo edilizio poiché servono per la fabbricazione di mattoni. È bene ricordare che oltre alle cave di montagna, sul territorio del comune di Umbertide, sono presenti anche cave di pianura. Concentriamo però la nostra analisi sulla questione delle cave di Monte Acuto. Esse sono state incluse nel progetto per l’ampliamento del Sito d’Interesse

Comunitario della Valle del Torrente Nese, che ha interessato anche le aree di Monte Acuto e di Monte Corona, esposto lo scorso luglio dal Comune di Umbertide. Il progetto ha posto l’accento sulla questione delle riconversione dei giacimenti dismessi, ipotizzandoli come luoghi di studio geologico e geomorfologico. Il parere di due geologi umbertidesi che hanno studiato e operato sulle cave del territorio - Francesco Brunelli e Giovanni Natale - ci aiutano a fornirci una spiegazione dettagliata. Francesco Brunelli ci spiega che: «Nel territorio comunale di Umbertide sono presenti due cave attive e due dismesse; tutte le cave sono collocate entro la dorsale di Monte Acuto - Monte Tezio, per ovvie raVasto assortimento gioni legate alla natura dei materiali coltivati (calcari). In particolare, interessano direttamente il rilievo di Monte Acuto le due dismesse, quella di Podere Colle, ben visibile dal centro abitato di Umbertide e quella di Bucaia, lungo la strada per Preggio; sono anche presenti altre situazioni, riferibili ad

estrazioni temporanee, che non hanno impatti significativi sul territorio, impatti ben diversi presentano le due in questione ». Passando all’analisi delle due cave dismesse Brunelli spiega che: «La cava di Podere Colle, presenta un fronte verticale alto quasi 80 m. , per cui non può essere rinverdita, in quanto un eventuale recupero sarebbe possibile solo arretrando in fronte dandogli una pendenza molto

a luogo di studio, Brunelli è di parere favorevole: «Visto che le due cave dismesse si trovano in ambito di notevole interesse ambientale, sia dal punto di vista naturalistico (collocandosi all’interno di un Sito di Interesse Comunitario) che paesaggistico, vista l’impossibilità tecnico-economica di un ripristino, è una buona idea quella di utilizzare le cave dismesse sul territorio di Monte Acuto per scopo didattico».

minore. Lo stesso si può dire per la cava di Bucaia, coltivata con il vecchio tipo a gradoni, con fronte di pendenza lievemente inferiore. Anche in questo caso, sarebbe possibile un recupero arretrando il fronte e adottando la tecnica della “microgradonatura”, con la quale si realizzano fronti di scavo con pendenze minori, come avviene nelle altre cave presenti nel territorio comunale alle pendici del nostro monte. In questi casi, il recupero è imposto dall’ambito di destinazione del Piano Regolatore del Comune di Umbertide, essendo le cave sono comprese in ambiti di ricomposizione paesaggistica; e ciò implica che quando una ditta presente una richiesta di aprire una cava, già sa di dover documenche ditare un reinserimento paesaggistico e sarà periodicamente controllato (la sorveglianza è competenza della Provincia)». Nel discorso concernente le autorizzazioni il geologo ha dichiarato che: «esse devono essere presentate al Comune in base ad uno specifico regolamento Regionale ». Passando al progetto di riconvertire le cave

Per quanto riguarda il tema della riconversione, il dott. Brunelli ha affermato che: “Qualche anno fa ho coordinato un progetto di ripristino che prevedeva un riutilizzo della cava di Podere Colle come “test site”, un sito dove poter testare tecniche e materiali per il recupero di siti estrattivi , erano anche interessate le maggiori ditte produttrici di materiali per i recuperi ambientali, ma per diversi motivi questo progetto non è stato portato avanti. La cava di Bucaia, invece, previa messa in sicurezza di una porzione, può essere utilizzata a fini didattici, in quanto la coltivazione- conclude il geologo- ha messo in evidenza una buona esposizione di rocce della serie umbra (e mi sembra ci siano già ipotesi di lavoro in questo senso)». Il geologo Giovanni Natale ci spiega che: «Una cava rappresenta sempre un vulnus per l’ambiente e per il paesaggio che la circonda, perché si elimina sempre qualcosa senza lasciar spazio alla rinasci-

Ciclamini Crisantemi

recisi e in vaso

PIANTE - FIORI - ADDOBBI ARTICOLI DA REGALO CONSEGNE A DOMICILIO


l’Intervista

MARCELLA GALVANI: UN AIUTO DAI COMMERCIALISTI

Marcella Galvani è presidente dell'Ordine dei commercialisti ed esperti contabili di Perugia. Originaria del nostro territorio ci indica alcune strategie economiche. Il dibattito attuale sulle professioni incentra le questioni sui nodi di una maggiore liberalizzazione e possibilità di accesso, al fine di una più ampia mobilità sociale. Come ha risposto e risponde il suo Ordine? «L’Ordine dei commercialisti ha introdotto da anni, in autonomia, con codici di autodisciplina le liberalizzazioni di cui si parla; quella del commercialista è infatti da sempre una professione aperta. Non è mai esistito un numero chiuso per i commercialisti, chiunque voglia esercitare questa professione può farlo liberamente, dopo aver svolto un tirocinio post laurea specialistica ed aver superato un esame di Stato, che consentono l’iscrizione all’Albo. Chi non riesce a superare l’esame, può ugualmente fare il nostro lavoro, ma non è un commercialista. Il pericolo ovviamente è quello di trovare in circolazione persone che improvvisano la professione, mettendo a serio rischio i clienti che assistono. Quindi il cittadino non è obbligato ad andare da un commercialista, ma sceglie di farlo. Se vuole, può andare da un qualsiasi altro consulente (tributarista, fiscalista, aziendalista), ma senza alcuna garanzia di competenze e professionalità. L’Ordine, che è un ente pubblico, ha proprio la funzione di garantire gli utenti al corretto e competente esercizio della professione; con riferimento al commercialista quindi l’unica protezione esistente è a tutela del cittadino». A tal proposito, l’Ordine dei commercialisti ha inaugurato una campagna proprio sulla certificazione della professionalità. Giusto, perché spesso si dice “vado dal commercialista” e poi “commercialista” proprio non lo è. Che fare per distinguere la copia dall’originale? «������������������������������������ Come dicevo prima, il titolo di com-

mercialista può essere legittimamente utilizzato solo dagli iscritti all’Albo. Per distinguere la copia dall’originale basta consultare l’Albo, pubblicato nel sito www.odcecperugia.it - cerca nell’Albo, sempre accessibile a tutti, oppure chiamare la Segreteria dell’Ordine».

Domande tecniche ad un tecnico. Come uscire dalla crisi nell’Alto Tevere e quali misure possibili ? «Purtroppo la crisi che stiamo vivendo non è e non esistono “ricette” per l’Alto Tevere che consentano un salvataggio svincolato da quanto accade nel resto del Paese. I nostri governanti si concentrano su interventi finalizzati a dare respiro nel breve periodo, senza cercare soluzioni a problemi che sono invece strutturali e che hanno portato ad un processo inesorabile di distruzione dell’economia. Basti pensare all’andamento del Pil. La scarsa produttività è causata anche dalla mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo. Tale fenomeno, in gran parte culturale e legato ad aspetti dimensionali, dipende anche dal contesto in cui le imprese si trovano ad operare che, con l’elevatissima pressione fiscale, i sempre più numerosi vincoli burocratici e normativi, l’inefficienza

della pubblica amministrazione, l’incertezza delle regole, scoraggia le imprese ad investire nell’Alto Tevere, come in Italia. È necessario intervenire con urgenza anche sugli investimenti pubblici e sui trasferimenti alle imprese, che sono gestiti in modo assolutamente inefficace». Sistema creditizio e PMI in Alto Tevere e in Umbria. Punti critici e soluzioni prospettare dall’Ordine. «La domanda di credito da parte delle P.M.I. è largamente insoddisfatta: a causa del credit crunch e dell’accentramento delle decisioni di concessione del credito, nella maggior parte dei casi, lontano dall’Umbria, decisioni assunte da responsabili che nulla sanno delle imprese locali. Forte è anche l’insoddisfazione per le pratiche di riscadenzamento del debito: il già ricordato accentramento decisionale comporta tempi lunghissimi per ottenere risposte; e quando le richieste vengono accolte, lo spread risulta moltiplicato, non soltanto per il periodo di allungamento, ma per l’intera durata residua dei prestiti. Un altro problema è rappresentato dall’elevato costo del credito che, in Umbria è addirittura più alto rispetto alla media nazionale. In questo difficile contesto ognuno deve fare la propria parte e l’Ordine dei commercialisti è a disposizione del sistema bancario per fornire il proprio supporto.In considerazione del fatto che la difficoltà di accesso al credito è particolarmente sentita dalle micro imprese, che non hanno l’obbligo di redazione, deposito e certificazione del bilancio, né hanno un organo di controllo interno che ne attesti le risultanze contabili, i commercialisti, che conoscono molto bene le imprese di cui sono consulenti, sono disposti a certificarne gli asset ed a fornire informazioni qualitative aggiuntive, per agevolare le banche anche nella valutazione del merito e per facilitare l’accesso al credito a condizioni ragionevoli». Andrea Levi Codovini

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Cultura

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u Leonardo da Vinci si è detto, scritto e parlato in tutte le lingue del mondo. Il suo genio nella pittura, i suoi studi sull'anatomia, sul volo, sulle macchine da guerra e l'architettura militare continuano a destare meraviglia. Un argomento affascinante da trattare in una conferenza e sicuramente difficile, consci della difficoltà che si possono incontrare. Ma quando ab-

LEONARDO E LA FRATTA biamo scoperto che Leonardo conosceva la nostra Fratta e che l’ha indicata in una famosa mappa probabilmente quando, come cartografo, era al servizio del duca Cesare Borgia detto il Valentino, abbiamo pensato che sarebbe stato bello far conoscere ai nostri concittadini quello, fra i suoi interessi scientifici, forse meno conosciuto ai più. Così, con il Patrocinio del Con il patrocinio del Comune di Umbertide

VIABILITÀ E CARTOGRAFIE STORICHE ALTOTIBERINE

LA FRATTA NELLE MAPPE

nostro Comune, in accordo con il Museo di S.Croce, l’Associazione Storica Alto Tevere e l’Associazione StoricaMente A.ri.es di Montone abbiamo invitato l’Ing. Giovanni Cangi ed il Prof. Ermanno Bianconi, valenti storici della nostra valle, che si sono mostrati disponibili ad illustrare l’argomento. L'appuntamento è al Museo di S.Croce per il giorno 30 novembre alle ore 17,30. Vi aspettiamo. La Redazione

DI

LEONARDO DA VINCI E DI EGNAZIO DANTI Introduce: Prof. Ermanno BIANCONI Relatore: Ing. Giovanni CANGI Interviene: Dott. Marco LOCCHI Sindaco di Umbertide

Umbertide, 30 Novembre 2013 ore 17:30 Museo di S.Croce

PRESENTA Due cuochi e due camerieri (naturalmente non professionisti) si sfideranno contro un'altra squadra composta allo stesso modo, sfruttando esclusivamente “gli insegnamenti della vecchia generazione”. Per la prima volta si troveranno alle prese con una cucina professionale e max 60 persone da sfamare in un tempo prestabilito. I team dovranno stilare una lista della spesa ed un menu soddisfacente antipasto, primo, secondo e dolce) come detto in precedenza composto di materia prima Umbra e non prodotti di alta gamma quali ad esempio Tartufo bianco. Uno chef professionista affiancherà entrambe le squadre nella decisione del “food cost” e porzionamento. Si parte con n°8 squadre a gironi ad eliminazione diretta. Il commensale fungerà da giuria ed in quella sera si troverà di fronte a due diversi menu e due diversi servizi da valutare. Chiunque può fungere da commensale previa prenotazione; la cena avrà un prezzo all-inclusive di € 25, mentre ogni extra (vino particolare, amari...) verrà pagato a parte. I commensali giudicheranno il menu in base a dei criteri prestabiliti e tramite delle schede valutative che verranno rilasciate all' inizio di ogni singola serata. Una telecamera presente in cucina ed un monitor in sala permetteranno ai commensali di partecipare al lavoro simultaneo svolto ai fornelli da entrambe le squadre. Come spiegato precedentemente ogni commensale verrà dotato di una scheda valutativa che contribuirà al 50% nel giudizio finale; il restante 50% sarà a carico di uno chef QUOTATO, il quale, dopo aver assaggiato tutte le pietanze e guardato il servizio esprimerà un giudizio OGGETTIVO/TECNICO

via L. Grilli, 63 - 06019 Umbertide ZONA PIAGGIOLA per info e prenotazioni tel. 075 9412008


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el numero di luglio avevo informato i lettori del mio licenziamento da parte della Regione Umbria nel lontano 1998. Avevo concluso con l’auspicio che qualche abitante pro tempore del Palazzo spiegasse, con linguaggio comprensibile ai comuni cittadini, la legittimità della procedura adottata nell’acropoli perugina, che il buon senso fa apparire estranea allo stato di diritto. Prendo atto che non sono pervenuti – secondo copione – chiarimenti dalla Regione, asserita casa di vetro che il tempo ha oscurato. Ma parla il silenzio: l’arroccamento nella torre d’avorio fa sospettare che le motivazioni siano insostenibili o inconfessabili; comunque rivela autoreferenzialità, per non dire arroganza. Oggi, dopo l’avvenuto deposito delle motivazioni con le quali è stato respinto il mio ricorso dal Tribunale del Lavoro, posso fornire liberamente la versione dei fatti, che apparentemente coinvolgono la mia persona, ma nascondono un metodo che dovrebbe preoccupare l’intera comunità. Ed è per questo che mi rivolgo ancora ai lettori. L’antefatto. Il 23 febbraio 1995 Tosti assume l’incarico di direttore dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, per scelta congiunta, basata sul curriculum professionale, da parte del presidente della Giunta regionale e del rettore dell’Università di Perugia. La svolta politica. Nel corso dello stesso anno, con il subentro di un nuovo Consiglio regionale, riemergono gli appetiti di occupazione delle cariche da parte dei partiti, man mano che si attenua il fenomeno “mani pulite” , durante il quale diversi vertici delle istituzioni sono stati assegnati ai “professori” ed ai “tecnici”. I moventi. In questo clima, i partiti della nuova maggioranza hanno interesse

NERO UMBRIA DUE

a liberare il posto di direttore generale dell’Azienda Ospedaliera, in modo da usarlo come merce di scambio per consentire ad un esponente dell’ ex PCI di diventare sindaco del Comune di Perugia, senza che gli ex DC rimangano a bocca asciutta. La facile scelta di rimuovere Tosti, immolandolo come pedina per la mossa di apertura nel domino delle cariche, è favorita dalla sua debolezza: non è iscritto a nessun partito ed ha preteso – ingenuo naif – di fare davvero l’interesse dei pazienti, convinto di applicare quello che, a voce, tutti avevano promesso dalle tribune. Il primo attacco. Già dopo qualche mese, il TAR annulla le nomine dei direttori generali, fra cui quella di Tosti, nonostante che nessuno l’abbia contestata. Il Consiglio di Stato lo reintegra dopo tre mesi, avendo verificata l’ineccepibilità della procedura di selezione. Il secondo attacco. La Regione non solo non si preoccupa dell’indebolimento dell’azione di Tosti, per effetto della palesata mancanza di sostegno politico in un ruolo pubblico delicatissimo, ma affila le armi. In un ufficio della Conca, un gruppo di strateghi partorisce un’idea geniale per eludere i vincoli del contratto di lavoro: la Giunta regionale faccia approvare al Consiglio una legge ad hoc, contando che passeranno almeno dieci anni perché sia smontata dalla Corte di Cassazione la sua fondatezza, tempo sufficiente a tutti i protagonisti per mettere il somaro all’ombra. Colpito! Il 30 settembre 1998 Tosti riceve la lettera di licenziamento, con le congratulazioni del presidente della Giunta regionale, che gli riconosce di aver “svolto i propri compiti in modo positivo” e che l’Azien-

Società Civile da ha elevato la “propria efficienza fornendo un servizio qualitativamente più rispondente alle esigenze ed utilizzando adeguatamente le risorse disponibili”. Ma comunque, è bene che tolga il disturbo! La morale Mi propongo di trattare separatamente, in un prossimo articolo, i dettagli giuridici che hanno reso possibile quello che era insospettabile ed inconcepibile: il lettore dovrebbe seguire con mente fresca e grande concentrazione i meandri della trama, nella quale potrebbe essere invischiato nel caso in cui dovesse formalizzare rapporti con la Regione. Mi preme invece trarre immediato insegnamento, personale e generale, dalla vicenda di cui sono stato vittima, che si inquadra nel degrado generale dello Stato, al quale la nostra Regione non è purtroppo immune, come testimoniano le cronache degli ultimi anni e anche di queste settimane. Di fronte al baratro non serve lamentarsi o inveire: ogni cittadino ha il dovere di dare il proprio contributo fattivo per rivitalizzare i valori ed i comportamenti che hanno consentito l’emancipazione della nazione dopo la dittatura e la guerra. Nessuno può restare vilmente alla finestra, cedendo alla rassegnazione. Per quanto mi riguarda, intendo rafforzare l’efficacia della mia azione futura, cercando di operare su mandato di più cittadini dal banco consiliare che ho occupato quarant’anni fa: con questo obiettivo ho deciso di candidarmi alle prossime elezioni comunali di Umbertide. Mi spinge la consapevolezza che lo Stato potrà risorgere solo dalla base, dai singoli uomini di buona volontà che formano il popolo. Mario Tosti

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Le Aziende informano

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MENTE LUCIDA: LE PIANTE A SUPPORTO DELLA MATERIA GRIGIA

n un’epoca scandita dal continuo avanzare della tecnologia, della comunicazione, della scienza informatica, medica e biologica, il sapere diventa un imperativo categorico. Il continuo aggiornarsi per stare al passo con i tempi moderni, costringe l’uomo a stare “sempre in allerta” nel lavoro come nello studio ed in ogni comparto dello scibile umano…. Perciò di sale in zucca ne dobbiamo mettere tanto e non solo durante l’età scolare: crescenti impegni professionali, sociali ed interpersonali, mettono a dura prova ogni fascia di età, con modalità diverse, coinvolgendo giovani, adulti, bambini ed anziani. È difficile allora mantenere a lungo standard cognitivi elevati, spesso la testa può andare “nel pallone”: in questi momenti capita di dimenticare piccole cose, un appuntamento, un impegno, fino a perdere il senso della dimensione del tempo e dello spazio. Tenere ben salda la testa sopra le spalle è importante ma complicato, perchè costante è la pressione psicologica, anche inconsapevole, di dover fare tutto, organizzare la giornata, in modo da essere primi e vincenti sempre. Un eccessivo stress mentale puo’ compromettere i delicati e complessi meccanismi dell’apprendimento, la capacità di concentrazione, di memoria e di elaborazione. Sbalzi di umore, cefalee, stanchezza, disattenzione e pessimismo sono tra i primi sintomi di un'alterazione delle funzioni cognitive. Il cervello rappresenta ancora oggi l’organo più interessante e misterioso del nostro corpo umano, le migliaia e migliaia di cellule stellate (la forma citologica assomiglia ad una stella) che lo costituiscono, i neuroni, sono entita’ biologiche finemente differenziate in grado di svolgere un compito importatissimo a livello motorio, relazionale, reattivo senza dimenticare la capacità di elaborare pensieri, emozioni e stati d’amino. Tutto questo avviene principal-

mente nella regione cranica, distinta in diversi distretti e nelle mille diramazioni, i nervi ,che raggiungono con i loro infiniti filamenti (chiamati assoni), tutti i distretti dell’organismo. Le funzioni cognitive e mnemoniche sono soggette però ad un progressivo declino nel corso della vita, che può essere transitorio nella età giovanile e nell’adulto, mentre si amplifica progressivamente con la senescenza. Le pressioni legate al lavoro, allo studio, agli impegni quotidiani vengono gestite dal nostro organismo attraverso una serie di reazioni biochimiche, immunitarie e fisologiche così da ristabilire l’ordine. In termini tecnici si chiama OMEOSTASI, ritornare alla stabilita’ del sistema uomo; se questo

meccanismo salta, tutto l’organismo nè risente, in particolare il cervello. La recente ricerca nel campo della medicina naturale e degli estratti erbali consigliano diversi rimedi per contrastare lo stress ossidativo (il cervello che va in tilt a causa del superlavoro), per aumentare le performance e la concentrazione (in età scolare e non solo) e nelle fasi della vecchiaia in cui le capacità cognitive si rallentano naturalmente. Le piante attualmente conosciute nel mondo fitoterapico sono: •Gingo biloba (Gingo biloba L.): neuroprotettivo, antiaggregante piastrinico, fluidifica il sangue favorendo un maggiore apporto di ossigeno alla periferia; •Rodiaola (Rhodiola rosea L.): pianta adattogena dei climi freddi, protegge la

circolazione cerebrale, aumenta la concentrazione ed è coadiuvante nei processi degenerativi; •Bacopa (Bacopa monnieri): dalla tradizione della medicina indiana migliora le facolta’ intellettive e la memoria; •Withania (Withania somnifera L.): dalla tradizione della medicina indiana aiuta nell’astenia e nella confusione mentale, ottimo adattogene; •Goji (Lycium barbarum L.): dalla tradizione della medicina cinese ottimo antiossidante e neuroprotettivo; Queste piante sono da assumere su consiglio dello specialista: alcune di esse non possono essere abbinate a farmaci, in quanto interferiscono con la loro attività. Per i più piccoli che hanno difficoltà di concentrazione e di apprendimento, la medicina naturale consiglia estratti meristematici di Betulla bianca semi (2 gocce a Kg di peso) un aiuto efficace per focalizzare le idee e fissarle nella mente. Se il panico assale prima di un’interrogazione, un esame o una presentazione di lavoro, niente paura, la giusta miscela di fiori di Bach, permetterà di superare bene l’ostacolo. Per patologia molto gravi quali quelle degenerative a carico del SN (sistema nervoso), la fitoterapia può essere un valido supporto esplicando un’azione antiossidante, ricostituente ed infine rigenerante della guaina mielinica (la struttura che ricopre e protegge i nervi). Recenti successi in questo campo mi hanno dato infinita gioia. “Mens sana in corpore sano”, anche le indicazioni alimentari sono importanti per una mente lucida, una dieta appropriata per lo studio o il lavoro sia fisico che intellettuale, sarà in grado di sostenere anche i periodi più difficili ed intensi. Alimenti sani e bilanciati, quali cereali integrali, legumi, frutta e verdura di stagione, olio di oliva, pesce e tante erbe aromatiche della tradizione mediterranea, saranno un buon sostegno per tutte le funzioni cerebrali. Il no-cibo (alcool, caffè, gelati, caramelle, e prodotti dolciari a base di grassi e zuccheri raffinati, bibite gassate...cioccolata) interferisce con la chimica del sistema nervoso dando solo un apparente stato di euforia e di benessere. Il cervello, questo meraviglioso strumento che rimane ancora oggi un mistero, ha esigenze ben specifiche perciò svolgere una regolare attività fisica, mangiare con moderazione stare più possibili lontani dagli stress fisici e psicologici, ci permettera’ di mantenerlo sempre e più a lungo in forma! Dr.ssa Alpini Angelica Erboristeria Eufrasia


PROGETTO PER UMBERTIDE - "PER RENZI"

In occasione delle primarie del Pd previste per l'8 dicembre, i comitati di Renzi ad Umbertide mettono in evidenza le posizioni politiche della piattaforma Renzi.

ai non più giovani che questa società vorrebbe “inutili”. Dare in questo modo soldi e potere d’acquisto alle famiglie, ai pensionati, ai dipendenti in generale, restituire una dignità di vita ai tanti italiani che oggi e in passato hanno fatto sacrifici per vedersi nell’impossibilità di aiutare i propri figli e nipoti nel momento della crescita o dell’avvio al lavoro, i propri familiari disabili o verso l’autunno della vita. Noi ci crediamo. Per saperne di più visitateci al Circolo di Via Garibaldi, di Piazza Matteotti o di via Ranieri. Contattateci al 377-5202170 per informazioni. Un PD

Il voto dell’8 dicembre aperto a tutti i cittadini come una svolta. Per i grandi temi che interessano tutti noi : il sostegno alle piccole imprese, artigiani, commercianti, far ripartire l’economia come unica via di fuga da una crisi di idee e ideali prima ancora che economica. Generare occupazione per i giovani disillusi dalla società che gli abbiamo costruito intorno, così come

Le primarie dell’8 dicembre riguardanti la scelta del segretario nazionale del Pd sono un’occasione per tutti coloro che intendono cambiare la politica italiana. Non è una questione interna, ma riguarda l’intera società civile, chiamata a contribuire concretamente. Le primarie aperte sono un fattore della democrazia e , come tale, vano esercitate.

RIFORMISTI PER RENZI Qui l’idea del nostro circolo Riformisti per Renzi, già presente alle scorse prima-

Politica

trasparente, partecipato soprattutto dagli umbertidesi, aperto a tutti i contributi e le idee di buon governo per l’Italia e la città, sia che provengano dalla società civile che dall’interno, senza paraocchi o preclusioni, che includa esperienze e che aggreghi a sé, non che allontani. Per vincere, finalmente e fare non solo “proposte” di governo come fatto finora. Ma dare “soluzioni”. Il coordinatore Giovanni Natale

rie, di non iscritti al Pd e fuori dalle logiche di partito, tuttavia consapevoli che cambiare il corso del partito di maggioranza del centro sinistra sia un’occasione irripetibile per innovare il riformismo italiano. Comunque sia, significa dare una spallata alla conservazione, malattia politica dell’Italia. Il coordinamento

ADESSO! UMBERTIDE L’8 dicembre sarà una data spartiacque per la politica italiana. Con ADESSO! UMBERTIDE vogliamo costruire il VERO partito democratico, quello che ancora non c’è, per cambiare verso all’Italia. Facciamo sì che la curiosità prevalga sulla nostalgia, l’innovazione sulla con-

servazione, il coraggio sulla paura, per risollevarci e guardare al futuro con speranza. Basta essere guidati da persone miopi, eterni perdenti. Vogliamo poter vincere! La figuraccia delle ultime politiche, il tradimento dei 101, lo scandalo delle tessere, non sono stati eventi casuali, ma il

risultato di una visione del partito e della politica sbagliata, lontana dalla gente. Non facciamoci convincere che cambiare è impossibile, che alla fine tutti quelli che si occupano di politica diventano uguali. L’8 dicembre Cambiamo Verso, votiamo Matteo Renzi!

ADESSO! UMBERTIDE

Il coordinatore AlessandroVillarini

o riconosciuto e aderente alla rete nazionale dei comitati: ADESSO! per Matteo Renzi.

e sarà una data spartiacque per la politica italiana. Con ADESSO! UMBERTIDE struire il VERO partito democratico, quello che ancora non c’è, per cambiare verso ciamo sì che la curiosità prevalga sulla nostalgia, l’innovazione sulla conservazione, il a paura, per risollevarci e guardare al futuro con speranza. Basta essere guidati da pi, eterni perdenti. Vogliamo poter vincere! La figuraccia delle ultime politiche, il ei 101, lo scandalo delle tessere, non sono stati eventi casuali, ma il risultato di una artito e della politica sbagliata, lontana dalla gente. Non facciamoci convincere che mpossibile, che alla fine tutti quelli che si occupano di politica diventano uguali. L’8 mbiamo Verso, votiamo Matteo Renzi! Il coordinatore

AlessandroVillarini


Reportage L'Inchiesta

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Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone», così scriveva John Steinbeck in uno dei suoi libri; e se è questa la realtà, bisognerebbe chiederne il parere a chi di viaggi ne ha fatti tanti. America Asia e Africa sembrano mondi così lontani e differenti da noi che sembra impossibile poterli immaginare. Spinti dalla curiosità, sono volati oltre il nostro continente gli umbertidesi Angelo Pucci, Veronica Vannoni e Simone Mariani alla scoperta di nuove culture. «Che dirti, per me gli U.S.A. sono uno stato fantastico. Ho fatto due viaggi in America, nel 2008 ho girato tutta la California, quasi 3000 km fra le spiagge di Los Angeles alla Baywatch, Las Vegas, più che una città io la definirei un “parco giochi da grandi” dove quasi tutto è concesso, il Gran Canyon che appena lo vedi toglie il fiato, una gola creata dal fiume Colorado con precipizi di quasi 2000 metri; poi San Francisco che a mio parere, è la città che più si avvicina allo

UMBERTIDE AROUND stile europeo, caratterizzata da strade con impressionanti sali scendi, dal Golden Gate Bridge e da Alcatraz, l’ isola prigione dalla quale era quasi impossibile evadere». Così Angelo Pucci descrive il suo primo sogno americano, aggiungendo poi nel 2011 un altro bel viaggio fra New York, Toronto, Washington e Philadelphia nel suo itinerario statunitense. «New York è davvero la città che non dorme mai, appena si arriva ci vuole qualche giorno per abituarsi a tutti quei grattacieli. I primi giorni si è sempre a testa all’ insù. Una città super caotica, vanno tutti di fretta e c’è un traffico incredibile a tutte le ore. Poi ci sono le cascate del Niagara, uno spettacolo che uno dovrebbe vedere almeno una volta nella vita. Potrei parlare per ore di questi viaggi, ognuno ti fa crescere un po’ mettendo a confronto varie realtà e stili di vita, tutti diversi fra di loro, ma tutti con qualcosa da insegnare». Opposta al paesaggio moderno offerto

dall’America, l’Asia viene vista da Veronica Vannoni come un posto unico. «Parlare dell’Asia in due parole sarebbe impossibile: pensa all’India, alla sua miriade di etnie, alle sue 300 lingue, alla sua storia, alle sue religioni e alle sue leggende. In Asia, ogni angolo non somiglia ad un altro, però ha qualcosa che accomuna il tutto, anche se non saprei dirti cos’è; è una sensazione di pace mista malinconia, che ti accorgi di avere ogni volta che te ne vai. i posti che ho visitato sono: Giappone (3 volte, la sosta più lunga 2 mesi); Corea (3 settimane con una mia amica coreana); India ( per un mese). Varanasi è la mia città indiana preferita, al momento; Tokyo quella giapponese, anche se quei villaggi apparentemente isolati alle pendici del Fuji, sono meravigliosi; Gyeongju in Corea. Il cibo coreano è il mio preferito in assoluto: molto piccante e spesso agrodolce; anche se a casa preparo spesso pietanze indiane e credo che sia una delle cucine più varie e

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THE WORLD

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curiose del mondo. Sono incredibilmente affascinata dalle religioni e i suoi derivati, dall’etnografia e dai costumi del mondo, e l’Asia è la mia panacea». Poi c’è chi si inoltra nelle calde e sperdute savane: «L’Africa è mare cristallino, pesci colorati, sabbia bianchissima, natura incontaminata, tramonti, colori, odori e sensazioni». Questa la percezione che ha

avuto Simone Mariani, arrivato nella sua selvaggia Africa. Durante i suoi viaggi in Kenya e Zanzibar, Simone è stato ospite nel villaggio della tribù “Giriama” dove ha mangiato con loro cibo del posto e ha ricevuto la benedizione dal capo villaggio “Baba Chengo”, con il tipico vino di cocco. «Sono un barman abituato a collezionare esperienze alcoliche in qualsiasi luogo

in cui vada. L’Africa mi ha insegnato il “pole pole” e l”hakuna matata” (ovvero il piano piano e il senza pensieri), ma anche l’ingiustizia e la malattia. Appena arrivato mi hanno spiegato che per sopravvivere “il pesce grande mangia il pesce piccolo” senza troppi scrupoli. Il senso di impotenza di fronte a queste situazioni ti pervade e ti accorgi che anche se vorresti, non puoi aiutare tutti. Africa è anche il famoso “mal d’Africa”quello vero, che esiste poiché una volta andato via vorresti ripartire subito». C’è un filo rosso che accomuna tutti i viaggiatori: sembra essere la voglia di partire per saziare la loro curiosità attraverso gli usi e costumi differenti, per poi scoprirne altri e ripartire nuovamente. Il viaggio sembra essere una sorta di richiamo che ognuno sente dentro di sé orientato in ogni parte del mondo, che sia a stelle strisce, tra natura selvaggia, o con un piatto di sushi in mano, l’unica cosa da fare è partire. Alide Benedetta Milani

PROMOZIONE OTTOBRE - NOVEMBRE

E inoltre...


Cultura

S

RICORDANDO LA "FESTA GRANDE" DI MONTECORONA

i è tenuta venerdì 27 settembre scorso, presso il Ristorante Adamo di Corlo, l'evento-presentazione del libro "Festa Grande a Montecorona - Venti anni insieme", scritto da Giuliano Sabbiniani ed edito dal Gruppo Editoriale Locale di Digital Editor srl. Un appuntamento molto sentito, soprattutto per chi, per anni, ha partecipato e collaborato allo svolgimento della Festa. Una serata intrisa di ricordi e ricca di commozione arricchita soprattutto dalla proiezione di vecchie foto e video dedicate agli anni della rimpianta Festa. All'evento - ripreso anche da TRG2- ha partecipato anche l'attuale Sindaco di Umbertide, Marco Locchi, che è intervenuto insieme al presidente della Festa, nonché parroco di Montecorona, Don Renzo Pignani Piccioni. In ricordo della presentazione, l'autore ha ricevuto un quadro illustrato da Adriano Bottaccioli (e consegnato dal più anziano dei presenti: Francesco Giovannini), raffigurante scorci dell'Abbazia, lo stemma dell'Abbazia e una dedica personale. Il libro, scritto a distanza di quindici anni dalla cessazione della famosa "Festa Grande" é un regalo che Giuliano Sabbiniani ha deciso di fare a tutti coloro che l'hanno vissuta ma anche a chi, magari troppo giovane, ne ha solo un vago ricor-

do. Queste le parole dell'autore, contenute nell'introduzione del libro: "Ancora oggi, dopo oltre un decennio dalla fine della “Festa Grande” alla Badia di Montecorona incontro molte persone, di tutte le età, che mi parlano, con molta nostalgia, di quella che tutti ricordano come la più bella festa del comprensorio. Mi fa particolarmente piacere quando a parlarne sono i giovani che hanno partecipato da piccoli alla manifestazione e se la ricordano come un bel momento della loro infanzia. Le persone un po' più anziane paragonano la “Festa Grande” a quella che si svolgeva il martedì di Pasqua alla Badia, la quale anche allora richiamava centinaia di persone dai paesi vicini. Il fatto che ancora oggi, dopo tutto questo tempo, si parli ancora di questa festa, mi ha spronato a ricercare del materiale e testimonianze utili a far ricordare questo evento,sia a chi la festa l’ha vissuta di persona (organizzatori) sia a coloro che l’hanno vissuta da spettatori. Nello scrivere queste poche righe il ricordo va a quelle persone che hanno dedicato molto tempo libero della loro vita per la buona riuscita della festa e che purtroppo oggi non sono più tra noi. Voglio ricor-

dare Giorgio Manfroni, Ciuchi Adriano, Tripponi Aldo, Abo Gino, Lisetti Rino, Bussotti Poldo. Nel raccogliere il materiale fotografico ho avuto la possibilità di visionare delle foto storiche riguardanti la nostra frazione e gli usi e costumi dei suoi abitanti, di conseguenza, mi è sembrato interessante aggiungere un’appendice riguardante la Badia di Montecorona e la vita dei montecoronesi nel secolo appena passato, per contestualizzare l’oggetto della presente documentazione." Per acquistare il libro è possibile rivolgersi presso la Digital Editor, in via Roma 99 ad Umbertide - Tel. 0759415046 0759411872 - email: info@digitaleditor.it

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hiedermi di scrivere quest’articolo è stata una proposta entusiasmante quanto difficile. Credo che tanti principi giornalistici vadano a cadere quando si è troppo coinvolti in prima persona. Questo è il reportage del mio viaggio, o meglio del nostro viaggio, il racconto di umbertidesi fuori di Umbertide. Molti nel passato e nel presente hanno lasciato ‘la Fratta’ per abitare altrove spinti dalla necessità di colmare un’esigenza: lavoro, studio, amore. Noi siamo “quelli di Milano”. Le nostre storie partono dalla stessa casa, si dividono nello scorrere frenetico della città lombarda, nella corsa dei suoi impegni e di tutte le opportunità che offre, e tornano ad intrecciarsi qualche fine settimana nei viaggi di ritorno in macchina o nelle serate di aperitivo ai navigli o a corso Sempione o in qualche gita domenicale al museo. Vivere lontano da casa per tanto tempo fa inevitabilmente maturare dentro qualcosa, le esperienze e le sensazioni provate sono così soggettive e varie che non è possibile parlarne in modo asettico ed uniforme per rintracciare una tendenza generale. Pertanto a ognuno la sua voce. Cristina, 24 anni, studentessa. Partire è stata fin ora la scelta più difficile della mia vita, un salto nel vuoto. Ho sempre amato casa mia, la sua gente, la mia quotidianità, ho pensato sempre al mio futuro ad Umbertide. Poi un’interessante specialistica che aveva da offrirmi qualche possibilità lavorativa in più rispetto a Perugia e l’idea di provare almeno un’esperienza fuori porta mi hanno convinto. Ora vivo a Milano da più di due anni, mi sto per laureare in un corso di Editoria interno a quello di Filologia Moderna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e lavoro nella direzione di uno dei Collegi dell’Università stessa. Sono soddisfatta e amo quello che faccio; inoltre l’ambiente è stimolante, le attività culturali sono un fiume in piena e la città è un crocevia di nazionalità differenti; conoscere persone provenienti dalle diverse

VIVERE A MILANO. GIOVANI

parti d’Italia e del mondo mette alla prova le proprie sicurezze e costringe a pensare. Nuovi incontri hanno portato a legami forti di cui ora non saprei immaginarmi senza. Non ho avuto solo cose belle come alcuni hanno immaginato: è stato difficilissimo, faticoso, doloroso, a volte lo è ancora. Soprattutto perché la distanza mette a nudo i rapporti con le persone di una vita, e se trova debolezza li elimina. Sei inizialmente solo e per la prima volta ti trovi a costruire una tua esistenza dal nulla; questa situazione ti scava dentro, ti pone domande, ti costringe a conoscerti e darti risposte, a crescere. Ora mi sento più forte per i passi avanti fatti, perché so su chi contare sempre, a partire dalla mia famiglia, perché so cosa cerco. Quando torno a casa ciò che prima noto sono l’odore dell’aria e il verde che invade la vista e sento di ritrovare quello che sono nel più profondo. È una sensazione piacevole e nostalgica allo stesso tempo, come ritrovare qualcosa che ricordo meraviglioso ma che sento non appartenermi adesso. Come una maglia che resta stretta perché si è cresciuti. Penso al mio futuro e vedo bianco come un foglio da scrivere. Per ora sento di voler continuare a vivere a Milano perché vedo che posso costruire qualcosa, ma la possibilità di tornare in un futuro ad Umbertide o in Umbria in generale -sperando anche in una situazione lavorativa migliore- per dare il mio contributo e costruire la mia esistenza, resta dentro. Paolo, 33 anni, ingegnere elettronico Sono 3 anni che vivo qui a Milano, 3 settembre 2010. Data difficile perchè è il giorno del “taglio col passato”. Volenti o nolenti quando ci si trasferisce ci si “stacca” dalle amicizie coltivate quotidianamente, dalle attività, dalle passioni che si mettono nel cassetto per ritirarle fuori in situazioni più tranquille. E’ però anche il momento in cui si cresce: ci si mette davanti al mondo con le proprie forze a disposizione anche se fortunatamente con la tranquillità di chi ha una famiglia alle

spalle. Il motivo che mi ha spinto a trasferirmi a Milano è stato lavorativo. Avevo un lavoro come ingegnere elettronico pagato con un assegno di ricerca, senza malattie, ferie e contributi con rinnovo annuale (regione permettendo). Il lavoro che facevo era molto interessante ma non mi dava la stabilità neanche per prendere una casa in affitto. Così mi sono guardato attorno e ho colto l’occasione che mi si è presentata. Ora lavoro come consulente per una grossa società che si occupa di automotive. Il primo contratto propostomi è stato da subito un tempo indeterminato, con prospettive di crescita professionale (in seguito avvenute) e soprattutto con la possibilità di vivere senza mamma e papà che tirano fuori qualcosa dalle loro tasche. La grande differenza che ho trovato è stata però la diversità del rapporto datore di lavoro - lavoratore: qui io non sono solo “forza lavoro” ma “risorsa” da far crescere e specializzare. Questa differenza è secondo me dovuta al fatto che, mentre in terra natale il lavoro specializzato era davvero raro, qui è abbastanza diffuso e quindi si tende a proteggere e valorizzare una persona che genera profitto piuttosto che spremere a dovere «tanto dopo di te ce ne sono altri 100 che aspettano». Detto ciò non nascondo il desiderio riavvicinarmi agli affetti, alle attività e soprattutto alle tavole di casa mia ma aver fatto questa esperienza sicuramente mi ha aperto gli occhi su tante cose che prima non riuscivo a decifrare: stando lontani si capisce forse a cosa si è disposti a rinunciare e cosa invece non è sacrificabile nella propria vita... e si riaggiusta il tiro. Ilenia, 27 anni, art director junior Dopo la laurea in Tecnica Pubblicitaria, ho deciso di seguire la mia passione per la pubblicità e per l’organizzazione di eventi conseguendo nel 2009 un master a Roma. Per circa tre anni e mezzo ho lavorato, sempre a Roma, presso un’agenzia di produzioni video e organizzazione eventi, un lavoro molto dinamico e stimolante

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UMBERTIDESI NELLA GRANDE CITTÀ

che, assieme alla vita da “fuorisede”, mi ha fatto vivere una bellissima e ricchissima esperienza sia dal punto di vista professionale che umano. Carica di entusiasmo ho rifatto quindi le valigie e sono partita alla scoperta di Milano, dove da poco più di un anno lavoro come art director junior presso un’agenzia di comunicazione e marketing. La cosa che forse mi piace di più di Milano è il suo essere sempre in movimento, di Roma invece la sua capacità di non farti sentire mai un ospite, di Umbertide sicuramente l’affetto sincero della famiglia e degli amici. Legami veri e profondi che ti fanno affrontare in maniera più leggera gli 800 km per tornare a casa! Chiara, 24 anni, infermiera La mia avventura è cominciata circa due anni fa, quando dopo una lunga serie di prove e concorsi, ad un anno circa dalla laurea in infermieristica, venni assunta di ruolo nell’Azienda ospedaliera di Desio e Vimercate in provincia di Monza e Brianza. All’inizio devo ammettere che è stata dura: ripartire da capo non solo con il lavoro, ma anche con le persone, la città e i suoi ritmi … poi con il passare del tempo le cose hanno assunto una prospettiva nuova, e ora sono soddisfatta di quello che faccio e soprattutto guardandomi intorno mi sen-

to fortunata ad avere un lavoro, per di più che amo e mi gratifica. Certo La lontananza si fa sentire, tornare ad Umbertide per le ferie è ogni volta una gioia e una riscoperta e come succede per le persone, così anche per i luoghi, quando si è lontani si riesce meglio ad apprezzare e valorizzare gli aspetti positivi, che invece altrimenti nella quotidianità rischiano di passare inosservati o addirittura scontati. La speranza che ho nel cuore è quella , ovviamente, di poter tornare un giorno nella mia Itaca soddisfatta e felice del viaggio che, non senza ostacoli, ho deciso di intraprendere, ma che sicuramente ha contribuito a farmi crescere e diventare ciò che sono adesso! Giacomo, 26 anni, consulente pedagogico Sono partito da Umbertide per continuare i miei studi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, specializzandomi in Consulenza pedagogica per la Disabilità e Marginalità. Sono partito con la speranza di crescere, provarmi e continuare a scoprirmi, portando certamente la possibilità di restare qua, o almeno di provare. Ho maturato naturalmente la scelta di rimanere a Milano: non ci sono state motivazioni precise, certo sicuramente degli stimoli, come le possibilità lavorative e soprattutto le nuove relazioni amicali

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Inchiesta e non, costruite saldamente. Nulla però è bastato da poterlo identificare come il motivo, se non una volontà intrinseca di stare. Ora vivo a Saronno e lavoro a Milano per una cooperativa sociale e mi occupo di persone con disabilità, con progetti volti all’autonomia e alla gestione del tempo e delle risorse che ognuno di loro, di noi, porta con sé. Pensare a casa mi rende felice, pensare che il posto da cui sono partito è lì, sempre e comunque, con tutti gli affetti e le persone che amo mi dà la sicurezza per restare. Non tornerò a casa, anche se di definitivo nella vita c’è poco, soprattutto se devo guardare così lontano nel futuro, però so che la mia esistenza è qua, nella mia scelta, nella mia nuova casa in affitto, nel mio lavoro, nelle persone che ho incontrato e sto continuando a incontrare … e mi piace definire Umbertide come la mia Itaca, rubando le parole a Kostantinos Kavafis “ Itaca t’ha donato il bel viaggio. Senza di lei non ti mettevi in via. Nulla ha da darti più. E se la trovi povera, Itaca non t’ha illuso. Reduce così saggio, così esperto, avrai capito che vuol dire un’Itaca.” Cristina Caponeri

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IL GENERALE SCUCCHIA E LA SORA PEPPA: SECONDO TEMPO

diventata una piacevole consuetudine subire i rimproveri di chi mi addebita di aver tralasciato aneddoti sui personaggi notevoli di Fratta. Mi sdebito con loro, raccontandoli volentieri ai lettori.

IL GENERALE SCUCCHIA Solo una volta è stato visto cimentarsi al pietriccio a vagliare la rena; di norma, preferiva come sede abituale l’osteria di Via Spunta. Quando si avventurava per strada, sorretto sulle lunghe gambe storte dal bastone, era ineludibilmente investito dalle prese in giro degli scugnizzi. “Gene-ra-le! Va a letto!”. Invariabile era la risposta (ripulita da chi scrive): “Portime la tu’ sorella, fiolo de ‘sta bona donna, che te la cucino io!”. Seguiva l’immancabile esortazione ad andare al paese oggi vagheggiato da Grillo. In tempo di oscuramento aveva provocatoriamente messo una candela accesa sul davanzale della finestra. Immantinente la milizia, precipitatasi a casa sua, bussò al portone. “Chi è?” , lui rispose. “E’ la forza, aprite!”, risposero i militari. “Alora, se séte la forza, aprite da vo’!”, ribatté con ironia, senza turbarsi. Non è dato sapere se il depositario della battuta sia lui o Eligio Mischianti, che l’ha usata in una situazione analoga. A noi basti sapere che quel tipo di provocazione andava di moda, a testimonianza dell’atavica disinvoltura della nostra stirpe nel rispettare la legge! LA SORA PEPPA DELLA BUCCIOTTA Si era conquistata il titolo “ Sora”, perché era meno povera degli altri e poteva vantare due figli benestanti, di cui uno ammiraglio di marina. La Sora Peppa era in confidenza con l’Elena,l’addetta alla chiusura dei cancel-

li del passaggio a livello del ponte della Regghia, proprio adiacente a casa della signora. Ogni anno, per San Giuseppe, le consegnava un mazzo di fiori con la richiesta di farseli riportare a casa, la mattina della festa del Santo, da Brizio – il figlio più grande dell’Elena – con tanti sinceri auguri di buon compleanno. Un rapporto meno idilliaco intratteneva con l’altro figlio – Guerriero – che aveva il torto di aver scelto il marciapiede sotto le finestre della Sora Peppa, come pista per spingere con la manarola il cerchione di bicicletta, i cui sobbalzi sulle pietre sconnesse scatenavano un frastuono indicibile. Sfortuna volle che Guerriero ebbe l’incarico di consegnarle la bomboniera per lo sposalizio di Toni, lo stagnino, con la Dina. Il fatto sta che il messo non fu accolto proprio con il tappeto rosso dalla destinataria dell’omaggio, con il risultato che i confetti glieli tirò dalla strada dentro la finestra. Nella puntata precedente abbiamo apprezzato la premurosa abitudine della Sora Peppa di succhiare le caramelle per offrirle, prima di incartarle di nuovo, agli ignari bambini golosi. Avevamo immaginato che la prassi fosse motivata dalla preoccupazione di verificare come cavia la bontà e la salubrità di quelle ghiottonerie: non era il massimo dell’igiene, ma in fondo i pargoletti non rischiavano nulla, se non qualche difficoltà nello scartare le chicche appiccicose. Un’altra risparmiosa consuetudine della signora ha portato alla spiegazione del suo comportamento: infatti persone informate dei fatti giurano che lei non lavasse i piatti, ma li pulisse con la lingua, perché – sosteneva – tul fondo c’armane’il più bono! Nonostante la sua lingua fosse così impegnata a leccare caramelle e piatti, trovava il tempo e la

forza per non sfigurare neanche a chiacchiere, che a Santa Croce non mancavano, soprattutto quelle declamate fra dirimpettai. Sono proverbiali le discussioni fra la Sora Peppa, in finestra, e Pichichiochio, sull’uscio della bottega di falegname. All’apice di assordanti dispute, interveniva come arbitro il merlo di Riccardo che, aizzato da Toni, gorgheggiava“ Fufu- fì - foooo!”. Quel fischio quadrisillabo ammonitore, valendo sia per “So - ra - pè - ppa!” che per “Pi - chi - chiò - chio!”, concludeva la dibattito con un pareggio: e ritornava momentaneamente la quiete! Conoscendone la proverbiale parsimonia, Carlo Pucci non poteva restare inerte di fronte alla gallina appesa al fresco, dietro le ante socchiuse della persiana al primo piano della saletta della Sora Peppa. Nottetempo, con l’aiuto di una scala, Carlo sfilò l’intirizzito pallido bipede da quel naturale precursore del frigorifero. È facile immaginare lo scoccodare della padrona depredata, quando si accorse che la gallina, seppure spennata, era volata via. La gente, appostata dietro le persiane poco aduse alla frequentazione di polli, commentò sommessamente divertita. Andò a finire che la gallina, in uno slancio di prodigalità di Carlo & C., fu distribuita al vicinato in pezzetti necessariamente microscopici, ma coniugati con tanta torta bianca. Una parte meno scarsa fu offerta anche alla Sora Peppa, la quale, se avesse conosciuto il retroscena, avrebbe non solo leccato il piatto, ma l’avrebbe sgranocchiato dalla rabbia. C’è chi sostiene che è da quel momento che la ricetta è detta “gallina all’arrabbiata”. Mario Tosti

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ta del suolo. Questo almeno è quello che è avvenuto in passato sulle cave anche del nostro territorio. In casi eccezionali - prosegue il dott. Natale - può essere drenata pure l’acqua di falda in modo irreparabile, perché avviene un cambio totale del gradiente idraulico. Altri problemi possono essere rappresentati dalle polveri sollevate dalle attività di cantiere, dai rumori o la stessa sicurezza dei lavoratori, la distruzione o modifica dell’habitat di specie animali, la distruzione di emergenze archeologiche importanti per l’attività turistica e così via. Nell’ambito ambientale/paesaggistico, quindi, possiamo dire che in fase di progetto devono essere intraprese delle indagini geologiche, geomorfologiche, strutturali ed ecologiche affinché il vulnus sia il minore possibile». A riguardo della lavorazione effettuata negli anni passati sulle nostre cave di montagna, il geologo ha affermato che: «Nel caso del nostro monte Acuto, dal punto di vista paesaggistico vi è un impatto enorme e quindi potevano essere adoperate varie tecniche di mitigazione che oggi sono sempre più sofisticate, come ad

esempio adottare una struttura a gradoni, facendo partire dall’alto con lo scavo e approfondire mediante una “quinta di mascheramento”, ovvero una zona che non fa vedere il cantiere. Passando ai modi di riconversione può essere usato l’ambientamento per lotti successivi, dove si deve procedere allo scavo del nuovo lotto riambientando il lotto precedente. Un altro grande impatto per l’ambiente è dato dalle “piste di arroccamento” per i mezzi di cantiere che sono molto grandi. Per evitare ciò - conclude Natale - possono essere adoperate delle tecniche particolari per effettuare il trasporto dei materiali ricavati dal giacimento in tunnel». Per quanto riguarda le concessioni, il dott. Natale ci informa che: «esse sono stabilite dal Piano Regionale della cave, che prevede i quantitativi di materiale che possono essere estratti, le tipologie, i metodi e le forme di rinnovo delle concessioni». In merito alla proposta inserita nell’ampliamento dell’area SIC, secondo la quale le cave dismesse diverrebbero un luogo di studio, il geologo ha dichiarato: « Dopo che un “addetto ai lavori” le ha fotografa-

te, filmate, raccolto materiali per le analisi in laboratorio nei vari strati, e ricavato tutte le informazioni utili sarebbe più opportuno un utilizzo diverso, ad esempio il riempimento della cavità con terre e rocce naturali (non contaminate) risultanti dai vari cantieri edili o stradali della zona, tra l’altro previste per legge. Per l’uso didattico, nel nostro territorio,- prosegue Natale- le aree disponibili al di fuori delle aree di cava sono molte e a costo zero, mentre attrezzare un’area di cava è sempre molto costoso ad esempio per il rischio di caduta massi o per altri problemi ». Infine, ritornando sul discorso della riconversione, il dott. Natale sostiene che: «Le opportunità sono offerte qualche volta dalla stessa natura e dal tempo, come ad esempio la cava di Vocabolo Montacuto, che in parte ha mitigato il suo impatto visivo negli anni anche grazie al colore scuro della roccia».

Gentile Redazione, buongiorno. Vorrei mandare alcune mie riflessioni, spero condivise da cittadini non solo residenti in campagna, sul movimento dei camion di immondizia che da Perugia transitano per Umbertide-Polgeto, alcuni addirittura anche per Niccone risalendo poi per Lisciano, per raggiungere la discarica di Borgo Giglione. I camion, uscendo dalla superstrada ad Umbertide/Gubbio, attraversano tutta via Garibaldi. Passano quindi per il centro cittadino con negozi ancora aperti e all’uscita dei bambini della scuola elementare. Il passaggio avviene infatti da metà mattinata in avanti, raggiungendo le punte più frequenti durante l’ora del pranzo.Alcune domande nascono spontaneamente.

Perchè non passare in ore meno centrali? La puzza è rivoltante e insostenibile. Perchè è stato scelto questo tragitto? Sarebbe interessante sapere quanto viene a costare a tutti noi contribuenti. Le poche proteste che sono state rivolte alle autorità sono rimaste, almeno al momento, inascolate. I Vigili Urbani fanno dei controlli, trovando, chiaramente, tutti i documenti di trasporto in piena regola: e come potrebbe un’azienda come la Gesenu rischiare la non regolarità dei documenti di trasporto? Leggo la vostra rivista e mi sembra (sottolineo l’affermazione perché potrebbe essermi sfuggito qualcosa), che nessun articolo sia uscito al riguardo. Mi pare ridicolo che la nostra Amministrazione da una parte vanti, giusta-

mente, su riviste specializzate quali “Ville e Casali” la bellezza, la tranquillità, l’unicità di aree come laValle del Niccone, Polgeto, Montone, Preggio, elencando nomi di celebrità, di artisti, di importanti finanzieri che hanno investito milioni di euro nell’acquisto e nella ristrutturazione di case, per poi lasciar passare in quelle stesse zone di pregio camion di immondizia che rigettano l’essere umano all’inferno! Risolvere il problema dei rifiuti è questione da affrontare in altro ambito. Riuscire a gestire il flusso, inevitabile, dei mezzi che li trasportano sarebbe già un segno di intelligenza.

Alessandro Minestrini

Lettera firmata


Il Pungolo Questo mese, senza alcun commento, vogliamo far conoscere ai nostri lettori questa poesia perché….è bella e fa pensare. PIETÀ PER LA NAZIONE di L.Ferlinghetti Pietà per la nazione i cui uomini sono pecore E i cui pastori sono guide cattive Pietà per la nazione i cui leader sono bugiardi I cui saggi sono messi a tacere E i cui fanatici infestano le onde radio Pietà per la nazione che non alza la

PIETÀ PER LA NAZIONE propria voce Tranne che per lodare i conquistatori e acclamare i violenti come eroi E che aspira a comandare il mondo Con la forza e la tortura Pietà per la nazione che non conosce Nessun’altra lingua se non la propria Nessun’altra cultura se non la propria Pietà per la nazione il cui fiato è denaro E che dorme il sonno di quelli con la pancia troppo piena Pietà per la nazione Oh pietà per gli uomini Che permettono che i propri diritti vengano erosi

e le proprie libertà spazzate via Patria mia, lacrime di te Dolce terra di libertà! Lawrence Ferlinghetti è poeta e artista americano di origini italiane nato nel 1919. Ha scritto questa poesia nel 2007 in occasione del 50nario del libro "On the Road" di Kerouac, uno dei più rappresentativi della beat generation, ispirandosi ad un testo del poeta Khalil Gibran, libanese, morto nel 1931. (Tratto da: Giada Diano: 50 poesie di Lawrence Ferlinghetti, 50 immagini di Armando Milani Editrice Gam Brescia, 2010.) Alvaro Gragnoli

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Mensile gratuito di informazione - Autorizzazione del Tribunale di Perugia n. 27 del 01/10/2008 - Direttore responsabile Giovanni Codovini - Stampa Digital Editor S.r.l.

CALCIO ED IMPIANTI: rimettiamo le cose a posto Per il terzo anno il movimento calcistico di Umbertide deve fare a meno di un impianto fondamentale come quello di via Cesare Battisti (il vecchio e caro USU), con pesanti ripercussioni sulle attività agonistiche e soprattutto di allenamento, ed un sovraccarico degli altri impianti (pubblici), che ne determina, insieme ad uno scarso investimento sulla manutenzione straordinaria, un rapido e profondo deterioramento (in particolare per lo storico Città di Torino). L’USU, unico impianto “regolare” in terra battuta e dotato di illuminazione, rappresentava un polmone fondamentale per il calcio giovanile, amatoriale e per società che partecipano a campionati FIGC, come Pitulum e Monteacuto. Dunque uno spazio vivo e funzionale (nonostante la carenza dei quattro

spogliatoi), ingabbiato dai lavori di valorizzazione dell’area, che prevedono, tra l’altro, un recupero della struttura ex tabacchi (si è deciso l’utilizzo?) e la ristrutturazione dell’impianto stesso con tanto di manto in erba sintetica (ci auguriamo di nuova generazione, visto che le misure non ne consentiranno un utilizzo illimitato). Andando oltre le buone intenzioni del progetto, ciò che poi è mancata è stata da una parte una adeguata programmazione degli interventi, nei tempi e nelle modalità operative, dall’altra la contestuale valutazione degli aspetti che riguardano la gestione delle strutture. La programmazione dei tempi di realizzazione di un progetto non è elemento secondario all’intervento stesso. Una cosa che si può fare in sei mesi non può rimanere incompiuta dopo quasi tre

anni. Eventuali difficoltà finanziarie o tecniche di norma si risolvono prevedendo stralci funzionali (ad esempio, nel caso specifico, un ingresso dalla parte libera dai lavori ed una diversa tempistica nella realizzazione che garantisca efficacia e sicurezze). Siccome non dubitiamo della capacità e della buona volontà dei tecnici, il problema si pone probabilmente al livello di gestione politico – amministrativa del complessivo progetto. Certo è invece il fatto che le conseguenze le pagano i cittadini utenti. La modalità di gestione “privatizzata” dell’impianto, peraltro necessitata anche dal punto di vista normativo, comporta invece un ragionamento più complessivo che avrebbe dovuto anticipare la fase dei (tentati) bandi di affidamento, e che invece ancora non si è fatto. Questa modalità infatti comporterà un approccio nuovo e diverso dell’attività calcistica con l’impiantistica: ciò che fino ad ora è stato gratuito sarà necessariamente a pagamento. E fino a qui si può comprendere. Ma il fatto stesso deve comportare un ripensamento complessivo sicuramente nella gestione degli impianti adibiti al calcio, più opportunamente di tutti gli impianti (cittadella dello sport), definendo criteri che possano garantire economicità, accessibilità, funzionalità, pari opportunità. Insomma. Rimettiamo le cose in fila. Se ne può parlare? Stefano Conti


NOEMI POLIMANTI: grinta e potenza nel Volley Molto cordiale e solare fuori dal campo, sfodera grinta e potenza quando piazza i suoi colpi, che in più di una circostanza si rivelano decisivi. È questa Noemi Polimanti, la 24enne schiacciatrice che al momento garantisce la giusta pericolosità del San Giustino Volley sugli attacchi alla banda. Proviene dall’Umbertide e conosce bene la Serie C regionale; fino a questo momento, si sta rivelando uno fra gli acquisti più azzeccati della società bian-

cazzurra e nell’analizzare il 3-1 rifilato sabato scorso alla Vis Fiamenga Foligno non ha dubbi: “È stata la vittoria del carattere, dopo che nei primi due set non eravamo andate bene – afferma la Polimanti – ed è stata anche la dimostrazione del fatto che fra di noi regna la giusta sintonia”. Tu stessa ti sei come all’improvviso “scatenata” nel terzo set, mettendo a segno 10 punti. A cosa è dovuta questa metamorfosi personale? “Non ero in partita: avevo subito tre murate, ma ho capito che dovevo tranquillizzarmi e allora ho reagito nella maniera migliore, grazie anche alla palleggiatrice che mi ha dato fiducia, impostando su di me palloni che poi ho trasformato in punti. L’attacco ha così iniziato a funzionare e in ricezione è stato prezioso l’apporto della Rosi”. A proposito, sia quest’ultima che la Ottaviani non sono meglio della condizione sotto l’aspetto fisico, per cui dipende principalmente dalle tue prestazioni l’attuale consistenza della squadra sugli attacchi a lato. Ti sei calata in questo ruolo, consapevole delle responsabilità che ti devi assumere? “Certamente! È chiaro che saremo ancor più competitive quando la Ottaviani e la Rosi torneranno sui loro

standard. Per quello che mi riguarda, ritengo che le circostanze contingenti siano l’opportunità giusta per farmi maturare a livello di esperienza e quindi per crescere sotto ogni profilo”. Archiviate positivamente le due gare interne consecutive e con i galloni di prime della classe a punteggio pieno, domenica prossima sarete di scena ad Acquasparta. Già la Vis Fiamenga vi ha messo alla prova, ma questo è da considerare un test ancora più difficile? “Credo proprio di sì. L’Acquasparta è di per sè una bella squadra, che sul proprio campo diventa ulteriormente temibile, per cui domenica verificheremo sul serio il carattere della nostra squadra”. da www.primopianonotizie.com


SIMONE ANTONELLI: campione di Field Target

Sabato 19 Ottobre

Domenica 20 Ottobre

Ore 13.30 - 14.30 peso Qualificazioni Coppa Italia regione Umbria

Trofeo Giovani Campioni

Il field target (lett. "bersaglio da campo") è una simulazione di caccia con armi ad aria compressa nata nel Regno Unito nei primi anni '80. Le manifestazioni o incontri si svolgono all'aperto ed in un contesto paesaggistico il più naturale e "selvaggio" pos(6ºdan) sibile. In seguito tale disciplina si è espansa anche negli USA ed in Unione Europea, in particolare Germania e Polonia. Nelle gare vengono adottate differenti categorie in funa, Jun,zione Se)oltre che della tipologia di arma anche della potenza espressa, superiore o inferiore a 7,5 J. Sabato 5 e domenica 6 ottobre si è svolta a Lugnano la finale del campionato italiano e la finale di Coppa Italia, presso l'ex campo di tiro a volo "L'archibugio". Ed è proprio qui che, dopo una intera stagioSquadre invitate: Germania, Polonia, Fiamme Azzurre, ne passata in giro per l'Italia a gareggiare, nella due giorniFiamme della finale si èRappresentativa classificato Oro, Italiana Uisp, Judo Club secondo in Coppia Italia l'umbertidese SiCamerano, Ayumi Ashi Roma, Accademia Torino, mone Antonelli. Non solo. Alessio Regionale ha sbaRappresentativa Umbra. ragliato gli avversari conquistando anche Nel torneo, salvo approvazione del comitato orgail primo posto nel campionato di categonizzatore è possibile l'inserimento di altre squadre. ria pcp depo 7,5j. Un ottimo risultato che (Squadra tipo:66kg, 73kg, 81kg, 90kg,+90kg). migliora di molto il sesto posto ottenuto lo scorso anno nella finale di Fontechiari. Eva Giacchè

ale nes

Ore 15 inizio qualificazioni

Ore 8-9 peso categorie ragazzi e EsA

Ore 15.30-16.30 peso Memorial Silvano Diarena (1kg di tolleranza)

Ore9-10 peso categoria EsB

Ore 17 inizio

Ore 11-12 peso categoria Cadetti

Memorial Silvano Diarena

(3 aree di combattimento, categorie federali, m 250 iscritti per fascia d'età, quota iscrizione 10 eu

PREMIO SPECIALE in memoria di Lucio Brachelente

La squadra più numerosa si aggiudicherà il premio

MEMORIAL SILVANO DIARENA 2013 Ayumi Ashi Roma: questo il vincitore del prestigioso Memorial Silvano Diarena ad Umbertide, che si è imposta propria sui padroni di casa del Kodokan Fratta. Il quadrangolare dedicato alla memoria del mai dimenticato Silvano Diarena è per Umbertide e per lo sport italiano un riferimento fondamentale. È una vera palestra per giovani che crescono, così come ha insegnato Silvano Diarena.

Si pensi al bellissimo e appassionante incontro per la vittoria finale tra il giovane umbertidese Nicola Becchetti (atleta della nazionale italiana in forza al KdK Fratta, che si gioca un posto per le future Olimpiadi)) e Simone Tamanti (del gruppo sportivo Fiamme Azzurre). Inoltre si pensi al bellissimo punto conquistato dal diciottenne Francesco Caponeri contro il fortissimo Judo Club Camerano.


SPECIALE NATALE 2013

PAGAMENTI PERSONALIZZATI E A TASSO ZERO

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