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Spreco alimentare pag

Un fenomeno evitabile e da evitare Spreco alimentare

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Il problema dello spreco alimentare non è una cosa a sé, ma purtroppo dà vita a molte altre problematiche che sommate potrebbero esseri difficili da sostenere. Grazie alle parole dello chef Peppe Zullo, cercheremo insieme di conoscere dei piccoli accorgimenti per fare la nostra parte all'interno del mondo alimentare.

Sara Menetto, V E

numeri dello spreco di cibo nel nostro paese sfiorano ad oggi cifre impressionanti: i dati 2019 sullo spreco alimentare in Italia denunciano che questo equivale a 15.034.347.348 € (quasi 1 punto del PIL capite per un valore di 3, 75 euro pro capite settimanali. Ma perché gli italiani sprecano così tanto cibo? I motivi sono tra i più banali: cibo scaduto (per il 63%) ed eccessivo acquisto di prodotti alimentari (per il 58%). A fronte di questo

nazionale): 12 miliardi del cibo già prodotto e gettato, più gli oltre 3 miliardi per lo spreco di filiera e distribuzione. Il cibo buttato pesa 700,7 grammi pro mea culpa, 6 italiani su 10 confidano nella capacità della scuola di sensibilizzare i giovani. (I dati forniti fanno parte della campagna di

sensibilizzazione “Spreco Zero” lanciata nel 2010). Un’infografica tratta dal report Waste Watcher: il risultato di un sondaggio sullo spreco di cibo. Un’infografica tratta dal report Waste Watcher: da un sondaggio, le possibili soluzioni allo spreco di cibo proposte dalle persone coinvolte. Sì perché fare notizia, parlarne, non è abbastanza: le persone sono molto più sensibili, però non si riesce a far cambiare i comportamenti. Anche se gli italiani che cercano di evitare lo spreco, non solo inventando nuove ricette per utilizzare scarti e avanzi, ma anche congelando gli alimenti e acquistando solo quello che serve davvero sono molti, queste buone abitudini non bastano. In questo modo, almeno finora, non ha infatti portato a risparmi significativi. Proprio nell’anno in cui la consapevolezza della fragilità del pianeta è diventata un fenomeno globale, anche grazie al movimento Fridays For Future e alla leader svedese Greta Thunberg, gli italiani stanno iniziando a prendere coscienza dell’enorme quantità di cibo che viene gettata nella spazzatura ogni settimana. Dei consigli che posso dare? • preparare una lista della spesa prima di andare al supermercato; • congelare i cibi che non si mangeranno a breve; • prestare più attenzione a non cucinare più del necessario; • tenere sotto controllo le scadenze, sistemando in maniera più efficace gli alimenti in frigo e nella dispensa; • riutilizzare avanzi e scarti dei pasti. Una maggiore organizzazione, dunque, può fare la differenza, ma fortunatamente la tecnologia viene in soccorso. Ho da poco scoperto un’applicazione che si pone l’obiettivo di ridurre lo spreco alimentare:

Too Good To Go. L’utente che si registra, seleziona il ristorante e acquista la “Magic Box”. Al suo interno, trova ciò che non è stato venduto quel giorno, ad un prezzo circa tre volte inferiore. Poi oltre allo spreco di cibo, si riduce anche lo spreco di anidride carbonica. Infatti,

secondo i calcoli di Too Good To Go sulla base dei dati EPA United States Environmental Protection Agency, ogni Magix Box acquistata risparmia il pianeta dall’emissione di 2,5 kg di CO2. Ci sono oltre 7500 negozi che combattono insieme gli sprechi alimentari, salvando oltre 1.300.000 pasti! È stato inoltre calcolato che dal momento in cui un ristorante aderisce a questa iniziativa, aumenta la sua visibilità, essendo oltre 2.000.000 gli utenti in Italia. In media, 3 su 4 diventano i suoi clienti abituali! Io stessa l’ho provata e devo dire che funziona molto bene, anche localmente. Ora torniamo però all’ultimo punto della lista dei consigli: il riutilizzo di avanzi e scarti dei pasti. A proposito di spreco del cibo nella ristorazione, un esempio di

ristorante virtuoso è sicuramente quello di Peppe Zullo, in Daunia, in provincia di Foggia in Puglia. Lo conoscete? Vale il viaggio! Secondo Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, è un “cuoco-contadino che ha saputo restituire alla sua terra l’orgoglio che merita”. La sua è una cucina - ne sono io stessa testimone - che riesce a valorizzare la tradizione mediterranea e il cibo come elemento della felicità, un vero e proprio ambasciatore della cultura della

gastronomia pugliese, con la sua approfondita conoscenza del mestiere, del territorio e delle materie prime. Così ho avuto l’occasione è la fortuna di intervistarlo.

Lei da chef, cosa ne pensa di questo tema dello spreco alimentare nella ristorazione? Come lo affronta nella sua azienda?

Noi su questo tema ci lavoriamo già da anni, non per niente abbiamo anche ricevuto un premio Unesco. Siamo stati premiati con questo riconoscimento per la nostra attenzione allo spreco alimentare e non solo. Ogni anno con il club Unesco di Foligno e della valle di Clitugno partecipiamo a un progetto, “La fabbrica del paesaggio”, riservato ai luoghi in cui c’è una particolare attenzione all’ambiente, un uso di energia a basso impatto ambientale e così via. Il discorso nostro è legato fondamentalmente alla filiera enogastronomica a chilometro zero, comprendente l’orto di circa 20.000 mq, in cui coltivo di tutto e di più, il bosco, la frutta, ma soprattutto gli animali. Oche, faraone, galline, conigli, pecore e il maiale nero della Daunia, diamo agli animali alimenti sani per la loro nutrizione e anche gli scarti della cucina, al fine di evitare di buttare via il cibo destinato al cassonetto. In tal modo questi animali, che sono un grande equilibrio della natura, mangiano bene,

stanno bene e… noi stiamo meglio di loro! Il mio scopo è principalmente quello di far capire che è possibile una filiera completa, il che è una cosa molto importante. Al fine di ridurre lo spreco alimentare, che inevitabilmente purtroppo la ristorazione porta, il lavoro che noi facciamo normalmente è quello di raccogliere inoltre tutto il cibo edule commestibile, il cosiddetto umido che molte volte viene buttato, e usarlo per fare dei compost, che ci servono poi per fare il concime organico. In più di norma nel limite del possibile diamo gli avanzi alle persone bisognose. Infatti c’è questa idea di sostenibilità, di portare il cibo nei conventi, nelle carceri e così via, ma noi avendo la campagna, avendo gli animali, evitiamo lo spreco non buttando il cibo edule commestibile, bensì dandolo agli animali in modo che si alimentino bene.” Come avete potuto osservare, è importante che ognuno di noi metta in atto qualche piccolo accorgimento, anche minimo, che però può fare la differenza! E voi, che consigli mi dareste?