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Cappuccetto rosso 2.0 pag

Una fiaba per combattere stereotipi dannosi Cappuccetto Rosso 2.0

Gli stereotipi possono essere abbattuti in molteplici modi: una maestra di Firenze, ad esempio, ha proposto ai suoi bambini una fiaba di Cappuccetto Rosso “ rivista ” , destando non poche critiche.

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Anna Agnello e Gloria De Gasperi, VG

Va presa a bastonate"; "Da ergastolo". Questi sono solo alcuni dei commenti scritti a proposito di una maestra elementare, la quale aveva sottoposto i suoi alunni a un curioso laboratorio. La vicenda si è svolta a Firenze a metà di questo novembre; il fatto è diventato notizia qualche giorno dopo. L’insegnante in questione, dopo aver ricevuto il consenso dei genitori, procedette con l’illustrare ai suoi alunni un racconto davvero particolare. Si trattava, infatti, di una fiaba, in questo caso quella di Cappuccetto Rosso, alla quale era stata apportata un’insolita modifica: lo scambio di ruoli tra i personaggi maschili e quelli femminili. Dunque la misero in scena: alle bambine venne affidato il ruolo del lupo, e ai bambini quello della protagonista. Questo laboratorio era uno dei tanti progetti de Le Chiavi Della Città, associazione di Firenze che propone attività di educazione civica per le scuole. L'iniziativa di questa maestra, in particolare, aveva come scopo quello di far prendere coscienza ai bambini degli stereotipi di genere e imparare a superarli. Ma la bufera si scatenò solo in seguito a un articolo pubblicato su La Nazione, “Ai maschi i ruoli femminili”, ed diventò una questione politica. Una madre si era esplicitamente dichiarata contro il progetto e aveva esonerato la figlia dalla partecipazione alla lezione. Poiché la notizia si era diffusa anche su Internet, molti utenti ebbero l’occasione per dire la propria: ci furono coloro che, come riportato sopra, espressero il loro parere contrario alla docente, minacciando la maestra e dichiarando che l’idea da lei promossa non doveva essere sottoposta all’attenzione di bambini così piccoli. Definirono inoltre la lezione della maestra un modo per mettere confusione nella testa dei bambini, i quali “vedono distrutta la loro identità sessuale” come dice il senatore Simone Pillon. Alessandra

Nardini, assessora alla scuola, formazione e politiche di genere, dichiara: “E’ una vicenda che dimostra quanto sia difficile superare gli stereotipi e quanto il lavorare per questo susciti ancora paure e pregiudizi. Credo, invece, che sia assolutamente necessario continuare e potenziare l'impegno culturale in tale direzione, un impegno che parta proprio dalle giovani generazioni affinché possano essere educate e possano impegnarsi a realizzare una effettiva parità tra donne e uomini, la cui mancanza si traduce in disuguaglianze, discriminazioni, se non addirittura violenze. Per questo voglio esprimere la mia vicinanza e il mio sostegno all'insegnante”. Prosegue poi dicendo che è confortante il fatto che la netta maggioranza delle famiglie si sia esplicitamente schierata dalla parte della maestra. Inoltre, afferma che è importante il contributo che la scuola può dare per educare al rispetto reciproco e al combattere stereotipi culturali dannosi, che colpiscono negativamente moltissime vite, limitandone i diritti e la dignità. Questo è ciò che pensano gli adulti. Ma i bambini? Non ci è dato saperlo, ma siamo abbastanza sicure che abbiano preso l’attività dell’insegnante come è giusto che sia svolta, cioè come un gioco. I bambini sono sicuramente gli ultimi che si fanno problemi. Questa vicenda evidenzia quanto sia difficile nella nostra società accettare i cambiamenti e quanto ci sia ancora da lavorare per sradicare dalla credenza popolare ruoli predefiniti tra i sessi, che hanno accompagnato il genere umano per moltissimo tempo. Ciò che si può fare per evitare che la disinformazione sopravvenga è imparare a vivere in una società basata sul rispetto del diverso e del nuovo, talvolta anche con l’aiuto di una fiaba un po’ diversa dal solito!