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I dimenticati del futuro pag

“Noi studenti esistiamo ancora, la Scuola forse non più” I dimenticati del futuro

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Ormai da marzo, gli studenti delle superiori si trovano ad affrontare una situazione emergenziale, tamponata dalla DAD, che li getta in una condizione di incertezza e precarietà: esistono soluzioni a questo problema?

Rapposelli Lucia, IIIF

l 17/11, Giornata Internazionale dello Studente, in una trentina di ragazzi coordinati dal sindacato studentesco Rete degli Studenti Medi, ci siamo trovati a seguire le lezioni online davanti all'entrata del Liceo Fermi. Seduti per terra, dove, come ci ha gentilmente ricordato una passante, "fanno pipì i cani", abbiamo tenuto le mascherine sul viso per ore e, nonostante costanti problemi di connessione, lo ricorderemo come uno dei giorni più belli e significativi di questi ultimi mesi. Eravamo lì, e ci torneremo ancora, per ricordare ai cittadini, alle istituzioni e al Governo che esistiamo. Noi studenti esistiamo ancora, la Scuola forse non più. Eravamo lì per ricordarlo anche a noi stessi. Per non rischiare di credere che sia questa la normalità, che sia questo il giusto modo di "fare scuola". Attraverso uno schermo non può esserci vero dialogo. La distanza che si crea con i professori, ma anche tra gli studenti stessi, non è solo fisica, è anche sociale. Il concetto di classe scolastica non esiste più, la Scuola come spazio di condivisione non esiste più. Ogni mattina noi studenti ci riunivamo in un luogo altro, in cui potersi sentire a casa, ma allo stesso tempo abbastanza estraneo all'ambiente familiare da permetterci di svolgere il nostro lavoro. Una vera e propria finestra sul mondo, uno spaccato di realtà dove poter crescere attraverso non solo l'istruzione, ma anche e soprattutto attraverso il confronto con gli altri. Non dobbiamo dimenticare che il ruolo della scuola non è solo quello di istruire, trasmettere nozioni da imparare meccanicamente a memoria, ma è primariamente quello di educare alla vita. E come può educare attraverso un monitor, mentre ognuno è rinchiuso nel proprio ambiente casalingo, qualche volta troppo stretto? Tanto più che spesso non ci si può che collegare dalla propria stanza da letto che così smette di essere

un rifugio e un luogo di riposo privato, ma diventa allo stesso tempo anche il "luogo di lavoro" esposto in pubblico. Per non parlare della serie infinita di problemi pratici che la DAD porta con sé: la connessione talvolta poco stabile, le innumerevoli ore che siamo costretti a trascorrere davanti a un computer, la presenza dei familiari che vivono i nostri stessi spazi, la ancora più evidente spersonalizzazione del percorso scolastico, la frontalità delle lezioni ecc...tutti questi fattori uniti insieme rischiano di provocare un grave impatto sulla salute psicofisica dei ragazzi. Manca il contatto umano, il contributo relazionale che la scuola ci forniva non era affatto indifferente. Siamo posti da mesi in una condizione di costante incertezza e precarietà, non sappiamo quando potremo tornare nelle aule, non sappiamo come dobbiamo porci rispetto all'alternanza scuola-lavoro, non sappiamo come sarà impostato l'esame di maturità. In questo equilibrio precario sembra impossibile una qualsiasi propensione alla progettualità. Il tasso di abbandono scolastico è cresciuto esponenzialmente nell'ultimo periodo e certo non si può dire che questo tipo di didattica a distanza appiani le disparità economiche e sociali presenti, anzi al contrario si può forse dire che le accentua. Nonostante tutte queste criticità alcuni studenti preferiscono la DAD alla didattica in presenza. Tale fenomeno, secondo me, è sintomo di una grave ed evidente inefficienza del sistema scolastico. La DAD non è una soluzione, è una toppa con cui si cerca di supplire a una situazione emergenziale e temporanea. Ma questo non significa automaticamente che la didattica tradizionale sia efficace. Da tempo gli studenti evidenziano i grossi problemi che la Scuola italiana presenta, rinchiusa nella sua bolla di tradizione e semi-obsolescenza che la rende autoreferenziale e sorda ai bisogni degli studenti -non mi riferisco al lavoro dei singoli professori che sono tenuti ad adottare tale sistema. Le carenze di cui soffre la DAD, carenze ormai non più imputabili alla sua natura emergenziale e provvisoria, e i suoi, purtroppo pochi, punti di forza, non hanno fatto altro che evidenziare i problemi più seri e gravi dell'intero Sistema-Scuola. Ad esempio, è comprensibile che chi abita lontano dalla propria scuola sia contento di risparmiare sui trasporti e di poter dormire qualche ora in più. Ma si potrebbe risolvere con facilità questo disagio anche se si tornasse in presenza semplicemente facendo iniziare le lezioni un'ora più tardi, come in molti altri paesi europei, e stabilire il costo degli abbonamenti in base al reddito di ciascuna famiglia. Alcuni

ragazzi prediligono la DAD perché causa ignorata e bistrattata si trovi in estrema

loro meno ansia e stress da prestazione rispetto alla didattica in presenza, per ovviare a questo problema bisognerebbe innanzitutto rendere la scuola uno spazio umano e accogliente che sia in grado di seguire uno ad uno gli studenti. Un primo passo per conseguire tale obiettivo potrebbe essere quello di ridurre il numero di studenti per classe, così da evitare il fenomeno delle cosiddette "classi pollaio" che rendono il corpo difficoltà. L'Italia è stata la prima a chiudere le scuole, l'ultima a riaprire e la prima a richiuderle. La Scuola sono gli studenti e gli studenti sono il futuro. Il fatto che le problematiche legate a tale istituzione non siano prioritarie per il nostro Paese è indice di scarsa lungimiranza. Le scuole non sono state i centri del contagio: erano tra gli ambienti più controllati, l'attenzione a igiene e distanziamento era massima grazie

studentesco una massa confusa e indefinita. Giorno dopo giorno i ragazzi vengono privati della propria individualità e sono costretti di fatto a uniformarsi a programmi pensati in un'ottica poco collaborativa che genera all'impegno di tutto il personale scolastico. Dicono siano i trasporti il problema; perché non si è fatto nulla, nei 7 mesi in cui siamo rimasti a casa prima del rientro a settembre, per garantire un numero di mezzi

una sterile competizione. Dunque, ci siamo trovati davanti al Liceo Fermi non sufficiente a sostenere l'esigenza degli studenti? Era necessario aumentare la

per richiedere un rientro immediato. Se le condizioni non ci sono non siamo certo noi studenti a voler rischiare di frequenza delle corse e aggiungere nuove linee, il tempo per organizzarsi certo non mancava.

alimentare il contagio. Ma abbiamo protestato, e continueremo a farlo, per esigere che il Governo si preoccupi e si occupi di noi, che la politica si preoccupi e si occupi del mondo della Scuola. In Italia da anni vengono effettuati tagli all'istruzione e oggi, come diretta conseguenza di questa situazione emergenziale, è ovvio che l'istituzione più Quello che chiediamo, trovandoci a fare lezione fuori dai nostri istituti, è che si pensi davvero - e che lo si faccia in fretta a una soluzione che ci permetta di tornare nelle aule al più presto, e in sicurezza. Vogliamo ribadire, e non sarà certo l'ultima occasione per farlo, che la Scuola senza studenti non è Scuola. Ci sentiamo, ancora una volta, dimenticati.