Territori & connessioni

Page 19

Artigianato e artigianati La rinnovata attenzione per le realtà locali è strettamente interrelata con la rivalutazione dell’artigianato. L’interesse per la produzione artigianale è elemento ricorrente nella storia del design. Non molto lontano da noi, Enzo Mari in occasione della mostra Dov’è l’artigiano? (1981) ha elaborato un’attenta ricostruzione delle diverse forme che l’artigianato ha assunto nella contemporaneità a cavallo tra i due estremi, quello di chi nel suo lavoro racchiude tutte le azioni del fare e quello in cui proprietà dei mezzi produttivi, progettazione, produzione non coincidono in una sola persona ma sono proprie di più figure.9 Mentre per Branzi, a metà degli anni ‘80, si può parlare di nuovo artigianato, come palestra di sperimentazione del giovane design italiano: “Il prototipo e la piccola serie... non si pongono più come alternativa polemica alla produzione di serie, ma piuttosto la presuppongono come possibile e successiva 8 9

Antonio Cianciullo, Ermete Realacci, Soft Economy, Bur, Milano 2005, p.8 cfr. Enzo Mari (a cura di), Dov’è l’artigiano, Electa, Firenze, 1981

fase alle esperienze progettuali che il nuovo artigianato permette. Il pezzounico infatti, il modello riproducibile solo come ripetizione limitata di un prototipo, è una conseguenza del valore sperimentale del progetto, e non una premessa teorica. In questo senso, e in maniera corretta, il nuovo artigianato si pone a fianco, o prima, della produzione di serie, e non contro di questa, dal momento che la sua esperienza è di natura non tecnica o produttiva, ma fondamentalmente espressiva. Esso compie una funzione di laboratorio privilegiato dell’industria, realizzando modelli che ampliano di molto il repertorio compositivo dell’attuale industrial design, i cui margini di rinnovamento, all’interno della sola esperienza industriale, rimangono sempre più limitati al riciclaggio di stilemi produttivi ormai ampiamente confermati.”10 In Italia i più interessanti progetti finalizzati ad una riattualizzazione di determinate realtà produttive locali sono quelli condotti, da circa 20 anni, nell’ambito della mostra Abitare il tempo di Verona, in particolare nelle sezioni Raptus Europae, Progetti e territori, Genius Loci, organizzate da Ugo La Pietra e Carlo Amadori. I principi alla base dell’esperienza, che nel tempo ha riscosso un significativo successo, appaiono riconducibili a: il lavoro sulla cultura del progetto, la riscoperta delle risorse del territorio, la rivalutazione dell’artigianato, il rapporto con la storia. Così La Pietra: “I caratteri comuni di questi oggetti sono: la ricerca e la progettazione in rapporto all’ambiente e alla storia; oggetti d’uso che possono essere messi in produzione ma che, allo stesso tempo, mantengono le virtualità proprie dell’oggetto d’arte; strumenti di rilevamento e conoscenza dei punti di conflitto e di sovrapposizione delle due discipline: arte e design; riferimenti più o meno espliciti alla tradizione e, contemporaneamente, atteggiamenti carichi di novità, di imprevisti, e di azzardi... ci portano a scoprire i valori delle piccole etnie e delle effettive risorse dei nostri territori, risorse non solo legate alle materie, ma anche alle tradizioni iconografiche differenziate geograficamente, appunto, per aree culturali.”11 Una classificazione più recente rispetto a quanto proposto da Mari è quella presentata da Claudia De Giorgi e Claudio Germak che declinano la figura in: artigiano artista (un creativo con abilità manuali, isolato a cavallo tra il sistema dell’arte e quello del design), artigiano tipico (fortemente legato ad un territorio, depositario di tecniche, processi e linguaggio di cui in genere non riesce a proporre una attualizzazione), artigiano industriale (che partecipa 10 11

Andrea Branzi, La casa calda. Esperienze del Nuovo Design Italiano, Idea Books, Milano, 1984, p.141 Per i contenuti delle mostre cfr. I cataloghi di Abitare il tempo dal 1985 ad oggi

17 territori & connessioni

per Realacci e Cianciullo, “...la tendenza al declino si può invertire anche spostando l’attenzione dalla hard economy delle aziende che delocalizzano nei paesi emergenti per inseguire il basso costo del lavoro alla soft economy che scommette sulla conoscenza e sulla ricerca, crescendo insieme al territorio anziché contro; che unisce la forza propulsiva dell’industria alla capacità di tenuta nel tempo dei saperi tradizionali; che ottiene i numeri necessari alla competizione su scala globale grazie a una rete diffusa di piccole imprese piuttosto che a pochi colossi; che sa ricavare piacere e utili sia dalla difesa di un lago di montagna, sia dalla ricerca sulle particelle subatomiche; che considera la coesione sociale, oltre che un valore in sé, uno straordinario fattore produttivo.”8 Tali note assumono oggi, di fronte all’emergere in tutta la sua durezza e drammaticità della crisi di un modello economico e di sviluppo fondato sulla pressoché totale assenza di regole di convivenza civile e di condivisione sociale, un nuovo significato. Nell’ambito delle considerazioni espresse da Cianciullo e Realacci vanno così letti alcuni dei progetti presentati in questa pubblicazione come quello legato al reimpianto della canapa nelle Crete senesi, un’antica cultura che oggi, di fronte al crescente interesse per prodotti vantaggiosi in termini ambientali e di salubrità, assume un nuovo significato (cfr. pp. 58-61).


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.