Progettare con l'altro

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e gli stili di vita sono plurali, ma anche le tradizioni artigianali e i bisogni sono molto più articolati e complessi di tre decenni fa… è la sperimentazione, in una città mondo, dell’idea che il design possa tornare ad essere un fattore di coesione e integrazione sociale e culturale”13. Tutto ciò può avere ripercussioni importanti anche in ottica di mercato. Con Lidewij Edelkoort, una delle più importanti trends forecaster al mondo: “La gente è stufa di trovare gli stessi negozi, gli stessi marchi, lo stesso gusto ovunque… Il ‘global style’ non esiste, è stato creato dalle aziende ma non funziona più quando i consumatori viaggiano molto. La gente cerca sempre di più l’esperienza unica, personale e quindi il gusto e il cibo veramente locali, per riqualificare l’esperienza di viaggio… Come nel XVIII secolo ci fu una reazione alla serializzazio-

Progettare con l’altro Design che prende posizione

Che sono oggi la culla di grandi società cosmopolite, dove non solo le pratiche del consumo

ne industriale in Inghilterra, e la nascita del movimento degli Arts & Crafts, così anche oggi la gente vuole soluzioni appositamente create per sé, coniate su misura del proprio desiderio”. E relativamente al ruolo dell’Italia, alla domanda se questa potrà occupare una posizione in primo piano: “…in teoria sì perché gli skills artigianali, per ora, in Italia ancora ci sono. Purtroppo però il livello dell’educazione nel settore del progetto e della moda, fatte poche eccezioni, non è alto, e i nuovi talenti non sono sostenuti come in altri Paesi. C’è una grande americanizzazione del Paese, anche sostenuta da una tv spazzatura che impera e ha effetti negativi sull’italianità intesa come senso innato del bello. Dall’altro lato, sostenere l’italianità non significa, come invece purtroppo accade, chiudersi allo straniero. È assolutamente necessario che, per crescere, l’Italia comprenda e accetti le migrazioni di massa e ne tragga tutti i possibili vantaggi a livello di interscambio culturale, estetico e di gusto. La capacità di aprirsi e accettare il nuovo sarà la chiave del futuro successo del made in Italy”14. Vittoria Franco, a proposito delle problematiche implicate dalla società multietnica, parla così di “Sfida creativa verso l’altro”15, un’espressione sicuramente efficace anche per il tema oggetto di questo testo.

Stefano Boeri, “Il design, la città e i desideri”, in Stefano Boeri, Lucia Tozzi, Stefano Mirti (a cura di), Geodesign. La mobilitazione dell’intelligenza collettiva. 48 progetti per Torino, Abitare Segesta, Milano, 2008, p. 8. 14 In Laura Traldi, Il design? Mai più ovvio e banale, «Interni» n.589, 2008. 15 cfr. Vittoria Franco, Etiche possibili. Il paradosso della morale dopo la morte di Dio, Donzelli, Roma, 1996. 13

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