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i mercati coperti di giuseppe mengoni • rita panattoni
per causa pubblica. Nuove risorse documentali hanno aperto inediti percorsi di ricerca concernenti i molteplici legami con cui si tesse l’articolata vicenda dei nuovi mercati fiorentini, dalla quale scaturirà una diversa organizzazione commerciale, i cui nodi si collocano in stretta relazione con le direttive di espansione urbana nel più ampio contesto della nascita di un moderno organismo infrastrutturale, che, proprio in riferimento alle nuove attrezzature pubbliche, comprenderà ad esempio il miglioramento e l’estensione della rete fognaria. Emergerà come il sistema dei nuovi mercati coperti in parte si ponga su una linea di continuità e in parte crei uno iato rispetto all’assetto precedente, stabilizzatosi a partire dal XIV secolo e rimasto poi sostanzialmente invariato, tranne per il consolidarsi di alcune direttrici privilegiate. Fino agli anni di Firenze capitale, di fatto, per quanto ciascuno di quei comparti urbani fosse segnato dalla presenza di botteghe e di mercati all’aperto, il centro del commercio fiorentino era rimasto il Mercato Vecchio (fig. 27), l’antico «ventre di Firenze» per parafrasare Zola81: […] L’antica e grandiosa piazza del Mercato Vecchio era il centro della vita pubblica e del commercio, della ricchezza e della potenza, ove tutti convenivano in quanto erano costretti a passarvi, perché ad una delle estremità della piazza s’incrociavano le due strade principali, o meglio le due arterie vitali di Firenze fin dal tempo della città romana82.
Solo dopo si darà vita a un moderno sistema di nuovi spazi commerciali, organizzato per entrambe le ripartizioni urbane divise dall’Arno (fig. 28). Risvolti inediti dalle carte di Ubaldino Peruzzi
Grazie a nuove fonti è stato possibile chiarire alcuni aspetti ancora incerti della questione dei mercati fiorentini, a partire da quelli cronologici. Dall’analisi è poi emerso come il programma di un sistema di mercati coperti, attuato dalla Municipalità, possa in realtà considerarsi l’esito di un duplice apporto, riconducibile a due figure rilevanti nel panorama architettonico toscano dell’Ottocento: Giuseppe Martelli e Giuseppe Poggi. I loro contributi, tuttavia, non avrebbero trovato riscontro in un piano se gli organi di governo della città e parte della classe dirigente – i moderati della Destra storica, i veri protagonisti di Firenze capitale – non avessero condiviso le loro idee, assicurandone la fattibilità, come trapela dal carteggio di Peruzzi83, che in più occasioni ha dimostrato di essere il deus ex machina dell’operazione. Si tratta di corrispondenze poco indagate dagli storici in relazione alle dinamiche interne alla nuova amministrazione (se non per i rapporti fra i membri della ‘consorteria toscana’ su temi di interesse nazionale) e, per quanto concerne alcuni personaggi della vicenda in esame, addirittura mai esplorate. Invece la loro lettura si è rivelata illuminante, non solo per capire molti degli intrecci che si celano dietro importanti deliberazioni comunali, ma anche per distinguere i diversi livelli di amicizia L’espressione fu usata per Firenze da G. Conti, Firenze vecchia, Bemporad, Firenze 1899, p. 426. I. Viali, I “Mercati” di Firenze, «Rassegna del Comune di Firenze», 11 (1932), pp. 21-25: 22. 83 BNCF, U. Peruzzi e Appendice, vedi P. Panedigrano, C. Pinzauti, Le carte Ubaldino Peruzzi nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, «Rassegna Storica Toscana», 34 (1988), pp. 109-153, 335-369; 35 (1989), pp. 225-251; 36 (1990), pp. 139-168, 321350; 37 (1991), pp. 115-137, 255-301; 38 (1992), pp. 97-154. 81
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