Maria Gabriella Pinagli
Progetti nei luoghi del sistema delle ville medicee Un passato che deve farsi presente LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA 2 MODULI DIDATTICI Caratteri Tipologici e Morfologici dell’Architettura: Leone Podrini A.A. 2000-2003 Tecnologia dei Materiali da Costruzione: Giuseppe Lotti A.A. 2000-2001 Cultura Tecnologica della Progettazione: Angelo Butti A.A. 2002-2003
1 Lorenzo Breschi, Leonardo Betti, Elena Capalbo, Elena Balestri, Margherita Berni Il sistema delle ville a Nord e ad Ovest di Firenze Impianti di sostegno lungo i collegamenti 2 Giulio Brugoni, Alessandro Bertelloni, Carla Mesoraca, Rossana Giuliva Villa “La Petraia” Centro Enologico 3 Andrea Cantini, Francesco Brunacci, Cesare Campanini, Filippo Biagini Moretti, Davide Bertilone, Massimiliano Bertone Villa “L’Ambrogiana” Network di infrastrutture per il volo aerostatico libero e vincolato 4 L. Bergamini, A. Bernardini, S. Bonanni Villa “Serravezza” Il teatro nella cava dismessa “La Costaccia” 5 Maurizio Messa, Antonello Izzi, Rosa Maria Morano, Federica Di Lorenzo Il Montalbano “il Giardino dei Semplici” 6 Matteo Mantini, Stefano Mannelli, Filippo Martinelli, Federica Laudani, Roberto Romano, Elisabetta Serra, Emilia Manca di Villahermosa Villa di Pratolino Museo di Arte Contemporanea
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È indubbio che tra i più diversi patrimoni che i Medici e i Lorena hanno lasciato a Firenze e alla Toscana, quello che riguarda le ville e le fattorie risulta disperso, snaturato, aggredito a tal punto che sembra difficile poter ancora immaginare che quelle fossero il luogo privilegiato in cui il principe progettava la “manifestazione” di sé, del proprio potere attraverso la cultura e le arti. Come nella generalità dei casi, una definizione intelletualistica di “bene culturale” ha prodotto la museificazione anche delle ville medicee che, divise dal proprio territorio di appartenenza, considerate esclusivamente come presenza architettonica, appaiono monumenti incapaci di evocare tutta quella “gloria” per la quale erano state pensate e volute “gloria a tal punto durevole che quasi soltanto su di esse oggi si sostengono l’immagine e l’economia della città e della Regione.1 Agli studenti del laboratorio, è chiesto di confrontarsi con una di queste realtà attraverso una ricognizione storico architettonica e territoriale che ne rintracci le questioni di valore e di senso rispetto agli intenti del Principe che vive una determinata frazione della storia nell’arco che va dal basso medioevo al periodo lorenese. Questa fase di conoscenza, accompagnata dalla ricerca sul campo, va ad interconnettersi con l’esercitazione progettuale che si fonda sull’idea e la convinzione che solo un progetto di architettura contemporanea, cui si interfaccia, abbia la forza di far riemergere beni e patrimoni dall’oblio e dall’abbandono. Viviamo però un’epoca di passaggio, che stenta a decidere fra supremazie forti fatte circolare planetariamente e in tempo reale dalla potenza delle tecniche informatiche e riproposizione di itinerari già tracciati. Sembra perciò inevitabile la tendenza delle scuole di architettura che non fanno altro che imporre soluzioni progettuali che replicano la lezione dei contemporanei di maggiore “richiamo”
e concedere ancora spazio alle seduzioni espressionistiche, al rigore (razional-funzionalista), alla nostalgia della tradizione o al tecnicismo high-tech rivalutato dalla potenza digitale. Il laboratorio non ha privilegiato nessuno degli orientamenti in atto, no ha cioè imposto approcci “monolitici” per definire ambiti spaziali ed espressionismi formali. Ha invece cercato di favorire la messa a punto di ipotesi e metodi autonomi di lavoro e di ricerca che, attraverso fasi di un processo mentale e al contempo fisico, continuamente riconsidera l’ipotesi attraverso l’operatività progettuale nella convinzione che, più che la semplice rincorsa alla novità come espressione delle richieste più avanzate della società, sia efficace il confronto su un metodo che aiuti a trovare il modo di far fronte alle nuove sfide della post-modernità.
1 Antonio Paolucci, E il potere mostrò il suo volto, Il Sole 24 ore, 9/6/2002 n°155, pag. 41