Paramenti bugnati e architettura nella Firenze del Quattrocento | Belli

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gianluca belli

periore; ma si perde del tutto anche in un edificio molto più vicino al palazzo Rucellai, cioè il palazzo Piccolomini a Pienza84 (fig. 101). Anche qui, infatti, gli archivolti non arrivano a toccare le paraste, con il risultato che le ghiere si ritagliano sulla superficie omogenea del muro senza riuscire ad evocare alcuna effetto di profondità oltre a quello suscitato dall’avanzamento delle lesene rispetto al piano del muro. Anche questo effetto è però annullato al piano terreno, dove le paraste, a differenza di quanto accade ai piani superiori e nel palazzo Rucellai, sono rivestite dallo stesso bugnato che ricopre anche la parete di fondo. Il fraintendimento della lezione del palazzo Rucellai è evidente85. Mentre a Firenze le finestre sembrano elementi distaccati sia dal piano di fondo bugnato, sia dal sistema degli ordini in cui sono inserite, a Pienza Rossellino consegue un effetto molto più tradizionale, sovrapponendo letteralmente il modello del palazzo Medici a quello albertiano. Nel basamento la scansione delle paraste è quasi annullata dall’uniformità del rivestimento bugnato che, come nel palazzo di via Larga, costituisce un massiccio zoccolo per i due piani superiori, nei quali, ancora, si replica il partito dei corrispondenti registri medicei — una distesa di bugne piane dalla quale emergono gli archivol84 Sul palazzo Piccolomini si veda L.H. Heydenreich, Pius II. als Bauherr von Pienza, «Zeitschrift für Kunstgeschichte», VI, 1937, pp. 105-146; C.R. Mack, Pienza. The creation of a Renaissance city, Ithaca (N.Y.)-London 1987; A. Tönnesmann, Pienza. Städtebau und Humanismus, München, Hirmer, 1990, pp. 55-70. 85 Forse Rossellino, come suggerisce Massimo Bulgarelli, replica nel palazzo Piccolomini la soluzione delle paraste angolari del mausoleo di Adriano, che avevano la parte superiore del fusto bugnato, in analogia con la superficie muraria adiacente (Bulgarelli, Leon Battista Alberti cit., 2008, p. 47).


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