Sonografie 2020

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MANTOVA, PALAZZO TE

25 SETTEMBRE/ 19 DICEMBRE 2021

Limen

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Limen. Installazione di Paolo Cavinato con ambiente sonoro di Stefano Trevisi

Mantova, Tinelli di Palazzo Te 25 settembre – 19 dicembre 2021 Ingresso libero lun 13.00 – 19.30 mar-dom 9.00 – 19.30 www.fondazionepalazzote.it


A VOLTE HO L’IMPRESSIONE DI ESSER COME UNA SOGLIA TRA IL PASSATO E IL FUTURO. IO SONO QUI, ORA, ADESSO, LA SOGLIA TRA CIÒ CHE SONO STATO E CIÒ CHE SARÒ. E IL LAVORO COME PRATICA QUOTIDIANA È GIÀ PROIEZIONE NEL FUTURO. Paolo Cavinato

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Palazzo Te 6

Dal 25 settembre al 19 dicembre 2021, i Tinelli di Palazzo Te ospitano la terza edizione della project room Sonografie, il progetto di ricerca ideato da Fondazione Palazzo Te con il Maestro Leonardo Zunica che indaga il rapporto tra musica e pittura. Sonografie 2021 presenta al pubblico l’installazione Limen di Paolo Cavinato in dialogo con l’ambiente sonoro del compositore Stefano Trevisi. Negli ultimi anni la ricerca artistica di Paolo Cavinato si è sviluppata attraverso varie discipline, impiegando tecniche e linguaggi diversi, dalla fotografia al disegno fino alla elaborazione grafica o digitale, giungendo alla realizzazione di grandi installazioni così come alla creazione di oggetti di piccolo formato. L’esposizione pensata per lo spazio dei Tinelli propone un’esperienza estetica amplificata e multisensoriale: accolto in uno spazio in penombra, già dalla soglia, lo spettatore è attirato da elementi luminosi e da suoni emessi sia dalle opere a parete che dalle installazioni a terra. “Esiste nel mio lavoro un’idea di messa in scena – racconta l’artista mantovano – da intendersi come costruzione e organizzazione di elementi nello spazio, uno spazio che si dispone secondo criteri scenici di figure quali oggetti o elementi dislocati all’interno della nostra visione. Qui è sempre importante il punto di vista, la gerarchia degli elementi e il significato simbolico della loro posizione. D’altronde la nostra vita di tutti i giorni la organizziamo selezionando e disponendo le cose nel tempo e nello spazio”. La rassegna raccoglie quattro opere inedite: il disegno tridimensionale luminoso Limen (2021) che si presenta come una visione, uno spettro fluttuante, fortemente evanescente e impalpabile; l’installazione lignea Lost (2015), per la prima volta esposta in Italia dopo Shanghai e Londra, in cui si 7


ritrova la dimensione del labirinto; il mandala tridimensionale luminoso Cosmo (2021) realizzato con fili di fluorocarbonio a partire da precisi calcoli matematici; e la piccola scultura Luce (2021) che rimanda alle architetture fantasma. Nel corso degli anni, la ricerca di Cavinato ha seguito diverse direzioni, ma gli elementi riguardanti la prospettiva, i punti di vista, lo scambio di sguardi e la relazione tra finito e infinito ricorrono come riferimenti imprescindibili. Anche la musica è un elemento reiterato che ha trovato espressione nella preziosa collaborazione con il compositore mantovano Stefano Trevisi. In Lost lo spettatore è immerso in una nuvola di dense fasce spettrali – respiri multipli dello spazio circostante – i cui materiali provengono da risonanze estremamente riverberate di campanacci e gong cinesi.

Particolare della volta della Camera dei Giganti, Palazzo Te 8

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Sonografie è un progetto di ricerca ideato da Fondazione Palazzo Te nel 2018 con il Maestro Leonardo Zunica. Il progetto riguarda il rapporto tra musica e pittura indagato attraverso la scrittura musicale e la sua capacità di trasformarsi in immagine, disegno, rappresentazione visiva, così come un dipinto può essere letto come uno spartito e quindi trasformarsi in musica. L’indagine non intende quindi esplorare la collaborazione tra musica e pittura nel solco di una consuetudine che si avvale delle due arti per attivare specifiche emozioni o sentimenti; si parte piuttosto dal riconoscimento della reciproca irriducibilità, della differenza tra le due arti, che si istituisce in primo luogo sul piano del loro rapporto col tempo, lineare e sequenziale nella musica, addensato e simultaneo nella pittura. Pur riconoscendo questa reciproca irriducibilità, anzi nello spazio da essa creato, il progetto esplora le metamorfosi, le transizioni, e gli imprevisti: la musica attraverso la sua scrittura diventa inevitabilmente icona e pittura, la pittura può diventare spartito e quindi generare musica. Dopo la prima edizione in collaborazione con l’Archivio Storico Ricordi - dove sono state messe a confronto le partiture musicali del Maestro Salvatore Sciarrino con le opere grafiche di Fiona Robinson -, la seconda edizione del 2019 ha visto un dialogo tra i raffinatissimi campi cromatici di Sonia Costantini e la musica appositamente creata da Corrado Rojac e Luigi Manfrin ed eseguite al pianoforte da Leonardo Zunica e alla fisarmonica da Corrado Rojac.

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Dal 2006 l’artista Paolo Cavinato collabora alla produzione di installazioni sonore nel progetto “SpazioVisivo”. Nella poetica di Paolo Cavinato l’idea della soglia, del passaggio come metafora iniziatica ed esistenziale, appare come cifra di un percorso coerente e assai personale, in cui confluiscono le molte esperienze dell’artista mantovano nel campo della scenografia. Spazi scenografici ridotti, concentrati, attraverso, attorno o di fronte ai quali lo spettatore è chiamato a una esperienza estetica amplificata da calcolati dispositivi visivi e acustici. E’ il caso delle opere presentate in questa occasione, tra cui Limen e Lost, che Cavinato abbina invitando lo spettatore a intraprendere liberamente un proprio percorso. In Limen si squaderna un tragitto percettivo tridimensionale che oscilla tra ombra e luce: in questa reversibilità risiede una possibile chiave di lettura, metafora di processi profondi di conoscenza. E’ invece l’idea del labirinto che domina in Lost, opera in cui lo spettatore è chiamato ad osservare spazi, a seconda del punto in cui si scelga di posare l’occhio, costituiti illusoriamente da giochi di luce e ombre e da riferimenti acustici - creati da Stefano Trevisi utilizzando echi dilatati di cimbali e gong cinesi - che impongono allo spettatore uno stato di attenzione supplettivo e straniante, eco di dantesca memoria di quello smarrimento senza il quale non è forse possibile alcuna nuova esperienza estetica. In questo contesto si declina il nuovo progetto di Sonografie che, in maniera assolutamente originale, si colloca nelle iniziative nazionali che intendono celebrare l’anniversario dantesco. Leonardo Zunica Direttore artistico Eterotopie 12

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Limen 2021 Smalto su filo in fluorocarbonio, telaio in legno, cornice in alluminio, impianto luce LED 140x140x20 cm L’immagine si presenta come una visione, uno spettro fluttuante, fortemente evanescente e impalpabile. Qui sta il nostro Io, la nostra identità. Là, l’Altrove, l’insondabile. Si apre una finestra o una porta, si apre un varco o una fenditura su qualcosa di nuovo che non conosciamo: una voragine, un abisso. Eppure, questa prospettiva verso un fondo irraggiungibile, sembra rimandare a noi stessi. La consapevolezza di quello che siamo allora sobbalza. La luce chiarisce una zona della nostra mente o della nostra immaginazione che non ci saremmo mai aspettati. Luce e oscurità, nel mezzo esiste Limen, o spazio liminare, linea di attesa e meditazione, un’oscillazione fra gli estremi, capace di condurci ad una conoscenza nuova, ad un nuovo sapere.

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FORSE PER NECESSITÀ O PER CURIOSITÀ DECIDIAMO DI VIVERE NELLA RICERCA E IL BISOGNO DI CERCARE UNA RISPOSTA CI SPINGE A COMPIERE DELLE SCELTE PARTICOLARI, A VOLTE ANCHE RADICALI NEI CONFRONTI DELLA VITA. CHE COSA SIGNIFICA AVERE UNA VOCAZIONE, SENTIRSI ATTRATTI DA UN DIO O DA QUALCOSA CHE STA AL DI FUORI (O DENTRO) A NOI STESSI? ASPIRAZIONE, ASCETISMO, DONARSI O DEDICARSI DEL TUTTO A QUESTO TUTTO. UNA FEDE, SÌ... ANCHE SE NON SO A COSA PORTERÀ. FORSE L’OPERA DIVIENE GESTO DI CONDIVISIONE CON L’ALTRO. LA DIMENSIONE DEL MISTERO ARRIVA NEL MOMENTO IN CUI NON ENTRI DEL TUTTO NELLA STANZA, CHE È POI UN’ALTRA DIMENSIONE SCONOSCIUTA, MA INFILANDO UN PIEDE (O UN OCCHIO...), È COME SE NE INTRAVEDESSI UNO SPIRAGLIO, UN RITAGLIO, UN LEMBO. È PROPRIO QUELLO CHE STO PROVANDO A RAPPRESENTARE STANZE DI LOST. ULTIME STANZE, COME SPAZI VUOTI, IN QUESTO PERIODO DI STRANA E PROLUNGATA ATTESA. MA SPESSO NELLE MIE OPERE MI PIACE SOTTOLINEARE QUEST’AMBIGUITÀ DI FONDO (METAFISICA?), COME DI “GIOCO”, TRA RAPPRESENTAZIONE E REALTÀ, EVIDENZIANDO IL MISTERO CHE RISIEDE NELLA REALTÀ QUOTIDIANA.

Paolo Cavinato

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Cosmo 2021 Smalto su filo in fluorocarbonio, telai, fondo e cornice in legno laccato, impianto luce LED 90x90x14 cm Cosmo è un disegno tridimensionale realizzato con fili in fluorocarbonio, dipinti con smalti, tesi e fissati su telai in legno sovrapposti. Come per altre opere già eseguite, esso si sviluppa seguendo precisi calcoli matematici. Il quadrato di partenza, di lato 40 cm, si evolve ruotando sul proprio asse centrale, via via rimpicciolendosi, creando così uno spazio frattale tendente all’infinito. L’unità di misura è il 4, simbolo di realtà e concretezza, e il quadrato simbolo della terra. Ordine, logica, progettazione tesa all’infinito tramite movimento della composizione. I fili tesi come linee guida tracciate, si connettono in forme geometriche attorno ad un centro vuoto, come un universo in espansione. Il bianco e nero sono scelti come formule primarie di costruzione geometrica organizzata e spazio entropico. L’opera, così com’è concepita, si presenta come un mandala tridimensionale, delicato e fluttuante, custodito all’interno di un contenitore quadrangolare.

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Lost 2015 Legno, metallo, acrilico, impianto luci con temporizzatore per dissolvenze impianto audio 5.1 300x165x70h cm, base 120h cm In Lost si ritrova la dimensione del labirinto. Il fruitore perde qualsiasi punto di riferimento di fronte alla miriade di possibili stanze e corridoi visti all’interno dell’edificio architettonico realizzato in legno. L’illusione è ulteriormente accentuata dalle luci che cambiano illuminando alcune aree con lente dissolvenze lasciando altre zone immerse nell’oscurità. Il suono creato da Stefano Trevisi con echi di cimbali e gong cinesi accompagna lo spettatore sia all’interno che all’esterno dell’installazione.

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Stefano Trevisi Lost 2015 per sistema audio 5.1, durata 12’ circa Le mie opere si basano sul comporre il suono e il suo spazio. I materiali sonori sono costruiti a partire da registrazioni sia di strumenti tradizionali, suonati in modo inconsueto o distorto, sia di elementi del paesaggio sonoro, ricercandone la componente fisica, materica, e dando risalto ad una serie di rumori “intrinseci” propri della manifestazione del fenomeno sonoro. Tendo infatti a considerare più interessante il rumore che si fa quando si produce un suono, che non il suono stesso: una presa microfonica molto ravvicinata permette di introdurre un punto di ascolto microscopico che si focalizza soprattutto sui suoni residuali, ovvero su tutti i rumori estranei al suono vero e proprio, ma necessari alla sua genesi. E quando il suono si manifesta, l’attenzione si sposta allora sulla scomposizione nelle sue componenti timbriche, sulle imperfezioni e corrosioni che ne caratterizzano l’evoluzione e l’estinzione. Un suono visto al microscopio tende quindi ad essere ruvido, crudo e imperfetto: la percezione si focalizza su tutte le sue componenti nella loro instabilità e precarietà. Ogni elemento sonoro si colloca all’interno di un sistema formale complesso e può determinare effetti su altri elementi: il suo manifestarsi costituisce una perturbazione all’interno di un sistema in equilibrio, cui corrisponde una reazione da parte del sistema stesso e delle sue componenti. L’organizzazione nel tempo degli eventi sonori segue una struttura organica, il cui livello di energia varia in base alla morfologia dei singoli elementi e alle relazioni che si instaurano tra di essi. In Lost (2015) l’ascoltatore è immerso in una nuvola di dense 26

fasce spettrali – respiri multipli dello spazio circostante – i cui materiali provengono da risonanze estremamente riverberate di campanacci e gong cinesi. In secondo piano, meno percettibile, a meno di avvicinarsi per esplorare la superficie lignea dell’opera, si può intrasentire un microcosmo acustico localizzato nell’installazione in cui i respiri, più densi e articolati, sono prodotti dall’esplorazione con microfoni a contatto della superficie lignea, come se si potesse ascoltare ed indagare con un orecchio tattile le venature.

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ESISTE NEL MIO LAVORO UN’IDEA DI MESSA IN SCENA, DA INTENDERSI COME COSTRUZIONE E ORGANIZZAZIONE DI ELEMENTI NELLO SPAZIO, UNO SPAZIO CHE SI DISPONE SECONDO CRITERI SCENICI DI FIGURE QUALI OGGETTI O ELEMENTI DISLOCATI ALL’INTERNO DELLA NOSTRA VISIONE. QUI È SEMPRE IMPORTANTE IL PUNTO DI VISTA, LA GERARCHIA DEGLI ELEMENTI E IL SIGNIFICATO SIMBOLICO DELLA LORO POSIZIONE. D’ALTRONDE ORGANIZZIAMO LA NOSTRA VITA DI TUTTI I GIORNI SELEZIONANDO E DISPONENDO LE COSE NEL TEMPO E NELLO SPAZIO. SONO MOLTO INTERESSATO ALLE DIMENSIONI, ALLE RELAZIONI TRA BIDIMENSIONALITÀ, TRIDIMENSIONALITÀ E QUADRIMENSIONALITÀ, AGGIUNGENDO IL MOVIMENTO, OVVIAMENTE NEI LIMITI UMANI, MA VI SONO SENZ’ALTRO MOLTE ALTRE DIMENSIONI CHE NON CONOSCIAMO ANCORA. NEL MOMENTO IN CUI INSERISCO IL MOVIMENTO NELLA COMPOSIZIONE, INSCRIVO L’OPERA NELLA DIMENSIONE TEMPORALE, PENSANDO ALLE SUE IMPLICAZIONI NARRATIVE E DI MESSA IN SCENA. NON SEMPRE QUEST’ULTIME AVVENGONO ALLO STESSO MODO. A SECONDA DELLE SITUAZIONI VI SONO CARATTERISTICHE DIVERSE. NEL MOMENTO IN CUI STUDIO LA POSIZIONE DEL PUNTO DI VISIONE, L’ORIZZONTE, LA SPAZIALITÀ, E RIFLETTO SU COME IL FRUITORE PUÒ OSSERVARE L’OPERA, CHE SIA A PARETE O UN’INSTALLAZIONE ATTRAVERSABILE, MI PONGO DOMANDE SUL TEMPO DI FRUIZIONE E QUINDI, IN UN CERTO SENSO, SULLA NARRAZIONE. ALCUNE OPERE, REALIZZATE NEGLI ULTIMI ANNI, COME NEI DISEGNI TRIDIMENSIONALI FATTI CON FILI IN FLUOROCARBONIO, VI SONO RICOSTRUITE VERE E PROPRIE RAPPRESENTAZIONI “SCENICHE” DI LUOGHI IMMAGINARI IN CUI SI PRESUME SIA O STIA ACCADENDO QUALCOSA...

Paolo Cavinato 28

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Luce 2021 Cartoncino trattato con resine e lacca, legno laccato, impianto luci con temporizzatore per dissolvenze 33x30x30 cm, base 127x30x30 cm Come per Lost, anche nel più recente Luce, si ritrova la dimensione del labirinto. Ma qui l’atmosfera è più intima, data dalle dimensioni minute dell’oggetto. Alcuni tagli di luce interni illuminano alcuni corridoi, come se stessimo osservando l’interno di un’architettura fantasma. In Lost (2015) l’ascoltatore è immerso in una nuvola di dense fasce spettrali – respiri multipli dello spazio circostante – i cui materiali provengono da risonanze estremamente riverberate di campanacci e gong cinesi. In secondo piano, meno percettibile, a meno di avvicinarsi per esplorare la superficie lignea dell’opera, si può intrasentire un microcosmo acustico localizzato nell’installazione in cui i respiri, più densi e articolati, sono prodotti dall’esplorazione con microfoni a contatto della superficie lignea, come se si potesse ascoltare ed indagare con un orecchio tattile le venature.

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LA NECESSITÀ DI PENSIERO E IL PIACERE NELLA RICERCA. IL LAVORO È QUOTIDIANO E LO AFFRONTO CON GRANDE DISCIPLINA, PRATICAMENTE SEMPRE. Paolo Cavinato

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personale nelle sale del Museo di Palazzo Ducale di Mantova. Di recente è stato selezionato per l’Art Residency Program della Fondazione Boghossian di Bruxelles. Le sue opere sono inoltre acquisite ed esposte in numerosi spazi pubblici e privati, tra cui: Artphilein Foundation in Liechtenstein, Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen, Collezione Marino Golinelli di Bologna, Barzilai-Hollander’s Collection a Bruxelles, Galleria Civica di Modena, Collezione Farnesina a Roma, Boghossian Foundation a Bruxelles, Consolato Generale d’Italia a New York.

Leonardo Zunica, Paolo Cavinato e Stefano Trevisi

Paolo Cavinato (1975) Vive e lavora a Mantova. Dopo essersi diplomato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera e aver seguito un corso di regia cinematografica a Milano, a partire dal 2001 espone in diverse mostre personali (Milano, Londra, Berlino, New York, Santa Fe) e già dal 1997 in altrettante collettive (Parigi, Bruxelles, Istanbul, Cina e USA). Nel 2005 partecipa alla Biennale di Istanbul e nel 2008 vince il 3° Premio della Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. È premiato dalla Royal British Society of Sculptors di Londra, la quale gli dedica una personale nel 2011. Nel 2014 è in residenza per sei mesi presso lo Swatch Art Peace Hotel di Shanghai e nel 2017 gli viene dedicata una grande mostra 34

Stefano Trevisi (1974) Compositore, vive e lavora a Mantova. Le sue opere sono state eseguite in diverse rassegne tra cui Rai Nuova Musica, International Gaudeamus Music Week (Amsterdam), Synthèse (Bourges), Daegu International Art Festival, Traiettorie (Parma), Eterotopie (Mantova), Nuova Musica a Treviso, Biennale Musica di Venezia, REC (Reggio Emilia), International Summer Course of Darmstadt, OffTheatre e Alte Schmiede a Vienna, Biennale di Zagabria, Angelica (Bologna), Rondò (Milano), Festival Nuova Consonanza (Roma), Rassegna di Nuova Musica di Macerata, Maggio Musicale Fiorentino. Le sue composizioni sono state trasmesse da RAI Radio3, SWR (Germania), VPRO (Olanda) e sono pubblicate da RAI Trade (Roma).È stato finalista in vari concorsi, tra cui il 29°, 33°, 36° Concours Internationaux de Bourges, Gaudeamus Music Prize (Amsterdam, 2001), Franco Evangelisti (Roma, 2003 e 2006). Ha vinto il XIX Premio Nazionale delle Arti, sezione Musica Elettronica.

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PROMOSSO DA Comune di Mantova PRODOTTO E REALIZZATA DA Fondazione Palazzo Te Museo Civico di Palazzo Te IN COLLABORAZIONE CON Diabolus in musica Eterotopie CON IL CONTRIBUTO DI Fondazione Banca Agricola Mantovana IN SINERGIA CON MantovaMusica Comitato Nazionale Dante 2021 Mantova città d’arte e di cultura A CURA DI Leonardo Zunica FOTO DI Mario Piavoli

FONDATORE PROMOTORE Comune di Mantova PARTECIPANTI FONDATORI Aermec, Cartiera Mantovana, Ies-italiana energia e servizi, Levoni, Lubiam, Sapiens, Saviola Holding, Tea SOSTENITORI Agape, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Mantova, Lissoni Associati, Marcegaglia Steel Spa, S.T.A. Società Trattamento Acque, Verona 83

PRESIDENTE Enrico Voceri DIRETTORE Stefano Baia Curioni CONSIGLIO DIRETTIVO Carla Bernini, Nicola Levoni, Alberto Marenghi, Elda Mengazzoli COLLEGIO SINDACALE Gino Bardini, Cristiano Frigo, Roberto Lombardelli CONSULENTE FISCALE Davide Alberini COMITATO SCIENTIFICO Stefano Benetti, Francesca Cappelletti, Daniela Ferrari, Augusto Morari, Italo Scaietta STAFF Produzioni culturali, assistente direzione Micaela Rossi Amministrazione Stefano Ongari Progetti integrati, conservazione Elena Froldi Paganini Mostre, progetti di ricerca Daniela Sogliani Progetti educativi, didattica Francesca Vischi Sicurezza, allestimenti, eventi privati Pierpaolo Consoli Ufficio stampa, comunicazione Federica Leoni Marketing Nicola Vaglia


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