Sonografie 2019

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MANTOVA PALAZZO TE 21 GIUGNO/ 28 LUGLIO 2019


DATE 21 giugno - 28 luglio 2019 SEDE Palazzo Te, viale Te 13 Mantova ORARI lunedì 13.00 – 19.30 da martedì a domenica 9.00 – 19.30 (ultimo ingresso 18.30) BIGLIETTERIA T +39 0376 323266 INFO www.fondazionepalazzote.it #sonografie


PRODOTTO E REALIZZATO DA Comune di Mantova Fondazione Palazzo Te Museo Civico di Palazzo Te IN COLLABORAZIONE CON Diabolus in Musica IN SINERGIA CON MantovaMusica Mantova Città d’Arte e di Cultura ASSICURAZIONI Assicurazioni Gestione Enti srl, Bologna GRAFICA Wanda Granata SI DESIDERA RINGRAZIARE Sonia Costantini, Michele Dantini, Licia Mari, Leonardo Zunica FONDAZIONE PALAZZO TE FONDATORE PROMOTORE Comune di Mantova PARTECIPANTI FONDATORI Cartiera Mantovana Ies-italiana energia e servizi Levoni Lubiam Saviola Holding Tea SOSTENITORI Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Mantova Lissoni Associati Marcegaglia Steel Spa Prima Services Verona 83

PRESIDENTE Enrico Voceri DIRETTORE Stefano Baia Curioni CONSIGLIO DIRETTIVO Nicola Levoni, Alberto Marenghi, Elda Mengazzoli, Luca Nicolini COLLEGIO SINDACALE Gino Bardini, Roberto Lombardelli, Cristiano Frigo CONSULENTE FISCALE Davide Alberini COMITATO SCIENTIFICO Stefano Benetti, Francesca Cappelletti, Daniela Ferrari, Augusto Morari, Italo Scaietta STAFF Amministrazione Stefano Ongari Responsabile mostre e progetti di ricerca Daniela Sogliani Responsabile tecnico addetto alla sicurezza Pierpaolo Consoli Assistente direzione, relazioni istituzionali e produzioni Micaela Rossi Assistente di progetto e didattica Francesca Vischi Ufficio stampa e comunicazione Federica Leoni Assistente di produzione Mattia Solimano MUSEO CIVICO DI PALAZZO TE CONSERVATORE Roberta Piccinelli AMMINISTRAZIONE Catia Bianchi, Milena Canuti, Stefano d’Aprile CENTRO STUDI COLLEZIONI CIVICHE E BIBLIOTECA Monica Benini UFFICIO MOSTRE Carlo Micheli

Di nuovo la musica risuona a Palazzo Te, come spesso è accaduto nel corso dei secoli. Tuttavia, il progetto Sonografie che nei mesi di giugno e luglio si svolge, aprendo qui la seconda edizione dopo l’interessante debutto del 2018, ha tutte le caratteristiche per costruire un ponte importante fra la storia gonzaghesca e la contemporaneità. Infatti, grazie alla collaborazione con il Maestro Leonardo Zunica, la proposta di nuove sonorità che si uniscono a opere d’arte moderna e contemporanea di notevole impatto ha il merito, fra gli altri, di ampliare ancora l’offerta che in ogni periodo dell’anno viene svolta nei luoghi ideati da Giulio Romano. Ecco la presenza della pittrice Sonia Costantini, che sembra costruire con le sue tele un percorso partecipato di emozioni cromatiche. Poi, le invenzioni e le interpretazioni dei Maestri Luigi Manfrin e Corrado Rojac daranno modo all’ascoltatore e al visitatore di attraversare un’esperienza emotiva e sensoriale del tutto inedita. Salutiamo quindi un ulteriore traguardo nel cammino che la Fondazione Palazzo Te e il Comune di Mantova stanno immaginando, per dimostrare come lo spazio dell’arte vada ogni giorno inteso in modo profondo. Grazie ad un maggior respiro, ad un’intensità che si unisce al suono silenzioso degli affreschi, delle statue, delle nicchie, dei giardini. MATTIA PALAZZI Sindaco di Mantova ENRICO VOCERI Presidente Fondazione Palazzo Te 5


Sonia Costantini HC8-13 bianco titanio, 2008 Acrilici e olio su lino, 230 x 190 cm 6

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È POSSIBILE ASCOLTARE IL SUONO DI UN COLORE?

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La project room Sonografie. Il suono del colore vuole offrire uno spunto di riflessione sul rapporto e sulle differenze costitutive che intercorrono tra suono e immagine, tra musica e pittura. Le opere pittoriche di Sonia Costantini percorrono una sorta di cammino del suono: dal bianco titanio che raccoglie tutti i colori e richiama un silenzio vitale e generativo, passando per la Foresta Sonora, che scandisce ritmicamente intervalli di suoni attribuiti a diverse tonalità del verde, per arrivare allo spazio cosmico del blu inchiostro dove il suono si perde. Le opere musicali dei Maestri Luigi Manfrin e Corrado Rojac sono nate dallo sguardo attento e profondo verso le opere di Sonia Costantini. Invitati dal Maestro Leonardo Zunica, i compositori hanno saputo cogliere due tra gli aspetti fondamentali della produzione dell’artista mantovana, tra formalismo e misticismo. Luigi Manfrin, in Color Folds, ha operato quasi una realizzazione musicale del suo gesto pittorico, costituito da un lavoro per strati. Il colore timbrico della composizione musicale è costituito da un’oscillazione intorno ad alcune frequenze di base, a cui viene sovrapposto un ulteriore livello di espansioni e contrazioni temporali. Corrado Rojac, in ante intra, ha saputo afferrare la dimensione più spirituale dei monocromi della pittrice con essenzialità, asciutta stilizzazione e continui rimandi al rapporto tra umano e divino attraverso il mistero del sacro. Nella project room i due diversi linguaggi artistici si confrontano nel dialogo fecondo che si genera, costante e sempre nuovo, tra i dipinti e le opere musicali, tra l’immagine e il suono. 9


I CANTIERI DI PALAZZO TE di Stefano Baia Curioni

IL CANTIERE È UNO SPAZIO DI PREPARAZIONE CHE RENDE DISPONIBILI OPERE QUANDO ESSE TROVANO LA GIUSTA MATURAZIONE.

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La parola cantiere, deriva, secondo il Tommaseo, da “canterius”, termine tardo latino il cui significato oscilla da “luogo in cui si costruiscono le navi” a “trave che regge il tetto”. Le due accezioni del termine definiscono uno spazio semantico all’interno del quale si colloca il lavoro dei Cantieri di Palazzo Te: costruire navi, ovvero oggetti destinati a trovare la pienezza del loro senso nel movimento, nell’andare e nel portare, fuori dal cantiere stesso verso esiti non prevedibili; predisporre le travi che reggano solidamente un “edificio” di cognizioni e di pensieri. Nella pratica un Cantiere si costituisce come un tavolo di lavoro, la cui geometria è variabile, attorno cui possano essere portati materiali di lavoro, pensieri, proposte progettuali, testi, eventi, che possano esplorare un tema comune. Non ha come esito necessario la produzione di mostre; è possibile immaginare esiti editoriali, convegnistici, radiofonici, televisivi, teatrali, musicali, performativi. È uno spazio di preparazione che rende disponibili opere quando esse trovano la giusta maturazione. Ogni Cantiere si costituisce attorno ad una domanda di ricerca o attorno ad una questione più ampia che potrebbe dar luogo ad una domanda di ricerca. In questo caso il cantiere può anche servire per sostenere l’identificazione di una via di ricerca comune che definisce un percorso di co-progettazione tra la Fondazione Palazzo Te e gruppi o istituzioni presenti nel territorio della città di Mantova.

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Il Cantiere Sonografie Sonografie si presenta come il primo dei Cantieri di ricerca che la Fondazione Palazzo Te intende condividere con studiosi, artisti, imprenditori culturali del territorio di Mantova e si organizza attorno ad una ricerca dedicata al rapporto tra Musica e Pittura. L’idea del Cantiere nasce in connessione indiretta con la produzione curata da Brian Eno a Palazzo Te nel giugno del 2016 1, e prende forma, la prima volta, grazie alla proposta di esporre alcuni disegni di una artista irlandese, Fiona Robinson, a complemento del progetto musicale Eterotopie del Maestro Leonardo Zunica 2. È nata così la prima project room Sonografie I. Le immagini della musica, prodotta in collaborazione con l’Archivio Ricordi di Milano, che ha messo in relazione la scrittura musicale di Salvatore Sciarrino, in cui la partitura prende la via di una rappresentazione visiva astratta, con le rappresentazioni visive proposte da Fiona Robinson. L’intuizione che allora ha orientato la scelta è stata quella di considerare gli spartiti musicali come immagini, ovvero come rappresentazioni visive della musica, capaci di rilevarne le componenti compositive e strutturali, mettendoli a confronto con disegni “automatici” sviluppati ascoltando musica. La seconda tappa del progetto, Sonografie II. Il suono del colore, si sviluppa invece attorno ad una giustapposizione più diretta ed esplicita tra una sequenza di opere pittoriche intitolate Foresta Sonora di Sonia Costantini, artista mantovana di straordinario rigore - portatrice di una ricerca estrema sul colore e sulla sua dimensione assoluta e trascendentale - e due nuove composizioni di musica contemporanea realizzate da Luigi Manfrin e Corrado Rojac, proprio come lettura della sequenza pittorica proposta. La visione delle opere della Costantini si accompagnerà quindi all’ascolto delle composizioni determinate dalla “lettura musicale” del colore, e dalla visione degli spartiti dei due compositori.

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Perché il Cantiere Sonografie? Il rapporto tra suono e immagine rappresenta uno dei temi fondamentali della storia della riflessione e della produzione artistica e costituisce oggi uno dei temi dominanti della ricerca, sia per l’arte musicale che per l’arte performativa. In questo caso l’interrogazione è portata sulla questione sollevata a partire dalla metà dell’Ottocento dal tema del Gesamtkunstwerke. Il punto centrale dell’interrogazione è ispirato dalla scelta di non guardare alla collaborazione tra le arti dal punto di vista del loro “impatto” integrato. L’idea non è dunque osservare come la giustapposizione tra immagini e musica, o tra suoni e colori, può, grazie a rimandi metaforici (che caratterizzano la nozione di sinestesia), determinare forme di attivazione o mobilitazione più pronunciate nell’astante. La direzione del lavoro qui è leggermente diversa, e intende piuttosto muovere dal riconoscimento della NON riducibilità di un’arte all’altra. La prospettiva culturale del progetto è in altri termini quella di muovere dal riconoscimento della irriducibile differenza che distingue le cosiddette “arti dello spazio”, la pittura, la plastica, strutturalmente operanti nella “simultaneità” della visione, dalle “arti del tempo”, come la poesia o la musica, che abitano, altrettanto strutturalmente, la successione temporale 3. L’elemento della temporalità, ovvero la possibilità di rappresentare la successione, marca dunque la non riducibilità dell’arte della rappresentazione visiva (ancorata ad una dominante simultaneità 4) a quella musicale e poetica (che muovono sequenze) 5. La scelta di considerare in modo radicale l’eterogeneità essenziale, strutturale, dei percorsi che guidano la messa in forma nelle due arti è compiuta però proprio 13


per esplorare le modalità e le possibilità più strutturali e profonde della loro collaborazione. Il rapporto tra musica e pittura è in altri termini attivato per esplorare le diverse modalità della “messa in forma” dell’opera e la possibilità della loro cooperazione o addirittura sovrapposizione come possibilità di accesso al reale. Questa esplorazione si collega ad una sequenza di illustrissimi precedenti, solo per citare il Novecento: Skrjabin, Ciurlonis, Schönberg tra i musicisti; Kandinsky, i Futuristi, Mondrian tra i pittori 6, anche se forse è stato Paul Klee il pittore che ha più profondamente e verticalmente interpretato il rapporto tra musica e pittura riconoscendo da una parte la non riducibilità reciproca delle due arti, e dall’altro la fecondità del rapporto tra le loro strutture più profonde e un’interrogazione radicale sul farsi dell’opera come restituzione “genetica” del mondo. Paul Klee musicista decide, o meglio riconosce la necessità, di diventare pittore e lo fa nella consapevolezza non solo della diversità tra le due arti, ma anche nella consapevolezza di quanto la loro relazione elaborata sul piano della struttura, possa operare fecondamente, come scrive Pierre Boulez: "Klee ci insegna che i due mondi hanno una propria specificità e che la relazione tra di loro può essere solo di natura strutturale" 7. In questa prospettiva il rapporto tra musica e pittura non si orienta allo studio degli effetti dell’azione congiunta delle due forme sullo spettatore, ma sulla relazione strutturale che i due processi di restituzione o messa in forma, possono avere innescato nuove modalità di conoscenza, sempre mantenendo salva la loro reciproca eterogeneità. Per approfondire questa direzione il lavoro del Cantiere si è arricchito, nel dicembre del 2018 della conferenza svolta da Michele Dantini, appunto sulla relazione tra Paul Klee e la musica (che è possibile rivedere sul sito della Fondazione Palazzo Te) e proseguirà in questa direzione di ricerca. A questo tema è anche dedicato il progetto di Sonografie II, 14

qualificato dalla scelta del lavoro di Sonia Costantini e dalla presenza di due nuove composizioni musicali, prodotte specificamente per questo evento. La scelta dell’artista visiva è stata prodotta dal riconoscimento del rigore e dalla consapevolezza con cui Sonia Costantini si è impegnata in una ricerca delle “risonanze” profonde del colore, lasciato agire nella sua purezza e profondità monocroma, alla ricerca del suo canto, ovvero alla vigile ricerca di una sorta di origine essenziale e smaterializzata del colore che, proprio in questa tensione asintotica, può essere ricondotta ad una originaria sorgente musicale. La scelta dei due compositori e musicisti tra loro molto diversi come Corrado Rojac e Luigi Manfrin è stata compiuta dal Maestro Leonardo Zunica per aprire l’esplorazione ad una molteplicità di percorsi di grande qualità. La decisione di dare corpo alla ricerca tramite un evento espositivo e due nuove composizioni segna la caratteristica dei Cantieri di Palazzo Te: luoghi in cui il pensiero e la pratica sono istituiti in reciproca congiunzione.

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1 S. Baia Curioni, Diari di Palazzo Te (2016-2018), Skira, Milano, 2018. 2 Sonografie, Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, Mantova, 2018. 3 Questa impostazione prende avvio dalle considerazioni del Lessing nel

Laocoonte. In esso si introduce infatti l’idea che la poesia, proprio per la sua possibilità di organizzarsi in sequenze, si libera dal vincolo dell’istantaneità o se vogliamo della simultaneità che è proprio delle arti pittoriche e plastiche. “Nulla costringe il poeta a concentrare il suo ritratto in un solo momento. Egli, se vuole, prende ogni sua azione sin dall’origine e la conduce al suo esito attraverso ogni possibile sviluppo. Ognuno di questi sviluppi, che costerebbe all’artista un’opera a sé, fosse tale da offendere l’immaginazione dell’ascoltatore, pure esso sarà così preparato da ciò che è preceduto… da perdere quest’unica impressione e fare nell’insieme l’effetto più riuscito del mondo” (IV,p. 32, ed. Aesthetica, 2007). L’artista ovvero il pittore o lo scultore è invece costretto a misurarsi con la forma – ad esempio – del dolore (del Laocoonte) e della follia (dell’Aiace) nell’istante in cui essa diventa percepibile irrompendo in immagine, ed è chiamato a mettere in forma (estetica) l’interezza della vicenda nella simultaneità dell’immagine, includendo nel dolore anche la nobiltà e nella follia anche l’eroismo. Ovvero risolvendo nella simultaneità il rapporto con la compiutezza del senso. Ed è questo compito che rende, secondo Lessing, la pittura “pensante” e dunque distrugge ogni riferimento alla mera mimesi per la qualificazione del suo senso. 4 Un quadro può essere “analizzato” in una sequenza di osservazioni. Può es-

sere visto e rivisto. Ma la sequenzialità inscritta nell’analisi sta nella dimensione temporale della successione in quanto essa appartiene al dominio della parola e del suo suono. Il vedere – anche percorrendo un quadro con lo sguardo – ci riconduce ogni volta all’esperienza del tutto insieme, della simultaneità cfr G. Didi Huberman, Storia dell’arte e anacronismo delle immagini, Torino, 2007. 5 Si potrebbe argomentare che queste differenze riguardano le strutture dei

diversi processi di messa in forma e non il loro atto generativo che resterebbe in un certo senso unico; questa è di fatto la prospettiva storicamente attivata dalle ricerche dei primi del Novecento. Ma resta che nella loro sostanza musica e pittura (il vedere e l’ascoltare) sono consegnate a diverse modalità di accesso alla conoscenza del tempo e quindi di accesso alla genesi, al darsi, del senso.

6 Cfr. M. Lista, L’oevre d’art totale à la naissance des avant-gardes, Paris, 2006.

P. Boulez,Il paese fertile: Paul Klee e la musica, Abscondita, Milano, 1989 (pp. 36-37).

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DENTRO SONOGRAFIE 2019 di Leonardo Zunica Il progetto Sonografie. Il suono del colore, sintesi dello spirito di ricerca che caratterizza le attività istituzionali della Fondazione Palazzo Te e dell’Associazione Diabolus in musica, si propone di esplorare le confluenze reciproche tra arti visive ed arti sonore, inserendosi in un ambito che è di assoluta attualità nel campo dei linguaggi contemporanei. Sonografie si affaccia in un’area di ricerca che, nel sondare le radici dell’esperienza artistica, sia essa visiva o sonora, vuole rinnovare il nostro rapporto con il vedere e l’ascoltare, con il tempo e lo spazio dell’arte. L’interazione tra suono e colore - al di là delle corrispondenze che rimandano all’esperienza della sinestesia e che storicamente sono state via via avanzate (si pensi al concetto di risonanza interiore sviluppato da Kandinsky e alla musica di Skrjabin, con il suo Prometeo per pianoforte, orchestra e “tastiera luminosa”) - sembra istituire una vera e propria eterotopia dell’arte, laddove l’estensione del sonoro al visivo e del visivo al sonoro è in ultima analisi il desiderio di entrambi i campi di trascendere i confini che li contraddistinguono. La scelta delle opere pittoriche di Sonia Costantini nasce dal profondo interesse che l’artista stessa nutre nei confronti del linguaggio musicale e dalla sua idea di una sostanziale omologia di colore e suono nella loro natura vibratoria. La “portata emozionale del colore”, come dice Sonia Costantini, si alimenta di un coté sonoro, di una risonanza interiore, appunto, che tracci dei percorsi conoscitivi ed esperienziali. Ma non si può non evidenziare il carattere esoterico di tale pratica: la ripetizione “ossessiva” del gesto pittorico e la luce che 17


emerge dalla sovrapposizione quasi infinitesimale delle superfici cromatiche celano una pulsazione, quasi un ritmo occulto delle cose, un “oltre” al quale si accede solo con uno sforzo percettivo ulteriore e una disponibilità a non rimanere in superficie. Queste caratteristiche sono amplificate dai lavori musicali affidati ai compositori Luigi Manfrin e Corrado Rojac, il cui dialogo con le opere di Sonia Costantini li ha portati, come si potrà ascoltare, a dar voce a “colorazioni” assai diverse. In Color Folds (pieghe colorate) di Manfrin, compositore la cui poetica è mutuata dall’ambito della musica spettrale, e dunque di quella parte della ricerca musicale contemporanea in cui il suono è vissuto come entità vibratoria scandagliata nelle sue parti costitutive (i cosiddetti parziali), il tessuto musicale si sviluppa in una continua e cinetica sovrapposizione di fasce sonore ascendenti e discendenti, come pennellate che via via tendono il “colore” degli accordi, in un processo di riformazione che si dispiega in uno spazio temporale che si restringe e dilata in continuazione. L’approccio di Rojac è più immaginifico, attratto dall’essenzialità e dalla vibrazione silenziosa delle opere della Costantini. Già nel titolo, ante intra, Rojac rimanda al proprio vissuto intimo, in cui echi della tradizione musicale occidentale, dal canto gregoriano a Wagner, emergono come forme astratte e simboliche, quasi ad esprimere quello che il filosofo francese Michel Henry, nel suo fondamentale studio su Kandinsky, pone come il “grande interrogativo” dell’arte astratta - e potremmo dire della musica astratta - le cui forme sono tracciate da una “forza” che “è quella della vita, dunque una realtà invisibile”. Accanto alla project room, il percorso musicale Sonografie, eseguito durante la serata del 20 giugno a Palazzo Te, parte dall’esecuzione dei celebri Kartinki s vystavki (Quadri di una esposizione) di Modest Mussorgsky (1839-1881) accompagnati 18

dalla proiezione del video creato dal pianista Mikhail Rudy con i disegni originali che Vassily Kandinsky realizzò per quest’opera. I Quadri sono preceduti da una scelta delle venti Visions Fugitives di Sergei Prokofiev (1891-1953), brani emblematici della produzione del compositore sovietico, in cui l’elemento visivo annunciato nel titolo dell’opera non si concretizza però nei titoli dei singoli brani, lasciando l’ascoltatore libero di immaginare un proprio percorso narrativo. La dialettica tra “vedere” e “ascoltare” viene sviluppata nella seconda parte della serata con l’ascolto dei brani di Luigi Manfrin e Corrado Rojac ispirati ai quadri di Sonia Costantini esposti negli stessi ambienti di Palazzo Te.

SONOGRAFIE SI AFFACCIA IN UN’AREA DI RICERCA CHE, NEL SONDARE LE RADICI DELL’ESPERIENZA ARTISTICA, SIA ESSA VISIVA O SONORA, VUOLE RINNOVARE IL NOSTRO RAPPORTO CON IL VEDERE E L’ASCOLTARE, CON IL TEMPO E LO SPAZIO DELL’ARTE.

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LE INTERMITTENZE DEL COLORE-SUONO di Sonia Costantini Nella project room Sonografie. Il suono del colore, vengono proposte tre mie opere pittoriche. Sulla parete centrale è collocata Foresta Sonora, un lavoro mai esposto, realizzato tra il 2014 e il 2015. In quel periodo la mia ricerca mi portava a riflettere sulla possibilità di frammentare la totalità dello spazio della superficie pittorica, creando sospensioni, pause, tramite l’uso del colore. Gli 11 elementi che compongono quest’opera sono scanditi sulla parete da diverse tonalità di verde. Nel realizzarla avvertivo al suo interno un forte senso di musicalità; mentre la disegnavo, la immaginavo proprio come un’onda sonora, seguivo un andamento capace di cadenzare “suono” e “pause”, così da poter cogliere un’eco anche nelle interruzioni, negli intervalli tra le diverse gradazioni del colore. Nell’installazione gli elementi hanno tra loro distanze diverse, misure differenti, che danno il senso del ritmo, seguendo verticalità e orizzontalità: il colore si dipana graficamente sulla parete come se tracciasse una frase sul rigo musicale. La parete centrale della project room dialoga con altre due opere disposte ai lati della stanza, le quali presentano aspetti cromatici completamente opposti: una grande tela bianca verticale, anch’essa inedita, e l’altra, orizzontale, di un blu scuro, esposta la prima volta in occasione della mostra “La tinta musicale”, nella ricorrenza del bicentenario Verdiano, all’Istituto Italiano di Cultura di Monaco nel 2013. Abbiamo così un allestimento che si apre alla visione con bianco titanio, un bianco assoluto quasi a significare l’inizio di un tutto; a seguire Foresta Sonora con la sua sequenza verde di “suoni” e di “pause” e, infine, blu inchiostro, un colore profondo nel quale si allude a uno spazio infinito in cui ogni suono viene a perdersi come inghiottito dal silenzio. 22

NEL REALIZZARE L’OPERA AVVERTIVO AL SUO INTERNO UN FORTE SENSO DI MUSICALITÀ; MENTRE LA DISEGNAVO, LA IMMAGINAVO PROPRIO COME UN’ONDA SONORA, SEGUIVO UN ANDAMENTO CAPACE DI CADENZARE “SUONO” E “PAUSE”, COSÌ DA POTER COGLIERE UN’ECO ANCHE NELLE INTERRUZIONI, NEGLI INTERVALLI TRA LE DIVERSE GRADAZIONI DEL COLORE.

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COLOR FOLDS. NOTE ALL’ASCOLTO di Luigi Manfrin In Color Folds vi è un livello primario di strutturazione concernente lo spazio sonoro, ossia una matrice relazionale incentrata sull’oscillazione permanentemente intorno a determinate frequenze di base. Questa matrice si ricostituisce continuamente secondo delle modalità sempre differenziate, originando all’ascolto la sensazione di una superficie timbricaarmonica costante sebbene, nelle sue ripetute ricostituzioni, non sia mai completamente coincidente con se stessa in virtù di deviazioni, slittamenti e continue modificazioni. Questo livello primario preannuncia così il colore timbrico fondamentale dell’opera, seguendo un processo continuo di riformazione che si dispiega attraverso la generazione di figure o forme individuali differenziate, totalmente o parzialmente ricorrenti, distribuite secondo estensioni e velocità tra loro divergenti. Quest’ultime, allora, creano un secondo livello che si dispone ambiguamente in primo piano rispetto a quello primario. L’ambivalenza, infatti, è data dal fatto che il secondo piano si distingue dal primo presupponendolo e provenendo da esso. Questo secondo livello è spesso caratterizzato da ripetute e improvvise espansioni e contrazioni spazio/temporali che rendono la sua morfologia irrompente, segmentata e problematica, solo a tratti stabile e regolare. Da un certo punto di vista è come se la superficie primaria (primo livello) si ripiegasse ininterrottamente su se stessa, moltiplicandosi in una miriade di configurazioni che a loro volta attivano ulteriori pieghe (secondo livello) dello stesso colore; detto altrimenti, è come se il brano fosse composto da tante velature stratificate della stessa superficie colorata. Eppure il ripiegamento non è affatto indolore, generando piuttosto dei flussi contrastanti, degli strappi improvvisi e delle sospensioni travagliate, tagliando e lacerando in più punti la superficie. In 24

taluni casi, poi, la superficie primaria affonda su un piano decisamente materiale, in conformità a una timbratura densa, opaca e anteriore alla scrittura più strettamente armonica, avendo a che fare direttamente con la massa e la pesantezza del suono; in altri casi, invece, la superficie lievita, come a volersi sgravare o alleggerirsi dalla propria massa timbrica, come accade nella parte conclusiva del brano.

EPPURE IL RIPIEGAMENTO NON È AFFATTO INDOLORE, GENERANDO PIUTTOSTO DEI FLUSSI CONTRASTANTI, DEGLI STRAPPI IMPROVVISI E DELLE SOSPENSIONI TRAVAGLIATE, TAGLIANDO E LACERANDO IN PIÙ PUNTI LA SUPERFICIE.

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ANTE INTRA. NOTE ALL’ASCOLTO di Corrado Rojac

DALLA RISONANZA INTERIORE CHE LE OPERE DI SONIA CONSTANTINI HANNO GENERATO HO TRATTO ALCUNE IMMAGINI SIMBOLICHE, SCARNA TRADUZIONE DI ESSENZE ARCHETIPICHE CHE ABITANO IL NOSTRO INCONSCIO.

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Le opere di Sonia Costantini che hanno ispirato ante intra mi hanno colpito per la loro essenzialità e per l’asciutta stilizzazione degli elementi che le compongono. Dalla risonanza interiore che esse hanno generato ho tratto alcune immagini simboliche, scarna traduzione di essenze archetipiche che abitano il nostro inconscio. L’orizzonte immobile del silenzio è incrinato dagli echi frammentati di canti della tradizione gregoriana, deformati nei loro spettri sonori in virtù di una mia soggettività misteriosa, quella dell’Ospite che ci abita e lascia nella sua creatività oscuri messaggi. L’ecce virgo si manifesta nei brani dispari evocando la Vergine e il mistero del Sacro. Linee melodiche ben diverse si nascondono nei brani pari, dove il Sigfrido wagneriano testimonia dell’Energia Primitiva che anima ogni Foresta (altro spunto figurativo che devo alla Costantini), simbolo della condizione umana. Un Sigfrido analizzato secondo tecniche spettraliste anch’esso, mai eroico, mai impetuoso, ma di una pallida malinconia, come avesse espiato la colpa dell’idiozia di dostojevskiana memoria. Su tutto ciò, la presenza lieve di suoni d’ancia, elemento autobiografico, enigmatico quanto il paesaggio sonoro pianistico, evanescente e stemperantesi nel brusio del mondo reale.

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(pp. 20-21 ) Sonia Costantini NB15-14 Foresta Sonora, 2015 Acrilici e olio su lino su tavola, 11 stele, 240 x 263 cm L’opera si dispone sulla parete con andamento cadenzato nella sua orizzontalità. È costituita da 11 elementi in legno sui quali è stata applicata una tela di lino, dipinta con acrilici e olio. La larghezza di ciascun elemento varia nella misura contenuta tra i 5 e i 10 centimetri e lo spessore tra i 2 e i 7 centimetri, mentre l’altezza è misurabile tra i 100 e i 170 centimetri. Ogni elemento dell’opera Foresta sonora è dipinto con un colore verde in diverse tonalità, dalla più umbratile alla più luminosa, e la stessa texture pittorica viene a diversificarsi con effetti di opacità e lucentezza (p. 23) Sonia Costantini IH8-25 blu inchiostro, 2008 Acrilici e olio su tela di cotone Olona, 152 x 196 cm (p. 34 ) Luigi Manfrin Color Folds, 2019 Composizione per pianoforte Copyright: Sugarmusic S.p.A. - Edizioni Suvini Zerboni, Milano (p. 36) Corrado Rojac ante intra, 2019 Composizione in 6 movimenti per pianoforte e suoni di fisarmonica

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IN QUEL PERIODO LA MIA RICERCA MI PORTAVA A RIFLETTERE SULLA POSSIBILITÀ DI FRAMMENTARE LA TOTALITÀ DELLO SPAZIO DELLA SUPERFICIE PITTORICA, CREANDO SOSPENSIONI, PAUSE, TRAMITE L’USO DEL COLORE.

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SONIA COSTANTINI è nata in provincia di Mantova, città dove vive e lavora. Sin dagli esordi la sua ricerca artistica si è indirizzata sulla pratica della pittura, privilegiando i valori primari del colore e della luce. Inizia ad esporre sul finire degli anni Settanta. Nel 1986 partecipa al 37° Salon de La Jeune Peinture al Grand Palais di Parigi. Seguono numerose mostre, tra spazi pubblici e privati, in diverse città italiane: Milano, Roma, Venezia, Torino, Bologna, Genova, per citarne alcune. Dopo le personali alla Galleria Il Milione di Milano del 1999 e al PAC di Ferrara del 2001, la sua attività espositiva si sviluppa anche in ambito internazionale. Espone i propri lavori a Francoforte, Ljublijana, Colonia, Monaco, Friburgo, Münster, Landshut, Vienna, Passau, Los Angeles, Mosca. Di recente si segnalano le personali di Palazzo Ducale di Mantova e Palazzo Sarcinelli di Conegliano, le collettive alla Nuova Galleria Civica di Montecchio Maggiore e Biblioteca Vallicelliana di Roma, nonché la partecipazione alla rassegna Pittura analitica. Origini e continuità, tenutasi in varie sedi. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, tra queste la prestigiosa Collezione Panza di Biumo.

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LUIGI MANFRIN è nato a Melbourne (Australia). Conseguito il Diploma di Composizione presso il Conservatorio G. Verdi di Milano con il maestro Giuliano Zosi, ha successivamente frequentato i Corsi di perfezionamento con Franco Donatoni presso l’Accademia Chigiana di Siena e l’Accademia di Santa Cecilia di Roma. Nel 2002 si è laureato in Filosofia con una tesi di estetica musicale sul compositore Gérard Grisey. Nel 2007 è stato allievo effettivo all’Atelier d’informatica musicale dell’IRCAM (l’ACHANTES/Metz). Luigi Manfrin svolge l’attività di compositore e di musicologo, con particolare attenzione alle problematiche filosofiche relative all’estetica musicale. Le sue composizioni sono state eseguite presso prestigiose rassegne internazionali di musica contemporanea. Nel 2013 è stato invitato presso il Collège Doctoral Européen di Strasburgo per la Journée d’étude autour de l’œuvre de Fausto Romitelli. Le sue musiche sono edite dalla Suvini Zerboni di Milano.

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CORRADO ROJAC è nato a Trieste nel 1968. Diplomato in Composizione presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano e laureato in Storia della musica presso l’Università di Trieste, deve la propria formazione a Giampaolo Coral ed Alessandro Solbiati. Importanti gli incontri con Azio Corghi, Brice Pauset, Joshua Fineberg e Luca Francesconi. Commissioni da istituzioni quali Accademia Filarmonica (Bologna) e Divertimento ensemble (Milano). Prime esecuzioni in festival tra cui Nuova Consonanza (Roma), L’art pour l’Aar (Berna) e World Music Days 2015 (Lubiana); tra gli interpreti ensemble MDI (Milano) ed ensemble Bit20 (Bergen). Violoncellista e pianista, Corrado Rojac si dedica, come esecutore, alla fisarmonica da concerto, suo primo strumento; suona, tra l’altro, per l’Accademia Chigiana (Siena) e la Harvard University (Boston). Dal 2014 organizza il festival Trieste Prima – Incontri Internazionali con la Musica Contemporanea.

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