Orizzonti 1 2012

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FEDERLUS

NUMERO 1 • 2012

PERIODICO DELLA FEDERAZIONE DELLE BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO DEL LAZIO UMBRIA SARDEGNA

GUARDIAMO AVANTI I RISULTATI CI DANNO RAGIONE

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EDITORIALE DEL PRESIDENTE GUARDIAMO AVANTI

NON SOLO BCC 3

APPUNTI DEL DIRETTORE I NUMERI CI DANNO RAGIONE

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PRIMO PIANO LA TENUTA DEL NOSTRO SISTEMA INTERREGIONALE

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PUNTO CONGIUNTURALE TAGLIARE LA SPESA PER RIDURRE LA PRESSIONE FISCALE

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GIUSEPPE TONIOLO

LA PITTURA E LA FORZA DELLA BELLEZZA

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CONTRO LA ROUTINE, FUOCHI D’ARTIFICIO!

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DALLA FEDERAZIONE ESSERE COMPLIANT ATTRAVERSO LA FORMAZIONE

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UN NUOVO ALLEATO PER LA BCC

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L’EFFICIENZA ORGANIZZATIVA PASSA PER IL PORTALE

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UNA NUOVA DIREZIONE AL SERVIZIO DELLE ASSOCIATE

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LAVORI IN CORSO

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L’ESEMPIO DI GIUSEPPE TONIOLO PER IL FUTURO DEL CREDITO COOPERATIVO

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DALLE BCC

UN MESSAGGIO DI STRAORDINARIA ATTUALITÀ

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IL TEMPO GLI HA DATO RAGIONE

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NUOVE FILIALI/1 BCC DI RONCIGLIONE NUOVA APERTURA A CAMPAGNANO ROMANO

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NUOVE FILIALI/2 BCC DI SPELLO E BETTONA NASCE BANC@TREVI, DODICESIMA FILIALE

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NUOVE FILIALI/3 BCC SAN BARNABA DI MARINO APERTA UN’AGENZIA A ROCCA DI PAPA

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CONVEGNO NOICOOP NOICOOP LE COOPERATIVE AL CENTRO

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CONVEGNO ABI ROAD SHOW ITALIA 2011-2012: VITERBO!

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TESORI DEL TERRITORIO L’AGRO PONTINO, DALLA BONIFICA AL FUTURO

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INTERVISTE: ANTONIO PENNACCHI E L’EPOPEA DELLA BONIFICA

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NUOVE FILIALI/4 BCC DI MANTIGNANA E PERUGIA APERTA LA 15MA FILIALE A BASTIA. L’UNIONE DI FORZE E SINERGIE PER AFFRONTARE LA CRISI

SERVE UNA POLITICA DI INNOVAZIONE PER RIPARTIRE

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BCC DI RONCIGLIONE/1 CENTODIECI ANNI DI STORIA IN UN LIBRO

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SUPERARE LA CONGIUNTURA VALORIZZANDO AGRICOLTURA E TURISMO

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BCC DI RONCIGLIONE/2 GITA SOCIALE A BERLINO

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NONOSTANTE LA CRISI LA PROVINCIA TIENE

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I PRODOTTI DELLA NOSTRA TERRA PER FAR FRONTE A UN MOMENTO DIFFICILE

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Direttore Responsabile: Maurizio Aletti

Immagini: Archivio Edicom, Archivio Federlus, Fabrizio Burelli, Simone Pagano, Microimages Fotolia Redazione: Alessandro Ceccarelli, Brunella Venier

NUOVI ORIZZONTI LA NUOVA ERA DEL RETAIL BANKING TRA CONFERME E RIVOLUZIONI

Hanno collaborato a questo numero: Paola Alviano Glaviano, Martina Bonaldo, Giorgio Caporale, Gianfranco Ferroni, Giuseppe Ginnasi, Francesco Manganaro, Flavio Napoleoni, Daniela Novelli, Fabio Pini, Alessandra Trinca, Sergio Troiani

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Editore: EDICOM srl, iscritta al R.O.C. n. 8961 Finito di stampare: giugno 2012 Tiratura: 2.500 copie


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Un supporto concreto!


EDITORIALE

Guardiamo avanti di Francesco Liberati

I risultati ottenuti nell’ultimo triennio dalle BCC associate alla nostra Federazione sono più che soddisfacenti, con una dinamica di crescita che, considerando i tempi, ha pochi paragoni. In questo contesto si è fatto sentire il ruolo di supporto della nostra Federazione e l’importanza del “fattore unione” che si è esplicitato non solo per tenere l’urto della crisi, ma anche per agevolare l’adempimento delle numerose disposizioni normative che si sono abbattute sulle nostre banche. Adempimenti che, se fronteggiati dalle singole associate, avrebbero comportato un non sopportabile impiego di risorse e aumento dei costi. Mi riferisco agli adempimenti Mifid, alla rendicontazione ICAAP, alla normativa sulla Compliance e via dicendo. Inoltre, la Federazione si è fatta carico della revisione cooperativa e ci siamo impegnati per promuovere sempre di più nell’ambito delle BCC, in linea con gli orientamenti della Vigilanza, assetti di governo adeguati, strutture organizzative efficienti e sistemi di controllo efficaci. In particolare, nel campo degli assetti di governo abbiamo proceduto secondo le indicazioni definite dalla Banca d’Italia nel quadro degli orientamenti internazionali, e successivamente condivise in sede Federcasse. Il complessivo corpo normativo per l’adeguamento degli assetti di governance è stato recepito da parte delle nostre banche. Anche dal lato organizzativo ci siamo mossi per tempo per migliorare i processi di lavoro e promuovere assetti sempre più efficienti, operando anche sul fronte del controllo dei costi. Per una BCC anche, e soprattutto, oggi, in un contesto operativo estremamente severo, reggersi esclusivamente sull’intermediazione tradizionale, che genera margini sempre più compressi e assorbe capitale, diventa un’impresa sempre più ardua senza una efficiente gestione dei costi. Per questo, tutte le attività non strettamente funzionali alla raccolta e agli impieghi vanno esternalizzate. Invece, troppe attività sono ancora effettuate dalle singole banche, con duplicazioni e aumento di oneri impropri. Come evidenziato nelle recenti Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, per le banche italiane “sono necessari interventi incisivi dal lato dei costi operativi, la cui flessibilità è modesta in relazione alle condizioni di fondo del settore”. Su questa strada, va sottolineato che la nostra Federazione ha già avviato un percorso ben preciso con l’obiettivo di fondo di consentire alle banche associate di esternalizzare più funzioni possibili presso la Federazione stessa e le società di servizi collegate, perchè le stesse associate possano concentrarsi sullo sviluppo commerciale e sulla cura delle relazioni di territorio. Ci siamo sempre mossi e continueremo a farlo secondo due direttrici. La prima volta supportare le BCC nel loro posizionamento di mercato e nella loro capacità competitiva, anche attraverso analisi e condivisione di dati comuni. La seconda nel guidarle nelle strategie evolutive fornendo allo stesso tempo tutti i possibili servizi esternalizzabili, con particolare attenzione alle funzioni di controllo. Con questa rinnovata visione, abbiamo chiuso un triennio difficile e impegnativo, con risultati concreti che confortano le nostre scelte e la volontà di proseguire lungo la strada tracciata. Per erogare servizi sempre migliori e a condizioni competitive per le associate, supportandole nella loro funzione di servizio a famiglie e imprese.

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APPUNTI DEL DIRETTORE

I numeri ci danno ragione di Paolo Giuseppe Grignaschi

Mai come in questi tempi i numeri hanno assunto un’importanza rilevante nella vita di ognuno di noi. Quotidianamente l’attenzione è catturata dall’andamento dello spread, dal rapporto tra il deficit ed il PIL, della variazione, anno su anno, del PIL stesso. Numeri. Numeri sulla base del cui andamento siamo stati chiamati a fare sacrifici importanti ed altri probabilmente dovremo farne. E nel nostro mestiere di numeri se ne aggiungono altri, gli indici di patrimonializzazione, il livello delle sofferenze, la redditività, i tassi di interesse, il rapporto impieghi/raccolta, il cost/income, solo per dirne alcuni. Numeri. Numeri le cui dinamiche, giorno per giorno, si aggiornano in senso apparentemente sempre più negativo, dandoci l’impressione di esserne travolti e di essere impotenti di fronte ad essi. Non sempre è così. Si può e si deve rispondere ai numeri negativi. Come? C’è un solo modo: con numeri positivi. E come generare numeri positivi? C’è un solo modo: occupandosi, coerentemente, con costanza, con professionalità, dei numeri stessi. Nel contesto di estrema incertezza che oggi viviamo, peraltro, i numeri – e i risultati che rappresentano - costituiscono l’unico fattore guida in grado di razionalizzare l’interpretazione dei fatti e ridurre lo spazio concesso all’irrazionalità. Credo di poter affermare che la nostra Federazione abbia, da tempo, lavorato in tal senso. Chi vi scrive, come sapete, ha sempre rivolto grande attenzione ai numeri, anche sulla base della semplice considerazione che noi, fondamentalmente, numeri produciamo. Ebbene, questa costante attenzione e questo continuo impegno ci consentono, oggi, di presentare, pur nella consapevolezza di un contesto negativo, che desta forti segnali di preoccupazione che non possono essere ignorati, dei numeri positivi, sia con riguardo alle BCC associate, sia con riferimento alla Federazione stessa. Ritengo importante sottolineare ciò e, per questo, ai nostri numeri ho dedicato un inserto speciale di questo numero della rivista Orizzonti, intitolato Facts and figures, che è l’espressione con la quale, nel mondo anglosassone, si intende la concretezza, l’essenzialità delle cose, i fatti rappresentati da numeri. Fatti, come la continua crescita strutturale delle nostre Banche, che, nell’ultimo triennio, hanno visto aumentare il numero degli sportelli dell’11,4%, dei soci dell’9,5% e dei dipendenti del 10,4%. A questa si è accompagnata una crescita dei volumi intermediati in misura maggiore rispetto a quella degli stessi volumi degli Istituti presenti sul territorio, con un generalizzato aumento delle quote di mercato. Gli impieghi sono cresciuti, nel triennio, del 36,9%, raggiungendo quasi 8,5 miliardi, la raccolta del 21,1%, raggiungendo quasi 11 miliardi, e si è riusciti, comunque, a mantenere il rapporto impieghi-raccolta, ancora inferiore all’80%, su livelli sufficientemente prudenziali. Dal 2009, è aumentata dell’1,4% la patrimonializzazione di base e del 2,1% quella com-

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plessiva, mentre la redditività ha fondamentalmente tenuto. Nel 2011 l’utile lordo aggregato delle BCC della Federazione è stato sostanzialmente in linea con quello dell’anno precedente, ma la maggior parte delle Associate ha fatto registrare un risultato economico netto migliore di quello del 2010 e, nel triennio, le nostre Banche hanno, complessivamente, prodotto oltre 140 milioni di reddito, con un valore sociale creato nel triennio che raggiunge quasi 1,2 miliardi di euro. La Federazione non è stata da meno. Non si può parlare di utili (non ci sono concessi), ma di valore sì. Ci si riferisce al valore creato dalla continua crescita del volume di attività fornito alle Associate, che, nel triennio, è cresciuto del 19,3% ed ha raggiunto i 4,4 milioni di euro, con uno sbilancio del valore dei servizi resi ai soci rispetto al costo per i soci stessi che, sempre nel triennio, ha superato i 700.000 euro. A questo importo va aggiunto quello di 1.150.000.000 euro, che è la somma dei contributi che, negli ultimi anni, la Federazione ha restituito ai propri soci. Ancor più importante e significativa è la continua decrescita, anno su anno, del totale dei contributi richiesti alle Associate, al netto di quelli rigirati al Sistema (nel 2011 si è già al quinto anno consecutivo). Ciò è il risultato tangibile dell’efficienza della Federazione, misurata anche dalla sempre minore incidenza dei contributi associativi sul valore della produzione dei servizi, che era al 67,5% nel 2005 e che, nel 2011, è scesa al 43,2%, grazie ad un controllo dei costi pressoché giornaliero, a partire dal costo del personale, la cui incidenza sui ricavi da servizi è passata dal 131,5% del 2005 al 62,8% del 2011. Attenzione e controllo dei costi che, certamente, non significa risparmiarsi sulla attività effettuate in favore delle Associate, le quali, anzi, sono, come detto in precedenza, in continua crescita, ma significa lavorare per consentire alle BCC di focalizzarsi sul proprio core business. Possiamo affermare, con orgoglio, che tutte le nuove disposizioni normative, che, come noto, ormai vengono emanate a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, sono preventivamente recepite dalla Federazione, che, poi, provvede immediatamente a fornire alle Associate tutto il supporto necessario per l’adeguamento normativo. Un supporto di qualità che arriva sin dentro la Banca, certificato dalle ispezioni della Vigilanza della Banca d’Italia, i cui rilievi nei confronti del sistema dei controlli interni e dell’organizzazione aziendale, sono in costante diminuzione, in un contesto generale che, invece, va nella direzione opposta. Questo ha consentito alle Banche della Federazione di essere, nel 2011, quelle con l’importo sanzionatorio medio per BCC minore tra tutte le Federazioni italiane. Siamo perfettamente consapevoli che dietro questi risultati si annidano anche delle possibili criticità: la crescita degli impieghi rispetto alla raccolta non può continuare all’infinito, così come la crescita degli sportelli sul territorio dovrà obbedire, sempre di più, a logiche di redditività ed efficienza, piuttosto che di mera espansione territoriale. Il livello delle sofferenze è, comunque, alto e la congiuntura economica attuale non lascia presagire nulla di buono per i prossimi mesi. Sull’efficienza è necessario lavorare ancora molto, in quanto il cost income è ancora troppo elevato e non sono ancora sfruttati appieno i benefici che possono derivare dall’esternalizzazione comune dei processi aziendali e quelli derivanti dalla possibilità di usufruire di un Sistema Informativo unico, su cui innestare processi standardizzati di controllo direzionale. Siamo, comunque, fieri dei nostri risultati, che rappresentano, in concreto, il dividendo di quell’unione la cui forza è stata, da molti anni a questa parte, sempre predicata e sottolineata da questa Federazione. Abbiamo davanti a noi tempi molto duri, ma i nostri risultati, pur non garantendoci il futuro, se non altro ci indicano in maniera inequivocabile la strada: andare avanti tutti insieme.

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PRIMO PIANO

La tenuta del nostro sistema interregionale Per le BCC di Lazio, Umbria, Sardegna un 2011 ancora in controtendenza rispetto alle altre Banche: non solo migliora l’efficienza nell’allocazione delle risorse sul territorio, ma si conferma anche il rigore nelle politiche gestionali

In un contesto difficile come quello relativo all’esercizio conclusosi a dicembre 2011, le BCC Associate hanno mostrato ancora segnali incoraggianti, sia in termini di sostegno ai territori di competenza, sia con riferimento alla stabilità degli equilibri tecnici interni. È continuato infatti anche per l’esercizio appena concluso l’incremento dei finanziamenti all’economia, in misura superiore rispetto al Movimento delle Banche Cooperative e al Sistema nel suo complesso, con un volume complessivo che ormai supera gli 8,6 miliardi di euro, con un tasso annuo di crescita del +9,5%. Oltre il 40% dei finanziamenti è andato alle famiglie consumatrici; il 33% è stato canalizzato al settore produttivo attraverso le famiglie produttrici e le imprese. In aumento anche le masse fiduciarie, pari a 10,8 miliardi di euro, con un incremento del +1,5%, con una dinamica che si mostra migliore del Sistema BCC ma che cede qualcosa rispetto al dato del complessivo Sistema Bancario. Ancorché il contesto di rischio si mostri tuttora in fase di peggioramento, le politiche improntate alla prudenza e alla stabilità del Sistema interregionale, hanno consentito anche per l’esercizio in parola di attenuare gli impatti delle dinamiche avverse sugli equilibri tecnici della Banca.


È continuato l’incremento dei finanziamenti all’economia in misura superiore rispetto al Movimento delle Banche Cooperative e al Sistema nel suo complesso, con un volume che ormai supera gli 8,6 miliardi di euro e con un tasso annuo di crescita del +9,5%

A fronte infatti di una lieve riduzione del 4,75% dell’utile aggregato, il bilancio consolidato delle BCC Federlus mostra un incremento del +13,6% del margine di interesse, unna dinamica positiva del +4,7% del margine di intermediazione e una riduzione dei costi operativi del -1,4%. La contrazione dell’utile aggregato – comunque pari a 38,2 milioni di euro – è interamente imputabile alle svalutazioni su crediti e alle perdite sulle attività di negoziazione titoli: l’evoluzione decisa del contesto di rischio sul territorio, ha spinto infatti le BCC a incrementare prudenzialmente la quota delle svalutazioni, portandole, in termini relativi, al 60% dell’ammontare deteriorato, a fronte di un incremento della rischiosità del credito che denota tuttora tratti di straordinarietà, anche se in misura sensibilmente inferiore rispetto al resto del Sistema: le sofferenze lorde presso le BCC di Lazio, Umbria, Sardegna sono aumentate del +18,7%. Ancora rassicuranti si mostrano gli indici relativi al rap-

porto impieghi/raccolta – in Federlus ancora inferiore all’80% – e, soprattutto, quelli relativi all’adeguatezza patrimoniale: 15% il Tier 1 capital ratio e 17,35% il Total capital ratio. Se da un lato, dunque, aumenta lo sforzo delle BCC delle tre regioni nel sostenere l’economia locale, d’altro canto permane la politica di rigore volta a efficientare l’allocazione delle risorse sul territorio, preservando la stabilità degli equilibri tecnici interni, nell’assoluta convinzione di poter giocare un ruolo decisivo per la tenuta e lo sviluppo dei territori, cercando al contempo di riprodurre quelle qualità già presenti nella Categoria e sottolineate anche dal Vice Direttore Generale della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola al recente Congresso Nazionale delle BCC: “buone prassi gestionali, capacità di governare i processi aziendali e rapporto corretto con il territorio“. Alessandro Ceccarelli


PUNTO CONGIUNTURALE

Tagliare la spesa per ridurre la pressione fiscale

A colloquio con Alberto Alesina, economista di fama internazionale: “In paesi come l’Italia, dove la pressione fiscale è vicina al 50% del Pil, ostinarsi a ridurre deficit e debito aumentando le imposte è inutile, o addirittura controproducente” Intervista a cura di Gianfranco Ferroni

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Per Alberto Alesina la linea del governo di Mario Monti ha bisogno di alcune correzioni. Classe 1957, docente alla Harvard University e research visiting professor alla Bocconi, Alesina si è laureato nel 1981 all’Università Bocconi e ha ottenuto il PhD. in Economics alla Harvard University, dove è attualmente professore di Economia. Attento osservatore della realtà economica e finanziaria italiana, è un applaudito protagonista di convention aziendali, incontri con i board di gruppi industriali e bancari, chiamato per spiegare quali sono gli scenari mondiali. Non le manda a dire, il docente di Harvard, circa il piano di investimenti prospettato dal ministro Corrado Passera: cento miliardi da dedicare al sistema stradale per lui sono un’esagerazione. Preferisce le riforme strutturali al sistema del mercato del lavoro e le liberalizzazioni piuttosto che tornare a calcare i vecchi schemi della spesa pubblica, caratteristici di altre stagioni politiche italiane. Professore, i lavori sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria sembrano essere in cima ai pensieri del governo. È d’accordo? No. Trovo sbagliato il programma governativo di investire cento miliardi nelle infrastrutture: l’Italia non ne ha bisogno, la rete esistente è più che sufficiente per le esigenze del sistema produttivo. I problemi sono altri, e spingere su una linea di progetti che non ha nulla di nuovo non è un segnale positivo. In Italia qual è il primo problema da risolvere per superare la crisi? Se lo Stato non riduce la spesa, i cittadini si aspetteranno che prima o poi le tasse aumentino di nuovo: è il primo motivo per cui i consumi languono. Immaginiamo invece tagli di spesa che permettano di ridurre almeno di un


po’ la pressione fiscale. Il meccanismo che s’instaura è opposto. Il costo del lavoro tende a scendere perché si riduce il cuneo fiscale, e la riduzione di consumi dovuta ai tagli di spesa, che comunque sarebbe modesta se si tagliasse spesa improduttiva, è compensata dalla riduzione del costo del lavoro. Questo consente alle imprese di abbassare i prezzi soprattutto se le liberalizzazioni sono accompagnate da un rafforzamento dell’Antitrust. Inoltre, le liberalizzazioni fanno crescere la produttività: un altro motivo per cui i prezzi potrebbero scendere. E qual è l’errore che invece non ci consente di uscire dalla spirale negativa? Lo sbaglio da evitare, e che invece in Europa è sempre più frequente, è dare eccessiva importanza alla dimensione dell’aggiustamento dei conti pubblici, trascurandone la qualità. In paesi come l’Italia, dove la pressione fiscale è vicina al 50% del reddito nazionale (Pil), ostinarsi a ridurre deficit e debito aumentando le imposte è inutile, o addirittura controproducente perché ogni beneficio rischia di essere annullato dall’effetto recessivo di un ulteriore aumento della pressione fiscale. Occupazione e spending review: quali sono i legami tra questi due temi? Riforma del mercato del lavoro ed equilibrio dei conti pubblici hanno un ovvio collegamento: l’impiego pubblico, che è una delle fonti principali di rigidità della spesa. Tant’è vero che le amministrazioni pubbliche, per acquisire un po’ di flessibilità, fanno esse pure ricorso a contratti a tempo determinato, contribuendo a creare an-

Alesina è critico sul piano di investimenti prospettato dal ministro Corrado Passera: cento miliardi da dedicare al sistema stradale per lui sono un’esagerazione. Preferisce le riforme strutturali al mercato del lavoro e le liberalizzazioni

che qui un mercato del lavoro “duale”. Per molti aspetti, quindi, i problemi del mercato del lavoro del settore pubblico sono simili a quelli del settore privato. Non solo. Soprattutto nel Sud l’impiego pubblico è una forma di sussidio permanente, un modo molto inefficiente per trasferire reddito alle regioni del Mezzogiorno, che non le aiuta a diventare più produttive, anzi ostacola lo sviluppo dell’occupazione nel settore privato. Per giusti motivi di equità questo governo ha eliminato ogni differenza nel trattamento pensionistico tra dipendenti pubblici e privati. Non applicare le medesime regole al mercato del lavoro significa reintrodurre differenze inique nella natura dei contratti. Che giudizio dà del governo presieduto da Mario Monti? Bene le liberalizzazioni e il programma originario delle riforme del mercato del lavoro. Bene la riforma delle pensioni. Male invece la decisione di ridurre il deficit aumentando le tasse, senza tagliare la spesa. Il governo ha davanti ancora qualche mese: abbastanza per correggere la parte insoddisfacente del suo programma. Anche gli investitori conoscono gli studi che mostrano che solo riduzioni di spesa sono in grado di allentare la morsa del debito. Una correzione di rotta farebbe scendere i tassi di interesse aiutando la crescita.

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GIUSEPPE TONIOLO

Beatificato lo scorso aprile lo studioso cattolico che propugnò i valori della solidarietà e dell’etica nell’attività economica

L’esempio di Giuseppe Toniolo

per il futuro del Credito Cooperativo Lo scorso 29 aprile Giuseppe Toniolo è stato proclamato beato. La cerimonia si è svolta nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. A presiederla, alla presenza di migliaia di fedeli provenienti da tutta Italia, è stato chiamato Mons. Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito della Diocesi di Palermo e già assistente ecclesiastico dell’Azione Cattolica. Con lui hanno concelebrato – fra gli altri – il Presidente della CEI, Card. Angelo Bagnasco, il postulatore della causa di beatificazione e Vescovo di

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Assisi, Mons. Domenico Sorrentino, il Segretario generale della CEI, Mons. Damiano Crociata, l’arcivescovo emerito della Diocesi di Milano, Card. Dionigi Tettamanzi. Fra le autorità presenti, il Ministro della Salute Renato Balduzzi, il Ministro per i Beni e le Attività culturali Lorenzo Ornaghi, il Vice Presidente della Camera dei Deputati Rosy Bindi, il Vice Presidente del Senato Rocco Buttiglione, l’ex Presidente della Camera Pier Ferdi-


messaggio di Giuseppe Toniolo fondato sul primato della persona umana e della solidarietà. Nato a Treviso nel 1845, padre di sette figli, Toniolo insegna prevalentemente all’Università di Pisa come professore di Economia politica. È l’esponente più in vista del movimento cattolico di fine ‘800. Attivo nell’Opera dei Congressi, è fondatore e primo Presidente dell’Unione cattolica per gli studi sociali. Nel 1893 pubblica la “Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie”. Afferma il prevalere dell’etica sull’economia ed elabora proposte di frontiera quali la tutela del lavoro minorile e delle donne, la limitazione dell’orario di Il messaggio lavoro, il riposo festivo, la difesa della piccola prodi Giuseppe Toniolo prietà. Propugna una più determinata presenza dei può aiutare cattolici nella vita civile e dà vita al movimento della ad affrontare, sulla “democrazia cristiana”. scorta la dottrina Con lo scioglimento dell’Opera dei congressi avvesociale della Chiesa, nuto nel 1904, è nominato Presidente dell’Unione la crisi dei valori popolare. Su sua iniziativa prendono avvio le Settieconomici che il mane sociali. Nel 1908 pubblica il Trattato di ecomondo intero vive nomia sociale. Come scrive Anna Baldazzi, “in un drammaticamente tempo in cui i cattolici cercano di riorientare il senso delle loro scelte valoriali, sociali e politiche, la vita ed il messaggio di Giuseppe Toniolo possono aiutare ad indirizzare la loro riflessione a tutto campo e, in particolare, ad approfondire, secondo la dottrina sociale della Chiesa, la crisi dei valori economici che il mondo intero vive drammaticamente; possono ispirare economisti e politici di ogni tendenza per la lungimiranza della visione profetica su cui si incardina il pensiero del nuovo Beato; possono sostenere e qualificare l’impegno dei cattolici oggi di così stretta attualità e da tempo raccomandato dal Concilio Vaticano II.” Il Credito Cooperativo, attraverso la casa editrice Ecra, per l’occasione ha pubblicato il volume Per nando Casini ed il senatore a vita Emilio Colombo, che un miglior bene avvenire contenente una raccolta di fra i vari incarichi ricoperti annovera quello di Presidente scritti scelti dell’autore, in cui sono rinvenibili riferimenti dell’Istituto Toniolo. specifici alla cooperazione di credito. Il libro è stato prePer il Credito Cooperativo erano presenti Amedeo Piva, sentato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Vice Presidente Federcasse e Presidente Federazione VeRoma in una manifestazione alla quale hanno preso parte neta BCC ed una vasta rappresentanza delle BCC di esponenti del mondo politico, del mondo cattolico ed Genzano e San Cataldo, entrambe intitolate al nuovo imprenditoriale. beato, guidate da Presidenti Maurizio Capogrossi e SalNella stessa giornata si è tenuto il Convegno “Costruire vatore Saporito. la città: la buona politica e la buona finanza. La lezione Da Genzano e dal territorio dei Castelli Romani provecooperativa di Giuseppe Toniolo” al quale ha partecipato nivano circa trecento persone fra amministratori, dipenil Presidente di Federcasse, Alessandro Azzi. denti e soci che hanno condiviso la gioia della proclaAnche la Banca di Credito Cooperativo Giuseppe Toniolo mazione. Sul finire della cerimonia, in collegamento da di Genzano, in occasione della beatificazione ha pubbliPiazza San Pietro per la recita del Regina Coeli, Papa cato il volume di Anna Baldazzi e Flavio Napoleoni dal Benedetto XVI ha sottolineato la grande attualità del titolo Toniolo in provincia. Un’opera destinata in parti-

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GIUSEPPE TONIOLO

colare ai giovani che operano oggi nella Banca con l’augurio che traggano utili spunti di riflessione dalla lezione di Giuseppe Toniolo e diano prova di quell’intraprendenza e quella passione che animarono quanti seppero affrontare la sfida e superare i non pochi ostacoli che ebbero di fronte per dar vita ad un’esperienza che dura nel tempo.Il libro si articola in due parti. Nella prima, Anna Baldazzi pone in risalto l’attualità del pensiero di Giuseppe Toniolo e sottolinea l’effetto che la sua opera ebbe nel periodo della Rerum Novarum e negli anni del primo Novecento sul mondo cattolico nella Diocesi di Albano.

Nella seconda Flavio Napoleoni scrive degli anni della fondazione della Cassa Rurale avvenuta nel 1947 pubblicando una serie di documenti che testimoniano gli sforzi affrontati dai soci fondatori che nella loro attività, risultante dalla trascrizione dei verbali assembleari, mettono in mostra sorprendenti affinità e riferimenti al pensiero del beato Giuseppe Toniolo. All’affollata presentazione del volume, sono intervenuti il Vescovo della Diocesi di Albano, Mons. Marcello Semeraro, ed il Direttore di Federasse Sergio Gatti. Flavio Napoleoni

Un messaggio di straordinaria attualità

Giuseppe Toniolo ha sempre sostenuto che l’etica è fattore intrinseco delle leggi economiche: non è possibile prescinderne, non solo perché lo esige la morale, ma perché ne va della stessa economia, nella misura in cui essa deve servire al bene integrale e non solo al benessere materiale dell’uomo. È ancora valido il suo messaggio? Credo che sia di straordinaria attualità. Come sostiene il postulatore della causa di beatificazione, Mons. Domenico Sorrentino, Giuseppe Toniolo ha indirizzato la propria ricerca nell’elaborazione di “un pensiero incentrato sull’etica come fattore centrale ed anima di ogni atteggiamento e scelta concreta. La sua visione dell’uomo, della società e dell’economia si basa sulla persona come bussola dell’agire economico.” In un momento storico nel quale si avverte forte l’autoreferenzialità dei comportamenti ciò che richiama a valori che orientino le scelte rappresenta una domanda a cui siamo chiamati a dare concrete risposte. Quanto il Credito Cooperativo italiano deve ancora oggi alla figura e all’opera di Giuseppe Toniolo? Senza dubbio tantissimo. Le Casse Rurali nacquero come banche di comunità con lo scopo di -sosteneva Toniolo“emancipare la classe intera dei meno favoriti economicamente dalla pressione dei capitalisti e dalle fluttuazioni della borsa mercé un capitale collettivo di spettanza della classe stessa, il quale circoli di continuo fra le mani attive e parsimoniose dei cooperatori, cosicché il tenue interesse che esce dalla borsa del sovvenuto rientri tosto nella cassa dei consociati ad incrementare il patrimonio comune; la piccola sottrazione ai lucri privati del singolo trovando così il suo compenso nell’aumento del capitale comune, cioè dei fondi riservati costantemente a sussidio e progresso della classe intera.” I valori di base non sono cambiati e mantengono intatta la loro straordinaria forza, nonostante lo sforzo pervicace di regolatori quantomeno disattenti di non considerarli. A noi spetta rivendicarne la rilevanza e ri-definire il concetto di comunità nell’era di internet e della globalizzazione.

Maurizio Capogrossi Presidente BCC “G.Toniolo” di Genzano Presidente, la sua Banca è stata fondata nell’immediato dopoguerra: ci può raccontare le ragioni della scelta di ispirarsi per il nome alla figura di Giuseppe Toniolo? La scelta di intitolare la Cassa Rurale di Genzano a Giuseppe Toniolo è probabilmente frutto di una proposta del primo presidente Antonio Corese. Egli, avvocato e direttamente impegnato in politica, aveva certamente avuto modo di apprezzare le posizioni espresse dal professore di Pisa e l’influenza del suo pensiero sull’enciclica Rerum Novarum. C’è di più. Il pensiero di Toniolo aveva avuto autorevoli interpreti in terra genzanese, primo fra tutti Mons. Guglielmo Grassi che, trasferito da Genzano a Marino, nel 1909 aveva fondato la Cassa Rurale San Barnaba. Ed anche per lui si è aperta lo scorso anno la causa di beatificazione.

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Il tempo gli ha dato ragione Salvatore Saporito Presidente BCC “G. Toniolo” di San Cataldo La Banca di Credito Cooperativo di San Cataldo è stata costituita 117 anni fa, quando il grande cooperatore era ancora in vita. Ci può spiegare le ragioni che ispirarono questa scelta? Fu fondata nel 1895 con la denominazione di Cassa Rurale di Prestiti di San Cataldo, grazie all’intervento di un parroco, don Luigi Cerutti, amico di Giuseppe Toniolo, che, nei pressi di Venezia, da poco aveva costituito la prima Cassa italiana di ispirazione cattolica. Alberto Vassallo, giovane sacerdote sancataldese, poi nunzio apostolico, è stato una figura tipica di prete leoniano. Durante i suoi studi a Roma, nel 1894, incontrò don Luigi Cerutti, teorico e organizzatore del cooperativismo contadino cattolico in Italia. Vassallo colse subito la rispondenza della struttura creditizia della Cassa Rurale con le esigenze del frantumato e fragile ceto contadino sancataldese. Così, un anno dopo, nel 1895, portò don Cerutti a San Cataldo, dove intanto era stato preparato il campo per l’istituzione della Cassa Rurale. Le cronache del tempo raccontano che don Cerutti riuscì nell’arco di un pomeriggio ad appassionare tanto gli animi dei sancataldesi, che il giorno dopo fu stipulato l’atto di fondazione della nostra Cassa. A seguito del Regio Decreto 26 agosto n. 1706 del 1937 avvenne la trasformazione della denominazione dell’istituto in Cassa Rurale ed Artigiana. L’allora presidente della Cassa, l’avvocato Arcangelo Cammarata, amico del cardinale Montini, futuro Paolo VI, e vicino agli ambienti nazionali della Fuci, decise di rendere omaggio a uno dei protagonisti del cattolicesimo italiano, appunto Giuseppe Toniolo. Lo fece per stima nei confronti dell’economista trevigiano, al quale era legato anche per aver militato nella Fuci.

Portare il nome di Toniolo ci rende particolarmente orgogliosi del riconoscimento che la Chiesa gli ha tributato. Al tempo stesso, ci sentiamo responsabilizzati da questo evento così fuori del comune. Quanto il Movimento cooperativo cristiano deve alla figura e all’opera di Giuseppe Toniolo? Giuseppe Toniolo fu, tra gli uomini del suo tempo, quello che più di ogni altro dedicò i suoi studi allo sviluppo e all’affermazione del movimento sociale cattolico e delle Casse Rurali per dare più dignità e rispetto ai poveri e ai diseredati e per strapparli dagli artigli degli usurai. Era un periodo in cui l’avvento della rivoluzione industriale aveva stravolto l’assetto del sistema economico e la vita delle famiglie e dei lavoratori. Le cooperative di credito mettevano e mettono, ancora oggi, al centro di tutto l’uomo: mutualità solidale, territorialità, localismo, mancanza di fine di lucro, costituzione di riserve ordinarie e straordinarie inalienabili e indivisibili, l’attribuzione di uguali poteri decisionali ai partecipanti con lo scopo di migliorare le condizioni morali e materiali dei soci fornendo loro il denaro necessario. I vincoli economici dovevano, tuttavia, essere “un mezzo occasionale per rinsaldare i legami della carità e della fede cristiana”. L’attualità del pensiero tonioliano potrà subire adattamenti nel futuro, ma i principi fondanti non possono cambiare perché contengono l’essenza della Dottrina Sociale della Chiesa, risposta alternativa al liberismo sfrenato e senz’anima, all’individualismo egoista del capitalismo così come al collettivismo socialista. Giuseppe Toniolo ha sempre sostenuto lo stretto legame tra etica ed economia. Quanto è ancora attuale il suo messaggio? Toniolo trattò di problemi del Credito Cooperativo oltre un secolo fa, sviluppando un sistema idoneo ad affrontare i bisogni delle classi più deboli attraverso il mutualismo e il cooperativismo sempre nel rispetto degli ideali religiosi e morali che l’anticlericalismo avanzante minacciava. Il legame tra economia e morale ai tempi di Toniolo sembrava un’eresia perché andava contro i principi del liberismo, ancora oggi dominante. Era considerato una pastoia, una regola innaturale. La Dottrina Sociale della Chiesa, condivisa e sostenuta da Toniolo, era in netto contrasto con i principi liberisti che propugnavano un’economia senza freni. Oggi il principio cristiano della necessità dell’etica nell’economia è stato messo in evidenza dalla immane crisi che viviamo e che tanti danni sta procurando. Toniolo sostenne strenuamente che l’attività economica deve essere al servizio dell’uomo e del bene comune. Il tempo gli ha dato ragione!

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CONVEGNO NOICOOP

Una tre giorni a Perugia organizzata da Confcooperative Umbria per valorizzare il ruolo e l’importanza dell’economia cooperativa nella regione

NoiCoop le cooperative al centro

Si è svolta a Perugia dal 13 al 15 aprile scorsi, la manifestazione “NoiCoop: le cooperative al centro!”, organizzata da Confcooperative Umbria con l’obiettivo di rendere visibile a tutti il patrimonio lavorativo, sociale e culturale messo ogni giorni in campo dagli addetti delle cooperative aderenti. La tre giorni perugina, organizzata in occasione dell’Anno Internazionale delle Imprese Cooperative, indetto dall’ONU per il 2012, è stata ricca di eventi, convegni, degustazioni proiezioni cinematografiche, dimostrazioni

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dell’artigianato cooperativo e attività ludiche riservate ai bambini. Nel centro storico di Perugia, a corso Vannucci, nelle tre giornate sono stati allestiti degli stands delle Cooperative per promuovere i loro prodotti e i servizi nell’ambito di una serie di iniziative tese a valorizzare il ruolo e l’importanza dell’economia cooperativa nella regione umbra. Evento di apertura è stata l’assemblea annuale e il rinnovo delle cariche di Confcooperative Umbria. Confermato alla Presidenza, per acclamazione all’unanimità, Andrea


Fora, ormai al suo terzo mandato consecutivo. “Indubbiamente la mia rielezione – ha commentato soddisfatto Fora – è la tappa di un percorso avviato da anni in cui abbiamo cercato di rinnovare l’Associazione, in un periodo in cui le cooperative hanno resistito alla crisi anche con saldi positivi. Anche se la crisi inevitabilmente sta colpendo alcune nostre imprese, la cooperazione è pronta ad affrontare le sfide nei vari settori produttivi e sociali, forte di numeri significativi e in crescita”. Tra gli inter-

venuti all’assemblea il Direttore Generale di Confcooperative Giuseppe Maggi e il Vice Presidente Carlo Mitra che ha sottolineato “come quello umbro possa essere considerato un modello cooperativo valido capace di coniugare gli elementi strategici del territorio e della comunità in una regione piccola ma con grandi potenzialità. In Umbria – ha proseguito Mitra – Confcooperative sta lavorando bene mostrando capacità nell’affrontare i problemi utilizzando al meglio le risorse locali”. Nel presentare il calendario delle tre giornate, il Presidente Fora ha spiegato come “il modello cooperativo sia espressione dell’economia reale in quanto in tutti i suoi ambiti operativi (welfare, agroalimentare, sociale, creditizio, consumo, sanità) nasce ed opera esclusivamente per dare risposte ai bisogni del territorio”. La manifestazione è stata sponsorizzata da Farmacentro e dalle Banche di Credito Cooperativo Umbre (Mantignana e Perugia, Spello e Bettona e Crediumbria) in collaborazione con la Federlus, che oltre ad un importante sostegno hanno allestito uno stand informativo sul Credito Cooperativo e sul nostro modo di essere “banche differenti”. Nella giornata conclusiva si è poi svolto un convegno dal titolo “Il ruolo del Credito Cooperativo per lo sviluppo della comunità regionale e le proposte contro la crisi”, al quale hanno preso parte oltre al Presidente di Confcooperative Umbria, il Sindaco della città di Perugia Wladimiro Boccali e l’Assessore allo Sviluppo Economico e Attività Produttive Regione Umbria Vincenzo Riommi. Il tema centrale del Convegno è stato trattato dal Direttore Federlus Paolo Giuseppe Grignaschi, che ha Andrea Fora spiegato quale può essere il confermato Presidente ruolo delle BCC in questo di Confcoopertive periodo di profonda crisi a liUmbria: vello nazionale e in Umbria. “Anche se la crisi In rappresentanza delle BCC sta inevitabilmente umbre è poi intervenuto il dicolpendo alcune rettore Generale della BCC nostre imprese, di Spello e Bettona Maurizio la cooperazione è del Savio che ha parlato delle pronta ad affrontare proposte e dei prodotti che le le sfide nei vari settori BCC possono offrire. In produttivi e sociali, chiusura è poi intervenuto il forte di numeri Vice Direttore Generale di significativi Federcasse Roberto Di Salvo. e in crescita” Brunella Venier

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CONVEGNO ABI

Road Show Italia 2011-2012: Viterbo! Dopo Piemonte, Veneto e Marche, il “Road Show Italia 2011-2012” si ferma nel Lazio: il quarto appuntamento del viaggio, organizzato dall’Associazione Bancaria Italiana per avvicinare le banche a istituzioni, imprese e cittadini e favorire così occasioni d’incontro sul territorio, fa tappa a Viterbo Il “via” all’evento nella mattinata del 25 maggio, con l’incontro con le scuole cittadine: gli studenti di oltre 8 classi di elementari e medie hanno vissuto una mattinata all’insegna dell’educazione finanziaria, assistendo ad una lezione ispirata al tema “Come sarebbe il mondo senza le banche”, tenuta da un docente di economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’obiettivo dell’evento è stato quello di creare coinvolgimento grazie a una lezione interattiva che ha trasmesso agli studenti, in modo semplice e divertente, l’utilità dei principali servizi finanziari, facendoli riflettere su come sarebbe la vita quotidiana delle loro famiglie e della loro città se le banche non esistessero. Al termine, le classi hanno peraltro visitato alcune filiali cittadine, così da sperimentare una

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prima esperienza di ingresso in banca. Nella mattina di sabato 26 maggio, si è tenuto invece l’evento istituzionale, presso l’HC Hotel Villa Sofia. Dopo il saluto delle istituzioni, si sono susseguite due sessioni di approfondimento: nella prima tavola rotonda, rappresentanti dell’industria bancaria locale e del mondo produttivo regionale hanno cercato di fotografare assieme l’attuale congiuntura, ragionando sulle possibilità di una sempre maggior sinergia e vicinanza tra banche e imprese. Nel secondo momento, si sono confrontati banchieri e imprenditori laziali, ambasciatori del made in Italy nel mondo, sul tema dell’impegno delle imprese bancarie per lo sviluppo dell’Italia. È intervenuto a seguire il vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, e la chiusura dei lavori è stata quindi affidata alle parole del presidente dell’ABI, Giuseppe Mussari. Per la nostra Federazione, sono intervenuti alle due tavole rotonde Mauro Pastore, Direttore Generale della BCC di Roma e il Direttore della Federazione, Paolo Grignaschi. Tutti d’accordo sulla gravità del momento che stiamo vivendo, ma rimane la forte contrapposizione tra il mondo imprenditoriale, che chiede fiducia e uno sforzo ulteriore da parte del Sistema Bancario, e le Banche stesse, che rappresentano tutte le difficoltà che le turbolenze finanziarie e un certo tipo di regolamentazione di settore stanno provocando nei rispettivi scenari tecnici. Proprio le regole, sono una delle questioni più richiamate da entrambe le parti: secondo lo sfogo di Angelo Pieri della CNA di Viterbo “non si può valutare un’impresa analizzando il suo rating, gli indici di bilancio e premere un bottone da Berlino”; d’altro canto, Francesco Iorio, Direttore Generale di UBI Banca, afferma come “in Italia le banche impiegano cento e raccolgono ottanta, ieri ci chiedevano 7 euro di capitale per ogni cento di impieghi, oggi ce ne chiedono 8, domani 9. Sostenere il territorio in maniera generalizzata diviene in questo senso insostenibile”. Altro tema su cui si è tornati più volte, anche grazie alla presenza di Donatella Visconti, Presidente di Banca Im-


presa Lazio, è quello relativo alla filiera della garanzia. Secondo il rappresentante della Confesercenti “la filiera della garanzia può costituire un mezzo per ridefinire in termini nuovi il rapporto tra le Banche e le imprese, anche estendendo nel Lazio l’utilizzo del Fondo Centrale di Garanzia”. La Visconti ha esaltato invece, in questo senso, il “potenziale moltiplicativo e anticiclico dello strumento di garanzia”, rimarcando il ruolo decisivo che le finanziarie regionali, tra cui Banca Impresa Lazio, possono giocare per lo sviluppo e il risanamento dei territori. Sul ruolo e sulle caratteristiche del rapporto tra Banche e imprese è intervenuta con fermezza il Presidente di Confcooperative Viterbo, Bruna Rossetti, la quale ha sottolineato come “in questo momento ci troviamo a fare un altro mestiere: facciamo noi la Banca anticipando gli stipendi e i flussi passivi interni, in attesa del pagamento dei crediti, specialmente nei confronti della Pubblica Amministrazione”, anche se, a seguire, elogia lo sforzo di iniziativa delle Banche di Credito Cooperativo in questo momento di grande difficoltà. Proprio il Credito Cooperativo delle nostre regioni – e del Lazio in particolare – esce con un’immagine positiva da questo confronto. Secondo Pastore, “negli ultimi dieci anni abbiamo triplicato gli impieghi, non si può chiedere di più”. Pastore ha poi affrontato la questione dei fondi BCE con una proposta concreta, la prima della giornata: “utilizziamo i fondi BCE per lo smobilizzo dei crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione, allineando in questo modo scadenze che ad origine sono disallineate. La BCC di Roma stanzierà un plafond di trecento milioni per questa iniziativa”. Ha provato infine ad uscire dalla querelle dei numeri il Direttore della Federazione, Paolo Grignaschi, che ha dato un messaggio positivo. “Basta tornare al 1500

per vederci primi al mondo per reddito pro-capite, con banche uniche al mondo. Ricominciamo da questo. Il momento di discontinuità chiama tutti ad uno sforzo di immaginazione, di esplorazione di nuovi percorsi, anche le imprese. La stessa discontinuità che chiediamo al sistema di regole che sovrintende il sistema economico e finanziario globale, tutelando le nostre specificità, andando oltre la standardizzazione”. Messaggio positivo che stempera i toni, astrae dal momento e che viene accolto con un applauso, che sa di buon auspicio, per il duro lavoro che entrambe le parti – Banche e imprese – sono chiamate a fare nei prossimi anni, per costruire tutti insieme un futuro economico più roseo. A seguire, intervento istituzionale, di stampo ovviamente internazionale da parte del Vice Presidente della Commissione Europea Antonio Stajani, il quale torna sulle regole e ripercorre tutti gli sforzi che la UE e l’Italia in particolare stanno applicando affinché vengano recepite delle istanze specifiche riguardanti la piccola e media impresa, in sede europea. Sulla stessa scia le conclusioni affidate al Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Giuseppe Mussari, il quale rimarca la preclusione nel fare credito alle PMI celata dietro i requisiti di Basilea 3 e dell’EBA: “È una battaglia che va condotta insieme alle imprese, perché se cambiano le regole per le Banche, cambiano successivamente anche per le imprese”. Banche e imprese si tendono la mano a Viterbo, lo fanno con spirito critico e costruttivo, in cerca di un percorso di crescita che però è ancora lungi dall’essere intrapreso. Alessandro Ceccarelli

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TESORI DEL TERRITORIO

La “redenzione dell’Agro”, il declino del comparto industriale e le speranze di una nuova bonifica economica legata al turismo: la storia di un pezzo importante d’Italia

L’Agro Pontino dalla bonifica al futuro Un canale dell’Agro Pontino In alto, veduta dal Monte Circeo

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tivi di bonifica attuati prima dallo Stato Pontificio e poi dal Regno d’Italia, arrivarono i provvedimenti legislativi emanati dal governo fascista, che permisero dopo secoli la definitiva “redenzione dell’Agro”. L’opera di bonifica subì un’accelerazione significativa quando a capo dell’Opera Nazionale Combattenti (ente sorto nel 1917 per il reinserimento dei combattenti della prima guerra mondiale)

L’Agro Pontino paludoso, malarico, incolto e quasi inabitato di fine ‘800 era caratterizzato da un sistema di vita arcaico. Latifondi sconfinati di proprietà di nobili famiglie romane erano dati in affitto ai mercanti di campagna che si servivano di “caporali” per organizzare la manodopera costituita da braccianti, spesso indecorosamente sfruttati; altre figure come butteri, cioccatori, carbonari, tagliatori e poche centinaia di pastori dediti alla transumanza nei pochi mesi salubri dell’anno si avventuravano in quei luoghi dimorando in capanne denominate “lestre”. In realtà gli unici residenti stabili delle paludi erano i fuorilegge, che vi trovano rifugio non potendo rientrare nei loro paesi d’origine. Il paesaggio palustre dominato dalla “Dea Febbre”, la malaria, aveva ispirato per secoli scrittori poeti e pittori e intimorito da sempre gli abitanti della vicina capitale. Dopo i vani i tenta-

Il Chiostro dell’Abbazia di Valvisciolo

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TESORI DEL TERRITORIO

giunse Valentino Orsolini Cencelli, il quale presentò un piano al Capo del Governo che prevedeva l’utilizzo dei fondi dell’Ente per acquisire i territori palustri dai latifondisti, suddividerli in poderi e trasferirvi le famiglie degli ex combattenti del Nord d’Italia, residenti in aree depresse e sovrappopolate. Per debellare paludi e malaria la bonifica doveva essere “integrale”, e operare su più fronti. Oltre all’opera di redenzione idraulica e agricola si attuò quindi anche una bonifica che potremmo definire “umana”, indirizzata all’imponente massa di operai braccianti e coloni che furono trasferiti nell’Agro. Alle grandi opere strutturali (furono realizzate in pochi anni diciotto grandi idrovore, costruiti o riattivati 16.165, chilometri di canali, aperti 1.360 chilometri di strade, edificate 3.040 case coloniche, perforati 4.500 pozzi freatici o artesiani ecc.) fu necessario affiancare azioni igieniche sanitarie contro la malaria come la profilassi chinica e la distruzione delle temibili “anofeli”, le zanzare portatrici del parassita che causavano la malattia e infestavano la pianura pontina. La bonifica delle paludi pontine diventò motivo di vanto e grande orgoglio per il regime fascista, i territori boni-

Antonio Pennacchi e l’epopea della bonifica

Intervista allo scrittore che da Latina ha conquistato l’Italia: “E’ una storia che non poteva andare persa quella di chi scavò canali e costruì poderi e città” 20

Antonio Pennacchi è autore di numerosi saggi e romanzi (uno dei più noti al pubblico è Il fasciocomunista, da cui è stato tratto il film Mio fratello è figlio unico): con la consueta divisa -cappello, sciarpa rossa al collo, blazer blu e il suo aspetto un po’ scontroso - l’ex operaio, vincitore del premio Strega 2010 con Canale Mussolini, si presenta al centralissimo “Bar Poeta” di Latina per parlare della sua opera che ha venduto oltre 400 mila copie e per raccontare della sua ultima iniziativa: “Pianura Blu – Le vie d’acqua della regione pontina”. L’acqua non è un elemento trascurabile nella sua vita, in fondo il libro che l’ha consacrata come scrittore di fama internazionale ha nel titolo proprio un canale e un cognome non facile da pronunciare: “Mussolini”. Perché ha scelto di chiamarlo proprio così? Il canale l’ha fatto lui! Se l’avesse fatto un altro, quel canale, lo avrei chiamato in un

altro modo. Ora è vero che la bonifica l’hanno fatta in realtà i 130.000 operai venuti da tutta Italia, e soprattutto le tremila famiglie, trentamila persone, venute nell’Agro Pontino per la fame, portati dal Friuli dal Veneto e dal Ferrarese a bonificare un deserto paludoso e malarico, rendendolo un vero e proprio giardino. Ma l’hanno fatta al tempo di Mussolini, e questa cosa non è che si può continuare a nasconderla. A dire il vero, la casa editrice all’inizio non voleva nemmeno questo titolo, molte persone hanno scelto di non leggere il libro proprio per quel cognome in copertina. Dico cose diverse dagli altri sul Fascismo: certo è stata un’esperienza dolorosa per il


Gli aiuti del “Piano Marshall” e le successive sovvenzioni della Cassa del Mezzogiorno generarono una nuova fase per la provincia, già caratterizzata da melting pot culturali dovuti alle etnie autoctone e a quelle immigrate dal Nord per la colonizzazione

Veduta del Garigliano

paese, penso alle leggi razziali, alle guerre, alla dittatura. Ma ci furono anche elementi di positività, penso all’impostazione dello stato sociale in Italia, alle bonifiche, alle riforme agrarie. Il fascismo tolse le terre ai ricchi per darle ai poveri, e, per questo motivo, non si può definire un “governo di destra”: può essere considerato un governo autoritario e dittatoriale, e definirlo con tutti i peggiori aggettivi che ci vengono in mente, ma non certo di destra. Nel libro racconto la storia della bonifica, un “compito” che la mia famiglia mi ha affidato, la storia dei miei avi, del mio podere. Una storia che non poteva andare persa. Narro l’epopea di quei “giganti” che hanno scavato canali, costruito poderi, impiantato alberi e costruito città, che sono dei veri e propri gioielli dell’architettura del Novecento. Quanto è stato costruito ad arte o inventato nel suo libro? Ci sono due tipi di scrittori, quelli che inventano storie e quelli che sono investiti dalle storie che vogliono essere raccontate. Io appartengo al secondo tipo e le assicuro che non è stato facile scrivere del passato, ricordare le persone che non ci sono più, i dolori e le sofferenze dei familiari, un lavoro che parte dalla pancia e ti porta a scavare dentro. Nel mio libro, tranne il nome della

famiglia Peruzzi, che in realtà non esiste, tutto il narrato è realmente accaduto alla mia famiglia o mi è stato raccontato perché accaduto ad altre famiglie venute nell’Agro per la bonifica. E non esiste famiglia di bonificatori cui non siano capitate almeno alcune delle vicende che hanno visto protagonista la famiglia Peruzzi. Alcuni mi criticano perché scrivo solo del passato e solo di Latina ma credo che sia giusto scrivere solo di quello che si conosce, per poter raggiungere gli altri e farsi capire; bisogna cogliere il dettaglio per raggiungere l’universale. Il “giardino” dell’Agro Pontino creato dai bonificatori attraverso la bonifica idraulica, agraria e umana è ormai largamente abitato: quale sarà il futuro di “Canale Mussolini”? Questo territorio di oltre 700 chilometri quadrati è stato preda delle acque, paludi inospitali, stagni malarici e foreste impenetrabili. Per secoli, ci si muoveva solo a cavallo o in barca, sugli antichi “sandali”. Dopo la bonifica del Novecento e la colonizzazione, fino agli anni ‘60, c’era un mare di biciclette che da tutti i borghi raggiungevano le fabbriche appena nate dalla Cassa per il Mezzogiorno. Oggi, quelle fabbriche sono quasi tutte chiuse, pure l’agricoltura è ridotta al lumicino, ma sull’Agro

Pontino continuano a vivere 350 mila persone. In alcune zone non c’è più una fascia frangivento e ci si muove solo in macchina. Non si vede più una bicicletta. Ci vanno solo i pachistani, che più di qualche volta sono ficcati pure sotto! Questa è l’unica pianura italiana, ex-palude, in cui non ci si muove né in barca né in bicicletta, tutti in macchina a tamponarsi e a inquinare. Da queste considerazioni nasce il progetto “Pianura Blu – Le vie d’acqua della regione pontina”, con l’obiettivo di ridisegnare il panorama agrario e urbanistico dell’Agro Pontino, rendendo navigabile l’intera rete dei maggiori fiumi e canali di bonifica, con la finalità di valorizzare i prodotti turistici e culturali legati all’acqua. L’iniziativa curata dalla neonata “Officina Pennacchi” è sostenuta anche dalla Camera di Commercio di Latina e dal Pomos, (Polo di Ricerca per la Mobilità Sostenibile dell’Università “La Sapienza”). Le vie dell’acqua sono un tuffo nel futuro attraverso il recupero del passato. E poi se non vai in bicicletta o in barca qua, dov’è che ci vuoi andare? Sulle Alpi e gli Appennini? E pensare che c’è gente che da Latina spende i soldi per andare in vacanza alla Camargue! Daniela Novelli

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TESORI DEL TERRITORIO

ficati diventarono meta d’illustri politici e tecnici da tutto il mondo, richiamati dalla ciclopica impresa che portò efficaci benefici alla crisi economica occupazionale italiana di quel periodo. Il successo che il fascismo aveva ottenuto con la bonifica delle paludi pontine e la nascita di Littoria, inaugurata il 18 dicembre del 1932, aveva impressionato anche È necessario premiare l’opinione pubblica internazionale, creando la capacità dei giovani notevole interesse e stimolando la fantasia e diffondere una e l’immaginazione di numerosi di artisti che formazione tecnicocantarono e riprodussero nelle loro opere la professionale capace nascita della città di fondazione. di superare il modello E il nuovo comune, Littoria, cuore della boitaliano “studio e poi nifica, che inizialmente era stato concepito lavoro” come un piccolo centro rurale, in poco tempo si trasformò in una città moderna dotata d’infrastrutture e monumenti, vero simbolo del regime. Un palazzo a forma di ‘M’, (l’iniziale di Mussolini), la caratterizza tuttora al suo interno, e gli edifici in stile architettonico razionalista, con rigide strut-

Serve una politica di innovazione per ripartire

Franco Cardinali Presidente BCC del Circeo Il 2012 si sta manifestando come un anno molto difficile per l’economia italiana. Qual è la situazione nell’Agro Pontino e nella zona di Fondi? L’economia della provincia, in cui è situata la nostra Banca, si basa principalmente sulle attività di produzione agricola, di allevamento e sul turismo; attività che, grazie a importanti investimenti tesi ad accre-

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scerne la qualità, continuano a ricoprire un ruolo centrale nell’economia provinciale. Il settore industriale, diffusosi su ampia scala negli anni settanta e ottanta, grazie soprattutto alla disponibilità anche in quest’area provinciale dei fondi della Cassa del Mezzogiorno, ha conosciuto una forte crisi negli anni novanta, arrivando a “toccare il fondo” con la chiusura di storici marchi industriali. Si rileva comunque una forte crescita del settore terziario, con un considerevole sviluppo di aziende informatiche, elettroniche, meccaniche, callcenter. Un ruolo significativo nell’economia del nostro territorio è ricoperto dai porti commerciali di Terracina e Gaeta. Il settore pesca, pur avendo un forte radicamento nella popolazione locale, tuttora fortemente legata al mare, sta conoscendo da alcuni anni significative battute d’arresto; in particolare la concorrenza straniera rischia di mettere in ginocchio il settore. Migliore sembra essere invece la situazione dell’agricoltura. I terreni, sottratti negli anni trenta alle paludi, sono oggi sempre più

intensamente coltivati, sia con la tecnica del campo aperto, sia attraverso l’utilizzo delle serre coperte a nylon. Nella zona di Fondi è attivo il MOF (Mercato Ortofrutticolo Fondi), uno dei più importanti centri di distribuzione agroalimentare all’ingrosso d’Europa, secondo solo a quello di Parigi. Il Mof movimenta circa 1,20 milioni di tonnellate di prodotti ortofrutticoli all’anno. Ma la crisi si fa sentire anche in questo settore: il calo del 5% registrato dai pedaggi che si pagano all’ingresso del Mercato, testimonia la minore movimentazione di merci in entrata e in uscita; alcune stime parlano di un calo del giro di affari del Mof che arriva a toccare anche il 30%. Quali sono le produzioni agricole trainanti del vostro territorio? Nel settore delle produzioni agricole i prodotti di eccellenza sono le zucchine, le carote con foglia, gli ortaggi e le verdure destinate all’esportazione, in particolare verso i paesi del Nord Europa. Fortemente sviluppata è anche la frutticoltura, in particolare kiwi e la coltivazione della vite Moscato: si producono infatti anche nelle nostre zone importanti vini D.O.C. quali il Circeo e il Moscato di Terracina. Molto diffusa è anche la produzione florovivaistica, in particolare nella zona di Sabaudia dove sono presenti numerose aziende.


Il lago di Sabaudia e il Monte Circeo

ture squadrate e imponenti colonnati marmorei, la rendono inconfondibilmente una città del ‘900. Le stesse atmosfere si respirano ancora nelle “città nuove” che dopo poco l’affiancheranno: Sabaudia, Pontinia e Aprilia. Nel 1934 viene costituita la Provincia di Littoria cui sono annessi anche antichi comuni “scorporati” dalle province di Roma e Napoli. Le sue distese agricole diverranno famose con la diffusione della foto del Duce che trebbia il primo grano nelle paludi conquistate. Un trionfo propagandistico del fascismo che Littoria pagò durante e al termine della Seconda Guerra Mondiale. La Provincia e la città nuova rischiarono, infatti, di essere cancellate, ma il buon senso riuscì a prevalere e alla fine vi fu solo un cambiamento anagrafico: “Littoria” nel 1946, fra non poche polemiche, cambiò nome e diventò “Latina”. Le città nuove e i vecchi comuni annessi alla Provincia, subirono molti danni durante la guerra, a causa dei bombardamenti diffusi, ci furono molti sfollati e dopo una nuova e “tragica bonifica” dei campi minati, grazie anche alla caparbietà e la tenacia dei pionieri

di ricerca e intervento che fosse in grado di anticipare il bisogno di innovazione, premiare la capacità dei giovani e diffondere una formazione tecnico-professionale capace di superare il modello italiano “studio e poi lavoro”, attraverso la partecipazione delle imprese alla costruzione dei processi formativi dei giovani, garantendo un effettivo equilibrio tra domanda e offerta formativa di tipo professionale. Il castello di Gaeta L’agricoltura locale però, negli ultimi tempi, oltre al calo dei consumi, sta soffrendo anche l’influenza di altri fattori: l’incremento dei costi di produzione e della manodopera si sommano all’aumento delle importazioni di prodotti ortofrutticoli dall’estero, che tra l’altro, non sempre rispettano gli standard qualitativi richiesti. La zootecnia, altro settore di eccellenza, nonostante la crisi, mantiene ancora un rilevante peso nella nostra economia. L’industria casearia ad essa collegata, tra le migliori in assoluto in Italia per la produzione di mozzarelle e formaggi freschi, conserva ancora una forte solidità. Per un ritorno alla crescita dell’intero settore, sarebbe strategico un nuovo sistema

Il vostro territorio è caratterizzato oltre che da un forte tessuto agricolo anche da una importante valenza turistica. Come sta andando il settore? La provincia di Latina offre al turismo una vasta gamma di opportunità: dalle celebri mete balneari di Sabaudia, San Felice Circeo e Terracina, già conosciute e apprezzate sin dai tempi dei Romani, alle bellezze archeologiche dei resti delle ville imperiali romane, al fascino dei paesaggi naturalistici e mitologici del Circeo. Le nostre coste sono assalite da turisti provenienti da tutta Italia, fra i quali molti protagonisti del mondo della politica, dello sport e dello spettacolo, e anche dall’estero, soprattutto dai Paesi del Nord Europa. Di ragguardevole menzione sono i

gioielli naturalistici del Parco Nazionale del Circeo e dei Monti Lepini, che offrono al turista un patrimonio storico architettonico rilevante, costituito da numerosi borghi medievali, dalle rinomate Abbazie di Valvisciolo e Fossanova, ricche di storia e di cultura; non ultime le meravigliose isole ponziane e la magnifica oasi naturalistica di Ninfa, gioiello di natura e cultura che sorge dove un tempo regnava la palude e soprannominata “la Pompei del Medioevo”. In particolare per il suo clima favorevole durante tutto l’anno, la città di Sabaudia è da ormai da molti anni, e continua ancora ad esserlo, città dello sport, luogo privilegiato per la partecipazione sportiva degli atleti, in particolare nelle discipline di canoa e canottaggio. Le presenze turistiche possono essere incrementate attraverso i cosiddetti “Educational Tour”, promossi dalla Regione Lazio, che costituiscono uno degli strumenti più efficaci di promozione e commercializzazione turistica. Il nostro territorio è in grado di proporre una vasta e articolata offerta al mercato turistico: spiaggia e mare per le famiglie, percorsi storico-artisticoculturali, enogastronomici, naturalistici e religiosi; non mancano neppure strutture per congressi, per il benessere e il crocieristico.

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TESORI DEL TERRITORIO

ormai radicati al territorio, la vita tornò lentamente alla normalità. Gli aiuti del “Piano Marshall” e le successive sovvenzioni della Cassa del Mezzogiorno generarono una nuova fase per la provincia, già caratterizzata da immigrazioni e melting pot culturali, dovuti alle etnie autoctone e a quelle immigrate dal Nord per la colonizzazione. Fino agli anni ‘50, il comparto agricolo rimase alla base dell’economia pontina, ma la posizione strategica di Latina, tra i due grandi mercati urbani di Roma e Napoli fecero sviluppare negli anni successivi una forte industrializzazione, sostenuta da consistenti interventi della Cassa per il Mezzogiorno. Al già variegato ambiente umano, si verificò, per la “bonifica industriale”, un nuovo innesto di popolazione, questa volta però proveniente dal Sud d’Italia. Confermando la sua vocazione di città d’avanguardia, nel 1958 nella città di Latina cominciarono i lavori di costruzione della prima centrale elettronucleare d’Italia, che entrò in funzione solo il primo gennaio del 1964. La discussa centrale terminò la sua attività alla fine degli anni ’80. E a partire da quegli anni cominciò un lento declino anche per le molte altre realtà industriali

Superare la congiuntura valorizzando agricoltura e turismo

Michele Fasulo Presidente BCC del Garigliano 24

Qual è la situazione nel territorio in cui operate in questo contesto di crisi generalizzata? Il territorio di competenza della BCC del Garigliano è vasto e comprende comuni che ricadono nell’ambito di tre diverse province (Latina, Frosinone e Caserta), appartenenti a due diverse regioni (Lazio e Campania), assai diversificate sotto il profilo dell’economia locale. Già da fine 2010 le aziende presenti sul territorio hanno iniziato a preoccuparci non poco, per cui abbiamo iniziato una intensa e continua attività di attenzionamento della nostra clientela. Ed è stata questa attenzione al socio e al cliente della Banca che ci ha consentito di “limitare i danni” rispetto alla crisi che l’intero Paese sta attraversando. Il Sud del Paese è sicuramente quello che ha risentito maggiormente della negativa congiuntura e, con esso, anche i territori in cui la Banca opera. Il calo dei consumi ha provocato sensibili ripercussioni anche in termini di difficoltà per le aziende manifatturiere presenti sul territorio, specialmente per quelle di medie dimensioni entrate in una spirale di difficoltà progressive sfociate in interruzioni della produzione, in licenziamenti, in aperture di contenziosi con i fornitori e con il sistema bancario. In un territorio già normalmente povero di

grandi insediamenti industriali, tale situazione di difficoltà ha determinato un ulteriore peggioramento dei profili socio-economici anche per l’assenza di qualsiasi forma di alternativa in termini occupazionali. La situazione attuale può, quindi, ottimisticamente definirsi di “allerta”. Quali sono le produzioni tipiche del vostro territorio? Vantiamo delle eccellenze in numerosi settori dell’economia. In primis nel turismo, che per molti aspetti la fa da padrone, con la bella fascia costiera Baia Domizia-Scauri che arriva a Formia, Gaeta e alla più nota Sperlonga. Nell’agro-alimentare, spiccano la produzione DOP di mozzarella di bufala e la presenza di un buon livello di zootecnia legata agli allevamenti, per l’appunto, di bufale. Molto apprezzata e molto intensa è l’attività viti-vinicola, che trova nella produzione del famoso Falerno la punta di diamante. La produzione del Falerno è accompagnata dall’alta qualità dell’Aglianico e della Falanghina di Roccamonfina, famosa anche per la produzione di castagne, al pari dell’altrettanto noto ed esportato limoncello della storica ditta artigiana della famiglia Petrone di Mondragone. Sul lato laziale i primi nomi che vengono in mente sono legati allo storico Pastificio


I giardini di Ninfa

che si erano insediate in Provincia, crisi che ha raggiunto l’apice in questi ultimi anni. La speranza di una nuova “bonifica economica” per la provincia di fondazione potrebbe arrivare “Il progetto Pianura dal fronte turistico. Nel Blu – Le vie d’acqua frattempo, l’incremento della regione pontina della produzione del ha l’obiettivo comparto eno-gastronodi ridisegnare mico ed agro-alimentare il panorama agrario ha attivato una nuova one urbanistico data di migrazioni di podell’Agro Pontino, polazioni extracomunitarendendo navigabile rie: un esempio significal’intera rete dei tivo è quello del comune maggiori fiumi di Sabaudia dove si è ine canali di bonifica” sediata una delle più numerose comunità di indiani sikh d’Italia. Daniela Novelli

Paone di Formia, con la produzione di pasta esportata in tutto il mondo, e l’acqua Suio, apprezzata dagli antichi romani per i suoi effetti diuretici e per la sua purezza assoluta (assenza di nitriti). C’è la pesca, infine, che a Formia e Gaeta rinnova quotidianamente una tradizione legata alla qualità del pescato quotidiano, che viene messo a disposizione degli operatori commerciali del settore. Di minor intensità ma di elevata qualità sono la produzione di mela annurca e di frutta in generale, coltivata nelle distese che delimitano il confine tra Lazio e Campania a ridosso del fiume Garigliano (territori, questi, che facevano parte della antica Campania felix). Quali ritiene siano le risorse di cui dispone il vostro territorio da usare come volano per uscire dalla crisi? L’agricoltura con le sue eccellenze in prima fila, come detto prima. Poi il turismo, che può fare la sua parte di produttore di valore aggiunto e di occupazione stabile, i cui operatori devono avere però il coraggio di innovare, di ammodernare le strutture, di programmare e promuovere le bellezze del territorio e gli eventi che si organizzano.

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Nonostante la crisi la provincia tiene

Maurizio Manfrin Presidente Cra dell’Agro Pontino Il 2012 si sta manifestando come un anno molto difficile per l’economia italiana. Qual è la situazione dell’Agro Pontino? Come noto, in Italia le condizioni finanziarie del settore privato rimangono nel complesso equilibrate. Famiglie e imprese risentono però della recessione in atto e delle tensioni nell’offerta di prestiti. Ad arginare le difficoltà contribuiscono le misure introdotte negli ultimi due anni dal Governo in favore di famiglie e imprese indebitate e gli accordi tra le associazioni di categoria di banche, imprese e consumatori. Nel contesto territoriale di riferimento la difficile fase congiunturale ha avuto un chiaro riflesso nei movimenti demografici per l’anno 2011 che hanno evidenziato una situazione di relativa difficoltà del sistema imprenditoriale peraltro non difficile da prevedere alla luce del peggioramento del “clima economico” nazionale. Al 31 dicembre 2011, le imprese iscritte alla CCIAA di Latina risultano 57.812, delle quali 47.457 attive (82,09% del totale). Il saldo in termini assoluti tra le imprese iscritte durante l’anno e le cessate (al netto di quelle cessate d’ufficio) è stato pari a +707 unità, per un tasso di crescita

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Veduta di Sperlonga

dell’1,22% (nel 2010 era stato dell’1,39%), determinato da un tasso di natalità del 6,82%, a fronte di un indice di mortalità del 5,60%, che pure mette in risalto una sufficiente capacità di tenuta della provincia di Latina. Alla fine del 2011 i saldi relativi alle iscrizioni e cessazioni per forma giuridica confermano ancora una volta il trend positivo delle Società di Capitali (+3,9%) che mantengono una progressione crescente e hanno ormai raggiunto un peso del 26,22% dell’intero tessuto imprenditoriale. Le imprese individuali risultano essere al di sotto del 55% della globalità delle imprese operanti in Provincia, con un tasso di crescita praticamente nullo; si segnala, inoltre, la crescita lievemente inferiore delle società di persone (+0,45%) nel 2011, a fronte del +0,53% del 2010. Per ciò che riguarda l’imprenditoria giovanile, nella Provincia di Latina a fine 2011 risultano essere registrate 7.333 imprese junior, che rappresentano il 12,68% del totale, quota superiore sia al valore regionale (10,52%), sia a quello nazionale (11,41%). Dell’insieme delle imprese giovanili della provincia quasi un terzo, ben 2.179, operano nel commercio; a seguire

si registra una buona presenza nelle costruzioni (1.031) e nell’Agricoltura (930). Queste ultime, in particolare, hanno beneficiato delle azioni intraprese negli ultimi anni nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale della regione Lazio (PSR, programmazione 20072013) finalizzato all’insediamento dei giovani in agricoltura. I dati evidenziati sembrano testimoniare come il sistema delle imprese provinciali stia resistendo nonostante la difficile situazione congiunturale: permangono timidi segnali di speranza per una possibile ripresa futura da ricercarsi attraverso un coinvolgimento di tutte le componenti operanti sul territorio. Il vostro territorio è caratterizzato da una forte valenza agricola. Come sta andando la stagione e quali sono le produzioni di punta? Esaminando l’andamento dell’economia provinciale, emerge il dato negativo riscontrato dall’agricoltura che presenta un tasso di crescita nel 2011 del –2,24%, a conferma del trend rilevato anche negli anni precedenti e ad ulteriore indicazione di una crisi settoriale della quale è difficile preve-


duzione della produzione si è puntato sulla qualità, con il consolidamento della riconversione verso modalità di “coltivazione a filare”, che ha permesso ai vini pontini di competere con le migliori produzioni italiane. Il polo lattiero-caseario si è assestato, con il riallineamento degli allevamenti, verso dimensioni strutturali medio-grandi e rimane soprattutto con la filiera del fiordilatte uno dei punti di forza del sistema economico provinciale, con importanti marchi nazionali affiancati da una serie di aziende artigiane ad alto valore aggiunto qualitativo.

Gli ultimi anni hanno segnato il raggiungimento di buoni risultati, quali la costituzione del “Consorzio kiwi Latina” per la tutela del marchio, la registrazione del marchio comunitario Dop per le “olive di Gaeta” e per l’“olio Colline Pontine”, nonché dell’indicazione geografica protetta per il “sedano bianco di Sperlonga”

dere un’inversione di tendenza. La grave crisi economica si sta ripercuotendo inevitabilmente nel settore agricolo dove l’accesso al credito, da sempre, rappresenta uno dei problemi più sentiti. Dai dati in nostro possesso, sembra tuttavia che l’incidenza delle sofferenze bancarie dell’agricoltura si mantenga stabile, pur risultando in aumento le richieste di accesso al credito finalizzate a fronteggiare e coprire le emergenze di liquidità che purtroppo continuano a preoccupare le imprese agricole pontine. Debole appare, soprattutto, la posizione finanziaria delle piccole e piccolissime imprese, che costituiscono il comparto più numeroso del nostro sistema produttivo, la cui esposizione nei confronti del sistema bancario è posta a copertura del capitale circolante e quindi

della produzione corrente. Nonostante le difficoltà evidenziate, gli ultimi anni hanno segnato il raggiungimento di una serie di risultati quali la costituzione del “Consorzio kiwi Latina” per la tutela del marchio, terzo caso in Italia, la registrazione del marchio comunitario di denominazione di origine protetta per le “olive di Gaeta” e per l’“olio Colline Pontine”, nonché dell’indicazione geografica protetta per il “sedano bianco di Sperlonga”. Nel settore ortofrutticolo l’area pontina ha consolidato la leadership in Italia, dal punto di vista produttivo, grazie soprattutto ad una rete di piccole imprese dedite alle produzioni ortive in cultura protetta, ma anche da quello distributivo, con il Mercato Ortofrutticolo di Fondi e di Latina. Nel settore vitivinicolo, a fronte di una ri-

Quali sono le tendenze del settore agricolo? Appare evidente la spinta verso un’agricoltura di qualità che possa rappresentare un effetto volano per tutto il sistema agroalimentare locale. In questo scenario i piccoli imprenditori agricoli, alcune volte in difficoltà nella competizione internazionale, che ormai contraddistingue anche la filiera agro alimentare, potrebbero certamente trovare maggior forza commerciale se si riunissero in cooperative. Appare pertanto inevitabile il consolidamento del processo di razionalizzazione in atto, che sta conducendo alla dismissione delle imprese agricole più piccole, evidentemente al di sotto della dimensione minima efficiente. In uno scenario dinamico e competitivo qual è quello odierno, è solo “facendo rete” che un’impresa può mantenere la propria autonomia e svolgere la sua funzione istituzionale nei confronti dei propri portatori di interessi. Lo scenario attuale può quindi rappresentare una grande opportunità per ridisegnare un sistema che, lasciando più spazio alla cooperazione, sia basato sulla fiducia, senza per questo compromettere l’efficienza dei mercati. L’aggregazione delle piccole imprese non può, tuttavia, avvenire con l’applicazione di modelli standardizzati adattabili a tutte le realtà, vanno tenute nella dovuta considerazione le singole specificità delle imprese partecipanti, dalle risorse umane presenti, alle risorse materiali, alla logistica, alla produzione. Altro fattore da tenere in considerazione nella Provincia di Latina appare infine la crescita, anche nel settore agricolo, delle imprese straniere, stante la forte componente di cittadini stranieri (comunitari ed extracomunitari) attivi nel settore.

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I prodotti della nostra terra per far fronte a un momento difficile

Antonio Scarpinella Presidente BCC Privernate Certamente, per quest’anno e per il prossimo futuro, parlare di difficoltà dell’economia sembra ormai riduttivo. Lo vediamo, lo sentiamo e lo viviamo tutti il gravissimo periodo di crisi che ci accompagna da tempo e che sembra si protrarrà ancora a lungo. Tutto ciò nonostante lo sforzo profuso per rimettere in moto il sistema investimenti – produzione – consumi. Non c’è settore che non risenta della crisi, non c’è regione, non c’è comune. Non fa eccezione il nostro territorio, la cui economia dipende, tra l’altro, dalla dinamica dei consumi e dal settore immobiliare della Capitale. In generale posso dire che Priverno e i paesi del territorio di nostra competenza vivono di riflesso rispetto alla situazione economica di Roma, visto che la principale fonte di reddito per molte famiglie è data dal pendolarismo dei lavoratori dell’edilizia verso il bacino immobiliare romano, anche per la qualità delle nostre maestranze, con eccellenze nei settori carpenteria ed intonaci.

Facile intuire come la crisi dell’edilizia abbia inciso profondamente sui consumi locali, considerata la caduta dell’occupazione che ne è derivata. Gli ammortizzatori sociali contribuiscono ancora a non far diventare drammatica la situazione, ma l’incertezza è massima ed alimenta quella spirale viziosa dalla quale non pare possibile uscire a breve. A complicare il quadro c’è lo storico problema del ritardo dei pagamenti dei lavori commissionati, in particolare dalla Pubblica Amministrazione. In questo periodo, peraltro, il fenomeno si è aggravato ed esteso a settori importanti quali le opere pubbliche ed i servizi, tra cui il trasporto pubblico. Vanno ricordati, tuttavia, i settori trainanti della nostra economia locale, che permettono di contenere gli effetti della crisi economica. Ci riferiamo al settore agroalimentare (in particolare alla trasformazione di prodotti tipici locali, ad esempio i carciofi, destinata soprattutto all’estero); alla produzione di olio d’oliva di eccellenza, che è la punta di diamante della nostra economia, all’allevamento bufalino (esistente solo da noi ed in Campania), alla produzione di mozzarella di bufala.

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NON SOLO BCC

Conosciamoci meglio La pittura e la forza della bellezza Paola Alviano Glaviano addetta alla Cassa Centrale di BCC Roma, ci spiega perché ha iniziato a dipingere e cosa significa per lei questa passione: “La mia è una ricerca costante nella quale non c’è mai autocompiacimento” L’interesse per la pittura è nato e cresciuto con me, in quanto da piccola ho imparato prima a disegnare e poi a scrivere. A detta di mio padre, che era un valido pittore anche se ha dovuto sacrificare l’arte per scelte più razionali, mentre lui dipingeva io sulle ginocchia seguivo ogni movimento della sua mano sulla tela, per poi ripeterlo... A scuola ho sempre primeggiato nelle materie artistiche e inevitabilmente, per approfondire la mia conoscenza tecnica e culturale ho proseguito gli studi presso il Primo liceo Artistico di Roma, a Via Ripetta. Di seguito, pur frequentando la facoltà di Architettura, parallelamente seguivo l’Accademia Libera del Nudo a Piazza di Spagna (dove attualmente risiede l’atelier di Valentino), la Scuola Internazionale di Fumetto e altro ancora. Quando fui chiamata all’Istituto Europeo di Design, dopo aver superato l’esame di ammissione, avevo già firmato la domanda di assunzione in Banca. Era il 1984. Nel frattempo però mi stavo anche dedicando seriamente al teatro, passione che ho coltivato per anni e che si è interrotta bruscamente a causa di una grossa delusione:

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ero stata ingaggiata nella compagnia del Teatro Eliseo in uno spettacolo per la regia di Giuseppe Patroni Griffi. Quando si trattò di firmare il contratto venni a sapere che ero stata sostituita da un’altra attrice “figlia di...”. E così sono tornata al primo amore, la pittura. Dipingo solo di sera, quando tutto si acquieta e la concentrazione si fa più intensa. Tendenzialmente i miei lavori sono figurativi e ne ho sperimentato il rigore nella fase in cui lavoravo con olio e spatola su tela, con sfumature dal bianco e nero, dedicandomi a due temi contrapposti ma simbiotici: la boxe per esaltare la forza

Minerva, 2000, olio su tela


fisica maschile e i nudi femminili per esprimerne la sensualità. Dopo questa full immersion ho sentito la necessità di staccare e per liberarmi ho abbandonato la tela cominciando a lavorare sui cartoni da imballaggio raccolti per strada, intervenendo con pennellate intrise di colate, ispirandomi a temi sociali e a una grande attrazione: la “corrida”, vissuta però dalla parte dei tori, vittime sacrificali di un perverso passatempo. Naturalmente a Madrid ho assistito allo “spettacolo”, frequentato per lo più da Colpo finale, 2003, olio su tela anziani e bambini... Assurdo e affascinante insieme. Le ultime tre mostre personali importanti (intervallate con qualche collettiva) le ho allestite presso la Casa Internazionale delle Donne a Roma nel 2009, al Kinema Dessè di Livorno nel 2010 e nel 2011 al Palazzo Baronale di Calcata (Viterbo). Quest’ultima è stata ispirata completamente alle opere del Caravaggio: Simone Pagano, oltre a curare il mio sito (www.paolaalvianoglaviano.com), ha realizzato la parte grafica della brochure. Alle mie mostre, quando come in questi casi sono personali, associo sempre delle performances teatrali e/o musicali rappresentate da

Incontro, 2001, olio su tela

Islam, 2008, olio su cartone da imballaggio in alto; San Girolamo, 2010, bitume e olio su cartone da imballaggio

Bianca Maria Castelli, che le valorizza con il suo supporto recitativo o musicale, accompagnata dal suo gruppo di valenti musicisti. I quadri sono come i figli, non ce n’è uno al quale si vuole più bene, forse qualcuno ha più pregi che difetti o viceversa. Più che i quadri, quindi, esistono piuttosto “fasi” alle quali sono legata maggiormente che ad altre. La mia è una ricerca costante nella quale non c’è mai autocompiacimento e questo è un deterrente per chi mi vorrebbe identificare, o catalogare, in una espressione riconoscibile. La mia pittura è sempre in una condizione di continua ricerca: anche nei momenti di stasi, attraversati da periodiche crisi “mistiche”, è in perenne elucubrazione e avvolta da un’inquietudine che la pone in continuo fermento... Attualmente sto lavorando sull’arte greco-romana del periodo ellenico. Mi intriga la mitologia, la sua drammaticità oltre che la trasgressività degli dei dell’Olimpo. Anche qui, “la forza e la sensualità del bello”. Un pensiero prima di concludere: si dice che i pittori diventino famosi dopo morti (vedi Van Gogh!)... Allora ho ancora qualche speranza!

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NON SOLO BCC

Conosciamoci meglio Contro la routine, fuochi d’artificio! Fabio Pini si occupa di pianificazione strategica e operativa in Federlus, ma quando si avvicina San Silvestro dà sfogo alla sua passione “segreta”

In Federazione, dove lavoro dal 2008, mi occupo di pianificazione strategica ed operativa. Tra presentazioni, power point e file excel, qualcuno direbbe che conduco una vita routinaria. Allora nel tempo libero cerco di dare una “scossa”… La mia passione? I fuochi d’artificio! La premessa potrebbe indurre in inganno. Io parlerei più di un insieme di colori e suoni di piccola entità e non certo di fuochi d’artificio, che sono ben altra cosa. Comunque li vogliamo definire, man mano che si avvicina la notte di San Silvestro (il giorno dei fuochi per eccellenza) mi preparo a festeggiare nel migliore dei modi con amici e parenti: una partita a carte, una buona bottiglia di spumante, il tutto accompagnato da un po’ di colori e suoni… appunto! Purtroppo sono poche le occasioni dove dare libero sfogo a questa mia… definiamola passione.

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Come molto spesso accade, le passioni vengono trasmesse dai propri genitori, e nel mio caso è da attribuire a Maurizio (mio padre). Ricordo che i giorni precedenti il 31 dicembre mi portava con sé nelle pirotecniche a scegliere qualche “razzetto” o fontana da sparare alla mezzanotte. Maurizio, mi raccontava che ai suoi tempi la tradizione consisteva, allo scoccare della mezzanotte, nel gettare qualsiasi oggetto vecchio dal balcone del proprio appartamento per salutare l’anno vecchio e come buon augurio per quello entrante. Lascio pertanto immaginare cosa voleva dire abitare in uno dei quartieri più popolari e popolosi di Roma (con palazzi di 10-12 piani) e trovarsi lì alle 24:00 del 31 dicembre, o camminarci la mattina del 1° gennaio. Le strade erano invase da frammenti di piatti, bicchieri e bottiglie. Ovviamente oggi i tempi sono cambiati, ma il senso di quella giornata resta il medesimo: salutare l’anno vecchio


ed accogliere quello nuovo con i migliori presupposti e con le persone più care. Posizionare a terra la batteria (termine improprio per definire la “scatola” contenente un numero tra i 50 e i 250 colpi) o inserire il razzo nei tubi appositamente sistemati, accendere la miccia e godersi quei 10/15 minuti di spettacolo “pirotecnico” è solo l’ultimo passo di una preparazione che inizia almeno un paio di giorni prima. Il bello, infatti, non è solo questo… Almeno due giorni prima inizia la fase di organizzazione in giro per le pirotecniche scegliendo gli articoli più disparati (cercando sempre di non acquistarne di simili rispetto agli anni precedenti). Il giorno stesso in cui si deve festeggiare, poi, si prepara tutto il necessario – tubi per direzionare i razzi, collegamenti tra “batterie” ecc. – per creare il giusto compromesso tra “luci e suoni” e, soprattutto, far sì che sia tutto in sicurezza. Per chi come me ha questa passione, ogni occasione (tra

Inserire il razzo nei tubi appositamente sistemati, accendere la miccia e godersi quei 10/15 minuti di spettacolo “pirotecnico” è solo l’ultimo passo di una preparazione che inizia almeno un paio di giorni prima

compleanni e ricorrenze varie) è buona per movimentare la festa… Ma allo stesso tempo il divertimento consiste anche nel fermarsi a vedere i veri spettacoli pirici. La stagione estiva sotto questo aspetto risulta essere il miglior periodo dell’anno; tra feste di paese e ricorrenze estive le occasioni non mancano di sicuro… Rispetto a Maurizio, l’allievo si è spinto oltre. Infatti, acquistare fuochi artificiali semi professionali (ovvero di IV categoria) non è possibile esibendo semplicemente il documento d’identità ed essere maggiorenni; per tale motivo, quest’anno ha deciso di chiedere la licenza di porto d’armi ad uso sportivo. Tranquilli… sottolineo ad uso sportivo!

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DALLA FEDERAZIONE

Formazione

Essere compliant attraverso la formazione Il recente “Provvedimento recante disposizioni attuative in materia di organizzazione, procedure e controlli interni volti a prevenire l’utilizzo degli intermediari e degli altri soggetti che svolgono attività finanziaria a fini di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo”, emanato a marzo 2012, ha introdotto importanti modifiche al Decreto Legislativo 231/07. In particolare il provvedimento ha previsto la nomina di un Responsabile Interno della Funzione Antiriciclaggio e la possibile istituzione di una Funzione Antiriciclaggio esternalizzata, da cui è scaturito il progetto di Federazione relativo alla creazione di un’apposita funzione per la gestione del Rischio Antiriciclaggio. La volontà dell’Organo di Vigilanza, espressa anche attraverso la realizzazione di verifiche ispettive sulla

Martina Bonaldo

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materia, è che le aziende si dotino di un processo per la gestione degli adempimenti in tema di antiriciclaggio e antiterrorismo, prevedendo una serie di attività e assegnando responsabilità alle diverse funzioni aziendali, per la corretta gestione del processo. In particolare, il Consiglio di Amministrazione definisce le strategie per il presidio del rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo, la Direzione Generale assicura l’attuazione delle strategie definite per il presidio del rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo, il Responsabile Interno della funzione Antiriciclaggio ha il compito di monitorare le modalità di svolgimento del servizio da parte dell’outsourcer e svolge un ruolo di collegamento con la funzione esternalizzata e, infine, gli operatori che gestiscono i rapporti con la clientela devono conoscere gli impatti sull’operatività, introdotti dalla norma-

tiva esterna ed interna di riferimento. Le verifiche ispettive condotte fino ad oggi dalla Banca d’Italia, oltre che dalle funzioni di controllo esternalizzato alla Federlus, hanno messo in evidenza significative carenze degli operatori sulla conoscenza della normativa e sugli impatti che la stessa ha nell’operatività. Tali considerazioni hanno portato la Federazione a definire un’offerta formativa dedicata a: • Membri del consiglio di Amministrazione - In data 21 febbraio è stato realizzato uno specifico incontro volto a presentare il ruolo del Consiglio di Amministrazione sul sistema di gestione del rischio riciclaggio, sia alla luce della normativa specifica che generale, in materia di governo societario delle Banche. All’incontro hanno partecipato 76 Amministratori e Sindaci appartenenti a 13 BCC;


• Responsabili Interni della Funzione Antiriciclaggio - L’incontro, svoltosi il 10 febbraio scorso mirava ad illustrare e approfondire le scelte organizzative, metodologiche e operative relative all’adeguamento alla nuova normativa in materia di prevenzione dei fenomeni di riciclaggio e finanziamento al terrorismo. Inoltre è stata l’occasione per analizzare

gli aspetti rilevanti dell’aggiornamento del Manuale degli Adempimenti in materia Antiriciclaggio e Antiterrorismo e per presentare il ruolo e le attività della nuova Funzione Antiriciclaggio della Federazione. La giornata formativa ha visto la partecipazione di 21 risorse appartenenti a 18 BCC; • Formazione specialistica per il

personale di Filiale - Il corso progettato mira ad illustrare ed approfondire le nuove attività e i principali impatti sull’operatività del personale che gestisce i rapporti con la clientela, introdotti delle recenti evoluzioni della normativa esterna ed interna di riferimento. Inoltre, al fine di rendere il personale partecipante soggetto attivo del proprio processo di apprendimento, la metodologia utilizzata per il corso prevede molti elementi di novità rispetto ai tradizionali corsi d’aula. In particolare: – raccolta delle casistiche che perverranno dai partecipanti e che verranno discusse in aula al fine di condividere gli impatti operativi e le corrette prassi; – specifico focus sulle anomalie che le Funzioni di Controllo hanno riscontrato nell’ambito delle attività di controllo; – valutazione delle conoscenze specifiche sulla materia, attraverso la realizzazione di un test in entrata per la rilevazione del livello delle conoscenze tecniche, e un test in uscita per la valutazione delle competenze acquisite e pertanto dell’efficacia del corso; – modulo di follow-up da realizzarsi dopo un periodo di tempo sufficiente affinché le risorse inserite in formazione possano sperimentare sul campo quanto appreso. L’obiettivo è quello di verificare se le competenze e l’esperienza realizzata in aula si siano trasformate in comportamenti operativi corretti. Obiettivo di questo ultimo progetto formativo è agire direttamente sul livello delle conoscenze e competenze delle risorse di Filiale, affinché queste allineino i loro comportamenti alla normativa di settore ed alle best practice individuate.

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DALLA FEDERAZIONE

Direzione Controlli

Francesco Manganaro Già senior manager di Deloitte, ha maturato un’esperienza pluriennale nella gestione di progetti di adeguamento dell’organizzazione e del sistema dei controlli interni delle banche e istituzioni finanziarie. In particolare, ha acquisito conoscenza approfondita della Federazione e delle Banche associate, maturata negli anni nella gestione di tutte le progettualità di potenziamento del sistema dei controlli interni (in primis, impianto funzione compliance, impianto funzione antiriciclaggio, impianto Modello ex D.Lgs. 231/01). Conosce, inoltre, le dinamiche delle BCC, grazie alla gestione di progetti presso Federcasse, presso altre Federazioni Locali e presso le stesse BCC.

Un nuovo alleato per le BCC Operare in modo competitivo in un settore in costante evoluzione, rispondere prontamente alle novità legislative, interfacciarsi con organizzazioni aziendali sempre più articolate e adeguare costantemente il sistema dei controlli interni, sono le principali motivazioni che hanno spinto la Federazione ad un’ampia riorganizzazione aziendale e all’istituzione della Direzione Controlli. Tali motivazioni e le conseguenti scelte aziendali, hanno rafforzato in me la convinzione che la nostra Federazione si distingua nel sistema del Credito Cooperativo per visione strategica dei propri vertici, per qualità e tipologia di servizi offerti, per standing e affidabilità del proprio personale e mi hanno spinto ad ac-

cettare questa nuova e stimolante sfida professionale. Il principale obiettivo che la nuova Direzione si prefigge è quello di aiutare le Associate a rispondere con immediatezza ed efficacia ai cambiamenti che stanno caratterizzando sempre più il mondo del Credito Cooperativo, fornendo servizi personalizzati di assistenza alle Banche da realizzarsi in tempi rapidi ed a costi estremamente contenuti. La nuova Direzione assicurerà in particolare che le funzioni di controllo della Federazione operino nel rispetto della normativa esterna e

degli accordi contrattuali sottoscritti dalle Associate e punterà a mantenere un ottimale livello di coerenza nell’informativa verso i vertici aziendali delle BCC, a minimizzare le aree di possibile sovrapposizione nell’attività di controllo e a garantire una sempre maggiore condivisione delle informazioni; tutto ciò sempre mantenendo una visione d’insieme del livello di tenuta complessivo del sistema dei controlli interni delle Associate ed un approccio comune e unitario nello svolgimento dell’attività di controllo. La Direzione Controlli, inoltre, curerà i rapporti

Articolazione organizzativa della Direzione Controlli Direzione Controlli (F. Manganaro)

Internal Audit BCC

Servizio Internal Audit

Servizio Conformità Normativa

(P. Suriano)

(A. Giannese)

Internal Audit Altri Clienti

AUDIT POOLING Responsabile Operativo: R. Iulianella Senior Auditor: M. Canofari, F. Capelli, N. Pouhlev Assistant Auditor: F. Accardo

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EDP Audit

V. Diaconescu

Compliance

E. Lazzari E. Pulcinelli C. Massimini M. Procida R. Malnati M. Massenzi

Antiriciclaggio

Supporto OdV 231/01

Responsabile Operativo:

Responsabile Operativo:

G. Pepe E. Pulcinelli

E. Lazzari

L. Clementi M. Biancone


con la Federazione Nazionale di categoria e con le altre strutture del Movimento – in un momento delicato di attuazione degli indirizzi evolutivi del sistema definiti in occasione del Congresso nazionale di Roma del dicembre 2011 – ed assicurerà la gestione del personale assegnato e delle sue aspettative e motivazioni. La Direzione Controlli, infine, giocherà un ruolo fondamentale nello sviluppo dei servizi ai Clienti non soci, che in numero sempre maggiore si stanno rivolgendo alle strutture della Federazione, anche nell’ottica di proseguire nel percorso di riduzione dei contributi associativi a carico delle singole BCC. La Direzione Controlli opererà con il supporto del Servizio Internal Audit e del Servizio Conformità Normativa, i cui responsabili – rispettivamente Pasquale Suriano e Alessandro Giannese – lavoreranno con l’obiettivo di perseguire la mission attribuita alle rispettive unità organizzative e con la serietà e scrupolosità che da anni li fanno apprezzare dai vertici aziendali e dal personale delle Associate. In particolare, il Servizio Internal Audit svolgerà per conto delle BCC e dei Clienti non soci le attività della funzione di revisione interna nel rispetto della normativa esterna e degli accordi contrattuali sottoscritti. Il Servizio Conformità Normativa svolgerà invece per conto delle BCC e dei Clienti non soci le attività della funzione di compliance e, da gennaio 2012, della funzione antiriciclaggio nel rispetto della normativa esterna e degli accordi contrattuali sottoscritti. Il Servizio Conformità Normativa, inoltre, assicurerà il supporto agli Organismi di Vigilanza ex D.Lgs. 231/01 che la maggior parte delle Associate sta costituendo con l’approvazione del relativo Modello.

Areea Consulenza di business e sviluppo organizzativo

L’efficienza organizzativa passa per il portale Gli obiettivi per i quali i principali istituti bancari stanno investendo nei portali web interni sono da ricercarsi nell’esigenza di perseguire l’efficienza operativa attraverso la razionalizzazione dei percorsi di lavoro e la valorizzazione delle informazioni. Nella ferma convinzione che ciò rappresenti un fattore chiave per il successo aziendale. A tal proposito si ritiene utile approfondire il percorso evolutivo che il sistema bancario ha affrontato nel corso degli ultimi anni, con riferimento allo strumento del portale Intranet quale leva per l’efficientamento dei processi di lavoro e per l’incremento della diffusione delle conoscenze all’interno delle organizzazioni.

Giorgio Caporale

È proprio in questo filone infatti che si è innestata l’azione propositiva della Federazione, che da tempo ha avviato una propria progettualità tesa a modificare i comportamenti e i flussi di attività sia all’interno della propria struttura ma soprattutto tra la Federazione e le BCC, con un sistema di scambio e condivisione bi-direzionale (da BCC a Federazione e da Federazione a BCC). A livello di Sistema, è significativo evidenziare come anche nel difficile scenario congiunturale che sta caratterizzando il Sistema Bancario le aziende abbiano proseguito negli investimenti volti all’introduzione di nuovi progetti per la Intranet, da ultimo orientando questi verso l’esigenza di favorire la collaborazione tra i dipendenti. In effetti è ormai diffuso e radicato nelle Banche italiane il modello concettuale che vede la Intranet come uno spazio virtuale dinamico, ossia come un ambiente di lavoro complesso sempre più integrato con le applicazioni core del business. Per meglio descrivere lo stato dell’arte nelle aziende Bancarie si è proceduto a sintetizzare alcune delle risultanze della ricerca 2011 dell’Osservatorio Intranet Banche, condotto da ABI Lab in collaborazione con gli Osservatori ICT & Management della School of Management del Politecnico di Milano (la ricerca ha interessato 14 imprese bancarie rappresentative del 76% dei dipendenti del sistema bancario). In termini di supporto ai processi decisionali, la intranet aziendale risulta essere uno strumento fondamentale per la comunicazione interna (86% del campione), in particolare per le attività di sviluppo e la formazione professionale delle persone (77%) e nel supporto alle innovazioni organizzative e gestionali (69%). È proprio in ragione di questo ruolo che, nonostante la crisi economica,

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DALLA FEDERAZIONE

le Banche italiane continueranno a dedicare attenzione allo sviluppo della Intranet, con investimenti previsti in crescita per i prossimi tre anni dal 73% del campione. Il consenso sulle stime di budget rivelano come alla crescita in termini di priorità delle iniziative si accompagni, nella maggior parte dei casi, un incremento anche a livello di investimenti: solo 2 delle 15 banche del campione prevedono una riduzione degli investimenti, in ogni caso inferiore al 10%. Se la crisi non frena gli investimenti nelle Intranet, ne condiziona certamente l’evoluzione e gli obiettivi. Tra le esigenze che stanno guidando l’innovazione delle Intranet nel 2012 al primo posto vi è la gestione della conoscenza, ritenuta prioritaria dal 64% del campione. In tale ambito la Intranet si andrà ad arricchire di motori di ricerca, blog e wiki, che già oggi hanno mostrato nel 60% delle Banche effetti significativi nel migliorare la qualità, quantità e tempestività dei dati e delle informazioni. Al secondo posto, indicata dal 57% del campione come priorità, vi è il supporto alla collaborazione: crescerà ulteriormente la presenza di strumenti a supporto sia della collaborazione sincrona – come web conference e instant messaging già utilizzati in diverse realtà - che di quella asincrona, per la quale sono già ampiamente diffusi strumenti di gestione dei progetti (71%) e di condivisione delle agende (64%). Ancora lontane dall’essere considerate una priorità sono invece lo sviluppo e l’ integrazione di strumenti di social network per i dipendenti. A fronte di un 28% di banche che hanno investito con soddisfazione sui social network interni, permane un 50% che non valuta questo ambito come una priorità per i prossimi anni. Nel panorama vasto e complesso dei

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processi aziendali, la ricerca dell’Osservatorio Intranet nel corso del 2011 si è focalizzata su due aspetti: la pubblicazione della normativa interna e lo sviluppo e la gestione di iniziative a supporto della funzione Comunicazione interna. Il primo ambito è oggi di grande rilevanza per le banche: le esigenze di controllo e di adeguamento continuo alle disposizioni vigenti, di carattere generale e di settore, insieme alle esigenze di flessibilità, tempestività, ottimizzazione del business e diffusione rapida delle informazioni, stimolano le banche a cercare nuove modalità di fruizione e di consultazione della normativa. La Intranet, in questo contesto, ricopre un ruolo di particolare importanza, poiché rappresenta il canale primario di veicolazione delle informazioni, della conoscenza e della omogeneità operativa, in grado di raggiungere in modo veloce e pervasivo l’intera rete aziendale. Dall’analisi delle principali modalità di pubblicazione delle informazioni emerge come nella maggior parte delle banche del campione (86%) esista nel portale una sezione dedicata alla normativa e come diverse iniziative siano state messe in campo per semplificare la lettura della documentazione in rete. Le azioni di miglioramento possono es-

Nonostante la crisi economica le banche italiane continueranno a dedicare attenzione allo sviluppo della Intranet, con investimenti previsti in crescita per i prossimi tre anni del 73%

sere realizzate secondo due approcci principali: da un lato, si può agire sul singolo documento in formato pdf con interventi e accorgimenti che possono migliorare la lettura e la navigabilità dei documenti (54%); dall’altro, si può riprogettare la stesura e la consultazione della normativa secondo le logiche tipiche della gestione per processi, inserendo i relativi flowchart (31%). L’approfondimento che ha riguardato il supporto dato dalla Intranet alla Comunicazione interna nel raggiungimento dei propri obiettivi di natura operativa, informativa e strategica, ha permesso di mettere in luce come le banche del campione abbiano rilevato benefici di carattere soprattutto operativo, vedendo nel portale lo strumento chiave in grado di favorire la promozione dello sviluppo e della formazione professionale (77%) e di fornire informazioni su attività e procedure (69%). In tale contesto si inseriscono le scelte progettuali realizzate dalla Federazione, che a partire dal settem-


bre 2010 ha lanciato un portale web per la gestione di alcuni processi o fasi di processo di lavoro condivisi con le BCC. Le prime versioni del portale hanno perseguito l’obiettivo di efficientare importanti ambiti di collaborazione tra Banche e Federazione, quali le comunicazioni infragruppo (le circolari), la pareristica scritta e, soprattutto, la formazione dei dipendenti e degli amministratori. È ora in fase di lancio una nuova release volta a migliorare l’intero sistema della profilatura degli utenti e la gestione della sezione anagrafica da parte delle BCC, oltre ad una ottimizzazione nella gestione del sistema dei crediti formativi. Un salto in avanti potrebbe riguardare l’integrazione tra lo spazio web della Federazione e un’area riservata delle BCC in cui migliorare la comunicazione interna tra BCC e Federazione con la diffusione e l’aggiornamento dei progetti di sviluppo organizzativo avviati con le BCC. Proprio la condivisione con le Banche di un percorso comune da avviare in questo ambito costituirebbe –ad integrazione di quanto già si sta realizzando in ambito organizzativo– un ulteriore contributo al conseguimento di sempre migliori livelli di efficienza delle nostre strutture. Le difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso evolutivo della Intranet non devono al contempo diventare “un alibi per non fare”: mai come adesso è il momento giusto per ottenere risultati significativi, passando da una fase tattica a una fase strategica in cui l’affidabilità delle tecnologie, la concretezza degli obiettivi e la maturità delle iniziative consentano di portare benefici concreti e rilevanti, fornendo agli utenti nuove opportunità di collaborazione, lavoro e comunicazione.

Direzione attività e servizi istituzionali

Una nuova Direzione al servizio delle Associate Con l’inizio del corrente anno, la FederLUS ha ridisegnato l’organigramma interno provvedendo a razionalizzare le proprie strutture operative. In questo contesto, una serie di funzioni sono state ricondotte nell’ambito della nuova “Direzione Attività e Servizi Istituzionali”, sotto la responsabilità del dirigente Sergio Troiani. Indicativo è il riferimento all’aggettivo “Istituzionali” in quanto tale “Direzione” svolge la propria attività prevalentemente in attuazione degli articoli 8 e 9 dello statuto federativo. Il primo degli articoli citati, dispone in merito all’attività di assistenza e consulenza, l’altro disciplina le attività di verifica e revisione. Su questa base, si possono individuare le due principali finalità perseguite:

Sergio Troiani

– l’assistenza, volta a garantire l’adeguatezza normativa delle associate nelle attività amministrative connesse al bilancio, alla contabilità, agli adempimenti segnaletici nei confronti dell’Organo di Vigilanza, agli aspetti tributari, legali e ai temi giuslavoristici; – le attività di verifica e monitoraggio, attuate a vario titolo e su diverse tematiche, volte a ottenere una stabilizzazione del “sistema BCC”. La prima finalità si realizza diffondendo, le informazioni, le istruzioni e gli indirizzi di interesse generale, fornendo anche specifici chiarimenti e suggerimenti e assicurando altresì interventi per l’esame e la soluzione dei casi particolari. Le problematiche affrontate sono numerose in quanto vasto è il panorama di norme da seguire, da interpretare, da commentare e da portare a conoscenza delle Associate, e ciò avviene sia mediante l’emanazione di circolari che con la risposta a quesiti specifici, quando richiesto forniti anche per iscritto. Una particolare assistenza viene prestata in occasione della chiusura del bilancio delle Associate, attraverso incontri, interventi in loco, e fornitura di strumenti informatici idonei allo scopo. In merito all’attività di consulenza ed assistenza giuslavoristica e delle relazioni sindacali, si tende sempre più a migliorare la qualità del rapporto con le Associate, con l’obiettivo di prevenire le problematiche relative alla gestione del rapporto di lavoro. Notevole è anche la mole di attività svolta nell’ambito delle normative legali, negli ultimi anni in continua evoluzione. In relazione, invece, alla finalità di stabilizzazione del sistema, la “Direzione” svolge l’attività di verifica e revisione, compresa quella effettuata quale articolazione territoriale del Fondo di Garanzia dei Deposi-

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DALLA FEDERAZIONE

tanti del Credito Cooperativo con lo scopo di garantire il rispetto delle normative e dei criteri di sana e prudente gestione afferenti l’attività delle banche socie nell’interesse delle stesse e dell’intero sistema delle Banche di Credito Cooperativo. Ancorché non previsto specificatamente nello statuto, l’attività in questione viene svolta anche come articolazione territoriale del Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti del Credito Cooperativo e, in futuro, si aggiungerà, quando sarà operativo, l’attività effettuata per conto del Fondo di Garanzia Istituzionale. La medesima finalità è perseguita mediante le funzioni che competono alla Vigilanza Cooperativa, struttura inserita nella nuova “Direzione”. La Vigilanza Cooperativa effettua i controlli sulle Banche di Credito Cooperativo con l’intento di accertarne la natura mutualistica, attraverso specifiche verifiche effettuate direttamente presso le sedi delle Associate. In linea con le previsioni normative, l’apposita funzione di “Vigilanza” cura anche l’aspetto consulenziale con l’intento di fornire agli Organi di direzione e di amministrazione delle Banche di Credito Cooperativo suggerimenti e consigli per migliorare la gestione e il livello di democrazia interna, al fine di promuovere la reale partecipazione dei soci alla vita sociale. Altro importante compito che la “Direzione” sarà chiamata a svolgere, è il “monitoraggio” delle Associate. Allo stato attuale, vengono effettuate analisi dei dati a disposizione, rivenienti dalle segnalazioni che le BCC inviano periodicamente alla Banca d’Italia, prontamente portate a conoscenza degli organi aziendali della FederLUS e dei Direttori delle banche. L’obiettivo, a breve, è di integrare i risultati ottenuti con informazioni ricavabili dalle altre

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strutture interne alla Federazione, quali, ad esempio, i report dell’internal auditing e quelli della compliance, i piani strategici, ecc. che, integrati con i verbali ispettivi dell’Organo di Vigilanza, con i dati rivenienti dai Fondi di Garanzia, possano permettere di ottenere, in maniera strutturata, un quadro preciso e sempre aggiornato di ogni Associata. L’attività che svolge la “Direzione” copre anche gli eventi di natura straordinaria, quali le costituzioni di nuove BCC e le fusioni. Per quanto attiene alla costituzione di nuove BCC, si forniscono suggerimenti e indicazioni utili ai comitati promotori autonomi, sorti spontaneamente e ricadenti nell’ambito del territorio di competenza, si raccoglie e si analizza la documentazione accompagnando l’iniziativa fino alla consegna della domanda di autorizzazione alla Banca d’Italia. In relazione alle fusioni, si è ampiamente parlato nei numeri precedenti della rivista e rappresenta, quando se ne ravvisa la necessità, un’attività complessa da svolgere in un lasso di tempo contenuto, tenendo presenti le esigenze delle banche coinvolte, il dettato normativo e fornendo il supporto e la documentazione atta allo scopo. Si può concludere affermando che il compito a cui si è chiamati è articolato, difficoltoso e tuttavia rappresenta una sfida coinvolgente e stimolante alla quale partecipano persone motivate, che posseggono professionalità ed esperienza adeguate.

Le Conferenze dei Direttori del 19 gennaio e del 18 maggio 2012

Lavori in corso La prima conferenza dei direttori del 2012 si è svolta il 19 gennaio scorso e, seguendo di appena un mese l’ultima conferenza del 2011 si è focalizzata in via principale su due macro-ambiti particolari: le novità in ambito Finanza – con particolare riferimento ai collateral ammissibili per le operazioni con la BCE, l’evoluzione normativa in ambito della Finanza retail e la cartolarizzazione dei mutui commerciali – e i progetti di Federazione. Sul primo punto sono intervenuti il Responsabile della Finanza di Iccrea Banca, Pierduilio Cocuccioni, che ha esposto le possibili operazioni con la BCE e la cartolarizzazione dei mutui commerciali, e Giuseppe Zaghini, dell’Ufficio Regolamentazione Finanziaria di Federcasse, che ha esposto l’evoluzione del contesto normativo. In merito al primo aspetto sono stati sviscerati i vincoli e le opportunità sottese alle operazioni con la BCE,

Alessandro Ceccarelli


sottolineando il supporto che le strutture centrali di Iccrea hanno messo in campo per permettere alle BCC di sfruttarle appieno. Sull’evoluzione della normativa finanziaria, invece, Zaghini, da un lato ha ripercorso tutti i lavori di recepimento che si stanno svolgendo rispetto alle principali normative di matrice internazionale e, dall’altro, ha sollecitato le Banche in merito alla ricognizione in corso sulla normativa MiFID. I lavori successivi, come detto, sono stati tutti incentrati sui progetti di Federazione. In particolare, in Area Organizzazione c’è stato un aggiornamento in merito alla progettualità con cui la Federazione sta dando supporto diretto alle BCC richiedenti in ambito 231; inoltre, sono state presentate le linee guida del servizio di fornitura e di revisione della normativa interna, con una disamina di quanto già in cantiere oltreché della rappresentazione del perimetro complessivo di aggiornamento. In ambito delle Risorse Umane, è stato fatto un aggiornamento sul Progetto di Sviluppo delle Competenze, ripercorrendo quanto fatto dallo scorso anno con le Banche aderenti e rappresentando ai Direttori quali sono gli sviluppi successivi su cui la Federazione sta lavorando per il prossimo anno. Sul Progetto Giovani, è stata lanciata la ricerca che la Federazione condurrà in partnership con Eurisko per studiare il target giovanile. Con Pierfilippo Verzaro, Responsabile del Servizio Legale di Federcasse infine, c’è stato un confronto su taluni aspetti operativi legati a specifiche novità normative quali quelli inerenti l’art. 117 bis del T.U.B. e quelle introdotte dal D.Lgs. 216/11 (c.d. Milleproroghe 2012). La seconda conferenza dei diret-

tori dell’anno ha avuto luogo lo scorso 18 maggio, ed ha visto un importante secondo confronto con il neo Direttore Generale di Iccrea Banca, Leonardo Rubattu. Anche in questo caso (dopo la partecipazione alla Conferenza del maggio dell’anno scorso) si è parlato del nuovo modello di business dell’Istituto Centrale, questa volta con particolare focus sul nuovo modello di servizio che l’Istituto ha messo in campo a partire proprio dal mese scorso. Aumenta in questo senso l’orientamento alla cura della relazione con le BCC, attraverso una maggiore presenza in Banca e nuovi strumenti organizzativi e informativi per servire al meglio le BCC, ovviamente in ottica di partnership. La presentazione del nuovo modello di servizio è stata anche l’occasione per presentare ai Direttori Generali delle BCC, i due “Gestori delle relazioni Istituzionali” – uno con ruolo anche di coordinamento con la federazione – che seguiranno le BCC stesse nel loro operato quotidiano con Iccrea Banca. Pressoché generalizzato è stato l’apprezzamento da parte dei partecipanti rispetto alle intenzioni dei Vertici di Iccrea Banca, nell’assoluta convinzione della centralità delle strutture tecniche centrali, a sostegno dell’azione delle BCC sul territorio. A seguire, un altro momento importante di confronto è stata la presentazione del nuovo modello organiz-

zativo della Federazione, che è stato presentato nelle sue logiche di sviluppo e nelle sue unità organizzative principali dal Direttore Grignaschi. La struttura federativa si evolve, assecondando un intenso sviluppo delle attività, mantenendo sempre quel carattere di innovatività e flessibilità che sono stati i punti di forza degli ultimi anni. Anche in questa occasione poi, sono stati dati aggiornamenti su importanti progetti di Federazione quali: – il Progetto per l’impianto del modello ex D.Lgs. 231/2001; – il progetto di supporto diretto della Federazione nell’ambito delle Nuove Disposizioni di Vigilanza sulle parti correlate e partecipazioni detenibili; – la Formazione 2012; – il servizio di aggiornamento della normativa interna. Altro tema importante su cui la Federazione ha rappresentato gli sviluppi concreti è quello che riguarda il monitoraggio istituzionale di Federazione sulle BCC, a garanzia della stabilità dell’intero sistema interregionale, rispetto al quale, come primo passo, è stato costituito un gruppo di lavoro federativo per portare avanti la validazione dell’impianto di analisi, del perimetro informativo e delle modalità di fruizione nei confronti dei Vertici Aziendali, di Federazione e delle BCC.

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DALLE BCC

NUOVE FILIALI/1

NUOVE FILIALI/2

BCC DI RONCIGLIONE

BCC DI SPELLO E BETTONA

Nuova apertura a Campagnano Romano Il 31 aprile scorso è stata inaugurata la filiale di Campagnano di Roma alla presenza del sindaco Francesco Mazzei, del Direttore Generale della Federlus Paolo Grignaschi, dei presidenti delle BCC di Barbarano Romano e di Capranica (rispettivamente Domenico Didoni e Stefano Liverani), di mons. Renzo Tanturli (vicario del vescovo della diocesi mons. Romano Rossi), dell’ex assessore provinciale e dirigente di Bnl Renzo Trappolini e del Direttore storico, ottantottenne, Alcide Pelliccia. Quella di Campagnano è la decima filiale della BCC di Ronciglione, particolare perché è la prima in un territorio fuori dalla provincia di Viterbo, ed in quanto tale rappresenta una nuova stimolante esperienza. “In questo tempo di crisi, in cui le

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Nasce Banc@Trevi, dodicesima filiale

banche non sono certo all’apice della loro popolarità, aprire una nuova filiale rappresenta un atto di coraggio. Ma anche un atto di volontà di chi vuole essere ancor più al fianco dei cittadini, per quello che sarà possibile, in un contesto generale non facile”. Queste le considerazioni fatte dal Presidente Giuseppe Ginnasi, che al termine dell’evento ha voluto esprimere il sentimento di gratitudine del CdA verso tutta la struttura, ad iniziare dal Direttore Generale Giulio Pizzi, che con impegno hanno reso possibile questo ulteriore passo in avanti.

Un istituto di Credito Cooperativo che, nonostante la crisi economica, continua a crescere e ad espandersi, fino a coprire la Valle umbra sud, al confine con importanti comuni, come Spoleto, Campello sul Clitunno e Castel Ritaldi, consentendo alla banca di avere un’area di competenza territoriale estesa, sostanzialmente, all’intera provincia di Perugia. È la BCC di Spello e Bettona che ha inaugurato la sua dodicesima filiale il 12 maggio scorso a Borgo Trevi. Una succursale, la terza aperta nel giro di un anno dopo quella di Perugia e di Bastardo a Gualdo Cattaneo, che ha un proprio nome: Banc@Trevi. Si tratta di un marchio depositato e “creato per stimolare il senso di appartenenza – ha sottolineato durante il taglio del nastro il Direttore Generale della BCC di Spello e Bettona, Maurizio Del Savio – e di partecipazione delle comunità locali a una BCC che si propone, sempre più, come unica e vera banca del territorio. Anche per questo, lo slogan che accompagna, metaforicamente, la nuova iniziativa è ‘Banca e buoi… dei paesi tuoi!’, in coerenza con i folcloristici detti della tradizione popolare”. La nuova filiale, operativa da lunedì 14 maggio con una sola cassa, in controtendenza agli attuali tempi di recessione economica, ha un’ulteriore caratteristica, rappresentata dal progetto “Trevi bond investi per il tuo territorio”. Si tratta di un vero “patto territoriale” con il quale l’istituto di Credito Cooperativo s’impegna a reinvestire, a


condizioni economiche prestabilite, sin dal primo anno, il doppio dei depositi raccolti sul territorio. “Un’eccezione -ha spiegato il titolare della nuova filiale, Andrea Alessi-, se si pensa che di solito le banche reinvestono solo parzialmente nel territorio. Noi, invece, abbiamo voluto in questo momento difficile stare ancora più vicino alle imprese e alle famiglie, mantenendo lo spirito che contraddistingue le BCC”. Alla cerimonia ufficiale di inaugurazione, oltre al Direttore Del Savio e al titolare Alessi, erano presenti anche Lucio Campagnacci, Vicepresidente Vicario della BCC di Spello

e Bettona, Paolo Grignaschi, Direttore Generale della Federlus, Antonio Carrubba, Direttore della Banca d’Italia per la filiale di Perugia, Alessia Pallini e Francesca Zofrani, rispettivamente Vicetitolare e Key Client della succursale, oltre a Alfredo Ettore Mignini e Angelo Barbanera, rispettivamente Vicepresidente Vicario e Vicedirettore della BCC di Mantignana e di Perugia Credito Cooperativo Umbro. Anche questa nuova filiale della BCC di Spello e Bettona (come quella di Perugia) in via sperimentale sarà aperta sabato mattina e, a disposizione dei clienti, c’è il servizio delle cassette di sicurezza per disporre di un luogo sicuro in cui conservare oggetti ed effetti personali preziosi durante la permanenza in banca. “La nostra è una banca con 105 anni di storia alle spalle – ha ricordato il Direttore Del Savio, che conta 66 dipendenti, tutti assunti a tempo indeterminato, di cui il 40 per cento donne, oltre 15mila clienti e quasi 600 milioni di masse gestite. Una capacità operativa ‘globale’, che consente di soddisfare tutte le necessità riguardanti famiglie e imprese, anche attraverso servizi come il leasing, l’estero, il factoring e le assicurazioni”. Durante l’inaugurazione, infine, il Vicepresidente Vicario Campagnacci ha ricordato l’importante contributo della banca a favore del dipartimento di riabilitazione dell’Asl3, situato all’interno dell’ospedale di Trevi. Si tratta della donazione di vari macchinari: due elettroterapia, un ultrasuoni, un magnetoterapia, un letto bobath regolabile e un kit completo per la stimolazione trans-cranica. “La nostra –ha detto Campagnacci– vuole essere la testimonianza di come l’istituto di credito sia attento al sociale e alle esigenze della comunità”.

NUOVE FILIALI/3

BCC SAN BARNABA DI MARINO

Aperta un’agenzia a Rocca di Papa Il 19 maggio scorso la Banca di Credito Cooperativo San Barnaba di Marino ha aperto la sua quinta filiale. “Si tratta di una grande opportunità – ha dichiarato il Presidente Aldo Anellucci in un comunicato diffuso per promuovere l’evento-. Le piccole banche oggi hanno, più delle altre, la necessità di accrescere i volumi, proponendosi come banca locale totalmente al servizio della comunità. Il nuovo sportello bancario ubicato nella zona di recente sviluppo di Rocca di Papa, mira ad essere partner attivo per le famiglie e la piccola e media impresa fornendo servizi e prodotti dotati di elevata competenza e professionalità senza dimenticare la storia ed il legame con il territorio. Una ricchezza da preservare al servizio delle comunità locali, dove si vive la rara esperienza della democrazia economica in una logica di imprenditorialità.”

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DALLE BCC

NUOVE FILIALI/4

BCC DI RONCIGLIONE/1

BCC DI MANTIGNANA E PERUGIA

Centodieci anni di storia in un libro

Aperta la 15ma filiale a Bastia. L’unione di forze e sinergie per affrontare la crisi È stata inaugurata il 26 maggio la nuova filiale posta nel cuore di Bastia Umbra, la prima dopo la fusione tra le due consorelle di Mantignana e Perugia. Circa 2 mila i clienti, 485 i soci e 7 dipendenti oltre il Preposto di filiale Sergio Gambacorta: questi sono i numeri iniziali del nuovo sportello su una piazza economicamente importante, come dimostrato dal fatto che entrambe le BCC, prima della fusione, avevano una filiale nella realtà bastiola, ora sostituite da questa apertura. “Una filiale moderna, luminosa ed accogliente, che ricorda molto la succursale inaugurata un anno fa nel centro di Perugia – ha affermato il Direttore Generale Marcello Morlandi – caratteristiche queste che avranno tutte le nostre prossime

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agenzie, come quella che apriremo prestissimo a Gubbio”. “La filiale ha aggiunto il Presidente Antonio Marinelli- rappresenta la prima attuazione concreta dell’operazione di fusione dei due istitutivi credito preesistenti”. “La crisi si combatte anche così – ha sottolineato poi il consigliere regionale Gianfranco Chiacchieroni –, unendo le forze, creando sinergie e puntando sempre più al territorio”. Da canto suo il sindaco Stefano Ansideri ha messo in evidenza come “avere una banca di credito cooperativo che appartiene al territorio e che opera per il territorio, soprattutto in un momento come questo, rappresenta un elemento da non sottovalutare”.

La BCC di Ronciglione ha festeggiato il suo compleanno ultracentenario con una mostra e un volume che riepiloga le tappe salienti del suo lungo percorso. 110 anni di fedeltà al territorio è il titolo del volume, scelto dall’autore e vicepresidente della BCC Sandro Altissimi, per sottolineare il legame che da sempre unisce Ronciglione e la sua banca nata nel 1902. La presentazione è avvenuta nella sala conferenze della Banca il 9 giugno scorso, alla presenza di un folto pubblico. A fare gli onori di casa il Presidente Giuseppe Ginnasi e il direttore Giulio Pizzi, affiancati dal vicepresidente e curatore del libro Sandro Altissimi, dal presidente del collegio sindacale Fabio Moretti e dall’ex assessore provinciale e dirigente di Bnl Renzo Trappolini, che ne ha curato l’introduzione. Un lavoro, quello di Altissimi, che è frutto di una lunga e appassionata ricerca tra antichi registri e verbali, gelosamente custoditi nel caveau della banca. I padri fondatori della BCC di Ronciglione, ha spiegato Altissimi, “erano gente semplice


BCC DI RONCIGLIONE/2

Gita sociale a Berlino

ma lungimirante, che ha saputo costruire solide basi sulle quali impiantare la banca di oggi, presente in dieci paesi della Bassa Tuscia e capace di dare lavoro a 55 dipendenti e sostegno economico a famiglie e aziende”. In prima fila, il sindaco Sandro Giovagnoli e il direttore della filiale Banca d’Italia di Viterbo Claudio Ferrante, concordi sull’importanza di poter contare, in piena crisi economica, su una banca così radicata nel territorio. Presenti il parroco di Ronciglione, don Silvio Iacomi, mons. Renzo Tanturli, il presidente della Banca di Viterbo Luigi Manganiello, Francesco Manganaro per conto della Federlus, il presidente della BCC del Velino Pietro Mencattini, la vice presidente della BCC di Capranica Giulia Nicolini, il presidente della BCC di Barbarano Romano Domenico Didoni.

La BCC di Ronciglione in occasione del 110° anniversario dalla fondazione ha voluto iniziare i festeggiamenti con i propri soci organizzando, nello scorso mese di maggio, un viaggio di tre giorni a Berlino, definita dal celebre drammaturgo Bertold Brecht la “Città dalle molte città”. Visitati la Porta di Brandeburgo, Alexander Plaz, il quartiere Mitte e la Museumsinsel, la piazza della Gendarmeria e Postdamerplatz con il Sony Center. Un momento di commovente riflessione è stato rappresentato dalla visita al Memoriale dell’Olocausto di Peter Eisenman, un campo all’aperto con lapidi formate da parallelepipedi di cemento grigio di varie dimensioni attraverso cui camminare. La guida berlinese ha affascinato il gruppo con una attenta descrizione della metropoli, ricca di variegati aspetti artistici, di contraddizioni e di contrasti derivanti da un passato tormentato, dall’ascesa del nazismo alla costruzione del Muro, che in una sola notte ha diviso famiglie, storie amori e vite. Una città insomma in continua trasformazione.

Dalla caduta del Muro ad oggi i berlinesi hanno dovuto modificare il proprio modo di vivere e di pensare e oggi di quella ferita rimane un segno tangibile: una linea di mattoni rossi, piena di dipinti, che segna l’asfalto. Dopo la visita al celebre Fassbender & Rausch Chocolatiers, il più antico negozio di cioccolato della città, e aver attraversato il quartiere di Charlottenburg, i soci hanno fatto ritorno a Ronciglione carichi di una bella esperienza durata tre giorni.

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NUOVI ORIZZONTI

La nuova era del

retail banking tra conferme e rivoluzioni di Alessandro Ceccarelli

Quattro anni dopo lo scoppio delle “turbolenze” finanziarie che hanno sconvolto l’economia globale, l’industria bancaria continua a lottare per continuare a creare valore sostenibile. Crisi dei debiti sovrani e difficoltà di crescita delle economie nazionali hanno posto le basi di uno scenario altamente volatile per le Banche. A seguire, i primi interventi dei policy makers inaspriscono i vincoli di capitale a presidio dei rischi, riducendone ulteriormente il potenziale di profittabilità. Infine, lo sviluppo tecnologico in atto e l’evoluzione dei comportamenti d’acquisto rivoluziona la relazione con la clientela. Che la Banca fondasse la sua ragion d’essere, e la quota principale della sua profittabilità, nella gestione del rischio lo sapevamo un po’ tutti. Che l’evoluzione del contesto di rischio e le risposte di natura normativa che in questo momento si è riusciti a dare a livello internazionale stiano

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mettendo seriamente in discussione il modello di business degli intermediari bancari ci aiuta a capirlo un report recente della Boston • le banche oggetto di studio avrebConsulting Group1 relativo a 145 bero complessivamente 354 miliardi Banche a livello globale, che rapdi dollari di gap da colmare rispetto presentano il 75% deai requisiti di capitale gli assets bancari in di Basilea 3; Le Banche nel mondo Europa e negli Stati • nel periodo 2006hanno continuato ad Uniti e il 65% di 2010, i ricavi sono diaprire sportelli fisici quelli dell’area Asiaminuiti del -3% mene, soprattutto, Pacifico. tre il costo del rischio a mettere le filiali Le evidenze dello stu(in generale requisiti al centro del proprio dio rendono l’idea di capitale e rischio di modello distributivo. meglio di molte pacredito) è aumentato Solo negli Stati Uniti, role: del 36%; nei primi dieci anni • dal 2006 al 2010 i • il risk to income ratio del nuovo millennio profitti delle banche alla fine del 2010 rile filiali sono hanno fatto registrare sulta essere più del aumentate del 22% un risultato cumulato doppio del livello preportandosi a ca. di -295 miliardi di crisi e pari al 54%; 90.000. In Europa dollari; • in sostanza, per ogni è stato lo stesso, euro di ricavi vengono con fenomeni ancora sostenuti 0,54 euro di 1 “Facing new realities in più marcati in Spagna costi relativi alla geGlobal Banking” – Boston e Italia stione del rischio; Consulting Group – Risk report 2011. • il rapporto invece tra


costi operativi e ricavi medio rilevato nello studio è pari invece al 59%. Di spunti interessanti ce ne sarebbero molti – e per una lettura approfondita vi rimandiamo allo studio pubblicato sulla nostra intranet– ma forse è più utile sintetizzare le conclusioni con cui lo studio commenta le evidenze riscontrate. Innanzitutto, l’aumento crescente dei requisiti di capitale non potrà essere completamente colmato con il ricorso a nuove dotazioni di capitale da rastrellare sul mercato, ma implicherà una riduzione consistente degli attivi e dunque dei profitti. A livello strategico, ciò implicherebbe un approccio integrato alla gestione dei rischi che superi la visione di compliance rispetto ai nuovi requisiti, valutando a monte la più corretta allocazione del capitale,

all’interno dell’azienda, e fra business diversamente attrattivi; comportando evidentemente uno sforzo ulteriore, e differente, nell’attuale framework di pianificazione strategica. Tale visione integrata del rischio non potrà non riguardare tutto ciò che concerne la liquidità e la capacità di funding delle singole aziende. Chi avrà raccolta più stabile, avrà un vantaggio competitivo in partenza. In questo senso, il settore retail – che nelle Banche oggetto dello studio rappresenta più della metà dei ricavi a livello aggregato – si confermerà strategico nell’ottica di attrarre depositi e stabilizzare la capacità di funding; Banche con presenza internazionale intensificheranno inoltre gli sforzi nel creare situazioni di “arbitraggio” per allargare la forbice dei tassi. In ultima analisi la competizione sul mercato

retail non potrà che accentuarsi, riducendo ulteriormente i margini di profittabilità. Lato impieghi però, anche il retail banking comporterà una riduzione dei margini legata all’inasprirsi del costo del rischio associato ai crediti non performing. L’altro aspetto in cui si riscontrerebbero “conferme” e “rivoluzioni” per il retail banking – così come accennato nell’incipit di questo articolo – sono poi lo sviluppo tecnologico e l’evoluzione dei comportamenti d’acquisto della clientela. Nell’interpretazione di questi fenomeni ci viene in soccorso il report speciale sulle Banche pubblicato nella rivista “The Economist”2 del maggio scorso; il titolo dello spe2 “Retail renaissance” - Special report international banking - “The Economist” - Maggio 2012.

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NUOVI ORIZZONTI

ciale è esplicativo: “Retail renaissance” (letteralmente: “Il rinascimento del retail”). In questo senso, le Banche dovrebbero da un lato, rendere maggiorL’aumento crescente mente profittabile il bubito dei servizi alla dei requisiti di siness tagliando i costi clientela. capitale non potrà in un settore –quello reInfatti, a seguito essere tail– che si conferma delle prime “grida di completamente strategico nella gestione allarme” riguardanti colmato con il ricorso del rischio e nella capala fine delle filiali a nuove dotazioni di cità di funding e, dall’alcomparse agli albori capitale da rastrellare tro, si troverebbero a della cosiddetta new sul mercato, ma fronteggiare una rivolueconomy le Banche implicherà una zione tecnologica che nel mondo hanno riduzione consistente sta cambiando le abitucontinuato ad aprire degli attivi e dunque dini di acquisto dei consportelli fisici e, sodei profitti sumatori e sta rendendo prattutto, a mettere appetibile il mercato le filiali al centro del bancario, con particolare riferimento proprio modello distributivo. Solo a quello dei pagamenti, a competinegli Stati Uniti, nei primi dieci anni tors di altre industries, tipo quelli del nuovo millennio le filiali sono appartenenti ai settori tecnologici. aumentate del 22% portandosi a ca. L’evoluzione tecnologica ha già ri90.000. In Europa è stato lo stesso, voluzionato interi settori di business: con fenomeni ancora più marcati in si pensi ai negozi di musica, al noSpagna e Italia. leggio di libri e film, alle agenzie di I tempi sembrerebbero però camviaggio. biati. Per tre ordini di motivazioni: Le Banche avrebbero due vantaggi Il tempo è cambiato soprattutto dal nell’adeguamento prima della rivopunto di vista economico. Assorluzione: il denaro è considerato bendo – per affitti, allestimenti e “speciale” e ciò ritarderebbe i tempi staffing – in alcuni casi dal 40% al di adozione da parte degli utenti; le 60% dei costi operativi le filiali asBanche sono già ampiamente digisorbono troppo capitale rispetto ai talizzate e ciò faciliterebbe il ripomargini che garantiscono. (Valgono sizionamento tecnologico nell’amin aggiunta tutte le considerazioni

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fatte in questo senso nella trattazione precedente). La recente introduzione di smartphone e tablet ha dato un impulso decisivo all’evoluzione dei comportamenti d’acquisto nella direzione di un minor utilizzo delle filiali. Il minor utilizzo delle filiali da parte dell’utenza deve essere compensata da un nuovo modo di attrarre nuovi clienti e di interagire fisicamente con loro. Emergeranno in questo senso nuovi concetti di filiale volti ad attrarre i clienti nelle più disparate declinazioni. Queste riflessioni però vanno oltre la discussione sulle filiali, e sono strettamente connesse con il nuovo modello di retail banking che uscirà dalla rivoluzione in atto. La centralità delle attività di Banca tradizionale non potranno che confermare l’importanza del nostro business per tutte le Banche, standardizzando e industrializzando i modelli. Rivisitare innovando per tempo il nostro approccio di “Banca differente” è un’opportunità tutta nostra.




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