Relazione Presidente Assemblea Soci 2018

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ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE BCC LAZIO, UMBRIA, SARDEGNA DEL 26 GIUGNO 2018

INTRODUZIONE DEL PRESIDENTE ALLA RELAZIONE SUL BILANCIO 2017 Signori partecipanti, colleghi presidenti, amici direttori, l’appuntamento assembleare di quest’anno chiude il mandato triennale 2015-17 del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale della nostra Federazione. Un triennio che è stato cruciale per il futuro del credito cooperativo italiano e per tutte le nostre banche associate. In questo periodo la Federazione Lazio Umbria Sardegna ha proseguito con l’impegno e la passione di sempre nell’azione di tutela, sviluppo e servizio alle associate. E’ stato un percorso complesso. Da una parte condizionato da un contesto congiunturale che solo a partire dal 2017 ha fatto registrare un trend di ripresa. Dall’altra parte è stato fronteggiato il tema della riforma del credito cooperativo, con il concorso di tutte le componenti di sistema. Nello stesso periodo, le nostre BCC hanno continuato a fare Banca conseguendo risultati tutto sommato apprezzabili, mentre è proseguito, parallelamente, il processo di razionalizzazione del sistema interregionale, con nuove operazioni di aggregazione che hanno favorito una maggiore concentrazione aziendale. Ma andiamo con ordine, illustrando le principali componenti evolutive del periodo. Sul piano economico e finanziario generale, il clima - come accennato - è migliorato, contribuendo al rafforzamento degli assetti di bilancio delle banche. Negli ultimi 3 anni, infatti, l’Italia è definitivamente uscita dalla crisi in cui era entrata nel 2008, con un aumento complessivo del PIL superiore al 3,5% (+1,5% solo l’ultimo anno). L’incremento è stato determinato principalmente dai consumi privati e dagli investimenti delle imprese. Scarso il contributo del settore pubblico e negativo quello delle costruzioni.

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Le esportazioni si sono confermate un fattore trainante della crescita. Nel 2017, toccando i 450 miliardi di euro, hanno registrato un’espansione del 5,4%, superiore a quella degli altri principali paesi dell’area dell’euro. Con questi dati, l’Italia si conferma la quinta nazione al mondo per migliore bilancia commerciale manifatturiera con l’estero. Il nostro è oggi un paese definitivamente diverso da quello esistente prima della crisi, quando avevamo molta più capacità produttiva e molte più imprese, che poi la recessione ha fortemente ridotto in volume e in numero. Il risultato degli ultimi 3 anni è dunque un miglioramento tanto più apprezzabile perché ottenuto da un sistema economico ridimensionato rispetto al passato ma più forte e reattivo, che ormai cresce al di là della realtà pre-crisi che in buona parte non esiste più. Anche sul fronte occupazionale i risultati sono stati positivi, con la creazione di quasi un milione di posti di lavoro, dei quali oltre il 56% costituiti da dipendenti a tempo indeterminato. A fine 2017 il tasso di disoccupazione è sceso al 10,8%. I mercati finanziari internazionali hanno continuato a mostrare una buona tenuta. La Federal Reserve americana a partire dal 2015 ha iniziato una normalizzazione della politica monetaria con ripetuti aumenti dei tassi. La BCE ha proseguito invece nelle condizioni espansive che si sono andate ricalibrando solo a partire dall’ultimo anno. In Italia è ripresa l’espansione del credito al settore privato. L’attività bancaria ha risentito positivamente del miglioramento del clima economico e delle misure espansive adottate dalla BCE. Dal 2016, la qualità del credito bancario ha continuato a migliorare con crediti deteriorati e sofferenze che sono andati riducendosi sia in termini assoluti che relativi. Grazie anche a cospicui aumenti di capitale, i coefficienti patrimoniali sono andati rafforzandosi in misura significativa. Oggi il coefficiente di solvibilità (CET1 ratio) è pari al 13,8% mentre era pari al 7,1% dieci anni fa. Anche la redditività delle banche italiane è andata migliorando: al netto delle componenti straordinarie, il rendimento del capitale ha di poco superato il 4% lo scorso anno a fronte di un risultato negativo nel 2016.

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Diversi intermediari, tuttavia, hanno ancora una redditività insufficiente, comprese molte Banche di Credito Cooperativo. Per le BCC aderenti alla Federlus nel triennio 2015-17 la raccolta è aumentata del 14,2%, mentre le BCC italiane nel complesso hanno invece registrato un risultato negativo del 2,9%. In particolare, nel 2017 la raccolta delle BCC Federlus è diminuita, ma in misura minore (-1,8%) rispetto alla media delle BCC italiane (-2,5%), attestandosi a 14,3 miliardi. Sempre con riferimento al triennio 2015-17, gli impieghi sono cresciuti del 18,3% contro una riduzione del 2,8% delle BCC a livello nazionale. Nel solo 2017 gli impieghi delle associate sono aumentati del 3,1% attestandosi a 10,6 miliardi. Per il complesso delle BCC del Paese si è registrato invece un calo dell’1,1%. Malgrado l’aumento dei volumi, l’utile netto delle BCC Federlus nel triennio 201517 è diminuito del 44% attestandosi nel 2017 a 18,6 milioni. Sempre con riferimento al 2017, il Total capital ratio è risultato pari al 16,1%, contro il 17,1% medio delle BCC italiane. In questo quadro generale e di settore, il Governatore Visco ha ribadito anche di recente come rimanga una necessità ineludibile procedere con operazioni di aggregazione. Ulteriori elementi sottolineati da Visco attengono alla patrimonializzazione delle BCC che nell’ultimo decennio ha risentito del basso flusso di auto-finanziamento e dei vincoli normativi al ricorso al mercato dei capitali. Per il Governatore, la riforma in corso di attuazione consentirà alle BCC di continuare a sostenere con efficacia le economie locali anche nel nuovo contesto regolamentare, mantenendo allo stesso tempo lo spirito mutualistico che le contraddistingue. I sistemi di garanzia solidale previsti dai contratti di coesione e il ricorso alle risorse patrimoniali che, grazie alla riforma, le nuove capogruppo potranno raccogliere sul mercato, permetteranno di risolvere nel modo più efficace eventuali situazioni di difficoltà. In assenza dei gruppi, infatti, la legge richiederebbe di gestire le crisi di singole BCC con soluzioni di tipo liquidatorio. Il miglioramento dell’efficienza e la rimozione

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degli ostacoli al reperimento di capitale di rischio sul mercato consentiranno ai gruppi in via di costituzione di far fronte alle sfide poste dal nuovo contesto. Questo in estrema sintesi il pensiero della Banca d’Italia. Signori Presidenti e Direttori, siamo ormai in dirittura d’arrivo per quanto concerne la Riforma del Credito Cooperativo. Si tratta dell’ultimo tratto di un processo avviato a inizio 2015 e concretizzatosi con la Legge 49/2016 dell’8 aprile 2016 di conversione del relativo Decreto Legge. L’obiettivo della riforma, come ampiamente noto, sarebbe quello di un nuovo assetto organizzativo, con una maggiore integrazione a sistema delle Banche di Credito Cooperativo italiane, anche per rispondere in maniera adeguata ai nuovi contesti di mercato nell’ambito dell’Unione Bancaria Europea. La nostra Federazione Lazio Umbria Sardegna ha dato un contributo fattivo per migliorare quanto possibile la riforma ma, alla fine, abbiamo assistito con senso di impotenza alla nascita di tre gruppi bancari cooperativi concorrenti, quello di ICCREA Banca, quello di Cassa Centrale Banca di Trento e quello Raiffeisen dell’Alto Adige. Abbiamo già avuto modo di esprimere profondo rammarico e amarezza per questa tripartizione che costituisce un vulnus profondo per il nostro sistema e i nostri valori. Mai era successo un fatto così grave, dato che la nostra storia di successo ha avuto sempre l’unità come valore fondante e motivante. Senza questa unità, il nostro Movimento e le nostre banche non sarebbero quello che sono oggi. Ricordo con orgoglio che, come Federazione, abbiamo più volte sentito il dovere di richiamare ragionevolezza e buon senso da parte di tutti, anche in forza di diverse delibere consiliari. Da sempre abbiamo rimarcato come Federazione la “FORZA DELL’UNIONE”. Confidiamo che nel futuro si possa recuperare un disegno unitario. Intanto, però, le candidate Capogruppo hanno presentato nei tempi previsti le rispettive istanze di costituzione alle Autorità di Vigilanza.

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Istanze in cui è ricompreso, in particolare, il contratto di coesione, vale a dire il documento fondamentale per la disciplina del rapporto tra la Capogruppo e le banche affiliate. Dal momento della presentazione, è scattato il conto alla rovescia per il via libera della Vigilanza e, a meno di sempre possibili ipotesi di moratoria, entro l’autunno prossimo si dovranno tenere le assemblee straordinarie per le conseguenti modifiche statutarie da parte delle BCC. A proposito di moratoria, se il Governo la confermasse - come ribadito anche da recenti articoli di stampa – questa potrebbe essere colta come opportunità di rimodulazione della riforma per attenuare i vincoli del patto di coesione in modo opportuno. A nostro parere, dovrebbero rimanere inalterati gli obiettivi di rafforzamento finanziario e patrimoniale del sistema nel suo complesso, magari attraverso un meccanismo di tutela istituzionale per garantire la liquidità e la solvibilità delle banche. Ma dovrebbe essere lasciata la necessaria autonomia alle banche virtuose per consentire loro di proseguire nell’azione di servizio al territorio, ai soci , alle famiglie, agli artigiani e alle piccole imprese. Si tratterebbe, insomma, di un approccio volto a dare continuità alla missione storica delle BCC in Italia in coerenza con quella funzione creditizia mutualistica vitale per le economie locali. In attesa di novità, abbiamo il dovere di guardare comunque avanti. Come Federazione siamo pronti a consegnare alle banche aderenti e al sistema del credito cooperativo un patrimonio di strutture, competenze e prestigio che tornerà utile al sistema nel suo complesso. La nostra Federazione, come abbiamo avuto modo di condividere nella bella serata di celebrazione del cinquantenario a dicembre scorso, è stata protagonista di una storia vera, una storia di banche, di donne e uomini che hanno compiuto un lungo percorso. Una storia avviata dal 1967, quando l’Ente Lazio Umbria prese il nome di Federazione Lazio Umbria con l’aggiunta, qualche anno dopo, della Sardegna. Non sempre in passato la Federazione è stata all’altezza delle aspettative.

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Ma negli ultimi 15 anni, si è registrato un salto di qualità rispetto al passato nell’azione federativa di tutela istituzionale, assistenza tecnica e supporto allo sviluppo delle BCC. Lo sviluppo del sistema interregionale è stato supportato da una politica di Federazione locale incardinata sulla linea strategica di sana e prudente gestione delle banche associate e, di conseguenza, della stabilità del sistema del credito cooperativo nelle nostre regioni. Attuando un’attenta azione di monitoraggio, la Federazione ha stimolato e promosso un processo di concentrazione in base al quale il numero delle associate è diminuito da 26 a 17 nel giro di tre anni, in attuazione delle indicazioni della Vigilanza. Il pilastro della buona gestione ha guidato l’impegno del Consiglio di Amministrazione della Federazione, orientando tutte le strategie e le scelte operative volte a qualificare i servizi alle associate con l’obiettivo del loro rafforzamento continuo sul piano organizzativo e dei controlli interni. Oggi la Federazione è un gioiello di efficienza che si pone al servizio del nuovo che va formandosi. Una struttura in salute che, grazie ai servizi erogati, anche quest’anno potrà restituire agli associati circa 850 mila euro di contributi associativi già versati. La nostra Federazione, lo sappiamo, ma giova ripeterlo, non ha debiti e dispone di un patrimonio non trascurabile con una sede di proprietà bella e funzionale. La sede verrà messa a disposizione per i servizi di presidio territoriale, con ritorni economici adeguati. Non vi sarà perdita di posti di lavoro. Il personale, infatti, il nostro personale, giovane, competente utilizzato totalmente nell’ambito della nuova configurazione in motivo di grande soddisfazione per tutti noi. La Federazione rimarrà attiva come struttura leggera e flessibile supportare sul piano consulenziale le associate laddove ne soprattutto nei primi anni di delicato avvio dei gruppi bancari.

e motivato, verrà gruppi e questo è con la missione di abbiano bisogno,

In questa direzione saranno attive alcune funzioni basilari che si avvarranno di strutture e collaborazioni esterne.

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Si apre una nuova pagina per tutti noi. Una pagina che siamo chiamati a scrivere insieme, sia pure da posizioni diverse rispetto al passato. Importante è non perdere il filo conduttore della cooperazione che da sempre è il collante che ha unito i nostri intenti. Quel filo conduttore che si dipana in Italia dal 1883: 135 anni di una “piccola”“grande” storia che oggi avvia una nuova fase in un contesto socio economico come dicevamo in apertura - profondamente mutato rispetto ad appena 10 anni fa, prima dell’avvio della grande crisi. Non dobbiamo perdere i valori che i grandi del nostro passato ci hanno lasciato in eredità: Leone Wollenborg, don Cerutti, Giuseppe Toniolo, don Sturzo solo per citarne alcuni. Abbiamo il dovere di dare continuità a questa storia: mediante la solidarietà e la mutualità, dobbiamo continuare a umanizzare l’economia come ricordato di recente dal Papa. Dobbiamo difendere il baluardo mutualistico, a difesa delle comunità locali, degli operatori minori e delle famiglie, quella componente sana e operosa del Paese che tanto ha contribuito alla crescita sociale ed economica. Confidiamo che il nostro sistema associativo nazionale e locale, la nostra Federazione interregionale in particolare - da sempre impegnate per rafforzare nel continuo una cooperazione di credito imperniata sulle esigenze mutualistiche locali - possano trovare un rinnovato ruolo nell’attuale contesto evolutivo del credito cooperativo italiano. CONCLUSIONI DEL PRESIDENTE Signori soci, la nostra Federazione continuerà a espletare con l’impegno di sempre il proprio mandato istituzionale, guardando però al futuro che va configurandosi. La prima linea di questo nostro impegno è volta a una gestione ordinata della fase di transizione, senza discontinuità di servizio nei confronti delle associate nel mantenimento degli impegni assunti. Ricordo, ad esempio, il prossimo esercizio di AQR (Asset Quality Review), volto a verificare il rispetto di condizioni minime di sana e prudente gestione.

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In secondo luogo saremo impegnati nella valorizzazione più opportuna degli asset di Federazione a tutela degli interessi dei soci. Il terzo impegno è relativo alla progettazione di un futuro per la nostra Federazione nella direzione già evidenziata di continuare ad assistere, sia pure con strutture e mezzi diversi, le banche associate. Vogliamo che la nostra Federazione rimanga un punto di riferimento anche nel sistema che va configurandosi, un punto di riferimento per svolgere un nuovo ruolo al servizio delle BCC e dei gruppi bancari cooperativi. Cari presidenti e direttori, prima di passare ai successivi adempimenti assembleari, colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno fornito un fattivo contributo per dare corso alla missione istituzionale della Federazione. Al proposito, il Consiglio di Amministrazione rivolge un ringraziamento particolare al Collegio Sindacale per il consueto professionale impegno attuato con puntualità e professionalità. Uno speciale ringraziamento al Direttore Generale Paolo Giuseppe Grignaschi, per il suo costante impegno di continuità in una fase di profonda trasformazione del nostro sistema. Un ringraziamento sentito a tutto il personale per l’apporto professionale e competente al servizio delle BCC associate. Il Consiglio di Amministrazione ringrazia, inoltre, la Federcasse per l’impegno al servizio del sistema nel suo complesso, e la Banca d’Italia a livello centrale e territoriale, per il continuo supporto istituzionale fornito alla nostra Federazione e a tutte le sue Associate.

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